Le cause della insorgenza dell`ernia

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Le cause della insorgenza dell`ernia
17
dicembre2003
CHIRURGIA
PRONTOCONSUMATORE
Le cause della insorgenza
dell’ernia
Alimenti tipici:
la qualità è servita
in tavola
Il termine deriva dal greco hernios che vuol dire bocciolo, germoglio
Affrontiamo da oggi un nuovo
ed interessante capitolo della
chirurgia: le ernie. Chiunque
ne avrà sentito parlare almeno
una volta oppure ne ha patito le
conseguenze senza necessariamente conoscerne le origini e i
particolari. Ricordiamo che prima di tutto per ernia si intende
la fuoriuscita di un viscere dalla
cavità in cui normalmente esso
è contenuto, attraverso una
area di debolezza della parete,
attraverso un orifizio o un canale naturale. Non a caso il termine ernia deriva dal greco hernios che vuol dire bocciolo, germoglio, riferito all’aspetto tipico della tumefazione che nella
pratica si identifica come una
sporgenza rotondeggiante. Le
ernie addominali sono frequentissime se si pensa che mediamente ne soffre il 5% della popolazione e trovano la loro massima incidenza nei neonati e negli anziani, senza in realtà risparmiare le età intermedie che
sono quelle in cui la loro presenza rende massimo il disturbo in quanto interferiscono
molto sulla attività lavorativa.
Dal punto di vista eziopatogenetico (cioè dell’origine) potremmo distinguere le ernie in
congenite, derivate in questo
caso da un arresto di sviluppo
di una porzione della parete addominale e acquisite, cioè quelle che si sviluppano su aree di
debolezza circoscritte della parete addominale in seguito a
sforzi che creano un aumento
della pressione endoaddominale. Vi sono regioni della parete
addominale in cui le ernie si
manifestano con maggior frequenza, proprio perché a tale livello si verificano spesso arresti
parziali della costituzione della
parete, o perché la stessa presenta dei canali naturali dove
possono impegnarsi le ernie, o
perché la parete addominale è
soggetta a grandi pressioni.
Tali regioni vengono definite
zone erniarie e tra queste vanno ricordate la regione inguinale, la regione crurale (dove passano i vasi femorali, alla radice
della coscia), la regione ombelicale e la linea alba (una “sutura
tendinea” situata sulla parete
anteriore dell’addome, risultato
della fusione delle aponeurosi
dei
muscoli
larghi
dell’addome), la linea semilunare di Spigelio (altra sede di
minor resistenza situata più lateralmente rispetto alla precedente), la regione lombare, la
regione otturatoria e altre sedi
del piano perineale. La regione
inguinale rappresenta in assoluto la sede in cui sui manifestano più frequentemente le ernie
(75%) ed è classicamente di pertinenza maschile. Al contrario
nelle donne, per la conformazione allargata del bacino, la
sede più colpita e la regione
crurale dove si manifestano invece circa il 15% di tutte le ernie. Le altre sono, in confronto,
estremamente rare ma da tenere sempre in considerazione
nelle diagnosi differenziali con
altre patologie.
Esistono molti fattori capaci di
influenzare la comparsa di una
ernia. Tra le cause predisponenti va ricordata indubbiamente la gravidanza, che è a
forte rischio di comparsa di ernia ombelicale per l’aumento
della pressione endoaddominale e per l’indebolimento della
parete. Un ruolo altrettanto importante lo giocano i fattori ereditari: è infatti possibile ereditare una debolezza della parete
addominale in particolare a livello delle strutture muscolo-aponeurotiche (l’aponeurosi
di un muscolo è quella struttura
tendinea bianca, appiattita o nastriforme che riveste il muscolo
e che ne consente l’ancoraggio). Non è infrequente scoprire che il soggetto portatore
di ernia inguinale riferisca che
il padre a suo tempo ne era stato ugualmente affetto. Va infine
ricordato che paradossalmente
un rapido dimagrimento può
condizionare la comparsa di ernie per l’assottigliamento e indebolimento della parete muscolo-aponeurotica.
Tra i motivi determinanti sono
invece da ricordare tutte le cause di sforzo che possono in
qualche modo condizionare
l’aumento della pressione endoaddominale: il sollevamento
dei pesi, i colpi di tosse, la stitichezza che provoca sforzi notevoli e prolungati, il pianto ecc. È
per questo motivo che i soggetti a rischio (quelli che sono già
stati operati per una ernia o con
familiari sottoposti a tale intervento o affetti da ernia), devono
ridurre al massimo i grossi sforzi soprattutto se condotti a freddo e secondo linee di forza errate. Questo non vuol dire limitarsi ma evitare gesti irruenti ed
eseguiti senza una opportuna
preparazione. È infatti evidente
che se coloro che per lavoro
eseguono quotidianamente
grossi sforzi, dovessero avere
una ernia, esisterebbero categorie di lavoratori estremamente colpite da questa patologia
(facchini, scaricatori ecc).
Incuriosisce spesso sapere
cosa è contenuto in una ernia.
Generalmente all’interno vi
sono anse intestinali oppure
l’omento ma al suo interno possono migrare tutti quegli organi che non sono saldamente fissati. È per questo che nel sacco
erniario possono essere riscontrati per esempio la vescica oppure il cieco con l’appendice
ma non vi sarà mai il pancreas.
La dimensione dell’ernia può
essere assai variabile e dipende
in genere dal contenuto e
dall’epoca di insorgenza. Esistono ernie gigantesche, specialmente nell’uomo, che sono
il frutto di svariati anni di attesa
e di intere anse intestinali in
essa contenute. Talvolta il loro
decorso risulta caratterizzato
da una blanda sintomatologia,
altre volte i sintomi sono del tutto assenti oppure destinati ad
attenuarsi con il progredire della malattia. Quello che deve far
temere per la salute del paziente sono invece le complicanze
che possono manifestarsi anche in assenza di una causa scatenante e che talvolta raggiungono importanti livelli di gravità.
Tra le complicanze che accomunano i vari tipi di ernia ricordiamo l’incarceramento, cioè
l’impossibilità di ridurre l’ernia
per la formazione di aderenze
tra sacco erniario e il suo contenuto. Altra complicanza è
l’intasamento cioè l’accumulo
del contenuto intestinale nelle
anse erniate con mancata progressione e occlusione intesti-
Dop (Denominazione di Origine Protetta)
La Dop è il marchio di maggior pregio.
Possono fregiarsene soltanto gli alimenti le cui fasi di
produzione avvengono tutte in un territorio geografico
circoscritto; si aggiunge poi che un formaggio Dop deve
essere fatto con latte di animali allevati in zona, così come il
salume deve essere ricavato da suini locali. Infine le tecniche
produttive, tramandate da generazione in generazione,
garantiscono questi alimenti come non producibili
diversamente.
nale di tipo meccanica. Qualora
non si riesca manualmente a far
progredire il contenuto intestinale l’unico modo per risolvere
il problema diventa l’intervento
chirurgico. Infine lo strozzamento. Questa pericolosa complicanza si verifica nelle ernie
con un orificio erniario stretto e
particolarmente tenace, capace
di creare un disturbo circolatorio che alla lunga crea un deficit
di apporto arterioso legato alla
congestione venosa, fino ad arrivare alla gangrena e alla perforazione del viscere comportando l’insorgenza di una grave
peritonite. Sono comunque situazioni che con gli anni stanno
divenendo meno frequenti grazie ad una sempre maggior attenzione verso il nostro corpo e
ad un comune senso di allargamento culturale che ha portato
nelle case di tutti la consapevolezza di interpretare nel modo
migliore piccoli segni e sintomi
dettati dal nostro organismo.
Nel prossimo incontro parleremo di sintomi, diagnosi e trattamento, con particolare riferimento alla più comune delle ernie: quella inguinale.
dott. Marco Marranci
medico chirurgo
specialista in chirurgia
dell’apparato digerente
ed endoscopia chirurgica digestiva
Informazioni presso la redazione
Tel. 055340811 Fax 055340814
[email protected]
SERVIZI
A Careggi un Centro per donne
che hanno subito l’infibulazione
Corsi e seminari per imparare ad affrontare una situazione fino a poco tempo fa a noi lontana
n Ginevra Costa
A Careggi un Centro per donne
che hanno subito l’infibulazione. Stiamo parlando di quella feroce e “tribale” pratica che
consiste nell’asportazione del
clitoride e di parte delle grandi
e piccole labbra che vengono
raschiate e fatte aderire in
modo da lasciare solo una piccola fessura per far passare urina e sangue del ciclo mestruale. Tutto fatto con un coltello e
senza alcuna anestesia. Un dolore atroce e che provoca infezioni, emorragie, ascessi e soprattutto un profondo choc in
bimbe fra i 5 e i 12 anni.
S e c o n d o la tr adiz ione ,
l’infibulazione serve per “preservare la verginità della donna”.
Da anni il policlinico fiorentino
si occupa di questo terribile
dramma che ogni anno colpisce
2 milioni di donne (secondo i
dati dichiarati dall’Organizza-
pagina precedente
zione mondiale della sanità - in
tutto il mondo sarebbero 135
milioni le donne mutilate) di età
compresa fra i 5 e i 12 anni.
Da poco meno di un mese, su
volontà della Regione Toscana,
il centro di Careggi è diventato
ufficiale e costituisce ora un
punto di riferimento regionale,
nazionale ed europeo per donne che hanno subito questa pratica.
Il Centro è situato presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia guidato dal professor Gianfranco Scarselli. Nella clinica
opera un medico somalo Omar
Abdulcadir Hussein ed è proprio lui che ogni giorno riceve
donne infibulate provenienti da
tutta Italia per dare loro aiuto fisico e psicologico. «In meno di
tre anni abbiamo eseguito una
sessantina di deinfibulazioni in
donne provenienti da tutta la regione e anche da fuori – spiega
il dottor Omar Abdulcadir Hussein – e ricostruito parzialmen-
te, per quanto possibile, le parti
asportate con un intervento di
chirurgia plastica. Si tratta di
una operazione che dura poco
più di venti minuti, viene eseguita in day hospital con bisturi
e laser, ma il problema non sta
nell’intervento – tiene a sottolineare il medico – che è rapido
ed indolore per l’anestesia locale. Si tratta piuttosto di riuscire
a far vincere a queste donne le
barriere culturali e ideologiche
che hanno, dovute a secoli di
tradizioni. Molte di loro partoriscono con grande fatica grazie
al nostro aiuto e subito dopo ci
chiedono di essere ricucite. Ma
noi non lo facciamo».
La richiesta di venire, per così
dire, “richiuse” deriva dal fatto
che per loro è come tornare di
nuovo vergini e quindi motivo
di grande orgoglio, anche se
questo comporta patire pene
atroci durante ogni rapporto col
proprio marito.
Ma perché le madri continuano
In questo periodo di feste, frigo, dispense e tavoli tendono a
riempirsi di alimenti dai quali, sempre di più si esige, qualità
e genuinità. Per queste virtù la Comunità Europea ha varato
tre marchi di qualità, che sempre più spesso troveremo sulle
etichette dei prodotti usati, dai salumi ai formaggi, ma
anche olio, verdure e, perfino capperi e castagne.
Impariamo allora a conoscere queste sigle, a tutela anche
della tipicità regionale o locale caratteristica della civiltà
italiana in cucina.
Sarà una breve carrellata, sapendo che i marchi, nel
prodotto “tutelato”, valutano tre aspetti: la zona tipica, la
provenienza delle materie prime, i metodi di fabbricazione.
I marchi, in ordine di rigorosità, sono tre: Dop, Igp e Stg.
a far subire l’infibulazione alle
proprie figlie nonostante sappiano a quali dolori vada incontro una bimba che viene “chiusa”? Si tratta di una pratica culturale talmente radicata e diffusa, soprattutto fra le popolazioni africane (anche quelle trasferite in Italia) che chi non la subisce viene emarginata e derisa
da tutti . I no l tr e , p r o p r i o
l’infibulazione, costituisce per
le bambine il passaggio dalla
fanciullezza all’adolescenza
con una grande festa in loro
onore.
Adesso con il nuovo centro fiorentino, che organizza anche
corsi e seminari sia per il personale medico sia per quello paramedico per imparare ad affrontare una situazione fino a poco
tempo fa a noi lontana, molte
donne potranno trovare quel
supporto medico e psicologico
di cui avevano bisogno.
L’Italia, famosa nel mondo per la sua prelibata gastronomia,
vanta numerosissimi prodotti onorati dal marchio Dop: il
Pecorino toscano, l’Arancia Rossa di Sicilia, l’Agnello di
Sardegna, la Fontina ecc.
Igp (Indicazione Geografica Garantita)
Anche i prodotti con questo marchio sono collegati alla
zona della quale, in genere, portano il nome. Questo
legame è però meno stretto rispetto al caso precedente e
per il riconoscimento Igp è sufficiente che sono una delle
fasi della produzione abbia luogo nell’area geografica
tradizionale. Oltre a ciò le materie utilizzate per la
produzione possono provenire da zona diversa rispetto a
quella della quale il prodotto porta il nome.
La carne per fare la Mortadella di Bologna, per esempio, è
data da suini allevati in qualsiasi area geografica, restando
immutata comunque la tecnica tradizionale di fabbricazione
dell’alimento.
Stg (Specialità Tradizionale Garantita)
In questo terzo caso i produttori sono tenuti a rispettare
solo il metodo di produzione, senza problemi per il luogo di
produzione e di provenienza delle materie utilizzate. La
mozzarella è uno dei prodotti Stg di maggior fama. Può
essere prodotta in ogni luogo purché si seguano tecniche
tradizionali.
Per avere un’idea di quanto un marchio può tutelare il
consumatore è significativo il caso del Parmigiano reggiano.
Fino a quando non ha ottenuto il riconoscimento Dop
esistevano due tipi di Parmigiano: quello prodotto nella
zona reggiano-emiliana con latte locale e quello prodotto in
altre zone e venduto prevalentemente nel mercato estero. Il
marchio di qualità ha reso possibile eliminare questa
“anomalia”: il Parmigiano Reggiano è adesso unico,
“l’altro” ha dovuto cercarsi un nuovo nome.
Eugenia Forosetti
Nr. 6 dicembre 2003
Reg. Trib. di Firenze: nr. 5270 del 24/4/03
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Chiusura in redazione 21 novembre 2003
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