Regolamento Rischi

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Regolamento Rischi
INFORMATIVA AL
PUBBLICO
GRUPPO CARISMI
SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2013
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SOMMARIO
PREMESSA ......................................................................................................................................................................... 4
TAVOLA 1: REQUISITO INFORMATIVO GENERALE ............................................................................................ 6
TAVOLA 2: AMBITO DI APPLICAZIONE ................................................................................................................. 25
TAVOLA 3: COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DI VIGILANZA ..................................................................... 26
TAVOLA 4: ADEGUATEZZA PATRIMONIALE ....................................................................................................... 28
TAVOLA 5: RISCHIO DI CREDITO – INFORMAZIONI GENERALI RIGUARDANTI TUTTE LE BANCHE
............................................................................................................................................................................................. 32
TAVOLA 6: RISCHIO DI CREDITO – INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL
METODO STANDARDIZZATO E ALLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE SPECIALIZZATE E IN STRUMENTI
DI CAPITALE NELL’AMBITO DEI METODI IRB .................................................................................................... 40
TAVOLA 8: TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO ................................................................................ 43
TAVOLA 9: RISCHIO DI CONTROPARTE ................................................................................................................ 45
TAVOLA 12: RISCHIO OPERATIVO ........................................................................................................................... 47
TAVOLA 13: ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE: INFORMAZIONI SULLE POSIZIONI
INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO ............................................................................................................. 48
TAVOLA 14: RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO
BANCARIO ....................................................................................................................................................................... 52
TAVOLA 15: SISTEMI E PRASSI DI REMUNERAZIONE E INCENTIVAZIONE ............................................... 54
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Introduzione
La disciplina di Vigilanza prudenziale (c.d. “Normativa di Basilea”) è stata elaborata dal
Comitato di Basilea e recepita dall’Unione Europea. Nel mese di giugno 2013 è stato pubblicato
il nuovo regime comunitario in materia di requisiti patrimoniali del sistema bancario ed in
particolare sono stati emanati il Regolamento (UE) n.575/2013 del Parlamento Europeo e del
Consiglio e la Direttiva 2013/36/UE.
L’impianto complessivo della Normativa di Basilea si articola su tre ambiti di riferimento
principali (c.d. “Pilastri”).
In particolare il Terzo Pilastro (o “Informativa al Pubblico”) ha lo scopo di rafforzare la
regolamentazione del capitale e promuovere la stabilità e la solidità delle banche e del settore
finanziario mediante la Disciplina di Mercato. Lo scopo dell’Informativa al Pubblico è pertanto
quello di integrare i requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro) e il processo di controllo
prudenziale (Secondo Pilastro), attraverso l’individuazione di un insieme di requisiti di
trasparenza informativa che consentano al Mercato di disporre di informazioni circa
l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi
preposti all’identificazione, misurazione e gestione di tali rischi.
In considerazione dell’entrata in vigore al 1° gennaio 2014 delle nuove disposizioni di vigilanza,
la presente Informativa è redatta conformemente alle disposizioni del Titolo IV, Capitolo 1 della
Circolare n. 263 della Banca d‟Italia del 27 dicembre 2006 (“Nuove disposizioni di vigilanza
prudenziale per le banche”) e successivi aggiornamenti, che hanno introdotto a carico delle
Banche e dei Gruppi bancari, obblighi di pubblicazione di informazioni, di carattere qualitativo e
quantitativo, in merito a:
- adeguatezza patrimoniale;
- esposizione ai rischi;
- sistemi preposti all’identificazione, misurazione e gestione dei rischi stessi.
Alla luce delle nuove disposizioni di vigilanza prudenziale, le informazioni relative alla gestione
dei rischi contenute nelle singole sezioni del presente documento potranno riportare oltre che
una rappresentazione della situazione a fine 2013 anche indicazioni circa le attività di
adeguamento in corso.
In tale ambito, la Cassa di Risparmio di San Miniato (di seguito “CRSM” o “Capogruppo”) ha, su
base consolidata anche per le società rientranti nel perimetro del Gruppo Carismi (di seguito
“Carismi” o “Gruppo”), la responsabilità di assicurare la completezza, la correttezza e la
veridicità delle informazioni pubblicate.
Le scelte operate dal Gruppo Carismi per assicurare il rispetto degli obblighi di disclosure
previsti dalla normativa sono state approvate dall’organo di supervisione strategica ovvero il
Consiglio di Amministrazione.
La verifica della sussistenza di presidi organizzativi idonei a garantire l’affidabilità dei processi di
produzione, elaborazione e diffusione delle informazioni è rimessa all’Organo di Vigilanza.
In adempimento agli obblighi normativi, il presente documento è articolato secondo l’ordine
delle Tavole illustrate nella Circolare di Banca d’Italia1 ed è redatto con frequenza annuale.
L’informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze
documentali, ai libri ed alle scritture contabili in linea con i flussi informativi predisposti per il
bilancio di esercizio.
Il Gruppo pubblica la presente informativa ed i successivi aggiornamenti sul proprio sito internet
all’indirizzo www.carismi.it/ nella sezione Trasparenza.
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Come da prescrizioni normative, non vengono pubblicate le Tavole 7, 10 e 11 di cui all’Allegato A Informazioni da pubblicare, in quanto “Le
banche pubblicano le informazioni riguardanti le attività svolte, i rischi assunti e le metodologie utilizzate; la pubblicazione di tavole prive di
informazioni va, pertanto, evitata” (cfr. Circolare della Banca d’Italia n. 263/2006, Titolo IV, Capitolo 1, Sezione II, § 2 Contenuto e modalità di
pubblicazioni delle informazioni). Le evidenze di cui alle Tavole pubblicate, se non diversamente specificato, sono riportate a livello consolidato in
valuta euro.
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Premessa
Contenuti dell’Informativa
Tavola 1 – Requisito informativo generale
Fornisce obiettivi e politiche di gestione per ciascuna categoria di rischio.
Tavola 2 – Ambito di applicazione
Descrive la composizione del gruppo bancario cui si applicano gli obblighi di informativa,
esplicitando inoltre le differenze nelle aree di consolidamento rilevanti per fini prudenziali e di
bilancio.
Tavola 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza
Informa sulle principali caratteristiche degli elementi patrimoniali e rende noto l’ammontare del
patrimonio di base (Tier 1), del patrimonio supplementare (Tier 2) e di terzo livello (Tier 3), del
patrimonio complessivo e degli elementi negativi e in deduzione da quest’ultimo.
Tavola 4 – Adeguatezza patrimoniale
Illustra sinteticamente il metodo applicato dal Gruppo per la valutazione dell’adeguatezza
patrimoniale, fornendo inoltre misura del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito
relativo a ciascun segmento regolamentare d’attività e del requisito patrimoniale a fronte dei
rischi di mercato inerenti le attività del portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza e le altre
attività.
Tavola 5 – Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche
Fornisce ulteriori informazioni sul rischio di credito e di diluizione, oltre a dati quantitativi inerenti
le esposizioni creditizie lorde totali distinte per tipologia di esposizione e controparte, la
distribuzione delle esposizioni per aree geografiche e per settore economico o tipo di
controparte, la distribuzione dell’intero portafoglio per vita residua, le esposizioni deteriorate e le
rettifiche di valore, la dinamica di queste ultime.
Tavola 6 – Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo
standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale
nell’ambito dei metodi IRB
Elenca i nomi delle agenzie esterne di valutazione del merito di credito prescelte (ECAI .
External Credit Assessment Institution) e le classi regolamentari di attività per le quali ciascuna
di esse è utilizzata; fornisce per ciascuna classe regolamentare di attività i valori delle
esposizioni associati alle varie classi di merito e di quelle dedotte dal patrimonio di vigilanza.
Tavola 8 – Tecniche di attenuazione del rischio
Descrive le principali tipologie di garanzie reali accettate, le politiche e i processi per la
valutazione e la gestione delle stesse ed esplicita i tipi di garanti. Fornisce per ciascun
portafoglio regolamentare di attività il valore delle esposizioni coperte da garanzie reali
finanziarie e da altre garanzie reali e di quelle coperte da garanzie personali e/o da derivati su
crediti.
Tavola 9 – Rischio di controparte
Descrive le politiche relative alle garanzie e alle valutazioni sul rischio di controparte, nonché al
rischio di correlazione sfavorevole e la metodologia utilizzata per assegnare i limiti operativi
relativi alle esposizioni. Fornisce informazioni quantitative quali il fair value lordo dei contratti, le
garanzie reali detenute, il fair value positivo al netto degli accordi di compensazione.
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Tavola 12 – Rischio operativo
Illustra il metodo adottato per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio operativo.
Tavola 13 – Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel
portafoglio bancario
Fornisce la descrizione dei portafogli in base agli obiettivi perseguiti, dei criteri contabili e delle
metodologie di valutazione utilizzate. Espone il valore di bilancio e fair value degli strumenti in
parola, gli ammontari delle esposizioni distinguendo tra le varie tipologie.
Tavola 14 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario
Illustra la natura del rischio di tasso di interesse, chiarendo pure la frequenza di misurazione di
questa tipologia di rischio e le ipotesi di fondo utilizzate nella misurazione e gestione dello
stesso. Fornisce misura dell’aumento/diminuzione degli utili o del capitale economico (o di altri
indicatori rilevanti) nell’ipotesi di uno shock positivo e negativo dei tassi, coerente con il metodo
di misurazione prescelto.
Tavola 15 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione
Illustra le caratteristiche del processo di determinazione delle remunerazioni aziendali, le
modalità di collegamento tra remunerazioni e risultati e le remunerazioni dell’esercizio ripartite
tra le varie categorie del “personale più rilevante”.
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Tavola 1: Requisito informativo generale
Informativa qualitativa
La complessiva gestione dei rischi coinvolge – con diversi ruoli in funzione delle specifiche
responsabilità e competenze – gli Organi di governo e controllo, l’Alta Direzione e tutte le
strutture organizzative del gruppo. I principi base che caratterizzano il processo di risk
management all’interno del Gruppo si basano su una chiara e netta distinzione di ruoli e
responsabilità tra le funzioni di controllo di primo, secondo e terzo livello. Infatti, al Consiglio di
Amministrazione della Capogruppo spetta il compito di definire e approvare gli indirizzi strategici
e le politiche di governo dei rischi mentre al Collegio Sindacale ed al Comitato per il Controllo
Interno spettano la responsabilità di valutare il grado di efficienza e di adeguatezza del Sistema
dei Controlli interni, con particolare riguardo al controllo dei rischi. Al fine di coordinare le
funzioni aziendali di controllo, inoltre, il Gruppo si è dotato di un Regolamento interno nel quale
sono definiti compiti e responsabilità dei vari organi e funzioni di controllo, i flussi informativi tra
le diverse funzioni/organi e tra queste/i e gli organi aziendali e, nel caso in cui gli ambiti di
controllo presentino aree di potenziale sovrapposizione o permettano di sviluppare sinergie, le
modalità di coordinamento e di collaborazione.
Al fine di favorire una maggior efficienza nel processo di gestione del rischio, nel corso
dell’anno è stato istituito un Comitato Nuovi Prodotti con lo scopo di presidiare il processo di
realizzazione di nuovi prodotti assicurandosi che siano stati vagliati gli aspetti di rischio dei
nuovi prodotti e garantendo che i rischi derivanti dalla nuova operatività siano supportati dal
sistema dei controlli interni in coerenza con la propensione al rischio dell’Istituto deliberata dal
Consiglio di Amministrazione della Capogruppo.
Sono inoltre operativi due specifici Comitati, il Comitato Finanza ed il Comitato Crediti, il primo è
un organo collegiale interno, consultivo, che formula i principi e gli indirizzi strategici in materia
di Finanza di Proprietà, Servizi di Investimento e Liquidità della Banca mentre il secondo ha
competenze deliberative e consultive in materia di gestione del credito, esercitando i poteri
conferitegli dal Consiglio di Amministrazione con apposita deliberazione.
Nell’ottica di adeguare il sistema dei controlli interni alla luce di quanto disposto dalla circolare
Banca d’Italia n. 263 del 27 Dicembre 2006, 15° aggiornamento del 2 luglio 2013, Titolo V,
Capitolo 7: “Il sistema dei controlli interni”, è in corso di finalizzazione il quadro di riferimento
(Risk Appetite Framework) per la determinazione della propensione al rischio del Gruppo Cassa
di Risparmio di San Miniato.
Obiettivo del Risk Appetite Framework (“RAF”) è quello di formalizzare ex ante gli obiettivi di
rischio/rendimento che il Gruppo intende raggiungere ed i conseguenti limiti operativi. Il
documento fornisce quindi un quadro organico della strategia corrente della banca, dei rischi
collegati a tale strategia e del contributo di questi rischi al fabbisogno di capitale misurato in
base a requisiti patrimoniali interni e regolamentari e al fabbisogno di liquidità.
Il livello di patrimonializzazione rappresenta uno dei principali elementi di valutazione dei diversi
portatori di interesse nei confronti dell’azienda per giudicare la solvibilità e la stabilità della
banca. La propensione al rischio viene poi definita fissando limiti di massima esposizione in
termini di target di percentuali di assorbimento del Patrimonio di Vigilanza a fronte dei rischi
rilevanti.
Un efficace processo di gestione dei rischi è basato infine su un solido Sistema dei Controlli
Interni costituito dalle regole, dalle procedure e dalle strutture organizzative volte a consentire,
attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio dei
principali rischi, una conduzione dell’impresa sana, corretta e coerente con gli obiettivi
prefissati. Il Sistema dei Controlli Interni, alla luce di quanto disposto dalla circolare Banca
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d’Italia n.263 del 27 Dicembre 2006, 15° aggiornamento del 2 luglio 2013, Titolo V, Capitolo 7:
“Il sistema dei controlli interni”, si articola su tre livelli:
 controlli di linea (c.d. “controlli di primo livello”), diretti ad assicurare il corretto
svolgimento delle operazioni. Essi sono effettuati dalle stesse strutture operative (ad es.,
controlli di tipo gerarchico, sistematici e a campione), anche attraverso unità dedicate
esclusivamente a compiti di controllo che riportano ai responsabili delle strutture operative,
ovvero eseguiti nell’ambito del back office; per quanto possibile, essi sono incorporati nelle
procedure informatiche. Le strutture operative sono le prime responsabili del processo di
gestione dei rischi: nel corso dell’operatività giornaliera tali strutture devono identificare,
misurare o valutare, monitorare, attenuare e riportare i rischi derivanti dall’ordinaria attività
aziendale in conformità con il processo di gestione dei rischi; esse devono rispettare i limiti
operativi loro assegnati coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si
articola il processo di gestione dei rischi;
 controlli sui rischi e sulla conformità (c.d. “controlli di secondo livello”), che hanno
l’obiettivo di assicurare, tra l’altro:
a) la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi;
b) il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie funzioni;
c) la conformità dell’operatività aziendale alle norme, incluse quelle di
autoregolamentazione. Le funzioni preposte a tali controlli sono distinte da quelle produttive;
esse concorrono alla definizione delle politiche di governo dei rischi e del processo di
gestione dei rischi;
 revisione interna (c.d. “controlli di terzo livello”), volta a individuare violazioni delle
procedure e della regolamentazione nonché a valutare periodicamente la completezza,
l’adeguatezza, la funzionalità (in termini di efficienza ed efficacia) e l’affidabilità del sistema
dei controlli interni e del sistema informativo (ICT audit), con cadenza prefissata in relazione
alla natura e all’intensità dei rischi.
I soggetti preposti all’esercizio delle attività di controllo sono molteplici, in particolare:
 l’organo con funzione di supervisione strategica definisce e approva le linee di indirizzo del
sistema dei controlli interni, verificando che esso sia coerente con gli indirizzi strategici e la
propensione al rischio stabiliti nonché sia in grado di cogliere l’evoluzione dei rischi aziendali
e l’interazione tra gli stessi;
 l’organo con funzione di gestione cura l’attuazione degli indirizzi strategici, del RAF e delle
politiche di governo dei rischi definiti dall’organo con funzione di supervisione strategica ed è
responsabile per l’adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l’aderenza
dell’organizzazione e del sistema dei controlli interni;
 l’organo con funzione di controllo ha la responsabilità di vigilare sulla completezza,
adeguatezza, funzionalità e affidabilità del sistema dei controlli interni e del RAF.
Considerata la pluralità di funzioni aventi, all’interno dell’azienda, compiti e responsabilità di
controllo, l’organo con funzione di controllo è tenuto ad accertare l’adeguatezza di tutte le
funzioni coinvolte nel sistema dei controlli, il corretto assolvimento dei compiti e l’adeguato
coordinamento delle medesime, promuovendo gli interventi correttivi delle carenze e delle
irregolarità rilevate. Le singole Direzioni assicurano il corretto svolgimento delle operazioni,
presidiando nel contempo i rischi connessi alle attività operative di propria competenza.
Più in particolare, la Capogruppo - nel rispetto delle Istruzioni di Vigilanza - nell’ambito della
struttura del SCI attribuisce le principali responsabilità alle diverse funzioni aziendali:
 la Funzione conformità alle norme (compliance), con responsabilità in capo alla funzione
di Capogruppo, svolta in modo accentrato per conto delle Società per le normative che
hanno impatto sulle attività della Capogruppo. La funzione di conformità alle norme
presiede, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con
riguardo a tutta l’attività aziendale, verificando che le procedure interne siano adeguate a
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



prevenire tale rischio. A tal fine, è necessario che la funzione di conformità alle norme abbia
accesso a tutte le attività della banca, centrali e periferiche, e a qualsiasi informazione a tal
fine rilevante, anche attraverso il colloquio diretto con il personale;
la Funzione Internal Audit con responsabilità in capo alla funzione di Capogruppo, svolta
in modo accentrato per conto delle Società del Gruppo, è volta, da un lato, a controllare, in
un’ottica di controlli di terzo livello, anche con verifiche in loco, il regolare andamento
dell'operatività e l’evoluzione dei rischi, e, dall'altro, a valutare la completezza,
l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità della struttura organizzativa e delle altre
componenti del sistema dei controlli interni, portando all'attenzione degli organi aziendali i
possibili miglioramenti, con particolare riferimento al RAF, al processo di gestione dei rischi
nonché agli strumenti di misurazione e controllo degli stessi. Sulla base dei risultati dei
propri controlli formula raccomandazioni agli organi aziendali;
la Funzione di Risk Management con responsabilità in capo alla funzione di Risk
Management della Capogruppo, svolge le proprie attività in modo accentrato per conto delle
Società del Gruppo, assicura la definizione e l’attuazione del RAF e delle relative politiche di
governo dei rischi, attraverso un adeguato processo di gestione dei rischi;
la Funzione Antiriciclaggio svolge in modo accentrato anche per conto delle altre Società del
Gruppo destinatarie degli obblighi previsti dal d.lgs. 231/2007 le attività deputate a prevenire
e contrastare la realizzazione di operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo;
ogni Struttura Interna della Banca/Società del Gruppo propone l’implementazione e
l’aggiornamento dei controlli di primo livello di pertinenza, in collaborazione con le strutture
di Organizzazione, di Internal Auditing e di Compliance e svolge le proprie attività
assicurando l’esecuzione dei controlli di primo livello di pertinenza.
Al fine di predisporre quanto necessario per assicurare il rispetto degli obblighi di disclosure
previsti dalla normativa di riferimento (Circolare Banca d’Italia n.263/2006), è stato seguito il
seguente iter di formazione e pubblicazione dell’Informativa al pubblico – Pillar III.
Il Servizio Risk Management della capogruppo coordina il processo di raccolta delle
informazioni, di redazione e di pubblicazione del Documento di Informativa al pubblico (in
seguito “Documento”), il quale si articola nelle seguenti fasi:
1. richiesta delle informazioni: il Servizio Risk Management richiede alle competenti
strutture della Capogruppo le informazioni rilevanti2 di carattere qualitativo e quantitativo
per la definizione dell’Informativa ai sensi dell’Allegato A del Titolo IV – Capitolo 1 della
Circolare Banca d’Italia n. 263/2006;
2. raccolta delle informazioni e predisposizione del Documento: il Servizio Risk
Management assembla e rielabora le informazioni raccolte secondo i quadri sinottici
(tavole) di cui al citato Allegato A della Circolare n. 263/2006, predisponendo e
redigendo il Documento;
3. valutazione del Documento: il Servizio Risk Management ed il Servizio Compliance ed
Antiriciclaggio verificano la conformità degli adempimenti informativi con la disciplina
vigente;
4. approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione previa presentazione al
Comitato per il Controllo Interno;
5. pubblicazione: la Direzione Mercato ha cura di porre in essere e coordinare tutte le
attività necessarie affinché l’Informativa al Pubblico – Pillar III sia pubblicata sul sito
internet della Capogruppo (Sezione Trasparenza).
Le informazioni previste dall’informativa in oggetto sono prodotte con cadenza almeno annuale,
entro i termini previsti per la pubblicazione del bilancio.
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Per informazioni rilevanti si intendono quelle informazioni la cui omissione o errata indicazione può modificare o influenzare
il giudizio o le decisioni degli utilizzatori che su di essa fanno affidamento per l’adozione di decisioni economiche.
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Il Gruppo ha provveduto ad identificare tutti i rischi a cui è o potrebbe essere esposto in futuro,
avuto riguardo alla propria operatività ed ai mercati di riferimento dotandosi di apposita
normativa interna per la gestione degli stessi (Regolamento Rischi); contestualmente sono stati
evidenziati i seguenti rischi ritenuti rilevanti:
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Rischio di credito;
-
Rischio di controparte;
-
Rischio di mercato;
-
Rischio operativo;
-
Rischio di concentrazione;
-
Rischio di tasso di interesse;
-
Rischio di liquidità;
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Rischio strategico;
-
Rischio reputazionale;
-
Rischio residuo;
-
Rischi connessi alle partecipazioni (Rischio partecipativo).
Rischio di credito
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
Il rischio di credito costituisce la tipologia di rischio più significativa per il Gruppo Carismi ed è
quantificabile come il rischio che il valore equo degli attivi (incluse le poste sotto la linea) si
riduca a causa di variazioni inattese dell’affidabilità creditizia dei debitori; il rischio di credito è
pertanto il risultato della capacità allocativa della Banca, ossia l’attitudine aziendale a
selezionare la clientela meritevole di affidamento e le iniziative economicamente valide, nonché
l’efficacia del processo di erogazione e gestione dei crediti. La qualità del credito è misurata dal
tasso di decadimento del portafoglio prestiti, dal sistema delle garanzie, dall’ammontare dei
dubbi esiti e dagli indicatori di recuperabilità.
Il rischio di credito attiene pertanto al default del debitore ossia all’inadempimento dei contratti
di credito dovuto al deterioramento della qualità creditizia del prenditore e può quindi essere
generato da fattori diversi riconducibili alle seguenti casistiche:
- insolvenza della controparte (rischio di insolvenza);
- deterioramento del merito creditizio della controparte (rischio di migrazione);
- rialzo degli spread richiesti dal mercato ai prenditori di una specifica classe di rating
(rischio di spread);
- tasso di recupero al termine della liquidazione inferiore alle aspettative (rischio di
recupero).
Le scelte di diversificazione e frazionamento del portafoglio crediti sono in grado, combinati con
la selezione individuale dei debitori e delle operazioni, di ridurre l’esposizione complessiva al
rischio; tale impostazione rientra nella logica di gestione a cui il Gruppo Carismi intende
improntare la propria attività creditizia. La politica del credito del Gruppo Carismi è volta ad una
selezione prudente degli affidati tramite l’accurata analisi del merito creditizio, con l’obiettivo di
contenerne il rischio, pur tenendo presente gli obiettivi di natura commerciale derivanti dal
Piano Strategico. Il Consiglio di Amministrazione e la Direzione Generale sono responsabili, a
livello di indirizzo e con specifiche attribuzioni, della definizione degli aspetti strategici e delle
politiche di controllo aziendale, con particolare riferimento alla componente rischio.
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Le facoltà di erogazione del credito sono delegate in misura proporzionalmente crescente, dalla
rete verso gli Organi Centrali, allo scopo di sfruttare le conoscenze legate al territorio,
mantenendo competenze sempre più specialistiche presso le strutture accentrate. Il rating del
cliente discrimina ulteriormente i livelli di autonomia riducendoli progressivamente in funzione
della crescente rischiosità.
Il processo del credito coinvolge una pluralità di strutture organizzative della Direzione
Generale:
- fatte salve le materie ad esso attribuite dalla legge o dallo statuto, il Consiglio di
Amministrazione ha delegato le competenze in materia di erogazione del credito ad
alcuni organi aziendali definendo per ciascuno specifici limiti deliberativi;
- l’Area Affari coordina e supervisiona il Servizio Grandi Clienti e la Direzione Crediti;
quest’ultima articolata nei Servizi Concessione Crediti, Crediti Problematici e
Contenzioso e Monitoraggio Crediti, presidia il complessivo processo del credito ed i
relativi rischi ad esso connessi. Essa coordina e controlla, in base agli indirizzi ed alle
politiche aziendali, la gestione globale degli affari inerenti gli impieghi ed il processo
creditizio nelle fasi di concessione, gestione operativa e nella gestione dei crediti
irregolari. La gestione dei rapporti con i clienti con affidamenti pari o superiore ad una
soglia predeterminata è realizzata attraverso il Servizio Grandi Clienti.
- la Direzione Controlli presiede il funzionamento del sistema di gestione del rischio di
credito e garantisce il regolare svolgimento del processo di valutazione dell’adeguatezza
patrimoniale a presidio dei profili di manifestazione presenti e futuri del rischio stesso e
presidia l’andamento della gestione del portafoglio crediti, al fine di massimizzare la
qualità degli attivi creditizi, evidenziando le anomalie più significative.
Per quanto riguarda il processo di determinazione del Patrimonio di Vigilanza a copertura del
rischio di credito, la responsabilità primaria del processo di gestione del rischio di credito è
collocata in capo agli Organi societari (Consiglio di Amministrazione, Comitato Controllo Interno,
Comitato Esecutivo, Amministratore Delegato). In particolare, ai fini della Circolare B.I. n.
263/2006, la “funzione di supervisione strategica” è stata incardinata nel Consiglio di
Amministrazione. All’organo con funzione di gestione, che vede nell’Amministratore Delegato il
vertice della stessa, spetta l’attuazione degli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di
supervisione strategica. Con riguardo all’organo con “funzione di controllo”, lo stesso è stato
identificato nel Collegio Sindacale.
Sistemi di misurazione e reporting
Il Gruppo adotta il metodo standardizzato per la misurazione del rischio di credito, che prevede
il mantenimento costante, quale requisito patrimoniale a fronte dei rischi di perdita per
inadempimento dei debitori, di un ammontare del patrimonio di vigilanza pari almeno all’8%
delle esposizioni ponderate per il rischio (RWA).
Il processo del credito – disciplinato nel Regolamento Crediti – prevede idonee metodologie atte
al monitoraggio del rischio ed alla correlata reportistica direzionale e gestionale; in particolare il
Servizio Risk Management predispone i seguenti report mensili per i Vertici Aziendali:
- Past due: in cui sono rappresentate le dinamiche mensili dei crediti scaduti non
deteriorati da 60 gg a 90 gg, dei past due regolamentari (> 90 gg e < 270 gg.), degli
incagli oggettivi (> 270 gg), degli incagli, dei crediti ristrutturati, delle sofferenze e il totale
degli importi relativi alle tre classi ripartiti per segmento Family ed Imprese;
- Migrazione tra le varie classi di rischio;
A supporto del processo di governo del rischio di credito, è previsto l’invio di ulteriore
informativa periodica trimestrale al Consiglio di Amministrazione. In particolare, tali analisi si
sostanziano in report relativi all’andamento del portafoglio crediti e alla dinamica dell’asset
quality:
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-
la ripartizione degli impieghi per Filiali e Agenzie, per forma tecnica ed organo
deliberante;
- la distribuzione degli impieghi per SAE, ATECO e macrosettori di attività economica,
in relazione alle politiche creditizie dell’Istituto;
- la distribuzione delle controparti in base al rischio misurato dal sistema interno di
rating;
- la composizione e la dinamica dei crediti deteriorati;
- la dinamica dei tassi di decadimento in confronto al sistema di riferimento.
Il Servizio Crediti Problematici e Contenzioso, inoltre, invia trimestralmente al Consiglio di
Amministrazione ed al Collegio Sindacale una relazione con informativa analitica sulle posizioni
deteriorate.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
La disciplina prudenziale consente alle banche di fare ricorso alle tecniche di attenuazione del
rischio di credito (CRM – Credit Risk Mitigation), indipendentemente dalla metodologia adottata
per il calcolo del requisito patrimoniale. In tale ottica dunque, il Gruppo si è avvalso di tecniche
mirate alla mitigazione dei rischi di credito che, essenzialmente, consistono nell’assunzione di
adeguate garanzie a supporto delle operazioni poste in atto, ed è stato emanato un
regolamento delle Tecniche di CRM che integra la normativa vigente interna in tema di
garanzie, definendo in un unico repository le linee guida alle quali le strutture del Gruppo
devono attenersi per l’acquisizione e la gestione di strumenti idonei ai fini prudenziali alla
mitigazione del rischio di credito. L’utilizzo delle diverse forme di protezione del credito e la
possibilità di associare le stesse ad una riduzione del requisito patrimoniale a fronte del calcolo
dell’attivo a rischio, prevede l’adeguamento costante delle politiche creditizie aziendali al mutato
quadro di riferimento regolamentare.
Le tecniche di attenuazione del rischio utilizzate dalla Capogruppo sono quelle riconosciute
dalla normativa di vigilanza e sono suddivise in due categorie generali: protezione del credito di
tipo reale (funded), su immobili e su strumenti finanziari, e protezione del credito di tipo
personale (unfunded). Nell’ambito degli strumenti di protezione del credito di tipo reale, le
garanzie reali finanziarie hanno come oggetto: contante e assimilati (certificati di deposito e
obbligazioni emesse dalla Capogruppo), titoli di debito e capitale, quote di OICR, gestioni
patrimoniali, prestate attraverso contratti di pegno.
Le garanzie ipotecarie hanno ad oggetto le seguenti tipologie di immobili, che presentano le
caratteristiche previste dalla normativa: immobili residenziali e non residenziali.
Infine, affinché siano eleggibili come strumento di mitigazione del rischio, sono state realizzate
delle implementazioni finalizzate a valutare in modo adeguato i requisiti di validità delle garanzie
ai fini del calcolo dei coefficienti patrimoniali. Tali requisiti, generali e specifici, devono essere
verificati al momento della loro costituzione come strumento a protezione del credito e devono
rimanere validi per tutta la durata del credito stesso.
L’affinamento delle attività di gestione (accentramento, perfezionamento e archiviazione) e di
monitoraggio delle garanzie è promosso anche nell’ottica di meglio presidiare il rischio residuo
ossia il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate
dalla banca risultino meno efficaci del previsto.
Nel calcolo del requisito patrimoniale relativo alle esposizioni creditizie assistite da garanzie
finanziarie idonee, la Banca adotta il metodo integrale per la globalità delle esposizioni. In tale
approccio, l’ammontare dell’esposizione viene ridotto del valore della garanzia ai fini del calcolo
del requisito; il valore dell’esposizione e quello della garanzia sono corretti per tenere conto
della volatilità dei prezzi di mercato ed a tal fine ad entrambi gli importi devono essere applicate
adeguate “rettifiche per volatilità”.
A meno che non si tratti di contante, il valore dell’esposizione corretto per la volatilità sarà
maggiore di quello dell’esposizione originaria, viceversa per la garanzia.
11
Alle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e non, così come da garanzie
personali, si applicano le regole previste dalla normativa di vigilanza vigente.
Alla luce delle “Nuove Disposizioni di Vigilanza prudenziale per le Banche” (circolare
n.263/2006 di Banca d’Italia), è previsto, per quanto concerne la valutazione degli immobili
offerti in garanzia, la verifica e l’aggiornamento costante dei valori di stima, anche mediante
l’utilizzo di metodi statistici.
Rischio di controparte
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
Si tratta del rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati
strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Il
rischio di controparte è una particolare fattispecie del rischio di credito che genera una perdita
se le transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno valore positivo al
momento dell’insolvenza. A differenza del rischio di credito generato da un finanziamento, dove
la probabilità di perdita è unilaterale, in quanto essa è in capo alla sola banca erogante, il
rischio di controparte crea, di regola, un rischio di perdita di tipo bilaterale. Infatti, il valore di
mercato della transazione può essere positivo o negativo per entrambe le controparti.
Il processo di gestione e monitoraggio del rischio di controparte avviene principalmente
attraverso la fissazione di limiti operativi alla negoziazione degli strumenti finanziari e
l’individuazione delle controparti di riferimento per le transazioni da porre in essere da parte del
Servizio Tesoreria e Finanza di proprietà. Trattandosi di un rischio rientrante ai fini
regolamentari nella fattispecie del rischio di credito, il monitoraggio di suddetto rischio viene
effettuato dalla Direzione Crediti e dal Servizio Grandi Clienti attraverso il controllo del rispetto
dei limiti stabiliti dal Consiglio di Amministrazione.
Sistemi di misurazione e reporting
Per il calcolo del requisito patrimoniale da detenere a fronte del rischio di controparte, il Gruppo
Carismi ha adottato il metodo del valore corrente per le esposizioni in strumenti derivati
finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC - Over the Counter) e le operazioni con
regolamento a lungo termine (LST); con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro
termine attive e passive su titoli o merci e alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o
merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT– Security Financing
Transactions), si è adottato il metodo integrale con rettifiche standard di vigilanza per volatilità
come definito nella disciplina delle tecniche di CRM.
Politiche di copertura e di attenuazione
Il Consiglio di Amministrazione/Amministratore Delegato stabilisce la struttura dei limiti per
controparte in relazione ad una soglia minima di rating stabilita nell’apposito regolamento
interno3.
Il processo di gestione dei massimali prevede controlli di secondo livello sulla congruità di
quanto deliberato rispetto a quanto effettivamente imputato nell’applicativo gestionale. E’,
inoltre, prevista una revisione periodica, almeno annuale, dei massimali deliberati al fine di
apportare modifiche in relazione alle possibili evoluzioni della rischiosità delle controparti e del
settore.
3
Regolamento di Processo “Massimali operativi con controparti bancarie”.
12
Rischio di mercato
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
Il rischio di mercato è rappresentato dalla possibilità di subire eventuali perdite derivanti
dall’operatività sui mercati degli strumenti finanziari, delle valute e delle merci. Il Gruppo Carismi
accompagna all’osservanza delle regole in tema di requisiti patrimoniali regolamentari
specifiche procedure e sistemi di controllo, finalizzati ad assicurare una sana e prudente
gestione dei rischi di mercato. La normativa interna di riferimento definisce i criteri generali
finalizzati ad un’adeguata gestione dei suddetti rischi e determina anche i principi guida, i ruoli e
le responsabilità delle funzioni organizzative coinvolte nel complessivo processo di tesoreria e
finanza.
Il profilo di rischio relativo alla gestione finanziaria è deliberato dal Consiglio di Amministrazione,
che, in sede di approvazione della normativa interna (tra cui il Regolamento Attività Finanziarie,
Tesoreria e Cambi) stabilisce:
 la struttura dei portafogli, i criteri per la classificazione nei medesimi degli strumenti
finanziari, le relative politiche di gestione;
 i massimali operativi concessi alle controparti autorizzate, suddivise in base alle tipologie
di utilizzo;
 le linee guida per il pricing relativo al fair value degli strumenti non quotati e dei derivati
over the counter;
 il sistema dei limiti quantitativi e qualitativi e delle facoltà delegate in materia di
operatività finanziaria;
 le politiche di assunzione, misurazione e gestione dei rischi.
L’Amministratore Delegato traduce gli obiettivi ed i vincoli strategici deliberati dal Consiglio di
Amministrazione in linee operative che dovranno essere attuate dalla Direzione Finanza. Il
Comitato Finanza, quale organo collegiale interno consultivo, formula i principi e gli indirizzi
strategici in materia di Finanza di Proprietà, Servizi di Investimento e Liquidità della Banca, e i
suoi compiti sono declinati in apposito regolamento.
Il Servizio Tesoreria e Finanza di proprietà è responsabile della gestione degli strumenti
finanziari detenuti per la negoziazione, dei risultati economici prodotti e dell’assorbimento di
capitale generato dall’operatività assunta nell’ambito dei limiti e delle deleghe fissati dal
Consiglio di Amministrazione. L’attività finanziaria si esplica nelle seguenti attività:
- gestione del portafoglio di negoziazione;
- gestione della finanza retail;
- attività di consulenza dedicata al segmento private banking;
- attività di cura emissione di prestiti obbligazionari, di specifica competenza del Servizio
Tesoreria e Finanza di proprietà.
Il modello di governance e gestione dei rischi di mercato della banca prevede inoltre l’intervento
di strutture esterne alla Direzione Finanza per attività di monitoraggio, controllo e segnalazione.
In particolare:
il Servizio Back Office esercita funzioni di monitoraggio di primo livello del rispetto dei
limiti quantitativi e qualitativi stabiliti per il portafoglio di proprietà e l’attività in cambi ;
il Servizio Risk Management ha una specifica attribuzione di monitoraggio dei limiti
definiti in termini di Value at Risk (VAR).
Il Servizio Risk Management è responsabile dell’attività di controllo rischi di mercato.
Sistemi di misurazione e reporting
13
Ai fini della determinazione dei requisiti patrimoniali richiesti dalla normativa di Vigilanza il
Gruppo Carismi ha optato per la metodologia standardizzata (circolare n. 263/2006 di Banca
d’Italia e successivi aggiornamenti), che prevede il calcolo dell’assorbimento patrimoniale sulla
base del c.d. “approccio a blocchi”, secondo il quale il requisito complessivo è dato dalla
somma dei requisiti di capitale determinati a fronte dei singoli rischi di mercato (di posizione, di
regolamento, di concentrazione, di cambio), ciascuno dei quali è identificato e misurato
secondo i criteri stabiliti da Banca d’Italia. Tuttavia le stesse disposizioni di Vigilanza richiamano
la necessità che all’osservanza delle regole prudenziali si affianchino procedure e sistemi di
controllo interni come ulteriore garanzia di una sana e prudente gestione. A questo proposito la
Banca ha definito nella propria normativa interna (Regolamento Attività Finanziarie, Tesoreria e
Cambi ed il Regolamento Rischi) un insieme di limiti in termini operativi e contabili, ed inoltre
utilizza una procedura gestionale di misurazione del rischio di mercato basata sul concetto di
Valore a Rischio (VaR), in modo da esprimere sinteticamente in termini monetari la massima
perdita probabile sulle posizioni in essere in un orizzonte temporale di 10 giorni ed a un livello
statistico di confidenza del 99%. Il monitoraggio del rischio mediante tale strumento è effettuato
con cadenza giornaliera dal Servizio Risk Management.
L’Amministratore Delegato relaziona periodicamente il Consiglio di Amministrazione sull’attività
della Direzione Finanza e sulle politiche di investimento adottate nelle gestioni di portafoglio
della clientela in relazione all’andamento dei mercati finanziari, illustrando l’andamento della
gestione finanziaria, i risultati conseguiti ed il livello di rischiosità detenuto.
Politiche di copertura e di attenuazione
Il presidio dei livelli di rischio generati dall’operatività sui mercati finanziari richiede la definizione
di una struttura dei limiti, in fase di recepimento nel Risk Appetite Framework, capace di
assicurare un coerente raccordo tra le linee di indirizzo formulate dal Consiglio di
Amministrazione e l’operatività corrente.
All’interno della delibera quadro del Consiglio di Amministrazione sono stabiliti i criteri per la
determinazione dei limiti quantitativi relativi ai vari comparti in cui sono classificati gli strumenti
finanziari di proprietà. In particolare, per ogni comparto è stabilito un limite massimo per
l’investimento in essere, pari ad una percentuale del totale dell’attivo desumibile dallo stato
patrimoniale del bilancio consolidato. In base ai principi contabili internazionali, richiamati nella
delibera quadro, sono di regola esclusi i trasferimenti di strumenti finanziari all’interno del
Portafoglio Direzionale e tra il Portafoglio Direzionale e il Portafoglio Attività Finanziarie
detenute per la negoziazione e viceversa.
Con riferimento al Portafoglio Attività Finanziarie detenute per la negoziazione, la struttura dei
limiti si riferisce alla somma delle due componenti (portafoglio held for trading e portafoglio AFS
Tesoreria). Oltre alle categorie di strumenti compresi nel Portafoglio Direzionale, da tale
computo sono esclusi i seguenti strumenti:
strumenti finanziari derivati detenuti per finalità di copertura dei rischi originati dagli
impieghi economici e dalla raccolta diretta o gestionalmente connessi a componenti di tali
aggregati. Tuttavia, i contratti derivati gestionalmente connessi alle obbligazioni Carismi,
stipulati in anticipo rispetto alla chiusura delle emissioni a cui si riferiscono, risultanti in eccesso
rispetto alla quantità effettivamente collocata, per tale surplus sono considerati parte integrante
del portafoglio Attività Finanziarie detenute per la negoziazione;
gli strumenti finanziari emessi dall’Istituto e riacquistati su richiesta della clientela.
14
Rischio operativo
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
La definizione di rischi operativi adottata dal Gruppo corrisponde a quella indicata dalla
normativa di vigilanza. Per rischio operativo, quindi, si intende il rischio di subire perdite
derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni,
oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi,
errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali e
catastrofi naturali. Nel rischio operativo è ricompreso il rischio legale. Il rischio legale
comprende, fra l’altro, l’esposizione ad ammende, sanzioni pecuniarie o penalizzazioni derivanti
da provvedimenti assunti dall’Organo di Vigilanza, ovvero da regolamenti privati.
Banca d’Italia, nelle disposizioni di carattere generale relative alla tipologia di rischio in
questione, afferma che “Le banche prestano attenzione ai nessi esistenti tra le diverse tipologie
di rischio, individuando le possibili ricadute in termini di rischi operativi”. I rischi operativi si
differenziano dalle altre tipologie di rischi bancari, in quanto non vengono assunti perché
direttamente collegati ad un ritorno atteso, ma la loro esistenza è connaturata allo svolgimento
dell’ordinaria attività aziendale.
L’effettivo coinvolgimento degli Organi di governo, un’affermata cultura del rischio e dei controlli
connessi, un funzionale sistema di reporting e la disponibilità di piani di emergenza sono tutti
elementi essenziali di un efficace ed efficiente sistema di gestione del rischio operativo. La
banca adotta un modello gestionale volto all’individuazione delle aree operative e dei profili
organizzativi maggiormente suscettibili al manifestarsi di eventi di rischio operativo, fornendo
agli organi decisionali e di indirizzo gli strumenti per il rafforzamento e l’attuazione di specifici
presidi per la gestione di tale rischio.
Il Servizio Risk Management è responsabile dell’attività di gestione e monitoraggio del rischio
operativo.
Sistemi di misurazione e reporting
Il sistema di misurazione del rischio si basa sull’approccio regolamentare Base (BIA – Basic
Indicator Approach), per cui il requisito patrimoniale viene misurato applicando il coefficiente
regolamentare del 15 per cento alla media del margine di intermediazione degli ultimi tre
esercizi.
Inoltre, la banca ha definito il proprio processo di operational risk management ed effettua con
cadenza periodica sia un’attività di autovalutazione dei rischi operativi (RSA – Risk Self
Assessement) che di raccolta delle perdite operative (LDC – Loss Data Collection). La
realizzazione di una gestione integrata e consapevole del rischio operativo è supportata con
strumenti di gestione al fine di incrementare l’efficienza e l’efficacia dei propri processi
produttivi. L’attività di RSA viene svolta mediante l’erogazione di questionari ai Risk Owner ed è
oggetto di reportistica periodica ai Vertici Aziendali mentre l’attività di LDC è finalizzata sia
all’alimentazione di un data base perdite operative da utilizzare anche a fini gestionali interni,
che al riscontro del processo di autovalutazione dei rischi operativi.
Nell’ambito delle attività di monitoraggio e reporting sono previsti i seguenti report indirizzati ai
Vertici Aziendali:
 un report annuale che riporti i risultati del processo di Risk Self Assessment, con le
eventuali criticità emerse e le possibili azioni di mitigazione e prevenzione da definire o
in essere;
 un report trimestrale, prodotto dal Servizio Risk Management, che riporti gli eventi di
perdita operativa raccolti tramite il processo di Loss Data Collection e che evidenzi le
eventuali criticità emerse.
15
Politiche di copertura e di attenuazione
Le strutture di controllo sui diversi livelli, nell’effettuazione delle attività di rispettiva competenza,
svolgono una continua funzione di gestione, monitoraggio e mitigazione del rischio operativo.
Inoltre, in linea con quanto disposto dall’Autorità di Vigilanza, il Gruppo si è dotato di un Piano di
Continuità Operativa, definendo le modalità di segnalazione dei possibili casi di emergenza e
l’iter operativo che porta all’eventuale attivazione del piano.
Rischio di concentrazione
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
Il rischio di concentrazione è definito dall’Organo di Vigilanza come quel rischio derivante da
esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse (i.e. concentrazione single name) e
controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti
alla medesima area geografica (i.e. concentrazione geo-settoriale).
Tale tipologia di rischio ha una rilevanza contenuta dipendente dall’elevato frazionamento del
portafoglio crediti verso una molteplicità di controparti. Il presidio continuativo delle posizioni di
rischio rilevante è svolto dal Servizio Concessione Crediti al fine di individuare eventuali
andamenti anomali, rilevando e segnalando tempestivamente ai gestori delle posizioni stesse
ogni elemento che possa indicare irregolarità, patologia o deterioramento. Al Servizio Grandi
Clienti spetta il compito di monitorare costantemente la qualità, le caratteristiche e la
composizione degli impieghi ai c.d. Grandi Clienti, verificandone la coerenza con gli indirizzi e
gli obiettivi fissati. L’individuazione dei Grandi Rischi è demandata sia al Servizio Bilancio in
fase di segnalazione che alla Direzione Crediti in fase di concessione. Le posizioni di rischio
che hanno dimensioni tali da poter avere effetti di rilievo sul calcolo dell’assorbimento di capitale
a fronte di tale rischio e sulla solidità patrimoniale in caso di crisi del debitore sono individuate in
fase di misurazione/simulazione e stress testing da parte del Servizio Risk Management e
comunicate al Servizio Concessione Crediti.
Sistemi di misurazione e reporting
Il sistema di misurazione della componente single name del rischio di concentrazione consiste
nell’approccio semplificato regolamentare basato sull’indice di Herfindahl (Circolare della Banca
d’Italia n. 263/2006, Tit. III, Allegato B).
Per quanto riguarda la componente geo-settoriale, il Gruppo ha calcolato l’assorbimento di
capitale utilizzando la metodologia consortile sviluppata in sede ABI.
Il Servizio Risk Management predispone la reportistica per l’Alta Direzione e per il Consiglio di
Amministrazione, coerentemente con quanto riportato nei paragrafi precedenti in materia di
gestione e monitoraggio del rischio di concentrazione e secondo la frequenza di disponibilità dei
dati da parte dell’info provider.
Politiche di copertura e di attenuazione
Al fine di fronteggiare l’esposizione al rischio di concentrazione, il Gruppo ha ritenuto opportuno
un adeguamento degli attuali sistemi di gestione e controllo nelle due fasi fondamentali del
processo del credito: quella dell’affidamento, in particolare in sede di assunzione di rischi
rilevanti e quella del monitoraggio continuativo della qualità delle esposizioni creditizie in
essere, soprattutto di maggior ammontare e della composizione dei gruppi di clienti connessi,
anche al fine della corretta segnalazione dei Grandi Rischi.
16
Ancorché i Grandi Rischi siano oggetto di segnalazione a Banca d’Italia con cadenza
trimestrale (a cura del Servizio Bilancio), sono rilevati già in fase di concessione da parte del
Servizio Concessione Crediti.
In questa ottica, ai fini della gestione e del controllo del rischio di concentrazione, i rischi
rilevanti non sono rappresentati solo dai c.d. “Grandi Rischi”, ma da tutte le posizioni di rischio
che hanno dimensioni tali da poter avere effetti di rilievo sul calcolo dell’assorbimento di capitale
a fronte di tale rischio e sulla solidità patrimoniale in caso di crisi del debitore. Tali posizioni
sono individuate in fase di misurazione/simulazione e stress testing da parte del Servizio Risk
Management. Al fine di meglio analizzare tali posizioni di rischio, nell’ambito della fase di
istruttoria assume particolare rilevanza l’analisi dei legami esistenti tra i diversi soggetti
economici e dei riflessi che gli stessi possono avere sul rischio globale.
L’attività di monitoraggio del rischio di concentrazione è condotta anche tramite il controllo di
parametri quali il rapporto tra Granularity Adjustment e Patrimonio di Vigilanza assorbito a fronte
del Rischio di Credito e l’indice di Herfindahl dei portafogli di analisi.
Si pone particolare attenzione al processo di monitoraggio del rischio di concentrazione, al fine
di presidiare andamenti eccedenti il limite consentito per la concentrazione dei rischi
(superamento soglia di capitale a protezione del rischio di concentrazione).
L’attività di monitoraggio del rischio di concentrazione è di competenza del Servizio Risk
Management e si prevede possa essere condotta anche tramite il controllo dei seguenti
parametri:
 rapporto tra requisito e Patrimonio di Vigilanza assorbito a fronte del Rischio di Credito;
 indice di Herfindahl dei portafogli di analisi.
Per ogni parametro sono definite a regime dal Servizio Risk Management soglie di sorveglianza
approvate dal Consiglio di Amministrazione, che possono essere tempo per tempo rimodulate,
anche in considerazione di situazioni contingenti di mercato. Tali soglie rappresentano i valori di
riferimento per la banca, al fine di mantenere entro livelli contenuti l’esposizione al rischio di
concentrazione.
Rischio tasso di interesse sul portafoglio bancario
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
Il rischio di tasso d’interesse sul banking book è rappresentato dal rischio associato alle
differenze nelle scadenze e/o nei tempi di ridefinizione del tasso di interesse delle attività e
passività della Banca, ad eccezione di quelle allocate nel portafoglio di negoziazione a fini di
vigilanza. In presenza di tali differenze, le fluttuazioni dei tassi determinano sia una variazione
del margine di interesse, e quindi del profitto atteso di breve periodo, sia una variazione del
valore di mercato delle attività e passività (quindi del valore economico del patrimonio netto).
La gestione del rischio di tasso d’interesse sul banking book è attuata dal Servizio Risk
Management nel rispetto delle linee guida definite dal Consiglio di Amministrazione, tenendo
conto della pianificazione strategica, degli obiettivi di budget e dell’andamento delle poste attive
e passive nelle concrete situazioni di mercato.
Tale gestione deve garantire che l’Istituto mantenga una esposizione coerente con la propria
soglia di tolleranza anche in presenza di nuovi prodotti e tipi di attività.
Il monitoraggio dell’esposizione al rischio di tasso d’interesse sul portafoglio bancario è
effettuato trimestralmente dal Servizio Risk Management, che, sulla base della metodologia
semplificata indicata da Banca d’Italia, stima l’esposizione della Banca al rischio di tasso nel
caso di una variazione di 200 punti base. Il modello di monitoraggio adottato copre le attività e
le passività esposte al rischio di interesse comprese nel portafoglio bancario ed è focalizzato
sulla valutazione degli impatti di variazioni potenziali dei tassi sul valore economico del
patrimonio dell’Istituto.
17
Il Servizio Risk Management, dopo le opportune valutazioni e sperimentazioni su dati aziendali,
ha la responsabilità di ampliare l’insieme degli strumenti utilizzati per la valutazione del rischio di
tasso del banking book, affiancando periodicamente la metodologia semplificata indicata
dall’Organo di Vigilanza con modelli interni sviluppati e gestiti mediante l’applicativo di assetliability management. I modelli interni predisposti sono la sensitivity analysis ed il maturity gap
(prospettiva degli utili correnti).
Sistemi di misurazione e reporting
Al fine di quantificare l’esposizione dell’Istituto al rischio di tasso d’interesse sul banking book, è
utilizzata una metodologia in linea con quanto stabilito dalla normativa Banca d’Italia. Le attività
e le passività vengono collocate nelle rispettive fasce di durata ed agli importi netti per fascia
vengono applicati i coefficienti di ponderazione ottenuti come prodotto di uno spostamento di
200 punti base della curva dei tassi e delle rispettive duration di fascia. La sensitivity
complessiva sulle diverse fasce temporali, eventualmente sulle diverse valute, non deve
superare la soglia di attenzione del 20 per cento del patrimonio di vigilanza (i.e. indicatore di
rischiosità).
La Direzione Controlli predispone, tramite il Servizio Risk Management, la reportistica per gli
Organi aziendali; a tal fine, il Servizio Risk Management definisce i criteri di rappresentazione
dei singoli report.
Politiche di copertura e di attenuazione
Per attenuare l’esposizione al rischio di tasso, il Servizio Risk Management effettua attività di
monitoraggio delle soglie di sorveglianza approvate dal Consiglio di Amministrazione, che
possono essere tempo per tempo rimodulate in considerazione di variazioni di situazioni di
mercato. Tali soglie, definite sulla base dell’indicatore di rischiosità stabilito da Banca d’Italia,
rappresentano i valori di attenzione al fine di mantenere entro livelli contenuti l’esposizione al
rischio di tasso. In caso di mancato rispetto delle soglie definite, una volta valutata l’effettiva
rilevanza del fenomeno in relazione alle condizioni di mercato ed a quelle specifiche della
banca, il Servizio Risk Management predispone una adeguata informativa per l’Amministratore
Delegato, per la definizione di idonee misure correttive.
Rischio di liquidità
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
Il rischio di liquidità si manifesta attraverso l’incapacità di reperire fondi (funding liquidity risk)
ovvero quando sussistono dei limiti allo smobilizzo delle attività (market liquidity risk). Nel caso
di funding liquidity risk la banca non è in grado di far fronte in modo efficiente alle proprie uscite
di cassa sia attese che inattese, correnti e future, senza pregiudicare l’operatività quotidiana o
la situazione finanziaria della banca stessa; quando incorre invece nel market liquidity risk, la
banca non è in grado di liquidare una attività finanziaria, senza incorrere in perdite in conto
capitale a causa della scarsa liquidità del mercato di riferimento o di disordini nello stesso.
Le due forme di rischio di liquidità sono spesso fortemente correlate e possono manifestarsi a
fronte dei medesimi fattori scatenanti. Solitamente, tuttavia, il market liquidity risk viene ascritto
all’ambito dei rischi di mercato (rischio di prezzo), pertanto i processi e i regolamenti volti a
misurare, controllare e mitigare il rischio di liquidità si focalizzano sull’aspetto del funding risk, in
linea peraltro con quanto indicato anche in ambito regolamentare.
18
Per quanto concerne la gestione del rischio di liquidità, si fa riferimento non solo alla verifica su
base giornaliera della presenza di un saldo positivo di liquidità, ma anche alla capacità
strutturale della Banca di gestire l’equilibrio di lungo periodo tra la dinamica dei flussi di cassa in
entrata ed in uscita.
Al responsabile della Direzione Finanza – Servizio Tesoreria e Finanza di proprietà - è affidato il
compito di assicurare la coerenza fra le politiche di struttura dell’attivo e del passivo, gli
interventi sui vari mercati finanziari come da linee strategiche e di indirizzo definite dal Consiglio
di Amministrazione e sviluppate dall’Amministratore Delegato.
Il Gruppo ha predisposto una Policy di Liquidità che disciplina il modello organizzativo nel quale
sono assegnati ruoli e responsabilità alle funzioni organizzative coinvolte nel processo di
gestione e controllo della liquidità. Le principali funzioni coinvolte nel processo sono la
Direzione Finanza ed il Servizio Risk Management.
Sistemi di misurazione e reporting
Il framework normativo su cui si basa la gestione del rischio di liquidità non prevede
metodologie standardizzate per la misurazione di tale rischio, né predispone una
modellizzazione semplificata per le banche che non adottano metodologie interne di
misurazione dei rischi evolute, ma fornisce linee guida che rispecchiano le best practice
implementate a livello internazionale. Il processo di gestione e controllo della liquidità del
gruppo si basa su una policy formale che utilizza i seguenti strumenti: schemi di maturity ladder
con differenti orizzonti temporali a breve e a lungo termine (rispettivamente per la gestione della
liquidità operativa e strutturale), ALM (Asset Liability Manamegent) per la liquidità strutturale,
costruzione degli scenari di stress e definizione del Contingency Funding Plan e di un Sistema
di Indicatori e Limiti, utili a monitorare il rischio di liquidità. In particolare il Contingency Funding
Plan definisce gli obiettivi, i processi e le strategie di intervento del piano di reperimento della
provvista in caso di tensione; la struttura organizzativa di riferimento e gli indicatori di rischio
con le relative soglie di attenzione; le tecniche per identificare i segnali di crisi e le successive
procedure da adottare per fronteggiare in maniera tempestiva ed efficiente eventuali situazioni
di criticità. Il Sistema di Indicatori e Limiti definisce il sistema di indicatori utilizzati dalla banca
per un’individuazione tempestiva dell’insorgenza di vulnerabilità nella posizione della Banca.
Il reporting sulle attività di tesoreria viene effettuato con cadenza giornaliera, mensile,
trimestrale e ogni qualvolta viene richiesto dall’Amministratore Delegato. Dai report giornalieri
vengono effettuati i seguenti controlli:
-
controllo degli indicatori di rischio stabiliti nel Sistema di Indicatori e Limiti da inoltrare ai
Vertici Aziendali, al Servizio Risk Management ed alla Direzione Audit insieme alla
situazione di Tesoreria giornaliera e prospettica;
-
rendicontazione trimestrale al Consiglio di Amministrazione sull’attività di Tesoreria, da
parte della Direzione Finanza in collaborazione con il Servizio Risk Management;
-
controllo giornaliero e mensile della media di mantenimento della Riserva Obbligatoria
da parte della Direzione Finanza;
-
controllo di primo livello della esposizione giornaliera verso controparti bancarie
attraverso la procedura automatizzata da parte Direzione Crediti.
Politiche di copertura e di attenuazione
Le funzioni aziendali deputate al monitoraggio ed alla gestione del rischio di liquidità devono
essere in grado di condurre tali attività sia in condizioni di normale corso degli affari che in
19
condizioni di stress e/o crisi di liquidità caratterizzate da bassa probabilità di accadimento e da
impatto elevato. Il rischio è che cause endogene (crisi specifica) ed esogene (crisi sistemica)
pongano la Banca di fronte ad un’improvvisa riduzione della liquidità disponibile ovvero ad
un’improvvisa necessità di aumentare il funding.
Gli indicatori sono monitorati dalla Direzione Finanza mentre il Servizio Risk Management
svolge un ruolo di supervisione di tutti i livelli dei singoli indicatori e della relativa persistenza,
nonché il monitoraggio dell’indicatore di liquidità strutturale.
Il Responsabile della Direzione Controlli ed il Responsabile della Direzione Finanza valutano se
sottoporre all’Amministratore Delegato la richiesta di dichiarazione di uno stato di allerta o di
crisi.
L’Amministratore Delegato, dopo un’analisi della situazione, valuterà se dichiarare lo stato di
allerta, lo stato di crisi o il mantenimento dello status quo, dandone tempestiva informativa al
Consiglio di Amministrazione.
Il Gruppo infine, monitora l’indicatore regolamentare a breve termine (LCR – liquidity coverage
ratio), che entrerà in vigore nel prossimo esercizio. La scelta di anticipare il monitoraggio a fini
gestionali di indicatori regolamentari risponde anche alla volontà del Gruppo di avvicinarsi
progressivamente al quadro di riferimento normativo futuro.
La Cassa, in recepimento agli aggiornamenti delle Nuove Disposizioni di Vigilanza prudenziale,
ha definito un nuovo sistema di Tassi Interni di Trasferimento (TIT) per la remunerazione dei
flussi scambiati fra le diverse unità organizzative. In particolare, sono state prese in esame le
tematiche della corretta misurazione delle poste a vista e della misurazione della componente di
liquidity risk. Con l’individuazione dei cosiddetti “portafogli di replica” è stato possibile misurare
la duration finanziaria delle poste a vista ed è stato sviluppato un modello di determinazione di
un TIT che fosse più consono alla duration effettiva del comparto.
Rischio strategico
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
Il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del
contesto operativo o da decisioni aziendali errate, l’attuazione inadeguata di decisioni, la scarsa
reattività a variazioni del contesto competitivo rappresentano il rischio strategico.
La politica di gestione di tale rischio adottata dal Gruppo recepisce le linee guida metodologiche
dettate dalla normativa (comunitaria e nazionale) che impone l’osservanza di requisiti
organizzativi per la corretta gestione del rischio stesso.
La Banca pone particolare attenzione al rischio strategico, mantenendolo esplicitamente
separato dai rischi operativi. In particolare la Banca effettua un’analisi del rischio strategico,
tenendo conto della propria operatività e dei mercati di riferimento, provvedendo a identificare le
fonti di generazione del rischio stesso.
Direttamente coinvolte nella fase di gestione e mitigazione del rischio sono le Direzioni Centrali
che sovrintendono e coordinano la gestione delle unità di business nell’attuazione degli indirizzi
strategici delineati nel Piano Industriale.
In particolare, il Servizio Risk Management è responsabile della implementazione dei sistemi di
controllo sui rischi, ovvero:
 propone le metodologie di monitoraggio e gestione del rischio strategico, il sistema dei
controlli a presidio da sottoporre all’approvazione del Consiglio di Amministrazione;
 valuta se i singoli fattori di rischio segnalati nella reportistica possono essere giudicati
accettabili e in caso contrario, sottoponendo le analisi del caso all’Amministratore
Delegato, richiede l’applicazione di interventi di mitigazione del rischio che dovranno
essere declinati e formalizzati in appositi piani di azione.
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Il Servizio Pianificazione e Controllo di Gestione è responsabile della gestione delle attività di
pianificazione minimizzando la frequenza e l’impatto di rischi strategici.
Sistemi di misurazione e reporting
La valutazione del rischio strategico si basa su parametri di natura qualitativa che individuano di
volta in volta i fattori su cui intervenire al fine del suo contenimento. In particolare, la banca –
allineandosi con quanto disposto dalle Autorità di Vigilanza - promuove un primo approccio alla
gestione ex ante del rischio strategico attraverso il monitoraggio dell’andamento del mercato di
riferimento e della gestione aziendale, l’adozione di un processo di pianificazione strategica
esplicito e rigoroso, e l’adozione di regole interne volte a rendere razionale ed efficiente il
processo decisionale. Oltre alle misure di gestione ex ante, è stato sviluppato un framework che
si basa sull’utilizzo di una scorecard qualitativa per la valutazione in ottica judgemental, per il
monitoraggio e per la reportistica gestionale e direzionale. Durante l’attività di risk self
assessment, la Banca applica un approccio tale da attribuire ad ogni evento di rischio una
classe di frequenza e di impatto. Il processo di gestione del rischio, dettagliatamente normato
nella policy dedicata, si articola nelle seguenti fasi: identificazione, valutazione, reportistica e
mitigazione; tale attività viene svolta con cadenza almeno annuale a cura del Servizio Risk
Management.
I rischi rilevati e valutati sono riportati in specifici report, al fine di supportare la Direzione
Generale nella individuazione delle aree principalmente esposte al rischio strategico, degli
eventi di rischio più rilevanti e dei relativi fattori, e di conseguenza nella definizione degli
interventi di mitigazione dei rischi.
Di seguito si riportano alcuni report che la Direzione Controlli - Servizio Risk Management
produce con cadenza annuale (o inferiore, se richiesto):
- Risk Map aggiornata con le evidenze in termini di valutazione del rischio;
- Valutazione del rischio strategico per unità organizzativa;
- Valutazione del rischio per tipologia di rischio strategico;
- Valutazione del rischio per fattore impattato.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
Le Direzioni Centrali, il Servizio Pianificazione e Controllo di Gestione ed il Servizio Risk
Management sono congiuntamente responsabili della mitigazione e gestione del rischio
strategico. In tale contesto, le singole direzioni assicurano la mitigazione del rischio mediante
comportamenti volti a minimizzare la frequenza e l’impatto degli eventi di rischio strategico
individuati.
Rischio reputazionale
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
Il rischio reputazionale emerge dal mancato soddisfacimento delle ragionevoli aspettative degli
stakeholders, derivante da fallimenti di natura operativa, mancata compliance alla normativa
(interna ed esterna) o da comportamenti non etici con impatto economico negativo rilevante.
21
Il rischio reputazionale si manifesta quindi allorché la reputazione di cui gode il Gruppo risulta
minacciata o indebolita per effetto di strategie, politiche e comportamenti che possono venire
percepiti negativamente dai diversi portatori di interesse, quali in primis la clientela, le
controparti, gli azionisti, gli investitori e le istituzioni con le quali sono intrattenuti una serie di
rapporti. Pertanto, il rischio reputazionale può insorgere qualora si manifesti un evento (sovente
un rischio di natura operativa, ma non in via esclusiva) che possa influenzare in senso negativo,
esternamente o internamente, la fiducia verso il Gruppo in un’ottica anche di lungo periodo.
La gestione del rischio reputazionale costituisce la leva per identificare, valutare e controllare le
potenziali minacce al proprio livello corrente o atteso di reputazione. È necessario, quindi,
approntare specifici presidi organizzativi volti ad assicurare sia il rispetto delle prescrizioni
normative e di autoregolamentazione, sia il rispetto di standard operativi, di principi deontologici
ed etici dell’attività di intermediazione; pertanto, il Gruppo Carismi intende promuovere una
cultura aziendale improntata a principi di onestà, di diligenza nonché di cooperazione fra tutte le
funzioni aziendali. Ciò premesso, sempre maggiore attenzione è posta sui requisiti organizzativi
imposti alle banche e, in particolare, sulle regole relative alla compliance, che agiscono
favorendo comportamenti degli intermediari funzionali alla minimizzazione dei rischi di
reputazione e legali. Direttamente rivolte ai rischi legali e di reputazione sono, infatti, le apposite
disposizioni di vigilanza in materia di compliance, che prevedono la costituzione di una funzione
di compliance, internamente al sistema dei controlli interni. Tale funzione ha il compito di
verificare l’esistenza e il corretto funzionamento dei meccanismi per il rispetto delle norme
legate all’attività bancaria in generale e di quelle riferite ai rapporti con la clientela e alla tutela
del consumatore in particolare.
Ai fini del presidio del rischio di reputazione, l’istituzione delle funzioni Compliance e
Antiriciclaggio, a cui è assegnato il presidio del rischio primario di non conformità alle norme e il
rischio di riciclaggio, rappresentano un valido elemento di mitigazione..
Direttamente coinvolte nella gestione del rischio in oggetto sono anche tutte le Direzioni
Centrali, in particolare, la Direzione Mercato, la Direzione Personale e Legale, la Direzione
Controlli, la Direzione Audit ed in via residuale altre strutture.
Sistemi di misurazione e reporting
Trattandosi di un rischio derivato, in quanto trae origine da eventi scatenanti che sono
riconducibili ad altre fattispecie di rischio, un primo approccio per mitigare la probabilità di
accadimento di tale rischio è quello di agire sui rischi originari che vi sono alla base, in
particolare quelli che si possono più facilmente verificare come i rischi di compliance e operativi.
In sostanza il Gruppo Carismi, attraverso la gestione e mitigazione dei rischi operativi e di
conformità alle norme, riduce le probabilità che si verifichino rischi reputazionali.Inoltre, per
quanto attiene la metodologia e gli strumenti per la misurazione e la gestione del rischio
reputazione, le valutazioni vengono effettuate sia ex-ante che ex-post; a livello ex-ante tale
attività si concretizza sia scrivendo regolamenti interni volti ad indirizzare i comportamenti di tutti
coloro che veicolano verso terzi l’immagine della banca (il Codice Etico, il processo di good
governance, il processo dei servizi di investimento, la scelta di fornitori da inserire nel proprio
albo) che attraverso l’utilizzo di metodologie qualitative; a livello ex-post, mediante l’analisi degli
organi e delle funzioni coinvolti nei processo di controllo, con particolare riferimento al Collegio
Sindacale, al Servizio Compliance e Antiriciclaggio e alla Revisione Interna.
Per quanto riguarda le metodologie di valutazione qualitativa e mitigazione, il Gruppo ha
adottato un framework che si basa sull’utilizzo di una scorecard qualitativa per la valutazione in
ottica judgemental, per il monitoraggio e per la reportistica gestionale e direzionale.
Durante l’attività di risk self assessment, il Gruppo Carismi applica un approccio tale da
attribuire ad ogni driver di rischio, una classe di frequenza e di impatto. Il processo di gestione
del rischio, dettagliatamente normato nella policy dedicata, si articola nelle seguenti fasi:
22
identificazione, valutazione, reportistica e mitigazione; tale attività viene svolta con cadenza
almeno annuale a cura del Servizio Risk Management.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
Direttamente coinvolte nella gestione del rischio in oggetto sono tutte le Direzioni Centrali, che
sono congiuntamente responsabili della mitigazione del rischio reputazionale. In tale contesto,
le singole funzioni adottano comportamenti volti a minimizzare la frequenza e l’impatto degli
eventi di rischio reputazionale individuati:
- assicurando la gestione del rischio di reputazione mediante comportamenti e relazioni con i
soggetti esterni improntati al rispetto dei principi di correttezza e trasparenza, volti ad evitare
qualunque situazione che possa coinvolgere o ledere il “buon nome” del Gruppo;
- garantendo il corretto adempimento degli obblighi di informativa nei confronti della clientela
nonché degli Organi di Vigilanza;
- garantendo il corretto funzionamento dei processi organizzativi e l’adeguato supporto
informatico e logistico;
- supportando il Servizio Risk Management nella predisposizione dei sistemi di valutazione,
monitoraggio e reporting del rischio, finalizzati alla rilevazione di tutte le fonti significative di
rischio coerentemente con il proprio profilo operativo;
- individuando, con il supporto del Servizio Risk Management, il rischio reputazionale insito nei
nuovi prodotti/mercati ed assicurano che questi siano assoggettati a procedure e controlli
adeguati prima di essere introdotti.
Rischio residuo
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
Il rischio residuo è rappresentato dal rischio di subire perdite derivanti da un’imprevista
inefficacia delle tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dal
Gruppo. Considerata l’elevata esposizione in crediti garantiti da ipoteche immobiliari, il rischio
residuo dovuto a perdite potenziali legate ad inefficienze del processo di mitigazione del credito
risulta per il Gruppo Carismi rilevante. Secondo il metodo standard, tale inefficienza si traduce
in una perdita di benefici legati a ponderazioni agevolate delle esposizioni a rischio.
Il gruppo presidia il rischio residuo attraverso la Direzione Crediti mediante un processo
strutturato di acquisizione, gestione e monitoraggio delle garanzie che estende l’analisi del
merito creditizio anche sui singoli garanti, che valuta i titoli a garanzia e la qualità dei suoi
emittenti, e che si avvale di professionisti autonomi per stime tecniche degli immobili offerti in
ipoteca. È compito del Servizio Risk Management, in sede di ICAAP, verificare la rilevanza o
meno del rischio residuo e procedere alla sua eventuale quantificazione.
Sistemi di misurazione e reporting
Per la stima del rischio residuo il Servizio Risk Management utilizza una metodologia
quantitativa di tipo judgemental basata sull’ipotesi di perdita del requisito di eleggibilità su una
percentuale delle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e di quelle garantite
da ipoteca su immobili non residenziali che al 31 dicembre beneficiano di ponderazioni
favorevoli, in virtù della disciplina di CRM (Credit Risk Mitigation).
Le diverse ipotesi di abbattimento della quota di garanzie eleggibili tengono in considerazione le
recenti evoluzioni in materia di Credit Risk Mitigation, con particolare riferimento al nesso
esistente tra la capacità di produrre reddito del garantito ed il bene dato in garanzia.
Oltre alla metodologia quantitativa, la gestione del rischio residuo è attivata anche attraverso
presidi di natura quantitativa.
23
Il Servizio Risk Management predispone reportistica al Vertice Aziendale con cadenza almeno
annuale, in concomitanza con il processo ICAAP.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
La mitigazione del rischio residuo è ottenuta mediante un insieme di processi volti a ridurre la
potenziale inefficienza delle tecniche di Credit Risk Mitigation.
Rischi connessi alle partecipazioni (Rischio partecipativo)
Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni
Il rischio di partecipazione è il rischio attuale o prospettico che il valore di bilancio di una
partecipazione finanziaria, non appartenente al gruppo possa subire una contrazione a seguito
di una riduzione del prezzo sui mercati azionari, in caso di società quotate, oppure di default
patrimoniali della partecipata che rendono necessario/opportuno rivederne il valore di carico a
bilancio, in caso di società non quotate.
Componente del rischio partecipativo è anche il rischio di liquidabilità o way out, relativamente
alle partecipazioni in società non quotate detenute in portafoglio, ed è rappresentato dal rischio
connesso all’eventualità di incorrere in perdite dovute alla difficoltà nello smobilizzo delle
partecipazioni.
Il portafoglio preso in considerazione comprende tutte le partecipazioni detenute dalla Banca in
società esterne, ovvero in società non oggetto di consolidamento e la cui quota complessiva di
partecipazione risulta inferiore alla maggioranza assoluta del capitale.
La Cassa si caratterizza per un portafoglio di partecipazioni detenute esclusivamente per finalità
di stabile investimento e non di negoziazione che comunque assume una consistente
dimensione ancorché nelle strategie della Banca ne sia previsto un progressivo contenimento.
Sistemi di misurazione e reporting
Non viene effettuata una misurazione specifica del rischio partecipativo ai fini di una
determinazione del capitale interno a fronte di tale rischio, la misurazione interna del capitale
assorbito segue quanto previsto ai fini delle segnalazioni di vigilanza: con impatto sul
Patrimonio di Vigilanza quale elemento negativo per le partecipazioni portate in deduzione; con
impatto sul rischio di credito per le attività di investimento (banking book) e con impatto sui
rischi di mercato per le partecipazioni classificate nel trading book.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
La strategia del Gruppo è quella di razionalizzare il portafoglio con la finalità ultima di contenere
l’ammontare investito ed i conseguenti rischi connessi.
24
Tavola 2: Ambito di applicazione
Informativa qualitativa
Quanto riportato nel presente documento di Informativa al Pubblico è riferito al Gruppo bancario
Carismi, inteso secondo le definizioni di Vigilanza, ed è stato predisposto dalla Capogruppo
Cassa di Risparmio di San Miniato.
Il bilancio consolidato del Gruppo Carismi include quello della Capogruppo e quelli delle Società
controllate operanti nel settore finanziario o che esercitano, in via esclusiva o principale, attività
strumentale a quella della Capogruppo.
Ai fini prudenziali si sono applicati i metodi di consolidamento previsti dalla Circolare della
Banca d’Italia n° 155 del 18 dicembre 1991 (e successivi aggiornamenti) – “Istruzioni per la
compilazione delle segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali”. In
particolare, per includere le società controllate nel bilancio consolidato si è applicato il metodo
del consolidamento integrale; secondo tale metodo le voci dell’attivo e del passivo, delle
operazioni fuori bilancio e del conto economico sono riprese integralmente nel bilancio
consolidato.
Le Società in questione sono:
-
Fiducia SpA;
-
San Genesio Immobiliare SpA.
-
Nuova San Genesio Immobiliare Srl (San Rocco Immobiliare Srl dal 18.01.2013)
Cassa di Risparmio di San Miniato S. p. A.
San Genesio Immobiliare
S.p.A.
98,50%
Fiducia S.p.A.
100%
San Rocco Immobiliare
S.r.l.
99,80%
Informativa quantitativa
Allo stato attuale non sussistono controllate che non siano incluse nel perimetro di
consolidamento.
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Tavola 3: Composizione del patrimonio di vigilanza
Informativa qualitativa
La gestione del patrimonio riguarda l’insieme delle politiche e delle scelte necessarie per
definire la dimensione del patrimonio stesso nonché la combinazione ottimale tra i diversi
strumenti di capitalizzazione, in modo da assicurare che il patrimonio ed i coefficienti
patrimoniali del Gruppo siano coerenti con il profilo di rischio assunto nel rispetto dei requisiti di
vigilanza.
Il patrimonio di vigilanza ed i coefficienti patrimoniali sono calcolati sulla base dei valori
patrimoniali e del risultato economico determinati con l’applicazione dei principi contabili
internazionali IAS/IRFS e tenendo conto delle Istruzioni di Vigilanza emanate da Banca d’Italia
con il quindicesimo aggiornamento della Circolare n. 155/91 “Istruzioni per la compilazione delle
segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali” e con il tredicesimo
aggiornamento della Circolare n.262/06 “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le
banche”.
Nel corso del 2013 le istituzioni comunitarie hanno approvato la direttiva 2013/36/UE, nota
come “CRD IV”, ed il Regolamento (UE) n. 575, noto come “CRR”, che traspongono nell'Unione
Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (cosiddetto
Framework “Basilea 3”). Le nuove norme troveranno applicazione dal 1° gennaio 2014 secondo
i dettami definiti dalla Banca d'Italia nelle circolari 285 (“Disposizioni di Vigilanza per le banche”)
e 286 (“Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e Sim”)
pubblicate a fine 2013.
Il patrimonio di vigilanza viene calcolato come somma algebrica di componenti positive e
negative, in base alla loro “qualità” patrimoniale; le componenti positive devono essere nella
piena disponibilità della banca, al fine di poterle utilizzare nel calcolo degli assorbimenti
patrimoniali per la coperture dei rischi.
In particolare, si distinguono le seguenti componenti:
-
patrimonio di base, comprende come elementi positivi il capitale sociale, i sovrapprezzi
di emissioni e le riserve e l’utile di esercizio. Gli elementi negativi comprendono le azioni
proprie riacquistate, le attività immateriali, le variazioni del proprio merito creditizio
riguardante le “passività finanziarie” valutate al fair value emesse dalla Banca, diverse da
quelle computabili nel patrimonio di vigilanza e gli “altri filtri prudenziali negativi”
rappresentati dal saldo positivo tra le plusvalenze e le minusvalenze cumulate relative
agli strumenti subordinati computabili nel patrimonio di vigilanza e classificati fra le
“passività finanziarie valutate al fair value”, i saldi negativi tra le riserve di valutazione
positive e quelle negative riferiti ai titoli di debito classificati nel portafoglio “attività
finanziare disponibili per la vendita” ed il valore della plusvalenza cumulata di fair value
sulla partecipazione detenuta nella Banca d’Italia rilevata nell’esercizio 2013;
-
patrimonio supplementare, costituito essenzialmente dai prestiti subordinati e dalle
riserve di valutazione per la quota computabile al 50%;
-
dal patrimonio di base e dal patrimonio supplementare vengono dedotte il
50% delle partecipazioni in società bancarie e finanziarie non consolidate
integralmente o proporzionalmente superiori al 10% ed il 50% della
partecipazione detenuta nel capitale di Banca d’Italia, rappresentata dal
valore di libro antecedente la rivalutazione rilevata nell’esercizio 2013;
- patrimonio di terzo livello, costituito dalle passività subordinate di 2° livello non
computabili nel patrimonio supplementare e dalle passività subordinate di terzo livello; gli
elementi patrimoniali rientranti nel patrimonio di 3° livello possono essere utilizzati
26
soltanto a copertura dei requisiti patrimoniali sui rischi di mercato ed entro il limite del
71,4 % di detti requisiti.
Non esistono strumenti innovativi e non innovativi di capitale né strumenti oggetto di
disposizioni transitorie (grandfathering). Inoltre, per quanto riguarda le passività subordinate di II
livello computabili al Patrimonio Supplementare e che sono soggette al grandfathering di
Basilea III, la Banca al 31/12/2013 ha in essere prestiti subordinati per un ammontare
complessivo di circa 13,7 mio di euro.
Informativa quantitativa
PATRIMONIO DI BASE (TIER 1)
Elementi positivi
Capitale
Sovrapprezzi di emissione
Riserve
Utile del periodo
Altri filtri prudenziali
Totale elementi positivi del patrimonio di base
Elementi negativi
Azioni o quote proprie
Avviamento
Altre immobilizzazioni immateriali
Filtri prudenziali
Altri filtri negativi
Totale elementi negativi del patrimonio di base
Patrimonio di base al lordo elementi da dedurre
Elementi da dedurre
Totale elementi da dedurre
Totale patrimonio di base
Al 31/12/2013
PATRIMONIO SUPPLEMENTARE (TIER 2)
Elementi positivi
Leggi speciali di rivalutazione attività materiali
Riserve positive su titoli disponibili per la vendita
Passività subordinate
Totale elementi positivi patrimonio supplementare
Elementi negativi
Quota non computabile delle riserve positive su titoli disponibili
per la vendita
Totale elementi negativi patrimonio supplementare
Patrimonio supplementare al lordo elementi da dedurre
Elementi da dedurre
Totale elementi da dedurre
Totale patrimonio supplementare
Al 31/12/2013
159.824.088
32.365.056
26.238.276
7.265.531
803.563
226.496.514
1.349.484
26.333.848
163.042
13.014.174
794.436
41.654.983
184.841.531
21.098.818
163.742.713
PATRIMONIO DI VIGILANZA
2.194.571
2.681.344
92.420.766
97.296.681
1.340.672
1.340.672
95.956.009
21.098.818
74.857.191
238.599.905
PATRIMONIO DI 3° LIVELLO (TIER 3)
1.105.563
PATRIMONIO DI VIGILANZA INCLUSO IL
PATRIMONIO DI 3° LIVELLO
239.705.468
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Tavola 4: Adeguatezza patrimoniale
Informativa qualitativa
Il processo volto alla determinazione del capitale complessivo adeguato in termini attuali e
prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti (ICAAP – Internal Capital Adequacy Assessment
Process) del Gruppo Carismi è proporzionato alle caratteristiche, alle dimensioni ed alla
complessità dell’attività svolta; tale processo è formalizzato – nel dettaglio delle fasi e sottofasi,
attività e responsabilità delle strutture aziendali, flussi informativi e output finali – a livello di
normativa interna recepita con delibera di approvazione del Consiglio di Amministrazione.
Fino al 31.12.2012 il Gruppo Carismi apparteneva alla Classe 3 (in cui rientrano banche e
gruppi bancari che utilizzano metodologie standardizzate con attivo, rispettivamente individuale
o consolidato, pari o inferiore a 3,5 miliardi di euro). A decorrere dal 31.12.13 presentando un
attivo consolidato, determinato come da istruzioni di vigilanza, di 3,7 miliardi di euro rientra in
Classe 2.
Coerentemente con la declinazione del “principio di proporzionalità” fornito dalla normativa di
riferimento, le metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari a fronte dei rischi
compresi nel Primo Pilastro sono il metodo standardizzato per il rischio di credito e di mercato,
ed il metodo di base per i rischi operativi.
Il Gruppo Carismi utilizza le metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari a
fronte dei rischi compresi nel Primo Pilastro, mentre – relativamente ai rischi di Secondo
Pilastro misura il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario utilizzando gli algoritmi
semplificati proposti nell’Allegato C del Titolo III della Circolare Banca d’Italia n. 263/06; per
quanto concerne il rischio di concentrazione, l’assorbimento viene misurato sia a fronte delle
esposizioni verso controparti o gruppi di controparti connesse (c.d. “single name concentration”)
sia a fronte del rischio derivante da esposizioni verso controparti del medesimo settore
economico (c.d. “concentrazione geo-settoriale”). Per la prima componente del rischio, il
Gruppo utilizza l’algoritmo semplificato proposto nell’Allegato B del Titolo III della Circolare
Banca d’Italia n. 263/2006 tenuto anche conto dei chiarimenti forniti nella Lettera Banca d’Italia
n. 379484 del 10/04/2009 (ICAAP – Rischio di concentrazione per singole controparti). Per il
calcolo dell’assorbimento a fronte del rischio di concentrazione geo-settoriale, invece, il Gruppo
utilizza un algoritmo definito nell’ambito del “Laboratorio Rischio di concentrazione” in sede ABI.
Per quanto riguarda il calcolo del capitale interno a fronte del rischio residuo si basa sull’ipotesi
di abbattimento di eleggibilità delle garanzie ipotecarie accettate dalla Banca ai fini
dell’abbattimento patrimoniale.
Per quanto attiene alla rilevazione e gestione dei rischi connessi con attività di rischio e conflitti
di interesse nei confronti di Parti Correlate e Soggetti collegati, il Gruppo si è dotato di un
organico insieme di norme che assicuri condizioni di correttezza nell'intero processo di
realizzazione delle Operazioni con tali soggetti. Viene inoltre costantemente verificato il rispetto
dei limiti prudenziali stabiliti dalla normativa di vigilanza (Circolare Banca d’Italia n. 263/2006
Titolo V – Capitolo 5).
A decorrere dal 31.12.13 il Gruppo ha sviluppato un processo di misurazione e monitoraggio del
rischio di eccessiva leva finanziaria conformemente all'articolo 429 del regolamento (UE) n.
575/2013 e della Direttiva 2013/36/UE, art. 87.
Per gli altri rischi rilevanti ma “difficilmente quantificabili” il Gruppo ha predisposto presidi
organizzativi e di controllo.
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Per il rischio di investimento in partecipazioni il Gruppo, che si caratterizza per un portafoglio di
partecipazioni detenute esclusivamente per finalità di stabile investimento e non di
negoziazione, si è dotato di un regolamento che disciplina il processo relativo all’acquisizione,
la gestione, il monitoraggio e la dismissione delle stesse.
Per il rischio di compliance il framework di gestione dello stesso si basa sull’applicazione della
metodologia del Risk Assessment, che viene supportata dall’utilizzo di matrici di rischio
(Compliance Risk Matrix).
Relativamente al rischio di liquidità il Gruppo si è dotato di processi operativi e strumenti
gestionali del rischio (Contingency Funding Plan, Sistema di Indicatori e Limiti e report di
liquidità operativa e strutturale).
Infine per gli ulteriori rischi rilevanti difficilmente quantificabili (i.e., strategico e reputazionale), il
Gruppo predispone presidi organizzativi e di controllo e si avvale di framework qualitativi per la
loro valutazione in ottica judgemental.
Per quanto riguarda la determinazione del capitale interno complessivo, il Gruppo Carismi
utilizza un approccio building block, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte
dei rischi di Primo Pilastro il capitale interno relativo agli altri rischi rilevanti di Secondo Pilastro
(tasso di interesse, concentrazione e residuo).
Con riferimento agli stress test, nel rispetto del principio di proporzionalità, il Gruppo effettua
analisi di sensibilità, ovvero la valutazione dell’adeguatezza del capitale regolamentare a
seguito della variazione dei singoli fattori di rischio.
Il Gruppo, oltre a valutare con cadenza almeno annuale la propria adeguatezza patrimoniale
con riferimento alla fine dell’ultimo esercizio chiuso, determina anche il livello prospettico del
capitale interno complessivo e del capitale complessivo con riferimento alla fine dell’esercizio in
corso, tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi e dell’operatività.
Gli Organi aziendali svolgono congiuntamente un ruolo di indirizzo, attuazione e controllo del
complessivo Processo ICAAP, costituendone il fondamento e realizzandone l’impianto. Si
riepilogano di seguito le principali responsabilità ai fini ICAAP in capo agli Organi di governo e
controllo ed alle singole funzioni aziendali.
Il Consiglio di Amministrazione, responsabile degli orientamenti strategici e delle linee guida per
la gestione dei rischi, definisce e approva il processo per la determinazione del capitale
complessivo adeguato in termini attuali e prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti
avvalendosi anche del supporto del Comitato Controlli Interno.
L’Amministratore Delegato è responsabile dell’attuazione degli orientamenti strategici e delle
linee guida definiti dal Consiglio di Amministrazione, a cui riporta direttamente in proposito; in
tale contesto dà attuazione al processo di determinazione del capitale interno complessivo,
curando che lo stesso sia rispondente agli indirizzi strategici e alle politiche in materia di
gestione dei rischi, che consideri tutti i rischi rilevanti, incorpori valutazioni prospettiche e utilizzi
appropriate metodologie.
Nello svolgimento delle attività di cui sopra, l’Amministratore Delegato si avvale, secondo le
responsabilità individuate, del supporto tecnico ed operativo delle funzioni aziendali.
Il Collegio Sindacale, nell’ambito del proprio ruolo istituzionale, vigila sull’adeguatezza e sulla
rispondenza del Processo ICAAP e dell’intero sistema di gestione e controllo dei rischi ai
requisiti stabiliti dalla normativa. L’Organo di controllo riceve ed analizza le politiche, generali e
specifiche, definite e approvate dal Consiglio di Amministrazione per la gestione dei rischi
proponendone l’eventuale modifica o aggiornamento.
Informativa quantitativa
29
Rischio di credito e controparte
Il Gruppo calcola le esposizioni ponderate per il rischio di credito con il metodo standardizzato.
Si riporta di seguito il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di
attività.
Rischio di credito e di controparte al 31/12/2013 (Gruppo Carismi)
Attività di rischio per cassa e fuori bilancio
Classi di attività
Attività ponderate per il rischio
Amministrazioni e Banche centrali
0
Enti territoriali
1.903.823
Enti del settore pubblico
39.564
Enti senza scopo di lucro
22.774.968
Intermediari vigilati
31.732.475
Imprese e altri soggetti
1.128.853.515
Retail
211.616.130
Ipoteca imm. non residenziali
85.484.722
Ipoteca imm. residenziali
177.516.388
Esposizioni “scadute”
506.421.153
Esposizioni in OICR
24.749.681
Esposizioni ad alto rischio
10.835.373
Altre esposizioni
67.159.523
Totale classi di attività4
2.269.087.316
Coefficiente patrimoniale
8%
Requisito patrimoniale
172.934.000
Rischio di mercato
Si riportano di seguito i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato calcolati sulle attività
appartenenti al portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza (rischi di posizione, di
regolamento, di controparte e di concentrazione) ed a fronte dei rischi di mercato calcolati
sull’intero portafoglio (rischi di cambio e di posizione in merci).
Rischi di mercato (Gruppo Carismi)
Rischio generico su titoli di debito
Rischio generico su titoli di capitale
Rischio specifico su titoli di debito
Rischio specifico su titoli di capitale
Rischio di posizione quote O.I.C.R.
Rischio di regolamento
Rischio di concentrazione
Fattore Vega
Rischio portafoglio di negoziazione
Rischio di cambio
Rischio di posizione in merci
Esposizione al 31/12/2013
934.180
240.541
45
240.541
133.101
0
0
0
1.548.408
0
0
Rischio operativo
4
Al lordo dei dubbi esiti (pari a € 131.049.959) e con il contributo delle società controllate.
30
Il requisito patrimoniale a fronte del rischio operativo viene calcolato con il metodo Base.
Periodi
Margine di intermediazione (Gruppo Carismi)
T-2
T-1
Valore in migliaia di euro
97.894
151.878
T
Media
indicatore
Requisito
(15%)
133.210
127.661
19.149
Coefficienti patrimoniali
Patrimonio di Base/Attività di rischio ponderate (Tier 1 Ratio)
Patrimonio di Vigilanza/Attività di rischio ponderate (Total Capital Ratio)
31
Dic.2013
6,77%
9,90%
Tavola 5: Rischio di credito – informazioni generali riguardanti tutte le banche
Informativa qualitativa
Per la classificazione delle esposizioni deteriorate nelle diverse categorie di rischio (sofferenze,
incagli, esposizioni ristrutturate ed esposizioni scadute), il Gruppo fa riferimento alla normativa
emanata da Banca d’Italia, integrata con disposizioni interne che fissano criteri e regole per il
passaggio dei crediti nell’ambito delle distinte categorie di rischio.
Per crediti deteriorati, in analogia con la definizione di Vigilanza, si intendono:
- le posizioni scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni (past due) con l’applicazione
dell’approccio per transazione per le operazioni di mutuo;
- le posizioni incagliate che presentano un andamento anomalo dei fenomeni presi a
riferimento per i singoli rapporti nonché una situazione di insolvenza in capo all’affidato;
- le posizioni ristrutturate che riguardano i crediti in cui un “pool” di banche (o una banca
“monoaffidante”), nel concedere una moratoria al pagamento del debito, rinegozia il
debito a tassi inferiori a quelli di mercato.
Le attività finanziarie deteriorate vengono rendicontate, dal punto di vista quantitativo secondo
la loro consistenza originale e residua. In particolare sono monitorati i nuovi flussi, la dinamica
delle rettifiche ed il loro sviluppo nel tempo. Dal punto di vista qualitativo sono sottoposte a
monitoraggio le classi di crediti in sofferenza allo scopo di verificarne l’andamento nel tempo. Il
fair value delle eventuali garanzie, oggetto di specifiche rilevazioni, concorre alla definizione
delle attività in sofferenza.
La previsione di recupero, basata sui piani di rientro, viene espressa in base all’evoluzione della
situazione della pratica quando si verificano significative variazioni nell’importo del credito o
nella situazione della posizione. Fermo restando il principio del presumibile valore di realizzo,
sono stati individuati criteri operativi per determinare le valutazioni quali: la presenza di
ipoteche, pegno su titoli, fideiussioni e procedure concorsuali. In base ad essi si rettificano i
valori delle attività finanziarie.
Le posizioni che presentano un andamento anomalo, sono classificate in differenti categorie a
seconda del livello di rischio. Sono classificate quali:
- sofferenze, le esposizioni nei confronti di soggetti in stato di insolvenza o in situazioni
sostanzialmente equiparabili;
- partite incagliate, le esposizioni nei confronti di soggetti in una temporanea difficoltà, che
si prevede possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo;
- crediti ristrutturati, le esposizioni per le quali, a causa del deterioramento delle
condizioni economico-finanziarie del debitore, si acconsente ad una modifica delle
condizioni contrattuali originarie.
Rettifiche di valore
Almeno ad ogni data di bilancio i crediti sono valutati (impairment test) per verificare l’esistenza
di eventuali riduzioni di valore a seguito di eventi successivi alla rilevazione iniziale e dipendenti
dal deterioramento della solvibilità dei debitori. Rientrano in questo ambito i crediti deteriorati ai
quali è stato attribuito lo status di sofferenza, incaglio, ristrutturato e crediti scaduti.
Sono oggetto di un processo di valutazione analitica le sofferenze, gli incagli e i crediti
ristrutturati. L’ammontare delle rettifiche di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il
valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore
attuale dei flussi di cassa ritenuti recuperabili, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo
originario. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi e del presumibile
valore di realizzo delle eventuali garanzie nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per
il recupero dell’esposizione creditizia.
32
La rettifica di valore è iscritta a conto economico.
I crediti ad andamento regolare per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze
oggettive di perdita (di norma i crediti in bonis, e comunque i crediti “vivi” in generale), ivi inclusi
quelli verso controparti residenti in paesi a “rischio” e i crediti scaduti sono sottoposti a
valutazione collettiva. Questa valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini
di rischio di credito e viene effettuata utilizzando percentuali di perdita stimate tenendo conto di
serie storiche, opportunamente rettificate per neutralizzare l’effetto di eventi non ordinari,
fondate su elementi rilevabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore
della perdita latente insita in tale gruppo di crediti.
Le rettifiche di valore determinate collettivamente sono imputate al conto economico.
Ad ogni data di chiusura del bilancio e delle situazioni infrannuali le eventuali rettifiche
aggiuntive o riprese di valore vengono ricalcolate in modo differenziale con riferimento all’intero
portafoglio di crediti in bonis alla stessa data.
Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi se vengono meno i motivi
che ne hanno determinato la rettifica purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad
un evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa. La ripresa di valore è iscritta nel
conto economico e non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe
avuto in assenza di precedenti rettifiche.
Informativa quantitativa
1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione
2. Attività finanziarie disponibili per la vendita
Totale
Altre attività
Esposizioni
scadute non
deteriorate
Esposizioni
scadute
deteriorate
Esposizioni
ristrutturate
Portafogli/qualità
Incagli
Sofferenze
Tab. 5.1 - Distribuzione delle attività finanziarie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia
13.795
13.795
803.845
803.845
3. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
4. Crediti verso banche
5. Crediti verso clientela
175.635
87.182
35.655
42.778
422.507
98.000
98.000
1.695.566
2.459.323
6. Attività finanziarie valutate al fair value
7. Attività finanziarie in corso di dismissione
8. Derivati di copertura
Totale 2013
175.635
87.182
35.655
42.778
422.507
2.611.206
3.374.963
Totale 2012
147.643
79.214
42.910
27.458
458.953
2.281.850
3.038.028
La tabella evidenzia le attività finanziarie per portafoglio contabile di appartenenza e per qualità
creditizia. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a
posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza.
33
Tab. 5.2 - Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela
Rettifiche valore
complessive
Rettifiche valore
complessive
Rettifiche valore
complessive
Res to del mondo
Esposizione netta
As i a
Esposizione netta
Ameri ca
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Al tri Pa es i europei
Rettifiche valore
complessive
Es pos i zi oni /Aree
geogra fi che
Esposizione netta
Ital i a
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
175.635
96.804
A.2 Incagli
87.178
15.948
A.3 Esposizioni ristrutturate
35.655
7.775
A.4 Esposizioni scadute
1
3
42.778
1.223
A.5 Altre esposizioni
2.918.821
10.016
71
1.509
1
TOTALE
3.260.067
131.766
72
1.509
4
B.1 Sofferenze
1.505
9
B.2 Incagli
3.920
33
B.3 Altre attività deteriorate
1.291
4
4
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.4 Altre esposizioni
TOTALE
170.477
44
36
177.193
86
TOTALE (A+B) 2013
3.437.260
131.852
72
1.509
36
TOTALE (A+B) 2012
3.133.126
119.970
78
1.197
10
40
4
39
3
La tabella evidenzia la distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso
clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a
posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza.
34
Tab. 5.3 - Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso banche
Rettifiche valore
complessive
Rettifiche valore
complessive
Res to del mondo
Esposizione netta
As i a
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Ameri ca
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione netta
Al tri Pa es i europei
Rettifiche valore
complessive
Es pos i zi oni /Aree
geogra fi che
Esposizione netta
Ital i a
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Incagli
A.3 Esposizioni ristrutturate
A.4 Esposizioni scadute
A.5 Altre esposizioni
97.969
188
1.144
214
5
TOTALE
97.969
188
1.144
214
5
B.4 Altre esposizioni
12.247
6.140
TOTALE
12.247
6.140
TOTALE (A+B) 2013
110.216
6.328
1.144
214
5
TOTALE (A+B) 2012
71.476
13.782
3.405
239
688
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Incagli
B.3 Altre attività deteriorate
La tabella evidenzia la distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso
banche. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a
posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza.
Poiché i dati di fine periodo sono rappresentativi delle esposizioni al rischio della Banca durante il
periodo di riferimento, non viene fornita l’esposizione lorda media.
35
Tab. 5.4 -Distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela5
A.
Rettifiche valore
specifiche
Rettifiche valore di
portafoglio
Al tri s oggetti
Esposizione netta
Rettifiche valore di
portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
Impres e non fi na nzi a ri e
Esposizione netta
Rettifiche valore di
portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
Esposizione netta
Soci età di a s s i cura zi one
Rettifiche valore di
portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
Esposizione netta
Soci età fi na nzi a ri e
Rettifiche valore di
portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
Esposizione netta
Al tri enti pubbl i ci
Rettifiche valore di
portafoglio
Rettifiche valore
specifiche
Es pos i zi oni /Contropa rti
Esposizione netta
Governi
Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
X
X
144
246
X
X
145.164
81.041
X
30.327
15.517
X
A.2 Incagli
X
X
2.306
255
X
X
68.610
13.125
X
16.266
2.572
X
A.3 Esposizioni ristrutturate
X
X
3.324
1.994
X
X
29.714
5.707
X
2.617
74
X
A.4 Esposizioni scadute
X
X
17
X
X
26.285
780
X
16.476
443
X
A.5 Altre esposizioni
805.126
1.050
TOTALE A
805.126
1.050
B.
X
5
47.610
5
53.401
X
2.495
174
19.609
174
19.609
X
1.468.205
X
8.002 578.802
1.737.978 100.653
8.002 644.488
X
1.835
18.606
1.835
Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
X
X
B.2 Incagli
X
X
B.3 Altre attività deteriorate
X
X
B.4 Altre esposizioni
26.959
TOTALE B
26.959
X
15.340
X
141
1
1.065
15.340
1
1.206
TOTALE (A+B) 2013 832.085
16.390
6
TOTALE (A+B) 2012 614.170
17.605
9
16
X
X
X
1.445
9
X
60
X
X
3.764
10
X
15
X
X
1.291
1
725
16
1
725
54.607
2.511
175
20.334
42.732
2.712
177
42.350
X
110.241
X
7
X
X
40
16.183
40
16.258
7
2
1.854.719 100.672
8.042 660.746
18.613
1.837
1.754.255
7.232 663.328
17.879
1.849
116.741
X
X
19
90.125
X
2
La tabella evidenzia la distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di
bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. In linea con le disposizioni vigenti in
materia di bilancio (cfr. circolare BdI n.262/2005 e successivi aggiornamenti) sono riportate le esposizioni nette e le rettifiche mentre le esposizioni lorde sono
ricavabili dalla sommatoria delle due.
5
I campi segnati con il simbolo “X” si riferiscono a tipologie di rettifiche non applicabili alle voci in analisi.
36
Voci /Sca gl i oni tempora l i
Attività per cassa
a vi s ta
539.511
Da ol tre 1
gi orno a 7
gi orni
19.621
Da ol tre 7
gi orni a 15
gi orni
Da ol tre 15
Da ol tre 1
gi orni a 1 mes e fi no a
mes e
3 mes i
37.416
40.405
277
A.1 Ti tol i di Sta to
Da ol tre 3
mes i fi no a
6 mes i
A.3 Quote O.I.C.R.
16.018
A.4 Fi na nzi a menti
523.493
Da ol tre 1
a nno fi no a
5 a nni
Ol tre 5 a nni
176.918
145.539
178.803
1.085.315
1.152.036
5.064
1.308
9.699
428.360
323.500
5.205
4
1.500
45
A.2 Al tri ti tol i di debi to
Da ol tre 6
mes i fi no a
1 a nno
19.621
37.139
40.360
171.854
144.231
163.899
656.951
827.036
444.962
19.621
37.139
40.360
171.854
144.231
163.899
656.951
827.036
Passività per cassa
1.400.570
187.047
202.372
74.838
118.183
106.503
129.570
947.824
169.585
B.1 Depos i ti e conti correnti
1.362.218
8.853
23.050
49.549
63.378
38.720
24.199
357
8
- Ba nche
- Cl i entel a
- Ba nche
78.531
33.765
8.853
23.050
44.549
63.378
38.720
24.199
357
8
26.894
246
4.322
25.289
45.696
57.129
105.371
516.545
169.577
B.3 Al tre pa s s i vi tà
11.458
177.948
175.000
9.109
10.654
Operazioni "fuori bilancio"
35.400
55.753
3.109
7.523
13.207
4.827
99.738
564.529
238.913
408
55.713
3.091
6.969
11.906
2.329
527
363
25.000
408
8.993
190
6.901
11.769
2.284
221
244
25.000
46.719
2.900
68
137
45
306
119
40
18
554
1.301
1.899
99.211
563.989
213.853
18
554
1.300
1.888
31.892
256.730
151.399
1
10
67.319
307.259
62.454
177
60
- Pos i zioni l unghe
- Pos i zioni corte
C.2 Deri va ti fi na nzi a ri s enza s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zioni l unghe
227
227
40
- Pos i zioni corte
12.212
5.000
1.328.453
C.1 Deri va ti fi na nzi a ri con s ca mbi o di ca pi ta l e
12.212
12.212
B.2 Ti tol i di debi to
- Cl i entel a
Durata
indeterminata
Tab. 5.5 -Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività finanziarie
430.922
C.3 Depos i ti e fi na nzi a menti da ri cevere
- Pos i zioni l unghe
- Pos i zioni corte
C.4 Impegni i rrevoca bi l i a eroga re fondi
34.018
- Pos i zioni l unghe
17.009
- Pos i zioni corte
17.009
C.5 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri l a s ci a te
746
600
C.6 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri cevute
C.7 Deri va ti credi ti zi con s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zioni l unghe
- Pos i zioni corte
C.8 Deri va ti credi ti zi s enza s ca mbi o di ca pi ta l e
- Pos i zioni l unghe
- Pos i zioni corte
La tabella evidenzia la distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività
finanziarie. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a
posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza.
Tab. 5.6 - Esposizioni per cassa verso banche: dinamica delle rettifiche di valore complessive
La tabella non è stata compilata poiché nell’esercizio il Gruppo non presenta le fattispecie
specificate.
37
Tab. 5.7 - Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive
Causali/Categorie
Sofferenze
Esposizioni
scadute
deteriorate
Esposizioni
ristrutturate
Incagli
A. Rettifiche complessive iniziali
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
85.508
15.423
8.801
753
B.
50.419
9.983
1.043
1.214
43.447
8.507
135
1.000
6.833
1.321
908
139
155
39.123
9.454
2.069
744
899
1.028
114
622
2
63
7.670
1.036
434
263
3
133
15.952
7.775
1.223
Variazioni in aumento
B.1 rettifiche di valore
B.1 bis perdite da cessione
B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate
B.3 altre variazioni in aumento
C.
Variazioni in diminuzione
C.1 riprese di valore da valutazione
C. 2 riprese di valore da incasso
5.702
78
136
C. 2 bis utili da cessione
C.3 cancellazioni
33.421
C.4 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate
C.5 altre variazioni in diminuzione
D.
Rettifiche complessive finali
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
96.804
Le colonne Sofferenze e Esposizioni ristrutturate sono relative a rettifiche di valore specifiche
così come le variazioni delle Esposizioni scadute sono tutte originate da rettifiche di portafoglio.
Rettifiche di valore effettuate nell’anno 2013 a carico del conto economico
importi in unità di euro
Esposizioni
Sofferenze
Incagli
Ristrutturati
Scaduti / Bonis
Totale
Fuori Bilancio
Totale
Rettifiche di valore
Riprese di valore
Rettifiche nette
40.115.337
6.721.227
33.394.110
9.391.826
2.734.375
6.657.451
180.391
691.209 510.818
1.173.451
1.173.451
50.861.004
10.146.811
40.714.193
549.573
193.904
355.669
51.410.577
10.340.715
41.069.862
Le tabelle evidenziano la dinamica delle rettifiche di valore complessive relative alle esposizioni
per cassa verso banche e verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di
bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di
negoziazione di vigilanza.
38
Cancellazione e riprese di valore imputate al conto economico nell’esercizio 2013
i mporti i n uni tà di euro
Cancellazioni
Totale
- Sofferenze
- Incagli
- Ristrutturate
10.543.766
10.066.819
476.947
-
Riprese di valore
Totale
- Sofferenze
- Incagli
- Ristrutturate
10.146.811
6.721.227
2.734.375
691.209
La tabella evidenzia le cancellazioni e le riprese di valore delle posizioni deteriorate effettuate nel
periodo di riferimento.
39
Tavola 6: Rischio di credito – informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo
standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale
nell’ambito dei metodi IRB
Informativa qualitativa
Al momento il Gruppo non fa ricorso a rating rilasciati da agenzie esterne di valutazione del
merito di credito ovvero da agenzie per il credito all’esportazione.
Pertanto vengono applicate le ponderazioni definite a livello regolamentare per le singole classi
di attività.
Informativa quantitativa
Le tabelle seguenti mostrano la distribuzione delle esposizioni soggette a rischio di credito e
controparte sulla base dei fattori di ponderazione, secondo le regole di compilazione previste
dalle segnalazioni di vigilanza, rispettivamente con e senza attenuazione delle tecniche di
mitigazione del rischio adottate
40
ATTIVITA' DI RISCHIO PER CASSA (CRSM)
CLASSI DI ATTIVITA'
ESPOSIZIONE
Amministrazioni e Banche centrali
Enti territoriali
Enti del settore pubblico
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
Enti senza scopo di lucro
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
Intermediari vigilati
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
Imprese e altri soggetti
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
Retail
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 75%
Ipoteca imm. non residenziali
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
Ipoteca imm. residenziali
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 35%
Esposizioni "scadute"
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
- ponderazione 150%
Esposizioni in OICR
Esposizioni ad alto rischio
Altre esposizioni
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 100%
893.211.198
7.901.935
197.820
197.820
20.655.377
59.394
269.998
20.325.985
109.275.153
101.045.228
8.229.926
1.136.405.737
46.133.830
22.877.743
1.067.394.164
308.864.267
14.753.275
26.978.990
267.132.002
172.879.712
1.111.479
1.331.316
170.436.917
509.886.413
1.814.881
2.057.654
506.013.878
462.339.996
2.862.936
10.634.794
18.119.853
304.079.747
126.642.665
24.749.681
5.417.686
106.113.673
21.425.080
21.911.337
62.777.256
TOTALE RISCHIO PER CASSA
POND.
0%
20%
20%
20%
50%
98,7%
0%
20%
50%
100%
26,0%
0%
20%
50%
100%
94,3%
0%
20%
50%
100%
66,6%
0%
20%
50%
75%
49,4%
0%
20%
50%
34,8%
0%
20%
35%
109,3%
0%
20%
50%
100%
150%
100%
200%
63,3%
0%
20%
100%
3.757.898.649
RWA
1.580.387
39.564
39.564
20.379.984
54.000
20.325.985
28.438.971
20.209.046
8.229.926
1.071.969.712
4.575.549
1.067.394.164
205.744.800
5.395.798
200.349.002
85.484.722
266.263
85.218.458
177.516.388
411.531
177.104.857
505.230.630
2.126.959
9.059.927
304.079.747
189.963.998
24.749.681
10.835.373
67.159.523
4.382.267
62.777.256
2.199.129.736
GARANZIE RILASCIATE E IMPEGNI (CRSM)
CLASSI DI ATTIVITA'
Enti territoriali
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
Enti senza scopo di lucro
- ponderazione 0%
- ponderazione 100%
Intermediari vigilati
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
Imprese e altri soggetti
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
Retail
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 75%
Esposizioni "scadute"
- ponderazione 0%
- ponderazione 100%
- ponderazione 150%
TOTALE FUORI BILANCIO
TOTALE COMPLESSIVO LORDO
DUBBI ESITI DA PROCEDURA
ESPOSIZIONE
POND.
12.625.991
11.008.809
1.617.182
11.890.944
9.495.960
2.394.984
16.467.518
16.467.518
59.550.045
2.625.951
50.364
56.873.730
10.472.339
2.600.379
59.344
7.812.616
1.738.425
922.099
67.932
748.394
RWA
323.436
323.436
2.394.984
2.394.984
3.293.504
3.293.504
56.883.803
10.073
56.873.730
5.871.331
11.869
5.859.462
1.190.523
67.932
1.122.590
ESPOSIZIONE
112.745.261
RWA
69.957.580
3.870.643.910
2.269.087.391
131.049.959
TOTALE COMPLESSIVO AL NETTO DEI DUBBI ESITI
REQUISITO PATRIMONIALE
2,6%
0%
20%
20,1%
0%
100%
20,0%
0%
20%
50%
100%
95,5%
0%
20%
50%
100%
56,1%
0%
20%
50%
75%
68,5%
0%
100%
150%
171.042.995
COEFFICIENTE PATRIMONIALE
8%
INCREMENTO REQUISITO SOCIETA'
IMMOBILIARI DEL GRUPPO
1.891.005
REQUISITO PATRIMONIALE GRUPPO
172.934.000
41
2.138.037.432
SIMULAZIONE RISCHIO DI CREDITO e CTP in assenza di tecniche di CRM eleggibili al
31/12/2013
ATTIVITA' DI RISCHIO PER CASSA (CRSM)
CLASSI DI ATTIVITA'
ESPOSIZIONE
Amministrazioni e Banche centrali
893.211.198
Enti territoriali
7.901.935
Enti del settore pubblico (incl. ESSL)
197.820
- ponderazione 20%
197.820
- ponderazione 50%
Enti senza scopo di lucro
34.591.763
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
34.591.763
Intermediari vigilati
109.275.153
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
101.045.228
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
8.229.926
Imprese e altri soggetti
1.279.912.060
- ponderazione 0%
11.826.765
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
1.268.085.294
Retail
844.477.012
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 75%
844.477.012
Ipoteca imm. non residenziali
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
Ipoteca imm. residenziali
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 35%
Esposizioni "scadute"
452.050.667
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
221.796.566
- ponderazione 150%
230.254.102
Esposizioni in OICR
24.749.681
Esposizioni ad alto rischio
5.417.686
Altre esposizioni
106.113.673
- ponderazione 0%
21.425.080
- ponderazione 20%
21.911.337
- ponderazione 100%
62.777.256
TOTALE RISCHIO PER CASSA
GARANZIE RILASCIATE E IMPEGNI (CRSM)
CLASSI DI ATTIVITA'
Enti territoriali
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
Enti senza scopo di lucro
- ponderazione 0%
- ponderazione 100%
Intermediari vigilati
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
Imprese e altri soggetti
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 100%
Retail
- ponderazione 0%
- ponderazione 20%
- ponderazione 50%
- ponderazione 75%
Esposizioni "scadute"
- ponderazione 0%
- ponderazione 100%
- ponderazione 150%
TOTALE FUORI BILANCIO
TOTALE COMPLESSIVO LORDO
DUBBI ESITI DA PROCEDURA
POND.
0%
20%
20%
20%
50%
100,0%
0%
20%
50%
100%
26,0%
0%
20%
50%
100%
99,1%
0%
20%
50%
100%
75,0%
0%
20%
50%
75%
REQUISITO PATRIMONIALE
DELTA RWA
DELTA REQUISITO
1.580.387
39.564
39.564
34.591.763
34.591.763
28.438.971
20.209.046
8.229.926
1.268.085.294
1.268.085.294
633.357.759
633.357.759
-
125,5%
0%
20%
50%
100%
150%
100%
200%
63,3%
0%
20%
100%
3.757.898.649
567.177.718
221.796.566
345.381.152
24.749.681
10.835.373
67.159.523
4.382.267
62.777.256
2.636.016.034
ESPOSIZIONE
12.625.991
11.008.809
1.617.182
11.890.944
8.729.274
3.161.670
16.467.518
16.467.518
59.340.045
59.340.045
10.682.339
24.355
10.657.984
1.738.425
83.512
1.654.912
POND.
2,6%
0%
20%
26,6%
0%
100%
20,0%
0%
20%
50%
100%
100,0%
0%
20%
50%
100%
74,8%
0%
20%
50%
75%
147,6%
0%
100%
150%
RWA
323.436
323.436
3.161.670
3.161.670
3.293.504
3.293.504
59.340.045
59.340.045
7.993.488
7.993.488
2.565.881
83.512
2.482.368
ESPOSIZIONE
112.745.261
RWA
76.678.023
3.870.643.910
2.712.694.145
143.048.154
TOTALE COMPLESSIVO AL NETTO DEI DUBBI ESITI
COEFFICIENTE PATRIMONIALE
RWA
205.571.679
8%
431.608.546
34.528.684
42
2.569.645.990
Tavola 8: Tecniche di attenuazione del rischio
Informativa qualitativa
Il gruppo Carismi non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di credito
con partite di segno opposto in ambito di bilancio o “fuori bilancio” e non effettua operazioni di
copertura mediante derivati su crediti.
L’erogazione del credito con acquisizione di garanzie reali è soggetta a normativa 6 e processi
interni formalizzati per l’acquisizione e conservazione della documentazione, la valutazione del
bene, il perfezionamento della garanzia ed il monitoraggio del valore nel tempo. L’eventuale
realizzo forzoso della garanzia è curato dalle strutture organizzative interne deputate al
recupero del credito.
La presenza di garanzie reali non esime da una valutazione completa del rischio di credito,
incentrata principalmente sulla capacità del prenditore di far fronte alle obbligazioni assunte
indipendentemente dall’accessoria garanzia.
Tenuto conto delle proprie caratteristiche operative e degli interventi di adeguamento effettuati
sulle procedure informatiche in uso, il Gruppo utilizza come strumenti di CRM:
- garanzie reali finanziarie aventi ad oggetto contante e assimilati (certificati di deposito e
obbligazioni emesse dalla Banca), titoli di debito e capitale, quote di OICR, gestioni
patrimoniali prestate attraverso contratti di pegno;
- ipoteche su immobili residenziali e non residenziali;
- garanzie personali rappresentate da fideiussioni prestate da garanti ammessi.
Con riferimento alle garanzie reali finanziarie, il Gruppo ha optato per l’utilizzo del metodo
integrale (con il quale il valore dell’esposizione viene ridotto del valore della garanzia ai fini del
calcolo del requisito), mentre nel caso di protezione di tipo personale il principio di sostituzione
(viene sostituita la ponderazione del soggetto garante a quella del soggetto debitore).
Affinché siano eleggibili come strumento di mitigazione del rischio, le tecniche di CRM devono
rispettare alcuni requisiti generali e specifici al momento della loro costituzione come strumento
a protezione del credito; suddetti requisiti devono rimanere validi per tutta la durata del credito
stesso.
Riguardo le garanzie ipotecarie, sono previsti distinti processi e metodologie volte ad assicurare
la corretta valutazione ed il monitoraggio del valore degli immobili acquisiti in garanzia. In
particolare, la Banca, per la predisposizione delle perizie tecniche, da inoltrare a corredo delle
domande di finanziamento garantite da ipoteca, si avvale di perizie effettuate da periti esterni ed
indipendenti.
La banca potrà redigere e mantenere aggiornato un documento riepilogante quelli che sono
considerati i criteri estimativi di gradimento dell’azienda, da trasmettere ai singoli periti e/o alle
società del gruppo che a loro volta si incaricano dell’espletamento delle perizie.
Per un corretto presidio dei rischi, il valore degli immobili offerti in garanzia viene
adeguatamente sorvegliato. A questo proposito, se l’immobile offerto in garanzia è un immobile
residenziale, il suo valore dovrà essere verificato ogni tre anni, anche su base statistica, se
invece si tratta di immobile non residenziale, il suo valore dovrà essere verificato ogni anno.
Qualora le condizioni di mercato siano soggette a variazioni significative, la verifica del valore
degli immobili di cui sopra dovrà essere effettuata più frequentemente.
Al fine di garantire il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla normativa e in particolare della
verifica della sussistenza dei requisiti generali e specifici di eleggibilità sono posti in essere
presidi dedicati da parte delle strutture competenti. È compito del Servizio Risk Management, in
6
A tal riguardo il Gruppo si è dotato di un regolamento interno recante disposizioni in tema di Tecniche di CRM.
43
sede di ICAAP, verificare la rilevanza o meno del rischio residuo e procedere alla sua eventuale
quantificazione.
Nell’ambito degli strumenti finanziari (rischio di mercato) oggetto di pegno, la Banca privilegia
forme di garanzia non speculative e pertanto non emergono particolari forme di concentrazione.
Per quanto attiene al rischio di credito, la principale concentrazione di garanzie reali è legata ai
finanziamenti per mutui alla clientela Retail. In tale ambito, tuttavia, non è possibile parlare di
concentrazione del rischio per il frazionamento dello stesso, implicito nella tipologia di clientela.
Inoltre, come già accennato, sono in vigore disposizioni specifiche sui finanziamenti per mutui
alla clientela Retail con importo superiore ai 3 milioni di euro, soglia oltre la quale il valore della
garanzia viene mantenuto aggiornato con perizie periodiche del bene. Per le operazioni sotto la
soglia di rilevanza viene effettuato l’aggiornamento del valore degli immobili attraverso la
rilevazione dei valori medi del mercato mobiliare. Le informazioni sulle valutazioni sono fornite,
con cadenza annuale, da operatori specializzati del settore (aggiornamenti straordinari possono
essere effettuati nelle ipotesi in cui si verifichino variazioni significative nel brevissimo periodo).
Informativa quantitativa
Ga ra nzi e pers ona l i (2)
Ga ra nzi e rea l i
(1)
Deri va ti s u credi ti
Credi ti di fi rma
Al tri deri va ti
310.614 3.148.033
- di cui deteriorate
248.457
409.570
14.592
1.079
10
49.778
475.029
1.2 parzialmente garantite
93.387
10.444
15.408
1.743
13
32.243
59.851
- di cui deteriorate
20.985
7.251
467
8
3
8.273
16.002
Banche
Altri soggetti
342.857 3.207.884
92
Altri enti
pubblici
92
5.371
Governi e
banche centrali
5.384
2.710
Altri soggetti
4.453
78.790
Banche
94.198
2.750.456
Altri enti
pubblici
2.760.900
1.615.463
1.1 totalmente garantite
C
L
N
Governi e
banche
centrali
1.708.850
1. Esposizioni creditizie per cassa garantite:
Immobili - leasing
finanziario
Altre garanzie reali
Totale
(1)+(2)
Titoli
Immobili - ipoteche
Valore esposizione netta
Tab. 8.1 - Esposizioni per cassa verso clientela garantite
Ga ra nzi e pers ona l i (2)
Ga ra nzi e rea l i
(1)
Deri va ti s u credi ti
Credi ti di fi rma
Totale
(1)+(2)
3.993
916
2
495
5.406
2.2 parzialmente garantite
19.285
5.589
1.908
200
3.503
11.200
- di cui deteriorate
3.003
2.614
9
44
Altri soggetti
3.177
Banche
46.679
- di cui deteriorate
Altri enti
pubblici
57.879
18.685
Governi e
banche centrali
22.188
2.131
Altri soggetti
2.331
4.332
Banche
6.240
21.531
Altri enti
pubblici
27.120
40.888
2.1 totalmente garantite
C
L
N
Governi e
banche
centrali
60.173
2. Esposizioni creditizie "fuori bilancio" garantite:
Immobili - leasing
finanziario
Altre garanzie reali
Al tri deri va ti
Titoli
Immobili - ipoteche
Valore esposizione netta
Tab. 8.2 - Esposizioni “fuori bilancio” verso clientela garantite
2.623
Tavola 9: Rischio di controparte
Informativa qualitativa
Il Gruppo pone attenzione al monitoraggio del rischio controparte inteso come il rischio che la
controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari (quali derivati
OTC, operazioni SFT e operazioni con regolamento a termine), risulti inadempiente prima del
regolamento della transazione stessa.
Sulla falsariga delle disposizioni normative, la modalità di rilevazione applicata è quella riferita
alla metodologia “del valore corrente” per le esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi
negoziati fuori borsa (OTC) e le operazioni con regolamento a lungo termine (LST), che
consiste nella determinazione dell’esposizione corrente e potenziale attraverso la modalità
standard regolamentare, utilizzando il valore di mercato come esposizione attuale dello
strumento e l’impostazione regolamentare per rappresentare, in modo semplificato,
l’esposizione potenziale futura.
Con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e
alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con
margini (operazioni SFT), la Banca ha adottato il metodo integrale con rettifiche standard di
vigilanza per volatilità come definito nella disciplina delle tecniche di CRM.
Ai fini gestionali la banca si è dotata di una normativa interna che disciplina la determinazione e
l’utilizzo dei massimali operativi concessi alle controparti bancarie; suddetta normativa ha lo
scopo di definire lo svolgimento dell’attività di concessione, utilizzo e controllo dell’esposizione
al rischio controparte per l’attività svolta nell’ambito finanziario dall’Istituto e per definire in
maniera univoca la metodologia di determinazione degli utilizzi. La banca è dotata di validi
strumenti per la valutazione delle controparti bancarie e per il controllo del rispetto dei relativi
massimali operativi per la cui assegnazione vengono utilizzate le valutazioni delle principali
agenzie di rating. La facoltà di assegnare “massimali operativi” a controparti bancarie è di
competenza del Consiglio di Amministrazione, salvo alcuni casi di delega all’Amministratore
Delegato, specificatamente previsti. L’attribuzione (approvazione) dei massimali alle controparti
bancarie viene effettuata previa valutazione del Servizio Concessione Crediti, che è la struttura
deputata al controllo giornaliero.
Per quanto riguarda i principi relativi alle garanzie ed alle valutazioni concernenti il rischio di
controparte per l’operatività in swap, il rischio risulta attenuato in riferimento a quelle controparti
con cui la Cassa ha sottoscritto un accordo di trasferimento collaterale a garanzia (CSA – Credit
Support Annex - contratto di diritto inglese che, insieme all’ISDA Master Agreement, costituisce
il supporto giuridico per le transazioni in derivati OTC) nella forma di cash o titoli di stato.
Non sono previste politiche formalizzate rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione
sfavorevole (wrong-way risk), tuttavia, anche a seguito delle indicazioni di Banca d’Italia, in
ottica prudenziale è previsto per i titoli bancari l’applicazione di un incremento prudenziale
dell'haircut al 50% per i titoli eligible e l'esclusione dei titoli non eligible dalla posizione di
liquidità.
Non essendo una banca con rating, i nostri contratti non prevedono l’analisi di impatto in caso di
abbassamento della valutazione del proprio merito creditizio (downgrading).
45
Informativa quantitativa
Tab. 9.1 - Derivati finanziari “over the counter”: fair value positivo rischio di controparte
Titoli di debito e tassi
di interesse
Titoli di capitale e
indici azionari
Tassi di cambio
e oro
Altri valori
Sottostanti
differenti
Fair value positivo
Fair value positivo
Fair value
positivo
Fair value
positivo
Fair value
positivo
Controparti/Sottostanti
A. Portafoglio di Negoziazione di
Vigilanza
A.1 Governi e Banche Centrale
A.2 Enti Pubblici
A.3 Banche
A.4 Società Finanziarie
A.5 Assicurazioni
A.6 Imprese non finanziarie
A.7 Altri soggetti
Totale 2013
Totale 2012
B. Portafoglio Bancario
B.1 Governi e Banche Centrale
B.2 Enti Pubblici
B.3 Banche
B.4 Società Finanziarie
B.5 Assicurazioni
B.6 Imprese non finanziarie
B.7 Altri soggetti
13.792
Totale 2013
13.792
Totale 2012
29.006
Il Gruppo non ha effettuato operazioni in derivati creditizi.
46
Tavola 12: Rischio operativo
Informativa qualitativa
Con riferimento alla metodologia adottata per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del
rischio in oggetto, il Gruppo Carismi utilizza il metodo Base (BIA – Basic Indicator Approach) ai
fini regolamentari come disciplinato dalla Circolare di Banca d’Italia n. 263/2006.
Il metodo BIA prevede che il requisito patrimoniale sia calcolato applicando un coefficiente
regolamentare pari al 15 per cento ad un indicatore del volume di operatività aziendale
individuato nel margine di intermediazione; a tal fine, si procede a ponderare il valore medio
delle rilevazioni del margine di intermediazione degli ultimi 3 anni (riferito alla situazione di fine
esercizio al 31/12) con il coefficiente sopra indicato.
Qualora una di tali osservazioni risulti negativa o nulla, tale dato non viene preso in
considerazione nel calcolo del requisito patrimoniale, che viene quindi determinato come media
delle sole osservazioni aventi valore positivo. Qualora il dato relativo all’indicatore rilevante per
alcune osservazioni del triennio di riferimento non sussista, il calcolo del requisito viene
determinato sulla base della media delle sole osservazioni disponibili. Il requisito in argomento
viene calcolato utilizzando esclusivamente i valori dell’indicatore rilevante determinato in base
ai principi contabili IAS.
Dal 2011 il Gruppo Carismi si è dotato di una Policy di gestione del rischio operativo che
prevede sia un processo di raccolta dei dati di perdita operativa (Loss Data Collection) – con
cadenza trimestrale - che un’attività di Risk Self Assessment che mappa i rischi operativi su
tutte le Business Unit aziendali. Nell’ambito del framework di gestione dei rischi operativi viene
data rilevanza sia alla misurazione delle perdite operative registrate, in modo da comprenderne
le cause e prevenirne ulteriori probabili effetti che possono derivare dall’operatività, che agli
interventi sulle fonti potenziali di rischio e sul sistema dei controlli interni. Per fronteggiare
entrambe le esigenze la metodologia prevede l’utilizzo di strumenti di analisi qualitativa e
quantitativa. In particolare, l’analisi qualitativa consiste nell’applicazione di tecniche di
valutazione del rischio, tese ad individuare i rischi potenziali, prima che si verifichino le perdite e
nel mettere in luce le possibili cause per definire le opportune strategie di intervento.
Dall’attività di RSA svolta nel 2013 emerge una stima delle perdite operative future
sostanzialmente invariata rispetto all’assessment precedente. L’evento di perdita di maggior
impatto è confermato essere “Esecuzione, gestione e consegna di prodotti o servizi” mentre
risulta migliorata la percezione del presidio dei fattori di rischio per processo (la maggior parte
dei fattori di rischio, infatti, risulta adeguatamente presidiato).
47
Tavola 13: Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel
portafoglio bancario
Informativa qualitativa
Le iniziative poste in essere dalla Banca nel corso dell’anno 2013 prevedono un portafoglio di
partecipazioni societarie il cui spessore in termini di quantità e qualità è quello risultante a
seguito dell’attuazione delle strategie aziendali contenute nel Piano Industriale, ovvero oggetto
di una progressiva riduzione quantitativa e di una semplificazione gestionale con conseguente
dismissione di partecipazioni non strumentali. La Banca si caratterizza per un portafoglio di
partecipazioni detenute esclusivamente per finalità di stabile investimento e non di
negoziazione.
Attività finanziarie disponibili per la vendita
Criteri di iscrizione
L’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria avviene alla data di regolamento per i titoli di debito e
di capitale ed alla data di erogazione in caso di crediti. All’atto della rilevazione iniziale le attività
sono contabilizzate al loro fair value, che corrisponde normalmente al costo di acquisto,
comprensivo dei costi e proventi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso.
Se l’iscrizione avviene a seguito di riclassificazione dalle attività detenute sino alla scadenza, il
valore di iscrizione è rappresentato dal fair value al momento del trasferimento. Nel caso di titoli
di debito l’eventuale differenza tra il valore iniziale e il valore di rimborso viene ripartita lungo la
vita del titolo con il metodo del costo ammortizzato.
Criteri di classificazione
Questa categoria residuale accoglie le attività finanziarie non derivate, che non sono classificate
fra le attività finanziarie detenute per la negoziazione o attività finanziarie detenute sino alla
scadenza, ovvero nel portafoglio crediti.
Sono classificate in questa voce anche le interessenze azionarie non gestite con finalità di
negoziazione e non qualificabili di controllo, collegamento e controllo congiunto e i titoli
obbligazionari che non sono oggetto di attività di trading.
Criteri di valutazione
Successivamente alla rilevazione iniziale, le attività finanziarie disponibili per la vendita sono
valutate al fair value, con la rilevazione a conto economico della quota interessi come risultante
dall’applicazione del costo ammortizzato e con l’imputazione degli utili/perdite derivanti dalla
variazione di fair value in una apposita riserva di patrimonio netto ad eccezione delle perdite per
riduzione di valore.
Per gli strumenti finanziari quotati in un mercato attivo, il fair value è pari alla quotazione di
chiusura del mercato alla data di bilancio.
Per gli strumenti finanziari negoziati in un mercato non attivo, il fair value viene determinato
utilizzando metodi di stima e modelli valutativi generalmente accettati e che sono basati su dati
rilevabili sul mercato, quali metodi basati sulla valutazione di strumenti quotati che presentano
analoghe caratteristiche e attualizzazione di flussi di cassa attesi, tenendo conto dei diversi
profili di rischio insiti negli strumenti stessi.
I titoli di capitale per i quali non sia possibile determinare il fair value in maniera attendibile,
sono mantenuti al costo, rettificato a fronte dell’accertamento di perdite per riduzione di valore.
48
Il valore delle attività finanziarie disponibili per la vendita è inoltre sottoposto a test di verifica
(impairment) qualora ricorrano obiettive evidenze di riduzione di valore dipendenti dal
deterioramento della solvibilità degli emittenti e dagli altri indicatori previsti dallo IAS 39.
L’ammontare della eventuale perdita viene determinato come differenza tra il valore contabile
ed il fair value corrente.
In particolare, per i titoli di capitale quotati in un mercato attivo, una riduzione del fair value al di
sotto del costo superiore al 20% o prolungata per oltre 9 mesi è ritenuta una evidenza obiettiva
di riduzione di valore alla quale, quindi, consegue la rilevazione di una rettifica di valore come
nel seguito indicato.
Per le partecipazioni non quotate il fair value è stimato sulla scorta delle metodologie di
valutazione d’azienda più pertinenti in base al tipo di attività svolta da ciascuna partecipata; tali
attività vengono mantenute al valore di libro se il loro fair value non può essere determinato in
modo affidabile. I titoli disponibili per la vendita sono inoltre sottoposti a impairment test qualora
ricorrano situazioni sintomatiche dell’esistenza di perdite di valore dipendenti dal
deterioramento della solvibilità degli emittenti e dagli altri indicatori previsti dallo IAS 39.
Le rettifiche di valore derivanti dal test di impairment vengono contabilizzate interamente nel
conto economico, comprese quelle cumulate nella riserva di patrimonio netto direttamente
attribuibile al singolo strumento finanziario oggetto di svalutazione.
Le successive riprese di valore effettuate, qualora i motivi che hanno originato precedenti
rettifiche di valore per impairment siano venuti meno a seguito di un evento verificatosi
successivamente alla loro rilevazione, vengono contabilizzate in contropartita:
- della riserva di patrimonio netto, per gli strumenti rappresentativi di capitale;
- del conto economico, per gli strumenti di debito e per i crediti.
Criteri di cancellazione
Le attività finanziarie vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari
derivanti dalle attività stesse o quando l’attività finanziaria viene ceduta trasferendo
sostanzialmente tutti i rischi e benefici ad essa connessi.
I titoli ricevuti nell’ambito di una operazione che contrattualmente prevede la successiva vendita
e i titoli consegnati nell’ambito di una operazione che contrattualmente prevede il successivo
riacquisto, non sono, rispettivamente, registrati o cancellati dal bilancio. Di conseguenza, nel
caso di titoli acquistati con accordo di rivendita, l’importo pagato viene registrato in bilancio
come credito verso clientela o banche, mentre, nel caso di titoli ceduti con accordo di riacquisto,
la passività viene registrata nei debiti verso banche o verso clientela o tra le altre passività.
Criteri di rilevazione delle componenti reddituali
Gli interessi e i dividendi su titoli vengono iscritti rispettivamente nelle voci 10 “Interessi attivi e
proventi assimilati” e 70 “Dividendi e proventi simili”; gli utili o le perdite realizzati con la vendita
o il riacquisto sono rilevate nella voce 100 “Utili/perdite da cessione o riacquisto di attività
finanziarie disponibili per la vendita”; le plusvalenze e le minusvalenze derivanti dalla
valutazione al fair value dei titoli disponibili per la vendita vengono imputate al patrimonio netto
nella voce “riserve da valutazione” e sono riversate al conto economico al momento della
dismissione o in presenza di una perdita di valore rilevata in seguito al test di impairment nella
voce 130 “Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività disponibili per la
vendita”.
Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi
successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore.
Tali riprese di valore sono imputate a conto economico nel caso di titoli di debito o di crediti alla
voce 130 “Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività disponibili per la
49
vendita”, e vengono imputate a patrimonio netto nel caso di titoli di capitale nella voce “riserve
da valutazione” e riversate al conto economico all’atto della cessione.
Partecipazioni
Criteri di iscrizione
La voce comprende le partecipazioni detenute in società controllate, collegate ed in quelle
soggette a controllo congiunto; tali partecipazioni all’atto della rilevazione iniziale sono iscritte al
costo di acquisto, integrato dei costi direttamente attribuibili.
Criteri di classificazione
Ai fini della classificazione in tale voce, sono considerate controllate le entità per le quali si
detiene il potere di determinare le politiche finanziarie e gestionali al fine di ottenere benefici.
Ciò avviene quando è detenuta, direttamente e/o indirettamente, più della metà dei diritti di voto
ovvero in presenza di altre condizioni di controllo di fatto, quali ad esempio la nomina della
maggioranza degli Amministratori.
Sono considerate entità a controllo congiunto quelle per cui vi sono accordi contrattuali,
parasociali o di altra natura per la gestione paritetica dell’attività e la nomina degli
Amministratori.
Le entità collegate sono quelle in cui si detiene il 20 per cento o una quota superiore dei diritti di
voto e le società che per particolari legami giuridici, quali la partecipazione a patti di sindacato,
debbano considerarsi sottoposte ad influenza notevole.
Nell’ambito di tali classificazioni si prescinde dall’esistenza o meno di personalità giuridica e nel
computo dei diritti di voto sono considerati anche i diritti di voto potenziali correntemente
esercitabili.
Criteri di valutazione
Le partecipazioni sono valutate al costo. Ad ogni data di bilancio o situazione infrannuale viene
accertata l’eventuale evidenza che la partecipazione abbia subito una riduzione di valore
attraverso la predisposizione del test di impairment mediante l’analisi prospettica della
situazione economica, patrimoniale e finanziaria della partecipata.
Qualora emergano evidenze che il valore di una partecipazione possa aver subito una
riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa,
rappresentato dal maggiore tra il fair value al netto dei costi di vendita ed il valore d’uso.
Quest’ultimo è il valore attuale dei flussi finanziari futuri che la partecipazione potrà generare,
incluso il valore di dismissione finale dell’investimento. Se il valore recuperabile risulta inferiore
al valore contabile la relativa differenza è rilevata a conto economico.
Per le svalutazioni effettuate, qualora siano venuti meno i motivi che le hanno generate a
seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore,
vengono eseguite le riprese di valore con imputazione a conto economico.
Criteri di cancellazione
Le partecipazioni vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari
derivanti dalle attività stesse o quando la partecipazione viene ceduta trasferendo tutti i rischi e
benefici ad essa connessi.
50
Criteri di rilevazione delle componenti reddituali
I dividendi riferiti alle società partecipate sono rilevati alla voce 70 “ Dividendi e proventi simili”
mentre eventuali perdite e/o riprese di valore derivanti dall’applicazione dei procedimenti di
verifica (impairment test) sono registrati alla voce “Utile/Perdite delle partecipazioni”. Le
eventuali riprese di valore vengono imputate alla stessa voce.
I proventi relativi a tali investimenti sono contabilizzati a conto economico, indipendentemente
dal fatto che siano stati generati dalla partecipata anteriormente o successivamente alla data di
acquisizione. Qualora il valore contabile della partecipazione nel bilancio individuale superi il
valore contabile nel bilancio consolidato dell'attivo netto della medesima partecipazione, incluso
il relativo avviamento, la Cassa valuta se esiste un’indicazione che la partecipazione abbia
subìto una riduzione di valore.
Informativa quantitativa
Tabella 13.1 - Esposizioni in Strumenti di Capitale - Portafoglio Bancario
importi in migliaia di euro
Valore di bilancio
Titoli disponibili per la
vendita
di cui quotati
di cui non quotati
Partecipazioni
di cui quotati
di cui non quotati
Totale
di cui quotati
di cui non quotati
34.994
34.994
62.425
62.425
97.419
97.419
Fair value
Esposizione
34.994
34.994
34.994
34.994
62.425
62.425
97.419
97.419
34.994
34.994
Utili / Perdite
realizzati nel periodo
9.763
9.763
9.763
9.763
(*)
Plus / Minus
sospese a P.N.
3.205
3.205
3.205
3.205
Plus / Minus
sospese a P.N.: di
cui computate nel
patrimonio
supplementare
1.603
1.603
-
1.603
1.603
(*) L'importo comprende la somma di 9.788 migliaia di euro, come componente reddituale positiva, riveniente dalla rilevazione delle nuove quote partecipative detenute nella
Banca d’Italia a seguito dell’aumento di capitale ai sensi del d.l. 133/2013, convertito con la legge n. 5 del 29 gennaio 2014, ed alle modifiche statutarie deliberate dall’Organo di
Vigilanza.
Nella tabella sono evidenziate le esposizioni in strumenti di capitale del portafoglio bancario per
portafoglio contabile di riferimento.
51
Tavola 14: Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario
Informativa qualitativa
Il rischio di tasso d’interesse sul banking book è rappresentato dal rischio causato dalle
differenze nelle scadenze e nei tempi di ridefinizione del tasso di interesse delle attività e delle
passività della Banca non ricomprese nel portafoglio di negoziazione ai fini di Vigilanza. In
presenza di tali differenze, fluttuazioni dei tassi di interesse determinano sia una variazione del
margine di interesse e, quindi, del profitto atteso di breve periodo, sia una variazione del valore
di mercato delle attività e delle passività e, quindi, del valore economico del patrimonio netto.
Il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, pertanto, si riferisce all’andamento dei
tassi di interesse e alla composizione del portafoglio bancario in termini di esposizioni nette
sulle diverse scadenze.
Al fine di quantificare il grado di esposizione al rischio di tasso sul portafoglio bancario, il
Gruppo utilizza la metodologia semplificata regolamentare illustrata dalla Circolare di Banca
d’Italia n. 263/2006, Titolo III, Capitolo 1, Allegato C. L’ammontare determinato viene
considerato come capitale interno a fronte del rischio in oggetto.
Inoltre il Gruppo svolge analisi gestionali di sensitività attraverso la simulazione degli effetti di
spostamenti paralleli e non delle curve dei tassi.
La gestione del rischio di tasso d’interesse sul banking book è attuata dal Servizio Risk
Management nel rispetto delle linee guida definite dal Consiglio di Amministrazione, tenendo
conto della pianificazione strategica, degli obiettivi di budget e dell’andamento delle poste attive
e passive nelle concrete situazioni di mercato. Tale gestione deve garantire che l’Istituto
mantenga una esposizione coerente con la propria soglia di tolleranza anche in presenza di
nuovi prodotti e tipi di attività.
Il monitoraggio dell’esposizione al rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario mediante
la metodologia semplificata indicata da Banca d’Italia è effettuato trimestralmente dal Servizio
Risk Management, che analizza la rilevanza dell’esposizione della Banca al rischio di tasso sia
nel caso di una variazione uniforme dei tassi di 200 punti base, sia di variazioni differenziate per
scadenza che riflettano i movimenti estremi dei tassi osservati negli ultimi sei anni
(alternativamente il 1° o il 99° percentile della distribuzione statistica delle variazioni su
ciascuna scadenza). Anche le analisi gestionali di sensitività sono effettuate con periodicità
trimestrale. Nell’ambito del monitoraggio, il Servizio Risk Management fa riferimento a soglie di
sorveglianza che possono essere tempo per tempo rimodulate in considerazione della
situazione di mercato. Tali soglie, definite sulla base dell’indicatore di rischiosità stabilito dalla
Banca d’Italia, rappresentano i valori di attenzione al fine di mantenere entro livelli contenuti
l’esposizione al rischio di tasso. In caso di mancato rispetto delle soglie, una volta valutata
l’effettiva rilevanza del fenomeno in relazione alle condizioni di mercato ed a quelle specifiche
della banca, il Servizio Risk Management predispone una adeguata informativa per i Vertici
Aziendali, per la definizione di idonee misure correttive.
Informativa quantitativa
Di seguito vengono sinteticamente esposti i risultati delle analisi sul rischio di tasso di interesse
sul portafoglio bancario al 31/12/2013. In particolare, la tabella mostra i dati relativi all’impatto
sui valori patrimoniali dell’Istituto nelle tre ipotesi indicate da Banca d’Italia nell’ambito della
metodologia semplificata: variazione parallela della curva dei tassi di interesse di +/- 200 punti
52
base, 1° e 99° percentile delle variazioni rilevate sulle singole scadenze in un periodo di
osservazione di sei anni.
PATRIMONIO DI VIGILANZA CONS.
Gruppo Carismi
239.705.468
TOTALE
PASSIVO DA
PONDERARE
ATTIVOPASSIVO DA
PONDERARE
FASCIA
TOTALE ATTIVO
DA PONDERARE
- VISTA E REVOCA
- FINO AD UN MESE
40 - DA OLTRE 1 MESE A 3 MESI
50 - DA OLTRE 3 A 6 MESI
60 - DA OLTRE 6 A 12 MESI
- DA OLTRE 1 A 2 ANNI
- DA OLTRE 2 A 3 ANNI
170 - DA OLTRE 3 A 4 ANNI
180 - DA OLTRE 4 A 5 ANNI
- DA OLTRE 5 A 7 ANNI
330 - DA OLTRE 7 A 10 ANNI
430 - DA OLTRE 10 A 15 ANNI
460 - DA OLTRE 15 A 20 ANNI
490 - OLTRE 20 ANNI
1.990.770.621
107.118.503
104.650.479
123.773.039
146.221.230
365.357.633
348.980.243
160.731.189
190.341.216
341.525.794
302.725.456
101.751.064
12.815.711
6.729.776
433.024.342
1.032.723.784
239.767.352
395.620.116
284.586.979
482.679.833
413.465.518
393.516.108
353.243.358
159.738.717
85.201.746
4.335.457
1.024.960
332.118
1.557.746.279
-925.605.281
-135.116.873
-271.847.077
-138.365.749
-117.322.200
-64.485.275
-232.784.919
-162.902.142
181.787.077
217.523.710
97.415.607
11.790.751
6.397.658
TOTALE POSIZIONI NETTE
VARIAZIONE VALORE ECONOMICO
SOMMA VALORI ASSOLUTI E SBILANCI VALUTE
4.303.491.954
4.279.260.387
24.231.567
FATTORE DI
PONDERAZIONE
(shock +200 p.b.)
0,08%
0,32%
0,72%
1,43%
2,77%
4,49%
6,14%
7,71%
10,15%
13,26%
17,84%
22,43%
26,03%
INCIDENZA % RISCHIO DI TASSO
RIEPILOGO STRESS TEST
Scenario di stress
Standard: parallelo 200 pb
Shock 99° percentile
Stress gestionale: inclinazione positiva
POSIZIONE NETTA
FATTORE DI
PONDERATA (shock
PONDERAZIONE
+200 b.p.)
(shock I° Percentile)
-740.484
-432.374
-1.957.299
-1.978.630
-3.249.825
-2.895.389
-14.292.994
-12.559.755
18.451.388
28.843.644
17.378.944
2.644.665
1.665.310
0,50%
0,75%
1,00%
53
57.906
57.603
363.138
533.441
851.618
1.059.577
7.146.497
7.972.438
-15.507.787
-23.131.160
-14.076.945
-2.212.466
-1.381.677
FATTORE DI
PONDERAZIONE
(shock 99°
Percentile)
0,03%
0,12%
0,27%
0,64%
1,38%
2,11%
2,67%
2,97%
3,05%
3,45%
4,55%
5,83%
7,03%
POSIZIONE
NETTA
PONDERATA
(shock 99°
Percentile)
-313.806
-166.032
-724.201
-882.192
-1.624.292
-1.362.471
-6.214.022
-4.836.509
5.542.348
7.500.501
4.432.674
687.835
449.461
FATTORE DI
PONDERAZ.
(shock
inclinazione
positiva)
POSIZIONE NETTA
PONDERATA (shock
inclinazione
positiva)
0,01% 0,04% 0,18%
0,36%
1,04%
1,69%
3,07%
3,85%
6,35%
8,29%
13,38%
16,82%
19,52%
92.560,53
54.046,75
-489.325
-491.198
-1.214.285
-1.088.189
-7.146.497
-6.271.732
11.543.479
18.027.277
13.034.208
1.982.615
1.248.503
30.877.202
-30.877.202
30.877.202
-38.267.816
38.267.816
38.267.816
2.489.294
-2.489.294
2.489.294
28.988.249
-28.988.249
28.988.249
12,9%
16,0%
1,0%
12,1%
(≤ 3 mesi) >3 mesi ; <= 1 anno
>1 anno ; <= 3 anni >3 anni ; <= 5 anni >5 anni ; <= 10 anni
2,00%
2,00%
2,00%
2,00%
2,00%
0,25%
-0,01%
-0,04%
-0,13%
-0,39%
-0,73%
-1,64%
-3,07%
-4,89%
-8,53%
-10,63%
-14,45%
-18,76%
-21,60%
POSIZIONE
NETTA
PONDERATA
(shock I°
Percentile)
1,25%
>10 anni
2,00%
1,50%
Sensitivity
Indice di rischiosità
30.877.202
12,9%
2.489.294
1,0%
28.988.249
12,1%
Tavola 15: Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione
Informativa qualitativa
Il processo di determinazione delle politiche di remunerazione e incentivazione della Cassa fa
riferimento a principi di valorizzazione del merito e di motivazione al conseguimento di obiettivi
strategici aziendali di medio/lungo termine senza peraltro incoraggiare un’eccessiva assunzione dei
rischi.
Secondo le “Disposizioni” emanate dalla Banca d’Italia, all’Assemblea degli Azionisti in sede
ordinaria deve essere fornita una informativa annuale avente ad oggetto il processo decisionale
seguito per la definizione delle “Politiche di remunerazione”. In coerenza alle previsioni appena
illustrate, il processo di definizione delle “Politiche di remunerazione” prevede:
-
-
il preventivo coinvolgimento delle strutture aziendali preposte nella individuazione dei
principali elementi utili alla definizione o alla revisione annuale delle “Politiche”;
il coinvolgimento della funzione di conformità, chiamata ad esprimersi in ordine alla coerenza
delle politiche di remunerazione al quadro normativo di riferimento. L’intervento della
funzione di conformità è finalizzato a verificare l’adeguatezza delle “Politiche” alla normativa
vigente sul tema, e si connota per l’interscambio e l’integrazione con le strutture preposte
nell’individuazione delle misure correttive più appropriate;
l’approvazione delle “Politiche” da parte dell’organo con funzioni di supervisione strategica,
cui spetta il compito di adottare e riesaminare, con periodicità annuale, la politica di
remunerazione, restando responsabile della sua corretta attuazione. A tale proposito, lo
Statuto della Cassa dispone (art. 15) che il Consiglio fornisca all’Assemblea degli Azionisti
idonea informativa sulle politiche di retribuzione da approvare. L’informativa deve essere
idonea a fornire all’organo assembleare una chiara ed efficace rappresentazione delle
ragioni e finalità che la società persegue con la politica retributiva, dei criteri prescelti nella
definizione delle politiche remunerative, dei parametri utilizzati per il calcolo delle componenti
variabili, dell’iter seguito nell’elaborazione delle “Politiche”.
Una volta deliberato dal Consiglio di Amministrazione, il documento indicante le politiche di
remunerazione previste a favore di Amministratori, dipendenti e collaboratori non legati alla Società
da rapporti di lavoro subordinato viene deliberato dall’Assemblea dei Soci, in coerenza alle
previsioni normative vigenti. La Capogruppo, inoltre, elabora il Documento sulle politiche di
remunerazione per l’intero Gruppo bancario, assicurandone la complessiva coerenza, fornendo gli
indirizzi necessari alla sua attuazione e verificandone la corretta applicazione.
Quanto ai criteri che, in generale, guidano le scelte in tema di remunerazione ed incentivazione del
personale, le “politiche” delineate dall’Azienda hanno l’obiettivo di assicurare:
-
la motivazione, il sostegno alla crescita professionale e la fidelizzazione di tutte le risorse,
con particolate attenzione a quelle che ricoprono ruoli di responsabilità;
la stretta correlazione tra livelli economici e dinamiche di creazione del valore, in un percorso
di sostenibilità e contenimento dei rischi.
Le politiche di remunerazione adottate devono essere conformi alle disposizioni di legge e delle
Autorità di Vigilanza. Con particolare riguardo alle dinamiche evolutive che hanno interessato le
prassi retributive negli ultimi anni ricordiamo, a livello internazionale, i principi emanati dal
Financial Stability Board (FSB) nell’aprile 2009 e la Direttiva 2010/76/CE (c.d. CRD III) che
disciplina, con decorrenza 1° gennaio 2011, l’adeguamento delle disposizioni di vigilanza
nazionali relativamente alle banche ed alle imprese di investimento. A livello nazionale, i
maggiori interventi hanno riguardato l’emanazione da parte di Banca d’Italia delle disposizioni
del 4 marzo 2008 in materia di Organizzazione e Governo Societario delle Banche e della
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comunicazione del 28 novembre 2009, finalizzata ad attivare presso le banche italiane
l’implementazione dei principi enunciati dal FSB.
Sono riconducibili ai citati passaggi regolamentari:
 l’obbligo di approvazione da parte dell’Assemblea delle “Politiche di Remunerazione” di
Gruppo (previsione volta ad accrescere il grado di consapevolezza degli azionisti);
 l’introduzione per il Top Management di un sistema di incentivazione ancorato alle
strategie ed agli obiettivi di medio/lungo termine dell’azienda; l’esclusione delle “funzioni
di controllo” da ogni forma di incentivazione di breve termine;
 i coinvolgimento strutturato delle funzioni aziendali competenti nella definizione delle
politiche di remunerazione.
Il 30 marzo 2011 sono state emanate da Banca d’Italia le disposizioni per le banche e i gruppi
bancari in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione attualmente in vigore,
attuative della soprarichiamata Direttiva 2010/76/CE (CRD III). I principi ispiratori delle suddette
disposizioni intendono favorire il corretto bilanciamento tra la componente fissa e variabile della
remunerazione e collegare i compensi ai risultati effettivi nel tempo tramite il ricorso a particolari
sistemi di differimento per tutti quei soggetti la cui attività professionale ha o può avere un
impatto rilevante sul profilo di rischio della Banca, c.d. “personale più rilevante”. L’autorità di
Vigilanza è quindi tornata sul tema nel Marzo 2012 con un documento che ribadisce la
necessità per le Banche di adottare politiche di distribuzione degli utili e sistemi di
incentivazione coerenti con gli obiettivi di lungo periodo, e nel Marzo 2013 con un ulteriore
documento con cui, dato il perdurare della sfavorevole congiuntura economica, si invitano le
Banche a garantire la sostenibilità della parte variabile delle retribuzioni, e il mantenimento di un
livello di patrimonializzazione adeguato.
Da segnalare infine il documento di recepimento della Direttiva 2013/36/EU (cd. CRDIV) la cui
pubblica consultazione si è conclusa il 12 gennaio 2014 con il quale, pur nel quadro di una
sostanziale conferma dell’impianto di fondo e dei principi cardine della disciplina in materia,
sono stati introdotti importanti elementi quali il rapporto massimo tra componente variabile e
fissa, il rafforzamento delle previsioni in materia di aggiustamento per i rischi ex post mediante
l’inserimento di indicatori sia di tipo quantitativo che qualitativo etc.
Nel rispetto della normativa vigente, le remunerazioni spettanti ai componenti degli Organi
nominati dall’Assemblea vengono determinate dall’Assemblea stessa che provvede, pertanto, a
stabilire criteri e misure dei trattamenti spettanti ai Presidenti ed ai componenti dell’organo con
funzione di supervisione strategica e dell’organo di controllo.
Spetta invece al Consiglio di Amministrazione la determinazione della spettanza e dell’importo
di eventuali ulteriori compensi da riconoscere agli Amministratori chiamati a ricoprire incarichi
all’interno di organismi costituiti nell’ambito del Consiglio stesso (componenti del Comitato di
controllo interno e dell’Organismo di vigilanza ex D.lgs 231/2011),
Spetta inoltre al Consiglio di Amministrazione la determinazione dei trattamenti da
corrispondere al Direttore Generale, all’Amministratore Delegato, nonché al Vice Direttore
Generale; è altresì di competenza del Consiglio la determinazione della spettanza e
dell’ammontare dei trattamenti a favore dei Responsabili delle Funzioni di controllo interno.
Il Consiglio di Amministrazione, in data 4 maggio 2012, ha nominato l’Amministratore Delegato
e ne ha determinato il compenso in 512.000,00, quale trattamento retributivo fisso a suo favore;
il trattamento è indicizzato a gennaio di ogni anno in base al tasso di inflazione. Sono inoltre
previste a favore dell’Amministratore Delegato copertura assicurative per rischi di tipo sanitario
ed infortunistico e l’attribuzione di gettoni di presenza – nella stessa misura prevista per i
componenti del Consiglio di Amministrazione – per le riunioni del Consiglio stesso e del
Comitato Esecutivo. E’ infine riconosciuta all’Amministratore Delegato una componente
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retributiva variabile che, in conformità alle vigenti “Disposizioni”, risulta collegata al
raggiungimento di indicatoridi performance misurata al netto dei rischi, tiene conto del livello di
risorse patrimoniali necessarie per fronteggiare le attività intraprese, nonché del raggiungimento
di obiettivi di tipo qualitativo.
Nel corso del 2013, la Cassa ha usufruito del contributo di 4 collaboratori, con competenze
specifiche, non legati alla Società da rapporto di lavoro subordinato; al 31 dicembre 2013 per
effetto del mancato rinnovo di due contratti, i collaboratori presenti erano 2. Si segnala che un
collaboratore ha manifestato il proprio gradimento per un riposizionamento dei termini
contrattuali della collaborazione, implicante la rinuncia al 25% della componente economica
fissa del complessivo trattamento spettante, sia all’intera parte variabile del medesimo.
Inoltre, con delibera del dicembre 2013, il Consiglio di Amministrazione della Cassa ha
deliberato l’erogazione a favore del Vice Direttore Generale della somma di € 50.000,00 lordi
quale acconto sulla componente variabile spettante ed in riferimento all’esercizio 2012.
Informativa quantitativa
Di seguito si sintetizzano i compensi corrisposti ai componenti degli organi di amministrazione e
di controllo, ai direttori generali e ai responsabili delle Funzioni di controllo interno.
Compensi variabili non equity
Numero di
risorse
Categoria
Periodo per
cui è stata
Scadenza
ricoperta la della carica
carica
Compensi
fissi
11
Consiglio di
Amministrazione
01/01/2013
31/12/2013
€
633.184,35
3
Collegio Sindacale
01/01/2013
31/12/2013
€
146.048,04
1
Amministratore
Delegato
01/01/2013
31/12/2013
€
533.360,00
1
Vice Direttore
Generale
01/01/2013
31/12/2013
€
350.200,11
4
Personale
Responsabile
Funzioni di
Controllo Interno
01/01/2013
31/12/2013
€
513.516,36
Compensi
variabili
Compensi per
la
partecipazione
a comitati
€
Bonus e altri
incentivi
Partecipazione
agli utili
Benefici
non monetari
38.931,50
Altri
Compensi
Totale
€ 672.115,85
€ 146.048,04
€
€
50.000,00
€
56
59.800,00
4.777,80
€ 538.137,80
€ 37.236,90
€ 437.437,01
€ 75.110,18
€ 648.426,54
Fair Value
dei
compensi
equity
Indennità di
fine carica
o di
cessazione
del
rapporto di
lavoro