Regolamento Rischi
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Regolamento Rischi
INFORMATIVA AL PUBBLICO GRUPPO CARISMI SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2013 1 SOMMARIO PREMESSA ......................................................................................................................................................................... 4 TAVOLA 1: REQUISITO INFORMATIVO GENERALE ............................................................................................ 6 TAVOLA 2: AMBITO DI APPLICAZIONE ................................................................................................................. 25 TAVOLA 3: COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DI VIGILANZA ..................................................................... 26 TAVOLA 4: ADEGUATEZZA PATRIMONIALE ....................................................................................................... 28 TAVOLA 5: RISCHIO DI CREDITO – INFORMAZIONI GENERALI RIGUARDANTI TUTTE LE BANCHE ............................................................................................................................................................................................. 32 TAVOLA 6: RISCHIO DI CREDITO – INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL METODO STANDARDIZZATO E ALLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE SPECIALIZZATE E IN STRUMENTI DI CAPITALE NELL’AMBITO DEI METODI IRB .................................................................................................... 40 TAVOLA 8: TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO ................................................................................ 43 TAVOLA 9: RISCHIO DI CONTROPARTE ................................................................................................................ 45 TAVOLA 12: RISCHIO OPERATIVO ........................................................................................................................... 47 TAVOLA 13: ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE: INFORMAZIONI SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO ............................................................................................................. 48 TAVOLA 14: RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO ....................................................................................................................................................................... 52 TAVOLA 15: SISTEMI E PRASSI DI REMUNERAZIONE E INCENTIVAZIONE ............................................... 54 2 Introduzione La disciplina di Vigilanza prudenziale (c.d. “Normativa di Basilea”) è stata elaborata dal Comitato di Basilea e recepita dall’Unione Europea. Nel mese di giugno 2013 è stato pubblicato il nuovo regime comunitario in materia di requisiti patrimoniali del sistema bancario ed in particolare sono stati emanati il Regolamento (UE) n.575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio e la Direttiva 2013/36/UE. L’impianto complessivo della Normativa di Basilea si articola su tre ambiti di riferimento principali (c.d. “Pilastri”). In particolare il Terzo Pilastro (o “Informativa al Pubblico”) ha lo scopo di rafforzare la regolamentazione del capitale e promuovere la stabilità e la solidità delle banche e del settore finanziario mediante la Disciplina di Mercato. Lo scopo dell’Informativa al Pubblico è pertanto quello di integrare i requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro) e il processo di controllo prudenziale (Secondo Pilastro), attraverso l’individuazione di un insieme di requisiti di trasparenza informativa che consentano al Mercato di disporre di informazioni circa l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, misurazione e gestione di tali rischi. In considerazione dell’entrata in vigore al 1° gennaio 2014 delle nuove disposizioni di vigilanza, la presente Informativa è redatta conformemente alle disposizioni del Titolo IV, Capitolo 1 della Circolare n. 263 della Banca d‟Italia del 27 dicembre 2006 (“Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”) e successivi aggiornamenti, che hanno introdotto a carico delle Banche e dei Gruppi bancari, obblighi di pubblicazione di informazioni, di carattere qualitativo e quantitativo, in merito a: - adeguatezza patrimoniale; - esposizione ai rischi; - sistemi preposti all’identificazione, misurazione e gestione dei rischi stessi. Alla luce delle nuove disposizioni di vigilanza prudenziale, le informazioni relative alla gestione dei rischi contenute nelle singole sezioni del presente documento potranno riportare oltre che una rappresentazione della situazione a fine 2013 anche indicazioni circa le attività di adeguamento in corso. In tale ambito, la Cassa di Risparmio di San Miniato (di seguito “CRSM” o “Capogruppo”) ha, su base consolidata anche per le società rientranti nel perimetro del Gruppo Carismi (di seguito “Carismi” o “Gruppo”), la responsabilità di assicurare la completezza, la correttezza e la veridicità delle informazioni pubblicate. Le scelte operate dal Gruppo Carismi per assicurare il rispetto degli obblighi di disclosure previsti dalla normativa sono state approvate dall’organo di supervisione strategica ovvero il Consiglio di Amministrazione. La verifica della sussistenza di presidi organizzativi idonei a garantire l’affidabilità dei processi di produzione, elaborazione e diffusione delle informazioni è rimessa all’Organo di Vigilanza. In adempimento agli obblighi normativi, il presente documento è articolato secondo l’ordine delle Tavole illustrate nella Circolare di Banca d’Italia1 ed è redatto con frequenza annuale. L’informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili in linea con i flussi informativi predisposti per il bilancio di esercizio. Il Gruppo pubblica la presente informativa ed i successivi aggiornamenti sul proprio sito internet all’indirizzo www.carismi.it/ nella sezione Trasparenza. 1 Come da prescrizioni normative, non vengono pubblicate le Tavole 7, 10 e 11 di cui all’Allegato A Informazioni da pubblicare, in quanto “Le banche pubblicano le informazioni riguardanti le attività svolte, i rischi assunti e le metodologie utilizzate; la pubblicazione di tavole prive di informazioni va, pertanto, evitata” (cfr. Circolare della Banca d’Italia n. 263/2006, Titolo IV, Capitolo 1, Sezione II, § 2 Contenuto e modalità di pubblicazioni delle informazioni). Le evidenze di cui alle Tavole pubblicate, se non diversamente specificato, sono riportate a livello consolidato in valuta euro. 3 Premessa Contenuti dell’Informativa Tavola 1 – Requisito informativo generale Fornisce obiettivi e politiche di gestione per ciascuna categoria di rischio. Tavola 2 – Ambito di applicazione Descrive la composizione del gruppo bancario cui si applicano gli obblighi di informativa, esplicitando inoltre le differenze nelle aree di consolidamento rilevanti per fini prudenziali e di bilancio. Tavola 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza Informa sulle principali caratteristiche degli elementi patrimoniali e rende noto l’ammontare del patrimonio di base (Tier 1), del patrimonio supplementare (Tier 2) e di terzo livello (Tier 3), del patrimonio complessivo e degli elementi negativi e in deduzione da quest’ultimo. Tavola 4 – Adeguatezza patrimoniale Illustra sinteticamente il metodo applicato dal Gruppo per la valutazione dell’adeguatezza patrimoniale, fornendo inoltre misura del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito relativo a ciascun segmento regolamentare d’attività e del requisito patrimoniale a fronte dei rischi di mercato inerenti le attività del portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza e le altre attività. Tavola 5 – Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche Fornisce ulteriori informazioni sul rischio di credito e di diluizione, oltre a dati quantitativi inerenti le esposizioni creditizie lorde totali distinte per tipologia di esposizione e controparte, la distribuzione delle esposizioni per aree geografiche e per settore economico o tipo di controparte, la distribuzione dell’intero portafoglio per vita residua, le esposizioni deteriorate e le rettifiche di valore, la dinamica di queste ultime. Tavola 6 – Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB Elenca i nomi delle agenzie esterne di valutazione del merito di credito prescelte (ECAI . External Credit Assessment Institution) e le classi regolamentari di attività per le quali ciascuna di esse è utilizzata; fornisce per ciascuna classe regolamentare di attività i valori delle esposizioni associati alle varie classi di merito e di quelle dedotte dal patrimonio di vigilanza. Tavola 8 – Tecniche di attenuazione del rischio Descrive le principali tipologie di garanzie reali accettate, le politiche e i processi per la valutazione e la gestione delle stesse ed esplicita i tipi di garanti. Fornisce per ciascun portafoglio regolamentare di attività il valore delle esposizioni coperte da garanzie reali finanziarie e da altre garanzie reali e di quelle coperte da garanzie personali e/o da derivati su crediti. Tavola 9 – Rischio di controparte Descrive le politiche relative alle garanzie e alle valutazioni sul rischio di controparte, nonché al rischio di correlazione sfavorevole e la metodologia utilizzata per assegnare i limiti operativi relativi alle esposizioni. Fornisce informazioni quantitative quali il fair value lordo dei contratti, le garanzie reali detenute, il fair value positivo al netto degli accordi di compensazione. 4 Tavola 12 – Rischio operativo Illustra il metodo adottato per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio operativo. Tavola 13 – Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario Fornisce la descrizione dei portafogli in base agli obiettivi perseguiti, dei criteri contabili e delle metodologie di valutazione utilizzate. Espone il valore di bilancio e fair value degli strumenti in parola, gli ammontari delle esposizioni distinguendo tra le varie tipologie. Tavola 14 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario Illustra la natura del rischio di tasso di interesse, chiarendo pure la frequenza di misurazione di questa tipologia di rischio e le ipotesi di fondo utilizzate nella misurazione e gestione dello stesso. Fornisce misura dell’aumento/diminuzione degli utili o del capitale economico (o di altri indicatori rilevanti) nell’ipotesi di uno shock positivo e negativo dei tassi, coerente con il metodo di misurazione prescelto. Tavola 15 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione Illustra le caratteristiche del processo di determinazione delle remunerazioni aziendali, le modalità di collegamento tra remunerazioni e risultati e le remunerazioni dell’esercizio ripartite tra le varie categorie del “personale più rilevante”. 5 Tavola 1: Requisito informativo generale Informativa qualitativa La complessiva gestione dei rischi coinvolge – con diversi ruoli in funzione delle specifiche responsabilità e competenze – gli Organi di governo e controllo, l’Alta Direzione e tutte le strutture organizzative del gruppo. I principi base che caratterizzano il processo di risk management all’interno del Gruppo si basano su una chiara e netta distinzione di ruoli e responsabilità tra le funzioni di controllo di primo, secondo e terzo livello. Infatti, al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo spetta il compito di definire e approvare gli indirizzi strategici e le politiche di governo dei rischi mentre al Collegio Sindacale ed al Comitato per il Controllo Interno spettano la responsabilità di valutare il grado di efficienza e di adeguatezza del Sistema dei Controlli interni, con particolare riguardo al controllo dei rischi. Al fine di coordinare le funzioni aziendali di controllo, inoltre, il Gruppo si è dotato di un Regolamento interno nel quale sono definiti compiti e responsabilità dei vari organi e funzioni di controllo, i flussi informativi tra le diverse funzioni/organi e tra queste/i e gli organi aziendali e, nel caso in cui gli ambiti di controllo presentino aree di potenziale sovrapposizione o permettano di sviluppare sinergie, le modalità di coordinamento e di collaborazione. Al fine di favorire una maggior efficienza nel processo di gestione del rischio, nel corso dell’anno è stato istituito un Comitato Nuovi Prodotti con lo scopo di presidiare il processo di realizzazione di nuovi prodotti assicurandosi che siano stati vagliati gli aspetti di rischio dei nuovi prodotti e garantendo che i rischi derivanti dalla nuova operatività siano supportati dal sistema dei controlli interni in coerenza con la propensione al rischio dell’Istituto deliberata dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo. Sono inoltre operativi due specifici Comitati, il Comitato Finanza ed il Comitato Crediti, il primo è un organo collegiale interno, consultivo, che formula i principi e gli indirizzi strategici in materia di Finanza di Proprietà, Servizi di Investimento e Liquidità della Banca mentre il secondo ha competenze deliberative e consultive in materia di gestione del credito, esercitando i poteri conferitegli dal Consiglio di Amministrazione con apposita deliberazione. Nell’ottica di adeguare il sistema dei controlli interni alla luce di quanto disposto dalla circolare Banca d’Italia n. 263 del 27 Dicembre 2006, 15° aggiornamento del 2 luglio 2013, Titolo V, Capitolo 7: “Il sistema dei controlli interni”, è in corso di finalizzazione il quadro di riferimento (Risk Appetite Framework) per la determinazione della propensione al rischio del Gruppo Cassa di Risparmio di San Miniato. Obiettivo del Risk Appetite Framework (“RAF”) è quello di formalizzare ex ante gli obiettivi di rischio/rendimento che il Gruppo intende raggiungere ed i conseguenti limiti operativi. Il documento fornisce quindi un quadro organico della strategia corrente della banca, dei rischi collegati a tale strategia e del contributo di questi rischi al fabbisogno di capitale misurato in base a requisiti patrimoniali interni e regolamentari e al fabbisogno di liquidità. Il livello di patrimonializzazione rappresenta uno dei principali elementi di valutazione dei diversi portatori di interesse nei confronti dell’azienda per giudicare la solvibilità e la stabilità della banca. La propensione al rischio viene poi definita fissando limiti di massima esposizione in termini di target di percentuali di assorbimento del Patrimonio di Vigilanza a fronte dei rischi rilevanti. Un efficace processo di gestione dei rischi è basato infine su un solido Sistema dei Controlli Interni costituito dalle regole, dalle procedure e dalle strutture organizzative volte a consentire, attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio dei principali rischi, una conduzione dell’impresa sana, corretta e coerente con gli obiettivi prefissati. Il Sistema dei Controlli Interni, alla luce di quanto disposto dalla circolare Banca 6 d’Italia n.263 del 27 Dicembre 2006, 15° aggiornamento del 2 luglio 2013, Titolo V, Capitolo 7: “Il sistema dei controlli interni”, si articola su tre livelli: controlli di linea (c.d. “controlli di primo livello”), diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Essi sono effettuati dalle stesse strutture operative (ad es., controlli di tipo gerarchico, sistematici e a campione), anche attraverso unità dedicate esclusivamente a compiti di controllo che riportano ai responsabili delle strutture operative, ovvero eseguiti nell’ambito del back office; per quanto possibile, essi sono incorporati nelle procedure informatiche. Le strutture operative sono le prime responsabili del processo di gestione dei rischi: nel corso dell’operatività giornaliera tali strutture devono identificare, misurare o valutare, monitorare, attenuare e riportare i rischi derivanti dall’ordinaria attività aziendale in conformità con il processo di gestione dei rischi; esse devono rispettare i limiti operativi loro assegnati coerentemente con gli obiettivi di rischio e con le procedure in cui si articola il processo di gestione dei rischi; controlli sui rischi e sulla conformità (c.d. “controlli di secondo livello”), che hanno l’obiettivo di assicurare, tra l’altro: a) la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi; b) il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie funzioni; c) la conformità dell’operatività aziendale alle norme, incluse quelle di autoregolamentazione. Le funzioni preposte a tali controlli sono distinte da quelle produttive; esse concorrono alla definizione delle politiche di governo dei rischi e del processo di gestione dei rischi; revisione interna (c.d. “controlli di terzo livello”), volta a individuare violazioni delle procedure e della regolamentazione nonché a valutare periodicamente la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità (in termini di efficienza ed efficacia) e l’affidabilità del sistema dei controlli interni e del sistema informativo (ICT audit), con cadenza prefissata in relazione alla natura e all’intensità dei rischi. I soggetti preposti all’esercizio delle attività di controllo sono molteplici, in particolare: l’organo con funzione di supervisione strategica definisce e approva le linee di indirizzo del sistema dei controlli interni, verificando che esso sia coerente con gli indirizzi strategici e la propensione al rischio stabiliti nonché sia in grado di cogliere l’evoluzione dei rischi aziendali e l’interazione tra gli stessi; l’organo con funzione di gestione cura l’attuazione degli indirizzi strategici, del RAF e delle politiche di governo dei rischi definiti dall’organo con funzione di supervisione strategica ed è responsabile per l’adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l’aderenza dell’organizzazione e del sistema dei controlli interni; l’organo con funzione di controllo ha la responsabilità di vigilare sulla completezza, adeguatezza, funzionalità e affidabilità del sistema dei controlli interni e del RAF. Considerata la pluralità di funzioni aventi, all’interno dell’azienda, compiti e responsabilità di controllo, l’organo con funzione di controllo è tenuto ad accertare l’adeguatezza di tutte le funzioni coinvolte nel sistema dei controlli, il corretto assolvimento dei compiti e l’adeguato coordinamento delle medesime, promuovendo gli interventi correttivi delle carenze e delle irregolarità rilevate. Le singole Direzioni assicurano il corretto svolgimento delle operazioni, presidiando nel contempo i rischi connessi alle attività operative di propria competenza. Più in particolare, la Capogruppo - nel rispetto delle Istruzioni di Vigilanza - nell’ambito della struttura del SCI attribuisce le principali responsabilità alle diverse funzioni aziendali: la Funzione conformità alle norme (compliance), con responsabilità in capo alla funzione di Capogruppo, svolta in modo accentrato per conto delle Società per le normative che hanno impatto sulle attività della Capogruppo. La funzione di conformità alle norme presiede, secondo un approccio risk based, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l’attività aziendale, verificando che le procedure interne siano adeguate a 7 prevenire tale rischio. A tal fine, è necessario che la funzione di conformità alle norme abbia accesso a tutte le attività della banca, centrali e periferiche, e a qualsiasi informazione a tal fine rilevante, anche attraverso il colloquio diretto con il personale; la Funzione Internal Audit con responsabilità in capo alla funzione di Capogruppo, svolta in modo accentrato per conto delle Società del Gruppo, è volta, da un lato, a controllare, in un’ottica di controlli di terzo livello, anche con verifiche in loco, il regolare andamento dell'operatività e l’evoluzione dei rischi, e, dall'altro, a valutare la completezza, l’adeguatezza, la funzionalità e l’affidabilità della struttura organizzativa e delle altre componenti del sistema dei controlli interni, portando all'attenzione degli organi aziendali i possibili miglioramenti, con particolare riferimento al RAF, al processo di gestione dei rischi nonché agli strumenti di misurazione e controllo degli stessi. Sulla base dei risultati dei propri controlli formula raccomandazioni agli organi aziendali; la Funzione di Risk Management con responsabilità in capo alla funzione di Risk Management della Capogruppo, svolge le proprie attività in modo accentrato per conto delle Società del Gruppo, assicura la definizione e l’attuazione del RAF e delle relative politiche di governo dei rischi, attraverso un adeguato processo di gestione dei rischi; la Funzione Antiriciclaggio svolge in modo accentrato anche per conto delle altre Società del Gruppo destinatarie degli obblighi previsti dal d.lgs. 231/2007 le attività deputate a prevenire e contrastare la realizzazione di operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo; ogni Struttura Interna della Banca/Società del Gruppo propone l’implementazione e l’aggiornamento dei controlli di primo livello di pertinenza, in collaborazione con le strutture di Organizzazione, di Internal Auditing e di Compliance e svolge le proprie attività assicurando l’esecuzione dei controlli di primo livello di pertinenza. Al fine di predisporre quanto necessario per assicurare il rispetto degli obblighi di disclosure previsti dalla normativa di riferimento (Circolare Banca d’Italia n.263/2006), è stato seguito il seguente iter di formazione e pubblicazione dell’Informativa al pubblico – Pillar III. Il Servizio Risk Management della capogruppo coordina il processo di raccolta delle informazioni, di redazione e di pubblicazione del Documento di Informativa al pubblico (in seguito “Documento”), il quale si articola nelle seguenti fasi: 1. richiesta delle informazioni: il Servizio Risk Management richiede alle competenti strutture della Capogruppo le informazioni rilevanti2 di carattere qualitativo e quantitativo per la definizione dell’Informativa ai sensi dell’Allegato A del Titolo IV – Capitolo 1 della Circolare Banca d’Italia n. 263/2006; 2. raccolta delle informazioni e predisposizione del Documento: il Servizio Risk Management assembla e rielabora le informazioni raccolte secondo i quadri sinottici (tavole) di cui al citato Allegato A della Circolare n. 263/2006, predisponendo e redigendo il Documento; 3. valutazione del Documento: il Servizio Risk Management ed il Servizio Compliance ed Antiriciclaggio verificano la conformità degli adempimenti informativi con la disciplina vigente; 4. approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione previa presentazione al Comitato per il Controllo Interno; 5. pubblicazione: la Direzione Mercato ha cura di porre in essere e coordinare tutte le attività necessarie affinché l’Informativa al Pubblico – Pillar III sia pubblicata sul sito internet della Capogruppo (Sezione Trasparenza). Le informazioni previste dall’informativa in oggetto sono prodotte con cadenza almeno annuale, entro i termini previsti per la pubblicazione del bilancio. 2 Per informazioni rilevanti si intendono quelle informazioni la cui omissione o errata indicazione può modificare o influenzare il giudizio o le decisioni degli utilizzatori che su di essa fanno affidamento per l’adozione di decisioni economiche. 8 Il Gruppo ha provveduto ad identificare tutti i rischi a cui è o potrebbe essere esposto in futuro, avuto riguardo alla propria operatività ed ai mercati di riferimento dotandosi di apposita normativa interna per la gestione degli stessi (Regolamento Rischi); contestualmente sono stati evidenziati i seguenti rischi ritenuti rilevanti: - Rischio di credito; - Rischio di controparte; - Rischio di mercato; - Rischio operativo; - Rischio di concentrazione; - Rischio di tasso di interesse; - Rischio di liquidità; - Rischio strategico; - Rischio reputazionale; - Rischio residuo; - Rischi connessi alle partecipazioni (Rischio partecipativo). Rischio di credito Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni Il rischio di credito costituisce la tipologia di rischio più significativa per il Gruppo Carismi ed è quantificabile come il rischio che il valore equo degli attivi (incluse le poste sotto la linea) si riduca a causa di variazioni inattese dell’affidabilità creditizia dei debitori; il rischio di credito è pertanto il risultato della capacità allocativa della Banca, ossia l’attitudine aziendale a selezionare la clientela meritevole di affidamento e le iniziative economicamente valide, nonché l’efficacia del processo di erogazione e gestione dei crediti. La qualità del credito è misurata dal tasso di decadimento del portafoglio prestiti, dal sistema delle garanzie, dall’ammontare dei dubbi esiti e dagli indicatori di recuperabilità. Il rischio di credito attiene pertanto al default del debitore ossia all’inadempimento dei contratti di credito dovuto al deterioramento della qualità creditizia del prenditore e può quindi essere generato da fattori diversi riconducibili alle seguenti casistiche: - insolvenza della controparte (rischio di insolvenza); - deterioramento del merito creditizio della controparte (rischio di migrazione); - rialzo degli spread richiesti dal mercato ai prenditori di una specifica classe di rating (rischio di spread); - tasso di recupero al termine della liquidazione inferiore alle aspettative (rischio di recupero). Le scelte di diversificazione e frazionamento del portafoglio crediti sono in grado, combinati con la selezione individuale dei debitori e delle operazioni, di ridurre l’esposizione complessiva al rischio; tale impostazione rientra nella logica di gestione a cui il Gruppo Carismi intende improntare la propria attività creditizia. La politica del credito del Gruppo Carismi è volta ad una selezione prudente degli affidati tramite l’accurata analisi del merito creditizio, con l’obiettivo di contenerne il rischio, pur tenendo presente gli obiettivi di natura commerciale derivanti dal Piano Strategico. Il Consiglio di Amministrazione e la Direzione Generale sono responsabili, a livello di indirizzo e con specifiche attribuzioni, della definizione degli aspetti strategici e delle politiche di controllo aziendale, con particolare riferimento alla componente rischio. 9 Le facoltà di erogazione del credito sono delegate in misura proporzionalmente crescente, dalla rete verso gli Organi Centrali, allo scopo di sfruttare le conoscenze legate al territorio, mantenendo competenze sempre più specialistiche presso le strutture accentrate. Il rating del cliente discrimina ulteriormente i livelli di autonomia riducendoli progressivamente in funzione della crescente rischiosità. Il processo del credito coinvolge una pluralità di strutture organizzative della Direzione Generale: - fatte salve le materie ad esso attribuite dalla legge o dallo statuto, il Consiglio di Amministrazione ha delegato le competenze in materia di erogazione del credito ad alcuni organi aziendali definendo per ciascuno specifici limiti deliberativi; - l’Area Affari coordina e supervisiona il Servizio Grandi Clienti e la Direzione Crediti; quest’ultima articolata nei Servizi Concessione Crediti, Crediti Problematici e Contenzioso e Monitoraggio Crediti, presidia il complessivo processo del credito ed i relativi rischi ad esso connessi. Essa coordina e controlla, in base agli indirizzi ed alle politiche aziendali, la gestione globale degli affari inerenti gli impieghi ed il processo creditizio nelle fasi di concessione, gestione operativa e nella gestione dei crediti irregolari. La gestione dei rapporti con i clienti con affidamenti pari o superiore ad una soglia predeterminata è realizzata attraverso il Servizio Grandi Clienti. - la Direzione Controlli presiede il funzionamento del sistema di gestione del rischio di credito e garantisce il regolare svolgimento del processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale a presidio dei profili di manifestazione presenti e futuri del rischio stesso e presidia l’andamento della gestione del portafoglio crediti, al fine di massimizzare la qualità degli attivi creditizi, evidenziando le anomalie più significative. Per quanto riguarda il processo di determinazione del Patrimonio di Vigilanza a copertura del rischio di credito, la responsabilità primaria del processo di gestione del rischio di credito è collocata in capo agli Organi societari (Consiglio di Amministrazione, Comitato Controllo Interno, Comitato Esecutivo, Amministratore Delegato). In particolare, ai fini della Circolare B.I. n. 263/2006, la “funzione di supervisione strategica” è stata incardinata nel Consiglio di Amministrazione. All’organo con funzione di gestione, che vede nell’Amministratore Delegato il vertice della stessa, spetta l’attuazione degli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica. Con riguardo all’organo con “funzione di controllo”, lo stesso è stato identificato nel Collegio Sindacale. Sistemi di misurazione e reporting Il Gruppo adotta il metodo standardizzato per la misurazione del rischio di credito, che prevede il mantenimento costante, quale requisito patrimoniale a fronte dei rischi di perdita per inadempimento dei debitori, di un ammontare del patrimonio di vigilanza pari almeno all’8% delle esposizioni ponderate per il rischio (RWA). Il processo del credito – disciplinato nel Regolamento Crediti – prevede idonee metodologie atte al monitoraggio del rischio ed alla correlata reportistica direzionale e gestionale; in particolare il Servizio Risk Management predispone i seguenti report mensili per i Vertici Aziendali: - Past due: in cui sono rappresentate le dinamiche mensili dei crediti scaduti non deteriorati da 60 gg a 90 gg, dei past due regolamentari (> 90 gg e < 270 gg.), degli incagli oggettivi (> 270 gg), degli incagli, dei crediti ristrutturati, delle sofferenze e il totale degli importi relativi alle tre classi ripartiti per segmento Family ed Imprese; - Migrazione tra le varie classi di rischio; A supporto del processo di governo del rischio di credito, è previsto l’invio di ulteriore informativa periodica trimestrale al Consiglio di Amministrazione. In particolare, tali analisi si sostanziano in report relativi all’andamento del portafoglio crediti e alla dinamica dell’asset quality: 10 - la ripartizione degli impieghi per Filiali e Agenzie, per forma tecnica ed organo deliberante; - la distribuzione degli impieghi per SAE, ATECO e macrosettori di attività economica, in relazione alle politiche creditizie dell’Istituto; - la distribuzione delle controparti in base al rischio misurato dal sistema interno di rating; - la composizione e la dinamica dei crediti deteriorati; - la dinamica dei tassi di decadimento in confronto al sistema di riferimento. Il Servizio Crediti Problematici e Contenzioso, inoltre, invia trimestralmente al Consiglio di Amministrazione ed al Collegio Sindacale una relazione con informativa analitica sulle posizioni deteriorate. Politiche di copertura e di attenuazione del rischio La disciplina prudenziale consente alle banche di fare ricorso alle tecniche di attenuazione del rischio di credito (CRM – Credit Risk Mitigation), indipendentemente dalla metodologia adottata per il calcolo del requisito patrimoniale. In tale ottica dunque, il Gruppo si è avvalso di tecniche mirate alla mitigazione dei rischi di credito che, essenzialmente, consistono nell’assunzione di adeguate garanzie a supporto delle operazioni poste in atto, ed è stato emanato un regolamento delle Tecniche di CRM che integra la normativa vigente interna in tema di garanzie, definendo in un unico repository le linee guida alle quali le strutture del Gruppo devono attenersi per l’acquisizione e la gestione di strumenti idonei ai fini prudenziali alla mitigazione del rischio di credito. L’utilizzo delle diverse forme di protezione del credito e la possibilità di associare le stesse ad una riduzione del requisito patrimoniale a fronte del calcolo dell’attivo a rischio, prevede l’adeguamento costante delle politiche creditizie aziendali al mutato quadro di riferimento regolamentare. Le tecniche di attenuazione del rischio utilizzate dalla Capogruppo sono quelle riconosciute dalla normativa di vigilanza e sono suddivise in due categorie generali: protezione del credito di tipo reale (funded), su immobili e su strumenti finanziari, e protezione del credito di tipo personale (unfunded). Nell’ambito degli strumenti di protezione del credito di tipo reale, le garanzie reali finanziarie hanno come oggetto: contante e assimilati (certificati di deposito e obbligazioni emesse dalla Capogruppo), titoli di debito e capitale, quote di OICR, gestioni patrimoniali, prestate attraverso contratti di pegno. Le garanzie ipotecarie hanno ad oggetto le seguenti tipologie di immobili, che presentano le caratteristiche previste dalla normativa: immobili residenziali e non residenziali. Infine, affinché siano eleggibili come strumento di mitigazione del rischio, sono state realizzate delle implementazioni finalizzate a valutare in modo adeguato i requisiti di validità delle garanzie ai fini del calcolo dei coefficienti patrimoniali. Tali requisiti, generali e specifici, devono essere verificati al momento della loro costituzione come strumento a protezione del credito e devono rimanere validi per tutta la durata del credito stesso. L’affinamento delle attività di gestione (accentramento, perfezionamento e archiviazione) e di monitoraggio delle garanzie è promosso anche nell’ottica di meglio presidiare il rischio residuo ossia il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla banca risultino meno efficaci del previsto. Nel calcolo del requisito patrimoniale relativo alle esposizioni creditizie assistite da garanzie finanziarie idonee, la Banca adotta il metodo integrale per la globalità delle esposizioni. In tale approccio, l’ammontare dell’esposizione viene ridotto del valore della garanzia ai fini del calcolo del requisito; il valore dell’esposizione e quello della garanzia sono corretti per tenere conto della volatilità dei prezzi di mercato ed a tal fine ad entrambi gli importi devono essere applicate adeguate “rettifiche per volatilità”. A meno che non si tratti di contante, il valore dell’esposizione corretto per la volatilità sarà maggiore di quello dell’esposizione originaria, viceversa per la garanzia. 11 Alle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e non, così come da garanzie personali, si applicano le regole previste dalla normativa di vigilanza vigente. Alla luce delle “Nuove Disposizioni di Vigilanza prudenziale per le Banche” (circolare n.263/2006 di Banca d’Italia), è previsto, per quanto concerne la valutazione degli immobili offerti in garanzia, la verifica e l’aggiornamento costante dei valori di stima, anche mediante l’utilizzo di metodi statistici. Rischio di controparte Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni Si tratta del rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Il rischio di controparte è una particolare fattispecie del rischio di credito che genera una perdita se le transazioni poste in essere con una determinata controparte hanno valore positivo al momento dell’insolvenza. A differenza del rischio di credito generato da un finanziamento, dove la probabilità di perdita è unilaterale, in quanto essa è in capo alla sola banca erogante, il rischio di controparte crea, di regola, un rischio di perdita di tipo bilaterale. Infatti, il valore di mercato della transazione può essere positivo o negativo per entrambe le controparti. Il processo di gestione e monitoraggio del rischio di controparte avviene principalmente attraverso la fissazione di limiti operativi alla negoziazione degli strumenti finanziari e l’individuazione delle controparti di riferimento per le transazioni da porre in essere da parte del Servizio Tesoreria e Finanza di proprietà. Trattandosi di un rischio rientrante ai fini regolamentari nella fattispecie del rischio di credito, il monitoraggio di suddetto rischio viene effettuato dalla Direzione Crediti e dal Servizio Grandi Clienti attraverso il controllo del rispetto dei limiti stabiliti dal Consiglio di Amministrazione. Sistemi di misurazione e reporting Per il calcolo del requisito patrimoniale da detenere a fronte del rischio di controparte, il Gruppo Carismi ha adottato il metodo del valore corrente per le esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC - Over the Counter) e le operazioni con regolamento a lungo termine (LST); con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT– Security Financing Transactions), si è adottato il metodo integrale con rettifiche standard di vigilanza per volatilità come definito nella disciplina delle tecniche di CRM. Politiche di copertura e di attenuazione Il Consiglio di Amministrazione/Amministratore Delegato stabilisce la struttura dei limiti per controparte in relazione ad una soglia minima di rating stabilita nell’apposito regolamento interno3. Il processo di gestione dei massimali prevede controlli di secondo livello sulla congruità di quanto deliberato rispetto a quanto effettivamente imputato nell’applicativo gestionale. E’, inoltre, prevista una revisione periodica, almeno annuale, dei massimali deliberati al fine di apportare modifiche in relazione alle possibili evoluzioni della rischiosità delle controparti e del settore. 3 Regolamento di Processo “Massimali operativi con controparti bancarie”. 12 Rischio di mercato Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni Il rischio di mercato è rappresentato dalla possibilità di subire eventuali perdite derivanti dall’operatività sui mercati degli strumenti finanziari, delle valute e delle merci. Il Gruppo Carismi accompagna all’osservanza delle regole in tema di requisiti patrimoniali regolamentari specifiche procedure e sistemi di controllo, finalizzati ad assicurare una sana e prudente gestione dei rischi di mercato. La normativa interna di riferimento definisce i criteri generali finalizzati ad un’adeguata gestione dei suddetti rischi e determina anche i principi guida, i ruoli e le responsabilità delle funzioni organizzative coinvolte nel complessivo processo di tesoreria e finanza. Il profilo di rischio relativo alla gestione finanziaria è deliberato dal Consiglio di Amministrazione, che, in sede di approvazione della normativa interna (tra cui il Regolamento Attività Finanziarie, Tesoreria e Cambi) stabilisce: la struttura dei portafogli, i criteri per la classificazione nei medesimi degli strumenti finanziari, le relative politiche di gestione; i massimali operativi concessi alle controparti autorizzate, suddivise in base alle tipologie di utilizzo; le linee guida per il pricing relativo al fair value degli strumenti non quotati e dei derivati over the counter; il sistema dei limiti quantitativi e qualitativi e delle facoltà delegate in materia di operatività finanziaria; le politiche di assunzione, misurazione e gestione dei rischi. L’Amministratore Delegato traduce gli obiettivi ed i vincoli strategici deliberati dal Consiglio di Amministrazione in linee operative che dovranno essere attuate dalla Direzione Finanza. Il Comitato Finanza, quale organo collegiale interno consultivo, formula i principi e gli indirizzi strategici in materia di Finanza di Proprietà, Servizi di Investimento e Liquidità della Banca, e i suoi compiti sono declinati in apposito regolamento. Il Servizio Tesoreria e Finanza di proprietà è responsabile della gestione degli strumenti finanziari detenuti per la negoziazione, dei risultati economici prodotti e dell’assorbimento di capitale generato dall’operatività assunta nell’ambito dei limiti e delle deleghe fissati dal Consiglio di Amministrazione. L’attività finanziaria si esplica nelle seguenti attività: - gestione del portafoglio di negoziazione; - gestione della finanza retail; - attività di consulenza dedicata al segmento private banking; - attività di cura emissione di prestiti obbligazionari, di specifica competenza del Servizio Tesoreria e Finanza di proprietà. Il modello di governance e gestione dei rischi di mercato della banca prevede inoltre l’intervento di strutture esterne alla Direzione Finanza per attività di monitoraggio, controllo e segnalazione. In particolare: il Servizio Back Office esercita funzioni di monitoraggio di primo livello del rispetto dei limiti quantitativi e qualitativi stabiliti per il portafoglio di proprietà e l’attività in cambi ; il Servizio Risk Management ha una specifica attribuzione di monitoraggio dei limiti definiti in termini di Value at Risk (VAR). Il Servizio Risk Management è responsabile dell’attività di controllo rischi di mercato. Sistemi di misurazione e reporting 13 Ai fini della determinazione dei requisiti patrimoniali richiesti dalla normativa di Vigilanza il Gruppo Carismi ha optato per la metodologia standardizzata (circolare n. 263/2006 di Banca d’Italia e successivi aggiornamenti), che prevede il calcolo dell’assorbimento patrimoniale sulla base del c.d. “approccio a blocchi”, secondo il quale il requisito complessivo è dato dalla somma dei requisiti di capitale determinati a fronte dei singoli rischi di mercato (di posizione, di regolamento, di concentrazione, di cambio), ciascuno dei quali è identificato e misurato secondo i criteri stabiliti da Banca d’Italia. Tuttavia le stesse disposizioni di Vigilanza richiamano la necessità che all’osservanza delle regole prudenziali si affianchino procedure e sistemi di controllo interni come ulteriore garanzia di una sana e prudente gestione. A questo proposito la Banca ha definito nella propria normativa interna (Regolamento Attività Finanziarie, Tesoreria e Cambi ed il Regolamento Rischi) un insieme di limiti in termini operativi e contabili, ed inoltre utilizza una procedura gestionale di misurazione del rischio di mercato basata sul concetto di Valore a Rischio (VaR), in modo da esprimere sinteticamente in termini monetari la massima perdita probabile sulle posizioni in essere in un orizzonte temporale di 10 giorni ed a un livello statistico di confidenza del 99%. Il monitoraggio del rischio mediante tale strumento è effettuato con cadenza giornaliera dal Servizio Risk Management. L’Amministratore Delegato relaziona periodicamente il Consiglio di Amministrazione sull’attività della Direzione Finanza e sulle politiche di investimento adottate nelle gestioni di portafoglio della clientela in relazione all’andamento dei mercati finanziari, illustrando l’andamento della gestione finanziaria, i risultati conseguiti ed il livello di rischiosità detenuto. Politiche di copertura e di attenuazione Il presidio dei livelli di rischio generati dall’operatività sui mercati finanziari richiede la definizione di una struttura dei limiti, in fase di recepimento nel Risk Appetite Framework, capace di assicurare un coerente raccordo tra le linee di indirizzo formulate dal Consiglio di Amministrazione e l’operatività corrente. All’interno della delibera quadro del Consiglio di Amministrazione sono stabiliti i criteri per la determinazione dei limiti quantitativi relativi ai vari comparti in cui sono classificati gli strumenti finanziari di proprietà. In particolare, per ogni comparto è stabilito un limite massimo per l’investimento in essere, pari ad una percentuale del totale dell’attivo desumibile dallo stato patrimoniale del bilancio consolidato. In base ai principi contabili internazionali, richiamati nella delibera quadro, sono di regola esclusi i trasferimenti di strumenti finanziari all’interno del Portafoglio Direzionale e tra il Portafoglio Direzionale e il Portafoglio Attività Finanziarie detenute per la negoziazione e viceversa. Con riferimento al Portafoglio Attività Finanziarie detenute per la negoziazione, la struttura dei limiti si riferisce alla somma delle due componenti (portafoglio held for trading e portafoglio AFS Tesoreria). Oltre alle categorie di strumenti compresi nel Portafoglio Direzionale, da tale computo sono esclusi i seguenti strumenti: strumenti finanziari derivati detenuti per finalità di copertura dei rischi originati dagli impieghi economici e dalla raccolta diretta o gestionalmente connessi a componenti di tali aggregati. Tuttavia, i contratti derivati gestionalmente connessi alle obbligazioni Carismi, stipulati in anticipo rispetto alla chiusura delle emissioni a cui si riferiscono, risultanti in eccesso rispetto alla quantità effettivamente collocata, per tale surplus sono considerati parte integrante del portafoglio Attività Finanziarie detenute per la negoziazione; gli strumenti finanziari emessi dall’Istituto e riacquistati su richiesta della clientela. 14 Rischio operativo Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni La definizione di rischi operativi adottata dal Gruppo corrisponde a quella indicata dalla normativa di vigilanza. Per rischio operativo, quindi, si intende il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali e catastrofi naturali. Nel rischio operativo è ricompreso il rischio legale. Il rischio legale comprende, fra l’altro, l’esposizione ad ammende, sanzioni pecuniarie o penalizzazioni derivanti da provvedimenti assunti dall’Organo di Vigilanza, ovvero da regolamenti privati. Banca d’Italia, nelle disposizioni di carattere generale relative alla tipologia di rischio in questione, afferma che “Le banche prestano attenzione ai nessi esistenti tra le diverse tipologie di rischio, individuando le possibili ricadute in termini di rischi operativi”. I rischi operativi si differenziano dalle altre tipologie di rischi bancari, in quanto non vengono assunti perché direttamente collegati ad un ritorno atteso, ma la loro esistenza è connaturata allo svolgimento dell’ordinaria attività aziendale. L’effettivo coinvolgimento degli Organi di governo, un’affermata cultura del rischio e dei controlli connessi, un funzionale sistema di reporting e la disponibilità di piani di emergenza sono tutti elementi essenziali di un efficace ed efficiente sistema di gestione del rischio operativo. La banca adotta un modello gestionale volto all’individuazione delle aree operative e dei profili organizzativi maggiormente suscettibili al manifestarsi di eventi di rischio operativo, fornendo agli organi decisionali e di indirizzo gli strumenti per il rafforzamento e l’attuazione di specifici presidi per la gestione di tale rischio. Il Servizio Risk Management è responsabile dell’attività di gestione e monitoraggio del rischio operativo. Sistemi di misurazione e reporting Il sistema di misurazione del rischio si basa sull’approccio regolamentare Base (BIA – Basic Indicator Approach), per cui il requisito patrimoniale viene misurato applicando il coefficiente regolamentare del 15 per cento alla media del margine di intermediazione degli ultimi tre esercizi. Inoltre, la banca ha definito il proprio processo di operational risk management ed effettua con cadenza periodica sia un’attività di autovalutazione dei rischi operativi (RSA – Risk Self Assessement) che di raccolta delle perdite operative (LDC – Loss Data Collection). La realizzazione di una gestione integrata e consapevole del rischio operativo è supportata con strumenti di gestione al fine di incrementare l’efficienza e l’efficacia dei propri processi produttivi. L’attività di RSA viene svolta mediante l’erogazione di questionari ai Risk Owner ed è oggetto di reportistica periodica ai Vertici Aziendali mentre l’attività di LDC è finalizzata sia all’alimentazione di un data base perdite operative da utilizzare anche a fini gestionali interni, che al riscontro del processo di autovalutazione dei rischi operativi. Nell’ambito delle attività di monitoraggio e reporting sono previsti i seguenti report indirizzati ai Vertici Aziendali: un report annuale che riporti i risultati del processo di Risk Self Assessment, con le eventuali criticità emerse e le possibili azioni di mitigazione e prevenzione da definire o in essere; un report trimestrale, prodotto dal Servizio Risk Management, che riporti gli eventi di perdita operativa raccolti tramite il processo di Loss Data Collection e che evidenzi le eventuali criticità emerse. 15 Politiche di copertura e di attenuazione Le strutture di controllo sui diversi livelli, nell’effettuazione delle attività di rispettiva competenza, svolgono una continua funzione di gestione, monitoraggio e mitigazione del rischio operativo. Inoltre, in linea con quanto disposto dall’Autorità di Vigilanza, il Gruppo si è dotato di un Piano di Continuità Operativa, definendo le modalità di segnalazione dei possibili casi di emergenza e l’iter operativo che porta all’eventuale attivazione del piano. Rischio di concentrazione Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni Il rischio di concentrazione è definito dall’Organo di Vigilanza come quel rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse (i.e. concentrazione single name) e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica (i.e. concentrazione geo-settoriale). Tale tipologia di rischio ha una rilevanza contenuta dipendente dall’elevato frazionamento del portafoglio crediti verso una molteplicità di controparti. Il presidio continuativo delle posizioni di rischio rilevante è svolto dal Servizio Concessione Crediti al fine di individuare eventuali andamenti anomali, rilevando e segnalando tempestivamente ai gestori delle posizioni stesse ogni elemento che possa indicare irregolarità, patologia o deterioramento. Al Servizio Grandi Clienti spetta il compito di monitorare costantemente la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi ai c.d. Grandi Clienti, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi fissati. L’individuazione dei Grandi Rischi è demandata sia al Servizio Bilancio in fase di segnalazione che alla Direzione Crediti in fase di concessione. Le posizioni di rischio che hanno dimensioni tali da poter avere effetti di rilievo sul calcolo dell’assorbimento di capitale a fronte di tale rischio e sulla solidità patrimoniale in caso di crisi del debitore sono individuate in fase di misurazione/simulazione e stress testing da parte del Servizio Risk Management e comunicate al Servizio Concessione Crediti. Sistemi di misurazione e reporting Il sistema di misurazione della componente single name del rischio di concentrazione consiste nell’approccio semplificato regolamentare basato sull’indice di Herfindahl (Circolare della Banca d’Italia n. 263/2006, Tit. III, Allegato B). Per quanto riguarda la componente geo-settoriale, il Gruppo ha calcolato l’assorbimento di capitale utilizzando la metodologia consortile sviluppata in sede ABI. Il Servizio Risk Management predispone la reportistica per l’Alta Direzione e per il Consiglio di Amministrazione, coerentemente con quanto riportato nei paragrafi precedenti in materia di gestione e monitoraggio del rischio di concentrazione e secondo la frequenza di disponibilità dei dati da parte dell’info provider. Politiche di copertura e di attenuazione Al fine di fronteggiare l’esposizione al rischio di concentrazione, il Gruppo ha ritenuto opportuno un adeguamento degli attuali sistemi di gestione e controllo nelle due fasi fondamentali del processo del credito: quella dell’affidamento, in particolare in sede di assunzione di rischi rilevanti e quella del monitoraggio continuativo della qualità delle esposizioni creditizie in essere, soprattutto di maggior ammontare e della composizione dei gruppi di clienti connessi, anche al fine della corretta segnalazione dei Grandi Rischi. 16 Ancorché i Grandi Rischi siano oggetto di segnalazione a Banca d’Italia con cadenza trimestrale (a cura del Servizio Bilancio), sono rilevati già in fase di concessione da parte del Servizio Concessione Crediti. In questa ottica, ai fini della gestione e del controllo del rischio di concentrazione, i rischi rilevanti non sono rappresentati solo dai c.d. “Grandi Rischi”, ma da tutte le posizioni di rischio che hanno dimensioni tali da poter avere effetti di rilievo sul calcolo dell’assorbimento di capitale a fronte di tale rischio e sulla solidità patrimoniale in caso di crisi del debitore. Tali posizioni sono individuate in fase di misurazione/simulazione e stress testing da parte del Servizio Risk Management. Al fine di meglio analizzare tali posizioni di rischio, nell’ambito della fase di istruttoria assume particolare rilevanza l’analisi dei legami esistenti tra i diversi soggetti economici e dei riflessi che gli stessi possono avere sul rischio globale. L’attività di monitoraggio del rischio di concentrazione è condotta anche tramite il controllo di parametri quali il rapporto tra Granularity Adjustment e Patrimonio di Vigilanza assorbito a fronte del Rischio di Credito e l’indice di Herfindahl dei portafogli di analisi. Si pone particolare attenzione al processo di monitoraggio del rischio di concentrazione, al fine di presidiare andamenti eccedenti il limite consentito per la concentrazione dei rischi (superamento soglia di capitale a protezione del rischio di concentrazione). L’attività di monitoraggio del rischio di concentrazione è di competenza del Servizio Risk Management e si prevede possa essere condotta anche tramite il controllo dei seguenti parametri: rapporto tra requisito e Patrimonio di Vigilanza assorbito a fronte del Rischio di Credito; indice di Herfindahl dei portafogli di analisi. Per ogni parametro sono definite a regime dal Servizio Risk Management soglie di sorveglianza approvate dal Consiglio di Amministrazione, che possono essere tempo per tempo rimodulate, anche in considerazione di situazioni contingenti di mercato. Tali soglie rappresentano i valori di riferimento per la banca, al fine di mantenere entro livelli contenuti l’esposizione al rischio di concentrazione. Rischio tasso di interesse sul portafoglio bancario Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni Il rischio di tasso d’interesse sul banking book è rappresentato dal rischio associato alle differenze nelle scadenze e/o nei tempi di ridefinizione del tasso di interesse delle attività e passività della Banca, ad eccezione di quelle allocate nel portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza. In presenza di tali differenze, le fluttuazioni dei tassi determinano sia una variazione del margine di interesse, e quindi del profitto atteso di breve periodo, sia una variazione del valore di mercato delle attività e passività (quindi del valore economico del patrimonio netto). La gestione del rischio di tasso d’interesse sul banking book è attuata dal Servizio Risk Management nel rispetto delle linee guida definite dal Consiglio di Amministrazione, tenendo conto della pianificazione strategica, degli obiettivi di budget e dell’andamento delle poste attive e passive nelle concrete situazioni di mercato. Tale gestione deve garantire che l’Istituto mantenga una esposizione coerente con la propria soglia di tolleranza anche in presenza di nuovi prodotti e tipi di attività. Il monitoraggio dell’esposizione al rischio di tasso d’interesse sul portafoglio bancario è effettuato trimestralmente dal Servizio Risk Management, che, sulla base della metodologia semplificata indicata da Banca d’Italia, stima l’esposizione della Banca al rischio di tasso nel caso di una variazione di 200 punti base. Il modello di monitoraggio adottato copre le attività e le passività esposte al rischio di interesse comprese nel portafoglio bancario ed è focalizzato sulla valutazione degli impatti di variazioni potenziali dei tassi sul valore economico del patrimonio dell’Istituto. 17 Il Servizio Risk Management, dopo le opportune valutazioni e sperimentazioni su dati aziendali, ha la responsabilità di ampliare l’insieme degli strumenti utilizzati per la valutazione del rischio di tasso del banking book, affiancando periodicamente la metodologia semplificata indicata dall’Organo di Vigilanza con modelli interni sviluppati e gestiti mediante l’applicativo di assetliability management. I modelli interni predisposti sono la sensitivity analysis ed il maturity gap (prospettiva degli utili correnti). Sistemi di misurazione e reporting Al fine di quantificare l’esposizione dell’Istituto al rischio di tasso d’interesse sul banking book, è utilizzata una metodologia in linea con quanto stabilito dalla normativa Banca d’Italia. Le attività e le passività vengono collocate nelle rispettive fasce di durata ed agli importi netti per fascia vengono applicati i coefficienti di ponderazione ottenuti come prodotto di uno spostamento di 200 punti base della curva dei tassi e delle rispettive duration di fascia. La sensitivity complessiva sulle diverse fasce temporali, eventualmente sulle diverse valute, non deve superare la soglia di attenzione del 20 per cento del patrimonio di vigilanza (i.e. indicatore di rischiosità). La Direzione Controlli predispone, tramite il Servizio Risk Management, la reportistica per gli Organi aziendali; a tal fine, il Servizio Risk Management definisce i criteri di rappresentazione dei singoli report. Politiche di copertura e di attenuazione Per attenuare l’esposizione al rischio di tasso, il Servizio Risk Management effettua attività di monitoraggio delle soglie di sorveglianza approvate dal Consiglio di Amministrazione, che possono essere tempo per tempo rimodulate in considerazione di variazioni di situazioni di mercato. Tali soglie, definite sulla base dell’indicatore di rischiosità stabilito da Banca d’Italia, rappresentano i valori di attenzione al fine di mantenere entro livelli contenuti l’esposizione al rischio di tasso. In caso di mancato rispetto delle soglie definite, una volta valutata l’effettiva rilevanza del fenomeno in relazione alle condizioni di mercato ed a quelle specifiche della banca, il Servizio Risk Management predispone una adeguata informativa per l’Amministratore Delegato, per la definizione di idonee misure correttive. Rischio di liquidità Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni Il rischio di liquidità si manifesta attraverso l’incapacità di reperire fondi (funding liquidity risk) ovvero quando sussistono dei limiti allo smobilizzo delle attività (market liquidity risk). Nel caso di funding liquidity risk la banca non è in grado di far fronte in modo efficiente alle proprie uscite di cassa sia attese che inattese, correnti e future, senza pregiudicare l’operatività quotidiana o la situazione finanziaria della banca stessa; quando incorre invece nel market liquidity risk, la banca non è in grado di liquidare una attività finanziaria, senza incorrere in perdite in conto capitale a causa della scarsa liquidità del mercato di riferimento o di disordini nello stesso. Le due forme di rischio di liquidità sono spesso fortemente correlate e possono manifestarsi a fronte dei medesimi fattori scatenanti. Solitamente, tuttavia, il market liquidity risk viene ascritto all’ambito dei rischi di mercato (rischio di prezzo), pertanto i processi e i regolamenti volti a misurare, controllare e mitigare il rischio di liquidità si focalizzano sull’aspetto del funding risk, in linea peraltro con quanto indicato anche in ambito regolamentare. 18 Per quanto concerne la gestione del rischio di liquidità, si fa riferimento non solo alla verifica su base giornaliera della presenza di un saldo positivo di liquidità, ma anche alla capacità strutturale della Banca di gestire l’equilibrio di lungo periodo tra la dinamica dei flussi di cassa in entrata ed in uscita. Al responsabile della Direzione Finanza – Servizio Tesoreria e Finanza di proprietà - è affidato il compito di assicurare la coerenza fra le politiche di struttura dell’attivo e del passivo, gli interventi sui vari mercati finanziari come da linee strategiche e di indirizzo definite dal Consiglio di Amministrazione e sviluppate dall’Amministratore Delegato. Il Gruppo ha predisposto una Policy di Liquidità che disciplina il modello organizzativo nel quale sono assegnati ruoli e responsabilità alle funzioni organizzative coinvolte nel processo di gestione e controllo della liquidità. Le principali funzioni coinvolte nel processo sono la Direzione Finanza ed il Servizio Risk Management. Sistemi di misurazione e reporting Il framework normativo su cui si basa la gestione del rischio di liquidità non prevede metodologie standardizzate per la misurazione di tale rischio, né predispone una modellizzazione semplificata per le banche che non adottano metodologie interne di misurazione dei rischi evolute, ma fornisce linee guida che rispecchiano le best practice implementate a livello internazionale. Il processo di gestione e controllo della liquidità del gruppo si basa su una policy formale che utilizza i seguenti strumenti: schemi di maturity ladder con differenti orizzonti temporali a breve e a lungo termine (rispettivamente per la gestione della liquidità operativa e strutturale), ALM (Asset Liability Manamegent) per la liquidità strutturale, costruzione degli scenari di stress e definizione del Contingency Funding Plan e di un Sistema di Indicatori e Limiti, utili a monitorare il rischio di liquidità. In particolare il Contingency Funding Plan definisce gli obiettivi, i processi e le strategie di intervento del piano di reperimento della provvista in caso di tensione; la struttura organizzativa di riferimento e gli indicatori di rischio con le relative soglie di attenzione; le tecniche per identificare i segnali di crisi e le successive procedure da adottare per fronteggiare in maniera tempestiva ed efficiente eventuali situazioni di criticità. Il Sistema di Indicatori e Limiti definisce il sistema di indicatori utilizzati dalla banca per un’individuazione tempestiva dell’insorgenza di vulnerabilità nella posizione della Banca. Il reporting sulle attività di tesoreria viene effettuato con cadenza giornaliera, mensile, trimestrale e ogni qualvolta viene richiesto dall’Amministratore Delegato. Dai report giornalieri vengono effettuati i seguenti controlli: - controllo degli indicatori di rischio stabiliti nel Sistema di Indicatori e Limiti da inoltrare ai Vertici Aziendali, al Servizio Risk Management ed alla Direzione Audit insieme alla situazione di Tesoreria giornaliera e prospettica; - rendicontazione trimestrale al Consiglio di Amministrazione sull’attività di Tesoreria, da parte della Direzione Finanza in collaborazione con il Servizio Risk Management; - controllo giornaliero e mensile della media di mantenimento della Riserva Obbligatoria da parte della Direzione Finanza; - controllo di primo livello della esposizione giornaliera verso controparti bancarie attraverso la procedura automatizzata da parte Direzione Crediti. Politiche di copertura e di attenuazione Le funzioni aziendali deputate al monitoraggio ed alla gestione del rischio di liquidità devono essere in grado di condurre tali attività sia in condizioni di normale corso degli affari che in 19 condizioni di stress e/o crisi di liquidità caratterizzate da bassa probabilità di accadimento e da impatto elevato. Il rischio è che cause endogene (crisi specifica) ed esogene (crisi sistemica) pongano la Banca di fronte ad un’improvvisa riduzione della liquidità disponibile ovvero ad un’improvvisa necessità di aumentare il funding. Gli indicatori sono monitorati dalla Direzione Finanza mentre il Servizio Risk Management svolge un ruolo di supervisione di tutti i livelli dei singoli indicatori e della relativa persistenza, nonché il monitoraggio dell’indicatore di liquidità strutturale. Il Responsabile della Direzione Controlli ed il Responsabile della Direzione Finanza valutano se sottoporre all’Amministratore Delegato la richiesta di dichiarazione di uno stato di allerta o di crisi. L’Amministratore Delegato, dopo un’analisi della situazione, valuterà se dichiarare lo stato di allerta, lo stato di crisi o il mantenimento dello status quo, dandone tempestiva informativa al Consiglio di Amministrazione. Il Gruppo infine, monitora l’indicatore regolamentare a breve termine (LCR – liquidity coverage ratio), che entrerà in vigore nel prossimo esercizio. La scelta di anticipare il monitoraggio a fini gestionali di indicatori regolamentari risponde anche alla volontà del Gruppo di avvicinarsi progressivamente al quadro di riferimento normativo futuro. La Cassa, in recepimento agli aggiornamenti delle Nuove Disposizioni di Vigilanza prudenziale, ha definito un nuovo sistema di Tassi Interni di Trasferimento (TIT) per la remunerazione dei flussi scambiati fra le diverse unità organizzative. In particolare, sono state prese in esame le tematiche della corretta misurazione delle poste a vista e della misurazione della componente di liquidity risk. Con l’individuazione dei cosiddetti “portafogli di replica” è stato possibile misurare la duration finanziaria delle poste a vista ed è stato sviluppato un modello di determinazione di un TIT che fosse più consono alla duration effettiva del comparto. Rischio strategico Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni Il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, l’attuazione inadeguata di decisioni, la scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo rappresentano il rischio strategico. La politica di gestione di tale rischio adottata dal Gruppo recepisce le linee guida metodologiche dettate dalla normativa (comunitaria e nazionale) che impone l’osservanza di requisiti organizzativi per la corretta gestione del rischio stesso. La Banca pone particolare attenzione al rischio strategico, mantenendolo esplicitamente separato dai rischi operativi. In particolare la Banca effettua un’analisi del rischio strategico, tenendo conto della propria operatività e dei mercati di riferimento, provvedendo a identificare le fonti di generazione del rischio stesso. Direttamente coinvolte nella fase di gestione e mitigazione del rischio sono le Direzioni Centrali che sovrintendono e coordinano la gestione delle unità di business nell’attuazione degli indirizzi strategici delineati nel Piano Industriale. In particolare, il Servizio Risk Management è responsabile della implementazione dei sistemi di controllo sui rischi, ovvero: propone le metodologie di monitoraggio e gestione del rischio strategico, il sistema dei controlli a presidio da sottoporre all’approvazione del Consiglio di Amministrazione; valuta se i singoli fattori di rischio segnalati nella reportistica possono essere giudicati accettabili e in caso contrario, sottoponendo le analisi del caso all’Amministratore Delegato, richiede l’applicazione di interventi di mitigazione del rischio che dovranno essere declinati e formalizzati in appositi piani di azione. 20 Il Servizio Pianificazione e Controllo di Gestione è responsabile della gestione delle attività di pianificazione minimizzando la frequenza e l’impatto di rischi strategici. Sistemi di misurazione e reporting La valutazione del rischio strategico si basa su parametri di natura qualitativa che individuano di volta in volta i fattori su cui intervenire al fine del suo contenimento. In particolare, la banca – allineandosi con quanto disposto dalle Autorità di Vigilanza - promuove un primo approccio alla gestione ex ante del rischio strategico attraverso il monitoraggio dell’andamento del mercato di riferimento e della gestione aziendale, l’adozione di un processo di pianificazione strategica esplicito e rigoroso, e l’adozione di regole interne volte a rendere razionale ed efficiente il processo decisionale. Oltre alle misure di gestione ex ante, è stato sviluppato un framework che si basa sull’utilizzo di una scorecard qualitativa per la valutazione in ottica judgemental, per il monitoraggio e per la reportistica gestionale e direzionale. Durante l’attività di risk self assessment, la Banca applica un approccio tale da attribuire ad ogni evento di rischio una classe di frequenza e di impatto. Il processo di gestione del rischio, dettagliatamente normato nella policy dedicata, si articola nelle seguenti fasi: identificazione, valutazione, reportistica e mitigazione; tale attività viene svolta con cadenza almeno annuale a cura del Servizio Risk Management. I rischi rilevati e valutati sono riportati in specifici report, al fine di supportare la Direzione Generale nella individuazione delle aree principalmente esposte al rischio strategico, degli eventi di rischio più rilevanti e dei relativi fattori, e di conseguenza nella definizione degli interventi di mitigazione dei rischi. Di seguito si riportano alcuni report che la Direzione Controlli - Servizio Risk Management produce con cadenza annuale (o inferiore, se richiesto): - Risk Map aggiornata con le evidenze in termini di valutazione del rischio; - Valutazione del rischio strategico per unità organizzativa; - Valutazione del rischio per tipologia di rischio strategico; - Valutazione del rischio per fattore impattato. Politiche di copertura e di attenuazione del rischio Le Direzioni Centrali, il Servizio Pianificazione e Controllo di Gestione ed il Servizio Risk Management sono congiuntamente responsabili della mitigazione e gestione del rischio strategico. In tale contesto, le singole direzioni assicurano la mitigazione del rischio mediante comportamenti volti a minimizzare la frequenza e l’impatto degli eventi di rischio strategico individuati. Rischio reputazionale Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni Il rischio reputazionale emerge dal mancato soddisfacimento delle ragionevoli aspettative degli stakeholders, derivante da fallimenti di natura operativa, mancata compliance alla normativa (interna ed esterna) o da comportamenti non etici con impatto economico negativo rilevante. 21 Il rischio reputazionale si manifesta quindi allorché la reputazione di cui gode il Gruppo risulta minacciata o indebolita per effetto di strategie, politiche e comportamenti che possono venire percepiti negativamente dai diversi portatori di interesse, quali in primis la clientela, le controparti, gli azionisti, gli investitori e le istituzioni con le quali sono intrattenuti una serie di rapporti. Pertanto, il rischio reputazionale può insorgere qualora si manifesti un evento (sovente un rischio di natura operativa, ma non in via esclusiva) che possa influenzare in senso negativo, esternamente o internamente, la fiducia verso il Gruppo in un’ottica anche di lungo periodo. La gestione del rischio reputazionale costituisce la leva per identificare, valutare e controllare le potenziali minacce al proprio livello corrente o atteso di reputazione. È necessario, quindi, approntare specifici presidi organizzativi volti ad assicurare sia il rispetto delle prescrizioni normative e di autoregolamentazione, sia il rispetto di standard operativi, di principi deontologici ed etici dell’attività di intermediazione; pertanto, il Gruppo Carismi intende promuovere una cultura aziendale improntata a principi di onestà, di diligenza nonché di cooperazione fra tutte le funzioni aziendali. Ciò premesso, sempre maggiore attenzione è posta sui requisiti organizzativi imposti alle banche e, in particolare, sulle regole relative alla compliance, che agiscono favorendo comportamenti degli intermediari funzionali alla minimizzazione dei rischi di reputazione e legali. Direttamente rivolte ai rischi legali e di reputazione sono, infatti, le apposite disposizioni di vigilanza in materia di compliance, che prevedono la costituzione di una funzione di compliance, internamente al sistema dei controlli interni. Tale funzione ha il compito di verificare l’esistenza e il corretto funzionamento dei meccanismi per il rispetto delle norme legate all’attività bancaria in generale e di quelle riferite ai rapporti con la clientela e alla tutela del consumatore in particolare. Ai fini del presidio del rischio di reputazione, l’istituzione delle funzioni Compliance e Antiriciclaggio, a cui è assegnato il presidio del rischio primario di non conformità alle norme e il rischio di riciclaggio, rappresentano un valido elemento di mitigazione.. Direttamente coinvolte nella gestione del rischio in oggetto sono anche tutte le Direzioni Centrali, in particolare, la Direzione Mercato, la Direzione Personale e Legale, la Direzione Controlli, la Direzione Audit ed in via residuale altre strutture. Sistemi di misurazione e reporting Trattandosi di un rischio derivato, in quanto trae origine da eventi scatenanti che sono riconducibili ad altre fattispecie di rischio, un primo approccio per mitigare la probabilità di accadimento di tale rischio è quello di agire sui rischi originari che vi sono alla base, in particolare quelli che si possono più facilmente verificare come i rischi di compliance e operativi. In sostanza il Gruppo Carismi, attraverso la gestione e mitigazione dei rischi operativi e di conformità alle norme, riduce le probabilità che si verifichino rischi reputazionali.Inoltre, per quanto attiene la metodologia e gli strumenti per la misurazione e la gestione del rischio reputazione, le valutazioni vengono effettuate sia ex-ante che ex-post; a livello ex-ante tale attività si concretizza sia scrivendo regolamenti interni volti ad indirizzare i comportamenti di tutti coloro che veicolano verso terzi l’immagine della banca (il Codice Etico, il processo di good governance, il processo dei servizi di investimento, la scelta di fornitori da inserire nel proprio albo) che attraverso l’utilizzo di metodologie qualitative; a livello ex-post, mediante l’analisi degli organi e delle funzioni coinvolti nei processo di controllo, con particolare riferimento al Collegio Sindacale, al Servizio Compliance e Antiriciclaggio e alla Revisione Interna. Per quanto riguarda le metodologie di valutazione qualitativa e mitigazione, il Gruppo ha adottato un framework che si basa sull’utilizzo di una scorecard qualitativa per la valutazione in ottica judgemental, per il monitoraggio e per la reportistica gestionale e direzionale. Durante l’attività di risk self assessment, il Gruppo Carismi applica un approccio tale da attribuire ad ogni driver di rischio, una classe di frequenza e di impatto. Il processo di gestione del rischio, dettagliatamente normato nella policy dedicata, si articola nelle seguenti fasi: 22 identificazione, valutazione, reportistica e mitigazione; tale attività viene svolta con cadenza almeno annuale a cura del Servizio Risk Management. Politiche di copertura e di attenuazione del rischio Direttamente coinvolte nella gestione del rischio in oggetto sono tutte le Direzioni Centrali, che sono congiuntamente responsabili della mitigazione del rischio reputazionale. In tale contesto, le singole funzioni adottano comportamenti volti a minimizzare la frequenza e l’impatto degli eventi di rischio reputazionale individuati: - assicurando la gestione del rischio di reputazione mediante comportamenti e relazioni con i soggetti esterni improntati al rispetto dei principi di correttezza e trasparenza, volti ad evitare qualunque situazione che possa coinvolgere o ledere il “buon nome” del Gruppo; - garantendo il corretto adempimento degli obblighi di informativa nei confronti della clientela nonché degli Organi di Vigilanza; - garantendo il corretto funzionamento dei processi organizzativi e l’adeguato supporto informatico e logistico; - supportando il Servizio Risk Management nella predisposizione dei sistemi di valutazione, monitoraggio e reporting del rischio, finalizzati alla rilevazione di tutte le fonti significative di rischio coerentemente con il proprio profilo operativo; - individuando, con il supporto del Servizio Risk Management, il rischio reputazionale insito nei nuovi prodotti/mercati ed assicurano che questi siano assoggettati a procedure e controlli adeguati prima di essere introdotti. Rischio residuo Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni Il rischio residuo è rappresentato dal rischio di subire perdite derivanti da un’imprevista inefficacia delle tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dal Gruppo. Considerata l’elevata esposizione in crediti garantiti da ipoteche immobiliari, il rischio residuo dovuto a perdite potenziali legate ad inefficienze del processo di mitigazione del credito risulta per il Gruppo Carismi rilevante. Secondo il metodo standard, tale inefficienza si traduce in una perdita di benefici legati a ponderazioni agevolate delle esposizioni a rischio. Il gruppo presidia il rischio residuo attraverso la Direzione Crediti mediante un processo strutturato di acquisizione, gestione e monitoraggio delle garanzie che estende l’analisi del merito creditizio anche sui singoli garanti, che valuta i titoli a garanzia e la qualità dei suoi emittenti, e che si avvale di professionisti autonomi per stime tecniche degli immobili offerti in ipoteca. È compito del Servizio Risk Management, in sede di ICAAP, verificare la rilevanza o meno del rischio residuo e procedere alla sua eventuale quantificazione. Sistemi di misurazione e reporting Per la stima del rischio residuo il Servizio Risk Management utilizza una metodologia quantitativa di tipo judgemental basata sull’ipotesi di perdita del requisito di eleggibilità su una percentuale delle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e di quelle garantite da ipoteca su immobili non residenziali che al 31 dicembre beneficiano di ponderazioni favorevoli, in virtù della disciplina di CRM (Credit Risk Mitigation). Le diverse ipotesi di abbattimento della quota di garanzie eleggibili tengono in considerazione le recenti evoluzioni in materia di Credit Risk Mitigation, con particolare riferimento al nesso esistente tra la capacità di produrre reddito del garantito ed il bene dato in garanzia. Oltre alla metodologia quantitativa, la gestione del rischio residuo è attivata anche attraverso presidi di natura quantitativa. 23 Il Servizio Risk Management predispone reportistica al Vertice Aziendale con cadenza almeno annuale, in concomitanza con il processo ICAAP. Politiche di copertura e di attenuazione del rischio La mitigazione del rischio residuo è ottenuta mediante un insieme di processi volti a ridurre la potenziale inefficienza delle tecniche di Credit Risk Mitigation. Rischi connessi alle partecipazioni (Rischio partecipativo) Strategie, processi per la gestione e pertinenti funzioni Il rischio di partecipazione è il rischio attuale o prospettico che il valore di bilancio di una partecipazione finanziaria, non appartenente al gruppo possa subire una contrazione a seguito di una riduzione del prezzo sui mercati azionari, in caso di società quotate, oppure di default patrimoniali della partecipata che rendono necessario/opportuno rivederne il valore di carico a bilancio, in caso di società non quotate. Componente del rischio partecipativo è anche il rischio di liquidabilità o way out, relativamente alle partecipazioni in società non quotate detenute in portafoglio, ed è rappresentato dal rischio connesso all’eventualità di incorrere in perdite dovute alla difficoltà nello smobilizzo delle partecipazioni. Il portafoglio preso in considerazione comprende tutte le partecipazioni detenute dalla Banca in società esterne, ovvero in società non oggetto di consolidamento e la cui quota complessiva di partecipazione risulta inferiore alla maggioranza assoluta del capitale. La Cassa si caratterizza per un portafoglio di partecipazioni detenute esclusivamente per finalità di stabile investimento e non di negoziazione che comunque assume una consistente dimensione ancorché nelle strategie della Banca ne sia previsto un progressivo contenimento. Sistemi di misurazione e reporting Non viene effettuata una misurazione specifica del rischio partecipativo ai fini di una determinazione del capitale interno a fronte di tale rischio, la misurazione interna del capitale assorbito segue quanto previsto ai fini delle segnalazioni di vigilanza: con impatto sul Patrimonio di Vigilanza quale elemento negativo per le partecipazioni portate in deduzione; con impatto sul rischio di credito per le attività di investimento (banking book) e con impatto sui rischi di mercato per le partecipazioni classificate nel trading book. Politiche di copertura e di attenuazione del rischio La strategia del Gruppo è quella di razionalizzare il portafoglio con la finalità ultima di contenere l’ammontare investito ed i conseguenti rischi connessi. 24 Tavola 2: Ambito di applicazione Informativa qualitativa Quanto riportato nel presente documento di Informativa al Pubblico è riferito al Gruppo bancario Carismi, inteso secondo le definizioni di Vigilanza, ed è stato predisposto dalla Capogruppo Cassa di Risparmio di San Miniato. Il bilancio consolidato del Gruppo Carismi include quello della Capogruppo e quelli delle Società controllate operanti nel settore finanziario o che esercitano, in via esclusiva o principale, attività strumentale a quella della Capogruppo. Ai fini prudenziali si sono applicati i metodi di consolidamento previsti dalla Circolare della Banca d’Italia n° 155 del 18 dicembre 1991 (e successivi aggiornamenti) – “Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali”. In particolare, per includere le società controllate nel bilancio consolidato si è applicato il metodo del consolidamento integrale; secondo tale metodo le voci dell’attivo e del passivo, delle operazioni fuori bilancio e del conto economico sono riprese integralmente nel bilancio consolidato. Le Società in questione sono: - Fiducia SpA; - San Genesio Immobiliare SpA. - Nuova San Genesio Immobiliare Srl (San Rocco Immobiliare Srl dal 18.01.2013) Cassa di Risparmio di San Miniato S. p. A. San Genesio Immobiliare S.p.A. 98,50% Fiducia S.p.A. 100% San Rocco Immobiliare S.r.l. 99,80% Informativa quantitativa Allo stato attuale non sussistono controllate che non siano incluse nel perimetro di consolidamento. 25 Tavola 3: Composizione del patrimonio di vigilanza Informativa qualitativa La gestione del patrimonio riguarda l’insieme delle politiche e delle scelte necessarie per definire la dimensione del patrimonio stesso nonché la combinazione ottimale tra i diversi strumenti di capitalizzazione, in modo da assicurare che il patrimonio ed i coefficienti patrimoniali del Gruppo siano coerenti con il profilo di rischio assunto nel rispetto dei requisiti di vigilanza. Il patrimonio di vigilanza ed i coefficienti patrimoniali sono calcolati sulla base dei valori patrimoniali e del risultato economico determinati con l’applicazione dei principi contabili internazionali IAS/IRFS e tenendo conto delle Istruzioni di Vigilanza emanate da Banca d’Italia con il quindicesimo aggiornamento della Circolare n. 155/91 “Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali” e con il tredicesimo aggiornamento della Circolare n.262/06 “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”. Nel corso del 2013 le istituzioni comunitarie hanno approvato la direttiva 2013/36/UE, nota come “CRD IV”, ed il Regolamento (UE) n. 575, noto come “CRR”, che traspongono nell'Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (cosiddetto Framework “Basilea 3”). Le nuove norme troveranno applicazione dal 1° gennaio 2014 secondo i dettami definiti dalla Banca d'Italia nelle circolari 285 (“Disposizioni di Vigilanza per le banche”) e 286 (“Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e Sim”) pubblicate a fine 2013. Il patrimonio di vigilanza viene calcolato come somma algebrica di componenti positive e negative, in base alla loro “qualità” patrimoniale; le componenti positive devono essere nella piena disponibilità della banca, al fine di poterle utilizzare nel calcolo degli assorbimenti patrimoniali per la coperture dei rischi. In particolare, si distinguono le seguenti componenti: - patrimonio di base, comprende come elementi positivi il capitale sociale, i sovrapprezzi di emissioni e le riserve e l’utile di esercizio. Gli elementi negativi comprendono le azioni proprie riacquistate, le attività immateriali, le variazioni del proprio merito creditizio riguardante le “passività finanziarie” valutate al fair value emesse dalla Banca, diverse da quelle computabili nel patrimonio di vigilanza e gli “altri filtri prudenziali negativi” rappresentati dal saldo positivo tra le plusvalenze e le minusvalenze cumulate relative agli strumenti subordinati computabili nel patrimonio di vigilanza e classificati fra le “passività finanziarie valutate al fair value”, i saldi negativi tra le riserve di valutazione positive e quelle negative riferiti ai titoli di debito classificati nel portafoglio “attività finanziare disponibili per la vendita” ed il valore della plusvalenza cumulata di fair value sulla partecipazione detenuta nella Banca d’Italia rilevata nell’esercizio 2013; - patrimonio supplementare, costituito essenzialmente dai prestiti subordinati e dalle riserve di valutazione per la quota computabile al 50%; - dal patrimonio di base e dal patrimonio supplementare vengono dedotte il 50% delle partecipazioni in società bancarie e finanziarie non consolidate integralmente o proporzionalmente superiori al 10% ed il 50% della partecipazione detenuta nel capitale di Banca d’Italia, rappresentata dal valore di libro antecedente la rivalutazione rilevata nell’esercizio 2013; - patrimonio di terzo livello, costituito dalle passività subordinate di 2° livello non computabili nel patrimonio supplementare e dalle passività subordinate di terzo livello; gli elementi patrimoniali rientranti nel patrimonio di 3° livello possono essere utilizzati 26 soltanto a copertura dei requisiti patrimoniali sui rischi di mercato ed entro il limite del 71,4 % di detti requisiti. Non esistono strumenti innovativi e non innovativi di capitale né strumenti oggetto di disposizioni transitorie (grandfathering). Inoltre, per quanto riguarda le passività subordinate di II livello computabili al Patrimonio Supplementare e che sono soggette al grandfathering di Basilea III, la Banca al 31/12/2013 ha in essere prestiti subordinati per un ammontare complessivo di circa 13,7 mio di euro. Informativa quantitativa PATRIMONIO DI BASE (TIER 1) Elementi positivi Capitale Sovrapprezzi di emissione Riserve Utile del periodo Altri filtri prudenziali Totale elementi positivi del patrimonio di base Elementi negativi Azioni o quote proprie Avviamento Altre immobilizzazioni immateriali Filtri prudenziali Altri filtri negativi Totale elementi negativi del patrimonio di base Patrimonio di base al lordo elementi da dedurre Elementi da dedurre Totale elementi da dedurre Totale patrimonio di base Al 31/12/2013 PATRIMONIO SUPPLEMENTARE (TIER 2) Elementi positivi Leggi speciali di rivalutazione attività materiali Riserve positive su titoli disponibili per la vendita Passività subordinate Totale elementi positivi patrimonio supplementare Elementi negativi Quota non computabile delle riserve positive su titoli disponibili per la vendita Totale elementi negativi patrimonio supplementare Patrimonio supplementare al lordo elementi da dedurre Elementi da dedurre Totale elementi da dedurre Totale patrimonio supplementare Al 31/12/2013 159.824.088 32.365.056 26.238.276 7.265.531 803.563 226.496.514 1.349.484 26.333.848 163.042 13.014.174 794.436 41.654.983 184.841.531 21.098.818 163.742.713 PATRIMONIO DI VIGILANZA 2.194.571 2.681.344 92.420.766 97.296.681 1.340.672 1.340.672 95.956.009 21.098.818 74.857.191 238.599.905 PATRIMONIO DI 3° LIVELLO (TIER 3) 1.105.563 PATRIMONIO DI VIGILANZA INCLUSO IL PATRIMONIO DI 3° LIVELLO 239.705.468 27 Tavola 4: Adeguatezza patrimoniale Informativa qualitativa Il processo volto alla determinazione del capitale complessivo adeguato in termini attuali e prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti (ICAAP – Internal Capital Adequacy Assessment Process) del Gruppo Carismi è proporzionato alle caratteristiche, alle dimensioni ed alla complessità dell’attività svolta; tale processo è formalizzato – nel dettaglio delle fasi e sottofasi, attività e responsabilità delle strutture aziendali, flussi informativi e output finali – a livello di normativa interna recepita con delibera di approvazione del Consiglio di Amministrazione. Fino al 31.12.2012 il Gruppo Carismi apparteneva alla Classe 3 (in cui rientrano banche e gruppi bancari che utilizzano metodologie standardizzate con attivo, rispettivamente individuale o consolidato, pari o inferiore a 3,5 miliardi di euro). A decorrere dal 31.12.13 presentando un attivo consolidato, determinato come da istruzioni di vigilanza, di 3,7 miliardi di euro rientra in Classe 2. Coerentemente con la declinazione del “principio di proporzionalità” fornito dalla normativa di riferimento, le metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari a fronte dei rischi compresi nel Primo Pilastro sono il metodo standardizzato per il rischio di credito e di mercato, ed il metodo di base per i rischi operativi. Il Gruppo Carismi utilizza le metodologie di calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari a fronte dei rischi compresi nel Primo Pilastro, mentre – relativamente ai rischi di Secondo Pilastro misura il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario utilizzando gli algoritmi semplificati proposti nell’Allegato C del Titolo III della Circolare Banca d’Italia n. 263/06; per quanto concerne il rischio di concentrazione, l’assorbimento viene misurato sia a fronte delle esposizioni verso controparti o gruppi di controparti connesse (c.d. “single name concentration”) sia a fronte del rischio derivante da esposizioni verso controparti del medesimo settore economico (c.d. “concentrazione geo-settoriale”). Per la prima componente del rischio, il Gruppo utilizza l’algoritmo semplificato proposto nell’Allegato B del Titolo III della Circolare Banca d’Italia n. 263/2006 tenuto anche conto dei chiarimenti forniti nella Lettera Banca d’Italia n. 379484 del 10/04/2009 (ICAAP – Rischio di concentrazione per singole controparti). Per il calcolo dell’assorbimento a fronte del rischio di concentrazione geo-settoriale, invece, il Gruppo utilizza un algoritmo definito nell’ambito del “Laboratorio Rischio di concentrazione” in sede ABI. Per quanto riguarda il calcolo del capitale interno a fronte del rischio residuo si basa sull’ipotesi di abbattimento di eleggibilità delle garanzie ipotecarie accettate dalla Banca ai fini dell’abbattimento patrimoniale. Per quanto attiene alla rilevazione e gestione dei rischi connessi con attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di Parti Correlate e Soggetti collegati, il Gruppo si è dotato di un organico insieme di norme che assicuri condizioni di correttezza nell'intero processo di realizzazione delle Operazioni con tali soggetti. Viene inoltre costantemente verificato il rispetto dei limiti prudenziali stabiliti dalla normativa di vigilanza (Circolare Banca d’Italia n. 263/2006 Titolo V – Capitolo 5). A decorrere dal 31.12.13 il Gruppo ha sviluppato un processo di misurazione e monitoraggio del rischio di eccessiva leva finanziaria conformemente all'articolo 429 del regolamento (UE) n. 575/2013 e della Direttiva 2013/36/UE, art. 87. Per gli altri rischi rilevanti ma “difficilmente quantificabili” il Gruppo ha predisposto presidi organizzativi e di controllo. 28 Per il rischio di investimento in partecipazioni il Gruppo, che si caratterizza per un portafoglio di partecipazioni detenute esclusivamente per finalità di stabile investimento e non di negoziazione, si è dotato di un regolamento che disciplina il processo relativo all’acquisizione, la gestione, il monitoraggio e la dismissione delle stesse. Per il rischio di compliance il framework di gestione dello stesso si basa sull’applicazione della metodologia del Risk Assessment, che viene supportata dall’utilizzo di matrici di rischio (Compliance Risk Matrix). Relativamente al rischio di liquidità il Gruppo si è dotato di processi operativi e strumenti gestionali del rischio (Contingency Funding Plan, Sistema di Indicatori e Limiti e report di liquidità operativa e strutturale). Infine per gli ulteriori rischi rilevanti difficilmente quantificabili (i.e., strategico e reputazionale), il Gruppo predispone presidi organizzativi e di controllo e si avvale di framework qualitativi per la loro valutazione in ottica judgemental. Per quanto riguarda la determinazione del capitale interno complessivo, il Gruppo Carismi utilizza un approccio building block, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte dei rischi di Primo Pilastro il capitale interno relativo agli altri rischi rilevanti di Secondo Pilastro (tasso di interesse, concentrazione e residuo). Con riferimento agli stress test, nel rispetto del principio di proporzionalità, il Gruppo effettua analisi di sensibilità, ovvero la valutazione dell’adeguatezza del capitale regolamentare a seguito della variazione dei singoli fattori di rischio. Il Gruppo, oltre a valutare con cadenza almeno annuale la propria adeguatezza patrimoniale con riferimento alla fine dell’ultimo esercizio chiuso, determina anche il livello prospettico del capitale interno complessivo e del capitale complessivo con riferimento alla fine dell’esercizio in corso, tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi e dell’operatività. Gli Organi aziendali svolgono congiuntamente un ruolo di indirizzo, attuazione e controllo del complessivo Processo ICAAP, costituendone il fondamento e realizzandone l’impianto. Si riepilogano di seguito le principali responsabilità ai fini ICAAP in capo agli Organi di governo e controllo ed alle singole funzioni aziendali. Il Consiglio di Amministrazione, responsabile degli orientamenti strategici e delle linee guida per la gestione dei rischi, definisce e approva il processo per la determinazione del capitale complessivo adeguato in termini attuali e prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti avvalendosi anche del supporto del Comitato Controlli Interno. L’Amministratore Delegato è responsabile dell’attuazione degli orientamenti strategici e delle linee guida definiti dal Consiglio di Amministrazione, a cui riporta direttamente in proposito; in tale contesto dà attuazione al processo di determinazione del capitale interno complessivo, curando che lo stesso sia rispondente agli indirizzi strategici e alle politiche in materia di gestione dei rischi, che consideri tutti i rischi rilevanti, incorpori valutazioni prospettiche e utilizzi appropriate metodologie. Nello svolgimento delle attività di cui sopra, l’Amministratore Delegato si avvale, secondo le responsabilità individuate, del supporto tecnico ed operativo delle funzioni aziendali. Il Collegio Sindacale, nell’ambito del proprio ruolo istituzionale, vigila sull’adeguatezza e sulla rispondenza del Processo ICAAP e dell’intero sistema di gestione e controllo dei rischi ai requisiti stabiliti dalla normativa. L’Organo di controllo riceve ed analizza le politiche, generali e specifiche, definite e approvate dal Consiglio di Amministrazione per la gestione dei rischi proponendone l’eventuale modifica o aggiornamento. Informativa quantitativa 29 Rischio di credito e controparte Il Gruppo calcola le esposizioni ponderate per il rischio di credito con il metodo standardizzato. Si riporta di seguito il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di attività. Rischio di credito e di controparte al 31/12/2013 (Gruppo Carismi) Attività di rischio per cassa e fuori bilancio Classi di attività Attività ponderate per il rischio Amministrazioni e Banche centrali 0 Enti territoriali 1.903.823 Enti del settore pubblico 39.564 Enti senza scopo di lucro 22.774.968 Intermediari vigilati 31.732.475 Imprese e altri soggetti 1.128.853.515 Retail 211.616.130 Ipoteca imm. non residenziali 85.484.722 Ipoteca imm. residenziali 177.516.388 Esposizioni “scadute” 506.421.153 Esposizioni in OICR 24.749.681 Esposizioni ad alto rischio 10.835.373 Altre esposizioni 67.159.523 Totale classi di attività4 2.269.087.316 Coefficiente patrimoniale 8% Requisito patrimoniale 172.934.000 Rischio di mercato Si riportano di seguito i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato calcolati sulle attività appartenenti al portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza (rischi di posizione, di regolamento, di controparte e di concentrazione) ed a fronte dei rischi di mercato calcolati sull’intero portafoglio (rischi di cambio e di posizione in merci). Rischi di mercato (Gruppo Carismi) Rischio generico su titoli di debito Rischio generico su titoli di capitale Rischio specifico su titoli di debito Rischio specifico su titoli di capitale Rischio di posizione quote O.I.C.R. Rischio di regolamento Rischio di concentrazione Fattore Vega Rischio portafoglio di negoziazione Rischio di cambio Rischio di posizione in merci Esposizione al 31/12/2013 934.180 240.541 45 240.541 133.101 0 0 0 1.548.408 0 0 Rischio operativo 4 Al lordo dei dubbi esiti (pari a € 131.049.959) e con il contributo delle società controllate. 30 Il requisito patrimoniale a fronte del rischio operativo viene calcolato con il metodo Base. Periodi Margine di intermediazione (Gruppo Carismi) T-2 T-1 Valore in migliaia di euro 97.894 151.878 T Media indicatore Requisito (15%) 133.210 127.661 19.149 Coefficienti patrimoniali Patrimonio di Base/Attività di rischio ponderate (Tier 1 Ratio) Patrimonio di Vigilanza/Attività di rischio ponderate (Total Capital Ratio) 31 Dic.2013 6,77% 9,90% Tavola 5: Rischio di credito – informazioni generali riguardanti tutte le banche Informativa qualitativa Per la classificazione delle esposizioni deteriorate nelle diverse categorie di rischio (sofferenze, incagli, esposizioni ristrutturate ed esposizioni scadute), il Gruppo fa riferimento alla normativa emanata da Banca d’Italia, integrata con disposizioni interne che fissano criteri e regole per il passaggio dei crediti nell’ambito delle distinte categorie di rischio. Per crediti deteriorati, in analogia con la definizione di Vigilanza, si intendono: - le posizioni scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni (past due) con l’applicazione dell’approccio per transazione per le operazioni di mutuo; - le posizioni incagliate che presentano un andamento anomalo dei fenomeni presi a riferimento per i singoli rapporti nonché una situazione di insolvenza in capo all’affidato; - le posizioni ristrutturate che riguardano i crediti in cui un “pool” di banche (o una banca “monoaffidante”), nel concedere una moratoria al pagamento del debito, rinegozia il debito a tassi inferiori a quelli di mercato. Le attività finanziarie deteriorate vengono rendicontate, dal punto di vista quantitativo secondo la loro consistenza originale e residua. In particolare sono monitorati i nuovi flussi, la dinamica delle rettifiche ed il loro sviluppo nel tempo. Dal punto di vista qualitativo sono sottoposte a monitoraggio le classi di crediti in sofferenza allo scopo di verificarne l’andamento nel tempo. Il fair value delle eventuali garanzie, oggetto di specifiche rilevazioni, concorre alla definizione delle attività in sofferenza. La previsione di recupero, basata sui piani di rientro, viene espressa in base all’evoluzione della situazione della pratica quando si verificano significative variazioni nell’importo del credito o nella situazione della posizione. Fermo restando il principio del presumibile valore di realizzo, sono stati individuati criteri operativi per determinare le valutazioni quali: la presenza di ipoteche, pegno su titoli, fideiussioni e procedure concorsuali. In base ad essi si rettificano i valori delle attività finanziarie. Le posizioni che presentano un andamento anomalo, sono classificate in differenti categorie a seconda del livello di rischio. Sono classificate quali: - sofferenze, le esposizioni nei confronti di soggetti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili; - partite incagliate, le esposizioni nei confronti di soggetti in una temporanea difficoltà, che si prevede possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo; - crediti ristrutturati, le esposizioni per le quali, a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore, si acconsente ad una modifica delle condizioni contrattuali originarie. Rettifiche di valore Almeno ad ogni data di bilancio i crediti sono valutati (impairment test) per verificare l’esistenza di eventuali riduzioni di valore a seguito di eventi successivi alla rilevazione iniziale e dipendenti dal deterioramento della solvibilità dei debitori. Rientrano in questo ambito i crediti deteriorati ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, incaglio, ristrutturato e crediti scaduti. Sono oggetto di un processo di valutazione analitica le sofferenze, gli incagli e i crediti ristrutturati. L’ammontare delle rettifiche di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei flussi di cassa ritenuti recuperabili, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi e del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell’esposizione creditizia. 32 La rettifica di valore è iscritta a conto economico. I crediti ad andamento regolare per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita (di norma i crediti in bonis, e comunque i crediti “vivi” in generale), ivi inclusi quelli verso controparti residenti in paesi a “rischio” e i crediti scaduti sono sottoposti a valutazione collettiva. Questa valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e viene effettuata utilizzando percentuali di perdita stimate tenendo conto di serie storiche, opportunamente rettificate per neutralizzare l’effetto di eventi non ordinari, fondate su elementi rilevabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della perdita latente insita in tale gruppo di crediti. Le rettifiche di valore determinate collettivamente sono imputate al conto economico. Ad ogni data di chiusura del bilancio e delle situazioni infrannuali le eventuali rettifiche aggiuntive o riprese di valore vengono ricalcolate in modo differenziale con riferimento all’intero portafoglio di crediti in bonis alla stessa data. Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi se vengono meno i motivi che ne hanno determinato la rettifica purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad un evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa. La ripresa di valore è iscritta nel conto economico e non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche. Informativa quantitativa 1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione 2. Attività finanziarie disponibili per la vendita Totale Altre attività Esposizioni scadute non deteriorate Esposizioni scadute deteriorate Esposizioni ristrutturate Portafogli/qualità Incagli Sofferenze Tab. 5.1 - Distribuzione delle attività finanziarie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia 13.795 13.795 803.845 803.845 3. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza 4. Crediti verso banche 5. Crediti verso clientela 175.635 87.182 35.655 42.778 422.507 98.000 98.000 1.695.566 2.459.323 6. Attività finanziarie valutate al fair value 7. Attività finanziarie in corso di dismissione 8. Derivati di copertura Totale 2013 175.635 87.182 35.655 42.778 422.507 2.611.206 3.374.963 Totale 2012 147.643 79.214 42.910 27.458 458.953 2.281.850 3.038.028 La tabella evidenzia le attività finanziarie per portafoglio contabile di appartenenza e per qualità creditizia. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. 33 Tab. 5.2 - Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela Rettifiche valore complessive Rettifiche valore complessive Rettifiche valore complessive Res to del mondo Esposizione netta As i a Esposizione netta Ameri ca Esposizione netta Rettifiche valore complessive Esposizione netta Al tri Pa es i europei Rettifiche valore complessive Es pos i zi oni /Aree geogra fi che Esposizione netta Ital i a A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze 175.635 96.804 A.2 Incagli 87.178 15.948 A.3 Esposizioni ristrutturate 35.655 7.775 A.4 Esposizioni scadute 1 3 42.778 1.223 A.5 Altre esposizioni 2.918.821 10.016 71 1.509 1 TOTALE 3.260.067 131.766 72 1.509 4 B.1 Sofferenze 1.505 9 B.2 Incagli 3.920 33 B.3 Altre attività deteriorate 1.291 4 4 B. Esposizioni "fuori bilancio" B.4 Altre esposizioni TOTALE 170.477 44 36 177.193 86 TOTALE (A+B) 2013 3.437.260 131.852 72 1.509 36 TOTALE (A+B) 2012 3.133.126 119.970 78 1.197 10 40 4 39 3 La tabella evidenzia la distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. 34 Tab. 5.3 - Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso banche Rettifiche valore complessive Rettifiche valore complessive Res to del mondo Esposizione netta As i a Esposizione netta Rettifiche valore complessive Ameri ca Esposizione netta Rettifiche valore complessive Esposizione netta Al tri Pa es i europei Rettifiche valore complessive Es pos i zi oni /Aree geogra fi che Esposizione netta Ital i a A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze A.2 Incagli A.3 Esposizioni ristrutturate A.4 Esposizioni scadute A.5 Altre esposizioni 97.969 188 1.144 214 5 TOTALE 97.969 188 1.144 214 5 B.4 Altre esposizioni 12.247 6.140 TOTALE 12.247 6.140 TOTALE (A+B) 2013 110.216 6.328 1.144 214 5 TOTALE (A+B) 2012 71.476 13.782 3.405 239 688 B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze B.2 Incagli B.3 Altre attività deteriorate La tabella evidenzia la distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso banche. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. Poiché i dati di fine periodo sono rappresentativi delle esposizioni al rischio della Banca durante il periodo di riferimento, non viene fornita l’esposizione lorda media. 35 Tab. 5.4 -Distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso clientela5 A. Rettifiche valore specifiche Rettifiche valore di portafoglio Al tri s oggetti Esposizione netta Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Impres e non fi na nzi a ri e Esposizione netta Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Esposizione netta Soci età di a s s i cura zi one Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Esposizione netta Soci età fi na nzi a ri e Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Esposizione netta Al tri enti pubbl i ci Rettifiche valore di portafoglio Rettifiche valore specifiche Es pos i zi oni /Contropa rti Esposizione netta Governi Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze X X 144 246 X X 145.164 81.041 X 30.327 15.517 X A.2 Incagli X X 2.306 255 X X 68.610 13.125 X 16.266 2.572 X A.3 Esposizioni ristrutturate X X 3.324 1.994 X X 29.714 5.707 X 2.617 74 X A.4 Esposizioni scadute X X 17 X X 26.285 780 X 16.476 443 X A.5 Altre esposizioni 805.126 1.050 TOTALE A 805.126 1.050 B. X 5 47.610 5 53.401 X 2.495 174 19.609 174 19.609 X 1.468.205 X 8.002 578.802 1.737.978 100.653 8.002 644.488 X 1.835 18.606 1.835 Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze X X B.2 Incagli X X B.3 Altre attività deteriorate X X B.4 Altre esposizioni 26.959 TOTALE B 26.959 X 15.340 X 141 1 1.065 15.340 1 1.206 TOTALE (A+B) 2013 832.085 16.390 6 TOTALE (A+B) 2012 614.170 17.605 9 16 X X X 1.445 9 X 60 X X 3.764 10 X 15 X X 1.291 1 725 16 1 725 54.607 2.511 175 20.334 42.732 2.712 177 42.350 X 110.241 X 7 X X 40 16.183 40 16.258 7 2 1.854.719 100.672 8.042 660.746 18.613 1.837 1.754.255 7.232 663.328 17.879 1.849 116.741 X X 19 90.125 X 2 La tabella evidenzia la distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. In linea con le disposizioni vigenti in materia di bilancio (cfr. circolare BdI n.262/2005 e successivi aggiornamenti) sono riportate le esposizioni nette e le rettifiche mentre le esposizioni lorde sono ricavabili dalla sommatoria delle due. 5 I campi segnati con il simbolo “X” si riferiscono a tipologie di rettifiche non applicabili alle voci in analisi. 36 Voci /Sca gl i oni tempora l i Attività per cassa a vi s ta 539.511 Da ol tre 1 gi orno a 7 gi orni 19.621 Da ol tre 7 gi orni a 15 gi orni Da ol tre 15 Da ol tre 1 gi orni a 1 mes e fi no a mes e 3 mes i 37.416 40.405 277 A.1 Ti tol i di Sta to Da ol tre 3 mes i fi no a 6 mes i A.3 Quote O.I.C.R. 16.018 A.4 Fi na nzi a menti 523.493 Da ol tre 1 a nno fi no a 5 a nni Ol tre 5 a nni 176.918 145.539 178.803 1.085.315 1.152.036 5.064 1.308 9.699 428.360 323.500 5.205 4 1.500 45 A.2 Al tri ti tol i di debi to Da ol tre 6 mes i fi no a 1 a nno 19.621 37.139 40.360 171.854 144.231 163.899 656.951 827.036 444.962 19.621 37.139 40.360 171.854 144.231 163.899 656.951 827.036 Passività per cassa 1.400.570 187.047 202.372 74.838 118.183 106.503 129.570 947.824 169.585 B.1 Depos i ti e conti correnti 1.362.218 8.853 23.050 49.549 63.378 38.720 24.199 357 8 - Ba nche - Cl i entel a - Ba nche 78.531 33.765 8.853 23.050 44.549 63.378 38.720 24.199 357 8 26.894 246 4.322 25.289 45.696 57.129 105.371 516.545 169.577 B.3 Al tre pa s s i vi tà 11.458 177.948 175.000 9.109 10.654 Operazioni "fuori bilancio" 35.400 55.753 3.109 7.523 13.207 4.827 99.738 564.529 238.913 408 55.713 3.091 6.969 11.906 2.329 527 363 25.000 408 8.993 190 6.901 11.769 2.284 221 244 25.000 46.719 2.900 68 137 45 306 119 40 18 554 1.301 1.899 99.211 563.989 213.853 18 554 1.300 1.888 31.892 256.730 151.399 1 10 67.319 307.259 62.454 177 60 - Pos i zioni l unghe - Pos i zioni corte C.2 Deri va ti fi na nzi a ri s enza s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zioni l unghe 227 227 40 - Pos i zioni corte 12.212 5.000 1.328.453 C.1 Deri va ti fi na nzi a ri con s ca mbi o di ca pi ta l e 12.212 12.212 B.2 Ti tol i di debi to - Cl i entel a Durata indeterminata Tab. 5.5 -Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività finanziarie 430.922 C.3 Depos i ti e fi na nzi a menti da ri cevere - Pos i zioni l unghe - Pos i zioni corte C.4 Impegni i rrevoca bi l i a eroga re fondi 34.018 - Pos i zioni l unghe 17.009 - Pos i zioni corte 17.009 C.5 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri l a s ci a te 746 600 C.6 Ga ra nzi e fi na nzi a ri e ri cevute C.7 Deri va ti credi ti zi con s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zioni l unghe - Pos i zioni corte C.8 Deri va ti credi ti zi s enza s ca mbi o di ca pi ta l e - Pos i zioni l unghe - Pos i zioni corte La tabella evidenzia la distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività finanziarie. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. Tab. 5.6 - Esposizioni per cassa verso banche: dinamica delle rettifiche di valore complessive La tabella non è stata compilata poiché nell’esercizio il Gruppo non presenta le fattispecie specificate. 37 Tab. 5.7 - Esposizioni per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive Causali/Categorie Sofferenze Esposizioni scadute deteriorate Esposizioni ristrutturate Incagli A. Rettifiche complessive iniziali - di cui: esposizioni cedute non cancellate 85.508 15.423 8.801 753 B. 50.419 9.983 1.043 1.214 43.447 8.507 135 1.000 6.833 1.321 908 139 155 39.123 9.454 2.069 744 899 1.028 114 622 2 63 7.670 1.036 434 263 3 133 15.952 7.775 1.223 Variazioni in aumento B.1 rettifiche di valore B.1 bis perdite da cessione B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate B.3 altre variazioni in aumento C. Variazioni in diminuzione C.1 riprese di valore da valutazione C. 2 riprese di valore da incasso 5.702 78 136 C. 2 bis utili da cessione C.3 cancellazioni 33.421 C.4 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate C.5 altre variazioni in diminuzione D. Rettifiche complessive finali - di cui: esposizioni cedute non cancellate 96.804 Le colonne Sofferenze e Esposizioni ristrutturate sono relative a rettifiche di valore specifiche così come le variazioni delle Esposizioni scadute sono tutte originate da rettifiche di portafoglio. Rettifiche di valore effettuate nell’anno 2013 a carico del conto economico importi in unità di euro Esposizioni Sofferenze Incagli Ristrutturati Scaduti / Bonis Totale Fuori Bilancio Totale Rettifiche di valore Riprese di valore Rettifiche nette 40.115.337 6.721.227 33.394.110 9.391.826 2.734.375 6.657.451 180.391 691.209 510.818 1.173.451 1.173.451 50.861.004 10.146.811 40.714.193 549.573 193.904 355.669 51.410.577 10.340.715 41.069.862 Le tabelle evidenziano la dinamica delle rettifiche di valore complessive relative alle esposizioni per cassa verso banche e verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell’informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. 38 Cancellazione e riprese di valore imputate al conto economico nell’esercizio 2013 i mporti i n uni tà di euro Cancellazioni Totale - Sofferenze - Incagli - Ristrutturate 10.543.766 10.066.819 476.947 - Riprese di valore Totale - Sofferenze - Incagli - Ristrutturate 10.146.811 6.721.227 2.734.375 691.209 La tabella evidenzia le cancellazioni e le riprese di valore delle posizioni deteriorate effettuate nel periodo di riferimento. 39 Tavola 6: Rischio di credito – informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB Informativa qualitativa Al momento il Gruppo non fa ricorso a rating rilasciati da agenzie esterne di valutazione del merito di credito ovvero da agenzie per il credito all’esportazione. Pertanto vengono applicate le ponderazioni definite a livello regolamentare per le singole classi di attività. Informativa quantitativa Le tabelle seguenti mostrano la distribuzione delle esposizioni soggette a rischio di credito e controparte sulla base dei fattori di ponderazione, secondo le regole di compilazione previste dalle segnalazioni di vigilanza, rispettivamente con e senza attenuazione delle tecniche di mitigazione del rischio adottate 40 ATTIVITA' DI RISCHIO PER CASSA (CRSM) CLASSI DI ATTIVITA' ESPOSIZIONE Amministrazioni e Banche centrali Enti territoriali Enti del settore pubblico - ponderazione 20% - ponderazione 50% Enti senza scopo di lucro - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% Intermediari vigilati - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% Imprese e altri soggetti - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% Retail - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 75% Ipoteca imm. non residenziali - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% Ipoteca imm. residenziali - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 35% Esposizioni "scadute" - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% - ponderazione 150% Esposizioni in OICR Esposizioni ad alto rischio Altre esposizioni - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 100% 893.211.198 7.901.935 197.820 197.820 20.655.377 59.394 269.998 20.325.985 109.275.153 101.045.228 8.229.926 1.136.405.737 46.133.830 22.877.743 1.067.394.164 308.864.267 14.753.275 26.978.990 267.132.002 172.879.712 1.111.479 1.331.316 170.436.917 509.886.413 1.814.881 2.057.654 506.013.878 462.339.996 2.862.936 10.634.794 18.119.853 304.079.747 126.642.665 24.749.681 5.417.686 106.113.673 21.425.080 21.911.337 62.777.256 TOTALE RISCHIO PER CASSA POND. 0% 20% 20% 20% 50% 98,7% 0% 20% 50% 100% 26,0% 0% 20% 50% 100% 94,3% 0% 20% 50% 100% 66,6% 0% 20% 50% 75% 49,4% 0% 20% 50% 34,8% 0% 20% 35% 109,3% 0% 20% 50% 100% 150% 100% 200% 63,3% 0% 20% 100% 3.757.898.649 RWA 1.580.387 39.564 39.564 20.379.984 54.000 20.325.985 28.438.971 20.209.046 8.229.926 1.071.969.712 4.575.549 1.067.394.164 205.744.800 5.395.798 200.349.002 85.484.722 266.263 85.218.458 177.516.388 411.531 177.104.857 505.230.630 2.126.959 9.059.927 304.079.747 189.963.998 24.749.681 10.835.373 67.159.523 4.382.267 62.777.256 2.199.129.736 GARANZIE RILASCIATE E IMPEGNI (CRSM) CLASSI DI ATTIVITA' Enti territoriali - ponderazione 0% - ponderazione 20% Enti senza scopo di lucro - ponderazione 0% - ponderazione 100% Intermediari vigilati - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% Imprese e altri soggetti - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% Retail - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 75% Esposizioni "scadute" - ponderazione 0% - ponderazione 100% - ponderazione 150% TOTALE FUORI BILANCIO TOTALE COMPLESSIVO LORDO DUBBI ESITI DA PROCEDURA ESPOSIZIONE POND. 12.625.991 11.008.809 1.617.182 11.890.944 9.495.960 2.394.984 16.467.518 16.467.518 59.550.045 2.625.951 50.364 56.873.730 10.472.339 2.600.379 59.344 7.812.616 1.738.425 922.099 67.932 748.394 RWA 323.436 323.436 2.394.984 2.394.984 3.293.504 3.293.504 56.883.803 10.073 56.873.730 5.871.331 11.869 5.859.462 1.190.523 67.932 1.122.590 ESPOSIZIONE 112.745.261 RWA 69.957.580 3.870.643.910 2.269.087.391 131.049.959 TOTALE COMPLESSIVO AL NETTO DEI DUBBI ESITI REQUISITO PATRIMONIALE 2,6% 0% 20% 20,1% 0% 100% 20,0% 0% 20% 50% 100% 95,5% 0% 20% 50% 100% 56,1% 0% 20% 50% 75% 68,5% 0% 100% 150% 171.042.995 COEFFICIENTE PATRIMONIALE 8% INCREMENTO REQUISITO SOCIETA' IMMOBILIARI DEL GRUPPO 1.891.005 REQUISITO PATRIMONIALE GRUPPO 172.934.000 41 2.138.037.432 SIMULAZIONE RISCHIO DI CREDITO e CTP in assenza di tecniche di CRM eleggibili al 31/12/2013 ATTIVITA' DI RISCHIO PER CASSA (CRSM) CLASSI DI ATTIVITA' ESPOSIZIONE Amministrazioni e Banche centrali 893.211.198 Enti territoriali 7.901.935 Enti del settore pubblico (incl. ESSL) 197.820 - ponderazione 20% 197.820 - ponderazione 50% Enti senza scopo di lucro 34.591.763 - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% 34.591.763 Intermediari vigilati 109.275.153 - ponderazione 0% - ponderazione 20% 101.045.228 - ponderazione 50% - ponderazione 100% 8.229.926 Imprese e altri soggetti 1.279.912.060 - ponderazione 0% 11.826.765 - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% 1.268.085.294 Retail 844.477.012 - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 75% 844.477.012 Ipoteca imm. non residenziali - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% Ipoteca imm. residenziali - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 35% Esposizioni "scadute" 452.050.667 - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% 221.796.566 - ponderazione 150% 230.254.102 Esposizioni in OICR 24.749.681 Esposizioni ad alto rischio 5.417.686 Altre esposizioni 106.113.673 - ponderazione 0% 21.425.080 - ponderazione 20% 21.911.337 - ponderazione 100% 62.777.256 TOTALE RISCHIO PER CASSA GARANZIE RILASCIATE E IMPEGNI (CRSM) CLASSI DI ATTIVITA' Enti territoriali - ponderazione 0% - ponderazione 20% Enti senza scopo di lucro - ponderazione 0% - ponderazione 100% Intermediari vigilati - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% Imprese e altri soggetti - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 100% Retail - ponderazione 0% - ponderazione 20% - ponderazione 50% - ponderazione 75% Esposizioni "scadute" - ponderazione 0% - ponderazione 100% - ponderazione 150% TOTALE FUORI BILANCIO TOTALE COMPLESSIVO LORDO DUBBI ESITI DA PROCEDURA POND. 0% 20% 20% 20% 50% 100,0% 0% 20% 50% 100% 26,0% 0% 20% 50% 100% 99,1% 0% 20% 50% 100% 75,0% 0% 20% 50% 75% REQUISITO PATRIMONIALE DELTA RWA DELTA REQUISITO 1.580.387 39.564 39.564 34.591.763 34.591.763 28.438.971 20.209.046 8.229.926 1.268.085.294 1.268.085.294 633.357.759 633.357.759 - 125,5% 0% 20% 50% 100% 150% 100% 200% 63,3% 0% 20% 100% 3.757.898.649 567.177.718 221.796.566 345.381.152 24.749.681 10.835.373 67.159.523 4.382.267 62.777.256 2.636.016.034 ESPOSIZIONE 12.625.991 11.008.809 1.617.182 11.890.944 8.729.274 3.161.670 16.467.518 16.467.518 59.340.045 59.340.045 10.682.339 24.355 10.657.984 1.738.425 83.512 1.654.912 POND. 2,6% 0% 20% 26,6% 0% 100% 20,0% 0% 20% 50% 100% 100,0% 0% 20% 50% 100% 74,8% 0% 20% 50% 75% 147,6% 0% 100% 150% RWA 323.436 323.436 3.161.670 3.161.670 3.293.504 3.293.504 59.340.045 59.340.045 7.993.488 7.993.488 2.565.881 83.512 2.482.368 ESPOSIZIONE 112.745.261 RWA 76.678.023 3.870.643.910 2.712.694.145 143.048.154 TOTALE COMPLESSIVO AL NETTO DEI DUBBI ESITI COEFFICIENTE PATRIMONIALE RWA 205.571.679 8% 431.608.546 34.528.684 42 2.569.645.990 Tavola 8: Tecniche di attenuazione del rischio Informativa qualitativa Il gruppo Carismi non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di credito con partite di segno opposto in ambito di bilancio o “fuori bilancio” e non effettua operazioni di copertura mediante derivati su crediti. L’erogazione del credito con acquisizione di garanzie reali è soggetta a normativa 6 e processi interni formalizzati per l’acquisizione e conservazione della documentazione, la valutazione del bene, il perfezionamento della garanzia ed il monitoraggio del valore nel tempo. L’eventuale realizzo forzoso della garanzia è curato dalle strutture organizzative interne deputate al recupero del credito. La presenza di garanzie reali non esime da una valutazione completa del rischio di credito, incentrata principalmente sulla capacità del prenditore di far fronte alle obbligazioni assunte indipendentemente dall’accessoria garanzia. Tenuto conto delle proprie caratteristiche operative e degli interventi di adeguamento effettuati sulle procedure informatiche in uso, il Gruppo utilizza come strumenti di CRM: - garanzie reali finanziarie aventi ad oggetto contante e assimilati (certificati di deposito e obbligazioni emesse dalla Banca), titoli di debito e capitale, quote di OICR, gestioni patrimoniali prestate attraverso contratti di pegno; - ipoteche su immobili residenziali e non residenziali; - garanzie personali rappresentate da fideiussioni prestate da garanti ammessi. Con riferimento alle garanzie reali finanziarie, il Gruppo ha optato per l’utilizzo del metodo integrale (con il quale il valore dell’esposizione viene ridotto del valore della garanzia ai fini del calcolo del requisito), mentre nel caso di protezione di tipo personale il principio di sostituzione (viene sostituita la ponderazione del soggetto garante a quella del soggetto debitore). Affinché siano eleggibili come strumento di mitigazione del rischio, le tecniche di CRM devono rispettare alcuni requisiti generali e specifici al momento della loro costituzione come strumento a protezione del credito; suddetti requisiti devono rimanere validi per tutta la durata del credito stesso. Riguardo le garanzie ipotecarie, sono previsti distinti processi e metodologie volte ad assicurare la corretta valutazione ed il monitoraggio del valore degli immobili acquisiti in garanzia. In particolare, la Banca, per la predisposizione delle perizie tecniche, da inoltrare a corredo delle domande di finanziamento garantite da ipoteca, si avvale di perizie effettuate da periti esterni ed indipendenti. La banca potrà redigere e mantenere aggiornato un documento riepilogante quelli che sono considerati i criteri estimativi di gradimento dell’azienda, da trasmettere ai singoli periti e/o alle società del gruppo che a loro volta si incaricano dell’espletamento delle perizie. Per un corretto presidio dei rischi, il valore degli immobili offerti in garanzia viene adeguatamente sorvegliato. A questo proposito, se l’immobile offerto in garanzia è un immobile residenziale, il suo valore dovrà essere verificato ogni tre anni, anche su base statistica, se invece si tratta di immobile non residenziale, il suo valore dovrà essere verificato ogni anno. Qualora le condizioni di mercato siano soggette a variazioni significative, la verifica del valore degli immobili di cui sopra dovrà essere effettuata più frequentemente. Al fine di garantire il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla normativa e in particolare della verifica della sussistenza dei requisiti generali e specifici di eleggibilità sono posti in essere presidi dedicati da parte delle strutture competenti. È compito del Servizio Risk Management, in 6 A tal riguardo il Gruppo si è dotato di un regolamento interno recante disposizioni in tema di Tecniche di CRM. 43 sede di ICAAP, verificare la rilevanza o meno del rischio residuo e procedere alla sua eventuale quantificazione. Nell’ambito degli strumenti finanziari (rischio di mercato) oggetto di pegno, la Banca privilegia forme di garanzia non speculative e pertanto non emergono particolari forme di concentrazione. Per quanto attiene al rischio di credito, la principale concentrazione di garanzie reali è legata ai finanziamenti per mutui alla clientela Retail. In tale ambito, tuttavia, non è possibile parlare di concentrazione del rischio per il frazionamento dello stesso, implicito nella tipologia di clientela. Inoltre, come già accennato, sono in vigore disposizioni specifiche sui finanziamenti per mutui alla clientela Retail con importo superiore ai 3 milioni di euro, soglia oltre la quale il valore della garanzia viene mantenuto aggiornato con perizie periodiche del bene. Per le operazioni sotto la soglia di rilevanza viene effettuato l’aggiornamento del valore degli immobili attraverso la rilevazione dei valori medi del mercato mobiliare. Le informazioni sulle valutazioni sono fornite, con cadenza annuale, da operatori specializzati del settore (aggiornamenti straordinari possono essere effettuati nelle ipotesi in cui si verifichino variazioni significative nel brevissimo periodo). Informativa quantitativa Ga ra nzi e pers ona l i (2) Ga ra nzi e rea l i (1) Deri va ti s u credi ti Credi ti di fi rma Al tri deri va ti 310.614 3.148.033 - di cui deteriorate 248.457 409.570 14.592 1.079 10 49.778 475.029 1.2 parzialmente garantite 93.387 10.444 15.408 1.743 13 32.243 59.851 - di cui deteriorate 20.985 7.251 467 8 3 8.273 16.002 Banche Altri soggetti 342.857 3.207.884 92 Altri enti pubblici 92 5.371 Governi e banche centrali 5.384 2.710 Altri soggetti 4.453 78.790 Banche 94.198 2.750.456 Altri enti pubblici 2.760.900 1.615.463 1.1 totalmente garantite C L N Governi e banche centrali 1.708.850 1. Esposizioni creditizie per cassa garantite: Immobili - leasing finanziario Altre garanzie reali Totale (1)+(2) Titoli Immobili - ipoteche Valore esposizione netta Tab. 8.1 - Esposizioni per cassa verso clientela garantite Ga ra nzi e pers ona l i (2) Ga ra nzi e rea l i (1) Deri va ti s u credi ti Credi ti di fi rma Totale (1)+(2) 3.993 916 2 495 5.406 2.2 parzialmente garantite 19.285 5.589 1.908 200 3.503 11.200 - di cui deteriorate 3.003 2.614 9 44 Altri soggetti 3.177 Banche 46.679 - di cui deteriorate Altri enti pubblici 57.879 18.685 Governi e banche centrali 22.188 2.131 Altri soggetti 2.331 4.332 Banche 6.240 21.531 Altri enti pubblici 27.120 40.888 2.1 totalmente garantite C L N Governi e banche centrali 60.173 2. Esposizioni creditizie "fuori bilancio" garantite: Immobili - leasing finanziario Altre garanzie reali Al tri deri va ti Titoli Immobili - ipoteche Valore esposizione netta Tab. 8.2 - Esposizioni “fuori bilancio” verso clientela garantite 2.623 Tavola 9: Rischio di controparte Informativa qualitativa Il Gruppo pone attenzione al monitoraggio del rischio controparte inteso come il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari (quali derivati OTC, operazioni SFT e operazioni con regolamento a termine), risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Sulla falsariga delle disposizioni normative, la modalità di rilevazione applicata è quella riferita alla metodologia “del valore corrente” per le esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC) e le operazioni con regolamento a lungo termine (LST), che consiste nella determinazione dell’esposizione corrente e potenziale attraverso la modalità standard regolamentare, utilizzando il valore di mercato come esposizione attuale dello strumento e l’impostazione regolamentare per rappresentare, in modo semplificato, l’esposizione potenziale futura. Con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT), la Banca ha adottato il metodo integrale con rettifiche standard di vigilanza per volatilità come definito nella disciplina delle tecniche di CRM. Ai fini gestionali la banca si è dotata di una normativa interna che disciplina la determinazione e l’utilizzo dei massimali operativi concessi alle controparti bancarie; suddetta normativa ha lo scopo di definire lo svolgimento dell’attività di concessione, utilizzo e controllo dell’esposizione al rischio controparte per l’attività svolta nell’ambito finanziario dall’Istituto e per definire in maniera univoca la metodologia di determinazione degli utilizzi. La banca è dotata di validi strumenti per la valutazione delle controparti bancarie e per il controllo del rispetto dei relativi massimali operativi per la cui assegnazione vengono utilizzate le valutazioni delle principali agenzie di rating. La facoltà di assegnare “massimali operativi” a controparti bancarie è di competenza del Consiglio di Amministrazione, salvo alcuni casi di delega all’Amministratore Delegato, specificatamente previsti. L’attribuzione (approvazione) dei massimali alle controparti bancarie viene effettuata previa valutazione del Servizio Concessione Crediti, che è la struttura deputata al controllo giornaliero. Per quanto riguarda i principi relativi alle garanzie ed alle valutazioni concernenti il rischio di controparte per l’operatività in swap, il rischio risulta attenuato in riferimento a quelle controparti con cui la Cassa ha sottoscritto un accordo di trasferimento collaterale a garanzia (CSA – Credit Support Annex - contratto di diritto inglese che, insieme all’ISDA Master Agreement, costituisce il supporto giuridico per le transazioni in derivati OTC) nella forma di cash o titoli di stato. Non sono previste politiche formalizzate rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione sfavorevole (wrong-way risk), tuttavia, anche a seguito delle indicazioni di Banca d’Italia, in ottica prudenziale è previsto per i titoli bancari l’applicazione di un incremento prudenziale dell'haircut al 50% per i titoli eligible e l'esclusione dei titoli non eligible dalla posizione di liquidità. Non essendo una banca con rating, i nostri contratti non prevedono l’analisi di impatto in caso di abbassamento della valutazione del proprio merito creditizio (downgrading). 45 Informativa quantitativa Tab. 9.1 - Derivati finanziari “over the counter”: fair value positivo rischio di controparte Titoli di debito e tassi di interesse Titoli di capitale e indici azionari Tassi di cambio e oro Altri valori Sottostanti differenti Fair value positivo Fair value positivo Fair value positivo Fair value positivo Fair value positivo Controparti/Sottostanti A. Portafoglio di Negoziazione di Vigilanza A.1 Governi e Banche Centrale A.2 Enti Pubblici A.3 Banche A.4 Società Finanziarie A.5 Assicurazioni A.6 Imprese non finanziarie A.7 Altri soggetti Totale 2013 Totale 2012 B. Portafoglio Bancario B.1 Governi e Banche Centrale B.2 Enti Pubblici B.3 Banche B.4 Società Finanziarie B.5 Assicurazioni B.6 Imprese non finanziarie B.7 Altri soggetti 13.792 Totale 2013 13.792 Totale 2012 29.006 Il Gruppo non ha effettuato operazioni in derivati creditizi. 46 Tavola 12: Rischio operativo Informativa qualitativa Con riferimento alla metodologia adottata per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio in oggetto, il Gruppo Carismi utilizza il metodo Base (BIA – Basic Indicator Approach) ai fini regolamentari come disciplinato dalla Circolare di Banca d’Italia n. 263/2006. Il metodo BIA prevede che il requisito patrimoniale sia calcolato applicando un coefficiente regolamentare pari al 15 per cento ad un indicatore del volume di operatività aziendale individuato nel margine di intermediazione; a tal fine, si procede a ponderare il valore medio delle rilevazioni del margine di intermediazione degli ultimi 3 anni (riferito alla situazione di fine esercizio al 31/12) con il coefficiente sopra indicato. Qualora una di tali osservazioni risulti negativa o nulla, tale dato non viene preso in considerazione nel calcolo del requisito patrimoniale, che viene quindi determinato come media delle sole osservazioni aventi valore positivo. Qualora il dato relativo all’indicatore rilevante per alcune osservazioni del triennio di riferimento non sussista, il calcolo del requisito viene determinato sulla base della media delle sole osservazioni disponibili. Il requisito in argomento viene calcolato utilizzando esclusivamente i valori dell’indicatore rilevante determinato in base ai principi contabili IAS. Dal 2011 il Gruppo Carismi si è dotato di una Policy di gestione del rischio operativo che prevede sia un processo di raccolta dei dati di perdita operativa (Loss Data Collection) – con cadenza trimestrale - che un’attività di Risk Self Assessment che mappa i rischi operativi su tutte le Business Unit aziendali. Nell’ambito del framework di gestione dei rischi operativi viene data rilevanza sia alla misurazione delle perdite operative registrate, in modo da comprenderne le cause e prevenirne ulteriori probabili effetti che possono derivare dall’operatività, che agli interventi sulle fonti potenziali di rischio e sul sistema dei controlli interni. Per fronteggiare entrambe le esigenze la metodologia prevede l’utilizzo di strumenti di analisi qualitativa e quantitativa. In particolare, l’analisi qualitativa consiste nell’applicazione di tecniche di valutazione del rischio, tese ad individuare i rischi potenziali, prima che si verifichino le perdite e nel mettere in luce le possibili cause per definire le opportune strategie di intervento. Dall’attività di RSA svolta nel 2013 emerge una stima delle perdite operative future sostanzialmente invariata rispetto all’assessment precedente. L’evento di perdita di maggior impatto è confermato essere “Esecuzione, gestione e consegna di prodotti o servizi” mentre risulta migliorata la percezione del presidio dei fattori di rischio per processo (la maggior parte dei fattori di rischio, infatti, risulta adeguatamente presidiato). 47 Tavola 13: Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario Informativa qualitativa Le iniziative poste in essere dalla Banca nel corso dell’anno 2013 prevedono un portafoglio di partecipazioni societarie il cui spessore in termini di quantità e qualità è quello risultante a seguito dell’attuazione delle strategie aziendali contenute nel Piano Industriale, ovvero oggetto di una progressiva riduzione quantitativa e di una semplificazione gestionale con conseguente dismissione di partecipazioni non strumentali. La Banca si caratterizza per un portafoglio di partecipazioni detenute esclusivamente per finalità di stabile investimento e non di negoziazione. Attività finanziarie disponibili per la vendita Criteri di iscrizione L’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria avviene alla data di regolamento per i titoli di debito e di capitale ed alla data di erogazione in caso di crediti. All’atto della rilevazione iniziale le attività sono contabilizzate al loro fair value, che corrisponde normalmente al costo di acquisto, comprensivo dei costi e proventi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso. Se l’iscrizione avviene a seguito di riclassificazione dalle attività detenute sino alla scadenza, il valore di iscrizione è rappresentato dal fair value al momento del trasferimento. Nel caso di titoli di debito l’eventuale differenza tra il valore iniziale e il valore di rimborso viene ripartita lungo la vita del titolo con il metodo del costo ammortizzato. Criteri di classificazione Questa categoria residuale accoglie le attività finanziarie non derivate, che non sono classificate fra le attività finanziarie detenute per la negoziazione o attività finanziarie detenute sino alla scadenza, ovvero nel portafoglio crediti. Sono classificate in questa voce anche le interessenze azionarie non gestite con finalità di negoziazione e non qualificabili di controllo, collegamento e controllo congiunto e i titoli obbligazionari che non sono oggetto di attività di trading. Criteri di valutazione Successivamente alla rilevazione iniziale, le attività finanziarie disponibili per la vendita sono valutate al fair value, con la rilevazione a conto economico della quota interessi come risultante dall’applicazione del costo ammortizzato e con l’imputazione degli utili/perdite derivanti dalla variazione di fair value in una apposita riserva di patrimonio netto ad eccezione delle perdite per riduzione di valore. Per gli strumenti finanziari quotati in un mercato attivo, il fair value è pari alla quotazione di chiusura del mercato alla data di bilancio. Per gli strumenti finanziari negoziati in un mercato non attivo, il fair value viene determinato utilizzando metodi di stima e modelli valutativi generalmente accettati e che sono basati su dati rilevabili sul mercato, quali metodi basati sulla valutazione di strumenti quotati che presentano analoghe caratteristiche e attualizzazione di flussi di cassa attesi, tenendo conto dei diversi profili di rischio insiti negli strumenti stessi. I titoli di capitale per i quali non sia possibile determinare il fair value in maniera attendibile, sono mantenuti al costo, rettificato a fronte dell’accertamento di perdite per riduzione di valore. 48 Il valore delle attività finanziarie disponibili per la vendita è inoltre sottoposto a test di verifica (impairment) qualora ricorrano obiettive evidenze di riduzione di valore dipendenti dal deterioramento della solvibilità degli emittenti e dagli altri indicatori previsti dallo IAS 39. L’ammontare della eventuale perdita viene determinato come differenza tra il valore contabile ed il fair value corrente. In particolare, per i titoli di capitale quotati in un mercato attivo, una riduzione del fair value al di sotto del costo superiore al 20% o prolungata per oltre 9 mesi è ritenuta una evidenza obiettiva di riduzione di valore alla quale, quindi, consegue la rilevazione di una rettifica di valore come nel seguito indicato. Per le partecipazioni non quotate il fair value è stimato sulla scorta delle metodologie di valutazione d’azienda più pertinenti in base al tipo di attività svolta da ciascuna partecipata; tali attività vengono mantenute al valore di libro se il loro fair value non può essere determinato in modo affidabile. I titoli disponibili per la vendita sono inoltre sottoposti a impairment test qualora ricorrano situazioni sintomatiche dell’esistenza di perdite di valore dipendenti dal deterioramento della solvibilità degli emittenti e dagli altri indicatori previsti dallo IAS 39. Le rettifiche di valore derivanti dal test di impairment vengono contabilizzate interamente nel conto economico, comprese quelle cumulate nella riserva di patrimonio netto direttamente attribuibile al singolo strumento finanziario oggetto di svalutazione. Le successive riprese di valore effettuate, qualora i motivi che hanno originato precedenti rettifiche di valore per impairment siano venuti meno a seguito di un evento verificatosi successivamente alla loro rilevazione, vengono contabilizzate in contropartita: - della riserva di patrimonio netto, per gli strumenti rappresentativi di capitale; - del conto economico, per gli strumenti di debito e per i crediti. Criteri di cancellazione Le attività finanziarie vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivanti dalle attività stesse o quando l’attività finanziaria viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e benefici ad essa connessi. I titoli ricevuti nell’ambito di una operazione che contrattualmente prevede la successiva vendita e i titoli consegnati nell’ambito di una operazione che contrattualmente prevede il successivo riacquisto, non sono, rispettivamente, registrati o cancellati dal bilancio. Di conseguenza, nel caso di titoli acquistati con accordo di rivendita, l’importo pagato viene registrato in bilancio come credito verso clientela o banche, mentre, nel caso di titoli ceduti con accordo di riacquisto, la passività viene registrata nei debiti verso banche o verso clientela o tra le altre passività. Criteri di rilevazione delle componenti reddituali Gli interessi e i dividendi su titoli vengono iscritti rispettivamente nelle voci 10 “Interessi attivi e proventi assimilati” e 70 “Dividendi e proventi simili”; gli utili o le perdite realizzati con la vendita o il riacquisto sono rilevate nella voce 100 “Utili/perdite da cessione o riacquisto di attività finanziarie disponibili per la vendita”; le plusvalenze e le minusvalenze derivanti dalla valutazione al fair value dei titoli disponibili per la vendita vengono imputate al patrimonio netto nella voce “riserve da valutazione” e sono riversate al conto economico al momento della dismissione o in presenza di una perdita di valore rilevata in seguito al test di impairment nella voce 130 “Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività disponibili per la vendita”. Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore. Tali riprese di valore sono imputate a conto economico nel caso di titoli di debito o di crediti alla voce 130 “Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività disponibili per la 49 vendita”, e vengono imputate a patrimonio netto nel caso di titoli di capitale nella voce “riserve da valutazione” e riversate al conto economico all’atto della cessione. Partecipazioni Criteri di iscrizione La voce comprende le partecipazioni detenute in società controllate, collegate ed in quelle soggette a controllo congiunto; tali partecipazioni all’atto della rilevazione iniziale sono iscritte al costo di acquisto, integrato dei costi direttamente attribuibili. Criteri di classificazione Ai fini della classificazione in tale voce, sono considerate controllate le entità per le quali si detiene il potere di determinare le politiche finanziarie e gestionali al fine di ottenere benefici. Ciò avviene quando è detenuta, direttamente e/o indirettamente, più della metà dei diritti di voto ovvero in presenza di altre condizioni di controllo di fatto, quali ad esempio la nomina della maggioranza degli Amministratori. Sono considerate entità a controllo congiunto quelle per cui vi sono accordi contrattuali, parasociali o di altra natura per la gestione paritetica dell’attività e la nomina degli Amministratori. Le entità collegate sono quelle in cui si detiene il 20 per cento o una quota superiore dei diritti di voto e le società che per particolari legami giuridici, quali la partecipazione a patti di sindacato, debbano considerarsi sottoposte ad influenza notevole. Nell’ambito di tali classificazioni si prescinde dall’esistenza o meno di personalità giuridica e nel computo dei diritti di voto sono considerati anche i diritti di voto potenziali correntemente esercitabili. Criteri di valutazione Le partecipazioni sono valutate al costo. Ad ogni data di bilancio o situazione infrannuale viene accertata l’eventuale evidenza che la partecipazione abbia subito una riduzione di valore attraverso la predisposizione del test di impairment mediante l’analisi prospettica della situazione economica, patrimoniale e finanziaria della partecipata. Qualora emergano evidenze che il valore di una partecipazione possa aver subito una riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa, rappresentato dal maggiore tra il fair value al netto dei costi di vendita ed il valore d’uso. Quest’ultimo è il valore attuale dei flussi finanziari futuri che la partecipazione potrà generare, incluso il valore di dismissione finale dell’investimento. Se il valore recuperabile risulta inferiore al valore contabile la relativa differenza è rilevata a conto economico. Per le svalutazioni effettuate, qualora siano venuti meno i motivi che le hanno generate a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono eseguite le riprese di valore con imputazione a conto economico. Criteri di cancellazione Le partecipazioni vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivanti dalle attività stesse o quando la partecipazione viene ceduta trasferendo tutti i rischi e benefici ad essa connessi. 50 Criteri di rilevazione delle componenti reddituali I dividendi riferiti alle società partecipate sono rilevati alla voce 70 “ Dividendi e proventi simili” mentre eventuali perdite e/o riprese di valore derivanti dall’applicazione dei procedimenti di verifica (impairment test) sono registrati alla voce “Utile/Perdite delle partecipazioni”. Le eventuali riprese di valore vengono imputate alla stessa voce. I proventi relativi a tali investimenti sono contabilizzati a conto economico, indipendentemente dal fatto che siano stati generati dalla partecipata anteriormente o successivamente alla data di acquisizione. Qualora il valore contabile della partecipazione nel bilancio individuale superi il valore contabile nel bilancio consolidato dell'attivo netto della medesima partecipazione, incluso il relativo avviamento, la Cassa valuta se esiste un’indicazione che la partecipazione abbia subìto una riduzione di valore. Informativa quantitativa Tabella 13.1 - Esposizioni in Strumenti di Capitale - Portafoglio Bancario importi in migliaia di euro Valore di bilancio Titoli disponibili per la vendita di cui quotati di cui non quotati Partecipazioni di cui quotati di cui non quotati Totale di cui quotati di cui non quotati 34.994 34.994 62.425 62.425 97.419 97.419 Fair value Esposizione 34.994 34.994 34.994 34.994 62.425 62.425 97.419 97.419 34.994 34.994 Utili / Perdite realizzati nel periodo 9.763 9.763 9.763 9.763 (*) Plus / Minus sospese a P.N. 3.205 3.205 3.205 3.205 Plus / Minus sospese a P.N.: di cui computate nel patrimonio supplementare 1.603 1.603 - 1.603 1.603 (*) L'importo comprende la somma di 9.788 migliaia di euro, come componente reddituale positiva, riveniente dalla rilevazione delle nuove quote partecipative detenute nella Banca d’Italia a seguito dell’aumento di capitale ai sensi del d.l. 133/2013, convertito con la legge n. 5 del 29 gennaio 2014, ed alle modifiche statutarie deliberate dall’Organo di Vigilanza. Nella tabella sono evidenziate le esposizioni in strumenti di capitale del portafoglio bancario per portafoglio contabile di riferimento. 51 Tavola 14: Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario Informativa qualitativa Il rischio di tasso d’interesse sul banking book è rappresentato dal rischio causato dalle differenze nelle scadenze e nei tempi di ridefinizione del tasso di interesse delle attività e delle passività della Banca non ricomprese nel portafoglio di negoziazione ai fini di Vigilanza. In presenza di tali differenze, fluttuazioni dei tassi di interesse determinano sia una variazione del margine di interesse e, quindi, del profitto atteso di breve periodo, sia una variazione del valore di mercato delle attività e delle passività e, quindi, del valore economico del patrimonio netto. Il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, pertanto, si riferisce all’andamento dei tassi di interesse e alla composizione del portafoglio bancario in termini di esposizioni nette sulle diverse scadenze. Al fine di quantificare il grado di esposizione al rischio di tasso sul portafoglio bancario, il Gruppo utilizza la metodologia semplificata regolamentare illustrata dalla Circolare di Banca d’Italia n. 263/2006, Titolo III, Capitolo 1, Allegato C. L’ammontare determinato viene considerato come capitale interno a fronte del rischio in oggetto. Inoltre il Gruppo svolge analisi gestionali di sensitività attraverso la simulazione degli effetti di spostamenti paralleli e non delle curve dei tassi. La gestione del rischio di tasso d’interesse sul banking book è attuata dal Servizio Risk Management nel rispetto delle linee guida definite dal Consiglio di Amministrazione, tenendo conto della pianificazione strategica, degli obiettivi di budget e dell’andamento delle poste attive e passive nelle concrete situazioni di mercato. Tale gestione deve garantire che l’Istituto mantenga una esposizione coerente con la propria soglia di tolleranza anche in presenza di nuovi prodotti e tipi di attività. Il monitoraggio dell’esposizione al rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario mediante la metodologia semplificata indicata da Banca d’Italia è effettuato trimestralmente dal Servizio Risk Management, che analizza la rilevanza dell’esposizione della Banca al rischio di tasso sia nel caso di una variazione uniforme dei tassi di 200 punti base, sia di variazioni differenziate per scadenza che riflettano i movimenti estremi dei tassi osservati negli ultimi sei anni (alternativamente il 1° o il 99° percentile della distribuzione statistica delle variazioni su ciascuna scadenza). Anche le analisi gestionali di sensitività sono effettuate con periodicità trimestrale. Nell’ambito del monitoraggio, il Servizio Risk Management fa riferimento a soglie di sorveglianza che possono essere tempo per tempo rimodulate in considerazione della situazione di mercato. Tali soglie, definite sulla base dell’indicatore di rischiosità stabilito dalla Banca d’Italia, rappresentano i valori di attenzione al fine di mantenere entro livelli contenuti l’esposizione al rischio di tasso. In caso di mancato rispetto delle soglie, una volta valutata l’effettiva rilevanza del fenomeno in relazione alle condizioni di mercato ed a quelle specifiche della banca, il Servizio Risk Management predispone una adeguata informativa per i Vertici Aziendali, per la definizione di idonee misure correttive. Informativa quantitativa Di seguito vengono sinteticamente esposti i risultati delle analisi sul rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario al 31/12/2013. In particolare, la tabella mostra i dati relativi all’impatto sui valori patrimoniali dell’Istituto nelle tre ipotesi indicate da Banca d’Italia nell’ambito della metodologia semplificata: variazione parallela della curva dei tassi di interesse di +/- 200 punti 52 base, 1° e 99° percentile delle variazioni rilevate sulle singole scadenze in un periodo di osservazione di sei anni. PATRIMONIO DI VIGILANZA CONS. Gruppo Carismi 239.705.468 TOTALE PASSIVO DA PONDERARE ATTIVOPASSIVO DA PONDERARE FASCIA TOTALE ATTIVO DA PONDERARE - VISTA E REVOCA - FINO AD UN MESE 40 - DA OLTRE 1 MESE A 3 MESI 50 - DA OLTRE 3 A 6 MESI 60 - DA OLTRE 6 A 12 MESI - DA OLTRE 1 A 2 ANNI - DA OLTRE 2 A 3 ANNI 170 - DA OLTRE 3 A 4 ANNI 180 - DA OLTRE 4 A 5 ANNI - DA OLTRE 5 A 7 ANNI 330 - DA OLTRE 7 A 10 ANNI 430 - DA OLTRE 10 A 15 ANNI 460 - DA OLTRE 15 A 20 ANNI 490 - OLTRE 20 ANNI 1.990.770.621 107.118.503 104.650.479 123.773.039 146.221.230 365.357.633 348.980.243 160.731.189 190.341.216 341.525.794 302.725.456 101.751.064 12.815.711 6.729.776 433.024.342 1.032.723.784 239.767.352 395.620.116 284.586.979 482.679.833 413.465.518 393.516.108 353.243.358 159.738.717 85.201.746 4.335.457 1.024.960 332.118 1.557.746.279 -925.605.281 -135.116.873 -271.847.077 -138.365.749 -117.322.200 -64.485.275 -232.784.919 -162.902.142 181.787.077 217.523.710 97.415.607 11.790.751 6.397.658 TOTALE POSIZIONI NETTE VARIAZIONE VALORE ECONOMICO SOMMA VALORI ASSOLUTI E SBILANCI VALUTE 4.303.491.954 4.279.260.387 24.231.567 FATTORE DI PONDERAZIONE (shock +200 p.b.) 0,08% 0,32% 0,72% 1,43% 2,77% 4,49% 6,14% 7,71% 10,15% 13,26% 17,84% 22,43% 26,03% INCIDENZA % RISCHIO DI TASSO RIEPILOGO STRESS TEST Scenario di stress Standard: parallelo 200 pb Shock 99° percentile Stress gestionale: inclinazione positiva POSIZIONE NETTA FATTORE DI PONDERATA (shock PONDERAZIONE +200 b.p.) (shock I° Percentile) -740.484 -432.374 -1.957.299 -1.978.630 -3.249.825 -2.895.389 -14.292.994 -12.559.755 18.451.388 28.843.644 17.378.944 2.644.665 1.665.310 0,50% 0,75% 1,00% 53 57.906 57.603 363.138 533.441 851.618 1.059.577 7.146.497 7.972.438 -15.507.787 -23.131.160 -14.076.945 -2.212.466 -1.381.677 FATTORE DI PONDERAZIONE (shock 99° Percentile) 0,03% 0,12% 0,27% 0,64% 1,38% 2,11% 2,67% 2,97% 3,05% 3,45% 4,55% 5,83% 7,03% POSIZIONE NETTA PONDERATA (shock 99° Percentile) -313.806 -166.032 -724.201 -882.192 -1.624.292 -1.362.471 -6.214.022 -4.836.509 5.542.348 7.500.501 4.432.674 687.835 449.461 FATTORE DI PONDERAZ. (shock inclinazione positiva) POSIZIONE NETTA PONDERATA (shock inclinazione positiva) 0,01% 0,04% 0,18% 0,36% 1,04% 1,69% 3,07% 3,85% 6,35% 8,29% 13,38% 16,82% 19,52% 92.560,53 54.046,75 -489.325 -491.198 -1.214.285 -1.088.189 -7.146.497 -6.271.732 11.543.479 18.027.277 13.034.208 1.982.615 1.248.503 30.877.202 -30.877.202 30.877.202 -38.267.816 38.267.816 38.267.816 2.489.294 -2.489.294 2.489.294 28.988.249 -28.988.249 28.988.249 12,9% 16,0% 1,0% 12,1% (≤ 3 mesi) >3 mesi ; <= 1 anno >1 anno ; <= 3 anni >3 anni ; <= 5 anni >5 anni ; <= 10 anni 2,00% 2,00% 2,00% 2,00% 2,00% 0,25% -0,01% -0,04% -0,13% -0,39% -0,73% -1,64% -3,07% -4,89% -8,53% -10,63% -14,45% -18,76% -21,60% POSIZIONE NETTA PONDERATA (shock I° Percentile) 1,25% >10 anni 2,00% 1,50% Sensitivity Indice di rischiosità 30.877.202 12,9% 2.489.294 1,0% 28.988.249 12,1% Tavola 15: Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione Informativa qualitativa Il processo di determinazione delle politiche di remunerazione e incentivazione della Cassa fa riferimento a principi di valorizzazione del merito e di motivazione al conseguimento di obiettivi strategici aziendali di medio/lungo termine senza peraltro incoraggiare un’eccessiva assunzione dei rischi. Secondo le “Disposizioni” emanate dalla Banca d’Italia, all’Assemblea degli Azionisti in sede ordinaria deve essere fornita una informativa annuale avente ad oggetto il processo decisionale seguito per la definizione delle “Politiche di remunerazione”. In coerenza alle previsioni appena illustrate, il processo di definizione delle “Politiche di remunerazione” prevede: - - il preventivo coinvolgimento delle strutture aziendali preposte nella individuazione dei principali elementi utili alla definizione o alla revisione annuale delle “Politiche”; il coinvolgimento della funzione di conformità, chiamata ad esprimersi in ordine alla coerenza delle politiche di remunerazione al quadro normativo di riferimento. L’intervento della funzione di conformità è finalizzato a verificare l’adeguatezza delle “Politiche” alla normativa vigente sul tema, e si connota per l’interscambio e l’integrazione con le strutture preposte nell’individuazione delle misure correttive più appropriate; l’approvazione delle “Politiche” da parte dell’organo con funzioni di supervisione strategica, cui spetta il compito di adottare e riesaminare, con periodicità annuale, la politica di remunerazione, restando responsabile della sua corretta attuazione. A tale proposito, lo Statuto della Cassa dispone (art. 15) che il Consiglio fornisca all’Assemblea degli Azionisti idonea informativa sulle politiche di retribuzione da approvare. L’informativa deve essere idonea a fornire all’organo assembleare una chiara ed efficace rappresentazione delle ragioni e finalità che la società persegue con la politica retributiva, dei criteri prescelti nella definizione delle politiche remunerative, dei parametri utilizzati per il calcolo delle componenti variabili, dell’iter seguito nell’elaborazione delle “Politiche”. Una volta deliberato dal Consiglio di Amministrazione, il documento indicante le politiche di remunerazione previste a favore di Amministratori, dipendenti e collaboratori non legati alla Società da rapporti di lavoro subordinato viene deliberato dall’Assemblea dei Soci, in coerenza alle previsioni normative vigenti. La Capogruppo, inoltre, elabora il Documento sulle politiche di remunerazione per l’intero Gruppo bancario, assicurandone la complessiva coerenza, fornendo gli indirizzi necessari alla sua attuazione e verificandone la corretta applicazione. Quanto ai criteri che, in generale, guidano le scelte in tema di remunerazione ed incentivazione del personale, le “politiche” delineate dall’Azienda hanno l’obiettivo di assicurare: - la motivazione, il sostegno alla crescita professionale e la fidelizzazione di tutte le risorse, con particolate attenzione a quelle che ricoprono ruoli di responsabilità; la stretta correlazione tra livelli economici e dinamiche di creazione del valore, in un percorso di sostenibilità e contenimento dei rischi. Le politiche di remunerazione adottate devono essere conformi alle disposizioni di legge e delle Autorità di Vigilanza. Con particolare riguardo alle dinamiche evolutive che hanno interessato le prassi retributive negli ultimi anni ricordiamo, a livello internazionale, i principi emanati dal Financial Stability Board (FSB) nell’aprile 2009 e la Direttiva 2010/76/CE (c.d. CRD III) che disciplina, con decorrenza 1° gennaio 2011, l’adeguamento delle disposizioni di vigilanza nazionali relativamente alle banche ed alle imprese di investimento. A livello nazionale, i maggiori interventi hanno riguardato l’emanazione da parte di Banca d’Italia delle disposizioni del 4 marzo 2008 in materia di Organizzazione e Governo Societario delle Banche e della 54 comunicazione del 28 novembre 2009, finalizzata ad attivare presso le banche italiane l’implementazione dei principi enunciati dal FSB. Sono riconducibili ai citati passaggi regolamentari: l’obbligo di approvazione da parte dell’Assemblea delle “Politiche di Remunerazione” di Gruppo (previsione volta ad accrescere il grado di consapevolezza degli azionisti); l’introduzione per il Top Management di un sistema di incentivazione ancorato alle strategie ed agli obiettivi di medio/lungo termine dell’azienda; l’esclusione delle “funzioni di controllo” da ogni forma di incentivazione di breve termine; i coinvolgimento strutturato delle funzioni aziendali competenti nella definizione delle politiche di remunerazione. Il 30 marzo 2011 sono state emanate da Banca d’Italia le disposizioni per le banche e i gruppi bancari in materia di politiche e prassi di remunerazione e incentivazione attualmente in vigore, attuative della soprarichiamata Direttiva 2010/76/CE (CRD III). I principi ispiratori delle suddette disposizioni intendono favorire il corretto bilanciamento tra la componente fissa e variabile della remunerazione e collegare i compensi ai risultati effettivi nel tempo tramite il ricorso a particolari sistemi di differimento per tutti quei soggetti la cui attività professionale ha o può avere un impatto rilevante sul profilo di rischio della Banca, c.d. “personale più rilevante”. L’autorità di Vigilanza è quindi tornata sul tema nel Marzo 2012 con un documento che ribadisce la necessità per le Banche di adottare politiche di distribuzione degli utili e sistemi di incentivazione coerenti con gli obiettivi di lungo periodo, e nel Marzo 2013 con un ulteriore documento con cui, dato il perdurare della sfavorevole congiuntura economica, si invitano le Banche a garantire la sostenibilità della parte variabile delle retribuzioni, e il mantenimento di un livello di patrimonializzazione adeguato. Da segnalare infine il documento di recepimento della Direttiva 2013/36/EU (cd. CRDIV) la cui pubblica consultazione si è conclusa il 12 gennaio 2014 con il quale, pur nel quadro di una sostanziale conferma dell’impianto di fondo e dei principi cardine della disciplina in materia, sono stati introdotti importanti elementi quali il rapporto massimo tra componente variabile e fissa, il rafforzamento delle previsioni in materia di aggiustamento per i rischi ex post mediante l’inserimento di indicatori sia di tipo quantitativo che qualitativo etc. Nel rispetto della normativa vigente, le remunerazioni spettanti ai componenti degli Organi nominati dall’Assemblea vengono determinate dall’Assemblea stessa che provvede, pertanto, a stabilire criteri e misure dei trattamenti spettanti ai Presidenti ed ai componenti dell’organo con funzione di supervisione strategica e dell’organo di controllo. Spetta invece al Consiglio di Amministrazione la determinazione della spettanza e dell’importo di eventuali ulteriori compensi da riconoscere agli Amministratori chiamati a ricoprire incarichi all’interno di organismi costituiti nell’ambito del Consiglio stesso (componenti del Comitato di controllo interno e dell’Organismo di vigilanza ex D.lgs 231/2011), Spetta inoltre al Consiglio di Amministrazione la determinazione dei trattamenti da corrispondere al Direttore Generale, all’Amministratore Delegato, nonché al Vice Direttore Generale; è altresì di competenza del Consiglio la determinazione della spettanza e dell’ammontare dei trattamenti a favore dei Responsabili delle Funzioni di controllo interno. Il Consiglio di Amministrazione, in data 4 maggio 2012, ha nominato l’Amministratore Delegato e ne ha determinato il compenso in 512.000,00, quale trattamento retributivo fisso a suo favore; il trattamento è indicizzato a gennaio di ogni anno in base al tasso di inflazione. Sono inoltre previste a favore dell’Amministratore Delegato copertura assicurative per rischi di tipo sanitario ed infortunistico e l’attribuzione di gettoni di presenza – nella stessa misura prevista per i componenti del Consiglio di Amministrazione – per le riunioni del Consiglio stesso e del Comitato Esecutivo. E’ infine riconosciuta all’Amministratore Delegato una componente 55 retributiva variabile che, in conformità alle vigenti “Disposizioni”, risulta collegata al raggiungimento di indicatoridi performance misurata al netto dei rischi, tiene conto del livello di risorse patrimoniali necessarie per fronteggiare le attività intraprese, nonché del raggiungimento di obiettivi di tipo qualitativo. Nel corso del 2013, la Cassa ha usufruito del contributo di 4 collaboratori, con competenze specifiche, non legati alla Società da rapporto di lavoro subordinato; al 31 dicembre 2013 per effetto del mancato rinnovo di due contratti, i collaboratori presenti erano 2. Si segnala che un collaboratore ha manifestato il proprio gradimento per un riposizionamento dei termini contrattuali della collaborazione, implicante la rinuncia al 25% della componente economica fissa del complessivo trattamento spettante, sia all’intera parte variabile del medesimo. Inoltre, con delibera del dicembre 2013, il Consiglio di Amministrazione della Cassa ha deliberato l’erogazione a favore del Vice Direttore Generale della somma di € 50.000,00 lordi quale acconto sulla componente variabile spettante ed in riferimento all’esercizio 2012. Informativa quantitativa Di seguito si sintetizzano i compensi corrisposti ai componenti degli organi di amministrazione e di controllo, ai direttori generali e ai responsabili delle Funzioni di controllo interno. Compensi variabili non equity Numero di risorse Categoria Periodo per cui è stata Scadenza ricoperta la della carica carica Compensi fissi 11 Consiglio di Amministrazione 01/01/2013 31/12/2013 € 633.184,35 3 Collegio Sindacale 01/01/2013 31/12/2013 € 146.048,04 1 Amministratore Delegato 01/01/2013 31/12/2013 € 533.360,00 1 Vice Direttore Generale 01/01/2013 31/12/2013 € 350.200,11 4 Personale Responsabile Funzioni di Controllo Interno 01/01/2013 31/12/2013 € 513.516,36 Compensi variabili Compensi per la partecipazione a comitati € Bonus e altri incentivi Partecipazione agli utili Benefici non monetari 38.931,50 Altri Compensi Totale € 672.115,85 € 146.048,04 € € 50.000,00 € 56 59.800,00 4.777,80 € 538.137,80 € 37.236,90 € 437.437,01 € 75.110,18 € 648.426,54 Fair Value dei compensi equity Indennità di fine carica o di cessazione del rapporto di lavoro