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1 Ippica Oggi PREMESSA “Ippica del futuro, un' Ippica nuova”, un documento che getta le linee di partenza di quello che, con i dovuti confronti e consensi, si trasformerà un articolato piano tecnico industriale del settore ippico. I firmatari di questo documento si impegneranno, credendo in un esito positivo, a costituire un soggetto giuridico unitario che verrà posto alla gestione dell'ippica secondo quanto disposto dall'art. 15 del Collegato Agricolo, approvato con emendamenti in seconda lettura alla Camera e attualmente in terza lettura al Senato. Un soggetto giuridico che si prefigge di superare tutte le enunciazioni di principio che hanno costituito le scenario ippico degli ultimi anni, uno scenario caratterizzato da paventati piani strategici per la risoluzione degli annosi problemi del settore, mai realmente e concretamente rappresentati o realizzati, né ad opera delle categorie professionali né dalle Società di corse né del Mipaaf. “Ippica del futuro” si associa a quanti hanno compreso che non si possono più sostenere interessi di parte, ma piuttosto fare un passo indietro, una riflessione per condividere un orizzonte comune, intraprendere un percorso imprenditoriale che porti al risanamento del settore. Un percorso abbinato ad una “managerializzazione” della gestione permeata da trasparenza economica, tecnica e nei rapporti con tutti i soggetti del settore, tesa all’esaltazione dello spettacolo ippico, all’allargamento della filiera di allevatori, proprietari, allenatori, guidatori e fantini, alla qualificazione degli ippodromi, all’aumento di scommesse e posti di lavoro. RIFORMA DEL SETTORE Di tutto si potrà discutere, tranne del fatto che il settore ippico stia attraversando una crisi giunta ad punto di non ritorno: previsioni di bilancio clamorosamente sbagliate, prelievi dalle nuove scommesse inferiori alle aspettative, esplicito rifiuto di confronto con tutti i soggetti del settore, contratti collettivi di lavoro scaduti, posti di lavoro più che dimezzati e ad alto rischio quelli rimasti, ippodromi in via di chiusura, pubblico, allevatori, proprietari, allenatori, guidatori, fantini in calo, nascite in calo (da 4.500 a 1.500 per il trotto, peggio in % per il galoppo), riunioni di corse in calo (da 3.000 a 1.500), montepremi in picchiata, convenzioni con gli ippodromi in prorogatio da anni, soppiantate oggi da accordi sostitutivi che peraltro non sono stati posti in essere come tali, sono dati alla portata di tutti ed assolutamente incontrovertibili. Il bilancio dell’ippica è passato dai 505 milioni del 2009 ai 177 del 2016 Il quadro generale che caratterizza il settore ippico, in assenza di tempestivi interventi, prospetta l’anno 2016 come l’anno nel quale potrebbe essere celebrato il funerale dell’ippica italiana. Pesante è la responsabilità delle Istituzioni (Mipaaf e Mef in primo luogo) che a distanza di anni dall’azzeramento della struttura di governo del settore (UNIRE prima e ASSI successivamente) non sono stati in grado o non hanno voluto mettere in campo un progetto credibile di risanamento, consolidamento e rilancio dell’intero comparto. Altrettanto pesanti sono le colpe imputabili alle Categorie e alle Società di corse che, nonostante il continuo aggravarsi della crisi, hanno mantenuto un alto livello di litigiosità, una cultura corporativa incline al piccolo cabotaggio e una particolare vocazione alla divisione a tutto svantaggio dell’unità del Settore, condizione indispensabile per promuovere, sostenere e conquistare una vera riforma. 2 L’odierna situazione non consente alternative. La riforma del Settore ippico è l’unica strada da percorrere e pertanto va intrapresa, celermente e unitariamente, con determinazione, richiamando con fermezza le Istituzioni a svolgere il loro ruolo di proposta e sostegno alla riorganizzazione dell’intera filiera. E’ necessaria un’ippica sana, capace di produrre nell’intero comparto un diverso approccio culturale assumendo come prioritari i valori della qualità, imprenditorialità, rigoroso rispetto delle regole ed etica professionale: una nuova ippica in grado di soppiantare l’ippica delle menzogne, dei personalismi, della poca trasparenza e di un deleterio pseudo assistenzialismo, che hanno caratterizzato la conduzione dell’ex Unire prima, dell’Assi dopo e del Mipaaf ora. Ciascuna categoria dovrà legittimamente rappresentare e difendere i propri interessi avendo però la capacità di collocarli in un quadro di interesse generale dell’intero comparto, tenendo presente e rispettando gli interessi di tutte le altre componenti (società di corse, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali) ai fini della realizzazione di un disegno comune di rilancio e di stabilizzazione. Solo in questo modo sarà possibile uscire dal tunnel, da una crisi che ha eroso la filiera ippica sino a minarne l’esistenza. Mipaaf, Mef, associazioni di categorie, organizzazioni sindacali e società di corse attraverso un tavolo unitario di concertazione hanno il compito - dovere di confezionare un documento programmatico con una pianificazione pluriennale in grado di accompagnare e favorire il cambio culturale sopra accennato, garantendo stabilità al governo del comparto certezze agli operatori e affiancando, con una funzione di garanzia il percorso verso l’autonomia economica. Ma non basta munirsi di un equipaggiamento labiale e parlare di progetti nuovi e riforme: novità, riforme e trasparenza che sono talmente ovvie da essere scontati. Occorre, una volta per tutte, pianificare qualcosa di concreto. Dovrà essere un progetto realistico, le bugie di questi anni stanno mascherando i problemi reali, che sono più gravi di quello che sembrano. Gli operatori ippici fanno fatica a sopravvivere e sono in via di estinzione gli assi portanti fondamentali del sistema ippico: allevatori, proprietari, lavoratori, appassionati, società di corse. E se allenatori, guidatori e fantini dovessero diventare allo stesso tempo anche allevatori e proprietari (e ci siamo quasi arrivati), l’ippica, da evento sociale, tecnico, economico, assumerà sempre più i connotati di un modello virtuale, nel quale la storia, cultura, genealogie e qualità dei cavalli, delle professioni - compresa quella dei lavoratori - non avranno più alcun significato. Un progetto serio, dunque, che non può escludere possibili sacrifici, comunque da ripartire equamente tra tutti gli “attori” che operano nel comparto, partendo da un punto fondamentale ed irrinunciabile: la certezza delle risorse, del montepremi e dei corrispettivi alle società di corse, voci prioritarie di bilancio e non residuali che dovranno essere comunque integrate attraverso il taglio degli abbondanti sprechi di gestione di chi ha gestito e gestisce l’ippica e da chi su questa ha lucrato, non pagando minimi garantiti, canoni tv e utilizzando la rete delle scommesse ippiche per introdurre altre tipologie di giochi. Certezza del montepremi che si basa non su una mera richiesta di elargizione, ma su una disciplina di legge (art. 12, punto 1 Dpr 169/98) che pone montepremi e provvidenze all’allevamento quali voci stabili e non residuali di bilancio 3 IL BUCO IN CIFRE Minimi garantiti e quote di prelievo inevasi al 30.04.051 129.657.939,00 Storno crediti Tv (bilanci 2003 - 04) 25.000.000,00 Storno crediti Tv (bilanci 2008-09-10) 85.000.000,00 Lodo arbitrale2 80.000.000,00 Contributo Mipaaf 2004 promesso e mai versato3 Decreto fiscale n. 16/2012 4 35.000.000,00 3.000.000,00 Totale 357.657.939,00 Senza conteggiare i presunti 100 milioni di euro destinati dall’ex ministro Romano ad altri capitoli di bilancio estranei all’ippica e qualche ulteriore decina di milioni5 di euro per ulteriori quote di prelievo non versate dal 2000 al 2014 dai concessionari alle scommesse. Appare inammissibile che errori commessi dai Ministeri competenti e sanzionati ad un risarcimento del danno in favore dei concessionari, come per i minimi garantiti (2000-2002) e lodo arbitrale rituale 26.5.03, possano finire per pesare esclusivamente sulle casse dell’ippica. Contemporaneamente occorrerà riorganizzare il settore delle scommesse con accorgimenti incisivi, quali l’introduzione di nuove tipologie di scommesse, la riqualificazione dello spettacolo e un rapporto nuovo, paritario e non minoritario con i Monopoli di Stato e i delegati alla raccolta del gioco - solo 5 concessionari su 16 accettano scommesse ippiche (Gaet 19.04.16) - che dovranno lavorare anche per l’ippica e non viceversa, pagando i loro debiti e le quote di prelievo. Ottimizzare il prodotto ippico, non significa, o almeno non significa solo, rendere ogni corsa di cavalli produttiva: perché per “prodotto ippico”, non si può né si deve intendere la corsa o la gara fine a sé stessa, ma l’indotto che ne consegue, in termini di aumento degli appassionati, di aumento degli spettatori negli ippodromi, di aumento di allevatori, proprietari, allenatori, posti di lavoro, di qualificazione degli ippodromi, di rivitalizzazione della cultura ippica. E questo si può ottenere solo con la qualità e la selezione tipica del mondo dello sport : dei cavalli allevati, la trasparenza e la competenza degli Organismi di gestione e controllo, di ippodromi adeguati ad uno spettacolo riqualificato, la professionalità di allevatori, proprietari, allenatori, guidatori, fantini, lavoratori dipendenti e il vero puro e sano dilettantismo sportivo dei Gentleman. E’ all’interno di questo meccanismo programmatico ed istituzionale che si deve affrontare, in termini di imprenditorialità e secondo criteri di produttività, il piano per la nuova strategia dell’ippica: ottimizzazione dei bilanci, ottimizzazione del prodotto ippico, certezza delle regole, distinzione dei ruoli e delle responsabilità, regolarizzazione e valorizzazione del lavoro, qualità e competenze. 1 Legge 200 del 01.08.2013: € 58.207.259 cancellati a 759 agenzie che hanno aderito alla nuove condizioni economiche + € 71.450.680 cancellati a 117 concessioni per mancata adesione; 2 Lodo arbitrale rituale - quindi con valore di sentenza – 26.05.2003; 3 Contributi Mipaaf: Bilancio previsione Unire 2004 € 35.000.000 non pagato - Bilancio previsione 2005 € 18.000.000 pagati ; 4 Commi 6 e 7 – Rilancio dell’ippica. ”Il Mipaaf destinerà all’ippica 3 milioni di euro da utilizzare per un apposito programma di comunicazione”; 5 http://www.agipronews.it/attualit%C3%A0-e-politica/scommesse-ippiche-minimi-garantiti-e-lodi-arbitrali-s %C3%AC-del-mipaaf-alla-transazione-con-i-concessionari-id.113181 4 Nello specifico è indispensabile: 1. La costituzione di un “Soggetto giuridico” al quale sia demandato il governo del settore, con agibilità manageriali ampie che, ancorché sottoposto all’azione di controllo del Ministero competente, sottragga la gestione corrente alle paralizzanti lentezze burocratiche proprie della pubblica amministrazione. Sarà compito del nuovo Organismo di governo dell’ippica di mantenere un indispensabile, costante, autorevole e schietto rapporto col Ministero di riferimento Mipaaf e al tempo stesso verificare la possibilità di sintetizzare - in stretta collaborazione anche con il Mef e con i delegati alla raccolta del gioco - obbiettivi di comune interesse attorno ai quali attivare, nel rispetto delle reciproche autonomie, iniziative (tecniche e politiche) e coerenti comportamenti finalizzati al rafforzamento e valorizzazione dell’intero comparto ippico. 2. Intervenire, con il pieno coinvolgimento dell’ “Organo di governo” del settore, sulle scommesse (aumento del Pay Out, totalizzatore unico, nuovi regolamenti per permettere nuove scommesse, “facili”, alla portata anche dei profani, (riduzione del prelievo medio sulle scommesse al totalizzatore, riduzione del prelievo sulla quota fissa, introduzione della quota fissa nei corner e negli ippodromi) come primo indispensabile, concreto atto per il rilancio del settore. L’azione dell’Organo di governo non deve essere finalizzata solo alla pura e semplice riduzione del prelievo sula scommessa ippica, ma alla possibilità d’imporre l’applicazione di contratti dinamici all’interno del settore scommesse. Questa è la parte più importante da sviluppare e il non averlo fatto costituisce la principale causa della crisi ippica. Ignoranza, rapporti personali e clientelari hanno operato non nell’interesse dell’ippica, ma solo per sottrarre profitti all’interno del sistema, senza mai pianificare proposte per rendere competitiva la scommessa ippica rispetto agli altri giochi. L’Organo di governo dovrebbe valutare, con l’istituzione di un apposito ufficio, mensilmente l’andamento delle scommesse ippiche e variando in tempi brevi i format delle stesse contrattualizzare con i concessionari un aggio fisso e uno variabile, in base ad obbiettivi prefissati e raggiunti. Dovrà altresì lavorare per riportare la tassa sulla quota fissa in linea con quanto previsto dal mercato delle scommesse sportive. Il MOL (margine operativo lordo) delle scommesse a quota fissa ippiche e sportive nella rete di raccolta sul territorio mediamente è equivalente (18%), ma la tassazione media applicata alle scommesse ippiche è il 12%, mentre quella applicata alle sportive è all’incirca 3,2%. Sempre in analogia con lo sport è improrogabile l’applicazione per la quota fissa ippica della tassazione sul margine e non sul venduto e l’introduzione dei palinsesti complementari. Medesimo prelievo variabile effettuato per le scommesse sportive deve essere applicato all’ippica: una corsa con 4 cavalli non può essere venduta in percentuale al pari di una corsa di 10 cavalli. L’ufficio dovrà possibilmente essere composto da 1 rappresentante dei Monopoli di Stato, 1 della Corte dei Conti, da 2 ippici di cui 1 per il trotto e 1 per galoppo e da 1 componente interno all’Organo di governo. I report dovranno essere redatti mensilmente e semestralmente. 3. Tenere presente che la politica dei “tagli orizzontali” e la pesante incertezza per il futuro cui il settore è stato sottoposto per troppi anni, ha rappresentato e rappresenta una fittizia garanzia di sopravvivenza che ha finito per “risucchiare” su livelli sempre più scadenti il settore, frenando gli investimenti negli allevamenti, penalizzando il numero dei cavalli nati da 4.000 a 1.500 per il solo settore trotto e ancora di più in % per il galoppo, massacrando il dato occupazionale, riducendo o addirittura eliminando servizi e, in buona sostanza, compromettendo definitivamente la possibilità di ripresa. In particolare per quanto riguarda gli ippodromi il sistema non può permettersi una distribuzione delle risorse prescindendo dalla qualità dei servizi resi, dalle attrezzature, dal loro stato di manutenzioni, dal rating delle corse, dal pubblico, dal gioco sul campo, dalla 5 quantità e qualità dell’occupazione impegnata alle dipendenze dell’impresa che gestisce l’ippodromo. Con queste imprese l’Organo di governo dell’ippica dovrebbe stipulare dei veri e propri contratti di servizio validi per almeno 3 anni, da remunerare sulla base dei parametri di cui sopra ovvero da ridiscutere in fase di rinnovo anche rispetto ai risultati conseguiti nell’arco di vigenza del primo contratto. Tali contratti dovranno consentire all’azienda la possibilità di esercitare la propria imprenditorialità purché la stessa risulti compatibile con il rispetto prioritario dei termini del contratto e comunque non risulti di nocumento al positivo sviluppo degli obbiettivi declinati nel contratto stesso. 4. Prioritario per il nuovo Soggetto dovrà essere: Pagare regolarmente i premi al traguardo ai proprietari e le percentuali di loro spettanza ad allevatori, allenatori, guidatori, fantini e società di corse. Il ritardo cronico del Mipaaf nei pagamenti sta paralizzando il settore; Tutelare pubblico e scommettitori risolvendo lo spinoso problema del doping sulle cui metodologie di effettuazione e sulle relative sanzioni si addensano non pochi dubbi e perplessità Vigilare sulla regolarità delle corse. Trasparenza, rigorosa applicazione dei regolamenti e uniformità di giudizio latitano; Accelerare i tempi di risoluzione ed accertare l’esecuzione dei procedimenti disciplinari. 5. L’Organo di governo consideri tra le molte cose anche la possibilità di una definitiva “separazione” economica e gestionale da Unire-Lab, riservandosi l’opportunità di garantirsi i relativi servizi con gare di appalto europee finalizzate a selezionare le migliori proposte sotto il profilo della qualità, tempestività, trasparenza, certezza ed economicità. Analogamente “l’Organo di governo” dovrà mettere in campo una mirata strategia di valorizzazione del “segnale televisivo”, sia sotto il profilo economico sia per quanto riguarda l’importante, indispensabile contributo mediatico che lo stesso può dare a sostegno dell’ippica italiana e del suo rilancio; 6. E’ il momento di mandare un segnale concreto della volontà di premiare imprenditorialità, occupazione, qualità e trasparenza, quindi selezione meritocratica previa classificazione (art. 1 Dpr 169/98) degli ippodromi, sulla scorta di parametri relativi alla qualità delle strutture e dei servizi resi ed alla loro funzionalità per il settore. Troppo spesso si è assistito a implementazioni di finanziamenti, giornate di corse e montepremi senza controprestazioni di nessun valore aggiunto. Uno spreco di soldi pubblici, il solito assalto alle casse dello Stato, attraverso vie clientelari e non meritocratiche. Per quanto riguarda la riforma più in generale: - Equilibrio economico del Settore – Se le entrate dalle scommesse devono rappresentare uno dei pilastri per l’equilibrio economico del settore è indispensabile che “l’ippica“ e i suoi organi di gestione (come sopra individuati) non vengano esclusi di fatto dalle sedi decisionali inerenti le politiche sui “giochi” (prodotti/reti di vendita/prelievo fiscale/riversamenti, ecc.), relegandoli in una posizione subalterna limitata a funzioni amministrative e di sorveglianza, fortemente condizionati nelle iniziative di promozione e sostegno a politiche di sviluppo. In ogni caso, dando per scontato che la certezza delle entrate non può (ragionevolmente) essere affidata al solo gettito delle scommesse ippiche - peraltro, con risultato incongruo, politicamente marginalizzate e penalizzate fiscalmente - si rende assolutamente indispensabile che, nel percorso verso l’autonomia economica del comparto, a fronte di un bilancio di previsione predisposto e 6 approvato dall’organo di gestione del settore e validato dalle Istituzioni preposte, la copertura sia garantita dallo stesso Ministero competente o, in alternativa, da un “fondo di perequazione” alimentato da un prelievo % su tutti i giochi. Consideriamo che i due pilastri economici per il sostegno del settore (intervento fondo come sopra individuato e gettito da scommesse) debbano avere una loro specifica funzione: da un lato il “fondo” come base minima garantita e dall’altro il gettito da scommesse, come volano di consolidamento, rilancio e sviluppo qualitativo e quantitativo del settore. Una tale ipotesi eviterebbe il prevalere di una cultura assistenzialista, valorizzando imprenditorialità, qualità ed efficienza degli operatori e di chi sarà chiamato a gestire l’ippica italiana. Pertanto, evitando illusorie soluzioni meramente assistenziali e assumendo la consapevolezza che il gettito da scommesse ippiche debba restare una fonte quantitativamente e qualitativamente determinante ai fini del finanziamento del settore, è indispensabile che: - si proceda tempestivamente a garantire il governo del settore costituendo un Soggetto di natura privatisca sottoposto a controllo pubblico, formato da persone di comprovata competenza tecnica e gestionale e con profonda conoscenza del settore maturata per l’attività svolta all’interno dello stesso, presieduto da un AD selezionato su basi qualitative, con contratti bi/triennali vincolati nella conferma e/o rinnovo a progetto e risultati, dotato di personale qualificato, strumentalmente attrezzato e motivato nel raggiungimento degli obbiettivi; - il nuovo Soggetto dovrebbe avere responsabilità sulle politiche di consolidamento e sviluppo del settore, sulla programmazione e la gestione tecnica, di controllo e disciplinare, sulla qualificazione e l'efficacia della comunicazione e promozione, sulla trasparenza nella gestione delle risorse economiche; dovrebbe altresì avere: - un ruolo non marginale di interlocuzione/concertazione istituzionale nella definizione delle politiche che regolano il mercato delle scommesse in generale; - un ruolo negoziale relativamente al prelievo fiscale e riversamento delle scommesse ippiche, definendo da subito: una rapida verifica su “l’appetibilità” dell’attuale ventaglio di scommessa ippica che viene offerta allo scommettitore, ed eventualmente mettere in campo “prodotti” più competitivi anche rivedendo i regolamenti connessi; La riduzione del prelievo medio sulle scommesse al totalizzatore: ridurre, ribadiamo, il prelievo medio globale sulle scommesse a quota fissa ad un importo massimo complessivo analogo alle scommesse sportive; Di riportare tutta la raccolta delle scommesse ippiche sotto la gestione di un totalizzatore unico; la possibilità di decidere e disporre, di concerto con i Ministeri competenti, su nuovi e/o più appetibili prodotti di scommesse ippiche; adeguati strumenti operativi per consentire alla scommessa ippica di poter disporre di una adeguata ed efficiente rete di vendita all’interno della quale venga garantita pari dignità rispetto a prodotti concorrenti; l’obbligo di garantire che il calendario annuo e la relativa dotazione delle corse, sia reso disponibile in tempo utile e mantenga validità e stabilità nel periodo di vigenza; il diritto/dovere di relazionarsi con le autorità ippiche degli altri paesi, concertando ciò che è di interesse nazionale ed internazionale e promuovendo il prodotto italiano; efficaci politiche promozionali di diffusione della cultura ippica oltre che di sostegno alla scommessa e alla attività ippica, attraverso la programmazione di mirate iniziative di comunicazione adeguate alle esigenze del settore. 7 REDDITIVITA’ DELLE CORSE La redditività di una corsa è legata all’analisi delle seguenti problematiche: a) b) c) d) e) f) Tutela e trasparenza del prodotto- corsa; razionalizzazione della distribuzione dei campi e degli orari delle corse; collocazione di una corsa all’interno di una riunione e del palinsesto televisivo; calendario delle corse e armonizzazione del numero delle corse; Resa delle corse per fascia di età; Resa delle corse in base al mese di programmazione e all’ordine di inserimento nel programma ufficiale; g) programmazione, numero minimo dei partenti. Al momento, il Mipaaf non è in grado di evidenziare i punti critici per valutare la credibilità, la regolarità e la resa di una corsa. Viene offerta un’immagine “capovolta” dell’ippica, dove l’ippodromo di più basso livello ha maggiore redditività del maggiore impianto italiano, dove la corsa estera è più produttiva di qualunque corsa italiana e dove, portando il ragionamento all’estremo, una corsa virtuale o una pallina di roulette saranno ancora più produttive. Ne sono esempi: a. Il Palinsesto tv - canali Unire tv. Le corse producono introiti diversi se riprese in diretta o trasmesse in differita e la resa aumenta, specialmente per quanto concerne il trotto, se vengono visualizzate anche le sgambature. Sarebbe opportuno ottimizzare il palinsesto Tv in modo da riservare a corse della medesima categoria medesimo trattamento. E’ indispensabile determinare i criteri del palinsesto televisivo quali componenti inscindibili e qualificanti lo spettacolo ippico e la redditività dello stesso. Una corsa guadagna maggiormente se programmata in giorni feriali, quando normalmente sono in attività un numero minore di convegni rispetto ai prefestivi e festivi. Dobbiamo evitare che il conto di cassa faccia venir meno l’esigenza qualificazione e di investimento in termini di pubblico, proprietari, allevatori, allenatori, guidatori; b. La Circolare programmazione trotto corse 2016. Un chiaro esempio di impoverimento del prodotto ippico, con corse dal risultato quasi scontato (presenza di un favorito netto), e quindi poco appassionanti ed appetibili, col risultato inevitabile di contribuire ad accelerare la caduta precipitosa delle scommesse ippiche. La Circolare programmazione 2016 per il trotto dovrebbe essere rivisitata soprattutto nei seguenti punti: 1) Cavalli di 2 anni: lasciare la norma attuale che dispone il premio da € 7.700.000,00 a 13.200.000,006; 2) Corse per cavalli di 5 anni ed oltre: ripristino delle corse di “Categoria”, attualmente sostituite con corse “condizionate” dove, però, si debbono usare obbligatoriamente solo tre parametri (vincite nei 12 mesi, vincite in carriera, 2 primi premi nel bimestre); 3) Corse per cavalli di 5 anni ed oltre: lasciare la facoltà agli uffici tecnici di programmare, insieme alle Categorie, anche corse condizionate dove, però, si possono utilizzare, ma non obbligatoriamente, tutti i parametri previsti dal regolamento delle corse (vincite in carriera, nel semestre, nei 12 mesi precedenti, nel bimestre, nel trimestre, record, ecc.); 6 Una dotazione alta- ancora più necessaria con l’attuale crisi - per le corse dei 2 anni è basilare per stimolare il mercato e incentivare le nascite. 8 4) Cancellare la norma che fissa il premio minimo e massimo di ogni corsa di 2 anni: non meno di €.7.700,00 e non più di € 13.200,00; 5) Lasciare la facoltà agli uffici tecnici di programmare corse ad “invito” in funzione delle esigenze della piazza. Nella circolare 2016 per questo tipo di gare è stata riservata solo una percentuale minima del 2% delle corse assegnate ad ogni ippodromo; 6) Nell’estrazione dei numeri dei Grandi Premi ripristinare la norma che solo i cavalli di Categoria A o Super A possono partecipare al sorteggio dei numeri migliori. Un cavallo di categoria B o C potrebbe togliere la possibilità di partecipare al sorteggio dei numeri migliori a un cavallo di categoria A o Super. La classifica dei G. Premi è compilata con le vincite in carriera e la miglior moneta vinta negli ultimi 6 mesi. Paradossalmente un cavallo che ha vinto il Derby e non più competitivo come negli anni passati potrebbe sottrarre il posto ad un cavallo vincitore nell’ultimo anno di diversi G. Premi. Nei G. Premi si deve dare un vantaggio ai cavalli migliori per fare in modo di favorirli, altrimenti non sarebbe un G. Premio. Come un campionato di serie A che non selezioni le squadre migliori. Da tenere presente che i cavalli che partecipano ai G. Premi non possono correre le corse di routine; 7) Ripristinare la norma che i cavalli fermi da oltre 180 giorni debbano superare una prova di riqualifica La banca dati - trotto del Mipaaf, aggiornata solo in base all’invio delle relazioni ufficiali di ogni singola giornata di corsa non è in grado: a. Di registrare le vincite dei cavalli italiani all’estero; b. Di risalire alle vincite – da considerarsi dimezzate – delle corse in cui l’abbinamento cavallo – guida avviene per sorteggio da dodici anni ad oggi; c. Di gestire le categorie perché non è in grado di risalire allo storico degli ultimi anni, ovvero da quando i cavalli di cinque anni in poi sono entrati in categoria. In sintesi, non contiene lo storico dal giorno in cui i cavalli sono entrati in categoria. Ne consegue che, in assenza, di un controllo centralizzato, la verifica sulla regolare confezione e ufficializzazione di una corsa è demandata solo alle diverse segreterie tecniche dei vari ippodromi, alle diverse banche dati, alla diversa competenza dei funzionari preposti. Ne consegue che la gestione del montepremi può essere affidata ai singoli handicapper che paradossalmente sono dipendenti delle società di corse e gestiscono i soldi della filiera creando poca trasparenza sulla redistribuzione del montepremi. Strettamente collegata alla redditività delle corse è la questione doping, di primaria importanza per assicurare la trasparenza, la regolarità, la credibilità del prodotto e quindi la sua collocabilità sul mercato : tra l’altro, è sicuramente necessaria l’introduzione della dichiarazione dei cavalli in allenamento con l’obbligo di aggiornamento della loro residenza, al fine di effettuare i controlli antidoping in allenamento. Si tratta di un settore nel quale è giusto chiedersi se non sia indifferibile procedere ad una robusta riorganizzazione, non solo ai fini della regolarità e trasparenza delle corse, ma anche, e soprattutto, in funzione del benessere e della tutela degli animali. (La questione doping fù affrontata incisivamente dalla Commissione Ministeriale istituita con DM 4.7.2006 prot. 955 integrato con DM 2.8.2006, prot. 7064 del MIPAF, le eventuali decisioni da assumere su tale questione non possono prescindere dalle conclusioni di tale Commissione). Ribadiamo, bisogna evitare che il conto di cassa faccia venir meno l’esigenza di qualificazione e di investimento in termini di pubblico, proprietari, allevatori, allenatori, guidatori e soprattutto cavalli. 9 Resta evidente che anche la più efficace politica di rilancio della scommessa ippica rischierebbe di avere il fiato corto se non supportata da una decisa azione di riqualificazione, trasparenza e regolarizzazione del settore che deve essere “ritarato” nelle sue dimensioni in base a compatibilità sostenibili, programmando il raggiungimento degli obbiettivi per approssimazione in un arco temporale congruo, sostenendo il processo e incentivando una selezione quanti-qualitativa del parco cavalli, anche osservando ciò che viene fatto nei paesi ippicamente più evoluti. IPPODROMI Allo stesso tempo è indispensabile che il nuovo Organo di governo del settore debba operare sulla base di un progetto di insediamento degli ippodromi sul territorio nazionale, basato su valutazioni specifiche dell’area geografica interessata (bacini di utenza, tradizione, vocazione allo sviluppo della filiera ippica …) disincentivando lo “spontaneismo” non funzionale e non coerente con il progetto generale. E’ indubbio che: a. I sistemi di remunerazione per i servizi resi dagli ippodromi sono diventati obsoleti e non più congrui con gli aspetti tecnico-economici del settore, tanto da contribuire all’attuale stato di crisi, di mancanza di fantasia e di idee che ci ha portato ad una veloce agonia. Appare quindi indispensabile affrontare e risolvere in breve tempo lo spinoso problema della valutazione (Dpr 169/98, art 1) degli ippodromi e dei centri d’allenamento su base meritocratica, secondo una prospettiva imprenditoriale mirata allo sviluppo dello spettacolo e fruibilità dello stesso, nel rispetto dello scommettitore, l’opposto dei criteri di assistenzialismo e di pressapochismo adottati sin ora. Per giungere ad una equilibrata e seria efficienza, occorre avere attenzione non solo al grande ippodromo, ma anche al piccolo ippodromo, che potrà diventare grande per il principio dei vasi comunicanti, con tutte le questioni endemiche in primo piano: al fine di creare un volano di passione e di cultura del cavallo. Un ippodromo deve essere classificato in base a diversi parametri: piste all’avanguardia, parcheggi, boxes, pulizia , punti di ristoro, organizzazione, rispetto delle norme sanitarie e di pubblica sicurezza, dispositivi di sicurezza, generatori, depuratori, ospitalità, qualità nei servizi, promozione, pubblicità, capacità di gestire una programmazione qualitativa e selettiva, capacità di creare un valido e controllato prodotto corsa e un indotto di proprietari, allevatori, allenatori-guidatori, ricambio generazionale, un adeguato volume di scommesse sia sul campo che sulla rete esterna, tutela dell’ambiente, rispetto delle normative, unità lavorative alle proprie dipendenze. Con questa logica, non è detto che non mantenendo gli standard necessari per l’organizzazione di uno spettacolo qualificato, la programmazione debba rimanere cristallizzata sempre negli stessi impianti e con le stesse caratteristiche, pur tenendo sempre presente la validità delle piste, dell’ubicazione degli impianti e quant’altro, ai fini della valorizzazione nazionale ed internazionale dei cavalli. Diversificando la percentuale a favore degli ippodromi, anche in virtù delle unità lavorative, dello spettacolo, dei servizi e della collocazione delle giornate di corse si potranno innescare quegli automatismi che consentiranno di ridurre il numero delle corse ordinarie e qualificare il parco cavalli in funzione di un aumento e di una effettiva ottimizzazione del montepremi e dei corrispettivi alle società di corse; b. L’Ippodromo è il luogo nel quale nascono e si formano non solo proprietari, guidatori, allenatori, fantini, allevatori, ma anche e soprattutto appassionati e scommettitori. Ne segue che promuovere il prodotto ippico, non significa, o almeno non significa solo, rendere ogni corsa di cavalli produttiva. Bisogna valutare l’indotto che ne consegue in termini di regolarità delle corse, di aumento di spettatori negli ippodromi, di scommesse, di operatori, di posti di lavoro. In sostanza, più lo spettacolo ippico è interessante, più sono gli appassionati, più sono gli scommettitori, allevatori, proprietari, allenatori, guidatori e posti di lavoro; 10 c. Per un ippodromo, non meno importanti della pista e delle scuderie, sono le strutture ricettive per il pubblico, quelle di visualizzazione delle corse e della raccolta delle scommesse; d. In un ippodromo fondamentale è la presenza di tribune che consentano un’ottima visibilità delle corse, una facile accessibilità, un ambiente accogliente e confortevole anche in condizioni atmosferiche avverse, tutti i fattori che mettano il pubblico a proprio agio. Proprio quest’ultimo rappresenta l’obiettivo irrinunciabile da pretendere da ciascuna società di corse. Corollario di quanto sopra affermato è la presenza di punti ristoro e di locali adibiti a servizio per il pubblico. Se i secondi sono obbligatori per legge, per i primi sono le società di corse che debbono impegnarsi ad offrire servizi qualitativi e differenziati per fascia d’utenza. Inoltre per pubblicizzare le corse, promuovere la scommessa ippica, che è anche e soprattutto competenza, è necessario fornire al pubblico tutti i mezzi d’informazione possibili per viverla ed appassionarsi. Da qui la necessità di monitor ai tavoli dei ristoranti che siano in grado, non solo di visualizzare corse, quote, ordini di arrivo della giornata su tutti gli ippodromi, ma di fornire ulteriori elementi tecnici per lo scommettitore, che attraverso la scommessa ippica dovrà diventare appassionato e, se possibile, allevatore e proprietario. A nessuno deve essere precluso il sogno di avere il “suo” cavallo. E’ opportuno mettere a disposizione dell’utenza banche dati, software e hardware con cui facilmente visualizzare genealogia, carriera, informazioni sui concorrenti, filmati delle ultime corse, personale gentile e professionale. “Meglio in pista da chilometro o da mezzo miglio? Preferisce terreni morbidi o pesanti? Erba o sabbia ? Porta le balze? Ha problemi in curva, parte forte o piano? Preferisce correre coperto o in avanti? Corre ferrato o sferrato? Driver o fantino sono in serie positiva o no?” Sulla stessa linea, il rilascio delle licenze, non potrà prescindere dal richiedere alle imprese (Scuderie/Guidatori/Allenatori), oltre al DURC, un’autocertificazione sia delle condizioni logistiche nelle quali si svolge l’attività e il rispetto delle norme di sicurezza, sia della quantità, qualità e regolarità delle risorse umane impegnate nel proprio modello organizzativo, ai fini di valutare la corrispondenza dello stesso al rispetto di standard di qualità e trasparenza adeguati, prevedendo la sospensione delle licenza a fronte di verifiche che accertino la non congruità con quanto certificato ovvero con le eventuali modifiche successivamente intervenute e non tempestivamente comunicate agli organismi preposti. Nello stesso modo sarà richiesto e dovrà essere accertata l’assoluta estraneità dei Gentleman e delle Amazzoni da attività e da redditi ippici diversi dall’attività di proprietario e/o allevatore, che dovranno comunque essere svolte nel rispetto delle regole e dell’etica. Le linee guida per stabilire una valutazione degli ippodromi italiani devono basarsi su dati oggettivi facilmente riproducibili ed i più possibili inoppugnabili. Sulla scorta di quanto sopra si è ritenuto identificare per gli ippodromi i seguenti parametri di valutazione: piste da corsa e da allenamento; programmazione e suoi risultati, suddivisa in giornate di corse e gran premi disputati; entità del gioco sul campo; entità del gioco a riversamento; qualità ed efficienza dei servizi agli operatori e al pubblico; prodotti d’allevamento direttamente collegati; scuderie e centri di allenamento; quantità e qualità del lavoro direttamente impegnato. 11 In questo quadro dovrebbe essere valorizzato un circuito di ippodromi di “prima fascia” identificato attraverso precisi, chiari e verificabili parametri connessi alla qualità e quantità dei servizi offerti, alle strutture tecniche e di accoglienza per gli operatori e per il pubblico, al rispetto delle norme sulla sicurezza, alla quantità e qualità dei dipendenti impegnati nonché delle procedure di controllo in ottemperanza a quanto previsto dall’allegato B del CCNL per i dipendenti delle Società per le Corse dei Cavalli. Attorno a questa “dorsale” può e deve svilupparsi un circuito di “seconda fascia” in grado di rappresentare una risorsa per il primo gruppo e un riferimento per promuovere e attivare, in sinergia e con il sostegno degli EE.LL., politiche e/o specifici progetti di consolidamento, valorizzazione e sviluppo sul territorio dell’intera filiera ippica. In questo contesto, l’Organo di governo dell’ippica non potrà prescindere da una azione costante tesa a concretizzare strutturali rapporti con le Regioni e gli Enti Locali. Naturalmente i parametri tecnici devono adeguarsi a standard internazionali compatibilmente con le caratteristiche di utilizzo delle piste in generale. Una pista quasi esclusivamente utilizzata solo per le corse dovrà avere parametri geometrici – pendenze trasversali, raggi di curvatura, raccordi rettilineo curva (clotoidi) – adeguati a tali utilizzo. Ciò comporta: a. maggiori oneri nella manutenzione; b. la necessità di avere strutture: pista di allenamento e dritte di supporto, anche a secondo della specificità. Di tali strutture bisognerà tenere presente nella valutazione. Rapportandoci alla realtà odierna si corre il pericolo di classificare nella prima fascia impianti senza strutture alternative di allenamento o, per il trotto, senza illuminazione, per di più con anelli obsoleti e, per quelli di più recente realizzazione, con caratteristiche tecniche piuttosto “modeste”, con strati superficiali “scollegati” dai sottostanti. Ne consegue una penalizzazione per la regolarità della corse, per gli scommettitori, per lo spettacolo e il mantenimento dell’efficienza fisica dell’animale. Allo stato attuale ci sono ippodromi che per cultura, tradizione, indotto, dovrebbero essere di “rilevanza strategica” e inseriti in prima fascia, ma o privi di impianto d’illuminazione o senza strutture alternative di allenamento e adeguati servizi riservati al pubblico, indispensabili per far vivere, condividere e avvicinare il pubblico all’evento sportivo ed alimentare passione per il cavallo. LAVORO NERO La intollerabile diffusione del lavoro “nero”, irregolare, rappresenta una piaga che caratterizza il Settore Ippico. Per rendersene conto basta dare uno sguardo ai dati dei dipendenti occupati nelle Società Corse in rapporto al numero degli ippodromi in attività oppure il rapporto tra artieri regolarmente assunti e il numero di cavalli da accudire o in attività. Sarà compito dell’Organo di governo del settore rafforzare il ruolo di sorveglianza ai fini del rispetto della disciplina dei rapporti di lavoro individuale e collettivo, anche attraverso il controllo delle percentuali tra i cavalli dichiarati in allenamento e del personale assunto. In questo senso dovranno essere attivate concrete azioni di “contrasto al lavoro nero” e irregolare (significativamente presente nel settore), all’evasione delle norme sulla sicurezza e alle inadempienze retributive e contributive. Non va assolutamente sottovalutato il potenziale valore aggiunto rappresentato da un auspicabile sistematico coinvolgimento dell’intero settore nelle scelte di programmazione e nelle politiche di gestione dell’ippica, ciò dovrà essere assunto come una risorsa che si esplicita salvaguardando la distinzione dei ruoli e delle responsabilità, all’interno di norme e procedure vincolanti che regolino il rapporto tra l’Organo di governo del settore con le Categorie, gli Operatori e le OO.SS., individuando momenti e materie di informazione e di confronto preventivo finalizzato a valorizzare la partecipazione consapevole e la ricerca (in tempi predeterminati oltre i quali, in assenza di sintesi condivise, ciascun soggetto potrà esercitare le proprie prerogative) di soluzioni il più possibile 12 condivise. Un simile sistema dovrebbe facilitare e sostenere la costituzione di certificate rappresentanze orizzontali che, senza mortificare le specificità delle singole categorie, garantiscano una interlocuzione istituzionale con una visione di interesse “generale” dell’intero settore ippico. Una tale rappresentanza dell’imprenditoria ippica oltre a facilitare il raggiungimento di un unico CCNL (oggi sono tre) per tutti i lavoratori dipendenti del settore agevolerebbe la possibilità di costituire un “ Ente Bilaterale”, in grado di operare sul terreno della formazione, della certificazione delle professionalità, per superare le macroscopiche carenze inerenti assistenza e previdenza, che caratterizzano intere categorie che operano strutturalmente nel comparto. Appare banale ricordare che tutte le associazioni rappresentative degli interessi del settore ippico, debbano essere giuridicamente costituite. A tutt’oggi parteciperebbero a tavoli programmatici con il Mipaaf organizzazioni autoreferenziali che sembra non siano ancora costituite giuridicamente. Un altro esempio della decadenza del mondo ippico, dove ognuno persegue fini propri, senza tener conto dell’interesse comune. SISTEMA DELLE SOVVEZIONI PROPOSTO DAL MIPAAF PER IL 2016 Ferme restando le forti perplessità che suscita l’adozione del criterio delle “SOVVENZIONI”, in quanto poco funzionale allo sviluppo della imprenditorialità, rispetto al quale consideriamo indispensabile, in un percorso di riforma, uno specifico approfondimento, prendiamo atto che il Mipaaf per il 2016 trae spunto dalla scaduta “Convenzione Deloitte” per il rinnovo del contratto relativo alla definizione economica dei servizi resi dalle società di corse, che prevede corrispettivi solo per gli impianti destinati allo svolgimento della attività di corse e/o di allenamento, per la gestione e organizzazione delle corse e per le riprese Tv, denominandolo Sovvenzione. La Sovvenzione proposta dal Mipaaf per il 2016 non è altro che la prosecuzione della scaduta convenzione Deloitte del 2005, con le seguenti principali variazioni: a. Diminuzione del valore del punto, con la rivisitazione delle strutture degli ippodromi; b. A differenza della vecchia Deloitte il Mipaaf chiede la rendicontazione dei costi relativi al finanziamento impianti e una fideiussione pari all’80% dell’importo assegnato; c. Inoltre l’erogazione del contributo verrà presumibilmente elargito alle società non prima di settembre con un saldo finale nei primi mesi dell’anno successivo. In sintesi per il 2016 si è riproposto il sistema di finanziamento della Deloitte diminuito di un 15%. rispetto al 2015, del 60% rispetto al 2005. Di fatto si perpetua il sistema delle convenzioni con i vecchi schemi, i vecchi criteri, le vecchie classificazioni, contrarie a ogni criterio meritocratico e le scarse competenze tecniche del settore del Mipaaf non danno spazio a un’inversione di rotta Si continua nella politica dei tagli orizzontali. L’opposto di come dovrà operare il nuovo Organismo, che dovrà procedere in base ad un piano strategico, sempre ventilato dal Mipaaf ma mai attuato, ad una classificazione degli ippodromi che deve tenere in considerazione, ribadiamo, in particolar modo ai fini del corrispettivo impianti i settori: a. Al pubblico: tribune, ristoranti, parcheggi, zone verdi, parchi, depotenziando un’importante funzione dell’ippodromo per la condivisione dell’evento sportivo; b. Tecnico: i parametri assunti con la Deloitte dall’Unire, dall’Assi dopo, dal Mipaaf ora, risultano parziali e non portano a conclusioni corrispondenti alla realtà. Per esempio, nel caso delle piste da corsa del trotto, il punteggio che concorre alla determinazione dei finanziamenti viene assegnato in base alla sola superficie, senza tenere conto delle 13 caratteristiche plano-altimetriche della pista stessa. E così accade che una pista molto larga, magari troppo larga, con relativi problemi di manutenzione, una pessima geometria e un fondo altrettanto mal tenuto (e conseguenti pericoli per l'apparato locomotore dei cavalli) ottenga un punteggio più elevato di piste più strette, ma con eccellenti qualità tecniche, che permettono il raggiungimento di prestazioni migliori, salvaguardando, al contempo, maggiormente l'incolumità dei cavalli. La filosofia Deloitte è stata bocciata dai fatti e non è riproponibile: aumentano le corse commerciali e il gioco cala vertiginosamente. D’altronde anche l’Unire riconosceva nel protocollo sottoscritto con Associazioni di rappresentanza delle piste che: “il modello non è sufficientemente rappresentativo della realtà dei servizi resi dai singoli ippodromi e che la sua applicazione provoca palesi squilibri”. Da assistiti a imprenditori Il percorso comporterà tagli, sacrifici, ma anche imprenditorialità, selezione, professionalità e sarà una delle poche possibilità di ripartenza per il sistema. Le linee guida per stabilire una valutazione degli ippodromi italiani devono basarsi su parametri e dati oggettivi facilmente riproducibili e il più possibile inoppugnabili come quelli di seguito esaminati. PARAMETRI Sulla scorta di quanto sopra si è ritenuto identificare i seguenti parametri di valutazione: o Geometria e sviluppo delle piste; o Strutture: impianto di illuminazione, boxes, recinto di isolamento, strutture ricettive per il pubblico; o Programmazione (divisa in giornate di corse e gran premi disputati); o Entità del gioco sul campo; o Entità del gioco a riversamento; o Prodotti dell’allevamento, scuderie, centri di allenamento direttamente collegati; o Quantità e qualità del lavoro direttamente impegnato. ANALISI DEI CRITERI ADOTTATI E PARAMETRI Partendo dalla considerazione fondamentale, che una pista da corsa “ideale” è quella costruita in funzione di come vorrebbe correre un cavallo, garantendo così elevate prestazioni, nonché la salvaguardia dell’apparato locomotore del soggetto (tendini, muscoli, articolazioni). Si deduce, che le caratteristiche ottimali di una pista da corsa devono essere: a) Maggiore riduzione possibile, del numero di curve percorse in una gara; b) Curve aventi il più elevato “raggio di curvatura” tecnicamente realizzabile; c) Superficie di corsa adattata alla meccanica del cavallo, tramite un’adeguata inclinazione trasversale della pista che compensi la spinta centrifuga nelle curve e un idoneo raccordo rettilinei-curve che eviti repentini cambi di traiettoria al cavallo; d) Partenze in pieno rettilineo, in modo che il posizionamento dopo la partenza, non avvenga lungo la curva; e) Nelle partenze tramite autostart, caratteristica nella maggioranza delle corse al trotto, l’allineamento dei cavalli in rettilineo, garantendo cosi l’acquisizione di una maggiore velocità e una minore difficoltà dei cavalli esterni, a mantenere il contatto con il mezzo meccanico; f) Particolare attenzione alla scelta dei materiali con cui è costruita la pista, contestualmente alla loro stratificazione; 14 g) Un buon livello di manutenzione della stessa, con cura giornaliera ed immediato ripristino del manto erboso dopo le giornate di corse e da un idoneo parco mezzi meccanici - in particolar modo per i fondi in monostrato - con accurato utilizzo degli stessi nelle varie fasi della manutenzione e numero di addetti; PARAMETRO PISTA DA CORSA Ai fini della determinazione del punteggio si è tenuto conto dei seguenti parametri : Sviluppo Raggio di curvatura; Presenza clotoidi di raccordo; Pendenza trasversale in curva; Larghezza della pista; Larghezza della corsia di fuga; Presenza corsia di lancio o racchette; Tipo di fondo : Monostrato, Multistrato, In Sabbia, In Erba; Tutto ciò premesso, analizziamo in particolare le varie soluzioni di piste da corsa per il trotto (vedi allegato), partendo da quella che riteniamo sia la più performante da tutti i punti di vista e cioè la pista da 1400 metri con corsia di lancio soluzioni a quelle che il panorama Nazionale ed Internazionale offre: 1) 2) 3) 4) Pista da 1400 metri con corsia di lancio; Pista da “Miglio”, più precisamente da 1600 metri; Pista da 1000 metri; Pista da 800 metri. PISTA DA 1400 METRI CON CORSIA DI LANCIO (soluzione progettuale ottimale) Dalla necessità di soddisfare tutti i requisiti sopra esposti, si è arrivati a progettare una pista avente uno sviluppo di 1400 metri con una corsia di lancio esterna lunga circa 450 metri, curve con ampio raggio di 115 metri e pendenze trasversali limitate al 6 %.Questa pista oltre a garantire le condizioni ottimali sopra esposte, con conseguente tutela dell’integrità fisica dei cavalli da corsa ed elevate prestazioni degli stessi, permette di aver una migliore visibilità delle gare, con un notevole vantaggio per lo spettacolo ippico, soprattutto per quanto riguarda lo stacco e il posizionamento, che avviene proprio davanti alle tribune. Ad esempio la partenza delle gare sui 1600 metri, avviene in pieno rettilineo, con 250 metri a disposizione dei cavalli per posizionarsi una volta partiti, il tratto rettilineo di 400 metri, prima dello stacco, è ampiamente sufficiente per l’allineamento dietro l’autostart, con il vantaggio dei cavalli di percorrere solo due curve per ultimare la gara. La partenza sui 2100 metri avverrebbe ugualmente in rettilineo con un lungo sviluppo per il lancio, anche se la distanza a disposizione per il posizionamento sarebbe inferiore. In Italia in effetti esiste già una pista da 1400 metri ed è quella di Follonica, una ottima pista, ma la potenzialità dell’anello risulta in parte penalizzata dalle fasi di partenza. In questo caso infatti nel lancio con autostart sui 1600 metri lo “stacco” avviene in retta ma l’allineamento e gran parte del “lancio” rimane in curva, con le ovvie difficoltà soprattutto per i cavalli delle corsie esterne. Nella pista da miglio non sarebbe possibile programmare corse sulla distanza dei 2000-2100 metri, in quanto lo stacco dovrebbe avvenire in piena curva. Piste estere con una filosofia progettuale (Vernon Downs e persino Colonial Downs (ora chiusa), pista lunga mt. 2200 con un raggio in curva di mt. 189.375) simile (piste con corsia di lancio “racchetta”), hanno riscontrato problemi di meccanica, causati dalla variazione di pendenza longitudinale nel punto critico, rappresentato dal 15 raccordo della corsia di lancio con l’anello della pista. Tale inconveniente viene in questa soluzione (vedi progetto), superato tramite i seguenti accorgimenti: a) Una maggiore lunghezza del tratto interessato al raccordo; b) Aumento graduale della pendenza trasversale della corsia di lancio rendendola prossima a quella della pista nel punto d’innesto; c) Lancio dei cavalli nella parte centrale della racchetta, in modo da entrare in pista non nelle prime corsie, evitando così la maggiore variazione di pendenza longitudinale. PISTA DA MIGLIO 1600 METRI (piste largamente in uso negli U.S.A.) E’ ormai comprovato, che la pista da miglio largamente in uso negli U.S.A., presenta degli indubbi vantaggi per la meccanica di corsa dei cavalli, quali: a) Geometria delle curve con ampio raggio; b) Termine delle gare, sulla distanza del miglio, con il percorso di sole due curve; c) Possibilità di sfruttamento dei lunghi rettilinei; D’altro canto è opportuno evidenziare, che determinate caratteristiche, riscontrate nelle piste Statunitensi di “Meadowlands” e “Lexington”, calate in una realtà ippica Italiana, potrebbero presentare sviluppi negativi, quali: a. Il posizionamento dei cavalli dopo il via, risente negativamente del tracciato curvilineo, dato che le partenze avvengono in prossimità delle curve; b. la visibilità diretta delle varie fasi della gara, esigenza molto sentita nella nostra cultura ippica, viene nelle piste da miglio penalizzata, in particolar modo al momento dello stacco dell’autostart e del posizionamento dei cavalli, che avviene lontano dal parterre; c. la rilevante lunghezza dei rettilinei, può delle volte creare, come riscontrato in alcune riunioni di corsa svoltesi nei sopra citati ippodromi statunitensi, un condizionamento psicologico che incide sul rendimento dei cavalli, infatti, capita talvolta di vedere negli ultimi metri dei rettilinei una demotivazione del cavallo che è condizionato dall’eccessiva lunghezza della retta; d. l’impossibilità di effettuare corse sulla distanza dei 2000-2100 metri in quanto lo stacco dovrebbe avvenire in curva. PISTE DA 1000 METRI E DA 800 METRI (piste presenti attualmente in Italia) In Italia le piste per le corse al trotto, allo stato attuale delle cose, sono suddivisibili quanto a dimensione in due grandi gruppi: 1) Piste da mezzo miglio (ora 800 m); 2) Piste da chilometro. Di per sé non tecnicamente superate, ma sicuramente da migliorare o affinare dal punto di vista della geometria e delle caratteristiche tipologiche. Non è detto che la pista da ottocento metri sia completamente superata se il tracciato è strutturato con raccordi tra curve e rettilinei e vi sono le necessarie pendenze trasversali. E’ incontrovertibile che i nuovi impianti siano realizzati con piste aventi uno sviluppo maggiore (almeno 1000 metri). Per quanto detto nelle considerazioni iniziali, inerenti a un pista “ideale”, è facilmente intuibile che i tracciati da un chilometro soddisfino maggiormente l’esigenza di corsa dei cavalli, dando la possibilità anche a soggetti equini più problematici, di gareggiare limitando “attinture” ed errori. I maggiori vantaggi si hanno per i seguenti motivi: - Numero limitato delle curve da percorrere per ultimare le gare, siano esse da miglio o sulla distanza del doppio chilometro; L’ampio raggio delle curve, in genere variabile da 90 m a 100 m per le piste da chilometro, contro una variazione da 70 m a 75 m per i tracciati da mezzo miglio; - 16 La maggior ampiezza delle piste, che permette di ospitare gare con numerosi partenti, sia con i nastri, sia con un numero maggiore di cavalli per ciascuna fila dietro l’autostart. E’ opportuno precisare che dal punto di vista delle prestazioni in corsa, per ambedue le tipologie di tracciato, è fondamentale aver una pista con una buona geometria, che includa pendenze trasversali adeguate al raggio di curvatura e clotoidi di raccordo fra rettilinei e curve. Le caratteristiche geometriche delle piste (lunghezza dei rettilinei, clotoidi di raccordo, raggio di curvatura, pendenze trasversali) sono legate da articolati rapporti, a volte capita che a causa di condizionamenti esterni, (come la morfologia e lo stato dei luoghi), in fase di progettazione si raggiungano soluzioni tecniche diverse (maggiore o minore, lunghezza dei rettilinei, raggio di curvatura, pendenze trasversali, ecc.), ma se è rispettato l’equilibrio di rapporti fra detti fattori geometrici, il risultato sarà di aver una pista molto veloce e “performante”. Non sono rari, infatti, nella nostra realtà ippica, esempi d’ippodromi con piste da 800 metri che vantano rilievi cronometrici e d’andatura, superiori a piste con sviluppo chilometrico. GEOMETRIA DELLE PISTE DA GALOPPO Nel galoppo le caratteristiche geometriche delle piste non hanno una minor influenza e anche se nel galoppo il cavallo si piega nelle curve maggiormente rispetto al trottatore, rimangono validi alcuni principi base, quali ad esempio una minima inclinazione verso l’interno nelle curve, con tracciati di gara con raccordi geometricamente corretti fra rettilinei e curve. Sebbene il cavallo nel galoppo sviluppi un’azione di corsa più naturale, una curva realizzata in contropendenza tenderebbe a far sbandare l’animale, oltre che ad affaticarlo maggiormente. Certamente gli ippodromi di galoppo che possiedono diverse tipologie di piste, ad anello di lunghezza variabile, dritte e diversi fondi tra i quali quelli in sabbia o comunque non in erba possono servire, allo stato attuale delle cose in Italia, per alleggerire il carico delle piste erbose e quindi per le corse di piccola dotazione. Per quanto riguarda i tracciati si preferiranno i tracciati in cui la distanza dei 2400 metri sia percorsa con una sola curva, che in tali casi avrà un raggio minimo di 150 metri. In tali condizioni la forza centrifuga non avrà pressoché influenza sull’azione del cavallo. Il tracciato, sempre ad anello molto allungato, avrà dei rettilinei molto lunghi assai graditi nel galoppo. Rettilinei - specialmente nei punti di partenza – di almeno 30 metri, mentre più stretta potrebbe essere la curva. Nel caso di più piste costruite in manto diverso, quella in sabbia o materiale sintetico dovrà essere interna a quella in erba. Successivamente, si preferiranno i tracciati con sviluppo prossimo ai 2000 metri, in modo da effettuare almeno corse sui 1600 metri con una sola curva. Impianti come Milano San Siro e Roma Capannelle rispondono a queste esigenze, permettendo di sviluppare corse qualificate, avvincenti ed omogenee. Per gli ippodromo più piccoli considerando i notevoli costi di gestione delle piste in erba - da privilegiare - sarebbero ammissibili anche piste in sola sabbia o sintetico con sviluppi minori, prossimi ai 1400 metri. RIEPILOGANDO, LE PISTE DI GALOPPO IN ITALIA POSSONO ESSERE SUDDIVISE IN: PISTE MULTIPLE CONCENTRICHE AD OVALE ALLUNGATO Per quanto riguarda i tracciati si preferiranno quelli realizzati con piste concentriche di forma ovale allungata con le curve di inversione in posizione concentrica che permettono il raggiungimento di distanze ragguardevoli percorrendo una sola curva. Sono esempi classici le piste di San Siro galoppo con la pista lunga di 2800 metri quella intermedia di 2000 metri e una ridotta di 1900 metri. Particolare pregio è dato agli impianti del galoppo la presenza della pista dritta di lunghezza tale da permettere la disputa delle gare sulla distanza dei 1000-1400 metri tutti in dirittura. PISTE CONCENTRICHE AD OVALE DI SVILUPPO INFERIORE Per gli ippodromo di minor importanza ma pur tuttavia che vogliano garantire aspetti tecnici di rilievo è indispensabile mantenere almeno una pista in erba di maggiori dimensioni con la seconda 17 pista, che potrà essere in sabbia, interna alla prima. E’ il caso di numerosi ippodromi italiani che hanno due piste di sviluppo di circa 2000 metri con lungo rettilineo di arrivo, almeno 500-600 metri. La pista interna in sabbia di lunghezza inferiore sarà di valido supporto nell’ambito dell’attività agonistica alla pista in erba. Viste le dimensioni di questi impianti non vi è possibilità di avere anche la pista dritta pur tuttavia sarà motivo di importante valutazione la presenza di piste dritte di allenamento nell’ambito dell’ippodromo. Si inseriscono in questo gruppo anche quegli impianti che presentano una pista sempre in erba di minore sviluppo ma soprattutto il percorso per gli ostacoli come ad esempio classico l’ippodromo di Merano ed in parte anche Pisa. Questi impianti, pur non avendo piste “ lunghe”, devono gestire e fare manutenzione per uno sviluppo complessivo dei tracciati in erba molto impegnativo paragonabile a quello degli ippodromo con piste di maggiori dimensioni. PISTE AD ANELLO DI SVILUPPO RIDOTTO Altro gruppo di ippodromi di minor importanza ma pur tuttavia in grado di garantire un buon livello tecnico sono quelli dotati di piste in erba o in sabbia con sviluppo di gran lunga superiore al chilometro, in genere 1200-1300 metri. In questi casi si possono ottenere buoni risultati tecnici anche se il tracciato risulta più penalizzante. PISTE AD ANELLO DI SVILUPPO MINIMO In questo ultimo gruppo si possono inquadrare tutti quegli impianti che seppur abbiano costituito l’ossatura portante del galoppo per eredità storica hanno caratteristiche tali da penalizzare gli aspetti tecnici. Sono impianti di sviluppo inferiore al chilometro con fondo esclusivamente in sabbia e raggi di curvatura prossimi agli 80-90 metri. Potranno mantenere una loro collocazione nell’ambito locale ma avranno poche possibilità di sviluppo. CONCLUSIONI E VALUTAZIONI (Trotto) Va precisato innanzitutto che soluzioni avanzate come le piste da 1400 metri o da miglio, sebbene abbiano trovato applicazione in Canada e negli Stati Uniti con ottimi risultati e rappresentino il futuro dal punto di vista delle strutture, in Europa salvo qualche sporadica iniziativa nei Paesi scandinavi, la maggior parte delle piste sono da chilometro e numerose anche da mezzo miglio (800 metri). La situazione attuale quindi, pur tenendo nella dovuta considerazione le soluzioni avanzate, deve purtroppo partire dallo stato di fatto a da questo trarre i risultati. Come pure trovano difficile applicazione nel contesto italiano piste con curve asimmetriche, esempio per tutti Vincennes, vuoi la tradizione delle piste simmetriche vuoi una reale difficoltà ad impegnare i cavalli sulle brevi distanze in tracciati che non permettano uno svolgimento ed andatura uniforme durante la corsa. In definitiva, se lo studio dovesse avere lo scopo di capire meglio quali siano pregi e difetti delle varie piste italiane giungendo a una “classificazione” che permetta una migliore organizzazione dello spettacolo ippico, poiché bisogna esprimere delle fasce di valutazione appare evidente che, in un punteggio da 1 a 30, la pista da 1400 metri, a seconda delle caratteristiche geometriche e di ottimale soluzione di alcuni problemi tecnici, potrebbe essere valutata in un intervallo che va da 25 a 30 ; leggermente al di sotto le piste da miglio con punteggi che potrebbero variare da 22 a 28; possiamo quindi passare alle piste più usuali con gli anelli da chilometro valutabili fra il 18 ed il 24, a seconda delle caratteristiche geometriche quali raggio, pendenza trasversale, clotoidi, ecc. Infine per le piste da mezzo miglio che spesso sono la croce di molti cavalli in difficoltà sui tracciati a raggio ridotto, la valutazione potrà spaziare ancor di più partendo da 16 fino a raggiungere i 22 punti. (galoppo) Per il galoppo il confronto con le realtà estere appare possibile solo per qualche impianto italiano, le potenzialità tecniche degli ippodromi inglesi, statunitensi, giapponesi e non ultimi degli emergenti paesi arabi sono imparagonabili con la maggior parte del galoppo italiano. 18 Fatta questa indispensabile premessa e dovendo anche in questo caso prospettare dei possibili criteri di “classificazione” si può procedere sempre valutando la qualità e quantità, dal punto di vista tecnico, di quanto in grado di offrire ciascuno degli impianti valutati. In un punteggio da 1 a 30 gli impianti con piste concentriche di grande sviluppo (2000-2800 metri) con possibilità di gare su tre distanze e con la presenza della pista dritta non potranno non avere valutazioni variabili da 25 a 30. In tali piste da galoppo infatti si possono effettuare corse da 2400 metri con una sola curva e/o 1200 metri in pista dritta. Per gli impianti di minore dimensione e piste da 2000 metri con possibilità di effettuare corse di 1600 metri con una sola curva e/o 1000 metri pista dritta il punteggio potrà variare da 22 a 28 a seconda del numero di piste presenti, della larghezza, della lunghezza del rettilineo di arrivo e del fondo se in erba o in sabbia, da considerare allo stato attuale solo di supporto a quello in erba. Il punteggio sarà di gran lunga inferiore per gli impianti dotati di unica pista di sviluppo di poco superiore ai 1000 metri, in tal caso il punteggio potrebbe variare da 14 a 20 punti a seconda delle caratteristiche geometriche del fondo (preferibile in erba) e delle strutture di allenamento. Infine gli impianti aventi caratteristiche minime potranno essere valutati per un intervallo che varierà fra gli 8 e i 15 punti. ANALISI TECNICHE DEL FONDO DELLE PISTE DA CORSA PISTE DI TROTTO Il problema della realizzazione del fondo di una pista da corsa per cavalli può dare origine a numerose soluzioni, ne sono testimonianza le attuali piste italiane, ma anche soprattutto il panorama internazionale che presenta un’infinità di casi. A prescindere da quello che è il sottofondo, che può essere costituito da più strati di materiale inerte di varia pezzatura e tipologia, la parte che caratterizza il comportamento della pista è sicuramente lo strato superficiale o gli strati superficiali se questi sono di piccolo spessore. Sostanzialmente le attuali piste possono essere divise di tre grandi famiglie: - monostrati di materiale calcareo; monostrati di materiale siliceo; multistrato di vario materiale, ma a finitura sempre silicea. Le prime sono le più in uso negli Stati Uniti, le seconde soprattutto in Nord Europa (Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia), mentre le ultime sono le prevalenti in Italia e Germania anche se con le dovute eccezioni. Il monostrato in materiale calcareo nelle piste da corsa garantisce l’ottenimento di tre importanti risultati: 1. Uniformità e planarità, costante nel tempo, della superficie di corsa; 2. Mantenimento della pendenza stabilita nelle curve; elevato livello delle prestazioni dei cavalli sia in condizioni ottimali sia in condizioni meteorologiche avverse (Crowning Classic, a Milano, record mondiale sulla distanza sotto la pioggia); 3. Inalterazione nel tempo del sottofondo che deve essere periodicamente rifatto per le caratteristiche chimico - fisiche del materiale usato e per la tecnologia di manutenzione della pista. D’altro canto le difficoltà di gestire una pista in monostrato sono identificabili nei seguenti fattori: una più attenta e “specializzata” manutenzione, attrezzature adeguate e soprattutto esperienza e continua analisi delle diverse casistiche che si verificano nel lavoro di manutenzione al fine di adeguare e migliorare il lavoro stesso. La manutenzione dipende in particolar modo dalle condizioni meteorologiche, infatti il trattamento dovrà differenziarsi fra la stagione invernale e quella estiva. Se d’estate risulta fondamentale abbondare con l’innaffiamento per mantenere la superficie soffice ed elastica, d’inverno risulterà, al contrario, indispensabile limitare l’imbibizione dello strato superficiale, causa della formazione di fanghiglia sulla pista. Per quanto riguarda i monostrati in materiale siliceo, hanno due notevoli prerogative. 19 Efficienza in climi avversi, in aree geografiche dove frequente è il fenomeno del gelo e dove un monostrato calcareo avrebbe sicuramente più problemi e si presenterebbe costantemente gelato per il possibile assorbimento superficiale di acqua e riduzione dei costi per una bassa usura del materiale superficiale e relative minore reintegrazioni. Riguardo la praticabilità va precisato che l’acqua viene smaltita in gran parte per assorbimento ed in generale, con una buona manutenzione, si riesce a mantenere la pista in buone condizioni anche in periodi meteorologicamente avversi. Uno dei difetti di questo tipo di fondi è la possibile deformazione del sottofondo, a causa dell’assorbimento di acqua e della scarsa coesione del materiale. Purtroppo, al fine di mantenere planari le superfici di corsa è necessario rifare il sottofondo dopo alcuni anni, soprattutto nelle prime corsie. Come detto in Italia le soluzioni sono varie, e molto spesso derivano da esigenze locali e non suffragate da adeguate sperimentazioni e conoscenze con inevitabili problemi di gestione e di economia. Il settore ha bisogno di continui approfondimenti, con scambio di conoscenze e un indispensabile aggiornamento al fine di garantire prestazioni, spettacolo e scommesse sempre all’altezza della situazione. PISTE DI GALOPPO Per quanto riguarda i fondi delle piste del galoppo va precisato che le tradizionali piste in erba sono da preferire sia per facilitare l’azione del cavallo sia per un più efficiente livello tecnico; le piste in sabbia o sintetico sono più inusuali in Europa e danno più problemi di drenaggio in condizioni di rapida piovosità, d’altro canto, però le piste in erba in molti ippodromi con clima mediterraneo asciutto sono di difficile mantenimento. La manutenzione delle piste in erba e del loro manto deve essere perfetta sia dal punto di vista della presenza, tipologia, omogeneità, sviluppo e taglio dell’erba, sia per ciò che attiene al ripianamento delle zolle sollevate durante l’uso, che deve essere immediatamente effettuato. Dovranno privilegiarsi le piste che consentono lo spostamento dello steccato interno, che dovrà essere effettuato in relazione al clima ed al carico dei cavalli partenti sopportato. Anche l’innaffiamento dovrà essere costantemente effettuato, quando consigliabile, per evitare di correre su terreni duri, particolarmente pericolosi per il benessere e l’integrità fisica dei cavalli : la graduazione delle piste dovrà essere sempre riscontrata con appositi strumenti, in almeno 4 diversi punti (diritture e curve) e reso noto agli operatori, al pubblico ed agli scommettitori, sicuramente prima dell’inizio delle riunioni di corse ed eventualmente anche durante il loro volgimento, in caso di pioggia. Le piste in sabbia o sintetico dovranno essere rastrellate evitando l’azione negativa di eventuali dislivelli, anche durante lo svolgimento delle corse. Le gabbie di partenza dovranno essere sempre mantenute in perfetta efficienza e rese disponibili anche per l’addestramento dei cavalli inesperti o problematici. Inoltre molto potrà essere migliorato con l’adozione di metodi di ricerca sulle tipologie di prato utilizzate e sulle tecniche di manutenzione. PARAMETRO STRUTTURE (impianto di illuminazione, boxes, recinto di isolamento, strutture ricettive per il pubblico) Da un’analisi preliminare delle condizioni degli ippodromi italiani si delinea un quadro inquietante. In moti di essi si evidenziano, allo stato attuale, strutture inadeguate alle concezione di un’ippica moderna, in quanto per assicurare e pubblicizzare uno spettacolo qualificato non si può considerare la gara a sé stante, ma è necessaria una corretta effettuazione di tutte le operazioni tecniche che concorrono alla sua formulazione e, conseguentemente, al suo controllo, quali illuminazione, riprese televisive, doping, ricettività e servizi per il pubblico e dove richiesto l’illuminazione. ANALISI TECNICHE DEGLI IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE Anche riguardo all’illuminazione, molti ippodromi italiani sono da ristrutturare, principalmente perché concepiti in epoca che può definirsi “remota” e quindi con esigenze ridotte, oppure realizzati con scarsi mezzi nella convinzione di un loro limitato sporadico utilizzo. Alla luce delle nuove 20 esigenze, ogni manifestazione sportiva rappresenta uno spettacolo cui partecipano attori e spettatori, quindi l’illuminazione di un complesso sportivo, deve permettere una buona esecuzione e una presa di coscienza dell’azione, unite agli aspetti spettacolari e scenografici dell’avvenimento, tesi a coinvolgere e, se possibile, entusiasmare tutti gli spettatori. A tale scopo è da sottolineare l’importanza o addirittura la indispensabilità di posizionare le sorgenti luminose a bordo pista, in modo tale che l’illuminamento prodotto, vada principalmente a beneficio delle telecamere poste nella tribuna e del pubblico che occupa la tribuna stessa e il parterre. Per le restanti zone dell’ippodromo le soluzioni da adottare sono in funzione delle diverse esigenze, cioè: - per la tribuna ed il parterre armature antiabbaglianti per il migliore comfort visivo; per i parcheggi una illuminazione di buon orientamento e di sicurezza; per le vie di accesso proiettori di tipo stradale con buona luce per facilitare il transito. Per la sicurezza dei “drivers” e di cavalli e fantini in corsa, le sorgenti luminose della pista devono sempre essere alimentate da due diverse sorgenti di energia: una proveniente dalla rete (generalmente Enel) e l’altra da un gruppo autonomo di produzione (in genere gruppo elettrogeno). Ogni sorgente avrà parte del carico e la relativa ripartizione sarà operata in funzione della migliore funzionalità e della convenienza economica. Come per la pista, una parte degli impianti al servizio delle zone accessorie deve essere alimentata da gruppo elettrogeno e ciò per avere un sistema sussidiario valido per la sicurezza del pubblico in caso di sfollamento d’emergenza. Ovviamente in servizio normale la rete ed il gruppo autonomo di produzione debbono funzionare contemporaneamente per avere così reciproco soccorso permanente. Riguardo alla necessità ed esigenza di fare riprese televisive a colori, gli impianti d’illuminazione degli ippodromi possono essere classificati in 3 distinte categorie, le cui caratteristiche essenziali sono: I° categoria - illuminamento medio verticale maggiore/uguale a 1100 lux - gradi di uniformità Emin/Emax=1/2,5 Emed/Emax=1/1,45 - assenza assoluta di zone d’ombra II° categoria - illuminamento medio verticale 800 lux - Emin/Emax=1/2,75 - Emed/Emax=1/1,60 - Rare zone d’ombra tollerabili in zone marginali III° categoria - illuminamento medio verticale 500 lux - Emin/Emax=1/3 (E = illuminamento) - Emed/Emax=1/1,75 - Zone d’ombra limitate ma sempre in zone marginali. I valori esposti, relativi alle 3 categorie d’impianto come da classificazione che precede, si riferiscono alla pista generale con la esclusione della dirittura di arrivo del traguardo per le quali i valori di illuminamento debbono essere gradualmente aumentati rispettivamente del 30-40% e dell’80-100%. Incrementi di tal genere sono indispensabili per il particolare carattere dell’avvenimento sportivo, per le distanze notevoli per i tempi brevi in cui si svolge, per la progressione dello sforzo fino alla esaltante risoluzione sul traguardo. In ogni caso gli impianti di III° categoria sono appena sufficienti e non sempre si prestano alla diffusione delle immagini. Come considerazione finale è da dire che al migliore livello di illuminamento corrisponde il maggior apprezzamento della rapidità scattante e della squisita eleganza dei cavalli da corsa. 21 ANALISI TECNICHE DELLA STRUTTURA DEI BOXES Un elemento di particolare importanza, per un professionale e tranquillo lavoro, è rappresentato dalla scuderia e più precisamente dal box dove alloca il cavallo da corsa e dove viene quotidianamente accudito dall’artiere. Un’idonea stalla sembrerebbe un requisito scontato, per un proprietario, che al suo interno vi dovrebbe far alloggiare un cavallo, sul quale ha effettuato investimenti sia in denaro sia in lavoro, ma causa impianti d’antica costruzione, di mancate ristrutturazioni e, in generale, per poca attenzione al problema, in molti ippodromi italiani, quanto sopra è tutt’altro che scontato. Si ritiene opportuno quindi, descrivere di seguito, le caratteristiche fondamentali per un moderno ed adeguato box: - - - Una superficie netta pari a 14 mq con lati di uguale misura, altezza utile interna minima di 3,5 m per una volumetria complessiva di 50 mc. Accesso al box dall’esterno, per mantenere il più possibile separati i cavalli che spesso hanno problemi caratteriali. Accessi protetti da tettoie che riparino dalle intemperie gli animali e gli artieri durante i momenti di lavoro giornaliero. Una buona areazione garantita dall’indispensabile presenza di camini orientabili, posti sul tetto in corrispondenza del colmo, lasciando completamente comunicante la zona superiore dei box, in modo da permettere un moto convettivo verso l’alto con rapido ricambio d’aria soprattutto in estate; Una coibentazione accurata della scuderia, sia nelle pareti perimetrali sia nel solaio di copertura. La pavimentazione del box dovrà garantire un’adeguata resistenza all’usura e un buon grado d’impermeabilità, particolarmente efficiente è quella realizzata in calcestruzzo rifinito. Il fondo del box dovrà avere una pendenza del 3% verso l’esterno, in modo da permettere un facile deflusso delle urine o dell’acqua di lavaggio, verso la griglia di raccolta. Le pareti interne del box dovranno essere rese impermeabili sino ad un’altezza di almeno 2,00 metri dal pavimento, avendo la cura di arrotondare gli spigoli interni con l’intonaco, il tutto per permettere una facile pulizia e lavaggio dell’ambiente. La porta d’ingresso dovrà essere rivestita all’interno con opportuni materiali per evitare che i cavalli possano mordere il legno o peggio sfondarlo con calci e dovrà avere la parte superiore apribile indipendentemente da quell’inferiore, in modo da permettere l’affaccio del cavallo. Le finestre dovranno essere apribili verso l’esterno ed avere vetri retinati onde evitare che in caso di rottura, delle schegge possano ferire i cavalli. L’impianto idrico per ciascuna condotta d’adduzione al box dovrà avere saracinesca di chiusura. L’impianto elettrico, sia per i corpi illuminanti, sia per i conduttori, sia per le altre apparecchiature di comando, dovrà avere un grado di protezione IP55 sufficiente per proteggerlo dalla penetrazione di corpi solidi, anche piccolissimi come polveri, o dagli spruzzi d’acqua diretti. RECINTI D’ISOLAMENTO Il recinto d’isolamento (paddock) disegnato nella pianta di seguito allegata è impostato sul cosiddetto “modello all’americana” e consiste in un ampio fabbricato all’interno del quale sono situate le poste per la vestizione dei cavalli che devono partecipare alle gare della giornata di corse. Il fabbricato dovrà essere situato possibilmente in prossimità della pista di gara. Il fabbricato dovrà avere una grande porta d’ingresso e una di uscita in modo che i concorrenti possano essere controllati agevolmente. L’aerazione e l’illuminazione saranno garantite da tutta una serie di finestre alte apribili a gruppi. In adiacenza, ma all’esterno saranno realizzati sei o più spogliatoi per i drivers o cavalieri, tutti dotati di servizi igienici con doccia. 22 Requisito fondamentale per la funzionalità del fabbricato è che sia dotato di un soppalco posto in alto all’interno del quale prenderà posto il personale di controllo dei concorrenti, veterinari, ispettori al doping, commissari, eventuali funzionari aggiunti. L’accesso e l’uscita avvengono solo attraverso due porte di ampie dimensioni, facilmente controllabili e quindi non si creano problemi di efficienza dell’isolamento. Il recinto (almeno in occasioni di corse tris e Gran premi) potrebbe essere dotato di un laboratorio per analisi doping in loco. All’interno saranno realizzate delle poste delle dimensioni nette di metri 3,00 di lunghezza per 2,00 di larghezza, poste su corsie in parte situate a destra e in parte a sinistra dell’ingresso, il gruppo di corsie che sono composte da un numero minore di poste, costituendo un “isolamento” nell’isolamento, potrebbe essere utilizzato per i Gran Premi e le corse Tris, essendo dotate all’esterno anche di un recinto per il passeggio dei cavalli. Per ogni corsia dovrà essere realizzato un lavaggio in corrispondenza di una posta. Tutto il fabbricato sarà controllato mediante un sistema televisivo a circuito chiuso; il personale di controllo dovrà essere in diretto contatto telefonico con la giuria. Le immagini televisive delle gare potranno essere riproposte ai guidatori proprio in corrispondenza della sala di controllo e gli operatori autorizzati all’accesso nel recinto dovranno comunicare con la giuria e l’esterno apposite linee site all’interno del recinto . Il numero di poste è tale da consentire l’alloggiamento dei cavalli di una intera giornata di corse; pur tuttavia sarebbe possibile ridurre le dimensioni considerando che i cavalli potrebbero alternarsi: ad esempio le poste occupate dai cavalli della prima corsa potrebbero essere occupate da quelli della quinta, quelle della seconda con quelli della sesta e così via. Quest’ultima soluzione, adottata con efficacia negli Stati Uniti, comporta la risoluzione di alcuni problemi logistici che comunque non risultano insormontabili. 23 ORGANISMO PRIVATO, ART. 15 COLLEGATO AGRICOLO, AUTONOMIA FINANZIARIA L’ART. 15 del Collegato agricolo, in via di approvazione in terza lettura al Senato prevede relativamente al riassetto delle modalità di finanziamento e gestione delle attività di sviluppo e promozione del settore ippico nazionale, che il Governo è tenuto ad osservare i seguenti princìpi e criteri direttivi: a) a) riordinare le competenze ministeriali in materia di ippica, ivi incluse quelle in materia di diritti televisivi relativi alle corse anche estere, e la disciplina sulle scommesse ippiche a totalizzatore ed a quota fissa, prevedendo per le scommesse a totalizzatore una percentuale della raccolta totale destinata al pagamento delle vincite non inferiore al 74 per cento, la stabilità degli attuali livelli di gettito da destinarsi al finanziamento della filiera ippica, nonché le modalità di riduzione delle aliquote destinate all'erario a fronte di un eventuale aumento della raccolta delle suddette scommesse ed introduzione della tassazione sul margine per le scommesse a quota fissa sui cavalli, prevedendo una parte dell'aliquota da destinarsi alla filiera ippica, e la previsione del palinsesto complementare al fine di garantire ulteriori risorse in favore della filiera ippica; b) b) prevedere le modalità di istituzione della Lega ippica italiana, quale associazione senza fine di lucro, soggetta alla vigilanza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, cui demandare le funzioni di organizzazione degli eventi ippici, di ripartizione e rendicontazione delle risorse di cui alle lettere c) e d), consentendo l'iscrizione alla Lega ippica agli allevatori, ai proprietari di cavalli e alle società di gestione degli ippodromi che soddisfano requisiti minimi prestabiliti, e prevedere che la disciplina degli organi di governo della Lega ippica italiana sia improntata a criteri di equa e ragionevole rappresentanza delle diverse categorie di soci e che la struttura organizzativa fondamentale preveda organismi tecnici nei quali sia assicurata la partecipazione degli allenatori, dei guidatori, dei fantini, dei gentlemen e degli altri soggetti della filiera ippica; c) b-bis) prevedere, primi cinque anni dalla costituzione della Lega, una qualificata partecipazione negli organi gestionali di rappresentanti dei Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'economia e delle finanze e, successivamente, la costituzione di un apposito organo di vigilanza sulla gestione della medesima Lega, composto da rappresentanti degli stessi Ministeri; d) c) prevedere che le quote di prelievo sulle scommesse sulle corse dei cavalli destinate al settore ippico, nonché le risorse destinate all'ippica ai sensi dell'articolo 1, commi 281 e 282, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e ai sensi dell'articolo 30-bis, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, siano assegnate alla Lega; e) d) prevedere che gli stanziamenti attualmente iscritti nel bilancio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per lo svolgimento delle competenze in materia ippica siano rideterminati e trasferiti alla Lega, tenuto conto delle funzioni ad essa trasferite, stabilendo comunque una riduzione degli oneri a carico della finanza pubblica pari al 20 per cento nel primo anno successivo alla costituzione della Lega, al 40 per cento nel secondo anno, al 60 per cento nel terzo anno e all'80 per cento nel quarto anno e che, a decorrere dal quinto anno successivo alla costituzione della Lega, al relativo finanziamento si provveda, oltre che con le risorse di cui alla lettera c), con le quote di partecipazione versate annualmente dai soci. f) In tale contesto, non ha senso un progressivo costante decremento del 20% annuo sino alla zero del contributo pubblico all’ippica e agli ippodromi, pianificato dall’art. 15 del collegato agricolo in via di approvazione al Senato: ciò perché l’abdicazione alla riforma delle scommesse - in calo irreversibile con l’attuale sistema: basti pensare che rispetto ai 2.000.000.000 di euro del 2006 si è scesi a una stima di previsione di 500.000.000 di euro nel 2016, dei quali la riserva per l’ippica 24 ascende al 13% netto -, comporta un introito per il comparto ippico di circa 60 milioni di euro annui, contro il budget attuale –già insufficiente- di circa 177 milioni di euro. Dove quindi prendere i residui 117 milioni di euro? Non certo, come vorrebbe il decreto in corso di approvazione, dalla quota prelievo sulle scommesse - si ripete, in calo vertiginoso con un trend sempre peggiore, stante il prodotto scadente qualitativamente, in difetto di garanzie di regolarità e in difetto di trasparenza -, che fra cinque anni, secondo l’attuale trend, arriveranno al massimo ai 100-150 milioni di euro annui. E nemmeno dalle quote associative, richieste a soggetti ormai allo stato di indigenza e comunque di spessore irrisorio quantitativamente rispetto alle esigenze ed alle cifre necessarie per un bilancio. Occorrerà, piuttosto, riservare al settore una percentuale dal movimento dei giochi (slot, vlt, on line, scommesse sportive e soprattutto virtuali, ecc.) che si è appropriato di una rete che era propria ed esclusiva dell’ippica, sulla scia della già esistente legge 28.01.2009, conseguente al D.L. n. 185 del 29 gennaio 2008 . E confezionando un prodotto più qualificato, diverso dall’attuale: solo in tal modo, creando un prodotto credibile e godibile, si potrà commercializzare e vendere anche in Europa e nel mondo la corsa di cavalli programmate in Italia, ovviamente con un sistema di scommesse assolutamente riformato. Ben venga anche la distinzione fra ippodromi strategici, istituzionali, commerciali e promozionali, ma di certo non deve essere una definizione astratta, bensì di accertamento, atteso che nei fatti la vocazione ad ospitare grandi eventi non deve costituire un diritto ereditario, ma deve essere legata ad impianti e strutture di assoluta eccellenza. L’opposto di quanto avviene oggi, dove l’ostinato perseguimento di vecchi schemi assistenziali, la mancanza di imprenditorialità, il non coraggio di accettare le sfide del nuovo mercato da parte di tutte le componenti ippiche, principalmente società di corse e categorie professionali, sta portando all’estinzione un patrimonio socio-culturale che non è soltanto scommessa, ma anche e soprattutto impiego del tempo libero.