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lL M4RGlNg t ,\- 'l l'rggq editoriale GEORGE ORWELL E COME NASCE UN < 1984 INCUBO ": paoto ghezzi e feroci avrebbe scritto il signor Eric Blair in arte George Orwell dopo aver letto le migliaia di rievocazioni - state dedicate, in coincidetza con l'ar. che in- queste settimane gli sono rivo del 1984. Tutta presa dall'orgia dell'andversario, l'intellighenzia che Orwell detestava cordialrnente cercato di aflibbiargli le etichet - ha t€ di sempre: antiprofeta, visionario, pessimista, anarchico inacidito, in dividualista, e via imperversando, n Orwell sbagliava, il computer apre uuove frontiere ,, ha titolato baldanzosamente ( L'Unità, su un'intervista a Berlinguer. In singolare sintonia, gli eurocomunisti italiani, con la sempre più multinazionale Oliveti che, reclamizzando il suo personal computer M 20, ha anmrnciato: < quel vecchio signore che aveva in uggia la tecnologia e che rispondeva al nome di Orwell ha sbagliato predizione, ha peccato di miopia: il computer d'uso quotidiano risolve i mille pro blemi che ci angustiano,. Dal canto suo, la u Grande Enciclopedia Sovietica " (è da notare che .1984 in URSS è ancora proibito e circola in fotocopie clandestiae) re" sta graniticamente del suo parere, e sentenzia: Orwell è un anticomu" nista reazionario le cui opere rispecchiano la crisi delìa "societa borghese britannica nel periodo di decadenza del sistema coloniale inglese >. Chissà. quali pagine sarcastiche ( 1984,, insomma, è ancora un libro scomodo. Profezta come grido indignato E non perché sia un n pronostico > inquietante, ma piuttosto perché è dawero un'opera profetica, se è vero che l'autentico (biblico) significato di n profezia u non è certo il " prevedete ", ma semmai il n vedere me glio ", lo scrutare i segni dei tempi, per lanciare grida d'allarme accora. te e indignate insieme. " Lo scopo di Orwell nel descrivere una societa im. maginaria detto lo scrittore Ken Follett - ha - è di invitarci a fare paragoni con quella reale,. Premesso questo, possiamo anche soffermarci un momento a confrontare il 1984 orwelliano con il nostro, per notare come alcune caratteristiche dell'universo totalitario descritto nel romanzo siano < clinicamente " ri. scontrabili nella realtà di oggi, mentre altre ne sono diametralmente contraddette. Bastino un paio di esempi nell'uno e nell'altro senso. E perfettamente vero che il mondo è imprigionato nelle ma-glie della gueira continua e latente tra le Superpotenze (e non importa-che questa luerra sia calda o fredda, diretta o per interposta nazione). E' vero che É comunicazioni di massa hanno laggiunto un livello di penetrazione formidabile, e che attraverso i mass-media si compie una continìra falsiEcazione della realta e dello stesso linguaggio: nel o 1984 > di Orwell il ministero dell'Amore si occupa delta tortura; ai nostri tempi si battezzano u Pace in Galilea, un'operazione di sterminio militare e u Peacebringer " (portatore di pace) un missile a lestata nucleare. E' vero, ancora, ótre i ieglmi totalitari usano eliminare i dissidenti semplicemente facendoli spaiire (le " trapoîizzazior;i " del libro), e che è ormai tecnicamente possibìle un controllo sistematico della vita degli individui, infrangendo le fragili barriere della n privacy " Non è vero, all'opposto, che iÌ mondo occidentale contemporaneo è abbrutito dalla povèrtà piìr squallida e degradante - descritta nel roman zo. Accade piuttosto i1 contrario: lo svuotamento delle coscienze individuali, I'annichilimento del pensiero a!'viene attraverso il soffocamento consumistico, la sovrabbondanza di beni e servizi. Non è vero, ancora, che la propaganda ideologica diretta è lo strumento principale del con' senso (oggi cì sono mezzi ben piìr raffinati, e comunque nelle democrazie occìdintali l'opinione pubblica conta ancora, fortunatamente, qualco sa). Non è vero éhe il seìso è messo al bando come fattore potenzial' mànte eversivo: sembra piuttosto, oggi, una valvola di sfogo delle con' traddizioni sociali, come tale necessaria, e incoraggiata dal Potere, C'è in6ne un aspetto, di . 1984 ", che è insieme confermato e contraddef to dalla realtà di oggi. Un aspetto solitamente ignorato (a torto) dai commentatori: il ruolo del " Terzo Mondo ", come lo chiamiamo noi, o del ( quadrilatero " di frontiera dei tre Superstati, come lo immagjna Orwell. Un quadrilatero o i cui angoli sono a Tangeri, Brazzaville, Darwin e Hong Kong, e che contiene, entro di sé, circa un quinto della popola' zione tèrrestre n. Ebbene, Orwell non prevede il processo di indipendenza politica del Terzo Mondo, né la estrema frammentazione ideoìogica dei nuovi Stati, né I'inattesa forza contrattlrale dei Paesi arabi. Nella sua ottica di tripartizione del mondo tra i Superstati, soprawaluta forse il fattore politico a scapito di quello economico. Eppure disegna un qua' dro delló sfruttamento impcrisllsta clre vale la pena di citare per eslesoi * La potenza che conlrolla l'Afrlca equatorlale, o le regioni del Medio Orienie, o l'India mcridlonal€, o l'Arclpelago indonesiano, dispone... di dozzine di centiriaia di milioni dl lavoratori mal pagati e abituati a ren' dere buon lavoro. Gli abltantt dl tali aree, ridotti piir o meno apertamente in completa schlavitar, passano di continuo da un vincifore all'altro, e vencono sDesi. come se fossero carbone e olio' nella corsa agli armamentii per ii possesso di porzioni pih ampie del territorio, per il con" trollo dì maggiore cnergia, ...e così all'infinito ). E' sufficiente sostituire a n potenza ,-(intesa come Superstato monolitico) il " capitale internazio' nalóo, e l'afiresco di Orwell appare di urr realismo semplicemente im' pressionante. I precedentl dell'lncubo Ma non è tanto, e non solo, di < 1984, che vorrei parlare, in questo ar. ticolo, Mi interessa piuttosto cercare di capire il perché, nel 1948, un allampanato scrittore inglese, malato di TBC, con una cicatrice alla gola guerra di Spagna, si mette a scrivere un libro così tetro "eúcordo " della angosciante. Per quali strade, insomma, George Orwell è arrivato a drsegnare I'incubo? Qualche cenno biografico, a questo punto, è inevitabile, anche perché Orwell non è un letterato da salotto, ma è uno di quegli intellettuali in cui vita e opere si intrecciano saldamente, a formare il tutt'uno di una testimonianza, di un impegno. Nato nel 1903 in India, da una famiglia piccolo borghese impegnata in attivita commerciali e amministrative n al seguito n dell'Impero, a sette anni Eric Blair viene mandato in Patria a studiare; prima in un severrssimo collegio del Sussex (di cui conserverà un allucinante ricordo, e dove comincera a maturare la sua vocazione anti-autoritaria), poi a Eton. Lì rimane 6no al 1921, quando di imboccare la strada - invece delle universita piir prestigiose decide di anuolarsi nella polizia imperiale in Birmania: prima scelta controcorrente, forse volutamente espiatoria ), della sua vita. La scelta di < sporcarsi le mani ammini" Impero strando la giustizia di piccolo cabotaggio in un angolo del grande < Britannico. Ci resta cinque anni, in Birmania; quanto basta per maturare una profonda awersione nei confronti dell'imperialismo, e forse anche dei sensi di colpa per appartenere ad una razz privilegiata, che non riuscira mai a superare. Tornato in Inghilterra, a 24 anni compiuti, Eric Blair decide di rinnegare insieme la tradizione burocratico-imperiale della famiglia e il mondo ovattalo dell'accademia, che aveva afinusato negli anni di Eton: farà invece 10 scrittore e il giornalista, che per lui significa buttarsi a capofitto nelle situazioni. Ma la fama e i soldi (anche se Orwell non ne avrà mai tanti) non arrivano subito, ed ecco che Eric afftonta anDi duri di semipovertà e di solitudine: si arrangia come può, fa il lavapiatti, il commesso in un negozietto di libri, f insegnante in una scuola scalcinata. Va a Parigi e se la cava con lavoretti saltuari, poi torna in Inghilterra e vive tra i barboni, provando anche la fame e l'umiliazione degli ospizi per poveri. E finalmente, pubblica il suo primo libro, firmato con lo pseudonimo " George Orwell,: " Senza un soldo a Parigi e a Londra, (1933), owiamente autobiografico. Comincia cosi la sua carriera di scrittore, che rispecchia fedelmente le esperienze della sua vita, anche quando sono filtrate dagli ( alter-ego > dei romanzi, Così Giorni di Birmania > (1934) dflette amaramente la sua esperienza di "poliziotto cole niale; n La figlia del reverendo o (1935) gti anni squallidi dell'insegnarnento sottopagato; Fiorirà l'aspidistra " (193ó) i tempi stentati del 'lavoro in libreria. E" gli alter-ego di Orwell, i protagonisti dei suoi " " libri, sono semprg personaggi ai margini che covano, dentro gli ingranaggi della società borghese," un senso di":disgusto e di ribellione, Lo stesso senso di insofierenza nei confronti della classe media e dei suoi miti, che porterà Orwell a scrivere tutti gli altri suoi libri: da < La strada di Wigan Pier " (1937) reportage < vissuto > sulle condizioni del- - 4 la classe operaia e dei minatori detl'Inghilterra settentrionale - a n Una bel romanzo tutto pervaso dalla minaccia del' boccata d'ària " (1939) la guerra imminente - a n Omaggio alla Catalogna n (1938): testimonian' -, guerra guerra di Spagna, a cui OrwelÌ aveva partecipato za autobiografica della come volontario nelle brigate anarchiche. Untsperienza che lo porterà decisamente che in passato verso un socialismo libertario ansora più Diìr decisamente radicalmente agli antipodi del comunismo alla moda e dello stalinismo totalítario che aveva conosciuto sulla propria pelle durante la battaglia di Barcellona. Una passione politica Gli unici due libri non autobiografici di Orwell sono, e non a caso, i due romanzi del dopoguerra: <La fattoria degli animali " (1945) e (f984, (1949). In questi libri Orwell porta alle estreme conseguenze la sua vo cazione pirì autentica, quella di scrittore politico e satirico, Una vocazione che aveva pervaso tutti i suoi romanzi (certamente non eccelsi da1 punto di vista letterario) e i suoi saggi. Una vocazione che spiega bene lo stesso scrittore: Il mio punto di partenza è sempre una presa di posi' " zione partigiana, un senso profondo di ingiustizia' Scrivo perché c'è qual' che menzogna che io voglio smascherare, qualche fatto sui cui voglio attirare l'attenzione '. E ancora: n Voìgendomi a liguardare tutta la mia attività letteraria, vedo che è stato invariabilmente quando mancavo di uno scopo politico che scrivevo libri senza vita, cadendo a mia insaputa nel vacuo e nel gratuito >. Ecco allora ( La fattoria degli animali " e < 1984 >, libri politici per eccellcnza. Il primo è sicuramente il suo capolavoro: un apologo lieve e cor" rosivo insieme, una favola antitotalitaria che, una volta letta, non si di. mentica più, Il secondo, invece, un libro caricato, esasperato, ossessionato e ossessivo; non particolarmente efiicace dal punto dí vista stilistico. Secondo Isaac Deutscher, marxista ortodosso, ,r 1984 " è il prodotto di un aomplesso di persecuzione: e certo non si può negare che le sanguinose repressioni compiute dai comunisti nci confronti clegli anarchici, ai tem. pi della gucrra dl Spagna, avcssero lasciato un segno profondo dentro Orwell. Ma è dovvcro glustilìcoto lo q sbalordimento ,n di Isaac Deutscher, che racconta come Orwcll fossc { fermamente convinto che Stalin, Chur' chill e Roosevelt complotta8sero consapevolmente per dividersi il mon' do ro? Non era questa, in fin del contl, la r€alta de[a spartizione interna' zionalc che si andava delineando dopo la sconfitta del nazismo? Pietro Ingrao, dal canto suo, definisce n 1984 > un < aspro, terrorizzato libello contro la politica r; eppurc ammette che Orwell u allude a un rischio per la sorte e la libertà dell'individuo, grida contro la minaccia di soffoca' mento che corre dentlo la societa n. Anch€ quando spara a zero contro l'ipocrisia e la violenza della politica, come nella ( Fattoria degli animali n e . 1984,, Orwell resta dunque uno scrittore politico, un lottatore civile. E vale per entrambi i romanzi ciò molto bene Giorgio Monicelli nel '47: n Nel suo stesche ha scritto - 6 - so risentimento Orwell rivela una passione, una combattivita, che smentiscono il suo disfattismo sociale, Orwell non ipoteca l'awenire: diversamente non avrebbe scritto Animal Farm ,, E nemmeno < 1984 >, aggiun- giamo noi. " Contro il mostro totalitarlo Ma perché l'anarco-socialista (eppure patriota) Orwell arriva alle anti. ulopie < risentite D, aspre, ossessive r del dopoguerra? Perché il vec" chio mondo,r in cui Orwell" era cresciuto e aveva cominciato a scrivere, ii mondo prebellico in cui si poteva essere socialisti per passione egualitaria, ma sempre con fair play, il mondo della cara, vecchia Inghil" terra ' di cui tutto era tenacemente innamorato, - nonostante - Orwell guel mondo era stato spazzato ia dall'ar"vento dei totalitarismi, dalla guera di Spagna, dalla seconda guerra mondiale, dallo stalinismo. Orwell aveva visto con i suoi occhi che la propaganda politica, a destra come a sinistra, falsificava sistematicamente la realtà, e che ogni regime (incluso quello democratico britannico), in tempi di guerra si fonda sulla menzogna e sull'arroganza militarista, sulla piaggeria degli htel" lettuali, Aveva visto nascere il < nuovo mondo > della bomba atomica, in per cui la libertir dal nazismo essere disposti - al difendere - bisognava a radere suolo intere città e a gettare vetriolo sulla faccia dei bambini. Però era soprattutto il fascino discreto (ma mica tanto) del totalitarismo che Orwell aveva visto crgscere come una mala pianta alla vigilia e durante il conflitto mondiale. Reòensendo il Mein Kampf " ', nelin 1940, Orwell scriveva: < mentre il socialismo, e anche il capitalismo maniera piìr severa, hanno detto alla gente "vi offriamo la felicità ", Hitler ha detto: "vi oíiro guerra, pericoli e morte ", e una intera nazione si è gettata ai suoi piedi ". Il mostro del totalitarismo diventa dunque f incubo di Orwell, soprat tutto perché il totalitarismo percorre iÌì realtà, in modo sotteqaneo, ogni tipo di sistema politico, rivela plasticamente il volto demoniaco di ogni potere. Ed ecco Orwell sempre meno socialista e sempre più anarchico: < tutti i partiti di sinistra dei Paesi altamente industrializzati sono in fondo un'impostura, perché considerano loro compito combatterg contro qualcosa che non desiderano veramente distruggere r. E ancora: in ognuna delle varianti del socialismo che ebbero successo a partire," all'incirca, dal 1900, lo scopo dichiarato di stabilire l'uguaglianza e la libertà fu sempre piìl apertamente messo da parte,. Un soclallsta pessimista, un anarchico utopico Orwell approda così, nel primo dopoguerra, ad una concezione sempre piir pessimistica e tragica della storia e della politica, che approda final. . mente all'anti-utopia di . 1984,. L'irrimediabile menzogna e violenza del Potere, l'inevitabile guerra continua tra le Potenze che si spartiscono il mondo, il progressivo sofiocamento della libertà. appaiono ad Orwell, ormai, caratteristiche presenti in germe dentro ogni ordtramento statale Di qui i passi piìr amari e paradossali del romanzo: " Fin dall'inizio del Èempo... ci sono state, nel mondo, tre specie di persone, le Alte, le Medie e le Basse. Esse sono state suddivise in vari modi, hanno avuto nomi diversi.., l'essenziale struttura della società non si è però alterata. An- che dopo enormi rivoluzioni e apparenti irrevocabili mutamenti, si è sempre ristabilito il solito schema così come un giroscopio ritornera sempre in equilibrio per quanto venga spinto lontano sia in una direzione, sia in quella opposta >. Ogni illuminismo di derivazione marxista, corne si vede, è completamente cancellato. " I1 Partito dcerca il potere esclusivamente per i propri fini. Il bene degli altri non ci interessa affatto; ci interessa soltanto il potere. Né la ricchezza, né il lusso, né una vita lunga, né la felicità hanno un vero interesse per noi; ci interessa soltanto il potere, il potere puro > (così O'Brien a Smith nel romanzo). L'incubo è ormai disegnato. Orwell muore il 2l gennaio 1950, a 47 anni non ancora compiuti. Ce ne fossero tantl, intellettuall come lui... [€ paure di Orwell sono ancora, purtroppo, vive e palpitanti. Scriveva Elena Croce nel 1972: Orwell è un autore il quale non solo non ha fatto il suo tempo, ma si dovrebbe tenere di riserva per tempi piit duri. Non solo il suo grido d'allarme contro il volto diabolico del potere, ma anche la sua continua denuncia dell'ipocrisia e dell'asservimento degli intellet' tuali al vento che tira, ne fanno uno dei n nostri ", uno dei patroni dell'anticonformismo sistematico. Non a caso Piergiorgio Bellocchio, direttore dei r Quaderni Piacentini lha accostato recentemente ad altri grandi personaggi della cultura ',non irreggimentata: ( Del grande impegno politico degli intellettuali negli anni Trenta e Quaranta non è rimasto quasi nulla. Le parole dei congressl antifascisti: polverose sciocchezze; il facile co muaismo di tanti, le illusioni liberal-democratíche di altri, gli slogan, i gesti... stalinisti, trotskisti, surrealisti, umanitari, freudomarxisti, ingenui, oppoflunisti, doppiogiochisti, compagni di strada... Per trovare intelligenza e passione all'altezza dei tempi, coscienza dell'entità della posta in gioco, dobbiamo rivolgerci ad alcune figure di isolati, di outsider, di inclassificabili. Penso a Simone Weil, Bernanos, Celine, Orwell e pochissimi altri, Un pensiero dove si scontrano e si integrano marxismo, platonismo e cristianesimo; un cattolico senza chiesa; un anarchico pessimista che finisce fascista; un puritano senza fede nonché socialista senza tessere... (anche uno " schierato " come Brecht, in virtìr del suo settarismo),. Socialista senza tessere e anarchico settario, questo sì. Ma n puritano senza fede ben vedere, Orwell non lo era, perché ", afede - nonostante l'inn religiosa r (lui non credente) nel socialismo come uua cubo - di libertà e di giustizia, non l'ha mai rhnegata. Non a caso in equazione 8 1984, (if cui titolo originale, è importante ricordarlo, era < L'ultimo "uomo irl Europa Winston Smith, che è poi l'ennesimo alter ego di Orwell, dice così "), a chi lo tortura: n Io so che alla fine sarete sconotti. Cè qualche cosa, nell'universo... non so, un qualche spirito, un qualche principio... che non riuscirete mai a sopraffare,. n Credi in Dio, Win(Non lo so. Lo spitito dell'Uomo )'. sron? ". Rileggendo oggi . 1984 vorrei quasi che il romanzo si femasse qui, a ", pag. 298, e non precipitasse verso il suo disperato finale. E in realta OrweU non ha mai abdicato alla fede nell'Uomo, e in rlna verità senza etichette, ad un impegno contro la menzogna che rende un po' meno tt anquilli i sogni dei Grandi Fratelli Alla lotta quo" " di ieri eladisuaoggi. tidiana di un intellettuale che non ha barattato libertà per il piatto di lenticchie del potere, per la corte dei dittatori, E' di questi intellettuali che abbiamo bisogno. Ieri, oggi e sempre. I DELLOBIETIIVITA" OWERO: IL DEVE SCEGLIERE DA CHE PARÍE STARE 'ESIIMONE ( Questa guerra, nella qualé ho contato così poco, mi ha lasciato ricordi in gran parte dolorosi, e tuttóvia non vorrei non avervi partecipato. Quando si è avuto uno scorcio di un simile disóstro e, comunque fìnisca, Ió guerra di - indipendentemenle dai massacrì € si rivèlera uno spaventoso disastro, dalle sofrerenze fìsiche íl rìsultato non è necossa.iamente disillusionè è cinì. - l'esp€rìenza spagnola non ha diminuito per nulla la smo. Fótto curioso. tutta mia fìducia nella dignìtà e nella bontà degli esseri umani. E mi auguro ch€ il mio racconto non sió troppo jngannevole. Ritengo che su awenimenti come Spagna questi nessuno sia o possa essere completamsntè veritiero. E, difiìcile essere certi di qualcosó, se non di quello chè si è visto coi propri occhi, e consciamente o jnconsciamente. ognuno scrive con una certa partjgjaneria, eualora non l'avessi già detto, lo dirò oró: att€nzionè alla m;a partigianerja, ai mièi errori di fatto e alla distorsìone inevitabilmenre causata dal mio aver visto solo un angolo degli awènimenti '. GEORGE ORWELL, OmaggÌo all. Caralogna (1938)