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Rassegna Stampa
Il giornale di Sicilia
Venerdì 2 Dicembre 2011 pagina 24
I SUMMIT DEI BOSS IN NEGOZI, BAR E GIOIELLERIE - A BRANCACCIO
SUMMIT E AFFARI
Il negozio di vestiti, la gioielleria, il bar, la ditta di trasporti, ogni posto era buono per
un summit al riparo da occhi indiscreti. Almeno questo credevano i mafiosi del clan di
Brancaccio, che invece per mesi sono stati controllati giorno e notte dai poliziotti della
squadra mobile. La mappa degli appostamenti degli investigatori comprende una
mezza dozzina di negozi e imprese riconducibili agli affiliati. Come la «Carrozzeria
Bruno», scrivono i giudici, «l'AZ Trasporti» (sequestrata perchè riconducibile a Cesare
Lupo); il bar-tabacchi «La Coccinella». Poi ci sono «Margy's» abbigliamento di via
Lincoln il cui proprietario Alberto Raccuglia è finito in carcere 3 giorni fa, oppure la
gioielleria di Matteo Scrima, sempre in via Lincoln, pure lui arrestato. Prima dei
summit c'è un cerimoniale: un frenetico giro di telefonate tra gli indagati, con il
paravento di altri personaggi, consente agli affiliati, di riunirsi poi nel luogo
convenuto, senza mai pronunciare i motivi effettivi e il reale tema dell'incontro. I
poliziotti però non hanno abboccato. Erano sempre nei paraggi, annotavano facce,
orari, numeri di targa.
E quando potevano piazzavano microspie. Una di queste ha registrato la
conversazione su uno dei mille affari gestiti dalla cosca: quello dei distributori
automatici di snack e bevande. Dietro il business c'e' sempre Cesare Carmelo Lupo,
reggente del mandamento per conto dei Graviano, che sembra controllare tutto quello
che accade nella borgata. Pure le macchinette delle merendine. Una doveva essere
piazzata dentro il Buccheri La Ferla, con la ditta di Tony Lupo, fratello di Cesare. Il
proprietario del bar temeva però un calo degli affari ed i boss gli fecero capire che lì
comandavano loro. La caccia al mafioso ogni tanto ha anche degli aspetti esilaranti.
Ad esempio quando Cesare Lupo raccontò ai suoi ospiti di essere stato nel negozio
«Margy's» di Raccuglia dove si sarebbe accorto di una Fiat Punto appartenente, a suo
dire, alle forze dell'ordine appostate per controllarlo. E così per non destare sospetti,
finse di acquistare delle scarpe chiedendo al titolare del negozio di emettere uno
scontrino per rendere verosimile e giustificabile la sua presenza in quel luogo. Gli
dissi: «Roberto fagli lo scontrino...tutte cose...mi sono preso le scarpe e ha fattolo
scontrino». Tra gli argomenti discussi dai boss e intercettati dalla polizia anche il
traffico di droga che segue delle regole ferree. In discussione c'è la quantità da
assegnare a Piero Asaro il quale, sostiene l'accusa, facendo parte del clan di
Brancaccio non deve rimanere privo di merce. Rivali in questo affare sono i boss della
«Guadagna», parte della droga destinata a loro deve invece finire ad Asaro. «Ciò è
affermato direttamente da Sacco senza mezze misure - scrivono i magistrati -. ("Piero
è appartenente a noi altri...")». Poi la conversazione si fa ancora più precisa: «Il
discorso di Piero Asaro, che non gliela voglio dare tutta alla Guadagna - afferma Sacco
-, perché Piero è appartenente a noi altri...». E Lupo risponde: «Certo... certo...», il
compare risponde: «Vedo come la possiamo sistemare, vabbè tu melo porti e poi...».
Nel provvedimento di fermo segue poi un lungo omissis, segno che sull'argomento ci
sono ancora indagini in corso. Di sicuro nella conversazione spunta anche il nome
dello Zu Peppuccio, alias Peppuccio Calascibetta che, scrivono gli investigatori, «da
sempre controllava il mercato della droga alla Guadagna». L'intercettazione è del 15
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febbraio scorso, sette mesi dopo lo Zu Peppuccio verrà ucciso a colpo di pistola. Nel
corso della conversazione tra Lupo e Sacco viene trattato un altro argomento delicato.
È quello degli incontri da tenere con gli esponenti delle altre cosche mafiose dopo il
summiet di Villa Pensabene. «Un appuntamento è stato preso con Giulio Caporrimo si legge nel provvedimento -, così potranno risolvere le questioni che interessano la
famiglia della Noce». Ecco cosa dice Sacco: «Mi ha preso con Giulio, stiamo prendendo
l'appuntamento, che deve venire pure lui, ad aggiustare il discorso ai cristiani della
Noce... perché siamo tutti d'accordo di qua... dice, una cortesia con Giulio». Da quanto
lascia trapelare Sacco dai suoi discorsi emerge che le famiglie mafiose, i cui
rappresentanti sono intervenuti alla riunione di la Pensabene, «stanno attraversando si legge -, dinamiche particolarmente rilevanti ed importanti per il futuro stesso e
l'evoluzione che andrà a caratterizzare cosa nostra palermitana».
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