PLM, IL PRODOTTO SOTTO CONTROLLO I software per la gestione
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PLM, IL PRODOTTO SOTTO CONTROLLO I software per la gestione
PLM, IL PRODOTTO SOTTO CONTROLLO I software per la gestione del ciclo di vita dei prodotti al servizio delle imprese... non solo grandi a cura della redazione di Computerworld Italia Organizzazione della produzione>> Produzione e logistica www.intesasanpaoloimprese.com Sommario Storia di una ‘rivoluzione’ digitale............................................................. 4 Il PLM arriva nella media impresa italiana.................................................. 7 Integrare PLM ed ERP............................................................................. 9 Glossario............................................................................................. 11 Pagina 2 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com Introduzione Nell'articolo di apertura di questo dossier il PLM (Product Lifecycle Management) viene definito “un approccio strategico che applica un insieme consistente di soluzioni a supporto della creazione, gestione, disseminazione e utilizzo collaborativo delle informazioni di definizione del prodotto attraverso l’impresa estesa, dalla sua concezione alla fine della vita, integrando persone, processi, sistemi e informazioni”. Questo tipo di soluzioni vanno in sostanza a raccogliere le informazioni che si vanno a generare attraverso l'uso dei sistemi deputati alla descrizione di un prodotto nelle sue varie fasi di vita, mettendole al servizio della strategia dell'impresa. Questo mese vi presentiamo una serie di articoli scritti da alcuni esperti del settore, partendo dalla storia di questo tipo di soluzioni, tra passato presente e futuro, la loro utilità e applicazione, le funzionalità che esse offrono e alcuni casi di aziende italiane che le hanno adottate. Continuando, si andrà maggiormente nel dettaglio del mondo delle Piccole e Medie Imprese, oggi anch'esse diventate target delle soluzioni PLM, con la possibilità di applicarle per migliorare le proprie aree di innovazione e i processi di sviluppo dei rispettivi prodotti. L'articolo presenta quindi alcuni casi di successo di tre realtà italiane del mondo manifatturiero che hanno sperimentato risparmi e miglioramenti. Il dossier si chiude infine con un approfondimento su uno scenario che vede le applicazioni di PLM accoppiate e integrate con i sistemi ERP (Enterpise Resource Planning) e gestionali, per risolvere quelle discontinuità che possono esistere fra definizione e realizzazione del prodotto. Tra benefici ottenibili e approcci realizzativi. Pagina 3 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com STORIA DI UNA ‘RIVOLUZIONE’ DIGITALE Passato, presente e futuro delle soluzioni applicative che gestiscono il 'ciclo di vita dei prodotti' di Alberto Codrino* La definizione Secondo una diffusa definizione, il PLM è “un approccio strategico che applica un insieme consistente di soluzioni a supporto della creazione, gestione, disseminazione e utilizzo collaborativo delle informazioni di definizione del prodotto attraverso l’impresa estesa, dalla sua concezione alla fine della vita, integrando persone, processi, sistemi e informazioni”. Storicamente i sistemi di Product Lifecycle Management (PLM) nascono dall’esigenza delle aziende manifatturiere di gestire dati e documenti generati durante lo sviluppo di un prodotto industriale. L’obiettivo è raccogliere e rendere facilmente disponibili tutte le informazioni di descrizione del prodotto (e del suo processo produttivo), generate da diversi enti interni ed esterni, e controllare questo ‘capitale intellettuale’ dalla nascita dell’idea del prodotto fino alla sua dismissione, operando su tutta la catena del valore. Il PLM però non è solo un applicativo: è un approccio strategico. La tecnologia dev’essere il fattore abilitante per migliorare organizzazione e processi. Inoltre è una ‘digital revolution’, perché consente di simulare con ottima approssimazione i comportamenti di un oggetto prima che il primo esemplare sia realizzato. L’attività di prototipazione fisica si riduce, e si può rimandare fino all’ultimo la produzione, anticipando molte modifiche e rendendole così più rapide e meno costose. A che cosa serve Oggi la competitività delle aziende dipende dalla capacità di innovare e di adattarsi a un mercato globale. Il PLM facilita l’innovazione perché con i prototipi virtuali si possono esplorare molte più alternative rispetto al tradizionale iter ‘design–build–test’. La globalizzazione poi impone di integrarsi con clienti, fornitori e partner in varie parti del mondo. Il PLM migliora l’interoperabilità tra formati CAD e di visualizzazione, automatizza lo scambio di informazioni di configurazione dei prodotti, consente l’integrazione dell’area produttivo-logistica tra soggetti con piattaforme e applicativi diversi. Secondo una recente indagine IBM, oltre due terzi dei componenti di prodotti complessi oggi sono realizzati fuori dall’azienda, e oltre il 50% dell’innovazione proviene dai partner. Innovazione e globalizzazione sono quindi possibili solo se si opera in ambienti che agevolino la collaborazione. Il PLM infine rende facilmente accessibili competenze e conoscenze aziendali e riduce il rischio di fare attività già svolte o non necessarie. Quando serve In passato l’uso di soluzioni PLM era ristretto a grandi aziende nei settori aerospazio/difesa, automotive, elettronica e tlc. L’evoluzione delle funzionalità e dei servizi di consulenza ha però ampliato i settori target e ridotto la soglia d’ingresso: anche aziende medio-piccole possono ottenere buoni ritorni da progetti PLM. Un sistema PLM è utile quando un’azienda deve gestire la complessità. Può essere complesso il prodotto, per l’alto numero di componenti o le tecnologie costruttive (aerospace, automotive). O la gestione della sua continua evoluzione (elettronica di consumo), o della conformità a norme interne, contrattuali, internazionali (Vision2000, End of Life Vehicles Directive, per l’automotive, CFR Part 11 per farmaceutico e medicale, WEEE e RoHS per l’elettronica, ecc.). Ma la complessità può essere anche nella gestione della supply chain, nella dislocazione dei siti produttivi, o nell’architettura IT eterogenea. Il mercato Il mercato PLM ha due componenti principali: i Tool, cioè gli strumenti con cui generare i documenti di prodotto (CAD, CAE, CAM, ecc.) e i sistemi PDM (Product Data Management) con Pagina 4 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com cui gestire la struttura di prodotto e la documentazione prodotta dai tool. Cimdata, nota società di analisi del settore, stima il mercato mondiale 2006 in 18,1 miliardi di dollari (+8,7% rispetto al 2005), con il PDM a quota 6,1 miliardi (+14,7%) e i Tool a 12 miliardi (+6,1%). Europa e Americhe rappresentano ciascuna il 36% del totale, l’area asiatica il 28% ma è in forte crescita. Da notare che il tasso di crescita previsto nei prossimi cinque anni è decisamente superiore rispetto alla media del settore IT (8,5% per il PLM, 13,6% per il solo comparto PDM). Quanto al mercato italiano, secondo i dati PLM Systems nel 2006 si è attestato su circa 130 milioni di euro (25% licenze software, 15% manutenzioni, 60% servizi di consulenza). Cosa fa Alcuni casi italiani Il PLM ha raggiunto una buona diffusione in Italia (circa 100mila postazioni installate a fine 2006). E’ usato in tutte le grandi aziende industriali, e anche in molte realtà medie o medio piccole con forti esigenze innovative. Negli ultimi anni si è diffuso in nuovi settori: farmaceutico, beni di consumo, pubblico, utility, fashion, servizi finanziari. Le grandi industrie sono alla seconda o terza generazione di PLM: Fiat Auto ha riconosciuto i meriti dell’adozione estensiva del PLM nella riduzione del time to market della Nuova Bravo a 18 mesi. Sempre nell’automotive, Iveco ha un sistema PLM integrato con l’ERP ed esteso a oltre 2.500 utenti (120 concorrenti). Avio ha invece usato il PLM per riposizionarsi da fornitore di componenti a system integrator nell’Aerospace. Nel settore difesa, OtoBreda controlla la configurazione dei mezzi corazzati forniti agli eserciti di tutto il mondo tramite un sistema PLM, mentre Alcatel Alenia Space (ASS) gestisce la configurazione e documentazione dei prodotti nei principali programmi aerospaziali mondiali (oltre 40mila elaborati per ogni commessa). Grazie al PLM, AAS ha ridotto del 40% i tempi e del 14% i costi medi per le modifiche tecniche. Bticino usa il PLM non solo per gestire i dati di prodotto (30mila prodotti finiti, 120mila documenti) ma anche le informazioni di supply chain (circa 80 fornitori integrati con 15mila parti e 45mila documenti). Anche in altri settori ci sono notevoli casi PLM, tra cui Artemide, Alessi, Barilla, B&Italia, Luxottica, Italgas. Nell’impiantistica sono da citare Italferr (società delle Ferrovie dello Stato che gestisce con il PLM i progetti di tratte ferroviarie, gallerie e stazioni) e Fincantieri o Azimut nella cantieristica navale. Centinaia di aziende medie o medio piccole, inoltre, usano con profitto soluzioni PLM pensate per un parco di qualche decina di utenti. Un sistema PLM supporta tutte le attività per progettare, realizzare, mantenere e dismettere un prodotto. Aiuta a definire un portafoglio prodotti ottimale, a formalizzare i requisiti per ogni prodotto, a gestire la definizione e classificazione dei componenti. Questi sono organizzati in strutture ad albero (distinte base) consultabili secondo diverse viste (di progetto, produttiva, ecc.) e livelli, dalle specifiche di prestazione dei sistemi complessi ai modelli delle parti più semplici. I tool aiutano invece a realizzare la documentazione tecnica (disegni di stile, modelli di simulazione, manualistica). La struttura del prodotto, il processo per produrlo e la documentazione che lo descrive sono in continua evoluzione, e ciò va gestito con un processo di controllo e allineamento delle modifiche, che mostri a tutti la configurazione più aggiornata di prodotto e processo. Lungo la vita del prodotto poi il PLM abilita la collaborazione nella supply chain grazie a sistemi di workflow e notifica, scambio dati, condivisione di applicazioni, gestione di team progettuali. Il suo futuro Il mercato PLM sta raggiungendo la maturità; dopo una serie di acquisizioni (la più clamorosa è l’ingresso di UGS nel gruppo Siemens per oltre 3,5 miliardi di dollari) i leader sono ormai tre: Siemens-UGS, Dassault Systèmes e PTC. A questi si aggiungono altri con presenza significativa solo nel PDM (SAP) o nei Tool (Autodesk, Cadence, Mentor Graphics). E’ probabile che il consolidamento prosegua: i leader continueranno a estendere la copertura funzionale e geografica acquisendo concorrenti. Quanto all’evoluzione tecnologica, sale l’interesse per le Service Oriented Architecture: il software diventa un fornitore di servizi (una ‘libreria’ di funzionalità) e aziende e system integrator possono combinare componenti di fornitori concorrenti o di applicativi diversi (ERP, PLM, …). Altro aspetto primario è l’integrazione con Windows Vista, per aprire a molti più utenti in azienda il processo di sviluppo e le informazioni di prodotto. Continuano poi a svilupparsi le soluzioni verticali, con modelli dati e funzioni per specifiche tematiche applicative (document management, compliance…) o settori di mercato. Altra evoluzione è il PLM on Demand, fornito a fronte di un canone di noleggio mensile comprendente hardware, licenze e manutenzione. Resta da vedere se le aziende italiane accetteranno che la loro proprietà intellettuale risieda Pagina 5 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com fuori all’esterno, anche se gestita da esperti in ambienti molto presidiati, e se le reti riusciranno a supportare il trasferimento di grandi file dal sito del gestore ai client aziendali. * L'autore è amministratore delegato di PLM Systems Pagina 6 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com IL PLM ARRIVA NELLA MEDIA IMPRESA ITALIANA Dopo le grandi realtà, anche le PMI possono trovare vantaggi competitivi in questo tipo di soluzioni di Alberto Codrino* Il mercato dei sistemi PLM è tra quelli con il maggior tasso di crescita annua nel comparto dell'ICT: circa il 9% per i cosiddetti 'tool', cioè gli strumenti con cui generare la documentazione di prodotto (i sistemi CAS, CAD meccanico ed elettrico, CAE, CAM, CASE ecc.) e il 15% per i sistemi PDM, con cui gestire la struttura di prodotto e la documentazione generata dai tool. Ciononostante una recente indagine della School of Management del Politecnico di Milano presso le PMI italiane evidenzia che mentre il CAD bidimensionale è ormai quasi uno standard, utilizzato da oltre il 90% del campione, e il CAD tridimensionale inizia a diffondersi (25%), solo un esiguo numero di aziende ha adottato soluzioni PDM per la gestione del proprio patrimonio intellettuale. In altri Paesi invece anche le aziende piccole e medie stanno investendo in questa direzione: un'indagine di AMR Research riporta che l'8% ha già adottato tali soluzioni, il 42% ha pianificato un'implementazione entro 12 mesi, il 40% intende valutarne l'opportunità e solo il 10% si è dichiarato non interessato. Questo diverso 'passo' è spiegabile in quanto il tessuto industriale delle PMI italiane è costituito da moltissime microimprese (sotto i due milioni di euro di fatturato), molte piccole imprese (sotto i 10 milioni di ricavi) e un numero più limitato di medie imprese (fino a 50 milioni di fatturato); in tale contesto un progetto PLM risulta spesso non alla portata, sia in termini di investimento che di capacità di gestione. Molti dei problemi che devono affrontare le PMI nello sviluppo dei prodotti sono però comuni a quelli delle aziende multinazionali: immettere sul mercato nel minor tempo possibile prodotti innovativi per mantenere adeguati margini, ridurre i costi per combattere la concorrenza di Paesi dove il costo del lavoro è più basso, reagire tempestivamente alle nuove esigenze dei clienti, garantire gli standard di qualità richiesti dalle normative o dalle aziende acquirenti, gestire prodotti che diventano sempre più complessi per poter soddisfare mercati sempre più esigenti e differenziati e, infine, per il largo impiego dell'elettronica anche in oggetti di basso costo. PLM per le PMI: si può fare Anche se i bisogni delle PMI sono per molti versi simili a quelli delle aziende più grandi, la realizzazione di un progetto PLM presenta maggiori gradi di difficoltà, al di là dei costi del software: la disponibilità di tempo da parte del personale interno per gestire il progetto e successivamente per i programmi di formazione, il costo dei servizi di consulenza, la necessità di intervenire sui processi aziendali, la carenza di competenze (per la revisione dei processi, per lo sviluppo e per la gestione corrente del sistema). Le recenti evoluzioni dell'offerta di software e servizi consentono però ora anche alle PMI di trarre vantaggi competitivi dal PLM. Sono state infatti realizzate soluzioni specifiche, i cosiddetti 'vertical', che indirizzano particolari settori di mercato (aziende meccaniche, impiantistiche, farmaceutiche, della moda ecc.) oppure problematiche specifiche (gestione della configurazione, gestione documentale, gestione degli asset) e che già incorporano processi operativi, modelli dati, terminologie, funzionalità proprie del settore, le cosiddette 'best practice'. Ciò evita alla piccola azienda di avviare un progetto di analisi e revisione dei processi organizzativi che costituirebbe un'ulteriore e significativa voce di costo del progetto se delegato a società esterne. Infine una politica di licenze 'ad hoc' per le PMI e una riduzione delle tariffe di consulenza, grazie alla maggior diffusione delle competenze sul PLM, consentono di ridurre i costi iniziali del progetto. Non solo è stata abbassata la soglia di costo e di rischio dell'iniziativa: le mutate condizioni competitive hanno anche incrementato l'esigenza di introdurre un sistema di PLM. Anche le piccole aziende ormai iniziano a produrre, e in diversi casi a progettare, ricorrendo a fornitori esteri; inoltre si vedono sempre più spesso inserite in catene di fornitura complesse, ove il cliente stesso impone modalità rigorose per la gestione e lo scambio delle informazioni di prodotto. Pagina 7 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com Alcuni casi di successo Anche se la diffusione del PLM presso le PMI è ancora, almeno in Italia, in fase iniziale, non mancano esperienze incoraggianti. Di seguito alcuni casi significativi. Gruppo Maschio, produttore veneto di macchine agricole con 170 dipendenti, a seguito dell'introduzione del nuovo sistema PLM (CAD e gestione dei dati tecnici) ha ottenuto benefici considerevoli: la riduzione dei tempi di sviluppo del prodotto da 18 a 8 mesi, un incremento di produttività del 50% nel processo di progettazione, un risparmio annuale di 115.000 euro grazie alla validazione preliminare delle parti stampate. IMA di Bologna, fornitore di macchine e impianti per l'industria farmaceutica, cosmetica e alimentare con circa 2.700 dipendenti e un fatturato di 425 milioni di euro, ha invece affrontato con il PLM la problematica della riduzione del numero delle parti utilizzate - con un risparmio annuale stimato di 400.000 euro grazie al riutilizzo di codici già progettati in azienda e di 65.000 euro per gli articoli commerciali - e ha ridotto il tempo dedicato a ricerche e reperimento di informazioni tecniche su cataloghi valorizzato in 280.000 euro all'anno. SIAT, azienda milanese fornitrice di macchine per imballaggio con 400 dipendenti, oltre al miglioramento del time to market e alla riduzione delle modifiche tecniche attribuibili a 'errori', ha riscontrato una riduzione del 50% dei componenti grazie a un maggiore riutilizzo dei codici progettati che alla riduzione della varietà dei componenti commerciali acquistati. In conclusione Una recente ricerca di Aberdeen Group ha rilevato che le PMI che attuano iniziative di miglioramento nelle aree dell'innovazione e dei processi di sviluppo del prodotto (per cui il PLM è la tecnologia abilitante) ottengono benefici significativi, tra cui l'incremento del fatturato (19%), la riduzione del costo del prodotto (17%) e dei costi per il suo sviluppo (16%). Mentre nel passato un progetto PLM era inarrivabile per la maggioranza delle piccole e medie imprese, oggi le recenti evoluzioni dell'offerta di software e servizi consentono ora anche a queste aziende di trarre notevoli vantaggi competitivi; inoltre la tendenza dei grossi gruppi industriali a delegare sempre più non solo la produzione ma anche la progettazione di sistemi e sottosistemi renderà progressivamente necessario l'utilizzo di sistemi PLM da parte di tutte le aziende che partecipano a 'supply chain' estese e aperte con partner e fornitori. Nell'intraprendere un progetto PLM, una PMI dovrebbe valutare con attenzione quei fornitori che propongono soluzioni verticali i cui processi, modelli dati e funzionalità sono più vicini alle proprie esigenze, rimanendo però cosciente del fatto che qualche adattamento al modo attuale di lavorare sarà comunque indispensabile; altrettanto importante sarà la valutazione del livello di integrazione con altri ambienti che costituiscono 'l'ecosistema' dello sviluppo prodotto esistente, e in particolare i sistemi CAD ed ERP. Infine sarà utile definire fin dalle prime fasi del progetto se le competenze e la disponibilità di risorse consentano di affidare la gestione operativa dell'applicazione a personale interno oppure sia meglio adottare soluzioni in 'hosting' (ovvero on demand). Il team di progetto dovrebbe essere composto sia da risorse interne, che conoscono i processi e il modo di lavorare degli utenti chiave (che rappresentano l'asset principale dell'azienda), sia da consulenti che portino un contributo di esperienze (a differenza delle grandi imprese che sono alla seconda o terza generazione del sistema PLM, nelle PMI le risorse sono alla prima esperienza), soprattutto per quanto riguarda le fasi di selezione del package, di definizione delle modalità di integrazione con i sistemi esistenti e di pianificazione del 'change management' e della formazione. * L'autore è amministratore delegato di PLM Systems Pagina 8 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com INTEGRARE PLM ED ERP L'Osservatorio del Politecnico di Milano sulle PMI evidenzia l'evoluzione delle infrastrutture e l'integrazione delle applicazioni di Enrico Reggiani Integrare PLM (Product Lifecycle Management) ed ERP (Enterprise Resource Planning) può dare grossi vantaggi di produttività, riduzione dei costi, miglioramento dei tempi di esecuzione e della qualità percepita dal cliente. L’integrazione va però realizzata partendo dalla specificità di ciascuna situazione, poiché si interviene nel punto più critico di una azienda manifatturiera, là dove l’idea diventa un oggetto concreto. L’evoluzione nei sistemi di gestione dei dati di prodotto degli ultimi anni ci ha portato dal concetto di PDM a quello di PLM, e ha provocato la comparsa di un’area di intersezione fra il PLM e l’ERP, in cui le informazioni relative ai vari processi possono fluire in modi diversi a seconda degli obiettivi preminenti dell’azienda. In realtà, pur essendo in teoria realizzabile un’integrazione a livello di sistema, esiste molto spesso nelle aziende una discontinuità fra la definizione del prodotto e la sua realizzazione, che comincia nei processi e continua nell’organizzazione. Benefici dell’integrazione Integrare processi e sistemi fra PLM ed ERP produce molteplici benefici: informazioni sul prodotto e sul processo produttivo consistenti e condivise; riduzione del time-to-market e dei costi di sviluppo; miglioramento della qualità e della tracciabilità, propagazione del ‘design intent’ relativo a una modifica fino alla produzione; miglior comunicazione fra le funzioni; possibilità di applicare metodologie di Design for Manufacturing (D4M). Uno studio di CIMdata quantifica i risultati ottenibili: 75% di riduzione di tempi, costi ed errori del data-entry da un sistema all’altro; 75% di riduzione dei costi connessi ad errori nella gestione delle BOM (Bill-of-Material), dato che queste sono create una volta per tutte e poi gestite in modo coerente nei due sistemi; 15% di riduzione dei costi di magazzino, in quanto circolano meglio le informazioni sulle parti effettivamente disponibili (riutilizzo dei componenti); 8% di riduzione nello scarto di materiali non utilizzabili in produzione a causa di modifiche dopo il primo rilascio. Aziende diverse, requisiti diversi E’ importante ricordare che diverse realtà aziendali presentano diverse esigenze di integrazione. In un contesto aeronautico hanno particolare importanza il controllo della configurazione, la possibilità di tracciare in modo puntuale quanto occorso alla singola unità durante la produzione, una rigorosa disciplina del processo di modifica. In un contesto di produzione per commessa di esemplari unici (per esempio macchinari), è invece fondamentale la possibilità di anticipare il rilascio verso la produzione di alcuni sottosistemi per ovviare al lungo lead time di acquisizione di alcuni componenti. Ogni azienda deve essere studiata singolarmente: l’integrazione PLM-ERP non può essere un prodotto “off-the-shelf”. Prima i processi, poi i sistemi Un progetto di integrazione fra PLM ed ERP comincia rilevando i processi aziendali che utilizzano i due sistemi. Quindi occorre determinare quali sono gli oggetti condivisi in questi processi e verificare se hanno lo stesso significato per ogni attore in azienda: un articolo, per esempio, in fase di progettazione viene definito con un certo set di attributi, in produzione con altre informazioni. È quindi necessario stabilire le regole di “ownership” sulla generazione, modifica e accesso a ciascun dato, e in caso di ridondanza dei dati sui diversi sistemi qual è il sistema “master” in ogni fase del processo. Il processo aziendale ci dirà infine se occorre un’integrazione in cui le informazioni fluiscono nei due sensi, o se ne basta una ‘downstream’, in cui il PLM fornisce i dati all’ERP ma non ne riceve. Particolare attenzione va anche prestata alla compatibilità dei formati dei dati tra i due sistemi, e soprattutto alla struttura di prodotto ed al processo di modifica. Pagina 9 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com Usiamo l’espressione ‘struttura di prodotto’ anziché BOM poiché in molte realtà si trovano diverse BOM (a seconda dell’utilizzo e dai dati che contengono): idealmente la struttura di prodotto è univoca mentre le BOM rappresentano diverse viste sulla stessa struttura. Le più utilizzate sono: EBOM, Engineering BOM, o anche BOM As-Designed; contiene l’informazione di struttura come deliberata dai progettisti. A volte coesistono diverse EBOM (per gruppo funzionale, per zone, per discipline); PBOM, Production BOM, o anche MBOM (Manufacturing BOM) o BOM As-Planned; oltre a essere strutturata secondo l’ordine di montaggio, contiene anche informazioni ad uso del processo di produzione, quali cicli di realizzazione, attrezzature, materiali di consumo; BOM As-Built, strutturata come la PBOM, spiega come un determinato serial number è stato prodotto, compresi i riferimenti ai documenti che autorizzano variazioni rispetto alla BOM AsPlanned; BOM As-Mantained; contiene le informazioni su come un determinato serial number evolve per interventi di manutenzione o re-fitting nel corso della sua vita. BOM As-Shipped; usata nei contesti di commessa contiene le informazioni sul manufatto così come è stato spedito per il montaggio finale: può infatti essere utile una distinta per ottimizzare le spedizioni, che traccia la posizione dei componenti all’interno di imballi, pallet, ecc. Non in tutti i contesti queste viste hanno senso: chi costruisce automobili non traccia così puntualmente ogni unità in esercizio come chi costruisce aerei, mentre per chi lavora a commessa e costruisce singoli esemplari EBOM, PBOM e MBOM possono coincidere. Una corretta integrazione deve prevedere responsabilità, strumenti e regole di congruenza per passare da una BOM all’altra. Passando al processo di gestione delle modifiche, può essere più o meno rigoroso e strutturato a seconda di esigenze e vincoli normativi dei diversi mercati. Quando è presente va però incorporato nell’integrazione, in modo tale che, pur in differenti contesti, sia possibile tracciare attraverso i sistemi la progettazione e realizzazione del cambiamento attraverso lo stesso oggetto, l’ECO (Engineering Change Order). Approcci realizzativi Una volta stabilito come integrare i processi, abbiamo diverse opzioni per la realizzazione pratica, a meno di utilizzare una suite nativamente integrata. Una possibilità è l’integrazione punto a punto, che però, pur essere ritagliabile esattamente sui bisogni individuati, presenta svantaggi ben noti: necessità di aggiornare l’applicazione ad ogni cambio di release dell’ERP o del PLM; necessità di modificare il codice in caso di variazione dei processi (in quanto la logica è ‘cablata’ nell’applicativo); difficoltà nel reperire le competenze per lo sviluppo e la manutenzione, e così via. La seconda alternativa è usare un modulo di integrazione fornito dal fornitore PLM: molti di loro propongono integrazioni “off-the-shelf” generiche o indirizzate verso gli ERP più diffusi, che però vanno valutate con attenzione, perché in genere sono industrializzazioni di un’integrazione effettuata per uno specifico cliente. Il risultato dipende da quanto la logica e processi aziendali di quest’ultimo sono vicini ai nostri. Il rischio principale è che, dato che non si ha in genere accesso al codice sorgente, sia molto oneroso variare alcune delle logiche implementate. Inoltre il supporto a livello locale non è in genere ottimale. Una terza opzione è l’utilizzo di un middleware di integrazione. A fronte di un investimento piuttosto alto, è garantita una serie di vantaggi, tra cui indipendenza dagli applicativi; disponibilità di “connettori” standard verso il middleware stesso (prodotti e mantenuti dal fornitore); logica programmata e documentata nel middleware (che consente di sostituire eventualmente uno o l’altro dei componenti senza variarla); riutilizzo della stessa logica per consentire ad altri applicativi di accedere a dati e processi. Pagina 10 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com GLOSSARIO COMPUTER AIDED DESIGN (CAD) Strumenti software indirizzati alla progettazione tramite computer, utilizzati in vari settori, come architettura e meccanica. Altri prodotti di 'aiuto' sono i CAE (Computer Aided Engineering), CAM (Computer Aided Manufacturing), CASE (Computer Aided Software Engineering). ENTERPRISE RESOURCE PLANNING (ERP) Un insieme di moduli software, completo di funzionalità specifiche, che consente all'azienda di integrare in tempo reale i dati e di gestire funzioni e processi operativi PRODUCT DATA MANAGEMENT (PDM)/PRODUCT LIFECYCLE MANAGEMENT (PLM) Sistema per la gestione delle informazioni di prodotto dall'ideazione alla sua realizzazione fino alla sua dismissione. Il PLM è un'evoluzione del PDM SERVICE ORIENTED ARCHITECTURE (SOA) Approccio software che permette l'utilizzo di componenti applicativi riutilizzabili, componibili e integrabili, programmati anche per svolgere solo una particolare funzionalità. Tra questi ci sono anche i cosiddetti web services. Pagina 11 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com . Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione Dossier del sito http://www.intesasanpaoloimprese.com/ Documento pubblicato su licenza Nuov@ Periodici Italia Pagina 12 di 12 www.intesasanpaoloimprese.com