RECUPERO DEI SISTEMI DUNALI DEL PARCO DI RIMIGLIANO

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RECUPERO DEI SISTEMI DUNALI DEL PARCO DI RIMIGLIANO
Provincia di Livorno
Unità di Servizio “Pianificazione, Difesa del Suolo e delle Coste”
Unità organizzativa “Risorse marine e Georisorse”
RECUPERO DEI SISTEMI DUNALI DEL PARCO DI
RIMIGLIANO NEL COMUNE
DI SAN VINCENZO
RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
GRUPPO DI PROGETTAZIONE
Dott. Geol. Enrico Bartoletti
NEMO srl
Dott. Nat. Leonardo Lombardi
Dott. For. Michele Giunti
Dott.. Biol. Viviana Cherici
IRIS sas
Ing. Amb. Maurizio Bacci
Ing. Amb. Stefano Corsi
Dott. Agr. Arnaldo Galleri
FUNZIONARIO
Dott. Geol. Alessandro Bini
Dott. Ing. Enrica Mori
PROGETTO ESECUTIVO
Relazione tecnico-illustrativa
luglio 2011
Indice
Indice
1. INTRODUZIONE ................................................................................................................... 4 2. STATO ATTUALE DEI LUOGHI ....................................................................................... 6 2.1 PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE DEGLI ECOSISTEMI DUNALI DI RIMIGLIANO
.................................................................................................................................................... 6 2.2 PROGETTAZIONI E GESTIONE INGEGNERIA NATURALISTICA IN CORSO................ 8 3. INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE DELLA FASCIA DUNALE ......................... 10 3.1 APPROCCIO METODOLOGICO E CRITERI DI SCELTA DEGLI INTERVENTI ............. 10 3.1.1 Premessa ....................................................................................................................................... 10 3.1.2 Modalità di intervento ................................................................................................................... 11 3.1.3 Tecniche di riqualificazione geo-ambientale ................................................................................ 12 3.1.4 Ingegneria naturalistica ................................................................................................................ 14 3.1.5 Manufatti ....................................................................................................................................... 15 3.1.6 Scelta degli interventi .................................................................................................................... 18 3.1.7 Criteri gestionali ........................................................................................................................... 23 4. RIPRISTINO DELLA MORFOLOGIA DUNALE ........................................................... 25 4.1.1 RMD 01 Collocazione residui vegetali sciolti ............................................................................... 26 4.1.2 RMD 02 Realizzazione catasta di legname e ramaglia ................................................................. 27 4.1.3 RMD 03: Realizzazione di cordone antedunale ............................................................................ 29 4.1.4 RMD 04 Realizzazione di biogabbione ......................................................................................... 33 5. RIPRISTINO DELLA VEGETAZIONE DUNALE .......................................................... 35 5.1.1 RVD 01 Tutela nuclei di sughera Quercus suber .......................................................................... 35 5.1.2 RVD 02 Taglio piante pericolanti ................................................................................................. 35 5.1.3 RVD 03 Taglio di avviamento all’alto fusto (lecceta) e/o diradamento (pineta) .......................... 35 5.1.1 RVD 04.1 Impianto specie erbacee psammofile ............................................................................ 36 5.1.2 RVD 04.2 Impianto specie arbustive psammofile .......................................................................... 38 5.1.1 RVD 05 Ampliamento area a vegetazione alofila ......................................................................... 39 6. RAZIONALIZZAZIONE DELLA FRUIZIONE .............................................................. 40 6.1.1 FRU 01 Accesso da attrezzare ...................................................................................................... 40 6.1.2 FRU 02 Viabilità da chiudere ....................................................................................................... 44 6.1.3 FRU 04 Realizzazione di staccionata ............................................................................................ 44 6.1.4 FRU 05/06 Realizzazione e collocazione pannelli di divieto / informativo / didattico.................. 45 7. INDICAZIONI RELATIVE ALL'ACCESSIBILITÀ E ALLA MANUTENZIONE ..... 47 INDICE FOTO
FOTO 1 MOSAICO FOTOGRAFICO DELLO STATO ATTUALE DELLA COSTA DI RIMIGLIANO. ........................................ 8 FOTO 2 MOSAICO FOTOGRAFICO DELLO STATO ATTUALE DELLA COSTA DI RIMIGLIANO A NORD DELL’AREA DI
INTERVENTO ................................................................................................................................................... 9 ii
Indice
FOTO 3 COLLOCAZIONE DI CATASTE DI TRONCHI E MATERIALE ORGANICO IN CORRISPONDENZA DI INTERRUZIONI
DUNALI (A SX A STERPAIA) E IN ANTEDUNA (A DX A MARINA DI BIBBONA). ................................................. 27 FOTO 4 IMPIANTO SPECIE ERBACEE PSAMMOFILE A MARINA DI VECCHIANO: IMPIANTO DI AMMOPHILA ARENARIA
(SX) E RISULTATO A 18 MESI (SOPRA). .......................................................................................................... 37 FOTO 5 IMPIANTO SPECIE ARBUSTIVE PER ACCELLERAZIONE PROCESSO DI RICOLONIZZAZIONE SENTIERO DUNALE
INTERDETTO (PARCO MIGLIARINO, SAN ROSSORE E MASSACIUCCOLI)........................................................ 39 FOTO 6 SENTIERO ATTREZZATO ESISTENTE N.4 CON PASSERELLA IN LEGNO (MODELLO PROPOSTO PER ATTREZZARE
GLI ALTRI ACCESSI). ..................................................................................................................................... 40 FOTO 7 SENTIERO DA DISMETTERE IN LOC. TORRACCIA IN PROSSIMITÀ DEL NUOVO SENTIERO ATTREZZATO N.14.
..................................................................................................................................................................... 40 FOTO 8 FOTO ED ELABORATI GRAFICI DELLE PASSARELLE IN LEGNO, CON O SENZA STACCIONATE, DA REALIZZARE
LUNGO GLI ACCESSI ATTREZZATI. ESEMPI DI STRUTTURE REALIZZATE NEL PARCO REGIONALE MIGLIARINO,
SAN ROSSORE E MASSACIUCCOLI (PERFETTI, 2010). ................................................................................... 43 FOTO 9 MANTENIMENTO E COMPLETAMENTO STRUTTURE PER LA FRUIZIONE SECONDO MODELLI ESISTENTI. IN
PARTICOLARE MODELLO DI PANNELLO INFORMATIVO E DIVULGATIVO REALIZZATO DA PARCHI VAL DI
CORNIA SPA. ................................................................................................................................................ 46 INDICE FIGURE
FIGURA 1 LOCALIZZAZIONE DELL’AREA DI INTERVENTO NEL CONTESTO REGIONALE E PROVINCIALE: PORZIONE DI
COSTA COMPRESA TRA RIMIGLIANO E TORRE NUOVA (COMUNE DI SAN VINCENZO)..................................... 4 FIGURA 2 TERRITORIO PROVINCIA DI LIVORNO CON LOCALIZZAZIONE DELL’AREA INTERESSATA DALLA
PROGETTAZIONE DEGLI INTERVENTI DI TUTELA DEL SISTEMA DUNALE E MONITORAGGIO. ............................. 5 FIGURA 3 SCHEMA DI IMPIANTO MODELLI ARBUSTIVI COSTUITI DA TRE SPECIE. .................................................... 38 INDICE TAVOLE
TAVOLA A - Planimetria generale, stato di fatto (scala 1:3.000).
TAVOLA B1 - Planimetria di progetto (scala 1:1.000).
TAVOLA B2 - Planimetria di progetto (scala 1:1.000).
TAVOLA C1 - Profili planimetrici con sovrapposti interventi di ripristino della morfologia
dunale, da sezione S1 a S27 (scala 1:250 – 1:10.000).
TAVOLA C2 - Profili planimetrici con sovrapposti interventi di ripristino della morfologia
dunale, da sezione S28 a S50 (scala 1:250 – 1:10.000).
TAVOLA D - Particolari costruttivi (1:20 - 1:100).
iii
Introduzione
1.
INTRODUZIONE
Nell’ambito degli interventi di difesa costiera e riqualificazione degli ambienti dunali della
Provincia di Livorno, il tratto centro-meridionale della costa di Rimigliano è interessato dal
presente progetto esecutivo di ripristino morfologico del sistema dunale e retrodunale.
Si tratta dell’intervento n° 12 dell’Elenco Interventi prioritari di recupero e riequilibrio del
litorale approvato con Del. Consiglio Regionale n. 47/2003.
Il presente progetto si inserisce nell’ambito dell’incarico conferito dalla Provincia di Livorno
a NEMO srl e IRIS sas per la “Redazione della progettazione preliminare, definitiva esecutiva
e rilievi dell’area a terra (arenile, sistema dunale e retrodunale) dell’intervento n.12 –
Recupero sistemi dunali del Parco di Rimigliano nel Comune di San Vincenzo”. L’intervento
rientra nell’Unità fisiografica Rosignano – Golfo di Baratti, nel Comune di San Vincenzo.
La progettazione in oggetto è relativa a circa 5,5 km di costa interna al parco pubblico di
Rimigliano, situato tra San Vincenzo e Baratti.
Gli obiettivi del progetto sono il ripristino morfologico ed ecologico del sistema dunale e
retrodunale del tratto di litorale in oggetto (Rimigliano), ed il monitoraggio della linea di riva,
esteso a Sud fino a Torre Nuova. L’intervento n.12 del Piano regionale di gestione integrata
della costa definisce un’”Area di monitoraggio”, estesa su tutta l’area in oggetto (da Villa
Cavalleggeri a Torre Nuova), ed un’”Area
di intervento”, estesa su circa 2,4 km (da
Contrada Cavalleggeri a Casa Rossa), ove
realizzare la progettazione degli interventi
di difesa del sistema dunale.
In considerazione delle problematiche di
conservazione emerse nelle prime fasi della
progettazione ed in accordo con la
Provincia stessa, il Comune di San
Vincenzo e la Parchi Val di Cornia Spa, il
gruppo di lavoro ha previsto la
distribuzione degli interventi nell’ambito
dei complessivi 5,5 km.
La conservazione in buono stato del sistema
dunale è un punto fondamentale della
gestione integrata della costa, perchè
costituisce di fatto la naturale riserva di
sabbia per la spiaggia, svolge un’importante
azione di difesa dall’ingresso delle
inondazioni marine e dai venti salmastri e
Figura 1 Localizzazione dell’area di intervento nel contesto regionale e provinciale: porzione
di costa compresa tra Rimigliano e Torre Nuova (Comune di San Vincenzo).
4
Introduzione
non per ultimo, per il fondamentale ecosistema ad essa legato. L’intervento seguirà le seguenti
strategie:
1. ripristino e consolidamento della duna nei tratti critici;
2. protezione della duna dalle azioni esterne, intendendo sia quelle atmosferiche che
derivanti dalla pressione antropica;
3. tutela e valorizzazione del sistema dunale con l’apposizione di idonea cartellonistica
informativa e/o l’inserimento all’interno di percorsi naturalistici.
In considerazione delle problematiche di conservazione degli ambienti dunali e retrodunali di
Rimigliano è risultato indispensabile associare alla realizzazione degli interventi di
riqualificazione (chiusura aperture
nel sistema dunale, realizzazione di
fascinate e di strutture frangivento,
realizzazione accessi attrezzati alla
spiaggia, ecc.) anche buone pratiche
e norme comportamentali, indirizzate
ai gestori degli stabilimenti balneari,
ai fruitori dell’area ed agli Enti
competenti alle operazioni di pulizia
della spiaggia. Si tratta di due azioni
complementari ed in grado di
migliorare l’efficacia complessiva
delle azioni di riqualificazione e
difesa del sistema costiero di
Rimigliano.
Rimigliano:
area interessata
dal progetto
Figura 2 Territorio Provincia di
Livorno con localizzazione dell’area
interessata dalla progettazione degli
interventi di tutela del sistema dunale
e monitoraggio.
5
Stato attuale dei luoghi
2.
STATO ATTUALE DEI LUOGHI
2.1 PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE DEGLI ECOSISTEMI DUNALI DI
RIMIGLIANO
Nell’ambito delle ultime relazioni sullo stato dell’ambiente in Toscana (Regione Toscana,
2008; 2009) la costa di Rimigliano risulta classificata come “spiaggia stabile o in
accrescimento” nella sua porzione settentrionale e come “spiaggia in erosione” nella sua
porzione centro meridionale.
In effetti nell’ambito del presente progetto è stata rilevata una condizione di relativa stabilità
ed equilibrio del sistema dunale tra Contrada Cavalleggeri ed il tratto di costa prospicente
Podere Contessa e fenomeni di erosione del sistema dunale tra quest’ultima località e la
Torraccia, un tratto caratterizzato anche da una minore altezza del sistema dunale e da una
minore pendenza del sistema battigia duna.
La prima area si caratterizza per la presenza di un fronte dunale continuo, con un significativo
dislivello tra il livello medio marino e la duna, e con un discreto sviluppo in altezza della duna
stessa (altezza massima di circa 9 metri nell’ambito della duna fissa con vegetazione arborea).
L’area presenta una fascia prospiciente l’arenile connotata da una densa vegetazione di
macchia bassa con puntuali episodi di blowout e aperture del sistema dunale in
corrispondenza dei sentieri di accesso alla battigia (attrezzati o non) o di radure nella
vegetazione ove si realizzano fenomeni di erosione eolica. Queste ultime aree sono interessate
da periodiche attività di scarico del materiale proveniente dalla pulizia della spiaggia
realizzata anche del tratto prossimo a San Vincenzo.
Lungo quasi tutto il tratto risulta quasi del tutto assente la formazione antedunale; questo
avviene a causa sia del ricorrente passaggio di mezzi per la pulizia dell’arenile, sia per la
rastrellatura della superfice, sia, in alcuni tratti, per l’azione diretta delle maree.
Tutto il fronte dunale vede inoltre la continua presenza di radi impianti di Tamarix sp.pl. su
depositi di posidonia e altro materiale organico/sabbia derivante dalle stesse attività di pulizia.
Questo tratto di costa presenta circa 30 accessi principali alla battigia, con 7 accessi attrezzati
e numerati dalla Parchi Val di Cornia Spa. Il sistema dei sentieri non presenta problematiche
di sentieramento diffuso in quanto in gran parte interno alla macchia mediterranea, ma la
locale distribuzione a raggera dei sentieri in corrispondenza dell’accesso all’arenile aumenta il
numero di interruzioni dunali. Assenti risultano gli habitat di duna mobile e di anteduna, ad
eccezione di relittuali piccoli nuclei presenti nelle radure della macchia mediterranea.
Localmente sono presenti limitati episodi di erosione e scalzamento al piede del sistema
dunale con presenza di apparati radicali scoperti di Juniperus oxycedrus ssp macrocarpa ed
altre specie di habitat di duna fissa.
6
Stato attuale dei luoghi
Nell’ambito della vegetazione forestale risulta critico lo stato di conservazione dei nuclei di
sughera Quercus suber, specie eliofila, minacciati dalla chiusura del bosco ad opera della
macchia alta e lecceta. Le specie forestali presentano anche episodi di crolli, soprattutto a
carico di Pinus pinea e Pinus halepensis, con un potenziale elemento di rischio per
l’incolumità dei fruitori dell’area.
Il tratto in oggetto, nell’ambito della zona retrodunale, ospita alcuni nuclei di vegetazione
arborea ed erbaceo/arbustiva igrofila di estremo interesse conservazionistico, ma con elevate
problematiche di conservazione soprattutto a carico dei canneti e giuncheti minacciati
dall’interramento e dalla evoluzione della vegetazione.
Il tratto di costa situato nella porzione centro-meridionale dell’area di studio è caratterizzata
da un progressivo aumento, da nord verso sud, delle interruzioni dunali (blowout), dei
fenomeni di erosione eolica e idro-marina, con scalzamento al piede del sistema dunale,
messa a nudo di apparati radicali delle specie arboree ed arbustive, sfondamento del sistema
dunale ad opera delle mareggiate. Ciò risulta possibile anche a causa di una morfologia
costiera più piatta (minore quota del piede dunale rispetto al livello mare) e con un sistema
dunale meno sviluppato sia in senso trasversale che in altezza.
Il restringimento del sistema dunale costiero prosegue verso sud risultando delimitato, verso
terra, dalla Strada provinciale della Principessa, con un tratto di minimo sviluppo trasversale
in loc. La Torraccia (poco meno di 100 m).
Nella zona della Torraccia gli habitat dunali risultano ridotti e alterati anche a causa di una
diversa condizione geomorfologica, con sistemi dunali di scarso sviluppo trasversale costituiti
da ghiaia fine non in grado di ospitare le tipiche cenosi psammofitiche. Tale area risulta
caratterizzarsi quali sistema umido costiero in gran parte alterato, con relittuali formazioni
igrofile, quali giuncheti, salicornieti e tamariceti da impianto. Un tratto di costa poco a nord
della Torraccia risulta interessato dalla presenza di circa 100 m di strato di asfalto su duna (ex
poligono di tiro. Anche questo tratto più meridionale presenta aree umide retrodunali in corso
di interramento ed esemplari arborei pericolanti.
Tratto a nord: panoramica della fascia arenile-duna nel tratto in esame
7
Stato attuale dei luoghi
Esempi di fenomeni erosivi e degrado vegetazionale
Tratto a sud, verso la Torraccia
Foto 1 Mosaico fotografico dello stato attuale della costa di Rimigliano.
2.2 PROGETTAZIONI E GESTIONE INGEGNERIA NATURALISTICA IN
CORSO
In un tratto costiero, della lunghezza di circa 400 m, a nord dell’area oggetto del presente
progetto è in corso di realizzazione un progetto di difesa e riqualificazione dunale con
tecniche di ingegneria naturalistica, progetto peraltro curato dalla società IRIS, che fa parte
del presente gruppo di lavoro.
Tale progetto è stato richiesto dall’Amministrazione comunale di S.Vincenzo a seguito del
fatto che negli ultimi due anni, nei tratti più a nord, sono state adottate soluzioni semplici
(palizzata in legname e riempimento retrostante con posidonia e sabbia) che, pur rispondendo
ad esigenze di emergenza e pur preferibili a opere rigide “grigie” (muretti), non sono adeguate
per essere applicate in aree ad alta valenza paesaggistica-ambientale, com’è il caso del tratto
di Rimigliano, in quanto presentano un impatto non indifferente e addirittura rischi di
involuzione. Inoltre, non rispondono a requisiti di difesa erosiva dell’arenile.
8
Stato attuale dei luoghi
I lavori, che verranno eseguiti dal Consorzio degli operatori balneari Sabbia Etrusca di San
Vincenzo, dovrebbero iniziare entro il mese di dicembre 2010 pertanto, sebbene la situazione
da riqualificare non è identica a quella del tratto in questione e quindi gli interventi sono
simili ma non gli stessi, saranno significativi agli effetti della verifica delle modalità
costruttive e dell’efficiacia, dato che si tratta di tecniche innovative. In effetti la scelta delle
soluzioni adottate in quel progetto è stata concepita anche nell’ottica di una sperimentazione
in vista degli interventi già preannunciati per il tratto a sud oggetto del presente progetto.
Area nord del tratto del progetto in fase di
realizzazione
Particolare del degrado dunale
Sistemazione realizzata in passato a Nord di
Rimigliano
Cumulo di posidonia spiaggiata derivante
dalla pulizia dell’arenile
Foto 2 Mosaico fotografico dello stato attuale della costa di Rimigliano a nord dell’area
di intervento
9
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
3.
INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE DELLA FASCIA DUNALE
3.1 APPROCCIO
INTERVENTI
3.1.1
METODOLOGICO
E
CRITERI
DI
SCELTA
DEGLI
Premessa
Oltre alla notevole valenza naturalistica, le dune sabbiose rappresentano un importante
sistema di protezione delle zone litoranee in quanto i cordoni dunali fronteggiano le grandi
maree di tempesta, ostacolano l’avvicinamento delle onde più grandi, impediscono il
danneggiamento delle opere rivierasche e l’inondazione di zone interne. Le dune
costituiscono anche una riserva di sabbia che rifornisce la spiaggia in occasione delle
tempeste eccezionali e rappresentano un elemento di tutela delle falde dulcacquicole costiere.
Tale ambiente risulta particolarmente vulnerabile alla pressione antropica, in quanto fondato
su un fragile equilibrio dinamico tra fattori morfologici ed ecologici. Negli ultimi decenni il
crescente utilizzo degli arenili a scopo turistico-ricreativo ha portato a un progressivo
danneggiamento delle dune nella maggior parte delle spiagge italiane e non solo. In molti
contesti ritroviamo incisioni e blowout (spianamento del fronte duna), scomparsa della
vegetazione nel fronte e anche sul corpo della duna, fenomeni erosivi, scomparsa delle aree
umide retrodunali e, nei casi più estremi, spianamento della duna e urbanizzazione del litorale
(parcheggi, edifici, ecc.).
Questa condizione determina un notevole impatto sull’ambiente e sugli ecosistemi naturali,
producendo anche significative problematiche per le attività antropiche (erosione, trasporto di
sabbia nell’entroterra ecc.).
Escludendo le situazioni maggiormente degradate, l’ambiente dunale, se lasciato indisturbato,
tende a recuperare lo stato originale. Ciò nonostante il tempo di recupero sovente risulta
particolarmente lungo (anni) ed eventuali azioni antropiche anche involontarie (transito,
calpestio del fronte duna, ecc.) possono comunque rapidamente riportare la duna nella
condizione iniziale di degrado.
Nel caso della gran parte dei sistemi dunali della costa tirrenica peninsulare, tali
problematiche e la vulnerabilità del sistema stesso è particolarmente accentuata dal fatto che,
ripsetto ad altre zone costiere mediterranee, la fascia dunale è relativamente stretta (larghezze
modeste), per cui una pressione anche non particolarmente intensa o fenomeni di degrado
anche puntuali costituiscono una minaccia in termini di possibile innesco di processi di
depauperamento di interi ecosistemi.
10
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
A tutto ciò si aggiunge l’interesse di tutela dei sistemi dunali a fini turistici, in termini di
mantenimento di un paesaggio di qualità e di un ambiente che offra anche spazi per una
fruizione di qualità.
Da qui la necessità di attuare interventi di ripristino e manutenzione, per cui, negli ultimi anni,
è aumentata la sensibilità per il mantenimento, il ripristino e la fruizione sostenibile delle dune
attraverso l’attuazione di svariati interventi di riqualificazione e tutela. Ciò nonostante si
rileva come molto spesso tali interventi vengano attuati senza un’adeguata analisi preliminare
e di frequente utilizzando tecniche sovente inefficaci, se non addirittura controproducenti.
Infatti, in diversi casi, con la presunzione di contenere le azioni meteomarine, sono state
collocate opere strutturali, in calcestruzzo o massi o pali, che provocano esse stesse effetti
erosivi, a causa della risposta “rigida” alle azioni stesse, non tenendo conto del substrato e
degli elementi naturali con cui interagiscono. Parimenti, tipologia e collocazione delle
attrezzature per la fruzione vengono spesso realizzate senza rispettare la funzionalità
ecologica e la dinamica dell’ecosistema dunale.
Per questo motivo è necessario concepire gli interventi in modo che essi siano compatibili con
l’ambiente naturale e le sue dinamiche e “dedicati” al sito, nonché sperimentare e mettere a
punto soluzioni alternative a quelle dell’ingegneria convenzionale. Principio fondamentale,
presupposto per l’efficacia degli interventi di protezione e riqualificazione, sarà quindi quello
di “restituire spazio al sistema dunale”, affinché esso possa espletare le proprie dinamiche
evolutive. Ciò significa, in pratica, da un lato attuare interventi tali da ampliare fisicamente gli
spazi, dall’altro difendere il sistema dunale e gli interventi stessi dalle azioni di disturbo, di
origine natuale e antropica.
3.1.2
Modalità di intervento
L’apparato dunale di Rimigliano nel complesso si trova ancora in discreto stato di
conservazione sia a livello morfolgico che ambientale, con presenza di formazioni cospicue di
vegetazione autoctona (di particolare interesse i ginepreti a Juniperus macrocarpa e a
Juniperus phoenicea).
Tuttavia tale condizione non è costante né lungo la fascia né in senso trasversale e sono
presenti svariate condizioni di degrado, puntuali e diffuse, che costituiscono non solo un
fattore di dequalificazione dell’ecosistema, ma anche fattori di minaccia, che possono
determinare una diffusione e un’accelerazione del degrado stesso alla restante parte
dell’ecosistema. I fenomeni più evidenti in tal senso sono la pressoché totale assenza
dell’habitat di duna mobile ed anteduna e la diffusione di sentieri soggetti a frequente
calpestio. Si rileva infatti la presenza di diverse incisioni e di un fronte duna in erosione con
comunità vegetali pioniere e a funzione edificante scarsamente estese e a tratti assenti con
locali fenomeni di erosione al piede.
11
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
L’intervento sarà quindi orientato verso il ripristino dello stato naturale, mediante sia la difesa
del sistema dunale dalle azioni di natura meteomarina e antropica che ne provocano il degrado
(stabilizzazione del piede e del fronte duna e ripristino della continuità del cordone), e la
realizzazione di interventi che permettano lo sviluppo della seriazione vegetale caratteristica
di questi ecosistemi.
Nello specifico le tipologie d’intervento saranno quindi le seguenti:
• interventi di protezione del piede della duna e di ripristino morfologico del cordone
dunale, mediante tecniche di ingegneria naturalistica. In particolare uso di interventi
che offrano resistenza meccanica ma, al tempo stesso, si integrino con l’ambiente e il
paesaggio: tecniche denominate “cordone antedunale” e con ancoraggio, “ringrosso
dunale” protetto con georete, cataste di legname, “biogabbione”, utilizzando per i
ringrossi morfologici materiale vegetale da operazioni di taglio forestale e posidonia
spiaggiata mescolati a sabbia;
• interventi per la fruizione e il controllo degli attraversamenti dunali, mediante
creazione di accessi strutturati, posa di staccionate, chiusura di accessi impropri,
collocazione cartelli informativi e di divieto, ecc.;
• taglio di pini morti o in condizioni di scarsa stabilità (prevalentemente Pinus pinea) e
tutela delle stazioni di sughera (Quercus suber);
• impianto di specie arbustive, arboree ed erbacee psammofile;
• eliminazione di strutture incongruenti (in particolare: il tratto di asfalto su duna in loc.
Torraccia).
3.1.3
Tecniche di riqualificazione geo-ambientale
I principi che stanno alla base delle scelte operative hanno come obiettivo la
rinaturalizzazione dell’ambiente dunale, degradato per fattori naturali e antropici, e la
creazione di condizioni idonee all’integrazione tra ecosistema costiero e attività umane,
nell’ottica di una “gestione integrata delle coste” che garantisca la fruizione del territorio e il
mantenimento dell’equilibrio dei sistemi naturali.
Per rinaturalizzazione si intendono una serie di interventi che hanno come obiettivo la
ricostruzione ex novo o il ripristino di ambienti naturali degradati. Tale operazione consente
di arrestare dinamiche che, se incontrollate, potrebbero comportare danni difficilmente
recuperabili fin’anche al depauperamento irreversibile dell’ecosistema. Al tempo stesso
vengono accelerati alcuni processi spontanei di recupero che, in certe situazioni, sarebbero
troppo lenti, riconquistando un equilibrio naturale più stabile.
Negli ultimi anni si è affermato un nuovo approccio a questo tipo di problemi, con lo
svilupparsi di nuove tecniche di recupero che vengono classificate come “ingegneria
12
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
naturalistica”. Si tratta di una disciplina tecnica che studia le modalità di utilizzo, come
materiali da costruzione, piante vive, parti di piante o intere biocenosi vegetali, impiegate
insieme a materiali naturali, quali pietrame, terra, legname, bio-tessuti, ecc., in modo tale da
svolgere, contemporaneamente, funzioni idrogeologiche, naturalistiche e paesaggistiche.
Si può affermare che queste tecniche permettono di raggiungere efficacemente, e con minimo
impatto ambientale, l’obiettivo primario di ricostituire le condizioni ambientali favorevoli ad
una successiva evoluzione naturale del sistema, accelerandone il perseguimento e riducendo
sensibilmente gli effetti derivanti dalla precedente attività antropica.
Tuttavia, per quanto riguarda l’ambiente costiero, queste tecniche risultano ancora
scarsamente utilizzate in Italia, dove i pochi interventi realizzati sono di carattere perlopiù
sperimentale, ancora in fase di verifica della loro efficacia e quasi sempre limitati alla difesa
superficiale o al rinverdimento. Inoltre, la scelta delle tecniche di questo tipo deve
necessariamente tenere conto delle specifiche caratteristiche del sito (esigenze: entità e tipo di
azioni a cui devono resistere, inserimento ambientale e paesaggistico, funzionalità in relazione
agli usi del territorio, interazione con elementi artificiali, modalità di gestione e
manutenzione, ecc.); fattori che influenzano la fattibilità e l’efficacia dell’intervento: clima,
geologia, morfologia, pedologia, ecologia, esposizione, materiali e maestranze disponibili,
costi, ecc.).
In ambito internazionale sono invece documentabili svariate esperienze di questo tipo, che si
basano perlopiù sull’impiego di specie vegetali pioniere, che contribuiscono ad aumentare,
grazie ai loro apparati radicali, le proprietà strutturali del substrato sabbioso, proteggendolo
contro l’erosione eolica e favorendo l’instaurarsi delle condizioni favorevoli all’ampliamento
dei cordoni dunali, nel rispetto della naturalità. Tuttavia, i contesti dunali che ci troviamo qui
ad affrontare sono caratterizzati da condizioni morfologiche, ecologiche, climatiche e sociali
quasi sempre molto diverse; per cui se è sempre utile far tesoro di alcuni criteri e metodi
provati altrove, è bene evitare di ripeterli tal quali in situazioni molto diverse.
Altra importante considerazione, agli effetti dell’applicazione dell’ingegneria naturalstica,
riguarda la compatibilità ecologica e paesaggistica delle tecniche stesse. Tali fattori riducono
infatti l’applicazione di alcune tipologie di tecniche che determinano invasione volumetrica
eccessiva, oppure l’introduzione di elementi avulsi rispetto al paesaggio naturale o che
ostacolano la dinamica geomorfologica (p.e. palizzate) o che possono provocare rischi nei
confronti della fruizione (p.e. materiali in ferro), oppure l’impiego di vegetazione alloctona.
Agli interventi “tecnico-naturalistici” vengono poi quasi sempre associate opere atte al
controllo e gestione della presenza antropica, per evitare che tale pressione impatti sugli stessi
interventi nella delicata fase di sviluppo (crescita vegetale) e continui a degradare aree ad alto
13
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
valore ambientale il cui equilibrio ecologico e morfologico presenta un’elevata vulnerabilità.
Questi interventi, a differenza delle opere di difesa e ricostituzione morfologica, sono invece
diffusi e ben sperimentati in condizioni similari, che possono quindi essere presi come
riferimento, così come gli specifici interventi di riqualificazione vegetazionale.
3.1.4
Ingegneria naturalistica
Gli interventi diretti di protezione e accrescimento della duna si fondono sull’impiego di
tecniche di ingegneria naturalistica e, contestualmente, di rivegetazione.
L’intervento di ripristino e rafforzamento della duna deve infatti tendere allo sviluppo di una
vegetazione dunale autoctona con un apparato radicale ben sviluppato, in grado anche di
resistere alle azioni erosive. Per giungere appieno a tale funzionalità si devono però attendere
alcuni anni (tipicamente dai 2 ai 5 anni, a seconda della tecnica e del sito) affinché la
vegetazione insediata crei un apparato radicale robusto e ben affrancato e un successivo
periodo (dai 6 ai 10 anni) per di arrivare alla resistenza massima contro l’erosione e il
dissesto. Nel caso di condizioni climatiche e pedologiche estreme, come negli arenili marini,
tali tempi possono dilatarsi anche considerevolmente e non è neppure scontato il completo
ripristino delle dinamiche naturali.
La riqualificazione dunale mira alla ricostituzione di un corpo consolidato tramite l’attuazione
di azioni integrate, che uniscano gli interventi strutturali diretti sulla duna a opere accessorie,
mirate alla creazione di condizioni di corretta fruizione dell’area, coadiuvata da un’idonea
informazione sui valori naturalistici, sul progetto e sui corretti comportamenti da parte di
turisti e gestori dell’area.
Gli interventi diretti di ricostituzione, protezione e accrescimento della duna si basano
sull’impiego di tecniche di ingegneria naturalistica, che comportano il ripascimento di
materiale (prettamente sabbioso), la collocazione di elementi strutturali (di origine naturale ed
essenzialmente biodegradabili, a fini di protezione, ausilio alla vegetazione di giovane
impianto e dissuasione all’accesso umano) e l’inserimento o la facilitazione
dell’accrescimento spontaneo di vegetazione autoctona (erbacea e arbustiva) lungo la fascia
adiacente l’opera. Con questa modalità si perseguono quindi sia obiettivi di assetto strutturale
sia, allo stesso tempo, di miglioramento paesaggistico–ambientale. Nelle applicazioni in
contesti naturali sensibili e di valore, quali le dune sabbiose litoranee, questa tipologia
d’intervento risponde quindi a obiettivi di rinaturalizzazione e non solo di difesa del suolo.
Tramite l’utilizzo delle tecniche di ingegneria naturalistica è possibile, quindi, ottenere
prestazioni di resistenza e protezione dall’erosione già dal momento della loro collocazione e,
nel contempo, favorire e accelerare il processo di rinaturalizzazione che si esplicherà nel
14
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
medio-lungo periodo, ovvero la formazione di una copertura vegetale ben radicata che
contribuisca naturalmente al miglioramento della stabilità della duna.
Ulteriore vantaggio nell’utilizzo di queste tecniche, dato che prevedono lavorazioni in gran
parte manuali e la collocazione di manufatti di semplice trasporto e costruzione, è la
possibilità di realizzare le sistemazioni anche in siti disagevoli da raggiungere e da
“cantierizzare” o ambientalmente pregiati (come quello in questione), con conseguente
notevole riduzione degli impatti negativi in sede di esecuzione.
Tuttavia, si fa presente che i tempi e il raggiungimento del pieno regime degli interventi
dipendono comunque dalle dinamiche meteo-fisiche del sito (disponibilità e trasporto di
sabbia per via eolica), dall’accadimento o meno di eventi climatici eccezionali e da azioni
esterne (in particolare disturbo antropico). Il verificarsi e il ripetersi di condizioni avverse di
questo genere possono anche determinare il fallimento degli interventi; per questo motivo è
importante prevedere il monitoraggio e il controllo delle opere e, conseguentemente,
l’eventuale esecuzione di interventi di manutenzione straordinaria fino al rifacimento parziale
dell’opera stessa qualora fosse gravemente dissestata. Va inoltre tenuto presente che, nel sito
in esame, le azioni erosive più gravose dipendono in particolare dall’incidenza diretta del
moto ondoso e quindi sia le opere di ingegneria naturalistica sia la vegetazione che tenderà a
svilupparsi potrebbero non rivelarsi sufficienti a contrastarle, specie se si verificasse una
tendenza all’arretramento della linea di riva e quindi all’erosione costiera d’area vasta.
3.1.5
Manufatti
Come è stato evidenziato nei paragrafi precedenti, i sistemi dunali in questione sono
caratterizzati da modesta larghezza e dalla prossimità all’arenile “attivo”, ovvero interessato
dal flusso delle mareggiate. Pertanto non c’è spazio né per sfruttare le dinamiche eoliche per
favorire il ripascimento sabbioso spontaneo, né per ricreare la fascia antedunale tramite
semplici inserimenti vegetali e divieti di passaggio a uomini e mezzi.
In situazioni estreme, ovvero in aree interessate da entrambi i problemi (azione meteomarina
diretta e pressione antropica), per ridurre i fenomeni di erosione e degrado è necessario
collocare una barriera, tale da costituire un argine nei confronti sia della marea che del
passaggio. Così facendo si realizza una fascia di calma ove poter espletare la ricostituzione,
vegetale e morfologica, dell’antenduna e la riduzione dell’erosione al piede dunale.
La difesa deve avere contestualmente le seguenti proprietà:
1. essere sufficientemente resistente alla forza dell’onda marina: quindi fondata e
composta di materiali di una certa solidità;
15
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
2. essere sufficientemente alta per arginare il livello idrico;
3. non presentare un comportamento riflettente bensì assorbente il fusso idrico, in modo
da evitare sia lo scalzamento dell’opera sia l’erosione dell’arenile a valle;
4. al tempo stesso, contenere il materiale di riempimento a fronte dell’azione “svuotante”
dell’onda e del vento;
5. presentare un comportamento di adattamento e flessibilità alle modifiche puntuali
della morfologia delle superfici di appoggio;
6. essere biologicamente compatibile col sito di collocazione;
7. rendere possibili gli altri interventi collaterali di riqualificazione morfologica,
vegetazionale e della fruizione;
8. essere esteticamente ben inseribile;
9. durare nel tempo finché non avverrà una ricostituzione dell’anteduna e del piede
dunale sufficiente per potersi mantenere autonomamente;
10. essere realizzabile senza eccessiva complessità e senza richiedere operazioni che
possono sconvolgere le aree interessate dall’intervento;
11. non costare cifre troppo elevate, in quanto l’estensione dei tratti che necessitano di tale
intervento è cospicua;
12. essere facilmente modulabile, in modo da poterne variare configurazione e
applicazione anche per piccoli tratti;
13. essere facilmente manutenibile e ripristinabile a seguito di eventuali danneggiamenti;
14. rispettare criteri di sicurezza nei confronti dei fruitori (assenza di elementi o di forme
che possono comportare pericoli di ferimenti e incidenti).
Si intuisce che soddisfare contemporaneamente tali requisiti è molto difficile, sia perché
alcuni sono in conflitto fra loro sia perché i materiali tipicamente impiegati per la
realizzazione di opere e idrauliche e di difesa del suolo non dispongono affatto di prerogative
di compatibilità ambientale. D’altra parte l’utilizzo di pali, staccionate, steccati o di soli
rilevati di sabbia, tipicamente impiegati in svariati interventi di riqualificazione dunale in
contesti ampi (p.e. Nord Europa e Spagna) non svolgerebbero sufficientemente la funzione di
difesa idraulica.
Di seguito vengono quindi illustrate una rosa di soluzioni tecnologiche appositamente studiate
ed applicabili al contesto dunale in questione. Tali soluzioni sono basate sull’impiego di
biogeoreti, biofeltri e biostuoie, disposte a strati contigui e opportunamente assemblate, tali da
formare dei rotoli che verranno disposti lungo trincee longitudinali parallele alla duna,
riempite di materiali naturali reperiti localmente (sabbia, posidonia e scarti di legno), quindi
avvolte e fissate al suolo mediante picchetti in legno, per formare infine una sorta di arginello,
che denominiamo “cordone antedunale”.
16
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
Le proprietà del manufatto derivano sia dal tipo di assemblaggio e sua configurazione sia
dalle caratteristiche dei materiali componenti, che possiamo così riassumere:
1. rete esterna in fibra di cocco ad alta grammatura, con funzione di contenimento
strutturale, con elevata resistenza agli sforzi di trazione e discreta durata nel tempo;
2. eventuale strato costituito da feltro in juta o in cocco (scelti a seconda dell’esigenza di
durata dell’efficacia), con funzione filtrante e assorbente;
3. telo in fibra di juta a grammatura alta (se è assente il feltro) con funzione filtrante,
oppure bassa con funzione di contenimento del feltro in fase di collocazione del
manufatto.
A seconda della situazione da risolvere vengono concepiti differenti combinazioni e
assemblaggi.
Occorre far presente che l’efficiacia di tali opere non può essere prevista con esattezza in
particolare per i seguenti motivi: 1) manufatti di questo tipo non esistono ed è quindi la prima
volta che verranno realizzati; 2) comportamento e durata dei materiali impiegati non sono
standard (cosa che vale in generale per tutte le tecniche di ingegneria naturalistica) e
dipendono dalle specificità del sito e da eventi e variabili stocastiche imprevedibili con
precisione; 3) l’evoluzione morfologica e biologica delle aree interessate dall’intervento non è
prevedibile con certezza; 4) parimenti non è prevedibile il verificarsi e l’effetto di eventi tali
da influenzare significativamente sulle opere.
D’altra parte si è deciso di studiare soluzioni di questo tipo sia perché non si individuano altre
soluzioni che rispettino i suddetti requisti, sia perché non ci troviamo in situazioni tali da
determinare rischi inaccettabili nel caso dovessero verificarsi inefficienze degli interventi
stessi.
Peraltro, avverrà comunque un risultato positivo senza effetti ambientali indesiderati, grazie
all’impiego di materiali totalmente biodegradabili, cromaticamente ben inseribili nel
paesaggio e compatibili con la fruizione. Anche per il solo fatto di consentire la “conquista e
difesa” di una fascia antedunale l’intervento perseguirà un risultato importante. Affinché però
si ottengano i massimi risultati dell’intervento occorre prevedere un piano di controllo e la
conseguente eventuale manutenzione e messa a punto delle opere, piano che verrà prescritto
in sede di progettazione esecutiva.
Un’ultima considerazione deve essere fatta relativamente alle modalità costruttive del
manufatto. A seguito dell’analisi previsionale del procedimento di cantierizzazione si è
valutata l’opportunità di ricorrere a un prodotto pre-assemblato, poiché le operazioni di
costruzione degli strati, la loro disposizione contestuale, il riempimento e il successivo
fissaggio, se effettuati in situ comportano difficoltà non indifferenti e il rischio di
realizzazioni disomogenee. Questo perché le reti e soprattutto i biofeltri sono difficilmente
distendibili e tirabili e, senza un loro fissaggio preventivo, tendono a ripiegarsi. Anche il
17
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
fissaggio stesso in situ risulterebbe difficile e meno preciso rispetto a quello che si ottiene in
fabbrica. Inoltre, il costo della messa in opera per il solo assemblaggio in sito appare superiore
a quello del preassemblaggio e soggetto a variabilità in funzione delle condizioni di posa e
delle capacità operative.
3.1.6
Scelta degli interventi
Dal punto di vista morfologico, si possono distinguere essenzialmente tre condizioni
principali, nell’ordine di qualità ecologica crescente, riassunte di seguito nell’ottica di
associarvi problematiche e approcci d’intervento:
1. duna ben sviluppata, con anteduna assente e fenomeni minori o localizzati di erosione
al piede (tratto nord); larghezza dell’arenile elevata;
2. duna discretamente conservata, ma con anteduna assente e fenomeni erosivi a tratti,
nella parte centro-meridionale; larghezza dell’arenile variabile ma tipicamente
consistente;
3. estremità meridionale del tratto, fino alla foce della Fossa Calda, con assenza di duna,
presenza di piccoli rilevati discontinui con tratto asfaltato soggetti a scalzamento,
larghezza dell’arenile relativamente contenuta; area umida retrosante;
4. lungo tutto il tratto: presenza di numerosi sentieri e di alcune aree soggette a calpestio
e utilizzi tali da determinare incisioni, movimentazione della sabbia di pertinenza
dunale e inibizione della crescita vegetale
Una parte considerevole del tratto si trova in condizione di essere più o meno soggetta
all’azione diretta della corrente marina, con conseguenze di carattere erosivo o quantomeno di
mobilitazione sabbiosa, tali da provocare fenomeni di degrado della duna stessa per tratti più
o meno estesi. La prima operazione da fare deve quindi agire sulla difesa dall’azione idromarina, tramite vere e proprie barriere, che però, per quanto suddetto, non devono assumere
una risposta rigida, bensì assorbente e smorzante.
La seconda azione riguarda la protezione e/o il recupero del sistema dunale. Tenendo conto
che non si dispone di sabbia per il ripascimento, ringrossi della duna e difese antedunali
saranno realizzati mediante materiale vegetale ricavato dalle operazioni forestali e dalla
raccolta della posidonia derivante dalle operazioni di pulizia dalle spiagge nei tratti vicini (a
nord) prossime alle aree urbane e alle spiagge attrezzate. Saranno, inoltre, favoriti interventi
che permettano l’accrescimento spontaneo della duna e/o che permettano in futuro di
ripascere alcuni ambiti mediante l'utilizzo della posidonia che si spiaggerà negli anni a venire.
Si ritiene quindi di agire nei seguenti modi:
1. nei tratti a bassa o quasi nulla erosione (arenile ampio e quota sufficientemente alta,
tali da evitare l’incidenza diretta delle mareggiate), attuare interventi di protezione
18
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
dell'anteduna a bassa strutturazione, come recinzioni con corda e/o disposizione di
materiale vegetale sparso;
2. ripristinare il fronte duna nelle zone maggiormente erose dall'azione del vento o delle
maree e proteggere l'anteduna tramite formazione di “cordoni” di sabbia mista a
posidonia e/o ramaglia;
3. collocare barriere frangivento, che proteggano la duna dall’erosione eolica e
incentivino la sedimentazione della sabbia, in particolare in corrispondenza di
incisioni e blow-out;
19
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
4. nella parte meridionale, riqualificare la fascia dunale residua e favorire la protezione
dell'area umida mediante rimozione della massicciata stradale degradata e formazione
di una duna bassa, con protezione al piede;
5. chiusura di sentieri e accessi secondari incontrollati e mantenimento/realizzazione
accessi attrezzati con passerelle in legno; realizzazione cartellonistica informativa,
educativa e di divieto;
6. ricostituzione habitat dunali e antedunali mediante piantagione di specie erbacee e
arbustive;
20
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
7. regolamentazione delle attività turistiche e delle attività di pulizia della battigia e
dell’arenile, al fine di evitare condizionamenti negativi nei confronti dell’ecosistema
dunale, ma anzi di ottenere effetti sinergici.
Tali tipologie di interventi verranno adottate e realizzate singolarmente o in combinazioni
diverse a seconda di ciascuna situazione. Tuttavia, si fa presente che la scelta delle tecniche
adottate dipende anche da altri fattori rispetto ai principali sopra menzionati, fra i quali in
particolare quelli relativi a: ecosistema e suo miglioramento, presenza locale di materiale da
riutilizzare (ramaglia, tronchi, sabbia, opere esistenti), accessi ed esigenze della fruizione,
condizioni morfologiche e geotecniche puntuali, cantierabilità e sicurezza, impatto ambientale
e paesaggistico nell’esecuzione ed esercizio dell’opera, cantierabilità, sussistenza di
condizioni fisico-bio-climatiche adeguate per la collocazione dell’opera stessa.
Si rappresenta di seguito un quadro sinottico delle tipologie di intervento, relative alle
tecniche di ingegneria naturalistica, in relazione alla sopra esposta casistica dei fattori
morfologici principali. Si tenga però presente che tale quadro non rappresenta la precisa scelta
e collocazione delle opere, per la quale si rimanda alla planimetria di progetto.
21
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
Condizioni del sistema
dunale
Sistema dunale in buone
condizioni con anteduna
assente e modesta o nulla
erosione al piede
Arenile non largo, anteduna
assente e elevata erosione al
piede
Anteduna assente e tratti
erosione al piede
Interferenza
Tipologia di opera
idro-marina
diretta
Sì
collocazione materiali naturali sciolti o legati
No
collocazione materiali naturali sciolti
Sì
Sì
No
Duna assente e presenza di
area umida confinata da
rilevato discontinuo
Incisioni, depressioni e blowout puntuali derivanti da
pressione antropica
Sì
No
No
realizzazione di difesa antedunale stretto a
strutturazione alta (“cordone” o
“biogabbioni”)
realizzazione di difesa antedunale
(“cordone”) a strutturazione media
realizzazione di difesa antedunale a
strutturazione bassa e alta permeabilità
all'acqua
formazione di duna bassa con protezione al
piede a strutturazione alta (“biogabbioni”)
collocazione materiali naturali legati +
eventuale collocazione materiali naturali
sciolti
riporto di materiale legnoso misto a sabbia e
collocazione di barriera in legno e
vegetazione
Le caratteristiche costruttive delle opere sono illustrate nella Tavola D (particolari e sezioni
tipo).
Le opere di difesa dunale fronte mare hanno quindi lo scopo di confinare e smorzare l’azione
delle mareggiate, per cui si è dovuto ricorrere a manufatti caratterizzati da elevata resistenza e
capacità assorbente. Queste tecniche di ingegneria naturalistica non possono essere intese in
senso classico di tale termine, poiché non possono basarsi sul principio di sostituzione
strutturale (effetto “biotecnico”) della vegetazione rispetto ai materiali strutturali morti
(biogeoreti, biofeltri, legature, pali, riempimenti). Questo perché nell’ambito in cui essi sono
collocati le condizioni sono tali da non permettere la crescita di vegetazione autoctona, tranne
pochi tratti e tranne la collaborazione di vegetazione ammofila, inseribile o spontanea lungo la
fascia attigua.
L’unica soluzione in tal senso può consistere nell’inserimento di talee di tamerice, specie
molto valida per le tecniche di ingengeria naturalistica in quanto si riproduce facilmente per
22
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
talea e presenta un apparto radicale con buone proprietà meccaniche. Tuttavia risulta
evidentemente quasi sempre incompatibile per motivi ecologici (è specie alloctona rispetto al
sito) e paesaggistici (si realizzerebbe un fronte compatto fra la duna e l’arenile con
cromatismo anomalo). Una tale applicazione si è ritenuta compatibile solo per un breve tratto
corrispondente al manufatto stradale da rimuovere per i seguenti motivi:
• qui non esiste il profilo dunale morfologico ed ecologico;
• una copertura a verde rappresenta un netto miglioramento paesaggistico;
• siamo in presenza di un’azione erosiva marina di una certa intensità, per cui la
vegetazione migliora l’ancoraggio e la durata dell’opera di difesa;
• sono già presenti formazioni di tamerici a ridosso della fascia interessata (vedi foto e
riquadro sotto), dalle quali peraltro si può prelevare il materiale vegetale;
• è una buona occasione per testare l’efficacia di tale tecnica.
3.1.7
Criteri gestionali
In considerazione delle problematiche di conservazione degli ambienti dunali e retrodunali di
Rimigliano, risulta indispensabile associare alla realizzazione degli interventi di
riqualificazione (chiusura aperture nel sistema dunale, realizzazione di opere di ingegneria
naturalistica, realizzazione accessi attrezzati alla spiaggia, ecc.) buone pratiche e norme
comportamentali, indirizzate ai fruitori dell’area e agli Enti competenti alle operazioni di
pulizia della spiaggia e di gestione delle strutture turistiche.
Si tratta di due azioni complementari e in grado di migliorare l’efficacia complessiva delle
azioni di riqualificazione e difesa del sistema costiero di Rimigliano.
L‘attività di pulizia della spiaggia può costituire potenziali elementi di criticità per gli
ecosistemi costieri. L’intervento in oggetto è finalizzato anche ad indirizzare le attività di
pulizia periodica della spiaggia verso forme maggiormente compatibili.
23
Interventi di riqualificazione della fascia dunale
In particolare risulta indispensabile una gestione di tali attività basata su:
1. eliminazione della pulizia meccanica, con sola rimozione manuale di rifiuti solidi;
2. per la cantierizzazione delle opere di difesa e riqualificazione, utilizzo di mezzi
meccanici idonei, privilegiando i mezzi cingolati a quelli gommati;
3. idoneo utilizzo del materiale raccolto nelle spiagge urbane a monte ai fini della
riformazione dell’anteduna e del consolidamento del fronte dunale, con divieto di sua
collocazione diretta sul sistema dunale e sulla vegetazione psammofila (sarà quindi
possibile collocarlo una sola vota tratto per tratto, dopodiché, negli anni successivi, si
dovrà lasciare evolvere la vegetazione evitando di coprire la superficie);
4. divieto di passaggio nelle aree naturali al di fuori dalla sentieristica e, in particolare,
delle zone soggette a riqualificazione ambientale.
In considerazione della qualità e pregio dell’ecosistema dunale e costiero di Rimigliano si
ritiene che la tutela del suo assetto naturale, pur compatibile con la frequentazione tirustica,
sia un punto fermo da cui non prescindere. Il contesto del sito in senso turistico presenta una
tipologia che orienta a una fruizione di tipo plein air e non “organizzata-accessoriata”, e ciò è
facilmente gestibile considerando la mancanza di concessioni e strutture di servizio turistico e
la presenza invece di un soggetto gestore orientato alla sostenibilità e la didattica ambientale
(Parchi Val di Cornia SpA). Pertanto si ritiene che, ai fini della conservazione dell’ambiente
naturale e dell’ottimizzazione del processo di riqualificazione, l’arenile debba essere soggetto
a limitate attività di pulizia meccanica caratterizzate da elevati livelli di sostenibilità
ambientale (vedere parte regolamentare in Allegato).
Con la realizzazione del progetto, l’attraversamento degli ambienti dunali potrà avvenire solo
attraverso i camminamenti attrezzati con passerelle in legno (si prevede la realizzazione di
passerelle in legno adagiate sulla morfologia dunale, con o senza staccionata, e passerelle
localmente sopraelevate). Non sarà consentito il calpestio degli ambienti dunali aperti e l’uso
dei sentieramenti non attrezzati. Tale divieto di attraversamento sarà valido anche per gli
accessi dalla spiaggia verso il retroduna e si estende agli animali da affezione e ai cavalli.
Nell’ambito del territorio costiero di Rimigliano sono presenti formazioni vegetali e specie di
flora e fauna di interesse conservazionistico (specie di interesse regionale di cui alla LR
56/2000 e/o comunitario di cui alle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE) o comunque
funzionali alla protezione del sistema dunale. Dovranno quindi essere vietate attività che
comportano il danneggiamento diretto di habitat o specie ad eccezione degli interventi di
riqualificazione ambientale, che dovranno essere preventivamente valutati anche in termini
della compatibilità ambientale della loro realizzazione.
24
Ripristino della morfologia dunale
4.
RIPRISTINO DELLA MORFOLOGIA DUNALE
L’analisi ambientale e i rilievi effettuati portano all’interpretazione delle caratteristiche
qualitative e quantitative del sistema arenile-duna-retroduna, delle sue criticità e dinamiche
spazio-temporali. In base a tale interpretazione si possono definire le tipologie e classi
prestazionali delle opere da realizzare ai fini della difesa idrogeologica e del ripristino
morfologico e ambientale dei vari tratti dunali interessati dal progetto.
Il risultato di tale valutazione porta a una zonizzazione delle tipologie di opere in funzione
delle esigenze da soddisfare. In estrema sintesi, si giunge a definire una serie di tecniche
principali adatte a sopportare determinate condizioni dipendenti da:
• tipologia dell’azione meccanica incidente (mareggiata, vento con aerosol marino,
calpestio);
• entità dell’azione meccanica incidente;
• configurazione morfologica;
• esigenze di riqualificazione ambientale.
A tali fattori vanno aggiunti quelli di natura tecnico-economica, ovvero:
• la qualità prestazionale nel tempo (durata dell’opera);
• la minimizzazione e semplificazione manutentiva;
• l’impatto ambientale ed estetico dell’opera;
• la razionalità, il disturbo e semplicità costruttiva in fase di cantiere.
Sono quindi state concepite tecniche che si ritiene possano offrire la massima resistenza a tali
azioni e/o la massima efficacia nel ristrutturare la morfologia dunale e nella sua
riqualificazione ecologica, tenendo al contempo conto dell’obiettivo di minimizzare l’impatto
ambientale, i costi di realizzazione e le esigenze di manutenzione.
Tendenzialmente quindi le opere di consolidamento e difesa strutturali (pur essendo composte
da materiali e assemblaggi non pesanti né rigidi e da elementi naturali) vengono limitate ai
casi ove risultano strettamente necessarie.
Di seguito le tecniche verranno riportate nell’ordine di crescente grado di resistenza
meccanica: dalle opere di “agevolazione” dei meccanismi di riqualificazione morfologica
spontanea, agli interventi di ristrutturazione fisica del profilo dunale, alle opere di difesa
idraulica antedunale.
25
Ripristino della morfologia dunale
4.1.1
RMD 01 Collocazione residui vegetali sciolti
La tecnica di collocamento dei residui vegetali sciolti consiste nella formazione di cataste di
legname grossolano sciolto, quali alberi interi, tronchi, rami, con sviluppo lineare parallelo
alla duna, addossata ad essa o ad una distanza di alcuni metri.
Tale intervento, previsto su circa 1600 m di sviluppo lineare, assolve a più funzioni: in primo
luogo rappresenta un naturale ostacolo al transito, inibendolo o comunque disincentivandolo.
La realizzazione di un cordone di catasta permette, così, di chiudere accessi non strutturali, di
ridurre il passaggio nella fascia compresa tra il cordone e l'anteduna e di inibire l’accesso alla
duna.
I residui vegetali, inoltre, favoriscono una riduzione dell'azione eolica, agevolando la
deposizione di materiale sabbioso e quindi il naturale accrescimento della duna e la
formazione di un corpo antedunale, sebbene tale fenomeno risulti più lento rispetto alle altre
soluzioni proposte nel presente progetto. Inoltre, nelle zone potenzialmente raggiunte dalle
mareggiate, l'intervento permette di ridurre l'azione marina sulla fascia tergale e fornisce, pur
entro certi limiti quantitativi, una protezione dall'azione erosiva.
Infine, il materiale legnoso, biodegradabile, costituisce un apporto di sostanza organica e,
soprattutto, microhabitat per insetti e vegetazione e riparo per alcune specie di microfauna.
La tipologia dell'intervento, comunque, non impedisce totalmente il passaggio dell'acqua e
può favorire, qualora la catasta sia posta in zone soggette ad elevata azione marina, la
formazione di erosioni localizzate. Per questo motivo, tale soluzione deve essere adottata in
zone soggette ad azione marina ridotta.
Si sottolinea che rispetto ad altri interventi tipicamente usati in ambito litoraneo con analoghe
problematiche (sand fencing, palificate, viminate, ecc.), la catasta favorisce una maggiore
adattabilità e flessibilità a modifiche morfologiche, permettendonone quindi l'utilizzo anche in
contesti soggetti ad azione marina quando questa non risulti di entità elevata.
Tale intervento riproduce la dinamica tipica dell'azione marina di accumulo di materiale sul
litorale. In quest'ottica la soluzione non presenta quindi particolari rischi per i fruitori, anche
perché facilmente identificabile e composta da materiali naturalmente presenti nel contesto
ambientale in questione. Sarà, inoltre, verificata l'assenza di chiodi o altri elementi ferrosi o
comunque non legnosi, che qualora rinvenuti, saranno rimossi.
Oltre che in fase di realizzazione del progetto, l'intervento permette di essere attuato in fase di
gestione del litorale, considerata la semplicità di attuazione e la possibilità di coordinarlo con
interventi di gestione forestale della vegetazione retrodunale. Tuttavia si ritiene opportuno
evitare la deposizione ricorrente in quanto inibirebbe la formazione della vegetazione
antedunale matura, che richiede alcuni anni di tempo. Si ritiene anche inopportuno collocarvi
rami trasportati dal mare in quanto, nell’ambito di una gestione naturalistica, rappresentano
importanti habitat dell’arenile.
26
Ripristino della morfologia dunale
In ragione di quanto sopra esposto, la tipologia descritta è stata applicata principalmente nella
porzione nord del tratto, caratterizzata da una minore erosione (sia eolica che marina) e dalla
presenza di una duna in discreto stato di conservazione. In tale contesto non sono, infatti,
necessari interventi diretti di ripascimento e di protezione dall'erosione della duna, mentre
sono opportuni interventi che favoriscano lo sviluppo di una fascia antedunale, proteggendola
dal transito. La collocazione di residui vegetali sparsi rappresenta la soluzione che meglio si
adatta a questa necessità, presenta caratteristiche di inserimento ambientale e paesaggistico
molto buone e risulta di facile realizzazione con costi contenuti.
Tale tipologia di intervento è già attuata in un tratto di litorale in loc. Sterpaia ad opera dei
gestori degli stabilimenti balneari e di ASIU, quale risultato del corso di formazione e degli
incontri di partecipazione ed è stata prevista in modo più esteso e sistematico nel progetto di
Ripristino morfologico del sistema dunale e retrodunale del golfo di Follonica di prossima
attuazione da parte della Provincia di Livorno (progetto Nemo s.r.l. – Iris s.a.s.). Tale
intervento dovrà quindi divenire una pratica di gestione ordinaria del sistema spiaggia-duna.
Foto 3 Collocazione di cataste di tronchi e materiale organico in corrispondenza di interruzioni
dunali (a sx a Sterpaia) e in anteduna (a dx a marina di Bibbona).
4.1.2
RMD 02 Realizzazione catasta di legname e ramaglia
L'intervento rappresenta un'applicazione a maggiore strutturazione dell’intervento relativo alla
Collocazione di residui vegetali sciolti (tecnica RMD01). La lavorazione consiste nella
realizzazione di una catasta di legname di larghezza massima di 2 m e altezza media 1 m,
formata da tronchi e rami ricavati dal taglio di pini e altre specie arboree e arbustive
dall'ambito retrodunale. La catasta è fissata mediante corda del diametro non inferiore a 2 cm,
27
Ripristino della morfologia dunale
passata intorno a pali dell’altezza di 2-2.5 m, dentro occhielli in acciaio inox con filettatura da
legno infissi nel terreno per 1.5-2 m. Tale legatura ha la funzione non tanto di trattenere il
materiale nel tempo, quanto di aumentarne la compattazion e l’ancoraggio al terreno che
avviene durante il completamento dell’infissione dei pali.
Rispetto alla collocazione di materiale vegetale sparso, la realizzazione di catasta di legname
presenta una maggiore strutturazione e resistenza, risultando adatta all'applicazione in ambiti
da degrado medio del fronte duna interessati da azione marina contenuta o nulla, che rispetto
ai tratti di applicazione della tecnica RMD01 richiedano maggiore efficacia nell'inibizione
della fruizione e nella formazione di una fascia antedunale. La tecnica risulta, inoltre idonea
per quegli ambiti in cui l'arenile presenta materiale più grossolano difficilmente utilizzabile
per la formazione di ingrossi e cordoni in sabbia.
In ragione di quanto sopra esposto, la tecnica è stata prevista nella porzione intermedia del
tratto, in quanto caratterizzata dalle suddette condizioni di medio degrado e scarsamente
interessata dalle mareggiate. La tecnica è stata prevista anche nella porzione estrema
meridionale, che risulta caratterizzata da substrato a granulometria maggiore, sia per la
maggiore adattabilità di tale tecnica a questo tipo di fondo, sia per permettere l'ingressione
marina nelle aree retrostanti dove, a differenza del resto del tratto, tale fenomeno è auspicabile
in quanto risulta presente un habitat semiumido che si è sviluppato anche in virtù dei periodici
ingressi di acqua salata. L'opera, quindi, in questo caso, oltre a contribuire alla stabilità
morfologica, permette di stabilizzare il suddetto habitat che, in assenza di interventi,
rischierebbe di scomparire. Lo sviluppo complessivo dell’intervento e pari a 1400 m.
La porzione di confine delle zone di applicazione della lavorazione RMD02 e della
lavorazione RMD03 presenta caratteristiche discontinue, idonee per brevi tratti
all'applicazione di una o dell'altra tipologia. In queste zone, in fase esecutiva, potrà essere
prevista localmente l'alternanza delle due soluzioni sulla base delle condizioni effettivamente
riscontrate secondo modalità dettagliate in sede di progetto esecutivo.
La catasta sarà posizionata, dove possibile, in modo da lasciare una fascia di 1-3 m tra di essa
e il piede della duna, da destinare al naturale sviluppo ed evoluzione dinamica della
vegetazione e della duna stessa.
La catasta non offre una protezione completa dall’intrusione marina, sebbene tenda comunque
in parte a rallentarne il flusso. Anche dove non si presenta una componente erosiva da parte
della corrente è comunque possibile che questa raggiunga la base della duna oltrepassando la
catasta. Tale condizione rallenterebbe lo sviluppo vegetale, specialmente delle specie
edificanti. In tale zona dovrebbero comunque svilupparsi specie pioniere che permettono nel
tempo l’accrescimento dunale e lo sviluppo di specie edificanti. Il processo risulta però più
lento rispetto a zone da subito insediabili da parte dell’ammofila, richiedendo quindi un
monitoraggio costante ed eventualmente prevedendo, quando possibile, interventi progressivi
di ripascimento negli anni successivi.
28
Ripristino della morfologia dunale
Per quanto riguarda la sicurezza rispetto alla fruizione, l'opera si prefigura di fatto come un
accumulo di materiale vegetale e, quindi, valgono le considerazioni riportate per la tecnica
RMD01, con particolare riferimento all'eliminazione di elementi non legnosi eventualmente
presenti sui tronchi e le ramaglie (chiodi, altri residui, ecc.). L'unico elemento metallico
introdotto sono gli occhielli di acciaio inox che però non presenteranno parti appuntite
scoperte. Si precisa, inoltre, che la catasta rappresenta un elemento che non deve essere
attraversato: sono infatti previste aposite interruzioni agli accessi e saranno disposti cartelli di
informazione e prescrizione lungo varie parti dell'opera.
4.1.3
RMD 03: Realizzazione di cordone antedunale
RMD 03.1 – Cordone antedunale
L’azione erosiva nei confronti della duna dipende dall’assetto costiero e dalle dinamiche
meteomarine; queste ultime per essere efficacemente contrastate necessitano di interventi di
difesa idraulica e di pianificazione infrastrutturale che vanno ben al di là di quanto è possibile
concepire sull’arenile. Tuttavia interventi di difesa passiva prossimi al sistema minacciato da
tali azioni possono rivelarsi efficaci in molti casi, almeno dove non sussiste un eccessivo
impatto diretto delle mareggiate.
Al fine di permettere il ripristino delle condizioni naturali risulta, quindi, opportuno prevedere
interventi di protezione dall’erosione, soprattutto nella fragile zona antedunale. Nelle zone
soggette ad erosione da parte delle mareggiate, per assorbire l’effetto delle onde e ridurre la
probabilità che essere raggiungano la duna, si prevede quindi la collocazione di un “cordone
antedunale”, realizzato mediante la posa di materiale drenante misto a sabbia fondato in
profondità e protetto da biocomposito.
Si premette che un’opera di questo genere non è né sostitutiva né paragonabile alle opere
marittime di difesa costiera, in quanto non incide sulle correnti e il trasporto solido e quindi
sull’assetto della linea di riva. Inoltre un intervento di questo non va nella direzione della
soluzione al problema di lungo periodo, ma nel ridurlo e nel favorire la formazione di un
sistema naturale tale da incrementare l’autodifesa da parte della duna stessa. Inoltre, siccome
il principio fondamentale è il massimo inserimento ambientale, per cui si impiegano materiali
biodegradabili e modestamente strutturali, queste opere non potranno durare molto tempo e
sono quindi basate sulla eventuale, semplice, manutenzione. D’altra parte opere più strutturali
non solo non andrebbero d’accordo con la naturalità e la dinamica degli ecosistemi interessati,
ma determinerebbero forti rischi di effetti contrastanti nei confronti della stessa erosione
dell’arenile, il cui equilibrio morfologico è molto vulnerabile e influenzabile da emìlementi a
coportamento riflettente o rigido.
29
Ripristino della morfologia dunale
L'opera sarà realizzata mediante lo scavo di una trincea di profondità 1.5-2.0 m e larghezza in
sommità di 3.0-3.5 m circa (a seconda della tipologia di manufatto scelto in relazione al sito),
riducibili per necessità morfologiche (arenile stretto e/o ripido, discontinuità morfologiche,
ecc.). La sabbia di scavo viene temporaneamente accantonata presso lo scavo, separando lo
strato superficiale di 30-40 cm da quello sottostante.
Si procederà all'infissione sul ciglio frontale dello scavo di un palo in legno di castagno
scortecciato ogni metro, del diametro di 8-10 cm, di lungheza di 2.0-2.5 m, fino a profondità
tale da lasciare fuori terra circa 70 cm rispetto al piano campagna.
Sul fondo dello scavo viene posto un telo bio-composito preassemblato biorete-biorete
(tipologia A) formato dall’assemblaggio a strati dei seguenti materiali:
- strato esterno resistente - biorete tessuta in fibra naturale di cocco, con funzione di di
ritenzione e di rinforzo, con struttura tessuta a trama e ordita con maglia quadrata
costituita da fibre di cocco con massa areica
nominale minima pari a 700 gr. al metro
quadrato;
- strato interno di ritenzione - biorete in fibra di
juta tessuta, con funzione di strato interno di
ritenzione e contenimento della frazione fine
del riempimento, realizzata in fibra naturale di
juta tessuta ad elevata grammatura con doppia
trama e ordito con massa areica nominale
minima pari a 480 gr. al metro quadrato.
Le bioreti assemblate- saranno interamente biodegradabili e saranno fornite in rotoli di
lunghezza e larghezza ridotte, indicativamente 2 m x 10 m. Sarà, quindi, necessario prevedere
delle giunzioni in situ..
Operativamente, dopo l'infissione del palo, si provvederà a disporre i due teli di fondo
longitudinalmente (ovvero disponendo il lato lungo parallelamente alla linea di costa). I due
teli saranno legati in modo continuo mediante cucitura con corda di canapa, con apposito ago,.
Analogamente dovranno essere legati i teli adiacenti mediante cucitura trasversale.
Successivamente, si provvederà a riempire il fondo per un primo strato con sabbia, e per gli
strati successivi con poseidonia.con fascine di ramaglie di pino, altri scarti vegetali e/o cippato
di risulta misto alla sabbia escavata nel sito, fino a raggiungere mediamente circa 0.3 m di
altezza al di sopra del piano campagna a tergo del cordone. Durante il riempimento, o prima,
saranno legati anche gli ulteriori 2-3 teli, lasciati disposti sul fondo e al di fuori dello scavo. Il
telo multistrato viene quindi richiuso mediante legatura e coperto da un ultimo sottile strato di
sabbia. Nello strato superficiale viene riportata la sabbia accantonata dello strato superficiale
fino a raggiungere un'altezza i circa 50 cm rispetto al piano campagna.
Sulla porzione fuori terra del palo sarà realizzata una recinzione con corda e saranno posti dei
cartelli informativi e prescrittivi (divieto di accesso, ecc.).
30
Ripristino della morfologia dunale
A fine lavoro dovrà essere attuata una generale riprofilatura dell'intorno del cordone in modo
da eliminare eventuali avvallamenti formatisi frontalmente al cordone stesso.
Sul fronte dello scavo, inclinato di 30-45°, è posta della ramaglia fine di pino sotto il
biocomposito.
Nei tratti iniziali e finali il cordone sarà chiuso anche lateralmente con analoghi teli in modo
da non lasciare porzioni aperte.
L’intervento è stato concepito per offrire una buona protezione dall’azione marina. La
flessibilità della struttura favorisce l’adattamento anche a fenomeni di erosione e scavo da
parte delle mareggiate, mentre il fissaggio ai pali tra il cordone e il piede dunale riduce il
rischio che la struttura si apra o si sposti verso riva.
Questa soluzione è stata prevista anche in zone soggette ad elevata azione da parte delle
mareggiate (per complessivi 220 m), dove forti eventi potrebbero portare a danneggiamenti di
un certo rilievo. E' importante sottolineare che nei tratti dove l'azione marina risulta maggiore
l’utilità dell’intervento è limitata alla protezione da un numero ridotto di eventi, dopo ognuno
dei quali occorrerà verificare l’effettiva tenuta del sistema attuando ripristini ove necessario.
La porzione di confine delle zone di applicazione della lavorazione RMD02 e delle
lavorazioni RMD03 presenta caratteristiche discontinue idonee per brevi tratti all'applicazione
di una o dell'altra tipologia. In queste zone, in fase esecutiva, potrà essere prevista localmente
l'alternanza delle due soluzioni, sulla base delle condizioni effettivamente risultanti secondo
modalità dettagliate in sede di progetto esecutivo.
Si sottolinea che la formazione di un’anteduna fornisce un riparo per i fruitori dell’arenile che
potrebbero essere indotti a occupare la zona tra la duna e il cordone. Tale comportamento
deve essere ostacolato mediante cartelli informativi, collocazione di una recinzione leggera in
corda fissata a pali infissi appositamente, e/o collocazione di cataste di legna o altro materiale
vegetale oltre il cordone antedunale.
RMD 03.2 Cordone stretto con ancoraggio
L’intervento risulta simile a RMD 3.1, tranne che:
• lo scavo ha una larghezza di 2.0-2.5 m e una profondità di 1.25-1.75 m,
• sono infissi n. 2 pali in legno di castagno del diametro 8-10 cm, frontalmente 2 al
metro, a tergo uno al metro, entrambi fino a profondità di 2.0-2.5 m,
• è utilizzato un biocomposito a maggiore resistenza, interponendo un biofeltro in fibra
di juta tra le due bioreti (tipologia B, descritta nel seguito).
Il telo bio-composito preassemblato biorete-biofeltro juta-biorete (tipologia B) è formato
dall’assemblaggio a strati dei seguenti materiali:
31
Ripristino della morfologia dunale
-
-
-
strato esterno resistente - biorete tessuta in fibra naturale di cocco, con funzione di di
ritenzione e di rinforzo, con struttura tessuta a trama e ordita con maglia quadrata
costituita da fibre di cocco con massa areica nominale minima pari a 700 gr. al metro
quadrato;
strato intermedio di filtrazione: formato da biofeltro in fibra di juta con funzione di
filtro e ritenzione costituito da un feltro di fibre di juta a maglia chiusa assemblate
caoticamente a formare un feltro isotropo. Il biofeltro in fibra di juta avrà una massa
areica nominale non inferiore a 1400 gr. al
metro quadrato;
strato interno di ritenzione - biorete in fibra di
juta tessuta, con funzione di strato interno di
ritenzione e contenimento della frazione fine
del riempimento, realizzata in fibra naturale di
juta tessuta ad elevata grammatura con doppia
trama e ordito con massa areica nominale
minima pari a 480 gr. al metro quadrato.
Nel caso che in fase di esecuzione di evidenzino tratti particolarmente critici nei confronti
dell'erosione, soprattutto in relazione a mutate condizioni morfologiche legate all'azione
marina, la Direzione Lavori potrà prevedere per alcuni tratti l'utilizzo di biocomposito a
maggiore resistenza biorete-biofeltro di cocco-biorete (tipologia C), descritto in seguito pr la
lavorazione RMD04.1 – Biogabbione.
Questa soluzione permette di destinare il retro della sistemazione ad un futuro ricarico con
posidonia mista a sabbia e/o materali vegetali morti, limitando l'attuale fabbisogno di materia
vegetale, che potrebbe risultare non disponibile.
La soluzione sarà applicata per una estensione complessiva di circa 830 m. Ai picchetti di
ancoraggio si prevede la collocazione di una recinzione leggera in corda fissata ed eventuali
cartelli, evitando così il sovraccosto per appositi pali.
32
Ripristino della morfologia dunale
4.1.4
RMD 04 Realizzazione di biogabbione
RMD 04.1 - Biogabbione
I biogabbioni sono realizzati in analogia ai gabbioni tradizionali, ma con materiali naturali. In
particolare la loro realizzazione avviene formando un gabbione a sezione
approssimativamente quadrata di lato 0.8 -1 m con biocomposito biorete-biofeltro di cocco biorete (tipologia C) o biorete-biorete (tipologia A, v. RMD03.1) riempito con fascine di
ramaglie legate e cippato misto a sabbia negli interstizi.
La lavorazione avviente realizzando lo scavo per la posa di n. 2 gabbioni di larghezza 2-2.5
m. Alle estremità e al centro dello scavo sono infissi pali in legno di castagno scortecciati di
diametro 8-10 cm, a interasse frontalmente di 2 al metro e centralmente e a tergo di 1 al
metro. I pali avranno lunghezza di 1.25-1.5 m per il palo frontale e tergale e 2.0-2.5 m per il
palo intermedio, infissi totalmente fino a raggiungere la quota di prevista sommità del
biogabbione. Al fine di incrementare la resistenza saranno realizzati dei controventi diagonali
sui pali frontali e centrali, con pali di diametro di 5-10 cm, posti a tergo del palo verticale
(lato biogabbione). Il palo diagonale sarà fissato a quello verticale smussandone l'estremità e
fissandolo con vite autofilettante in acciaio inox posta in fori realizzati con trapano (tale
soluzione rispetto alla chiodatura tradizionale riduce la possibilità di insorgenza di fratture o
altri tipi di danneggiamento nel legno). Successivamente saranno disposti sul teli di
biocomposito, legate tra loro in modo continuo, come descritto per il cordone antedunale,
mediante filo di canapa tessuto. Per il biogabbione frontale sarà utilizzato il biocomposito
biorete-biofeltro di cocco- biorete (tipologia C) a maggiore resistenza, mentre per quello
tergale il biocomposito biorete-biorete (tipologia A) descritto per la lavorazione RMD03.1. Il
biogabbione sarà riempito con fascine di ramaglia fine di pino, residui vegetali, cippato e/o
posidonia mista a sabbia e quindi il biocomposito sarà chiuso e legato sopra l'opera.
Il telo biocomposito biorete-biofeltro cocco-biorete (tiplogia C) è formato dall’assemblaggio a
strati dei seguenti materiali:
- strato esterno resistente - biorete tessuta in fibra naturale di cocco, con funzione di di
ritenzione e di rinforzo, con struttura tessuta a trama e ordita con maglia quadrata,
costituita da fibre di cocco con massa areica nominale minima pari a 700 gr al metro
quadrato;
- strato intermedio di filtrazione: formato da
biofeltro in fibra di cocco tipo SIFOR® con
funzione di filtro e ritenzione costituito da un
cuscinetto di fibre di cocco assemblate
caoticamente a formare un feltro isotropo
contenuto tramite doppio strato cucito a trama
e ordito in filo di juta. Il biofeltro in fibra di
cocco avrà una massa areica nominale non
33
Ripristino della morfologia dunale
-
inferiore a 1050 gr/mq;
strato interno di ritenzione - biorete in fibra di juta tessuta, con funzione di strato
interno di ritenzione e contenimento della frazione fine del riempimento, realizzata in
fibra naturale di juta tessuta ad elevata grammatura con doppia trama e ordito con
massa areica nominale minima pari a 480 gr al metro quadrato.
I gabbioni dovranno essere ricoperti con sabbia proveniente dallo scavo, facilitandone
l’infiltrazione e l’intasamento del corpo tramite contestuale colamento di acqua marina. I
biogabbioni presentano un’elevata flessibilità ed adattabilità a variazioni morfologiche e
inoltre non risultano visibili, se non a seguito di scalzamento per eventi di carattere
eccezionale. Rappresentando però un intervento sotterraneo limitato al piede della duna o
dell'anteduna e comunque ad ambiti relativamente ridotti sotto il piano campagna, senza
favorire azioni di protezioni molteplici (quale il controllo degli accessi, la protezione dal
vento o l’accumulo di sabbia), il loro utilizzo è stato limitato ai casi di specifica utilità, in
tratti che possono essere soggetti ad erosione anche profonda alla base della duna e/o a
condizioni geotecniche significative (conslidamento, sostegno).
RMD 04.2 Rimozione piattaforma in ghiaia e bitume e formazione di cordone protetto
con biogabbione
Questa tecnica rappresenta un’applicazione specifica della RMD 04.1 utilizzata per la
sostituzione di un piccolo rilevato stradale con manto bituminoso ubicato sull'arenile. Tale
manufatto, oltre che risultare incongruo, presenta una spiccata erosione alla base rischiando di
collassare favorendo così l'intrusione delle mareggiate a tergo e conseguenti azioni erosive.
L'intervento, esteso su circa 110 m, prevede a demolizione del manufatto e lo smaltimento del
materiale bituminoso, andando a riformare un cordone di sabbia, recuperando anche il
materiale inerte non contaminato ivi presente eventualmente misto a materiale legnoso,
cippato e /o posidonia, proteggendo il piede con la tecnica dei biogabbioni descritta in questo
paragrafo.
In questo caso si prevede l’introduzione di talee di tamerice frontalmente al cordone tra i due
livelli di biogabbioni come da schemi grafici riportati in Tavola D.
34
Ripristino della vegetazione dunale
5.
RIPRISTINO DELLA VEGETAZIONE DUNALE
5.1.1
RVD 01 Tutela nuclei di sughera Quercus suber
I boschi termofili situati sui rilievi dunali a maggiore distanza dalla falda, come nel tratto
forestale tra i sentieri 4 e 5, ospitano nuclei di sughera Quercus suber e di Q. pseudosuber,
spesso in non ottimali condizioni vegetative soprattutto a causa dei naturali processi di
evoluzione della vegetazione e chiusura del bosco. Lo sviluppo di una vegetazione arborea
densa, con scarsa illuminazione, costituisce una condizione non ottimale per la conservazione
di Quercus suber, specie arborea eliofila.
La tutela di tali cenosi deve costituire un obiettivo del presente progetto non solo per la
particolare stazione su dune fossili ma soprattutto per la loro natura di habitat di interesse
comunitario e regionale. I boschi di sughera sono infatti tutelati a livello comunitario e
regionale con la denominazione di “Boschi a dominanza di Quercus suber” (Cod. Natura
2000: 9330).
In considerazione della ridotta estensione dei nuclei di sughera si tratta quindi di un limitato
intervento di diradamento con taglio di alcuni esemplari di leccio per consentire una migliore
illuminazione dei nuclei relittuali. Il materiale vegetale prelevato verrà cippato (RVD_06) per
essere utilizzato nell’ambito degli interventi recupero della morfologia dunale.
5.1.2
RVD 02 Taglio piante pericolanti
La presenza di numerose piante arboree o altoarbustive in pessime condizioni di stabilità
associata ad una fitta rete sentieristica, comporta un elevato rischio per l’incolumità dei
fruitori sia durante la stagione estiva che durante gli altri periodi dell’anno. Si rende pertanto
necessario effettuare degli intereventi puntuali di messa in sicurezza almeno delle aree
prossime alla rete viaria e di quelle maggiormente fruite (specialmente se dotate di arredi
quali tavoli da pic-nic o strutture ginniche). Tali interventi consistono, a senconda dei casi
nella sramatura o nell’abbattimento delle piante stroncate (principalmente pini), aduggiate o
affette da fitopatologie, con successiva depezzatura e allestimento del materiale legnoso. Il
materiale vegetale prelevato verrà cippato (RVD_06) per essere utilizzato nell’ambito degli
interventi recupero della morfologia dunale.
5.1.3
RVD 03 Taglio di avviamento all’alto fusto (lecceta) e/o diradamento
(pineta)
Il vasto e denso soprassuolo arboreo di Rimigliano presenta la necessità di interventi
selvicolturali finalizzati da un lato ad aumentarne la stabilità ecologica e il valore
naturalistico, dall’altro a diminuire l’elevato rischio di incendio, in un contesto che presenta
una elevata fruizione e con caratteristiche climatiche che favoriscono sia l’innesco che la
propagazione.
35
Ripristino della vegetazione dunale
Le aree forestali a dominanza di leccio, se si escludono quelle nei settori più settentrionali
della Tenuta dove sono già stati eseguiti alcuni interventi di avviamento all’alto fusto,
presentano per lo più una fisionomia a “forteto” dove però le condizioni di fertilità e l’età
media del soprassuolo sono sufficienti a supportare un graduale passaggio verso la fustaia.
Tale forma di governo risulterebbe più adeguata alla fruibilità dell’area, oltre che più stabile
ecologicamente e di maggior valore naturalistico. Il taglio di avviammento all'alto fusto in
cedui di leccio di varia statura (da forteti a popolamenti invecchiati) si fa mediante il taglio
selettivo di polloni aduggiati con rilascio degli esemplari di migliore conformazione.
Le pinete di impianto artificiale risultano in molti casi troppo dense, a causa dell’assenza di
interventi colturali finalizzate a migliorarne l’accresciemento e la stabilità. In questi casi il
rischio di incendio è elevatissimo a casua dell’accumulo di materiale secco al suolo. Inoltre le
piante crescono troppo esili e subiscono frequentemente schianti e crolli dovuti ad eventi
meteorici avversi. Diviene pertatno necessario eseguire diradamenti selettivi "dal basso" con
la finalità di ridurre la biomassa del piano dominato, aumentare la stabilità del popolamento,
prevenire le avversità climatiche e biotiche, educare le piante di avvenire, migliorare la qualità
delle produzioni. Prevede la scelta degli alberi candidati e degli indifferenti ed eliminazione
dei concorrenti. Nell’intervento è compresa la sramatura, la depezzatura della ramaglia, e il
concentramento dei fusti. In entrambi gli interventi il materiale vegetale prelevato verrà
cippato (RVD_06) per essere utilizzato nell’ambito degli interventi recupero della morfologia
dunale.
5.1.1
RVD 04.1 Impianto specie erbacee psammofile
L’intervento è previsto in alcune piccole aree aperte su duna mobile interessate dalla chiusura
dei sentieramenti o dalla realizzazione di sentieri attrezzati con divieto di accesso nelle aree
limitrofe. Gli obiettivi dell’intervento sono:
- Ampliamento della vegetazione psammofila delle dune embrionali mobili
particolarmente scarsa nell’area di Rimigliano.
- Riqualificazione ed ampliamento habitat dunali.
- Promuovere lo sviluppo della vegetazione stabilizzatrice e consolidatrice delle dune.
- Consolidamento morfologico e creazione di habitat maggiormente in grado di resistere
all’erosione costiera ed al disturbo antropico.
L’intervento prevede la realizzazione di 50 celle di impianto quadrangolari all’interno di
schermi di 2x2 m di protezione (dal vento e dal calpestio), per una superficie complessiva di
200 m2. Gli impianti prevedono l’uso di specie erbacee psammofile autoctone, pali di
castagno (d = 10 cm; h = 100 cm), stuoie di canne (dcanne = 2 - 3 cm) legate mediante corde
in fibra naturale, verghe di legno (spessore 1 cm e altezza 3 cm; lunghezza = 2,20 m),
tirafondi in acciaio zincato (6x80 mm), corde di canapa (d = 0,6 cm; portata 50 kg).
Impianto di specie dunali in vaso 10x10x15 cm, propagate da materiale di provenienza
certificata (ecotipi locali). In particolare sono utilizzabili le seguenti specie: Ammophila
36
Ripristino della vegetazione dunale
arenaria, Agropyrum junceum, Sporobolus virginicus, Calystegia soldanella, Pancratium
maritimum, Echinophora spinosa, Eryngium maritimum.
L’intervento prevede la realizzazione di barriere frangivento costituite da schermi quadrati
montati a scacchiera, di 2 m di lato. La struttura portante è realizzata con pali di castagno (h=
100 cm, d = 10 cm), interrati per circa 50 cm, posti ai vertici del quadrato e a distanza di un
metro l’uno dall’altro. Gli schermi sono costituiti da stuoia in canne, tessuta in modo da
risultare semipermeabile al vento, favorendo la deposizione del sedimento, interrata per circa
20 cm e fissata ai pali in legno mediante due verghe, ancorate con tirafondi, e legatura con
corde in canapa. La procedura realizzativa prevede:
1. Posizionamento di pali di castagno ai vertici e a metà di ciascun lato di un quadrato di 2
metri di lato, infissi per una profondità pari a circa 50 cm;
2. scavo di piccolo solco;
3. posizionamento delle stuoie di canne e interramento delle stesse per circa 20 cm;
4. fissaggio della stuoia alle verghe di armatura a circa 10 cm dalla sommità dei pali e
successivamente fissaggio della struttura ai pali mediante tirafondi e legatura con corde;
5. sistemazione e rincalzo della sabbia attorno agli schermi.
La crescita delle specie vegetali psammofile autoctone, con la creazione i tipiche cenosi
vegetali, favorisce:
- i fenomeni deposizionali e di accumulo sedimentario, consentendo
l’autoaccrescimento dei corpi dunari embrionali e di avanduna;
- il ripristino dei naturali rapporti morfodinamici tra avanduna e retroduna;
- il riequilibrio dei rapporti nella seriazione morfo-vegetazionali del campo dunare ed in
particolare tra retrospiaggia, dune primarie e dune secondarie, mediante la
ricostituzione e il ripristino degli habitat;
- la riqualificazione degli habitat dunali ed miglioramento della loro funzionalità
ecologica e paesaggistica.
Foto 4 Impianto specie erbacee psammofile a Marina di Vecchiano: impianto di
Ammophila arenaria (sx) e risultato a 18 mesi (sopra).
37
Ripristino della vegetazione dunale
5.1.2
RVD 04.2 Impianto specie arbustive psammofile
L’intervento verrà realizzato negli ambiti di duna mobile e fissa e retrodunali degradati e
frammentati, nella porzione meridionale dell’area di intervento in loc. Torraccia.
Gli obiettivi dell’intervento sono:
- Riqualificazione ed ampliamento habitat dunali di duna fissa con particolare
riferimento all’habitat prioritario a Juniperus macrocarpa.
- Consolidamento morfologico e creazione di habitat maggiormente in grado di resistere
all’erosione costiera ed al disturbo antropico.
- Arrestare il processo di erosione e scalzamento eolico dei corpi dunali stabilizzati;
- Chiudere i varchi tra la vegetazione connessi con il passaggio pedonale attraverso il
cordone dunale.
- Contenere l’incanalamento del vento tra i varchi e gli spiazzi aperti privi di
vegetazione.
Si tratta di 20 celle di impianto quadrangolari all’interno di schermi di 2x2 m di protezione
(dal vento e dal calpestio), per una superficie complessiva di 80 m2. Gli impianti prevedono
l’uso di specie arbustive autoctone, ecotipi locali, (Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa,
Pistacia lentiscus e Cistus salvifolius). E’ previsto l’impiego di pali di castagno (d = 10 cm; h
= 100 cm), stuoie di canne (dcanne = 2 - 3 cm) legate mediante corde in fibra naturale, verghe
di legno (spessore 1 cm e altezza 3 cm; lunghezza = 2,20 m), tirafondi in acciaio zincato
(6x80 mm), corde di canapa (d = 0,6 cm; portata 50 kg). Piantine di uno e/o due anni allevate
in contenitore (vaso o fitocelle; altezza 15 cm circa) con dichiarazione di origine del seme o
materiale da propagazione di:
• Ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa).
• Lentisco (Pistacia lentiscus).
• Cisto bianco (Cistus salvifolius).
Realizzazione di barriere frangivento come da intervento precedente e messa a dimora di
specie arbustive autoctone allevate in contenitore (vaso o fitocelle) in ragione di 28 piantine
per ogni modulo di 4 m2, aventi età di previa formazione di buca, esclusivamente con mezzi
manuali, di dimensioni doppie rispetto all’apparato radicale delle piantine e una bagnatura con
circa 60 litri di acqua al m2. Le piante all’interno dello schermo di protezione saranno disposte
come illustrato in figura: a) Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, b) Pistacia lentiscus, c)
Cistus salvifolius. La crescita delle specie vegetali psammofile autoctone, con la creazione i
tipiche cenosi vegetali, favorisce:
- il rallentamento del processo di destabilizzazione degli ambiti dunali e della
dispersione sedimentaria verso il settore interno;
- - la ricostituzione delle dune secondarie e del settore di cresta là dove si riconoscano
fenomeni erosivi indotti dal calpestio;
38
Ripristino della vegetazione dunale
-
la riduzione della frammentazione vegetazionale delle dune stabilizzate e
dell’immediato retroduna.
- il riequilibrio dei rapporti nella seriazione morfo-vegetazionali del campo dunare ed in
particolare tra retrospiaggia, dune primarie e dune secondarie, mediante la
ricostituzione e il ripristino degli habitat;
- la riqualificazione degli habitat dunali ed miglioramento della loro funzionalità
ecologica e paesaggistica.
Tale intervento è coerente con le dinamiche attuali di spiaggia e non interferisce con la sua
naturale evoluzione.
Foto 5 Impianto specie arbustive per
accellerazione processo di ricolonizzazione
sentiero
dunale
interdetto
(Parco
Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli).
5.1.1
RVD 05 Ampliamento area a vegetazione alofila
Nell’ambito della realizzazione del sentiero attrezzato n.15, caratterizzato da passerella
sopraelevata, è previsto lo spostamento con escavatore della sabbia deposta dalle mareggiate
nel retroduna a ridosso del sistema dunale. Ciò consentirà di rinforzare il sistema dunale
limitrofo e di allargare e migliorare le condizioni edafiche ed ecologiche complessiva
dell’area umida retrodunale caratterizzata da salicornieti e giuncheti. L’intervento consentirà
inoltre di uniredue nuclei distinti di area umida retrodunale ora separati dal modesto rilevato
rappresentato dal sentiero di accesso alla spiaggia. L’area umida sarà quindi attraversata, da
est a ovest, dalla nuova passarella sopraelevata.
39
Razionalizzazione della fruizione
6.
RAZIONALIZZAZIONE DELLA FRUIZIONE
6.1.1
FRU 01 Accesso da attrezzare
La presenza di sentieri di accesso all’arenile, e di sentieramenti diffusi, rappresenta una via
privilegiata dell’erosione eolica ed un elemento di disturbo ed alterazione dell’ecosistema
dunale. Attualmente il tratto di costa in oggetto presenta 198 interruzioni del fronte dunale
corrispondenti a sentieri principali, secondari o a sentieramenti diffusi.
In particolare 10 di questi sono costituiti da sentieri attrezzati di attraversamento del sistema
dunale. Tali sentieri, attrezzati dalla Parchi Val di Cornia Spa, presentano pannelli informativi
di accesso, servizi per i turisti e strutture idonee per l’accesso ai diversamente abili, sono
Foto 7 Sentiero da dismettere in Loc. Torraccia in
prossimità del nuovo sentiero attrezzato n.14.
Foto 6 Sentiero attrezzato esistente
n.4 con passerella in legno
(modello proposto per attrezzare
gli altri accessi).
individuati da apposita numerazione e collegano
direttamente l’arenile alla strada della Principessa.
Le restanti 190 aperture principali nel fronte dunale rappresentano il punto di accesso
all’arenile di sentieri secondari che non si collegano direttamente alla strada della Principessa
ma che confluiscono nei 10 sentieri attrezzati, nella strada sterrata interna al parco di
Rimigliano o che si perdono progressivamente all’interno della macchia o nel sottobosco delle
leccete e pinete.
Il progetto prevede quindi il mantenimento dei 10 sentieri attrezzati esistenti, ben conosciuti
ed ampiamente fruiti dai visitatori dell’area, a cui si aggiugeranno altri 6 sentieri di
collegamento arenile-strada della Principessa da attrezzare e numerare, per un totale di 16
sentieri. La numerazione sarà progressiva da nord a sud, dal n.1 al n.16.
Verranno inoltre mantenuti ed attrezzati, ma non numerati, altri 10 sentieri minori di accesso
all’arenile che collegano l’arenile stesso alla strada sterrata interna al Parco di Rimigliano.
40
Razionalizzazione della fruizione
Complessivamente sul fronte dunale saranno quindi presenti 26 accessi all’arenile in
corrispondenza dei quali gli interventi di ingegneria naturalistica si interromperanno.
I rimanenti 171 accessi all’arenile, corrispondenti a sentieri secondari di accesso alla strada
sterrata interna al parco e a sentieri che si perdono nella vegetazione dunale, saranno dismessi
e chiusi su entrambi gli accessi.
Per i 26 accessi all’arenile è prevista la sistemazione della via di accesso pedonale all’arenile
mediante la realizzazione e posa in opera di 3 frangivento, ciscuna di 3 metri di lunghezza e
1.8 metri di altezza fuori terra, due delle quali disposte ai lati dell’imbocco del sentiero in
senso parallelo alla linea di costa e la terza disposta centralmente a chiudere l’imbocco a 1.5
metri di distanza così da permettere il passaggio dei pedoni. Ogni fascinata è realizzata con 3
sostegni di castagno (diametro di 10 cm) distanziati 1,5 metro e da 6 pali di castagno
(diametro di 8 cm) ciascuno di lugnhezza di 3 metri posizionati a coppia con viti autofilettanti
in file orizzontali a creare un armatura adatta racchiudere fasci intrecciati di erica del diametro
di 25-50 mm e lunghezze a correre non inferiori a 1.5 m, tenuti assieme con filo di ferro
zincato e legate all’armatura. L’accesso è dotato di camminamento attrezzato costituito da una
pedana/passerella in legno appoggiata al suolo (largh. media utile 1,20 m) di lunghezza in
media di circa 20 metri disposto secondo l’andamento morfologico del tracciato esistente che
in prossimità dell’imbocco all’arenile si adatta al profilo naturale della duna. Tale
camminamento è costituito da listoni piallati e smussati in legno lamellare di larice o pino
nordico pretrattati in autoclave (tavole spessore 4.5 cm; larghezza 14.5 cm; lunghezza in
opera 125 cm e lunghezza di produzione 500 cm.) fissate traversalmente con viti autofilettanti
sopra listoni di pari misura posti in opera interrati di taglio. I bordi della pedana sono rifiniti
con mezzi pali di stesso legname, diametro 10 cm posti longitudinalmente e fissati con viti
autofilettanti sopra il piano di caplestio. L’assemblamento e la posa in opera come da disegni
esecutivi. La posa al suolo da eseguire previo livellamento del terreno naturale in sito e
successiva compattazione con miniescavatore dotato di pala apripista frontale.
Per 14 dei 26 sentieri l’accesso all’arenile è attrezzato anche con staccionata a delimitare il
camminamento. Si tratta di staccionata in legno con tondelli torniti e trattati in autoclave,
impregnati a pressione con piantoni ad interassi di m 1,50 - 2,00 con altezza di m 1,00 - 1,20
fuori terra e del diametro di cm 12 - 15. I traversi in numero di due saranno posti
orizzontalmente e fissati con barre filettate o tiraffondi metallici, compreso ogni altro onere ed
accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte secondo le indicazioni della D.L. La
lunghezza della staccionata è in media di 20 metri per lato, da eseguire su entrambi i lati del
sentiero.
Nell’ambito dei sentieri attrezzati sono stati individuati due tratti, uno di circa 40 metri e
l’altro di circa 15 metri, in attraversamento di aree umide da riqualificare con passerella
sopraelevata. Si tratta di passerella pedonale rialzata in legno di larice o pino nordico e
legname protetto con il trattamento di impregnazione in autoclave. La passerella sarà
41
Razionalizzazione della fruizione
realizzata sollevata mediamente rispetto alla quota dell terreno di 20–30 cm fino al max di 50
cm. La larghezza sarà di 150 cm. La passerella sarà formata da moduli di 2,00 m di
lunghezza, secondo i disegni di progetto e le indicazioni della DL. La passerella sarà costituita
da tavolato di calpestio, 4,5x24x150 cm, piallato nella parte a vista; travatura principale
accoppiata in legno di castagno 4,5x20x178 cm; fissata con bullonatura in acciaio inox su
montanti di castagno delle dimensioni di 12x10x250 (infissi nella sabbia o nel terra ad una
distanza di 200 cm per una profondità nel suolo di almeno cm 100); travatura secondaria in
legno di castagno 8x12x200 cm. La passerella è inoltre dotata di corrimano in castagno
formata da mezzo palo di castagno di diametro di 15 cm. Tutte le parti lignee dovranno essere
trattate con soluzione ai sali di boro e la mordenzatura e protezione con vernici ecologiche, e
quanto altro necessario a rendere l'opera finita e realizzata a regola d'arte.
Per un ulteriore sentiero attrezzato situato in corrispondenza della Loc. La Torraccia è
prevista la realizzazione di passerella pedonale rialzata di circa 70 metri lineari in legno di
larice o pino nordico e legname protetto con il trattamento di impregnazione in autoclave. La
passerella sarà realizzata sollevata mediamente rispetto alla quota della sabbia di 20–30 cm
fino al max di 50 cm della larghezza di cm.150, formata di moduli di m.2,00 di lunghezza,
secondo i disegni di progetto e le indicazioni della DL. La passerella sarà costituita da
tavolato di calpestio, 4,5x24x150 cm, piallato nella parte a vista; travatura principale
accoppiata in legno di castagno 4,5x24x178 cm; fissata con bullonatura in acciaio inox su
montanti di castagno delle dimensioni di 15x20 e lunghezza variabile da 200 a 400 cm (infissi
nella sabbia o nel terra ad una distanza di 200 cm per una profondità nel suolo di almeno cm
100); travatura secondaria in legno di castagno 8x12x200 cm. In corrispondenza del primo
tratto adiacente la strada provinciale è prevista una terrazza ad invito della passerella sempre
con le medesime caratteristiche costruttive della dimensione di 14 metri quadrati. Sarà inoltre
presente per tutta la lunghezza della passerella una fascia in legno di castagno 3x20x400 cm,
un corrimano (mezzopalo di castagno 15x200 cm) e una fascia di sostegno orizzontale alla
staccionata di protezione di 13x12x400 cm. Tutte le parti lignee dovranno essere trattate con
soluzione ai sali di boro e la mordenzatura e protezione con vernici ecologiche, e quanto altro
necessario a rendere l'opera finita e realizzata a regola d'arte.
L’intervento, in definitiva, combina il necessario controllo degli accessi con elementi
informativi/formativi e con protezioni dall’erosione. I fruitori, in presenza di un accesso
strutturato favoriranno l’utilizzo di questo elemento rispetto al passaggio in zone esterne,
anche in virtù dell’informazione fornita dai pannelli informativi. La barriera all’ingresso
dell’arenile, oltre alla funzionalità di protezione dal vento (in particolare mediante le due
superfici parallele sfalzate), rappresenta un ingresso ben definito e visibile che inibisce
l’utilizzo di altri accessi sviluppatisi spontaneamente.
42
Razionalizzazione della fruizione
Foto 8 Foto ed elaborati grafici delle passarelle in legno, con o senza staccionate, da
realizzare lungo gli accessi attrezzati. Esempi di strutture realizzate nel Parco Regionale
Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli (Perfetti, 2010).
43
Razionalizzazione della fruizione
6.1.2
FRU 02 Viabilità da chiudere
Chiusura delle interruzioni del profilo longitudinale della duna (causate dal calpestio ed
ampliate dall’erosione eolica), tale da impedire l’accesso ai sentieri oggetto di dismissione,
mediante la posa in opera sul lato interno di una staccionata in legno di larice o castagno
scortecciato, avente il diametro dei piantoni di cm 12-15 posizionati ad interasse di m 1,502,00 ed un'altezza di m 1,00-1,20 fuori terra con trattamento imputrescibile della parte
interrata, compreso ogni altro onere ed accessorio per dare l'opera compiuta a regola d'arte
secondo le indicazioni della D.L. La lunghezza della staccionata è in media di 3 metri per
ogni accesso da chiudere.
La chiusura degli accessi all’arenile verrà accelerata dalla deposizione del materiale organico
spiaggiato, in particolare posidonia, derivante dalle pulizie degli arenili situati a nord del C.
Cavalleggeri. Tale deposizione avverrà solo in corrispondenza delle aperture nel sistema
dunale, senza interessare le formazioni vegetali esistenti e con una unica deposizione da non
ripetersi negli anni successivi. In aggiunta o parziale alternativa al suddetto modello
realizzativo possono essere utilizzati anche tronchi e materiale vegetale legnoso di varia
pezzatura, purché opportunatamente sagomato a misura, recuperato direttamente in loco.
Si tratta complessivamente di 171 aperture da chiudere di cui 95 corrispondenti a sentieri
secondari.
6.1.3
FRU 04 Realizzazione di staccionata
Oltre alle staccionate previste lungo i camminamenti attrezzati il progetto ha individuato la
necessità di ulteriori 180 m di staccionate a delimitare aree di interesse conservazionistico o
l’accesso a sentieri dismessi.
Un tratto di staccionata è stato previsto a delimitare il lato interno di un importante biotopo
dunale lungo la strada sterrata esitente compresa tra i nuovi sentieri attrezzati 11 e 12. Tale
staccionata è finalizzata ad impedire l’accesso a 4 sentieri esistenti che attualmente
attraversano una delle rare aree aperte in zona retrodunale, con vegetazione psammofila e
giuncheti.
Un ulteriore breve tratto di staccionata è previsto in corrispondenza del nuovo sentiero
attrezzato sopraelevato in loc. Torraccia (n.15) a protezione dall’asse stradale e a chiudura di
un accesso esistente. Per la descrizione dell’opera si rimanda a quanto indicato per
l’intervento FRU 01.
44
Razionalizzazione della fruizione
6.1.4
FRU 05/06 Realizzazione e collocazione pannelli di divieto / informativo /
didattico
Di frequente i danni antropici agli ambienti dunali sono riconducibili a una cattiva fruizione
causata da una scarsa conoscenza del valore e della vulnerabilità degli ecosistemi dunali.
L’informazione ai fruitori risulta quindi un intervento di utilità pari agli interventi attivi di
difesa.
A questo scopo, il progetto prevede, quindi, di installare pannelli didattici per uso esterno in
legno trattato (70x100 cm), in particolare di 3 tipi:
•
•
•
descrittivo degli ambienti di duna e retroduna, degli habitat e delle specie di flora e di
fauna, delle emergenze e degli elementi di criticità;
descrittivo degli interventi di riqualificazione realizzati nell’area: tecniche di ingegneria
naturalistica utilizzate, piantumazione di specie psammofile, realizzazione sentieri
attrezzati, ecc.
mappa d’insieme del territorio di Rimigliano con indicazione della sentieristica
attrezzata, copn relativa numerazione, servizi, parcheggi e norme comportamentali da
rispettare.
E’ prevista la realizzazione e installazione di 8 nuove bacheche di dimensioni 100 x 120 cm,
ed il riutilizzo delle bacheche esistenti.
Le bacheche saranno realizzate in legno di castagno con 2 montanti di 300 cm e diametro 14
cm infissi nel terreno per 1 metro e distanziati tra loro120 cm. La struttura deve essere dotata
di tettuccio comprente a doppia falda, di cornice in legno di castagno o larice o pino nordico e
pannello su cui dovrà essere apposto il pannello in forex. Tutte le parti in legno devono essere
trattate con impregnante protettivo da esterno, tossico, di colore neutro, del tipo all’acqua.
Sono inoltre previsti 150 pannelli di divieto di accesso (30x30 cm) da localizzare in punti
strategici per una efficace riduzione del sentieramento su duna, in particolare per indicare il
divieto di accesso dal lato interno e dal lato mare.
Le bacheche 30x30 xm saranno realizzate in legno di castagno con 1 montante di 250 cm e
diametro 12 cm infisso nel terreno per 1 metro. La struttura deve essere dotata di cornice in
legno di castagno o larice o pino nordico e pannello su cui dovrà essere apposto il pannello in
forex. Tutte le parti in legno devono essere trattate con impregnante protettivo da esterno,
tossico, di colore neutro, del tipo all’acqua.
L’ideazione, la progettazione grafica ed i testi dovranno essere coerenti con gli obiettivi di cui
sopra. La parte testuale dovrà prevedere una sintesi in lingua inglese.
45
Razionalizzazione della fruizione
E’ prevista la posa in opera dei cartelli su supporto resistente tipo Forex per i tipi di cartelli
previsti. Compreso viti di fissaggio e quant'altro ncessario a rendere il lavoro finito e
realizzato a regola d'arte.
Foto 9 Mantenimento e completamento
strutture per la fruizione secondo modelli
esistenti. In particolare modello di
pannello informativo e divulgativo
realizzato da Parchi Val di Cornia Spa.
46
Indicazioni relative all’accessibilità e alla manutenzione
7.
INDICAZIONI RELATIVE
MANUTENZIONE
ALL'ACCESSIBILITÀ
E
ALLA
L’arenile risulta accessibile dall’entroterra mediante un sistema di accessi, anche carrabili, che
si prevede di ridurre. Sarà comunque mantenuto un numero adeguato di ingressi per i mezzi
meccanici di gestione dell’arenile e per la sicurezza.
Le zone oggetto di intervento di ripristino della morfologia dunale saranno intercluse alla
fruizione e la manutenzione dovrà essere attuata con modalità tale da minimizzare il transito
soprattutto di mezzi meccanici, al fine di favorire lo sviluppo della vegetazione.
Una particolarità dell’intervento è rappresentata dal fatto che alcune zone saranno deputate
alla deposizione della posidonia spiaggiata negli anni successivi alla fine dei lavori con
finalità di incremento dell’efficacia dell’intervento.
Per quanto riguarda le opere di riqualificazione della vegetazione, l’efficacia dei tagli dovrà
essere verificata negli anni successivi all’intervento, attuando ulteriori interventi di controllo
arboreo qualora necessario.
Le opere di fruizione potranno essere oggetto di usura differente in funzione dell’utilizzo a cui
saranno sottoposte. Gli aspetti principali da controllare sono la sicurezza e l’integrità
soprattutto nei confronti di eventuali rischi per i fruitori e la verifica della continuità delle
recinzioni per evitare il transito in zone non deputate con conseguente rischio di
danneggiamento della duna e della sua vegetazione. Rispetto a quest’ultimo aspetto il
monitoraggio da attuarsi post intervento dovrà verificare il successo degli interventi di
razionalizazione del carico turistico, con particolare riferimento al non utilizzo dei sentieri
dismessi e alla eventuale formazione di nuovi sentieramenti di accesso all’arenile.
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