il legionario 12 - legio ii britannica
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IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE ANNO II N.12 - OTTOBRE 2015 Testi e struttura: TETRVS SERIE: TRA STORIA E LEGGENDA Martirio di San Sebastiano" (1732 (Pietro Paolo Vasta) PREMESSA San Sebastiano è stato un martire dell’epoca di Diocleziano e sicuramente il primo pretoriano cristiano di cui si abbiano notizie abbastanza certe anche se alcuni aspetti sono avvolti dall’alone della leggenda e del misticismo. La fede per cui Sebastiano fu martirizzato e morì sarebbe stata affrancata nel 313 (Editto di Milano) da Costantino, colui che aveva sciolto il corpo dei pretoriani (dove militò Sebastiano) solo un anno prima. IL CONTESTO STORICO Alla fine del III secolo, l’Impero Romano stava faticosamente uscendo da una profonda crisi politica, sociale ed economica. Ai confini, le legioni imperiali dovevano difendersi dalle incursioni barbariche mentre all’interno lotte intestine e clandestine per giochi di potere avevano incrinato la solidità del sistema. Un certo equilibrio si ristabilì con la nomina di Diocleziano ad imperatore. Ma è proprio in questo periodo che il cristianesimo visse una delle sue pagine più drammatiche segnate da persecuzioni e martiri. L’ascesa al trono di Diocleziano (284-305) accentuò il cosiddetto “dominato” in cui il culto dell’imperatore divenne quassi diviso e, quindi , in aperto contrasto con le altre religioni. Se prima questo aspetto era comunque contenuto (l’imperatore rappresentava ‘solo’ la volontà degli dei in terra) Diocleziano travalicò quest’aspetto ed elevò la sua dignità imperiale al di sopra del livello umano e della tradizione religiosa romana. Egli doveva risultare intoccabile e quindi soltanto lui risultava dominus et deus, signore e dio, tanto che a tutti coloro che lo circondavano gli fu attribuita una dignità sacrale. Pertanto, la parte terminale del dominato di Diocleziano fu caratterizzata dall’ultima grande persecuzione contro i cristiani. Questa persecuzione prese forma in un periodo nel quale il cristianesimo era ormai radicato nell’impero (si stima che all’inizio del regno di Diocleziano circa il 10% della popolazione dell’impero fosse cristiana) anche se rivolte e moti anticristiani erano diffusi all’alba del IV secolo. Le persecuzioni ebbero inizio il 23 febbraio del 303, quando fu affisso a Nicomedia, una delle “capitali” o “sedi imperiali” della parte orientale, un editto che ordinava: a) il rogo dei libri sacri, la confisca dei beni delle chiese e la loro distruzione; b) il divieto per i cristiani di riunirsi e di tentare qualunque tipo di difesa in azioni giuridiche; c) la perdita di carica e privilegi per i cristiani di alto rango , l’impossibilità di raggiungere onori ed impieghi per i nati liberi e di poter ottenere la liberta per gli schiavi; d) l’arresto di alcuni funzionari statali colpevoli di aver abbracciato la nuova religione. Diocleziano, in principio, era comunque restio ad emanare un tale editto, conscio dei disordini sociali che avrebbe generato, proprio quando con il suo governo era riuscito a riportare l’ordine nell’impero. La sua riluttanza fu però vinta dalle insistenze di Galerio, genero e cesare di Diocleziano, il quale accusava i Cristiani di aver creato uno stato nello stato, e i magistrati di possedere ricchezze e tenere riunioni segrete, i cui decreti le comunità dovevano ubbidire ciecamente. Era dunque necessario intervenire prima che i cristiani divenissero anche una forza militare. È in questo contesto che emerge la figura di San Sebastiano SAN SEBASTIANO Le notizie storiche e le fonti biografiche su San Sebastiano sono molto poche, la “Passio Sancti Sebastiani” scritta nel V secolo da un monaco forse di nome Arnobio il Giovane ed un commento di San Gregorio (340-397) vescovo di Milano sono forse gli unici documenti validi, che ci raccontano la vita del giovane martire. ma la diffusione del suo culto ha resistito nei secoli ed è ad oggi molto vivo anche come santo protettore di atleti, arcieri, vigili urbani, ecc. Nato probabilmente a Narbona (Gallia) nel 256 da padre romano, funzionario imperiale in Gallia e da madre milanese, Sebastiano crebbe a Mediolanum e fu quasi da subito introdotto, dalla sua famiglia, ai principi della religione cristiana. Successivamente si trasferì a Roma, ancora centro politico, militare e sociale di un Impero che stava ritrovando la sua solidità ma che imputava anche alla religione cristiana la debolezza e la crisi patite per quasi mezzo secolo prima dell’ascesa al potere di Diocleziano. La Passio Sancti Sebastiani narra che a Roma, Sebastiano – soldato dell’esercito romano – entrò a più stretto contatto con la cerchia militare vicino al palazzo imperiale: la temuta e spietata guardia pretoriana. In questo ambiente fece una rapida carriera, in quanto, dopo essersi distinto tra i pretoriani di Massimiliano (un prefetto del pretorio in carica tra la fine del III secolo e gli inizi a del IV secolo) divenne ben presto comandante – in qualità di tribuno – della prestigiosa I coorte pretoria, al servizio dell’Imperatore. Il probabile aspetto di un pretoriano agli inizi del IV secolo Il ruolo e la responsabilità dell’incarico non gli fecero però dimenticare la sua educazione di stampo cristiano; forte della sua posizione, poté sostenere i cristiani incarcerati, riuscendo talvolta anche a garantirne la liberazione oppure la sepoltura in caso di martirio. In questo modo – proprio grazie alla carica imperiale – fu in grado di diffondere le idee e i principi del cristianesimo tra i funzionari e i militari di corte. IL PRODIGIO La Passio Sancti Sebastiani racconta che un giorno due giovani cristiani, Marco e Marcelliano, figli di un certo Tranquillino, furono arrestati su ordine del prefetto Cromazio. Il padre fece appello ad una proroga di trenta giorni per il processo, al fine di poter convincere i figli a desistere dalla propria fede e sottrarsi alla condanna. I fratelli erano ormai sul punto di cedere quando Sebastiano fece loro visita persuadendoli a perseverare nella loro fede cristiana e a superare eroicamente la morte. Mentre dialogava con loro, il viso del tribuno fu irradiato da una luce miracolosa che lasciò esterrefatti i presenti, tra cui Zoe, la moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, la quale era muta da sei anni. La donna si prostrò ai piedi del tribuno il quale, invocando la grazia divina, le pose le proprie mani sulle labbra e fece un segno di croce, ridonandole la voce. Il prodigio di Sebastiano portò alla conversione un nutrito numero di presenti: Zoe col marito Nicostrato e il cognato Castorio, il prefetto romano Cromazio e suo figlio Tiburzio. Cromazio rinunciò alla propria carica di prefetto e si ritirò con alcuni cristiani convertiti in una sua villa in Campania. Il figlio rimase invece a Roma dove patì il martirio, poi ad uno ad uno, anche gli altri neocristiani morirono per aver abbracciato la nuova religione: Marco e Marcelliano finirono trafitti da lance, il loro padre Tranquillino fu lapidato, Zoe venne appesa ad un albero per i capelli e poi arsa viva. IL MARTIRIO Il prodigio di Sebastiano non poteva passare inosservato, ma soprattutto – al di là dell’accettazione del miracolo – era la sua fede cristiana che non era tollerata. In particolare divenne inviso alle persone degli alti luoghi romani, in cui Sebastiano operava come pretoriano, tanto da far intervenire, sembra, lo stesso l’imperatore Diocleziano. Il primo intervento dell’imperatore fu di persuadere il giovane Sebastiano ad abiurare la nuova religione cristiana e ritornare al culto degli dei tradizionali, ma questo intervento imperiale, seppur ripetuto diverse volte, non fu accolto da Sebastiano che, sfidando lo stesso imperatore si proclamava apertamente cristiano e disposto ad accogliere qualsiasi martirio. Sembra che Diocleziano, sentendosi tradito proprio da uno dei suoi ufficiali più in vista che riteneva tramasse – da cristiano – contro di lui, abbia detto «Ti avevo aperto le porte del mio palazzo e spianata la strada per una promettente carriera e tu attentavi alla mia vita» Infine, scoperto mentre dava sepoltura ai Quattro Coronati (i Santi Claudio, Nicostrato, Castoro e Simproniano), venne sottoposto ad un processo sommario e condannato a morte mediante il supplizio delle frecce. Sebastiano fu legato ad un palo posto sul Palatino e denudato. Poi contro di lui furono scagliate tante frecce che il suo corpo trafitto lo faceva sembrare un istrice. I soldati del drappello di esecuzione, credendolo morto, lo abbandonarono alla mercé delle bestie selvatiche. San Sebastiano (Mantegna) La nobile romana Irene (una cristiana che poi subì il martirio e divenne Santa) andò a recuperarne il corpo per seppellirlo ma si accorse che quel soldato romano era ancora vivo, per cui lo trasportò nella sua casa sul Palatino e lo curò dalle ferite con pia dedizione. Sebastiano, prodigiosamente guarito, nonostante i suoi amici gli consigliassero di lasciare Roma, decise invece di proclamare la sua fede davanti all’imperatore che gli aveva comminato il supplizio. Si narra, dunque, che Sebastiano arrivasse al cospetto di Diocleziano e del suo associato alla porpora Massimiano – che in qualità di pontefici massimi presiedevano alle funzioni in onore del Sol Invictus al Tempio di Ercole – e li rimproverasse per le loro persecuzioni contro i cristiani. Sorpreso dal fatto che il “suo pretoriano” fosse ancora vivo, Diocleziano avrebbe ordinato che Sebastiano fosse giustiziato a morte mediante bastonate, una pena umiliante che veniva riservato solo agli schiavi. Il martirio avvenne nel 304, forse il 20 gennaio, presso l’ippodromo del Palatino probabilmente sui gradus Helagabali ovvero i “gradini di Elagabalo (o Eliogabalo). In quello stesso luogo venne eretta una chiesa in suo nome e il corpo straziato venne poi gettato nella Cloaca Maxima Il corpo esanime di Sebastiano gettato nella Cloaca Maxima (Lodovico Carracci 1612), Seppur morto, la cronaca continua a raccontare che Sebastiano apparve alla nobile patrizia Lucina, a cui indicò il luogo ove era stato gettato il suo corpo mortale («in cloaca illa quae est iuxta circum inveniens corpus meum»), invitandola a seppellirlo vicino alla tomba di Pietro sulla via Appia. Il corpo venne quindi recuperato da alcune persone e sepolto nelle catacombe che oggi vengono appunto dette di “San Sebastiano” (dove tuttora si trova) presso la Basilica a lui dedicata, sulla via Appia. Nove anni dopo, grazie a Costantino, il cristianesimo sarebbe divenuto una religione di Stato con l’editto di Milano del 313. Catacombe di San Sebastiano, Appia Antica - Roma NOTE STORICHE Nella biografia di San Sebastiano è necessario usare il condizionale e ipotizzare alcuni aspetti e momenti in quanto, ad esempio, gli storici dubitano della presenza di Diocleziano (e del suo associato Massimiano) a Roma (dove sarebbero avvenuti i fatti), nell’anno 304. È più verosimile credere che l’ordine di giustiziare Sebastiano fosse stato dato, sì, dallo stesso Diocleziano (appena informato del fatto) ma reso esecutivo da un delegato imperiale. È molto probabile che all’epoca dei fatti, Diocleziano avesse già lasciato Roma (decisione del 20 dicembre 303) e si trovasse invece a Ravenna (dal 1° gennaio 304). Dato storico certo, che ne testimonia invece il culto sin dai primi secoli, è l’inserimento del nome di Sebastiano nella Depositio martyrum, il più antico calendario della Chiesa di Roma e risalente all’anno 354. ARCHEOGEOGRAFIA NARBONA L’odierna Narbonne è una città francese di 52.625 abitanti situata nel dipartimento dell'Aude nella regione della Linguadoca-Rossiglione, Francia meridionale. Fondata nel 118 a.C. attraverso il trasferimento di alcune migliaia di agricoltori di origine italica nei pressi di un precedente insediamento elisico, poi volco,, Narbona è stata la prima colonia romana al di fuori dell'Italia. Il nome originario di Narbo Martius, potrebbe essere in onore a Quinto Marcio Re, che era il console in carica in quell'anno, oppure per dedica a Marte. In seguito, si insediò – intorno al 46 a.C. - un secondo nucleo di coloni, costituito per lo più da veterani della famosa X legione cesariana. Subito dopo la fondazione, la città divenne capitale della Gallia transalpina romana, da cui prese il nome di Narbonense. Situata lungo la via Domitia, la grande strada che collegava Roma alla Spagna, Narbona svolse, fin dalla fine del II secolo a.C. un ruolo di elevata importanza strategica che divenne ancor più rilevante nel secolo successivo dopo la conquista romana dell'intera Gallia e del completamento della via Aquitania la quale, partendo proprio da Narbona, raggiungeva Burdigala e quindi l’Oceano Atlantico. Al tempo di Tiberio (I secolo d.C.) risultava essere la colonia più popolosa della Gallia. La città si sviluppò fino alla metà del II secolo, quando venne parzialmente distrutta da un incendio e perciò fu sostituita da Nîmes come residenza del proconsole della Narbonense. Dopo essersi ripresa, conobbe una nuova epoca di prosperità in età tardo-imperiale, come ci viene testimoniato da Ausonio (IV secolo). Nel 412 – in seguito alle invasioni barbariche - fu occupata, insieme a gran parte della provincia di appartenenza, dai Visigoti che, nel 511, ne fecero la capitale del proprio Stato. NE “LA STORIA ATTRAVERSO LE ILLUSTRAZIONI DI RAFFAELE CARUSO” Durante il tardo impero una tradizione bizantina affermava che il Palladio, trasferito da Roma a Costantinopoli da Costantino, era seppellito sotto questa colonna. Il Palladio è un simulacro che, secondo le credenze dell'antichità, aveva il potere di difendere un'intera città. Il più famoso era custodito nella città di Troia, a cui garantiva l'immunità: infatti, la città fu distrutta solo dopo che Ulisse riuscì a rubarlo. Un altro talismano famoso, anch’esso chiamato Palladio, era custodito nell’antica Roma dove era stato portato da Enea. Era una statua di legno, senza gambe alta tre cubiti, che ritraeva Pallade, altro nome della dea Atena, reggente una lancia nella mano destra e una rocca e un fuso nella sinistra; il suo petto era coperto dall’egida. In questa immagine la Legio Secunda Britannica presidia il foro di Costantino a Bisanzio, oramai divenuta Costantinopoli; seconda metà del IV secolo d.C. (per gentile concessione di R. Caruso) Roma 27 settembre 2015 Si è svolto – nelle popolari vie romane di Tor Pignattara – il primo corteo Storico dei Rioni di Roma, organizzato da Augusto Caratelli e Maurizio Benedetti. Partito da Piazza Roberto Malatesta e snodatosi lungo Via della Marranella e via di Tor Pignattara, il corteo è giunto al Parco Sangalli dove i gruppi partecipanti sono stati premiati dal Dott. Tersilio Benedetti, Presidente del Sindacato Europeo Comparto Sicurezza. I responsabili dei vari gruppi hanno poi illustrato – sullo sfondo dell’Acquedotto Alessandrino - storia e caratteristiche delle varie unità. Infine, tutti i partecipanti hanno festeggiato con un lauto pranzo offerto dal ristorante “Il Pomo d’Oro”di Ugo Meffe. (Ken Randall – riproduzione riservata) Valtarivs senza la maschera dorata sarà presente con le sue unità militari CONTATTI: 3332765818---3883683997 ROMARS legio secunda britannica legioiibritannica.altervista.org/ [email protected] Numeri pubblicati 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. Soldati di Roma V secolo: il proto medioevo Orazio Coclite Il dominio di Soissons Le coorti urbane La lancia del destino Burgh Castle Il periodo romuleo L’arco racconta … la campagna d’Italia di Costantino Zenobia, regina di Palmira 284-395, il primo tardo impero Il pretoriano di Cristo