Amore e morte, che poi è il tradimento

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Amore e morte, che poi è il tradimento
GAZZETTA DI MANTOVA, 09 luglio 2014
Amore e morte, che poi è il tradimento
Affascinante notte con il sessuologo e poi il teatro nel Tempio di San Sebastiano
Al pubblico è piaciuta l’idea di ragionare d’amore e morte. E’ sempre lutto quando si perde l’altra
metà, per un addio o anche solo per un tradimento che è una forma di morte dell’amore. Lo
spunto è il grande impatto emotivo e il richiamo all’amore eterno che suscitano gli Amanti di
Valdaro, i due scheletri abbracciati trovati alle porte di Mantova nel 2007 e da aprile finalmente
esposti al Museo Archeologico di piazza Castello. La prima serata, lunedì, ha visto il tutto esaurito
e domani ce ne sarà una seconda. La formula è la stessa: prima una conferenza sotto il portico del
palazzo di San Sebastiano, e poi due spettacoli teatrali al vicinissimo Tempio di San Sebastiano,
l’altro capolavoro di Leon Battista Alberti a Mantova.
Domani alle 21, Flavio Caroli, storico dell’arte, presenterà il suo libro “Voyeur, i segreti di uno
sguardo” (Mondadori). Condurrà, come lunedì, l’assessore alla Cultura Marco Tonelli. A introdurre
la prima sera è stata Silvia Bagnoli, presidente del Comitato Amanti, e domani sarà Italo Scaietta,
presidente degli Amici di palazzo Te.
Alle 22.30 il pubblico si sposterà nel Tempio di San Sebastiano e dividendosi in due gruppi assisterà
ai due spettacoli, uno nella cripta e l’altro nella grande sala al primo piano. L’ingresso costa 8 euro
conferenza+teatro.
Il pubblico alla prima serata è arrivato numeroso, in prevalenza femminile, richiamato anche dalla
curiosità per il sessuologo e psichiatra Marco Rossi, esperto nella trasmissione Loveline su Mtv,
che ha catturato con una certa autoironia da “esperto tv” e con le informazioni e le riflessioni su
“Amanti 2.0: al piacere di una carezza sulla pelle preferiamo ormai un click del mouse?”. Passando
per chat, app, sms fatalmente non cancellati, doppio telefonino (ovviamente per la moglie e per
l’amante), e Android meglio dell’Iphone per mettere le corna, Rossi è approdato all’eterna verità:
si ama prima con l’anima che con il corpo - la carne però ci vuole, eccome - e non bisogna voler
possedere completamente l’amato nè pretendere di sapere tutto o rivelare ogni pensiero. Nel
percorso però Rossi ha dato una notizia fondamentale: lo smartphone può diventare un oggetto
sessuale con un speciale programma che provoca vibrazioni a intensità mutevole e crescente.
Commovente invece la storia vera - Rossi al di là degli scherzi è uno psichiatra - di una coppia in cui
il marito è costretto all’immobilità da una malattia. La moglie riesce a fare l’amore con lui
guardandolo negli occhi - unica parte del corpo che può muovere - raggiungendo l’orgasmo, tanta
è l’attrazione emotiva tra loro che passa negli sguardi. Il sessuologo ha concluso spiegando che il
mistero deve rimanere nell’amore - la coppia di cristallo non dura - e ha citato il mito di Amore e
Psiche (io andrò via se mi guardi in volto) introducendo quello di Orfeo ed Euridice, dove lui perde
la sposa perchè si gira indietro e manca di fiducia, in lei e in se stesso.
Proprio il mito di Orfeo è stato proposto nella performance di Ars creazione e spettacolo nel
Tempio di san Sebastiano, bellissimo e suggestivo nel buio interrotto soltanto dal chiarore
notturno dei rosoni. Bravissimi tutti gli attori e in particolare Fabio Zulli, in scena con Ramona
Genna, Silvia Gandolfi, Dani Dondi, Silvia Tarabori e Andrea Avanzi.
Nella cripta invece la Fondazione Atlantide Teatro Stabile Verona ha fatto trovare Giulietta, Otello
e Ofelia, davvero notevoli nei loro monologhi in una bellissima ambientazione. (maf)