1840 - Sant`Anna Home Page
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Suor Maria Grazia Traverso – Suor Maria Domenica Fagnola “LA NOSTRA STORIA” SUORE DELLA CARITÀ DELLA PROVINCIA del “PIEMONTE” n.5 TENDA (FRANCIA) OSPEDALE SANT’ANDREA VERCELLI OSPEDALE SANT’ANDREA VERCELLI ISTITUTO “S. VINCENZO”TORTONA (AL) LA CARITÀ si diffonde in unaVARIETÀ di OPERE 1840/1846 BASILICA SANT’ANDREA VERCELLI PONT S. MARTIN (AO) SAVIGLIANO (CN) ISTITUTO “S. VINCENZO”TORTONA (AL) 1° maggio 1840 - L’OSPEDALE CIVILE “S. LUIGI” di ASTI (allora Provincia di Torino). Questo nosocomio accoglie le Suore di Carità il 1° maggio 1840. Una lettera dell’Intendenza d’Asti avente per oggetto: Introduzione delle Suore religiose nell’Ospedale degli Infermi d’Asti, datata 27 dicembre 1839 e indirizzata a S. E. il Primo Segretario di Stato per gli Affari dell’Interno recita testualmente: “Eccitata la Civica Amministrazione d’Asti come Direttrice dell’Ospedale degli Infermi di questa Città ad occuparsi dei mezzi occorrenti onde introdurre in esso stabilimento un migliore e più OSPEDALE CIVILE DI ASTI – FOTO D’EPOCA – 1880 economico governo a norma delle disposizioni da V.E. all’uopo impartite coll’ossequiata lettera dei 13 agosto scorso, l’anzidetta Amministrazione è entrata in senso che all’oggetto di assicurare in modo costante ed uniforme il servi:io dei poveri infermi e la maggiore economia nelle spese di manutenzione, gli è mestieri di chiamarvi le religiose Suore di Carità come appropriate al suddivisato scopo. La presa deliberazione andò soggetta alla divergenza d’opinione d’un solo membro del Civico Consiglio il quale ha manifestato un sentimento affatto contrario agli altri. Ammessa la buona fede e considerato che è difficile adeguarsi ai cambiamenti, le posizioni sono evidentemente contrarie alla sussistenza dei fatti ed inefficaci per distruggere l’effetto d’una deliberazione presa con applauso di tutti i buoni ed in forza … degli universali lamenti che ovunque e da ogni ceto di persone si sentivano sia pei maltrattamenti che nell’ospedale si usavano verso gli infermi, sia per la mala amministrazione che vi regnava: non è necessario soffermarsi troppo sul già noto dal momento che Monsignore Vescovo … l’accerterà per anco che a tanto giunge la disattenzione delle persone cui è attualmente affidato tale servizio che gli infermi tal fìata vi lasciarono i loro giorni senza che vi ricevessero gli ultimi conforti di nostra Santa Religione... Una tabella dimostrativa che mi riserbo di far compilare sullo stato della biancheria esistente in detto Stabilimento col confronto dell’ingenti somme che si sono spese nell’ultimo scorso decennio, altra simile sulla legna consumatovi, ed una terza sulle spese giornaliere, porrà, spero, in chiara luce lo spreco fatto e la sufficienza di mezzi sui quali si potrà abbondantemente contare per 1’adottamento del nuovo governo. La sola soggezione di dover sottoporre alla revisione della Commissione Provinciale dei Conti l’annuale rendiconto dell’istituto ha fruttato nel 1838 un’economia di £.. 8/m ( Otto mila ) e più, senza far caso delle tante spese portate sui residui perché evidentemente irregolari; col nuovo sistema potrà dunque temersi di non avere risparmi sufficienti per corrispondere la tenue retribuzione alle Suore di Carità ? Nel bilancio pel 1840 havvi (sic) un fondo di risparmio di £. 1.717 ivi comprese le modificazioni introdotte da codesto Ministro, e meglio della somma di £. 2.100 mercè le maggiori entrate portate nel ruolo delle rendite. … attenderò di conoscere insieme alla Superiora la di lei approvazione, le convenienti direzioni che Ella nell’alta sua saviezza stimerà d’impartirmi in proposito, viste le quali potranno tostamente iniziarsi le necessarie pratiche colla Superiora delle anzidette Suore, e procedersi ad una straordinaria ricognizione di tutte le spese occorrenti per l’utilissima e desiata riforma” 1 Segue risposta da parte del Signor Intendente di Asti il 3 gennaio 1840 che considera lodevole “il divisamento cui è addivenuta la Civica Amministrazione di Asti di affidare l’interno maneggio dello Spedale degl’Infermi alle Suore di Carità ed io non posso che altamente commendarlo … Le ritorno pertanto l’atto di Consegna concernente questa bisogna che ella si compiacerà trasmettere insieme colla riverita sua lettera del 27 dell’ultimo scorso mese, altro non restando ad aggiungere pel cangiamento di quanto vi è stabilito di entrare in trattativa colla Superiora delle Suore di Carità per ottenere i soggetti che sono necessari all’Istituto” 2. “L’Ordinato del ventitré novembre u. s. n. 34 con cui questa amministrazione determinava di chiamare; ad impiegare in questo ospedale tre religiose della Congregazione delle Sorelle della Carità di Vercelli … intendente del 6 cadente mese donde rilevasi essere stato dalla Reggia Segreteria di stato per gli Affari Esteri non solamente approvato ma eziandio commendato il suddetto divisamento.” 3 Nel 1865 le suore presenti nell’Ospedale sono cinque. Il 23 giugno del 1946 un pieghevole testimonia i festeggiamenti in ricordo del 1° Centenario di venuta e permanenza delle Suore di S. Giovanna Antida Thouret all’Ospedale Civile di Asti. “L’Ospedale a distanza ormai di un secolo ha raggiunto il suo pieno sviluppo non solo nell’ampliamento dei locali, ma nell’applicazione dei ritrovati della scienza. Le sedici suore qui applicate erano in ottimi rapporti con le Autorità civili ed ecclesiastiche … Il periodo bellico (‘40 ‘45) non ostacolava il funzionamento dell’opera, anzi essa richiedeva maggior assistenza perché grande era il numero dei feriti che vi venivano accolti. Le incursioni non recavano gravi danni, ma vi era penuria di viveri. Con gli aiuti internazionali si riuscì a superare anche questa difficoltà”.4 “Nel dopoguerra si sono rimessi gradatamente in efficienza i locali con mezzi propri dell’Ente. Le suore in attività, godevano sempre l’apprezzamento delle Autorità religiose e civili e si prodigavano, con vero spirito di carità, a sollievo dei sofferenti, seguendo l’esempio di quelle che le avevano precedute. Nel 1959 una grave disgrazia gettò nella costernazione tutto l’Ospedale. La mattina del 22 agosto, suor Delfina Magni che era stata Sorella servente nel 1917, era intenta, come di consueto, alla cucina dell’Ospedale quando, non si sa come, venne investita dal fuoco sprigionatosi da un fornello. Benché soccorsa prontamente non si poté evitare la morte. Le fiamme, investendola in pieno, le bruciarono repentinamente viso e torace. Con virtù sorprendente, la suora sostenne lo spasimo delle scottature e trovò la forza di incoraggiare i parenti, accorsi al suo capezzale, i quali non potevano rassegnarsi a tanto dolore. Conservò lucidità di mente fino ad un’ora prima del suo trapasso, che fu veramente invidiabile. L’esempio di fortezza, nel sopportare le atroci sofferenze, lasciò di essa un imperituro ricordo. Passarono gli anni, incominciò la crisi di vocazioni, per cui non si potevano più sostituire le Suore che venivano meno per età e per salute. 1 AST – SEZ. I OPERE PIE mazzo ult. add. N. 15 - fotocopia ACPV . COMUNITA’ SOPPRESSE - A 11 OSPEDALE di ASTI 2 AST – SEZ. I OPERE PIE mazzo ult. add. N. 15 - fotocopia ACPV . COMUNITA’ SOPPRESSE - A 11 OSPEDALE di ASTI 3 ACPV . COMUNITA’ SOPPRESSE - A 11 OSPEDALE di ASTI – MANOSCRITTO per copia conforme Moriondo Segretario 4 ACPV . COMUNITA’ SOPPRESSE - A 11 OSPEDALE di ASTI - sintesi cenni sulla comunità Anche l’Amministrazione richiese i locali occupati dalle suore per adibirli ad ambulatori o camere per i malati. La comunità, costituita solo più da 5 Suore: Suor Tommasina Grassi Superiora, Suor M. Zaveria Costamagna, Suor Costantina Cuni, Suor Stanislaa Perlo, Suor M. Luisa Ferrero, si é trasferita dall’interno dell’Ospedale nell’alloggio di via Alessandro Volta nel gennaio 1976: comincia così una nuova vita. E’ stato un cambiamento molto positivo: si é creato nella piccola comunità un ambiente più sereno, più intimo, più famigliare, anche se questa nuova sistemazione ha presentato delle difficoltà come la lontananza dal posto di lavoro, dalla chiesa e dal centro, per le Suore non più giovanissime. Ha dato loro però la possibilità di visitare a aiutare persone anziane e sole, facendo iniezioni. Due Suore furono inserite come lavoro in Ospedale, con un rapporto simile alle altre colleghe; una svolgeva la sua opera in un ambulatorio ortopedico, l’altra in un reparto di medicina generale, entrambe con qualifica di Infermiera generica. Nell’ambiente erano benvolute, accettate ed apprezzate, anche perché cercavano di essere delle vere suore, dando con gioia qualcosa in più dell’altro personale. Le Suore, prima del nuovo inquadramento, svolgevano mansioni di Capo-sala e perciò questo mutamento di qualifica e di mansioni, l’hanno pagato un po’ di persona …” 1e certamente l’hanno sofferto. Nel 1990 (nel 19912), la comunità sfrattata, trasloca in Via Prandone 2 e continua la sua missione con quattro componenti: suor Costantina Cuni Superiora, suor Ermanna Bellino, suor Stanislaa Perla ormai pensionate fanno piccoli servizi a titolo di volontariato, suor M. Luisa Ferrero, vinto il concorso pubblico, svolge il suo servizio presso il Dipartimento Psichiatrico negli ambulatori e sul territorio.” 3 Un capitolo importante è scritto da queste Suore nell’Astigiano a sollievo e conforto di tante infermità e solitudini, si tratta di una presenza umile, discreta accanto a chi, credente o no, ha incontrato il sorriso di Dio che ha caratterizzato queste donne il cui solo obiettivo era servire Gesù Cristo e servire i poveri. Bella la loro testimonianza di fraternità. La proposta di soppressione, con riferimento alla seduta di Consiglio del 9 novembre 1999 con ipotesi di chiusura è prevista per la fine di gennaio 2000 anche se in realtà il carteggio con la Madre Generale Marie Antoine Henriot la rimanda alla fine di marzo dello stesso anno. 21 ottobre 1840 VOGHERA: LE SCUOLE di BENEFICENZA ANNESSE ALL’OSPEDALE “L’anno del Signore milleottocentoquaranta, questo giorno di lunedì diciannove del mese di ottobre in Voghera … si convoca il Consiglio di Amministrazione presieduto dal Presidente e si comunica che con atto di seduta del giorno sette corrente mese i prelodati Signori Presidente e Vice Presidente sarebbero stati dall’Amministrazione deputati a promuovere i necessari incombenti perché la Signora Superiora Generale, o Provinciale delle Suore di Carità sotto la Protezione di S. Vincenzo de Paoli delle sorelle di carità di Besançon, o Suore Bigie, all’oggetto di ottenere un numero sufficiente delle medesime per affidar loro non solo il regime interno – economico e personale dell’Ospedale ma si enziandio la direzione e lo insegnamento a darsi alle povere fanciulle della città nella scuola gratuita per esse instabilita in sostituzione delle Suore della 1 ACPV . COMUNITA’ SOPPRESSE - A 11 OSPEDALE di ASTI ACPV . COMUNITA’ SOPPRESSE - A 11 OSPEDALE di ASTI contratto di locazione 1° gennaio 1991 – nel 1989 risultano residenti in Via Falletti, n. 7 3 ACPV . COMUNITA’ SOPPRESSE - A 11 OSPEDALE di ASTI - sintesi cenni sulla comunità 2 Divina Provvidenza … erette in Torino dal Signor Cavalier Canonico Don Giuseppe Cottolengo, le quali avrebbero volontariamente rinunziato ad un tale esercizio ( erano rimaste cinque anni) … La Signora Suora Cecilia Guinard … Superiora Provinciale … provvederà l’Ospedale dei Poveri della città di Voghera e l’Opera pia di Beneficenza al medesimo unita di numero sei suore” 1 quattro per l’Ospedale e due per la scuola che abbiano attitudine all’ammaestramento delle fanciulle. Segue la parte riferita all’Ospedale di 12 articoli. E’ firmata in calce dopo gli altri amministratori da: Pietro Muzio - Suor Cécile Guinard Iniziava un nuovo cammino della carità in quel di Voghera; le scuole di beneficenza erano iniziate nel 1835, in seguito ad una proposta al Consiglio Comunale e in adunanza Consigliare veniva accettato il 23 aprile 1835 di dare un sussidio di £. 500. Siccome il Governo provvedeva solo maestri per i fanciulli, la parte femminile era trascurata anche dai genitori che lasciavano le bambine alla questua. Con Decreto 2 maggio 1835 le Suore della Carità si inseriscono in un contesto già organizzato. Nel 1844 viene chiesta un’altra suora per la scuola “la cui occupazione fosse l’ammaestrare … Nel rassegnare … questa pratica … posso astenermi di caldamente raccomandarla … non solo per il sommo bene di questa istituzione … ma ancora … per curare l’educazione di quel sesso che per natura è destinato a reggere i primi passi dell’uomo, ed ispirare negli animi ancor teneri i primi semi del religioso e sociale vivere” 2 Il 20 maggio 1859 si ha la famosa battaglia di Montebello a cui seguono Palestro ( 30 maggio) e Magenta (4 giugno) e S. Martino e Solferino la cui conclusione è l’Armistizio di Villafranca con Napoleone. I Piemontesi furono delusi per il cambio tra la Lombardia e Nizza e Savoia da cedere a Napoleone. Appunto nell’Ospedale da campo, a Montebello, una Suora della Carità Suor Gaudenzia Toné (Martina nata a Valduggia (VC il 21 febbraio 1840 entrata al “Monastero S. Margherita” di Vercelli il 5 febbraio 1857 mancata a Voghera - Ospedale il 28 giugno 1907),3 darà prova di una tale dedizione in favore dei feriti da meritare onorificenze impensabili. Nell’anno 1906 le alunne sono complessivamente 195 (65 per 1° classe; 70 per la 2° classe e 60 per la 3 ° classe), diminuiscono leggermente nel 1907 ( 186) e aumentano nel 1908 (215). I numeri pongono un certo problema per l’insegnamento e la disciplina. Nei mesi di vacanza le Suore insegnanti aiutano le altre in Ospedale. Gli esami non hanno effetto legale. Di loro si dirà: “sconosciute al mondo, acqua trasparente e feconda, senza appariscenza, nell’operosità recondita di buone azioni fatte sotto lo sguardo di Dio”. Suor Maria Giustina Sordello (era nata a Costigliole di Saluzzo (CN) il 21 marzo 1850 e morì a Voghera il 24 novembre 1923) aveva sedici anni, quando rispose alla chiamata di Dio e a diciotto, conseguito il diploma di maestra di grado superiore, era già impegnata nelle Scuole di beneficenza annesse all’ospedale di Voghera dove per molti anni svolse un programma educativo di rara fecondità. Le figlie del popolo diventate madri a loro vo1ta non dimenticavano le lezioni di bontà, di sacrificio e di pazienza ricevute come viatico alla vita e alla fede. Cinquantatre anni di vita oscura, intessuta di lavoro e di preghiera sono pure qualche cosa! L’altruismo e la filantropia 1 ACPV . COMUNITA’ SOPPRESSE - A 11 OSPEDALE di ASTI – CARTELLA V. 10 - VOGHERA manoscritto Convenzione 19 ottobre 1840 2 ACPV . COMUNITA’ SOPPRESSE - A 11 OSPEDALE di ASTI – fotocopia originale – AST – OPERE PIE N. 13 3 VECCHI REGISTRI 1822 – CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 – e n.3 27 - ARMADIO PROVINCIA di TORINO - sorelle defunte 1903/2002 – laica al confronto non sono che fumo … Sr Giustina, … oscura eroina del Cristianesimo ci deve ancora insegnare come infatti ci insegna, che è soltanto alla scuola di sacrificio della religione di Cristo,… che si possono compiere azioni che ridondano sempre a vantaggio della civiltà”. 1 Così lo scrittore Franco Berra. Le scuole, molto frequentate, vengono soppresse nel 1911 dalla stessa Amministrazione che aveva bisogno dei locali. Nel periodo bellico 1940/1945 il fabbricato viene danneggiato e si dovette sfollare a Godiasco (PV) e a Salice Terme (PV) per un anno. Suor Callista Tosa e Suor Verena Ravanelli ebbero il riconoscimento delle loro fatiche nel 1960 2. Il coraggio delle suore si dimostrò anche nel disastro ferroviario del 30/31 maggio 1962 che fece 64 vittime. Le suore prestarono soccorso ai feriti e assistenza ai moribondi componendo le salme, e raccogliendone le sparse spoglie. Il Presidente della Repubblica A. Segni e l’Onorevole Fanfani parteciparono ed ebbero parole di elogio per l’operato delle Suore, dei medici, degli infermieri e dei volontari. Dal 1975 la legislazione Sanitaria obbligava le Suore al Concorso ed esse furono costrette, nel 1976, su proposta dell’Amministrazione, che aveva bisogno di locali a lasciare la struttura ospedaliera. La sistemazione in alloggio non fu subito facile ma alla fine furono trovati dei locali adatti al numero delle suore. “La comunità diventa polivalente nel 1989 ed il termine del servizio delle Suore in ospedale avviene nel 1992” 3 dopo 150 anni di storia. SUOR GAUDENZIA TONE’:UN LUOGO, UNA STORIA, UNA GUERRA e… UNA SUORA di CARITÀ Chi di noi non ricorda di essersi commosso leggendo le vicende della “Piccola Vedetta Lombarda” narrate da Edmondo De Amicis nel libro “Cuore”, uno dei capolavori della letteratura che ha affascinato intere generazioni e ha ispirato trasposizioni televisive e cinematografiche di grande successo? De Amicis ambienta l’episodio della “Piccola Vedetta Lombarda” durante la seconda guerra di Indipendenza, nel 1859; il 20 maggio si combatte la battaglia di “Montebello” in territorio pavese, non lontano da Voghera(PV). Da una parte sono schierati i Piemontesi di Vittorio Emanuele II alleato con la Francia di Napoleone III e di fronte ci sono gli Austriaci, guidati dall’Imperatore Francesco Giuseppe. L’obiettivo era quello di portare tutto il nord Italia sotto il dominio sardo-piemontese (in realtà, solo la Lombardia passerà ai Savoia!). La storia della Piccola Vedetta la conosciamo tutti: un bambino di dodici anni (faceva il contadino ed era orfano di entrambi i genitori) sale con entusiasmo su un albero altissimo, osserva i movimenti delle truppe austriache e dall’alto della pianta offre informazioni agli ufficiali piemontesi che, però, invitano il ragazzo a scendere, per il rischio di qualche colpo di fucile. Il bambino non vuol sentire ragioni, è troppo importante la sua missione, in questo modo egli può aiutare i nostri soldati a vincere la battaglia. Un proiettile lo centra nel petto; la “piccola Vedetta” cade e muore tra la commozione dei presenti. Rimane un maestoso pioppo che ancora oggi viene indicato come “l’albero della piccola 1 ARCHIVIO COMUNALE di VOGHERA 2 furono fregiate con insegne cavalleresche .Nel 1896 Suor Callista Tosa e nel 1899 Suor Verena Ravanelli giovani suore avevano varcato la soglia dell’Ospedale di Voghera per dedicare la loro vita alla carità. 3 ACPV - CARTELLA BREVE STORIA DELLE COMUNITA’ – ARMADIO EX PROVINCIA di TORINO vedetta lombarda”: due cartelli, ai bordi della strada, lo ricordano ai passanti. La “battaglia di Montebello” causò un vero e proprio bagno di sangue: vi furono più di 1500 tra morti e feriti gravi, ma quello che De Amicis non scrisse a questo proposito, forse perché nessuno era stato in grado di raccontarglielo, fu che in mezzo a quei morti e a quei feriti, in quei giorni tristi, si aggirava un’altra piccola “Vedetta” che non era lombarda ma piemontese, che non era mossa dagli ideali del Risorgimento ma da quelli della Carità. Il suo vestito, una volta bianco, “aveva ormai il colore del sangue dei feriti”: medicava, fasciava, consolava, pregava, chiudeva gli occhi, accompagnando il gesto con una carezza, a chi aveva chiuso gli occhi alla vita terrena. Si chiamava Sr. Gaudenzia Toné: era l’angelo del Bene che si muoveva tra tanto male. A nessuno chiedeva quale fosse la sua patria: alleati o nemici, per lei erano tutti e solo dei ‘fratelli” da aiutare con amore. Con lei lavoravano, nel piccolo ospedale da campo, altre due Suore di Carità distaccate dall’ospedale di Alessandria, lei veniva da quello di Voghera. A battaglia finita, i feriti furono trasportati altrove e lei se ne tornò al suo ospedale. Gli sforzi, le fatiche, la vita “grama” avevano minato il suo fisico ma non il suo spirito. Una “spinite acuta” a poco a poco piegò la sua schiena fino a ridurre di molto la sua statura e la costrinse a muoversi tra le corsie appoggiata ad un bastone. Il suo animo, però, da quella esperienza di crudo dolore, era uscito ingigantito nella carità: Sr. Gaudenzia era per tutti l’incarnazione della bontà. Quarant’anni dopo, quando a Montebello fu eretto un monumento a ricordo di quella Battaglia che era costata un alto prezzo di vite umane, qualcuno si ricordò di una certa Suora che aveva dato il meglio di se stessa per il bene dei feriti... L’Archivio Storico di Voghera conserva un considerevole numero di documenti che parlano di festeggiamenti ufficiali e di riconoscimenti di notevole valore : la “Croce” della Repubblica francese, la “Medaglia d’argento” del Re d’Italia ecc. Nella Cappella mortuaria del Cimitero di Voghera si può ancora ammirare la Corona Bronzea inviata dal Governo Francese in segno di riconoscenza. La nostra Suor Gaudenzia, che non si era stupita del silenzio degli uomini prima, non si stupì del frastuono dopo, invitata a farlo dai Superiori, ringraziò con poche righe limitandosi a dire che aveva fatto solo il suo dovere. Continuò a muoversi tra una corsia e l’altra, finché le sue forze glielo permisero. Poi andò a ricevere il premio in Cielo. Una sua ammiratrice, di lei ha lasciato scritto: “Sr. Gaudenzia era una di quelle onorande e sublimi “Suore grigie” che riassumono la loro vita nella frase semplice ed evangelica detta da una di esse: “Nous somme comme de 1’eau pure, qui coule sans couleur et sans saveur” ma a cui tutti vengono ad attingere perché la Sorgente è inesauribile. Eppure qualcosa in comune con la “Piccola Vedetta Lombarda” la bianca Suora che curava i feriti ce l’aveva, ed era la giovane età: aveva 19 anni! Si chiamava Martina ed era nata a Valduggia (VC) il 21 febbraio 1840, era entrata al “Monastero S. Margherita” di Vercelli il 5 febbraio 1857 e si spense a Voghera(PV) - Ospedale - il 28 giugno 1907. 1840: è registrata l’apertura di SARZANA il 4 aprile con OSPEDALE e SCUOLE , è riportato il nome della Superiora “Suor Carmela Villavecchi fino al 1848” 1 data in cui le Suore lasciano l’opera. 1 VECCHI REGISTRI 1822 – CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 - RUBRICA Nel 1841 si aprono le comunità di: Intra (VERBANIA) ; Arona (NO) l’Ospedale e le Scuole, Borgomanero (NO) l’Ospedale, Saluzzo (CN) l’Asilo. 1° maggio 1841 INTRA (VERBANIA) SCUOLE E ASILO La Superiora provinciale Suor Cecil Guinard invia ben otto Suore di Carità per le Scuola che si aprono a Intra (Verbania) di cui cinque per la scuola “ Suor Marchina Cetti Superiora, Suor Dositea Dupray, Suor Iginia Badini, Suor Luigia Vignati, Suor Amalia Mazzola e tre per l’Asilo: Suor Felicissima Manfredi, Suor Silvia Bandi e Suor Ermanna Briccarelli”1 che vi giungono il 1° maggio. La chiusura avviene nel 1870. 4 novembre 1841 - LE SUORE DI CARITA’ ad ARONA - OSPEDALE “SS. TRINITA” A 150 anni di distanza il giornale locale commemora l’operato delle suore: “Le Suore di S. Giovanna Antida iniziano in Arona la loro attività assistendo i malati nel locale Ospedale. La prima Superiora fu Suor Paolina Martin. Nel 1849 si distinsero particolarmente per le cure amorevoli rivolte ai feriti della battaglia di Novara (1^ guerra di Indipendenza Battaglia di Custoza - Novara)… il 31 maggio 1854 con l’inaugurazione dell’Asilo “Botticelli” le Suore allargarono il campo della loro azione all’educazione dei piccoli”2 già iniziata precedentemente in altro locale. “Correva l’anno 1839 … Arona ebbe un nuovo Parroco Don Giuseppe Lissandrini (1839/1878) e un nuovo Sindaco Luigi Botticelli (1839/1849). Le sinergie di questi due grandi uomini … conversero verso un unico obiettivo: migliorare le condizioni di vita della popolazione … dando primaria importanza a quei valori morali che portano verso il Disegno superiore di Dio” Utilizzando lasciti di Bernardino Moriggia ( già vice Rettore del Borromeo di Pavia), Giuseppe Berrini e Teresa Castelli … dettero vita a numerose iniziative quali asilo, scuole, ospedale … E furono loro a far venire, nel 1840 (sarà il 1841) nella nostra città le Suore … in quel fatidico 1840 in cui l’unico fatto di rilievo fu la piena del lago, cominciò l’avventura delle nostre suore … Nel 1842 l’amministrazione Comunale istituì una scuola elementare affidandone l’insegnamento alle Suore della Carità nella persona della Superiora Suor Paolina Martin (Superiora anche dell’Ospedale).”3 Tutto procede regolarmente, non si hanno troppe notizie dalla corrispondenza ridotta all’osso tra l’Ente e la casa Provinciale. Nel 1916 la Convenzione perdura rinnovata nel tempo e nel 1941, accogliendo le proposte della Superiora Provinciale Suor Raimonda Ferretti, si chiede di portare il numero delle suore a sei. L’Amministrazione“ha determinato di accettare la Convenzione proposta per il servizio delle Suore … che avrà decorrenza dal 1° gennaio … il numero delle Benemerite Suore sarà portato a sei” 4 la positiva risposta non si fa attendere, il 7 novembre 1941 scrive: “mi farò 1 VECCHI REGISTRI 1822 – CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 – REGISTRO 1865. INTRA (VERBANIA) 2 ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE CARTELLA A. 12 - ARONA (NO - Dal GIORNALE “IL SEMPIONE” novembre 1991 “Da 150 ad Arona” – Le Suore di S- Giovanna Antida 3 ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE CARTELLA A. 12 - ARONA (NO) OSPEDALE - FOTOCOPIA - Arona e Suore della carità di S. Giovanna Antida , pag 2 4 ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE CARTELLA A. 12 - ARONA (NO) OSPEDALE - corrispondenza - Ospedale SS Trinità prot. 1012 premura di provvedere una sesta suora. … Mi è giunto assai gradito l’invito a partecipare alla feste di inaugurazione del 9 corrente mese poiché l’avvenuto ampliamento dà al Nosocomio aspetto grandioso e degno della bella cittadina di Arona, prospettando un’era di beneficenza rispondente ai tempi”.1 Qualcosa sta cambiando per le Suore della Carità che sentono l’esigenza di essere più a contatto con i malati e lasciano posti meno diretti come i servizi di portineria e telefono il 15 ottobre 1962 e il servizio in sala Operatoria il 22 ottobre 1965 perché“anche la Chiesa ci invita ad occuparle solo nell’assistenza diretta ai malati”. 2 Il 1° settembre 1970 le suore sono tre e l’Amministrazione lamenta questo calo. Il 27 settembre 1975 si chiede da parte della Superiora Provinciale Suor Adelaide Formenti la possibilità di partecipare al Concorso per l’immissione in ruolo, cosa non concessa subito per questioni di organico. Nel 1983 resta l’inserimento di una sola suora la cui presenza è molto difesa, dall’Amministrazione; il “21 febbraio 1995”3 si chiude il servizio infermieristico presso l’USSL. 13. 6 novembre 1841 - BORGOMANERO (NO) - OSPEDALE In oggetto alla lettera all’Arcivescovo di Vercelli del 29 aprile 1841 inviata dalla R. Intendenza della Divisione di Novara troviamo scritto: “Suore di Carità da introdursi nello spedale di Borgomanero” 4 e continua “l’Amministrazione dell’Ospedale degli Infermi retto in Borgomanero, convinta dell’utile … per l’ammissione delle Suore della Carità, con un convocato del 8 corrente mese, avrebbe deliberato, l’introduzione nel proprio stabilimento di tre delle dette suore da trascegliersi fra quelle della famiglia stabilita in codesta città, una delle quali fosse atta e volesse … assumersi l’incarico della scuola alle povere figlie.”5 e cita quanto in precedenza (il 23 aprile) con analoghi termini aveva detto rivolgendosi al Ministro degli Interni e chiedendo l’autorizzazione a procedere in caso affermativo. La risposta del 26 aprile, ampiamente positiva, sollecita ad introdurre le pratiche rivolgendosi all’Ordinario Diocesano di Vercelli. Viene data ampia facoltà di “fare tutte quelle spese che saranno certamente necessarie per lo stabilimento delle Suore”6 Ha inizio così il lungo cammino di 158 anni di presenza all’Ospedale di Borgomanero, prima all’interno dell’Istituzione, poi il 7 ottobre 1982 unite alla comunità della Scuola Materna “Immacolata” e “con atto deliberativo dato a Borgomanero l’11 aprile 1997 si fa una Convenzione per le funzioni di Sacrestania … firmato Suor Maria Chiara Rogatti Superiora Provinciale Direttore USL 13 Remo Villa” 7 1 ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE CARTELLA A. 12 - ARONA (NO) OSPEDALE - corrispondenza - al signor Geometra Roberto Colombo 2 ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE CARTELLA A. 12 - ARONA (NO) OSPEDALE – corrispondenza – al Direttore Silvio Flamini - Suor Ermengarda Fontana Superiora Provinciale 3 ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE CARTELLA A. 12 - ARONA (NO) OSPEDALE – Quaderno delle relazioni: visite alla comunità 4 ACPV - CARTELLA B 8 – BORGOMANERO (NO) OSPEDALE - copia originale manoscritto – 8 aprile 1841 5 ACPV - CARTELLA B 8 – BORGOMANERO (NO) OSPEDALE - 29 aprile 1841 6 AST SE. 1 – OPERE PIE – mazzo ult. Add. N. 26 7 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE - CARTELLA B 8 – BORGOMANERO (NO) OSPEDALE - Convenzione Come in altri ospedali la legge che concede l’inserimento in ruolo delle Religiose è legata alla persona che termina il suo servizio come tutti gli altri dipendenti e non ha più una sostituzione come prevedeva la Convenzione e quindi: “Il termine del servizio di una religiosa è dovuto ad un motivo burocratico, … era entrata all’ospedale con regolare concorso; era diventata Capo sala … ha raggiunto i sessant’anni è costretta al pensionamento”. 1 Quindi lo stesso giornale in un altro articolo titolato “L’ospedale saluta le suore”, spiega “Dal 1° novembre, dopo 158 anni, all’ospedale Santissima Trinità di Borgomanero, non è in servizio nessuna Suora. … Le Suore dal 1974 vengono assunte negli ospedali attraverso i normali concorsi … sottolinea il dottor Augusto Cavagnino, direttore sanitario del nosocomio di Borgomanero: le suore sono sempre state molto apprezzate, sia per la loro professionalità che per la loro disponibilità. … I mezzi tecnici non sostituiscono certo le Suore, verso le quali va tutta la nostra gratitudine ed a cui purtroppo dobbiamo rinunciare”.2 Un altro trafiletto “non accadeva dal 1841”, con rammarico constata che, “si chiude così un capitolo non solo per l’ospedale di Borgomanero, ma per tutta la città ed il territorio che gravita intorno a Borgomanero”.3 Ogni Suora della Carità che ha operato in questi 158 anni meriterebbe degna menzione, per aver offerto nel quotidiano immediato soccorso in tante difficoltà ed in umili o professionalizzati servizi, ma purtroppo, neppure siamo in grado di sapere, con esattezza, il numero delle Suore, sappiamo però che, il segno della carità, è rimasto, a gloria di Dio e per il Bene di molti. 9 luglio 1841 - SALUZZO (CN) ASILO INFANTILE “REGINA MARGHERITA” Una “ Relazione storica” - datata Saluzzo 18 maggio 1872 – ci fornisce notizie importanti: “Già da molti anni colti cittadini di Saluzzo tenevano l’occhio all’ognor crescente numero di bimbi lasciati negletti dai loro genitori nelle pubbliche vie della Città ed esposti a continui pericoli, riflettendo con dispiacere sulla imperdonabile trascuratezza delle famiglie e sulla mancanza di educazione e di istruzione adatte a quella tenera età: questo fece nascere in molti la felice idea di impiantare anche in Saluzzo un Asilo Infantile, come alcuni esistevano già in altre Città. Volgeva in allora l’anno 1840. La proposta di erigere un tale Stabilimento incontrò favore presso tutti i cittadini ben pensanti, parimenti presero interessamento le autorità Amministrative ed Ecclesiastiche in specie il Vescovo di allora Mons. Antonio Gianotti” 4 Lo scopo educativo rivolto alle classi povere era un modo per aiutarle a migliorare la loro condizione. Trovato lo stabile, formato il Consiglio di Amministrazione presieduto dal Vescovo, si nominarono 12 Visitatrici il cui compito consisteva nel sorvegliare che tutto procedesse regolarmente all’Asilo. Il Vescovo avendo avuto già modo di conoscere le Suore della Carità si rivolse a Suor Cecilia Guinard, Superiora Provinciale per chiedere due Suore. Suor Cecilia nella lettera del 9 luglio 1841 scrive: “Mio divisamento si era quello di accompagnare costì le care mie Suore, ma avendomi l’Amministrazione del luogo fatte le più vive istanze perché si accelerasse la loro venuta stante 1 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE - CARTELLA B 8 – BORGOMANERO (NO) OSPEDALE Giornale:L’Informatore 6 novembre 1999 “Dal 1° novembre, dopo 158 anni” 2 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE - CARTELLA B 8 – BORGOMANERO (NO) OSPEDALE – L’Ospedale saluta le Suore 3 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE - CARTELLA B 8 – BORGOMANERO (NO) OSPEDALE - sabato 6 novembre 1999. 4 ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE S. 11 - SALUZZO (CN) ASILO – Relazione storica - l’urgente necessità in cui si trova la Casa per l’assenza delle due Sorelle Maestre, questo mi ha reso impossibile l’adempimento del mio progetto, dovendomi invece in questo tempo recare altrove, onde mi fa d’uopo delegare una Suora che, supplendo alle mie veci godesse anche del piacere di ossequiarLa. … ben mi giova sperare ch’Ella sia per accogliere le calde e sincere mie raccomandazioni con cui affido alla protezione di V. S. Ill.ma e Rev.ma coteste mie Suore, instantemente pregandoLa anche per la scelta di un saggio Direttore Spirituale che la saviezza di Lei saprà loro assegnare. Umilissima e Dev.ma Serva Suor Cecilia Guinard” 1 Le Suore formano comunità con quelle dell’Orfanatrofio, almeno fino al 1868, e in tutto sono otto. “Il personale della Scuola — precisa il nostro memorialista — fu costituito da due Maestre Monache di S. Vincenzo dette Suore Bigie e, successivamente non essendo sufficienti solo due ne fu nominata una terza con altrettante sotto-maestre ed una cuoca per la confezione delle refezioni giornaliere”2. Si fece poi ricorso al Regio Governo per l’approvazione di questo Istituto che avvenne con Decreto del 2 marzo 1841. I bambini accolti, fin da1 primo anno variarono da 250 a 270. L’asilo Infantile suddetto era mantenuto in vita da una Società di Azionisti e da offerte e lasciti di Benefattori. La Regina Margherita concedeva l’onore di intitolarlo alla sua augusta persona e mandava un suo contributo ed un magnifico servizio d’argento per una lotteria di beneficenza a favore dell’Ente. Nel 1870 il Consiglio di Amministrazione si pone già il problema di una succursale, dato l’elevato numero di bambini che si realizzerà, e tale rimarrà nel tempo senza la supervisione della Suora prima e con la supervisione poi, dati i problemi insorti. I lasciti del Canonico Depetas permisero la sussistenza ad entrambi. Dal 15 luglio 1930 si aprì l’Oratorio negli stessi locali con l’offerta della Parrocchia di £. 500. Due gli Asili, ma unica la gestione. La Convenzione impegnava la Congregazione a mantenere la presenza di tre Suore nell’Asilo principale “Regina Margherita”: nel 1972, con la crisi di vocazioni, subentra una maestra laica come titolare e nel 1989 cesserà la presenza delle suore con la fine del servizio di Suor Maria Luisa Lerda. “ La conclusione dell’anno scolastico segna la fine di questa comunità. La decisione … è stata presa con l’Amministrazione e con l’Ordinario del luogo”. 3 L’Asilo ha mantenuto la sua primaria ispirazione cattolica e i bambini sono 110, anche se è presente e vivo il rimpianto per la mancanza della Suora. Le assenze lasciano vuoti di cui resta non solo la memoria di una realtà di un Bene seminato per sempre. Nel 1842 si aprono quattro case: Saluzzo (CN), Sospello (NIZZA) 4 aperta il 6 giugno e chiusa nel 1861, Ulelle (NIZZA)5 aperta il 12 giugno 1842 e chiusa nel 18616, Cagliari - Ospedale Militare 1 ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE S. 11 - SALUZZO (CN) ASILO ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE S. 11 - SALUZZO (CN) ASILO 3 ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE S. 11 - SALUZZO ASILO - RELAZIONI VISITE COMUNITA’ LOCALI - Suor Maria Giuseppina Viola 4 Dizionario generale geografico statistico degli stati Sardi Di Guglielmo Stefani (Web ricerca con Google) – Oggi è territorio francese. 5 CALENDARI GENERALI PEI REGII STATI di SARDINIA (Web ricerca con Google) – N. B. di Sospello e di Ulelle se ne parla nella richiesta delle suore per Tenda (Nizza) 6 ACPV - VECCHI REGISTRI 1822 – CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 – RUBRICA - SOSPELLO 2 15 luglio 1842 - SALUZZO (CN) - UN ORFANOTROFIO CHE RESISTE NEL TEMPO “Detto Orfanotrofio, retto da un Consiglio di Amministrazione di notevole prestigio, sito nel capoluogo del Marchesato, ospitava circa un centinaio di fanciulle orfane, dando la precedenza a quelle della Città.”1 Verso gli anni 1830 era stato affidato alle Suore Giuseppine di Grenoble: una copiosa corrispondenza della Madre Generale, Sr. Marie Claire, dimostra che si era ben presto creato uno stato di tensione tra le Suore e il Consiglio di Amministrazione che le accusava di trattare male le ragazze e di aver fatto dell’Istituto una fonte da cui trarre vocazioni religiose.2 Una Lettera Circolare del Primo Segretario di Stato sul modo di provvedere al sollievo e all’assistenza dei poveri”, in data 1833 tesseva la storia delle Suore di Carità di Besançon e ne faceva una presentazione lusinghiera: “accudiscono alla cura degli infermi negli spedali, ed all’educazione delle fanciulle della classe popolare e povera. Si occupano eziandio dell’ammaestramento delle .fanciulle di civil condizione. La loro carità è instancabile e, quantunque il loro Istituto abbia fresca origine si è il medesimo meravigliosamente allargato, effetto questo dei segnalati vantaggi che queste Suore arrecano all’umanità ecc.”3 Il 23 giugno dell’anno 1842 veniva siglata una Convenzione a firma del Consiglio di Amministrazione e della Superiora Provinciale di Vercelli Suor Cecilia Guinard; per la Diocesi firmava il cancelliere Mons. Carlo di Monale. Suor Cecilia Guinard si impegnava a destinare cinque Suore all’educazione e all’istruzione delle fanciulle dell’Orfanotrofio che erano ben 72 e le Suore si impegnavano a prendere servizio entro il 30 luglio dello stesso anno. L’Amministrazione dell’Orfanotrofio di questa Città, nella persona degli Ill. mi Signori Barone Carlo Stocca (Sindaco), dell’Avvocato Chiaffredo Pozzi, del Cavaliere Carlo Buglioni di Monale e di Domenico Brocchi, componenti eccedenti di due terzi dell’ordinaria direzione da una parte e della Reverenda Suora Cecilia Guinard, Provinciale del Monastero S. Margherita in Vercelli, dell’Ordine delle Suore della Carità sotto la protezione di S. Vincenzo de Paoli rappresentante la Superiora Generale residente in Napoli, dall’altra, hanno convenuto e convengono quanto sopra. cioè: 1. “ La predetta Suora Cecilia si obbliga a destinare numero cinque delle Suore di detto di lei Monastero all’educazione e all’istruzione delle Orfane e all’amministrazione interna di questo Orfanotrofio a norma del capitolo quinto e sesto del relativo regolamento approvato da S.S. di M. in data 12 gennaio 1842, fatte però quelle modificazioni che possono per avventura essere suggerite o prescritte dalla succitata S. M., le quali Suore dovranno prendere possesso di questo stabilimento non più tardi del trenta prossimo luglio, dei quali capitoli di Regolamento si dichiarava la predetta Sr. Cecilia pienamente edotta per averne prima d’oggi avuta l’opportuna comunicazione in Vercelli. 2. L’Amministrazione si impegna a fornire un decente alloggio e biancheria da tavola e da letto, inoltre si impegna a dare un conveniente nutrimento consistente in: minestra, due pietanze e frutta nei due pasti principali ed una semplice colazione di caffè e latte al mattino e ciò oltre la corrispondenza annua di una pensione di lire centoventi caduna pel mantenimento del vestiario e lingeria personale, pagabile tal pensione in modo anticipato nelle mani della Superiora o di altra Suora da essa deputata. 3. Le Suore assalite da malattia o da indisposizione saranno curate a spese del presente Stabilimento senza detrazione della citata pensione, purché non si tratti di cure straordinarie e di medici estranei a quelli stipendiati dallo Stabilimento 1 ARCHIVIO STORICO COMUNALE di SALUZZO (CN) ARCHIVIO VESCOVILE di SALUZZO (CN) – epistolario M. Marie Claire 3 ARCHIVIO STORICO COMUNALE di SALUZZO (CN) - Giuseppe Frodatti - 1833 Torino – 2 4. Le spese della posta sono a carico dello Stabilimento 5. Sono pure a carico dell’Orfanotrofio le spese del primo viaggio per condurre in questa Città le Suore che vi debbono soggiornare e quelle di eventuali trasferimenti di alcune di esse, se richiesti dall’Amministrazione e non in caso contrario. 6. Il cambiamento delle Suore è affidato al rispettivo arbitrio delle parti, qualora ci sia un plausibile motivo per l’una o l’altra parte. 7. La Superiora Provinciale sarà libera di visitare le Suore dell’Istituto e anzi sarà sempre di gradimento in tali circostanze il poter conferire con essa per il migliore andamento dell’Opera, 8. Le Suore che si recheranno a dirigere internamente questo Orfanotrofio dipenderanno interamente da questa Amministrazione, non intendendo la medesima opporre ostacolo alle Regole del loro Ordine. 9. La presente Convenzione avrà la durata di tre, sei, nove anni, con l’obbligo di rivederla in caso di necessità, dandone il preavviso sei mesi prima 10. Accadendo il fatto che una o più Suore, dopo dieci anni di servizio in questo Istituto, per motivi di salute o di vecchiaia, diventassero inabili al lavoro, l’Amministrazione si farà obbligo di provvedere al loro mantenimento nell’Opera oppure di corrispondere un’annua pensione di lire cento cinquanta. 11. Nel prendere le Suore il possesso di questo Stabilimento, la Suora Superiora farà con un delegato dell’Amministrazione un inventano di tutti i mobili esistenti in esso e del corredo di ogni orfana. 12. Tutte le persone presenti firmano il contratto. Saluzzo il 23 giugno milleottocento quarantadue Seguono le firme del Presidente e degli Amministratori per la Diocesi firma il Cancelliere Can. Carlo di Monale per le Suore la Superiora Provinciale Suor Cecilia Guinard”1 Tale Convenzione verrà poi rinnovata il 19 gennaio 1852 con delega della Superiora Provinciale Sr. Melania Mantelli (a firma della Superiora locale Sr. Emilia Pavaranza). L’Archivio Comunale di Saluzzo fornisce copiosi documenti di una certa importanza a cui fanno seguito lettere delle Superiore Provinciali che si sono succedute nel tempo: Suor Adele Gianetti, Suor Sigismonda Franzini, Suor M. Eusebia Fontana, Sr. Margherita Basso, Sr. Virginia Bolla, Sr. M. Costanza Mirone, Sr. Maddalena Pavese, Sr. Rosangela Ruatta. Nell’anno 1979 la Superiora Provinciale, Sr. Rosangela Ruatta comunica al Consiglio di Amministrazione la decisione di ritirare le Suore entro la fine dell’anno scolastico, cioè a fine giugno 1980 e qui finisce la storia della permanenza delle Suore di Carità all’Orfanotrofio di Saluzzo. Le motivazioni addotte: anzianità delle Suore, impossibilità di sostituirle. Il Presidente informa i Consiglieri che, “essendo risultate vane tutte le pressioni fatte, per farla recedere da questa decisione, occorre pensare a trovare un’altra Congregazione e, in caso negativo, a mandare le minori che non hanno una loro famiglia, presso altri Istituti, pagando la retta”.2 I documenti dell’Archivio comunale ci dicono che le Suore in servizio erano ancora nove. Negli elenchi delle “fanciulle” educate dalle nostre Suore in questo stimato Collegio e gelosamente custoditi nel tempo, si scoprono con commozione i nomi di tante Suore che hanno dato lustro all’Istituto e alla Congregazione con la loro intelligenza e la loro preparazione. “. 1 2 ARCHIVIO STORICO COMUNALE di SALUZZO (CN) - Giuseppe Frodatti - 1833 Torino ARCHIVIO STORICO COMUNALE di SALUZZO (CN) - Giuseppe Frodatti - 1833 Torino Un’anziana Signora (ex orfanella dell’Istituto) ricorda la sofferenza delle Suore che si industriavano in tutti i modi per alleviare la fame specialmente delle bambine più piccole. “E quante notti di preghiera passavano davanti al SS. mo perché la Divina Provvidenza venisse in loro aiuto! La povera Superiora immancabilmente, ogni mattina ripassava in tutte le panetterie e nei negozi alimentari, facendo sempre le solite richieste, ma più nessuno faceva credito, perché già troppi erano i debiti contratti. Quanta sofferenza per le orfane per le povere Suore in quegli anni di crisi! Quando finalmente una certa Amministrazione cosciente si fece carico del grave peso che incombeva su tutti, le sorti economiche migliorarono fino a raggiungere la normalità” 1. L’Istituto continuò, negli anni di guerra, la missione per cui era stato fondato, anche se nel periodo bellico e immediatamente dopo, dovette ridurre i numeri delle assistite da 70 a 50. Si cercò sempre di dare alle orfane una solida e profonda formazione morale e religiosa, che le aiutasse ad affrontare le difficoltà della vita nonché un’istruzione adeguata. Dopo la Scuola Elementare alcune ragazze frequentavano la Scuola di Avviamento o la Media, mentre altre si dedicavano all’arte del ricamo. 1° giugno 1968: a caratteri cubitali un giornale dell’epoca titola: “Morta Sr. Giovanna Colombera - L’umile Suora di Carità ricamò il corredo del Principe ereditario ( Umberto )”. Aveva 75 anni e ad eccezionali doti di organizzatrice univa un grande spirito di iniziativa. “fin dall’infanzia si era dedicata al ricamo e ne era diventata espertissima: insegnò quell’arte alle orfanelle che le erano affidate e, scegliendo le più dotate, istituì un laboratorio che acquistò ben presto larga notorietà. Molte famiglie dell’alta borghesia e dell’aristocrazia ricorrevano all’arte di quelle abili ricamatrici; fra queste anche Casa Savoia che affidò al laboratorio di Suor Giovanna la confezione del corredo del Principe Umberto in occasione delle sue nozze; un corredo che rimase anche esposto all’ammirazione del pubblico in un grandioso negozio di Alessandria … In considerazione delle sue doti di organizzatrice, nel 1955 i Superiori le affidarono la Direzione dell’Orfanatrofio di Saluzzo che rifiorì ed ebbe notevole impulso diventando un grande educandato”. 2 Degna di nota la lettera che il Vicario Generale Capitolare, Mons. Alfonso Buglioni di Monale in data 16 gennaio 1866,3 a nome del Vescovo, scriveva in difesa della Superiora Generale, Madre Carolina Chambrot, in cui veniva fortemente sottolineato che la suddetta Madre aveva sempre provveduto quanto era necessario alle sue Suore e che esse non trovavano alcuna forma di autoritarismo nel suo modo di governare. Interessante anche la richiesta fatta al Consiglio di Amministrazione dalla Superiora Provinciale di Borgaro, Sr. Eusebia Fontana, di poter mandare, in pensione, dietro pagamento, le 1 ARCHIVIO STORICO COMUNALE di SALUZZO (CN) - Giuseppe Frodatti - 1833 Torino Da “IL BIELLESE” di SANDRO CROTTA. 3 ARCHIVIO STORICO VESCOVILE di SALUZZO (CN) – manoscritto – fotocopia - ACPV - COMUNITA’ SOPPRESSE S. 8 bis. 2 giovani Suore studenti perché potessero frequentare le Scuole Normali, a Saluzzo (si trattava della prima scuola esistente nella Provincia di Cuneo). La richiesta fu esaudita e molte Suore della Provincia Religiosa di Torino vennero a Saluzzo a studiare anche negli anni a venire. 2 novembre 1842 - CAGLIARI – UN OSPEDALE MILITARE NELL’ ISOLA “L'Ospedale Militare dalla metà dell'Ottocento ha sede nel complesso monastico cinquecentesco di San Michele. Si tratta di una istituzione gesuitica voluta dal vescovo di Ampurias che comprende anche la chiesa e la sagrestia. La chiesa fu costruita nel secondo Seicento e costituisce un notevole esempio di architettura rococò. All'interno le decorazioni e gli arredi sono di epoca di poco posteriore all'edificazione della chiesa. Vanno menzionate la decorazione pittorica ad affresco della sagrestia, opera di Colombino e Altomonte, e le tele sulle quali sono raffigurati i santi, che presentano cornici preziose coperte di foglia d'oro”1 (www.ipalazzi.it/palazzo/p_1569.html) Qui entrano le Suore della Carità, come già negli Ospedali del Piemonte, chiamate da S. M. IL Re Carlo Alberto il 2 novembre 1842. Sr. Antonietta Rollier invia a Mons. Negri una lettera-diario alquanto poetica, in cui descrive il suo viaggio in Sardegna. “Dopo aver solcato i flutti burrascosi del mare per raggiungere Cagliari, si ritorna a Genova, riprendendo la riviera per Nizza, si passano le Alpi ed eccoci a Torino; dopo due mesi di assenza mi è molto dolce il tornare alla casa che mi è stata destinata e l’avvicinarsi delle feste natalizie riempie il mio cuore di consolazione, fornendormi la felice occasione di trasportarmi ai piedi di Vostra Eccellenza per pregarvi di gradire tutti i miei più cari auguri di buone feste e di buon anno, pregando Gesù Bambino che riversi con più abbondanza del solito su Vostra Eccellenza tutte le grazie che Voi potete desiderare. … l’umil. ma ed obbl. ma figlia Soeur Antoinette Rollier” 2 Sappiamo che nel 1865 le suore erano nove: 1. “Suor Alfonsina Molinari Superiora 2. Suor Agata Acornero 3. Suor Teresa Castiglioni 4. Suor Giuditta Jance 5. Suor Ifisia De Martini 6. Suor Aloisia Faraut 7. Suor Vincenza Boria 8. Suor Maria Gario 9. Suor Eusebia Carlini”3 Nel 1869 erano solo più otto e percepivano la somma complessiva annuale di £. 2.700. Nel “1902 la comunità, nella sua gestione, passa alla Provincia di Roma” 4 le suore sono ancora sei.. Troviamo un elenco di nomi, di tempi, di vite che non hanno avuto paura dell’ignoto, del lontano, dell’impossibile, perché hanno scommesso sull’Unico capace di riempire una vita e di darle peso. Il 1843 conta al suo attivo: Cuneo l’Ospizio S. Teresa il 15 giugno, Cherasco 10 1 2 www.ipalazzi.it/palazzo/p_1569.html ACPV – ARMADIO 4 – 4.4 - DOCUMENTI STORICI – STORIA DELL’ISTITUTO - SUOR MARIA GRAZIA TRAVERSO pag. 165 –Suor Antonietta Rollier ha accompagnato le Suore 3 ACPV - VECCHI REGISTRI 1865 – CASSETTIERA – 1° CASSETTO 4 ACPV – ELENCO DEGLI STABILIMENTI DELLA PROVINCIA del PIEMONTE – GENNAIO 1902 – CASSETTIERA 1° CASSETTO. ottobre, Fossano(CN) 20 dicembre l’Ospizio di Carità. 15 giugno 1843 - CUNEO - OSPIZIO di CARITA’ “ DELL’ANNUNZIATA” I registri dell’Archivio della Casa provinciale in Vercelli, in una rubrica segnata dal tempo per colore e forma, ma con una calligrafia curata e precisa porta fino al 1865 il nome della Sorella Servente della comunità “Suor Elena Ditetraz nata a Sevrier il 26 agosto 1810 con un compenso (nel 1844) di £. 200 e le suore presenti nel 1865 sono quattro”1. il nominativo corrisponde ad altri registri di tempi immediatamente successivi o precedenti, e si parla di ospizio “S. Teresa”. Lo storico Dott. Parola ce ne parla in questi termini: “dal maggio 1843 le Suore della Carità della Ven. Giovanna Antida Thouret avevano sostituito il personale laico che lavorava nel Regio Ospizio di Carità. All’educazione interna dei fanciulli presiedevano un sacerdote – rettore ed un economo: a quella delle fanciulle le Suore grigie di S. Vincenzo. Le zelanti cure dell’attuale Rettore, il degno teologo Lerda, avevano recato, da qualche anno, notevoli vantaggi all’Istituto e l’istruzione era sufficiente e solida”2 Come risulta da questa descrizione, verso la metà dell’ottocento, l’Ospizio di Carità aveva già assunto la fisionomia di un Orfanotrofio, “limitandosi ad ospitare minori d’ambo i sessi e non più persone adulte per le quali vi sarebbe stata la necessità di un Ricovero di Mendicità … Dal 1861 l’Amministrazione dell’ospizio di Carità stabilì che per le nuove ammissioni restava fermo il limite minimo di sette anni e massimo di dodici e che, raggiunti gli anni ventuno si dovesse lasciare l’Ospizio”.3 Nel 1871 gli ospiti erano 108. Dal 1893 l’Orfanotrofio cambiò il nome in Ospizio educativo professionale. Con R. D. del 18 gennaio 1916 si decretava la fusione con l’adiacente Orfanotrofio femminile.4 Le Suore di Carità continuarono il loro servizio fino al 1960 quando l’Orfanotrofio fu chiuso. Nel 1843 - il 10 ottobre le Suore sono richieste per l’Ospedale Civile di Cherasco, il 20 dicembre per l’Ospizio di Carità a Fossano, a Torino per le Carceri Senatorie dal 1 ACPV - VECCHI REGISTRI 1822 – CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 – RUBRICA – CUNEO “S. TERESA”. 2 ARCHIVIO STORICO COMUNALE – CUNEO “LE OPERE DELLE SUORE DELLA CARITA’ NELLA CITTA’ di CUNEO 3 ARCHIVIO STORICO COMUNALE – CUNEO “LE OPERE DELLE SUORE DELLA CARITA’ NELLA CITTA’ di CUNEO 4 C. Fresia 1917 pag. 29, 30 1° settembre e le Suore vi rimangono fino al 1861.1 A Cuneo nel maggio si aprono un Ospizio e un Orfanotrofio. 10 ottobre 1843 - CHERASCO (CN) – OSPEDALE CIVILE L’Ospedale Civile di Cherasco (CN) è stato “aperto il 10 ottobre 1843 con quattro suore. Dal 1865 al 1869 è Superiora Suor Alessia Dubouchet”2. “Il Regio Ospedale degli infermi di Cherasco ha origine nel 1640 con lo scopo di ricoverare i poveri di ambo i sessi, colpiti da malattie acute, appartenenti per domicilio di soccorso al Comune di Cherasco e Narzole. Con atto in data 7 settembre 1843 fra questa Amministrazione e la Casa Provinciale di Vercelli si stabilì di affidare alle Suore della Carità la direzione interna dell’Ospedale. Superiora e Suore operarono sempre nell’interesse dell’istituto sotto ogni rapporto e lodevolmente … Suor Giuseppina Galli, in carica dal 1882 al 1909 al dire dell’Amministrazione dell’ospedale: “… disimpegnò le sue mansioni in questo ospedale col vero spirito di carità divina, nulla mai tralasciò per il bene dei ricoverati, diresse con sapienza e giustizia: amorevole con tutti e da tutti seppe farsi amare e stimare, lasciò nella casa esempi di grandi virtù ed era ritenuta come santa” … Durante l’epidemia del 1937 vi sono parecchie vittime tra i malati. Nel 1940 l’Ospedale divenne infermeria di Presidio per i militari provenienti da Savigliano e funzionò per civili e militari. L’8 settembre del 1943 ci fu lo sbandamento dei militari e nel 1944 un bombardamento frantumò gran parte delle invetriate. Le Suore si trovarono spesso in condizioni penose per aver nascosto militari fuggitivi ed ammalati ebrei. Il sopralluogo di tedeschi e repubblicani mise sossopra la casa, ma il Signore vegliò sulle Suore che agirono con la dovuta prudenza e carità, tanto che i nemici ringraziarono delle gentilezze loro usate e si ritirarono senza fare alcun male. Nel 1945 si assistette ad una scena penosissima, motivata dall’odio fratricida. La guardia di picchetto repubblicana negò l’entrata nell’ospedale ai genitori di un partigiano morente che voleva riabbracciare per un’ultima volta i suoi cari. Questi non si diedero per vinti e rimasero davanti all’ospedale finché le Suore, coadiuvate dal Parroco, riuscirono ad eludere la sorveglianza della guardia e li fecero entrare per una porta segreta. I poveretti poterono così accogliere l’ultimo respiro del loro unico figlio. A distanza di anni, ricordarono con gratitudine il gesto altamente umano compiuto dalle Suore. Per la degenza di una trentina di convalescenti e cronici sussidiati dalla Provincia di Torino l’ospedale poté sostenere la spesa per l’abbellimento e l’arredamento dei locali. Nel 1956, per iniziativa dell’Amministrazione, si celebrò il Centenario dell’entrata delle Suore nell’Ospedale, con festeggiamenti a cui presero parte, CHERASCO (CN) – ALTARE S. GIOVANNA ANTIDA con vivissima gioia, tutti i cittadini. THOURET – PARROCCHIA “S. MARIA DEL POPOLO” Nel 1959, quale attestato di riconoscenza per l’opera 1 ACPV - VECCHI REGISTRI 1822 – CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 – RUBRICA – Torino Carceri Senatorie. 2 ACPV - VECCHI REGISTRI 1822 – CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 – RUBRICA - CHERASCO svolta dalle Suore, l’Amministrazione dell’Ospedale conferì la medaglia d’oro alla carissima Suor Isidora Novarino, per i suoi 40 anni di lavoro instancabile in mezzo ai cari ammalati. La popolazione riconoscente volle offrire alla festeggiata una cospicua somma che servì a preparare un bell’altare alla nostra Santa Madre Fondatrice, nella parrocchia “Santa Maria del Popolo” in Cherasco, ufficiata dai padri Somaschi. Altre suore si avvicendarono nel servizio con lo stesso amore, zelo, dedizione. … Suor Flora Roccato, Suor A. Valeria Contri, Suor Gaetanina Paganini, Suor Paola Bollasina: esse però, a motivo della ristrutturazione dell’ambiente, dovettero trasferirsi il 13 maggio 1994 in un alloggio esterno e continuarono il loro servizio di volontariato, animate dallo stesso spirito di carità e di altruismo” .1 20 dicembre 1943 FOSSANO (CN) - L’OSPIZIO di CARITA’ Il 20 dicembre 1843 le Suore sono chiamate ad offrire la loro opera in un altro Ospizio di Carità, a Fossano (CN). All’inizio, sono soltanto tre e diventano quattro nel 1865; nel 1868 la Superiora è Suor Taide Morelli le altre sono: Suor Terenzia Badini e Suor Maria Teresa Robotti , nel 1866 si era aggiunta Suor Vincenza Barla. Le ultime due sono sostituite nel 1868 da Suor Edvige Pozzuoli e Suor Illuminata Dell’Acqua”2 La presenza delle Suore dura solo fino al 1869, per la complicata situazione dell’ambiente. maggio 1843 OSPIZI E ORFANOTROFI A CUNEO Le Suore “Bigie” maestre di “ingegnosità pratica” “Dal maggio 1843 le Suore della Carità della Ven. le Giovanna Antida avevano sostituito il personale laico che lavorava nell’Ospizio di Carità (che ricoverava persone adulte sole e bisognose”) 3 Si cominciò con l’assunzione di tre Suore (Superiora compresa); numero che, sviluppandosi l’Istituto e cresciute le esigenze, come in seguito diremo, andò a poco a poco aumentando. Prima Superiora dell’ospizio nel 1843 fu Suor Clementina Grassi. Benemerita dell’opera sarà soprattutto Suor Santina Salmoiraghi che tenne tale ufficio fino alla fusione dell’Orfanotrofio con l’Ospizio. Verso la metà del secolo l’Ospizio aveva però già assunto la fisionomia di un Orfanotrofio. Per conoscere la situazione dell’Ospizio, a metà dell’800, leggiamo quanto scrisse a proposito il Dott. Parola: “All’educazione interna dei fanciulli presiede un sacerdote-rettore e un economo; a quella delle fanciulle le Suore griggie (sic) di S. Vincenzo (così erano chiamate popolarmente le Suore di Carità). Il Fresia conferma che dal 1861 l’Amministrazione dell’Ospizio di Carità aveva stabilito per le nuove ammissioni il limite minimo di sette anni e massimo di dodici e che, raggiunti gli anni 21, si dovesse lasciare l’Ospizio, salvo casi eccezionali.4 Ma contemporaneamente esisteva in Cuneo un altro Orfanotrofio, a gestione autonoma, tenuto dall’Amministrazione della Confraternita della Misericordia. Tale Orfanotrofio si prefiggeva due scopi: uno principale che costituiva la ragion d’essere dell’Istituto e uno secondario stabilito per 1 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE - CARTELLA C 7 – note di cronistoria . ACPV - VECCHI REGISTRI 1822 – CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 – RUBRICA - FOSSANO 3 GIOVANNI CERUTTI CPLP - CUNEO – “ POVERI E MALATI A CUNEO. PER UNA STORIA DELL’ASSISTENZA SOCIALE E SANITARIA: 1835/1985”. 4 C. FRESIA, “DUE SECOLI DI VITA” – CONGREGAZIONE DI CARITÀ DI CUNEO – TPGM - 1917 - BIBLIOTECA SEMINARIO VESCOVILE – CUNEO – pag. 29 e pag. 30 2 ragioni di opportunità e, in seguito, gradatamente abbandonato. Scopo principale: ricovero, mantenimento ed educazione di povere orfane di padre e di madre, native di Cuneo e dell’età non minore di anni sette né maggiore di dodici; scopo secondario: educazione e istruzione di convittrici di condizione civile, a pagamento, ed istruzione di esterne, pure mediante retribuzione. Pare - benché non risulti in modo preciso dai documenti d’archivio - che in antico l’Orfanotrofio rivolgesse i suoi benefici, preferibilmente, se non esclusivamente, alle ragazze di famiglie cosiddette “decadute”; lo si desume dal pagamento di lire 200 a titolo di corredo, somma che avrebbe dovuto rappresentare la “dote”. “Ma i nuovi tempi – dice il Fresia – davano risalto all’assurdo di tale distinzione di famiglie decadute e figlie di popolani e così l’Amministrazione decise di sopprimere l’obbligo di pagamento della dote stessa, ma si veniva delineando sempre di più l’identità di scopi dei due Istituti che già erano stati chiamati dalla sorte a vivere in locali attigui, con un giardino in comune. Per di più si verificava anche il caso che due sorelle fossero l’una in un Istituto e l’altra nell’altro. L’idea di riunire in un Istituto unico l’Ospizio e l’Orfanotrofio si concretava per la prima volta in una precisa proposta il 28 ottobre 1891 e si proponeva che l’Istituto risultante dalla fusione, assumesse il titolo di Orfanotrofio Educativo Professionale. Le due Amministrazioni stabilivano il passaggio delle allieve dell’Orfanotrofio nella sezione femminile dell’Ospizio. Il giorno 7 settembre 1915 le allieve dell’Orfanotrofio, ridotte a 41, si trasferivano nell’attigua sede dell’Ospizio, festosamente accoltevi dagli amministratori, dal personale e dalle compagne. Le benemerite Suore della Carità (Casa Provinciale- Venerabile Giovanna Antida) che dal maggio 1843 sostituirono nell’Ospizio il personale laico che vi era addetto e che dal novembre 1885 avevano assunto i servizi interni e la Direzione dell’Orfanotrofio Femminile, avevano, con quell’ingegnosità pratica di cui sono maestre insuperabili, disposto ogni cosa in modo da ridurre al minimo possibile il disagio inevitabile in locali i cui inquilini venivano repentinamente quasi raddoppiati: le allieve salivano infatti, d’un tratto, da 50 a 91. L’acutissima crisi economica risultante dalla grande guerra, non consentì agli Amministratori del rinnovato Istituto di attuare il complesso programma di riforme e di miglioramenti che si erano prefissati, ma qualcosa fu fatto e la sezione femminile fu dotata di laboratori atti ad estendere l’insegnamento professionale, assai più di quanto fin’ora si era potuto”.1 Il numero delle Suore della Carità addette all’Orfanotrofio Educativo Professionale di Cuneo ha raggiunto nel volgere degli anni il numero di dodici. Gli allievi d’ambo i sessi, complessivamente raggiunsero il numero di 150. Negli ultimi anni difficoltà di ogni genere hanno cercato di ostacolare l’opera delle Suore che, per oltre un secolo, avevano contribuito a collocare quest’Istituto tra i più apprezzati della Provincia di Cuneo. Tra il 1957 e il 1959 ha così termine un’opera che ha dato alla Congregazione tante vocazioni. Nel 1844 si aprono tre comunità di: Arena Po (AL) Ospedale e Scuole, Asti Carcere Giudiziario, Alba (CN) Carcere Giudiziario. 1 Idem pag.45/51 – Biblioteca Seminario Vescovile – Cuneo - 1° gennaio 1844 - ARENA PO’ Comune di Voghera (PV) OSPEDALE e SCUOLE Quest’Opera é stata aperta il 1° gennaio 1844 e chiusa nel 1868 . Tra la corrispondenza di Monsignor Negri troviamo una lettera datata Arena 10 settembre 1848 di “Suor Adele Emanuele ( nata a Castello – Ponzano (AL) il 14 novembre 1823 entrata a Vercelli il 17 luglio 1841”),1 che, rivolgendosi a Monsignor Negri, (Vescovo di Tortona) espone il suo disagio verso un Confessore di cui chiede la sostituzione sentendosi “perseguitata” tanto da dire “Se desidera che io lasci questo paese me lo faccia sapere”2 Le suore sono quattro con la Superiora che è Suor Adele fino al 1867 ; le somme sono segnate dal 20 luglio 1844 al 26 agosto 1863 per un totale concessivo di tutti questi anni in £. 3.675.3 Senz’altro l’operare delle Suore ha avuto la sua parte di apporto alla diffusione del regno e alla manifestazione della carità, sia nel campo della cura dei malati che nell’educazione dei piccoli. L’Ex Ospedale S. Giacomo, ora luogo adibito dal Comune per mostre e convegni, è durato : dal 1843 al 1980..4 Le Consorelle di Sr. Adele sono: 1. Suor Annunziata Ricci ospedale 2. Suor Nicolina Rovaglia scuola 3. Suor Clemenza S. Ambrogio scuola (lascerà la Congregazione nel 1868)5 Una lettera del 24 maggio 1844 (Torino) a Sua Eccellenza Il Signor Primo Segretario di Stato per gli Affari dell’Int. e Finanze ha come oggetto l’Istituzione di una Scuola per le povere fanciulle nel Comune di ARENA P0 (Voghera) ci permette di avere notizie circa l’apertura della medesima: “Eccellenza L’Amministrazione del Venerando Spedale di S. Giacomo in Arena (Voghera) animata dallo spirito di beneficenza e dal desio di rendere al povero meno gravosa la sua miseria, educandolo alla religione, ed alla società, proponeva alla Comunità di quel Borgo la unione delle reciproche loro forze per aprire a quelle povere fanciulle una Scuola in cui venissero ammaestrate nei religiosi doveri, nel leggere e scrivere e nei più comuni femminini lavori; ed a tale effetto progettava di aggiungere alle due Suore della Carità che già sovrintendono al buon regime interno di quello Spedale una terza la cui sola occupazione fosse l’ammaestrare. Cotali veramente filantropici sentimenti non invano giungevano a quelli Com. li Amministratori, i quali, non meno sentendo l’utile immenso che da un sifatto Stabilimento avrebbero persentito quelle fanciulle, ne deliberarono unanimi con ordinato del 23 scorso gennaio la fondazione, sottomettendosi al pagamento di un’annua quota di lire 300. Plaudivano i promotori ai generosi sensi della Comunità, e considerato che mercé tale sussidio, poca cosa sarebbe ancor rimasta a carico dello Spedale per sopperire alla spesa, deliberava per suo atto del 23 dello stesso mese di gennaio di accettare le offerte del Comune, e gli partecipava perciò il suo pieno aggradimento onde s’avesse a stabilire l’opportuna pratica per riportare il superiore consenso. Siccome per un tale oggetto tratterebbesi di stanziare nel bilancio dello Spedale un nuovo 1 2 ACPV - VECCHI REGISTRI 1822 N. 69 Carolina Emauele ACPV - CORRISPONDENZA CON MONSIGNOR NEGRI - 1837 … due lettere di Suor Adele Emanuele datate 22 agosto e 10 novembre 1838 … Si stava aprendo Tortona … ma Arena è in elenco nei vecchi registri con data 1844 1° gennaio e risulta, dagli stessi, chiusa nel 1868 probabilmente all’inizio dell’anno, essendo il Registro compilato in febbraio. ARMADIO 4 – 4.4 3 4 5 ACPV - CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 – RUBRICA - ARENA www.exibart.com www.siusa.archivi.beniculturali.it ACPV - CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 – VECCHI REGISTRI 1865 - ARENA articolo di spesa, che deve poscia essere da codesto Ministero approvato, così io prima di tutto pregherei l’E. V. a volersi degnare di farmi noto se nulla avrà ad essa in contrario, partecipandole che per quanto concerne il Comune, la approvazione del cui causato, non essendo ad essere aumentata, come son certo, l’imposta locale, sarebbe di mia competenza, io non incontro difficoltà alcuna a sanzionarne la proposta perché dalla conoscenza che ho dei mezzi finanzieri di quel Comune, io la trovo con essi conciliabile. Nel rassegnare, impertanto, alla S. V. questa pratica, io non posso astenermi di caldamente raccomandarla come quella che a mio subordinato parere è degna del massimo riguardo, non solo per il sommo bene che da questa instituzione si può con certezza sperare per quel Comune, ma ancora perché servir deve di un luminoso esempio e vivissimo incitamento per gli altri Comuni di meglio curare la educazione di quel sesso che per natura è destinato a reggere i primi passi dell’uomo, ed inspirare negli animi ancor teneri i primi semi del religioso e sociale vivere. Cogli atti del più profondo ossequio, e pari rispetto ho l’onore di rassegnarmi di Vostra Eccellenza Umil.mo dev.mo Obb.mo Servitore Gerbien (illeggibile)1 Alla medesima segue una sollecita autorizzazione datata 27 maggio 1844 con elogi ed incoraggiamenti per la lodevole iniziativa a favore delle fanciulle povere Passa un anno e in data 3 gennaio 1845, da Arena Po parte un’altra petizione che ha per oggetto lo: Stabilimento d’una Scuola nell’Ospedale di Arena per l’educazione delle figlie appartenenti a famiglie agiate. Un programma completo, una storia non nuova nella linea apostolica delle Suore di Carità, ma ammirevole per “questo” piccolo paese 1) - la cura degli ammalati: 1843 2) - la scuola per le fanciulle povere: 1844 3)- la scuola per le fanciulle appartenenti a famiglie agiate: 1845 A dirigere quest’Opera troviamo una Suora molto preparata (ma alquanto problematica!): Sr. Adele Emanuele La presenza delle Suore della Carità popola, nelle sue varie manifestazioni della carità, la zona dell’Alessandrino e del Cuneese. 1° gennaio 1844 - ASTI – CARCERE GIUDIZIARIO di “S. ONESTO” La corrispondenza anticipa di un anno l’arrivo delle due suore per il Carcere Giudiziario, infatti in una lettera indirizzata alla Superiora Provinciale Sr. Cecilia Guinard, in data 18 febbraio 1843, il Can. Pietro Gardini le comunica che il signor Conte Avet, a nome del Governo, ha espresso il desiderio che le Suore si occupino anche della distribuzione dei viveri ai detenuti, e che vorrebbe che si aggiungesse subito una terza Suora alle altre due. Dal 1865 al 1868 anno di chiusura della comunità sono segnate quattro Suore con la Superiora Suor Teodolinda Ruva. Egli esprime tutta la sua soddisfazione per l’operato delle Suore e dice che la Superiora dell’Ospizio, la cara Sr. Giustina, le segue con attenzione e fa loro frequenti visite, con grande soddisfazione del Signor Prefetto. “Asti 18 febbraio 1843 Rev. ma Signora Superiora Provinciale, Colgo la favorevole circostanza che recansi costà le due 1 AST. OPERE PIE N.13 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE A. 12 ARENA PO’ (PV) dattiloscritto che fa riferimento a - Lettere da Vercelli pag. 238, 243, 246.– ARMADIO 4- 4.4 - Suore per attendere ai Santi Spirituali Esercizi a loro conforto, per indirizzarle questa mia e significare che S. E. il Signor Conte Avet scrisse a Sr. Giustina comunicandole il desiderio concepito dal Governo che le Suore di Carità siano di preferenza incaricate delle somministrazioni dei viveri ai detenuti in queste Carceri, e il prelodato passo venne riscontrato, che pronte a secondare le sempre savie direzioni del Governo, e rendere coll’aiuto del Signore vieppiù utile l’opera loro negli uffici pietosi cui sono impiegate, non avrebbero alcuna difficoltà, anzi si fanno un grato dovere di assumere questa nuova responsabilità, ed è in seguito a tale riscontro che il prelodato Ministro, nel mostrarsi soddisfatto con altra sua recente lettera incaricava questo Signor Prefetto di trattare coll’Opera pia della Misericordia che ne assunse l’impresa de’ viveri da anni or sono, a prenderne tosto l’esercizio con rilevare prima il contratto stesso che l’Opera avrebbe col Governo. Venendosi pertanto a conciliare le convenienze colle esigenze di codesta Opera debbo pregare la S. V di destinare una terza Suora pel servizio di codeste Carceri, che sarebbe di tutta necessità, e che questa si recasse (costì) non più tardi del ritorno delle Suore. Presentemente le due Suore disimpegnano lodevolmente le loro incombenze, e Suor Giustina, colle sue frequenti visite ne regola benissimo l’andamento, che è pure di soddisfazione a questo Signor Prefetto. Abbiamo le due Suore Vincenzina e Rosalia inferme da dieci giorni, ma ora, grazie al Signore, sono assai meglio e speriamo che presto saranno ristabilite. Le altre poi si portano egregiamente bene su tutti i riguardi, ciò che le sarà di consolazione. Procuri di attendere alla di Lei salute sì preziosa e necessaria a sì provvido Istituto di Carità, e nel raccomandarmi alle sue fervide preghiere mi pregio professarmi, cogli atti del più distinto ossequio e devozione Di V. S. Rev.ma Dev.mo Obl.mo Servitore Canonico Pietro Gardini” 1 Ancora una missiva per la Superiora Provinciale di Vercelli, Suor Cecilia Guinard, datata Asti 3 marzo 1843, sempre a firma del Signor Canonico Pietro Gardini, ci illumina sulla presenza delle Suore di Carità nel Carcere di Asti, sul loro ruolo e sulla situazione dei detenuti, costretti a dormire sulla paglia e a pagarsela, quando ritengono di cambiare il contenuto del loro “duro pagliericcio” (cent. 40 per ogni rullo di paglia e cent. 12 per ogni piatto di minestra). Il Signor Canonico è preoccupato per il magro bilancio delle Suore e si chiede come possano vivere con un compenso di 200 lire all’anno. Non sarebbe il caso di chiedere di più, dal momento che i compiti delle Religiose si fanno sempre più gravosi perché aumentano gli impegni? “Asti li 3 marzo 1843 Rev. ma Signora Superiora Provinciale Venne trasmesso e riscosso da Sr. Basilia un mandato sopra questa tesoreria Provinciale di £. 166,66 coll’annotazione seguente, che qui trascrivo: Mandato di £. 166,66 a favore della Suor Superiora delle Suore di Carità addette alle R. Carceri di Asti. Competenza dal 16 del mese di ottobre a tutto Dicembre 1844 dei due assegnamenti stabiliti con R. Biglietto 3 settembre corr. anno, e lettera della Grande Cancelleria in data 24 ottobre 1844: il tutto già unito per copia al mandato spedito quest’oggi n. 2.744. 1° assegnamento di annue £. 125 per caduna delle tre Suore destinate al servizio delle Carceri 2° altro assegnamento pure di annue lire 200 per provvedere lavoro ai detenuti, e tenere la relativa amministrazione £. 41,66 Totale £. 166,66. 1 ARCHIVIO DIOCESANO ASTI e pubblicazione “OSPEDALE S. LAZZARO” G. MELLINO - ACPV. Fotocopia – COMUNITA’ SOPPRESSE - A 12 - ASTI CARCERE Un tale assegnamento di £. 200 annue a caduna Suora a mio giudizio parmi non sufficiente ad un discreto mantenimento per le Suore, tanto meno se in questo fosse anche compreso il loro vestiario e medicinali; laonde nel ragguagliarla tosto di questo La prego di informarmi se l’assegnamento sia uniforme e d’accordo con quanto Ella ebbe a conferire con S. E. il Ministro per tale oggetto, ciò che però non panni probabile, poiché in tale caso l’Istituto dovrebbe aggiungere del proprio, ciò che non sarebbe giusto né decoroso pel Governo. Quindi mi farebbe cosa gradita aggiungere quale uso debbasi fare del profitto che giornalmente si ricava dalla vendita di commestibili e bevande che si somministrano ai carcerati ed a chi debbasi questo consegnare ed in qual modo. In continuazione poi a quanto aveva l’onore di scriverle con ultima mia lettera mi giova significarle che in seguito a concerti tenuti coll’Opera pia della Misericordia, verrà affidata al primo del prossimo mese di aprile alle Suore la distribuzione giornaliera delle minestre ai detenuti, e la provvista della paglia, ciò che prima si faceva dalla suddetta Opera nella stessa pattuita somma col Governo, cioè di centesimi 12 per caduna porzione di minestra, e di cent. 40 per cadauno rullo di paglia, colla condizione ora appostovi, che dedotte tutte le spese il profitto sarà impiegato a favore dei Carcerati nel modo che verrà prescritto. Da tutto ciò ella ben vede che sono aumentate le incombenze alle Sorelle, sì di fatica materiale, che di tenuta di nuovi Registri e così nasce maggior diritto alle medesime d’un aumento di stipendio di quello che fosse già convenuto. Informo pertanto la Signoria vostra affine si compiaccia darmi gli opportuni rischiarimenti che serviranno di regola alle Sorelle che ne sono in attenzione; ed io colgo la presente occasione per raccomandarmi alle di lei preghiere e rinnovarmi co’ sensi del più distinto ossequio, e devozione con cui ho l’onore d’essere Dev.mo Obbl.mo Servitore Canonico Pietro Gardini” 1 Nel 1868 le Suore della Carità lasciano il Carcere di Asti dove hanno dato prova di grande dedizione, sono state stimate ed apprezzate, hanno lavorato duro e sono state accanto a coloro che per ragioni diverse sono incappati nelle mani della giustizia ed hanno pagato i loro sbagli incrociando però un’altra Misericordia e un’altra Giustizia guidata dall’immenso amore che Dio ha per ogni sua creatura. 17 ottobre 1844: ALBA (CN) CARCERI GIUDIZIARIE di “S. LORENZO” ALBA (CN) OSPEDALE VECCHIO INFERIATE 1 Nel 1844, il Vescovo Mons. G. Fea pregava le Suore della Carità della Provincia di Vercelli di inviare tre Suore per il servizio interno delle Carceri Giudiziarie della Città. Dal “Registro di Corrispondenza” risulta che il 30 novembre 1836 era iniziato, da parte del Comune, il “fitto del locale per le Carceri provvisorie, stabilito nel fabbricato dell’Ospedale S. Lazzaro”.2 Le Carceri erano quindi ospitate nello stesso immobile dell’Ospedale Civile Vecchio e ancora oggi si possono vedere, nel lato settecentesco della costruzione, alcune finestre con delle inferriate. Le Suore negli anni 1844 e 1845 operarono, dunque, solo all’interno del Carcere. Fino al 1868 siamo sicure che la comunità continua a ARCHIVIO DIOCESANO ASTI e pubblicazione “OSPEDALE S. LAZZARO” G. MELLINO - ACPV. Fotocopia – COMUNITA’ SOPPRESSE - A 12 - ASTI CARCERE 2 Pubblicazione “OSPEDALE S. LAZZARO” G. MELLINO sussistere nelle carceri con la presenza di tre suore “Suor Daria Natale Superiora, Suor Angiolina Natale e Suor Maria Francesca Garossino”1. Solo quest’ultima viene cambiata nel 1868. La comunità non sussiste più dal 1870. Anche qui la presenza delle Suore della Carità ha dato il meglio di sé parlando con le opere più che con le parole dell’Amore di Dio. Nel 1845 si aprono sei nuove comunità: Aosta (Ospedale), Vigevano (Ospedale e Ricovero), Solero (AL) Scuola, Venaria Reale (TO) Ospedale e Scuole, Cuneo un Asilo Cattolico, Fossano Ospedale Civile. 1° aprile 1845 - AOSTA lo SPEDALE dell’ORDINE MAURIZIANO riceve le Suore di Carità “La prima Superiora è Suor Maria Degiovanni (rimarrà in carica dal 1845 al 1865) nativa di Occimiano (AL) il 29 ottobre 1815, entrata al Noviziato “S. Margherita” di Vercelli l’11 novembre 1835 morta all’Ospedale dei Cavalieri di Torino il 3 gennaio del 1874”2 (dove era stata trasferita dopo essere stata superiora ad Aosta). Aveva 58 anni di cui 38 di Vita religiosa. Il tipo di Convenzione è quello comune a tutti gli Ospedali dell’Ordine Mauriziano. La retribuzione complessiva dal “ 7 novembre 1835 al 20 ottobre 1869 è stata di £. 3.050,85”. 3 “L’Ospedale Mauriziano di Aosta fu istituito da Papa Benedetto XIV con una bolla del 14 agosto 1752 e fu aperto agli ammalati il 1° aprile 1772 con 12 letti. Il Papa accordò ai Canonici del Gran San Bernardo il diritto esclusivo di nominare il loro Prevosto, il quale diveniva pure dispensatore supremo dei benefici, a condizione di donare tutti i beni che il Gran S. Bernardo possedeva nello Stato Sardo all’Ordine Mauriziano, il quale avrebbe dovuto destinarli alla fondazione di un ospedale in Aosta. Diversi legati elargiti in suo favore permisero di ampliare i vari servizi e di aumentare gradualmente i posti-letto. Quando, nell’aprile del 1845, l’Ordine Mauriziano che molto apprezzava la Congregazione delle Suore di Carità, affidò alle Suore l’assistenza degli infermi, questi erano circa in numero di 36, ma gradatamente aumentarono. L’Ospedale di Aosta assunse presto a grande importanza e fu di molto ingrandito, anche il numero delle suore crebbe fino a raggiungere la ventina, restando sempre in “Convenzione”. Il 15 ottobre del 1975, con la legge Mariotti, l’Amministrazione dell’Ente si decise ad ammetterle in ruolo. Le suore che vissero quegli anni di lavoro con sacrificio, per mancanza di personale, di attrezzature, anche avanzate in età, non si lamentavano, ma ringraziavano il Signore di aver potuto spendere tutte le loro energie nel farsi “Samaritani”, nel darsi a tutti con grande amore e senza distinzione, amando Dio nel bisognoso. Il 4 novembre 1942 l’Ospedale dalla vecchia sede, divenuta insufficiente, passò in quella attuale, costruito dall’Ordine Mauriziano, con l’aiuto delle sovvenzioni della Banca d’Italia della Società Cogne, di alcuni istituti finanziari e di benemeriti privati, i quali aiutarono in tempi difficili, a completare l’opera. Le suore aumentarono fino a 24 e dovevano coprire tutti i servizi. Durante il periodo bellico, l’Ospedale non ha subito né danni né bombardamenti, solo i militari Italo -Tedeschi occuparono, dal settembre 1944 all’aprile 1945, il primo piano dell’ospedale, senza recare però disagio. 1 ACPV - CASSETTIERA – SUORE E COMUNITA’ 1865/1869 – RUBRICA – ALBA Carceri Giudiziarie ACPV – SUORE DECESSE IN PIEMONTE – Registro dal 1832 – n. 309 – ARMADIO 3 – 3.3 e VECCHI REGISTRI 1822. 3 ACPV – RUBRICA - VECCHI REGISTRI 1822. CASSETTIERA - 1° cassetto. 2 Era allora Superiora suor Zefirina Viale, la quale si prodigava al bene degli ammalati, riscuotendo molta stima da parte del Direttore dell’Ordine Mauriziano e del personale sanitario, avendo già svolto per molto tempo, il suo servizio nell’Ospedale Mauriziano di Torino. Fra le suore maggiormente ricordate dai ricoverati, dai medici e dagli infermieri ce n’é una soprattutto: si tratta di Suor Secondina Boero (1909-1975), che prestò servizio fino all’età di 77 anni, in particolare nel reparto medicina, prima, in quello della chirurgia militare, poi, ed infine per 20 anni, in quello degli infettivi. Chi ha avuto la fortuna d’incontrarla e di starle vicino, ne ha apprezzato l’umiltà, la laboriosità, l’arguzia sempre cortese, l’intelligenza acuta, lo spirito di preghiera e di servizio. Non ha mai cessato di rendersi utile a qualcuno con dei lavoretti, se non ad un mese dalla morte, quando proprio le mancarono le forze. Dal 1969, il numero delle suore incominciò a diminuire per mancanza di vocazioni, e nel 1975, quando l’ospedale passò alla Regione, le poche suore rimaste in convenzione, passarono dalla convenzione al contratto di lavoro. Il 30 aprile 1977, per disposizione dell’Amministrazione Ospedaliera, le suore dovettero lasciare l’alloggio in ospedale e, per espresso desiderio della Madre Generale, presero alloggio in due quartieri diversi, per essere maggiormente a contatto con la gente. Cinque di esse si sistemarono in via Zimmerman, le altre in via Parigi, 4. Nelle nuove abitazioni le suore fecero l’esperienza del pendolarismo, ma provarono anche la gioia di essere in mezzo alla gente, comprendendo di più le fatiche delle famiglie e avendo maggiore disponibilità per offrire il loro aiuto. Nel 1983 altre suore andarono in pensione e, diminuendo il numero, si riunirono tutte in un unico alloggio”.1 Si conclude un’attività all’interno dell’Ospedale per assumere una nuova fisionomia. Nel 1986, a motivo di uno sfratto, le suore si trasferirono in una nuova abitazione in “Rue de Parce Neige 1/A” formando un’unica Comunità, con servizio polivalente (visita agli anziani, volontariato in ospedale; presenza nella Casa di Riposo). ”2 La comunità dell’Ospedale cessa di esistere, secondo le modalità della convenzione, nel 1977. 1° settembre 1845: nasce a SOLERO l’OPERA PIA GRATTAROLA una SCUOLA I Marchesi Grattarola, non avendo discendenti, avevano deciso di lasciare tutto il loro patrimonio in beneficenza e la Signora marchesa Angiola Maria Guasco - Grattarola aveva preso accordi in tal senso con il Vescovo di Alessandria Mons. Alessandro D’Angennes (che diverrà nel 1832 Arcivescovo di Vercelli e grande amico delle Suore della Carità). Fu così fondata un’Opera Pia “per il bene corporale e spirituale”. Dopo la morte della Marchesa (14 gennaio 1830 ) il Vescovo compilò un regolamento per il funzionamento dell’Opera che doveva avere queste precise finalità: - Assistenza ai poveri - Educazione cristiana della gioventù Agli art. 3 e 7 del primo Statuto di Mons. D’Angennes si precisava quanto segue: ‘Si provvederanno gli ammalati poveri in Solero, di medicine, di carne per li brodi e di quanto occorre durante la malattia e la convalescenza “- Occorrendo il caso di infermi senza casa, si provvederà al ricovero o nella casa della masseria o presso a qualche persona a cui si corrisponderà la debita mercede. 1 2 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE A. 12 – AOSTA OSPEDALE ibidem - Si provvederà all’educazione cristiana e industriosa dell’infanzia povera, specie se orfana, mettendola sotto la vigilanza di pie persone” .1 Il buon Vescovo formò un Consiglio di Amministrazione che pensò prima di tutto ad allestire i locali per eventuali ricoveri, organizzò una farmacia e preparò dei locali per le scuole gratuite. Si stipulò quindi una Convenzione con le Suore di Carità di Vercelli che vennero a Solero il 4 novembre 1845 per interessamento del Conte Beltrame Cristiani, tramite Mons. D’Angennes, nominato Vescovo di Vercelli. Furono calorosamente accolte: Sr. Felicita Gado da Viarigi Sr. Cristina Bricchi Sr. Marchina Cietti da Pallanza. Esse aprirono l’Asilo in sede Opera Pia, ospitato poi in Casa Guasco. All’Asilo fece seguito la Scuola Elementare per l’istruzione delle fanciulle povere. Ponendo in quest’Opera un’alta finalità spirituale, la Chiesa istituiva le “Scuole Elementari Femminili” precorrendo i tempi, poiché lo Stato solo nel 1857 sancirà l’obbligatorietà dell’istruzione elementare. “L ‘Istituto ha sempre potuto restare in collaborazione col Ministero della Pubblica Istruzione, a sgravio del Comune, in un primo tempo, e della Provincia in seguito: infine è passato allo Stato, riscuotendo, sempre, nel suo iter, l’approvazione e l’encomio da parte dell’autorità scolastica” (dai Documenti dell’Archivio Parrocchiale”.2 L’Istituto era stato fondato dal Vescovo di Alessandria nel 1845. Egli, in forza di un testamento della Marchesa Grattarola che autorizzava il Vescovo pro-tempore a fondare un’Opera Pia con finalità benefiche, sia di ordine spirituale che corporale, aveva potuto istituire legalmente questo Pio Istituto che affidava alle cure delle Suore di Carità per l’istruzione delle fanciulle povere. La Scuola ebbe la sua conferma civile il 9 giugno 1872. Il Presidente dell’Opera Pia ricevette dal Ministero un invito a regolarizzare la posizione giuridica dell’Istituto in base all’art. 70 della legge 1890 e contestò l’inopportunità del provvedimento non giuridico ma tutto politico e persecutivo contro le Suore. Tale provvedimento del Ministero obbligava l’opera Pia Grattarola a riformare il suo Statuto, con la conseguente rottura dei rapporti con lo Stato per quanto riguardava la Scuola. Si ottenne la sospensione di tale deliberazione che fu modificata, in modo da lasciare immutato l’attuale organico delle Maestre Religiose. Nel periodo fascista si verificarono spiacevoli situazioni che avevano lo scopo di allontanare le Suore dalle Scuole: si tentò di colpirle nell’onore e di togliere loro la possibilità di accedere al Monte Pensioni, cosa che avrebbe potuto dare una certa sicurezza al loro avvenire. Le Suore erano state accusate da un maestro “squadrista”, trasferito a Solero (AL) in seguito a processo per corruzione di minorenni ed assolto per insufficienza di prove, di “sabotaggio alla propaganda fascista e alla incipiente società filodrammatica fascista.”3 Tale società non era mai esistita e continua a non esistere; invece, per raccogliere un po’ di fondi, era stata combinata dalle Suore, con l’aiuto del Parroco, una recita negli stessi locali delle Scuole ed aveva avuto risultati insperati. Un Direttore didattico, dalla condotta non irreprensibile, (un certo Poggi) inoltrò al Ministero un esposto in cui si sottolineava la necessità di far cessare gli attuali rapporti di questo Pio Ente con l’Autorità scolastica, precisando che: 1 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE S. 12 – SOLERO (AL) OPERA PIA GRATTAROLA ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE S. 12 – SOLERO (AL) OPERA PIA GRATTAROLA 3 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE S. 12 – SOLERO (AL) OPERA PIA GRATTAROLA 2 “a) le Suore sono “personale” non adatto ai tempi moderni b) si segnala la presenza di una Suora anziana con poche attitudini didattiche (Quanto diversamente dicevano le relazioni ispettoriali nei suoi confronti!) c) Solero è sede molto ambita dalla maestre laiche (tra le quali sua figlia!)”1 Anche questo “esposto” finì nel nulla e le Suore continuarono a Solero la loro opera educativa fino a quando le loro forze e quelle della Congregazione lo permisero. La loro partenza fu un dolore per tutti. La comunità fu soppressa il 1° settembre 1982. 1° novembre 1845 - VENARIA REALE (TO) OSPEDALE Due Suore di Carità sono inviate ad assumere la direzione interna dell’Ospedale il 2 maggio 1846. Alla Regia Segreteria di Stato per gli affari dell’Interno di Torino è indirizzata una lettera che ha per oggetto: “Stabilimento di una Scuola pelle Figlie e nomina di Maestra in capo di una Suora di Carità: Torino 2 maggio 1846 Ill. mo Sig. Col. mo L’Amministrazione dell’Ospedale di Veneria Reale col qui annesso Ordinato intenderebbe di portare a tre il numero delle Suore attualmente al servizio di quell’Ospedale con che una di esse si occupi della Scuola delle ragazze, che si vuole stabilire mediante la corrispondenza a farsi dai padri delle predette ragazze di una competente mensile, col prodotto della quale si potrebbe far fronte alla manutenzione e vestiario della Suora predetta, proponendo intanto di quella prelevare sullo stipendio degli infermieri di cui agli art. 7 ed 8 del cap.9 tit.2 Ca. 1. Ritenuto che le Suore predette disimpegnerebbero pel corrente anno le funzioni predette di infermiere, tuttoché io ravvisi la presa deliberazione nell’interesse del Pio Stabilimento, ciò nonostante prima di dare in proposito veruna determinazione, trattandosi dello Stabilimento di una scuola pelle Figlie, ho stimato opportuno di riferirne l’emergente a V. S. Ill.ma per le Superiori di Lei direzioni, ed in tale aspettativa ho l’onore di professarmi, col più profondo rispetto Di Vostra Signoria Ill. ma Umil.mo Dev. mo Obbl. mo Servitore Bianchi” 2 1° novembre 1845 - VENARIA REALE (TO) – SCUOLE “S. LUIGI” La stessa data 1° novembre 1845 riporta il nome di due comunità aperte: una per l’Ospedale e l’altra per le Scuole “S. Luigi” Un’altra lettera datata 10 settembre 1850 firmata Giuseppe Manfredi ed un’altra senza firma del 19 ottobre provenienti dal Consiglio Generale per le Scuole Elementari e di Metodo parlano di richieste di due maestre la prima e la seconda assicura che “ci sono le condizioni favorevoli per le Suore della Carità” “10 settembre 1850, Reverenda Superiora, Il Consiglio Comunale di Veneria Reale aveva licenziato le Monache di S. Anna perché non vollero piegare al comando ultimo del Ministro che imponeva alle loro Maestre di presentarsi agli esami comandati dalla legge, si volse a questo Ministero per avere schiarimenti delle Maestre Suore della Carità; e sulla convenienza di chiamarle … la S. V. può già figurarsi 1 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE S. 12 – SOLERO (AL) OPERA PIA GRATTAROLA AST Sezione Opere Pie – mazzo d’ult. Add. N. 250 – fotocopia ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE V.9 VENERIA REALE – OSPEDALE - 2 quel tutto che io saprò dire in favore della Congregazione che Ella tanto lodevolmente presiede. Quello però che mi preme sapere si è se in caso di formale domanda del Municipio la S. V. annuirà concedendogli le due Maestre patentate per la Scuola … avrei necessità di conoscere presto la sua volontà per mia norma all’uopo particolarmente col Sindaco, il quale fra qualche giorno sarà da me per consiglio, e preintendersela sul piano delle Scuole. … Firmato :Prof. Giuseppe Manfredi” 1 Nel 1868 le due case di VENARIA REALE risultano ancora aperte con distinte Superiore: due Suore, compresa la Superiora, per l’Ospedale e quattro, con la Superiora, alle Scuole. Nel (1870) le due comunità si chiudono; altre fondazioni, sempre a Veneria Reale, si realizzeranno in tempi successivi.2 1° novembre 1845 - CUNEO - ASILO CATTOLICO La fondazione del primo Asilo infantile in Città fu promossa dal Vescovo Mons. Mancini che volle chiamarvi le “solite Suore grigie”3. Nel dicembre 1844, convocava un gruppo di persone sottoponendo loro l’idea di un “ Asilo Infantile” che raccogliesse i bambini della città. In Piemonte erano ancora poche simili istituzioni, erano solo presenti a Torino – Ivrea – Rivarolo e Novara. Colui che si stava occupando di questo problema, con grande apertura e sensibilità, era l’Abate Ferrante Aporti. Si trovò una sede provvisoria in Via Alba, angolo Via Boves e si chiamarono da Vercelli alcune Suore della Congregazione della Venerabile Giovanna Antida ( già presenti nell’Ospizio della città) esperte nel settore. Si forma un Consiglio di Amministrazione: il Vescovo è Presidente, gli altri tre membri sono rappresentati dai tre Parroci della città. Si stende un primo regolamento ( 1845) e il 2 aprile del 1846 si fa la solenne inaugurazione nella Chiesa di S. Sebastiano, alla presenza di cinquanta bambini e con il discorso ufficiale del Teologo Giusto B. Ceruti, Professore di Sacra Eloquenza in Seminario. L’apertura avvenne nel dicembre 1845, anche se l’inaugurazione ufficiale è datata: 2 aprile 1846. Già il 31 marzo 1845 il Municipio aveva deliberato di concorrere per la somma di £.250 alle spese di primo impianto dell’Asilo Infantile. Nel 1849 i bambini sono già cento; si introduce una “tenue retta mensile” per i bambini delle famiglie abbienti, viene steso il Regolamento Ufficiale di ben 112 articoli. Con R. D. 8 novembre 1851 fu approvato lo Statuto organico e il 20 novembre 1852 il relativo Regolamento. Poco addicevole era però l’abitazione per la bassezza delle volte - dice il Dott. Parola, medico e, al tempo stesso, Provveditore agli Studi di quel tempo. Infatti i locali sono ormai insufficienti, ci cerca una casa più grande in affitto, sperando di poter fare, in seguito, una nuova costruzione più capiente. Sarà poi con il Vescovo successivo, Monsignor Formica, che il progetto andrà in porto; su terreno donato dal Comune di edificherà il nuovo Asilo Infantile che sarà inaugurato nel 1880 quando i bambini sono già più di 300. Lo stesso Dott. Parola definisce “non sufficiente “l’istruzione stessa”impartita dalle solite 1 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE V.9 VENARIA REALE – SCUOLE ELEMENTARI ACPV – FONDAZIONE DELLA CASA PROVINCIALE E DELLE CASE DELLA PROVINCIA - ARMADIO 5 – 5.5 3 ARCHIVIO STORICO COMUNALE - CUNEO 2 Suore grigie, la maggior parte priva di abilità, ferma negli usi del sistema monastico”1 Lo storico in questione precisa che “lo scopo dell’Asilo Infantile era di insegnare i primi elementi di religione e di morale ai fanciulli, massimamente i poveri, dei due sessi; dar loro durante il giorno sicura custodia, alimento, vestiario ed istruzione preparatoria alla Scuola Elementare ed avvezzarli alla pulitezza, alla disciplina e agli esercizi del corpo”.2 Il metodo usato sarà sempre quello dell’Aporti. Nell’anno 1880 le Suore di Carità lasciano l’Asilo Cattolico per altre opere: a loro subentrano le Suore di S. Giuseppe. 1° maggio 1845 - VIGEVANO (PV) dodici Suore per l’OSPEDALE PII ISTITUTI ANNESSI Da alcuni documenti reperiti nell’Archivio di Stato di Torino risulta che in Vigevano esistevano due Stabilimenti : Scuola e Ospedale sotto un’unica Direzione. Nel 1844, per non ben precisati motivi, vengono “dimessi” i Fratelli delle Scuole Cristiane che si occupavano delle opere educative. Si pensa di separare i due” Stabilimenti” ma di lasciare la Direzione di entrambi al Cav. Vandone, non trovando motivi validi per giustificare la sua estromissione, e di affidare l’Ospedale alle Suore di Carità “ le quali già tanto bene hanno fatto, e vanno tuttavia facendo in quei Pii Stabilimenti al cui servizio vennero destinate - 19 ottobre 1844 Vigevano 24 gennaio 1845 firmato Luigi Persani Presidente” 3 INGRESSO OSPEDALE DI VIGEVANO – RILIEVO IN BRONZO FOTO 1992 Avuta la risposta favorevole, fervono i preparativi per l’accoglienza delle due Suore: “Vigevano 25 febbraio 1845 Intenti … ad allestire quanto indispensabilmente occorre d’equipaggio per ricevere … le due Suore che verranno … abbiamo fatto ricerca di stoffa per le coperte e tende dei letti, e ci fu presentato il campione che qui va unito … Eseguisco puntualmente la commissione pregandola a volermi perdonare il disturbo che le arreco … di rimandarmi l’annesso campione. firmato Luigi Persani Presidente” 4 La Superiora Provinciale, Suor Cecilia Guinard, a seguito della domanda a lei rivolta dall’Amministrazione, firma la Convenzione: “Il 29 gennaio 1845, … propone le condizioni colle quali n’assumerebbero le Suore il proposto incarico … n. 2) che le Suore sieno in numero di dodici, … n. 8) che vi sia sorveglianza anche notturna in ospedale … n.12) che i regolamenti ivi espressi si ritengano quelli ... che furono pienamente accettati dalla 1 ARCHIVIO STORICO COMUNALE - CUNEO ARCHIVIO STORICO COMUNALE - CUNEO 3 AST - OPERE PIE-COMUNI E BORGATE - MAZZO DI ULT. ADD. N. 259 4 AST - OPERE PIE-COMUNI E BORGATE - MAZZO DI ULT. ADD. N. 259 2 Commissione …”1 incluse quelle da lei stessa presentate. L’Amministrazione, a sua volta, ringrazia Monsignor Vescovo “per l’impegno che ha degnato assumere al riguardo, non che … la Rev.ma Superiora Provinciale per la somma cortesia che ha dimostrato onde assecondare la domanda della Commissione col mandare al principio di maggio prossimo dodici suore, e provvedere così al benessere dei poveri nei suindicati stabilimenti accolte. … Con croce Pio Vincenzo Vescovo Suor Cecilia Guinard Luigi Persani Presidente Ing. Matteo Ferrari; Arciprete Pradis P. … Negroni Sergio Cancelliere” 2 Si elencano di seguito i dodici articoli presenti in tutte le Convenzioni con gli Ospedali circa i doveri e i diritti delle Suore secondo le regole della Congregazione. Sarà possibile apportare modiche previo consenso delle due parti. Successivamente le Suore della Carità aumentano “se ne aggiunsero altre secondo le urgenze di quel Nosocomio … il 15 ottobre 1872 le Suore furono invitate da S. Ecc. Mons. Vescovo Pietro Degaudenzi, che tanto pregò per ottenerle presso il Seminario … all’8 giugno 1908 l’Amministrazione dell’Ospedale ottenne le Suore anche per il Pio istituto dei Poveri. Durante la guerra quell’istituto divenne ospedale Militare, ma le Suore di carità continuarono la loro opera... Nel 1913 al 18 agosto, l’Istituto Negrone, fondato dalla Nobil Donna Francesca Manara Negrone, per giovincelli da prepararsi per la professione di tessiture Mons. Berruti Vescovo di Vigevano tanto insistette e riuscì ad avere 4 Suore, per la tenuta della cucina, guardaroba e assistenza ai deboli di salute.” 3 Nel 1957 le Suore in Ospedale sono 22. Ma la situazione all’interno della Congregazione cambia, una petizione, datata 23 novembre 1973 con raccolta di firme da parte del Primario Chirurgico Dott. Prof. Cesare Cavallini Francolini, dimostra che ormai le Suore sono ridotte ad un numero che fa temere per la continuità della loro presenza: “A conoscenza che con la fine dell’anno si dovrebbe ritirare le poche suore che ancora sono addette al nostro Ospedale, ci rivolgiamo alla sensibilità della S. V. Rev.ma perché tale provvedimento non abbia effetto”.4 La situazione permane critica fino alla definitiva soppressione della comunità avvenuta in data 23 gennaio 1992 a partire dal 2 ottobre 1991 quando le ultime due Suore lasciano l’Ospedale. L’addio è triste ma solenne “Ieri (2 ottobre 1991) la cerimonia e il saluto delle autorità - Le Suore della Carità lasciano l’ospedale “Erano un vero aiuto”: La Messa celebrata ieri per le Suore che lasciano l’ospedale. Dopo 146 anni le Suore lasciano l’ospedale. Le ultime religiose rimaste Suor Vincenza Cerotti e Suor Adelaide Clivati (Sorella Servente), si sono congedate ieri mattina dal nosocomio in cui avevano trascorso rispettivamente 22 e 18 anni. 1 AST - OPERE PIE-COMUNI E BORGATE - MAZZO DI ULT. ADD. N. 259 AST - OPERE PIE-COMUNI E BORGATE - MAZZO DI ULT. ADD. N. 259 3 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE V. 2 – VIGEVANO (PV) OSPEDALE – RELAZIONE per la Curia Vescovile di Vigevano - Superiora Provinciale Suor Ermengarda Fontana - 19 giugno 1957 – dattiloscritto. 4 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE V. 2 – VIGEVANO (PV) OSPEDALE – OSPEDALE ED ISTITUTI ANNESSI VIGEVANO – lettera dattiloscritta 2 Un Addio alle corsie con tanti rimpianti per ritornare alla casa madre di Vercelli. La partenza è stata salutata dal personale e dai dirigenti dell’Ussl nel corso di una cerimonia apertasi con una funzione religiosa celebrata nella cappella dell’ospedale dal Vescovo Monsignor Giovanni Locatelli. I saluti ufficiali sono stati pronunciati nell’aula consigliare alla presenza di medici, infermieri, dirigenti e personale amministrativo. Molti i momenti di commozione che hanno interrotto i discorsi di commiato affidati al coordinatore amministrativo Domenico Pascale all’amministratore straordinario Vincenzo Azzimonti, a Davide Figiarone, membro del consiglio dei garanti dell’Ussl e a Carlo Nipoti, assessore ai Servizi sociali che ha parlato a nome dell’amministrazione comunale. In segno di riconoscimento … Suor Vincenza e Suor Adelaide … hanno ricevuto una targa raffigurante la piazza Ducale.”1 Suor Adelaide Clivati ha legato il suo nome al reparto di Oculistica e Suor Vincenza a quello di Chirurgia. Il trafiletto intitolato“E anche le ultime due suore vanno in pensione …”2 le ricorda per la recita del rosario in Chirurgia con il prof. Battistini e per l’affluenza dei malati in cappella per le funzioni religiose. Una foto le immortala con la Superiora provinciale Suor Maria Chiara Rogatti che presenta “la targa regalata dall’Amministrazione”3 e la storia continua ad essere scritta dai gesti semplici, umili, carichi di fede di donne che hanno dato la vita a Colui che non conosce tramonto. Maggio 1845 – FOSSANO (CN) - OSPEDALE CIVILE chiuso nel 1855. Sappiamo soltanto, dai documenti, che la Superiora ( fino al 1852) è Suor Dositea Arrigo entrata 1 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE V. 2 – VIGEVANO (PV) OSPEDALE stralcio di giornale “LA PROVINCIA PAVESE” VIGEVANO – 3 ottobre 1991 2 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE V. 2 – VIGEVANO (PV) OSPEDALE 3 ACPV - la targa si trova a Vercelli Casa Provinciale – in Noviziato il 30 settembre 1843 nata a Valenza(AL) il 4 maggio 18131 e morta a Vercelli “S. Margherita” a 83 anni l’8 febbraio 18972e che a lei succede Suor Agostina Lambert fino al 18553 data della chiusura della comunità. 1845 / 1983 - VALENZA PO (AL) L’OSPEDALE MAURIZIANO La fondazione dell’Ospedale di Valenza Po è stata voluta dalla Marchesa Bellone del Carretto che, a tale scopo, lasciava tutto il suo patrimonio al Gran Magistero Mauriziano che nel 1781 apriva un ricovero, accolto con entusiasmo dalla popolazione valenzana. Finalità dell’istituto era la cura dei poveri infermi colpiti da malattie acute, non infettive. Le Suore di Carità, come già nell’Ospedale Mauriziano di Aosta, vi assunsero servizio nel 1845 in numero di quattro, prodigandosi non solo per l’assistenza ai malati, ma con rara generosità badavano praticamente a tutto, dalla lavanderia alla cucina, fino alla preparazione degli ambienti che non erano sempre confortevoli. I letti disponibili all’inizio erano 4, passarono presto a 50; alle due infermerie per uomini e donne si aggiunse un reparto di isolamento e si predisposero camere a pagamento (nel 1933 in omaggio alle direttive del regime, si aprirà anche un ambulatorio per bambini ed un reparto di ostetricia). Si sa dalla tradizione orale dei più anziani che lo stesso Re Carlo Alberto in una sua visita ebbe a dire che gran merito della trasformazione e funzionalità dell’Ospedale era da attribuirsi allo spirito di sacrificio e alla amabilità delle Suore. Non sempre la vita delle Suore fu facile, esse dovettero, per anni, affrontare lo spirito massonico dei dottori e l’ambiente anticlericale della popolazione, ma la loro serenità e la loro completa disponibilità ebbero ragione delle varie difficoltà. Nel 1940 erano ancora presenti due pioniere del vecchio Ospedale che seppero distinguersi con vero spirito di carità. Suor Pelagia Quaglini, persona di senno e di rara virtù, trascorse in Valenza i suoi 60 anni di vita religiosa, prima come suora, poi come Superiora era da tutti chiamata: “Mamma dei sofferenti” per la sua amabilità e la sua dolcezza nei confronti delle suore, del personale e soprattutto degli ammalati. La sua fragilità fisica era largamente compensata da un cuore aperto a tutte le esigenze, si può dire che nessun ammalato sia uscito dall’ospedale senza un suo ricordo fatto di qualche medicina, se non proprio di qualche capo di biancheria o vestito. Nessuno dei poveri che venivano a parlare con suor Pelagia andava via a mani vuote. La sua grande disponibilità era aiutata da un forte spirito di fede, da una preghiera continua alimentata da ore di adorazione nella piccola Cappella. Era diventata, per Valenza, una vera istituzione e conosceva tutti almeno da due generazioni, sapeva quindi a chi rivolgersi per chiedere un aiuto a favore dei poveri. Il tempo di guerra fu vissuto da Lei con l’ansia di non lasciare mancare nulla ai malati ed alle Suore collaborando effettivamente con la Direzione per le vettovaglie che scarseggiavano anche all’Ospedale. Morì serenamente a Valenza ed il suo ricordo rimane indelebile. Suor Anna Maria Castiglioni era “l’infermiera tutto fare”, sempre di corsa anche se aveva superato i 70 anni. 1 ACPV - VECCHI REGISTRI 1822 N. 98 - CASSETTIERA - 1° cassetto. ACPV - SORELLE DEFUNTE N.646 - REGISTRI SORELLE DEFUNTE 1832 … ARMADIO 3 – 3.3 3 ACPV - RUBRICA – FOSSANO OSPEDALE CIVILE - CASSETTIERA - 1° cassetto. 2 Subito dopo la sua vestizione venne mandata a Valenza e divenne ben presto la persona insostituibile. Molte volte i dottorini alle prime armi chiamavano Suor Anna Maria per fare il “ consulto” e Lei serenamente diceva tutto quanto aveva imparato con la pratica in tanti anni. Scarseggiando il personale, sapeva fare di tutto, quantunque con grande umiltà dicesse di essere esperta solo nel lavare i pavimenti. Alcune persone anziane ricordano la sua cura nel pretendere che la lavanderia mandasse sempre biancheria non solo pulita, ma anche non rattoppata che creasse disagio ai degenti. Se le cose non erano più che perfette allora si sentiva la sua voce e si vedeva svolazzare il suo velo fino in guardaroba dove cercava quello che era necessario. I passi da lei fatti nelle corsie e su e giù per le scale non si contavano, sembrava fosse mossa da una forza sovrumana, mai stanca, sempre in moto; te la vedevi al fianco quando eri sicuro fosse in un altro posto; scherzosamente il personale la chiamava “argento vivo”. Ai dottori che le consigliavano un po’ di riposo, diceva che se si fosse fermata a letto sarebbe morta. Anche di notte ci fosse stata necessità o meno faceva almeno un giro in corsia, perché questo era il suo stile! “Caritas Christi urget nos”, sempre in moto per amore di Cristo e dei fratelli sofferenti. Nel periodo bellico il medico accettava molti giovani che, per eludere il servizio militare dichiaravano malattie vere o presunte; proprio qui emersero le virtù umane della Suora. Si può pensare almeno ad una decina di giovani presenti in corsia per circa due anni con la loro voglia di vivere, di scherzare, di far baldoria, in certi momenti sembrava di essere al bar. Allora interveniva Suor Anna Maria a convincerli, sorridendo li portava alla calma, alla frequenza alla Santa Messa, ad accostarsi ai Sacramenti; non una volta sola guidò le commissioni d’inchiesta dei fascisti o nazisti alle visite ed era tanto convincente sulla malattia del giovane che quelli se ne andavano senza neppure visitare il giovane. Donna forte d’animo, dotata di intelligenza e cuore, svolgeva la sua missione con fede ardente, una preghiera continua, un senso di carità vissuto fino all’eroismo e alla dimenticanza di sé. La sua morte gettò in lutto tutta Valenza, fu pianta come mamma, come Suora, fu considerata una Santa. I valenzani, a titolo di riconoscenza, vollero offrire all’instancabile “mamma dei poveri ammalati” - come la chiamavano - una lampada votiva dinanzi alla sua lapide. Tanto Suor Pelagia come Suor Anna Maria furono decorate dal munifico Ordine Mauriziano di Torino, di medaglia d’oro. Provvidenzialmente il periodo bellico non cagionò vittime, né danni rilevanti al fabbricato, che per altro era in cattivo stato e non più rispondente alle esigenze sanitarie. Nel 1948 scoppiò una grande epidemia nell’Ospedale stesso, per cui questo dovette essere chiuso per un mese. In seguito ad accurate ispezioni, fu decisa la costruzione di un nuovo Ospedale alla periferia della città. Si iniziarono i lavori nel 1951 con un primo aiuto finanziario del Municipio di Valenza e nel settembre 1954 entrò in funzione rispondendo alle esigenze dei tempi: aveva la capacità di 120 posti-letto. Le Suore gradatamente aumentarono fino a raggiungere il numero di dieci. Nel 1954, demolita la vecchia struttura, la Comunità continuò il suo servizio nel nuovo Ospedale. La Superiora e le suore più anziane stimolavano le giovani a servire i malati con amore e senza riserve, ad intensificare la vita spirituale sia pure con giovanile entusiasmo. L’Ospedale di Valenza è sempre stato funzionante e ogni servizio era affidato alle Suore. La Direzione, il Cappellano, i Sanitari apprezzavano la loro collaborazione. Le suore sono state testimoni di intime gioie per il ritorno al Signore di tanti malati spesso lontani dalla Chiesa. La vicinanza del Santuario della Madonna della Pietà diventato poi Parrocchia, dava alle due comunità quella dell’Ospedale e quella della “S. Famiglia” l’occasione di vivere insieme bellissime giornate di spiritualità. Purtroppo la crisi vocazionale toccò anche questo Ospedale, ritirate lentamente le Suore più anziane, i 20 febbraio 1983 la Comunità ormai ridotta a due suore venne canonicamente soppressa. Per alcuni anni suor Teresa Rusinà e suor Maddalena Longoni continuarono il loro servizio inserite nella vicina Comunità della Madonnina, finché la malattia e le urgenze costrinsero a 1 togliere anche questa piccola presenza. Nel 1846 altre quattro fondazioni: Casale Monferrato (AL) Carceri Senatorie, Alba (CN) Ospedale Civile, Tenda( Nizza) 1° gennaio 1846 - CASALE MONFERRATO (AL): CARCERI SENATORIE Anche su questa comunità la storia ci lascia senza notizie precise. La data di apertura: 1° gennaio 1846 e la chiusura nel 1869, sono testimoniate dalla solita rubrica, che porta il nome di “Suor Alfonsina Molinari come Superiora nata a Scaletta (CN) l’8 marzo 1811 entrata in noviziato a Vercelli il 30 gennaio del 1836” .2Nel 1865 sono presenti cinque Suore di Carità: “Suor Giovanna Deamicis Superiora, Suor Irene Perego, Suor Eusebina Colombetti, Suor Ifisia Viscardi, Suor Romualda Dalconte”.3 Quasi vent’anni di servizio il cui testimone, accanto ai rinchiusi, è stato: “Dio solo!”. 1° gennaio 1846 - ALBA - OSPEDALE CIVILE “S. LAZZARO” 1846 – 2005 Con la prima Convenzione stipulata dal Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale con la Superiora Provinciale dell’Istituto, nel 1846, le Suore entravano nell’Ospedale Civico in numero di tre con l’incarico di sovrintendere al buon ordine dei servizi di cucina, guardaroba, infermeria ecc. Ad esse venivano assicurati il vitto e l’alloggio all’interno dell’Ospedale, purché garantissero la loro “vigile presenza giorno e notte”. L’Ospedale era stato eretto in Ente morale nel dicembre 1836. Nel 1850 il numero medio degli ammalati superava i 500. Nacquero presto, nello stesso Ospedale, l’Ospizio delle ALBA (CN) OSPEDALE CIVILE VECCHIO Povere Figlie e il Ricovero dei poveri Giovani abbandonati: - FOTO http://www.google.it istituti che erano necessari in quel momento storico e che formarono persone valide, degne e rispettabili. Molte, in Città erano le persone indigenti, ed era lo stesso Ospedale a portare i medicinali al domicilio dei vari ammalati. Uno storico scrive “fino ad ora i fondi sono bastati a comprar le derrate necessarie per poter fare una minestra da distribuire giornalmente ai poveri della Città... ”4 Erano dunque, ancora una volta le “Suore del brodo” che provvedevano alla distribuzione di un piatto caldo... 1 ACPV – COMUNITA’ SOPPRESSE V. 12 – VALENZA PO (AL) ACPV – CASALE MONFERRATO (AL) – VECCHI REGISTRI 1822 N. 25 – 1° CASSETTO - CASSETTIERA 3 ACPV – CASALE MONFERRATO (AL) – CARCERI SENATORIE - VECCHI REGISTRI 1865 – 1° CASSETTO – CASSETTIERA . 4 ARCHIVIO DIOCESANO di ALBA (CN) 2 I malati poveri venivano a rifugiarsi nell’Ospedale per ricevere i necessari soccorsi: “si poteva calcolare un movimento di venti poveri al giorno”1 Il Governo di Torino aveva riconosciuto l’Ospedale di Alba come “ Ospizio provinciale degli Esposti” ed erano in media 90 all’anno i neonati che venivano abbandonati alla “ruota”. A quanto ci risulta dal 1846 al 1872 le Suore di Carità sono solamente tre. “Nel triennio 1859 — 1861 i ricoverati ( uomini – donne - militari) sono esattamente: n. 503 nel 1859 n. 812 nel 1860 n. 920 nel 18612 Ci sono i feriti della seconda guerra d’Indipendenza. Nel 1866 si precisa che “i locali esistenti dell’Ospedale non sono neppure sufficienti a dare ricovero a tutti gli infermi poveri che ne abbisognano per essere curati”.3 Forse si profilava nuovamente il problema dei feriti sui campi di battaglia della terza guerra di Indipendenza... Sui Verbali del Consiglio, in data 29 febbraio 1872, si legge che “realmente tre sole Suore, per quanto facciano, non potrebbero attendere ai molteplici lavori ed attribuzioni loro affidati dal Regolamento, è necessario richiederne una quarta”.4 Col passare degli anni l’Ospedale fu ingrandito e il numero delle Suore andò sempre aumentando: nel 1970 le Suore erano 14 e la Superiora faceva parte del Consiglio di Amministrazione e da lei da lei dipendeva praticamente tutto il Personale . Durante il quinquennio 1970/75 anche l’inserimento delle Suore di Carità venne adeguato alle nuove Norme vigenti. Le Suore che, come età e titoli regolari, potevano sostenere l’esame di concorso, continuarono ad essere accanto ai malati ma nel 1987 le Suore in servizio erano tornate ad essere tre come nel lontano 1846. Le Suore, nel 1987, trovarono un’abitazione fuori dall’Ospedale e la loro presenza in Ospedale ebbe fine nel 2005. 1° maggio 1846 - TENDA (NIZZA) - SCUOLE Le Suore della Carità sono richieste per una Scuola per ragazze a Tenda allora provincia di Nizza appartenente al regno sabaudo. Il 24 ottobre 1845 una lettera rivolta “a Sua Eccellenza il primo Segretario di Stato per gli affari dell’Interno – Torino,”5 comunica che : “Compiendo alla riserva di cui riverente mio Foglio delli 11 agosto … mi procuro l’onore di partecipare alla S. V. che la Superiora delle Suore di Carità ha accettato le condizioni proposte dalla Comunità e dall’Ospizio di Tenda per lo stabilimento in quel luogo di due di esse suore per il servizio dell’Ospedale e per la Scuola delle fanciulle, come dalle comunicazioni che ho avute da Monsignor Vescovo. Queste condizioni sarebbero consentanee di simile stabilimento di Sospello e di Utelle, ed esse consistono nell’annuo assegnamento di Lire 800, in complesso, alla provvista del locale per 1 ARCHIVIO DIOCESANO di ALBA (CN) ARCHIVIO DIOCESANO di ALBA (CN) 3 ARCHIVIO DIOCESANO di ALBA (CN) 4 ARCHIVIO DIOCESANO di ALBA (CN) 5 AST – Se. I – Opere Pie – 1845 – Stabilimento di Tenda (Nizza) – 24 ottobre 1845 fotocopia ACPV - TENDA 2 l’alloggio e per la scuola; la mobilia occorrente, oltre le spese del viaggio e di posta, e ciò mediante resterebbe a carico delle Suore il vitto, ed il vestiario.”1 Si pensava di alloggiare le suore presso l’ospedale ma essendo inadeguato il locale si opta per un’altra soluzione cioè “di scegliere frattanto un altro appartamento in casa particolare mediante l’annuo fitto di Lire cento consentito dal proprietario, col progetto di fare poi ristaurare ed ampliare per tale uso: un fabbricato spettante all’Ospizio, o di acquistare la medesima casa suddetta ad oggetto di stabilirvi anche l’Ospedale. Le strette risorse di quel Pio istituto il quale già concorre con stento alle spese dello stabilimento delle suore di Carità per l’annuo assegnamento di £.200 sulla complessiva di £.800, … non potendo sostenere la spesa di Lire 100 annue per il fitto suddetto, la Comunità avrebbe votato di fare fronte coi propri fondi a questo pagamento … Ho l’onore di raffermarmi col più profondo ossequio Di vostra Eccellenza Um.o Dev.mo l’Intendente … Jercanz”2 Una lettera precedente, 4 ottobre, con lo stesso oggetto, preventivava £. 800 di cui £. 600 a carico della comunità e £. 200 a carico della Congregazione di Carità e si insisteva particolarmente nel proporre all’Amministrazione lo “stabilimento delle Suore di Carità … più specialmente per la Comunità: di avere una Suora per l’educazione delle fanciulle e dal lato del Pio istituto, il Servizio in Ospedale”3 Ma, in verità, l’Ospedale è di quattro letti il “più sovente vacanti” perché “l’oggetto principale della Congregazione è di soccorrere con l’elemosina i poveri a domicilio dove preferiscono d’essere assistiti in caso di malattia, ed al bisogno il Servizio attuale di quell’Ospedale si troverebbe già sufficientemente supplito dall’Ospedaliera che vi è addetta presentemente e da più anni coll’annuo salario di £. 50”4 . Per questo motivo ovviamente le Suore si occuperanno della Scuola, segue la lettera del 13 giugno a cui fa riferimento quella dell’11 agosto dove si lamenta “Ne attendo ancora oggi gli analoghi riscontri che ho nuovamente sollecitati e mi farò dovere di ragguagliare ulteriormente l’E. V. di questa importante pratica.”5 Finalmente il progetto, in data 29 settembre 1845, sarà “approvato”6 Il 1° maggio dell’anno successivo è la data di apertura della comunità. La Superiora è “ Suor Demicheli Agostina fino al 1859 e con lei Suor Anastasia Delodi ( che resterà fino al 1865), Suor Camilla Salmoiraghi7 fino 1867; ambedue sostituite da Suor Elena Riondet, (Superiora), Suor Alegonda Richiardi e Suor Bartolomea Rossi, le ultime due vengono cambiate l’anno successivo e al loro posto troviamo Suor Genoveffa Sala e Suor Teodolinda Severina (già pero destinate l’una a Voghera e l’altra a Napoli per l’anno successivo)”.8 Così si conclude la storia della presenza delle Suore della Carità a Tenda nel 1870. Case aperte da Suor Cécile Guinard 1 AST – Se. I – Opere Pie – 1845 – Stabilimento di Tenda (Nizza) – 24 ottobre 1845 fotocopia ACPV - TENDA AST – Se. I – Opere Pie – 1845 – Stabilimento di Tenda (Nizza) – 24 ottobre 1845 fotocopia ACPV - TENDA 3 AST – Se. I – Opere Pie – 1845 – Stabilimento di Tenda (Nizza) – 4 giugno 1845 fotocopia ACPV - TENDA 4 AST – Se. I – Opere Pie – 1845 – Stabilimento di Tenda (Nizza) – 4 giugno 1845 fotocopia ACPV - TENDA 5 AST – Se. I – Opere Pie – 1845 – Stabilimento di Tenda (Nizza) –11 agosto 1845fotocopia ACPV - TENDA 6 AST – Se. I – Opere Pie – 1845 – Stabilimento di Tenda (Nizza) – Corso della pratica - fotocopia - ACPV – TENDA – COMUNITA SOPPRESSE C 5 – COLLE DI TENDA (FRANCIA) 7 ACPV – VECCHI REGISTRI 1822 - RUBRICA – TENDA - CASSETTIERA - 1° CASSETTO. 8 ACPV – VECCHI REGISTRI 1822 - RUBRICA – TENDA - CASSETTIERA - 1° CASSETTO - REGISTRI 1865/1868 2 SOEUR CECILE GUINARD - SUPERIORA PROVINCIALE DAL 1830 al 1846 1831 1832 1834 1835 Alessandria: una Scuola per ragazze povere a S. Maria di Castello Torino: l’Ospedale Mauriziano Novara: Ospedale Maggiore Alessandria: L’Orfanotrofio “S. Giuseppe” Savigliano (CN): Ospedale Maggiore Alessandria: Ospedale Militare Pallanza (Verbania): Carceri, 1839 Asilo Costigliole Saluzzo (CN): Scuola, Ospedale, Ricovero Asti: Ospedale Militare e Scuole “S. Carlo” Lanzo Torinese: Spedale dell’Ordine Mauriziano e Scuole 1836 1837 Valenza (AL): Carceri Susa (TO): Ospedale, Ospizio e Scuole “S. Carlo” 1838 Torino: Ergastolo 1839 1840 1841 1842 Biella (BI) : Ospedale Torino: “Ospizio di Carità” Varallo Sesia (VC): “Istituto S. Vincenzo” Educandato e Scuole Tortona (AL:) “Istituto S. Vincenzo” Educandato e Scuole Masserano (VC): Ospedale, Masserano (VC): Scuola Parrocchiale, Asilo Asti: Ospedale Civile “S. Luigi” Voghera (PV): Scuole di Beneficenza annesse all’Ospedale Sarzana (La Spezia):Ospedale e Scuole Intra (Verbania): Scuole e Asilo Arona (NO): Ospedale Borgomanero (NO): Ospedale Saluzzo (CN): Asilo “Regina Margherita” Saluzzo: Orfanatrofio Sospello(TO): Ospedale e Scuole, Cagliari: Ospedale Militare, Cuneo: Ospizio Carità di S. Teresa 1843 Cherasco (CN): Ospedale Civile Fossano (CN): Ospizio di Carità Torino: Carceri Senatorie 1844 Arena Po (AL:) Ospedale e Scuole Alba (CN): Carcere Giudiziario Asti: Carcere Giudiziario 1845 Aosta: Ospedale, Solero (AL): Scuola Vigevano (PV): Ospedale e Ricovero Veneria Reale (TO): Ospedale, Veneria Reale(TO): Scuole, Cuneo: Asilo Cattolico, Fossano (CN): Ospedale 1846 Casale (AL): Carceri Senatorie Alba (CN): Ospedale Tenda(CN): Scuola e Asilo Valenza(AL): Ospedale Mauriziano Rapporto tra il numero delle Case e delle Suore 180 160 140 120 100 suore 80 case 60 40 20 0 1826 1831 1833 1834 1846 Suore: 8 17 28 70 177 2 7 9 11 48 Case: 16 ospedali 14 12 scuole 10 8 ospizi 6 carceri 4 2 manicomi 0 1826 1831 1833 1846 osp. Anziani Osp. Sc.