1 rassegna stampa martedì 4 settembre 2012
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1 rassegna stampa martedì 4 settembre 2012
Federazione ittaalliiaannaa bancari e assicuurativi via Modena, 5 – 00184 Roma – tel. 06-4746351 / fax 06-4746136 e-mail: [email protected] sito web: www.fiba.it Aderente alla UNI (Union Network International), alla CES (Confederazione Europea dei Sindacati) e alla CISL Internazionale RASSEGNA STAMPA MARTEDÌ 4 SETTEMBRE 2012 U Unn aaffooriissm maa aall ggiioorrnnoo............................................................................................................................. 22 Merkel: i mercati non aiutano i popoli ................................................................... 3 Draghi: acquisti di bond legittimi ........................................................................... 4 Le Borse ritrovano slancio, giù lo spread .............................................................. 5 Banche, l’allarme di Moody’s sugli accantonamenti in Italia ............................. 6 Banche senza fiducia, oltre 800 miliardi «bloccati» alla Bce .............................. 7 Mps al braccio di ferro con i sindacati ................................................................... 9 Caso Ligresti, pronto il vertice in Mediobanca ..................................................... 10 Meno interessi sui titoli. Il fabbisogno cala .......................................................... 11 Draghi guida la Bce alla svolta Ma per gli Stati «condizioni severe» ................. 12 Mediazione dell’Eurotower sulla vigilanza delle banche ..................................... 13 Merkel nella tana dei rigoristi «I mercati? Contro i popoli» ..............................14 Il roadshow di Unipol Caccia agli investitori per la quota di inoptato ............... 15 pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 1 Draghi: “Legittimo acquistare bond dei Paesi in difficoltà ma porremo condizioni severe”............................................................................ 16 E Monti tira un sospiro di sollievo “Positive le parole del Governatore” ........... 18 Merkel accusa: “Mercati contro il popolo” ............................................................ 19 Uno scudo da 200 miliardi Draghi prepara il colpo finale per la salvezza dell’euro ....................................................................................... 20 Il salotto buono alla prova dei consigli .................................................................. 22 UN AFORISMA AL GIORNO a cura di “eater communications” “ L L’’A AB BIITTU UD DI N NEE ÈÈ U UN NA AM MA AL LA ATTTTIIA A,, L LA A PPIIÙ Ù IIN NFFA AM MEE TTR RA AL LEE M MA AL LA ATTTTIIEE.. C CII FFA AA AC CC CEETTTTA AR REE Q QU UA AL LS SIIA AS SII D DIIS SG GR RA AZ ZIIA A,, Q QU UA AL LS SIIA AS SII D DO OL LO OR REE,, ” Q QU UA AL LS SIIA AS SII M MO OR RTTEE!!!! pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 2 ((O Orriiaannaa FFaallllaaccii)) *il Sole 24ORE* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: Gianluca Di Donfrancesco Merkel: i mercati non aiutano i popoli «Non possono distruggere il lavoro della gente e i Governi non possono essere alla loro mercé» ALLEATI SCOMODI pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 3 Il capo del Governo ha difeso la sua idea di un'Europa forte e coesa davanti alla platea euroscettica del partito bavarese Angela Merkel scende nella tana dell'orso per affrontare gli euroscettici e Wolfgagang Schäuble punta tutta la propria credibilità sull'Esm. Con un doppio intervento, cancelliere e ministro delle Finanze sono intervenuti ieri con decisione nel dibattito tedesco, e non solo, per affermare con la massima chiarezza che la Germania sta e deve stare con l'euro. Il primo ministro ha scelto la platea più ostile possibile, il tradizionale convegno della Csu ad Abensberg in Baviera, feudo dei cristiano-sociali, il partito gemello della Cdu, alleato inseparabile, ma anche intransigente e aspro nell'opporsi ai piani di salvataggio degli Stati in crisi. Escono dai ranghi della Csu i parlamentari che con più convinzione hanno invocato l'uscita della Grecia dalla moneta unica e che più duramente hanno attaccato la Bce di Mario Draghi, quasi a incarnare l'espressione politica della linea rigorista della Bundesbank. Di fronte a questa platea, sotto una tenda popolata da figuranti in costume tradizionale tirolese ed enormi boccali di birra, Angela Merkel ha dichiarato che Paesi come la Grecia «meritano la nostra solidarietà». Sul palco, proprio affianco a lei, c'era il leader della Csu Alexander Dobrindt, lo stesso bacchettato non molte settimane fa per aver "previsto" l'uscita di Atene dall'euro entro l'anno. La Merkel è anche tornata ad attaccare i mercati, accusati di «non essere al servizio del popolo»: negli ultimi cinque anni, ha argomentato, hanno consentito a poca gente di arricchirsi a spese della maggioranza. Non si può permettere ai mercati, ha detto ancora la Merkel, di distruggere il lavoro delle persone e i Governi non possono essere alla loro mercé a causa del debito. «Abbiamo bisogno di Europa, ma di un'Europa che sia forte nel mondo», ha continuato il cancelliere, apertamente proiettata nella campagna elettorale per il voto di settembre 2013. La Germania, spiega la Merkel, deve dare l'esempio per rafforzare la competitività e preservare lo Stato sociale, senza accumulare debito. Allora, «la vera questione in Germania e in Europa è: si possono vincere le elezioni pronunciandosi a favore di solide finanze pubbliche ed evitando di spendere più di quanto abbiamo?». La Merkel ha poi cercato di suonare note più rassicuranti per la sua ostica platea, affermando che «dobbiamo mettere fine all'unione del debito ed è per questo che insistiamo perché gli Stati facciano le riforme, anche se a volte siamo severi». Il resto del mondo, avvisa, «non dorme e non possiamo indebitarci al punto da finire alla mercé dei mercati». Un pungolo alla Grecia (che deve continuare a rispettare gli impegni presi), per compiacere gli irriducibili del rigore. Mentre il cancelliere prendeva di petto euroscettici e mercati dalla Baviera, il suo ministro delle Finanze, in un intervento al Parlamento europeo di Strasburgo, affrontava forse il nodo più delicato dei prossimi giorni: l'esame della Consulta di Karlsruhe sulla compatibilità del trattato sull'Esm e sul Fiscal compact con la Costituzione tedesca, in arrivo il 12 settembre. Se la riunione della Bce di giovedì sarà un passaggio molto importante per l'Eurozona, questo appuntamento potrebbe essere addirittura esiziale. Se gli otto giudici della Corte costituzionale, una delle istituzioni più popolari in Germania, dovessero dare verdetto negativo, il club dell'euro si troverebbe privo dello scudo con tanta fatica costruito per proteggersi dalla speculazione. E l'apprensione dei mercati è destinata a crescere man mano che ci si avvicinerà alla data. Una tensione che Schäuble ha provato a calmare dicendosi «sicuro» che «la Corte costituzionale non bloccherà gli accordi». Il Governo, ha spiegato il ministro, ha analizzato attentamente i trattati e non ha trovato niente che contraddica la Costituzione. Così non fosse, le conseguenze potrebbero essere drammatiche: per dirla con Erik Nielsen, di Unicredit, sui mercati ci sarebbe «un totale bagno di sangue». Senza il sì della Consulta, Berlino non può ratificare il trattato sull'Esm, uccidendolo prima ancora che nasca: perché diventi operativo serve infatti il sì di tanti Stati quanti ne rappresentano il 90% del capitale e la Germania pesa per il 27,1 per cento. Anche in caso di verdetto positivo, però, potrebbero esserci brutte sorprese. Quasi nessuno si aspetta una bocciatura, ma molti temono che la Corte ponga (altri) ostacoli alla libertà d'azione del Governo nel proseguire sulla strada dell'integrazione europea, magari rallentando ancora l'Esm. I ricorsi contro il Fondo salva.Stati hanno 12mila firmatari: alcuni di loro erano sotto il palco di Abensberg in Baviera, delusi, c'è da scommettere, dall'intervento di Angela Merkel. *il Sole 24ORE* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 Dal nostro corrispondente Beda Romano [email protected] VERSO IL CONSIGLIO BCE Draghi: acquisti di bond legittimi «Interventi sulle scadenze a breve sono in linea con il mandato dell’Eurotower» UN PASSO VERSO BERLINO Secondo i servizi giuridici della Banca centrale europea affidare licenza bancaria al fondo Esm equivarrebbe a un finanziamento monetario pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 4 BRUXELLES. Alla vigilia di un'importante riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, il presidente dell'istituto monetario Mario Draghi ha utilizzato un'audizione davanti al Parlamento europeo per ricordare i limiti ma anche i doveri della Bce nel tentare di calmare i mercati finanziari. I banchieri centrali dovrebbero illustrare pubblicamente dopodomani a Francoforte lo schema che adotterebbero per eventuali acquisti di titoli obbligazionari sul mercato secondario. L'audizione si è tenuta a porte chiuse. Riferendone alla stampa il contenuto, i deputati presenti hanno messo l'accento su tre aspetti: gli acquisti di obbligazioni, che secondo Draghi non equivarrebbero a finanziamento monetario se i titoli hanno una maturità fino a tre anni; la situazione della liquidità nella zona euro così frammentata da non poter permettere alla Bce di garantire la stabilità dei prezzi; e la perdurante fragilità della congiuntura. Secondo alcuni deputati Draghi avrebbe affermato che la Bce ha «la responsabilità» di intervenire sui mercati pur di ridare stabilità finanziaria alla zona euro. Secondo una registrazione rivelata ieri dall'agenzia di stampa Agi, Draghi ha fatto una differenza tra acquisti di titoli a breve termine e acquisti di titoli a lungo termine: «Se compriamo sul mercato a breve termine, dove le obbligazioni hanno scadenze di uno, due o anche tre anni, l'effetto di finanziamento monetario è quasi nullo». Durante l'audizione, il parlamentare tedesco Markus Ferber avrebbe criticato il ragionamento di Draghi: «Io non sono un giurista - avrebbe risposto il banchiere, secondo il deputato francese Jean-Paul Gauzès - ma ci sono interpretazioni dei trattati secondo le quali gli acquisti sono conformi» alle regole. Sarebbe sorprendente se Draghi avesse scelto un'audizione davanti al Parlamento europeo per dare indicazioni concrete sulla strategia di interventi sul mercato che la Bce sta mettendo a punto in questi giorni. In questo senso, il ragionamento di Draghi ieri pomeriggio a Bruxelles era probabilmente più teorico che pratico. Ciò detto, il banchiere centrale ha spiegato ai deputati europei che un intervento straordinario dell'istituto monetario sui mercati finanziari, attraverso acquisti di titoli di Stato, è necessario non solo per garantire la stabilità finanziaria dell'unione monetaria, ma anche per far sì che l'istituto possa ridurre le gravi differenze che si sono create tra i Paesi della zona euro sul fronte della liquidità e quindi perseguire con efficacia la stabilità dei prezzi nella zona euro. Su un altro versante, Draghi ieri è venuto incontro in compenso all'establishment tedesco, ribadendo che secondo i servizi giuridici della Bce affidare una licenza bancaria al fondo di stabilità europeo Esm equivarrebbe a finanziamento monetario degli Stati. Sempre secondo il resoconto di un assistente parlamentare, il banchiere centrale ha tratteggiato un quadro cauto della situazione economica nella zona euro. Alcuni economisti non escludono che giovedì il Consiglio direttivo della Bce possa ridurre ulteriormente il costo del denaro, oggi allo 0,75%, mentre alla difficilissima situazione finanziaria si aggiunge un'economia sempre molto debole. Gli analisi della Royal Bank of Scotland si aspettano una revisione al ribasso delle proiezioni di crescita per il 2012-2013. A qualche giorno dalla riunione della Bce, Draghi non ha dato alcuna indicazione concreta di politica monetaria. *il Sole 24ORE* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: Luca Davi [email protected] Le Borse ritrovano slancio, giù lo spread Dopo le parole di Draghi Milano si rafforza e sale dell'1,1% - Differenziale dei BTp in frenata a 440 punti IN ATTESA DELLA BCE In un mercato che è ancora fortemente esposto alle scommesse ribassiste, proseguono le ricoperture degli operatori pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 5 Ancora una volta è Mario Draghi a infondere ottimismo tra gli operatori. Le parole pronunciate ieri dal presidente della Bce sui titoli di Stato (il cui acquisto non si tradurrebbe in «un finanziamento monetario agli Stati») sono state interpretate come il chiaro segnale che l'intervento della Bce è in rampa di lancio. E ciò rassicura i mercati. Che, pur tra mille cautele e in un clima di bassi volumi, continuano a ricoprire le posizioni ribassiste che ancora dominano il mercato. Ecco perchè lo spread sui titoli italiani si è assottigliato, scendendo a 440 punti dai 452 di venerdì. Ed ecco perchè, analogamente, anche le borse hanno ingranato la marcia dei rialzi nel segno della maggiore propensione al rischio. Positiva Milano che, grazie a un rialzo dell'1,1% maturato soprattutto nel finale sulla scia delle parole di Draghi, si è tenuta sopra l'asticella dei 15.200 punti. Ma in progresso chiudono anche le altre piazze europee: da Parigi (+1,19%) a Francoforte (+0,63%), da Londra (+0,82%) ad Amsterdam (+0,18%). Rialzi favoriti, va detto, anche dalla chiusura per il Labour Day di un mercato non estraneo alle consuete vendite ribassiste come è Wall Street. Le tensioni sui Bonos Più debole è apparsa invece Madrid (+0,18%), che aveva trascorso parte della giornata in rosso. Sul listino iberico ha pesato una notizia in particolare: dopo Valencia e Catalogna, ora è anche l'Andalusia a chiedere aiuto a Madrid. Il governo regionale non ha più soldi e ha chiesto alla capitale un anticipo di un miliardo di euro sui trasferimenti e starebbe anche valutando di accedere al Fondo di liquidità per le autonomie (Fla). La novità ha accentuato le tensioni sul mercato dei governativi iberici, i cui tassi continuano a salire: ieri il rendimento decennale ha toccato il 6,86% contro il 6,79% di venerdì scorso. Curva italiana più ripida Di tutt'altro tenore l'andamento dei tassi italiani. Al di là del calo dello spread decennale, ciò che conforta maggiormente è il costante abbassamento di tutta la curva. Complice l'annunciata focalizzazione degli acquisti della Bce sul breve termine, a performare meglio sono proprio i titoli entro i tre anni. Il titolo con scadenza luglio 2014, ad esempio, ieri offriva il 2,55% contro il 2,69% di venerdì scorso. E nell'ultimo mese i titoli a 2 anni hanno visto raffreddare i rendimenti di 50 punti percentuali, quelli a tre anni di 47 punti base. Ma a ridursi sono i tassi anche a lunga e lunghissima scadenza: i tassi dei BTp a 20 anni, ad esempio, sono scesi di 41 punti, quelli a 30 anni di 46 punti. È la conferma, insomma, che i benefici dell'intervento della Bce si estendono a tutte le maturità del debito italiano, e non solo a quelle più brevi. Il rallentamento cinese Al netto dell'appuntamento del consiglio direttivo della Bce di giovedì, l'altro elemento che tiene in allerta i gestori sono i dati macro. Ebbene: l'economia cinese continua a fornire segnali poco incoraggianti. Ieri è stato diffuso l'indice Pmi Hsbc manifatturiero del Paese, che è sceso a 47,6 punti dai 49,3 di luglio. È il livello più basso dal marzo 2009, ma è soprattutto l'ennesima riprova, caso mai ce ne fosse bisogno, che gli ordini mondiali diretti verso la fabbrica-Cina sono in costante calo. *il Sole 24ORE* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: Fabio Pavesi Focus sul credito. L’agenzia: impatto negativo sul rating degli istituti Banche, l’allarme di Moody’s sugli accantonamenti in Italia IL PARADOSSO Penalizzato chi eroga più fondi a famiglie e imprese rispetto a chi fa trading Abbassato a «negativo»l'outlook per l'intera Ue pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 6 Sarà lo snodo difficile dell'autunno delle banche italiane. L'aumento dei prestiti deteriorati mette sotto pressione i bilanci delle banche costringendole a sempre nuovi accantonamenti. A segnalare il difficile trend per il credito è stata ieri, buon ultima, Moody's che ha lanciato un segnale d'allarme. L'aumento degli accantonamenti legati a potenziali perdite su crediti avrà un impatto negativo sulla loro valutazione. Ergo, c'è un rischio di ulteriore abbassamento del merito di credito delle banche italiane. L'agenzia Usa, nel suo rapporto settimanale, ha rilevato che diversi istituti del nostro Paese hanno comunicato un aumento delle loro perdite su crediti, da +19 a +49%, rispetto allo stesso periodo del 2011. Questo «prova secondo la nota - il deterioramento della qualità delle attività delle banche in un'Italia di nuovo in recessione, che influenza negativamente sulla loro già bassa redditività». Per le due maggiori banche italiane, Intesa Sanpaolo e UniCredit, questi ratio nel primo semestre del 2012 sono rispettivamente +37% e +24%. Moody's stima che questa tendenza possa continuare fino al 2013. Inoltre, secondo gli esperti, nel frattempo «il processo di riduzione dell'indebitamento delle banche, cui sono ora impegnate, dovrebbe probabilmente proseguire» e questo renderà difficile il finanziamento di loro stesse «e metterà ulteriore pressione all'economia del Paese». L'agenzia, che ieri sera ha modificato da stabile a negativo l'outlook per l'intera Ue lasciando invariato il rating ad Aaa, in luglio ha già abbassato la nota di merito a 13 banche italiane, tra cui UniCredit e Intesa Sanpaolo di riflesso al taglio che aveva deciso per il rating del debito sovrano del nostro Paese. Moody's attualmente riconosce all'Italia la valutazione Baa1 con outlook negativo. L'allarme di Moody's non deve sorprendere. Già S&P poche settimane fa aveva abbassato il rating a molte medie banche italiane, adducendo le stesse motivazioni. Qualità degli asset delle banche in deterioramento indotto dalla recessione italiana. Il problema c'è ed è innegabile, ma le agenzie di rating finiscono per usare due pesi e due misure nelle valutazioni delle banche in Europa. O meglio è Basilea che induce a penalizzare le banche che erogano credito a favore delle grandi banche d'affari. Chi eroga credito a imprese e famiglie è costretto di fatto ad accantonare più capitale rispetto a chi fa trading finanziario. Come se fosse più pericolosa l'attività bancaria tradizionale di quella speculativa. Oltre il 60% dell'attivo delle banche italiane è costituito da prestiti all'economia reale, il doppio della media delle grandi banche anglosassoni. Che finiscono per ottenere rating più alti delle nostre banche. Una distorsione che non fa che acuire il drammatico fenomeno del credit crunch. *il Sole 24ORE* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: Maximilian Cellino [email protected] IL MERCATO DELLA LIQUIDITÀ Banche senza fiducia, oltre 800 miliardi «bloccati» alla Bce Il 90% dei fondi parcheggiati all'Eurotower sono dei grandi istituti del Nord Europa LE PROSSIME MOSSE L'Eurotower valuta un taglio del costo del denaro allo 0,5% Ma i rendimenti sui depositi potrebbero restare ancorati allo zero pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 7 «Occorre azzerare la remunerazione sui depositi delle banche presso la Bce per liberare risorse e permettere l'immissione nell'economia reale delle centinaia di miliardi di euro ancora parcheggiate a Francoforte». Appelli di questo genere rimbalzavano di frequente nei mesi scorsi, a volte rilanciati anche da voci autorevoli del panorama politico nazionale e continentale. Le aspettative sono però andate deluse, perché quando Francoforte ha adottato una decisione simile le banche europee non hanno fatto altro che spostare parte della liquidità presente nella deposit facility sui conti correnti detenuti sempre presso la Banca centrale e utilizzati anche come riserva obbligatoria. Come vasi comunicanti Il fenomeno è apparso evidente già l'11 luglio, primo giorno in cui la decisione di una settimana prima della Bce aveva effetto, e lo resta ancora oggi, quasi due mesi dopo. Degli 808,5 miliardi di euro prima dell'azzeramento dei tassi sui depositi overnight sono rimasti soltanto 330,3 miliardi, nel frattempo però l'ammontare depositato sui conti correnti è cresciuto da 73,9 a 539,8 miliardi e il motivo è semplice. Questi ultimi sono infatti remunerati al tasso ufficiale Bce (ora allo 0,75%), ma soltanto per la parte destinata a riserva obbligatoria (che ammonta a poco più di 107 miliardi per l'intero Eurosistema): se prima esisteva la convenienza a spostare il denaro in eccedenza verso la deposit facility (che, per quanto poco, rendeva ancora lo 0,25%), adesso questo incentivo è praticamente inesistente e le banche possono lasciare i fondi dove è più comodo per questioni essenzialmente tecniche. Lo dimostra il fatto che da luglio in poi non si è più visto quel tipo spostamento ciclico di denaro fra i due strumenti: di solito all'inizio del periodo di rilevazione mensile della riserva obbligatoria le banche piazzavano il denaro nei conti correnti, per poi toglierlo progressivamente a vantaggio della deposit facility quando si accorgevano di aver raggiunto il livello di riserva richiesto. Nel travaso qualcosa è comunque sfuggito, ed è forse andato in parte anche a finanziare l'economia reale, ma si tratta tuttavia di una minima parte: poco più di 12 miliardi di euro, la classica goccia nell'Oceano. Non che all'Eurotower ci si attendesse molto da questa mossa, peraltro conseguenza diretta del taglio del tasso di rifinanziamento dall'1% allo 0,75% al quale il rendimento dei depositi è legato (con una differenza appunto di 75 punti base, il «corridoio» dei tassi). All'ottimismo del governatore della Banca di Malta, Joseph Bonnici, aveva infatti indirettamente risposto lo stesso Mario Draghi ricordando che la decisione di azzerare la remunerazione sulla deposit facility aveva più che altro valore segnaletico per eventuali successive mosse sui tassi. Ciò che è accaduto nell'ultimo mese resta comunque emblematico di come il mercato interbancario sia ancora pressoché congelato: gli istituti di credito – soprattutto quelli del Nord Europa, che utilizzano al 90% i depositi Bce come si legge nell'articolo sotto – faticano ancora a prestarsi il denaro a vicenda. Lo dimostra il calo dei volumi dei contratti sull'Eonia (scambi di liquidità a brevissimo termine) e sul mercato «repo» (i pronti contro termine garantiti da collaterale). I primi, segnala Reuters, sono anzi scesi dopo la mossa Bce fino a un controvalore medio giornaliero di circa 20 miliardi di euro che non si vedeva da 5 anni; gli altri, secondo le rilevazioni del broker Icap, si sono ridotti a luglio per il mercato europeo all'equivalente di 233,1 miliardi di dollari, il 13% in meno rispetto ad aprile e addirittura un quarto al di sotto dei livelli dell'anno precedente. pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 8 I dubbi di Draghi Ora Francoforte si trova di fronte a una scelta non certo facile: i mercati scontano ormai un nuovo taglio dei tassi di rifinanziamento da parte della Bce allo 0,5%, forse già nella riunione di giovedì prossimo. Non è detto però che questa volta la mossa si traduca in una riduzione automatica della remunerazione sui depositi, anche perché quest'ultima diverrebbe addirittura negativa (-0,25%) con evidenti ripercussioni sulla gestione della liquidità all'interno dell'Eurosistema. Nessuna banca lascerebbe infatti il denaro oltre lo stretto indispensabile sulla deposit facility, e sposterebbe tutto quanto sui current account. A meno che a questi ultimi non si applichi una sorta di «penale» (sempre dello 0,25%) sull'eccedenza rispetto alla riserva obbligatoria, oppure che non si decida di fissare un «tetto» all'ammontare depositabile: decisioni che richiedono comunque una serie di passaggi tecnici tutt'altro che banali. Ciò che è indubbio, è che per impedire la frammentazione dei mercati monetari e riattivare il flusso di credito all'economia reale serve ben altro che manovrare il tasso sui depositi. *il Sole 24ORE* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 Credito. Scontro sulle esternalizzazioni previste dal piano industriale Mps al braccio di ferro con i sindacati IL CONFRONTO L'ad Viola ai dipendenti:«Serve una profonda e sincera voglia di riscatto per velocizzare il ritorno a una gestione positiva» pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 9 FIRENZE Sul piano industriale di Banca Mps è muro contro muro tra sindacati e azienda. L'incontro di ieri non ha sbloccato la situazione, in particolare il nodo delle esternalizzazioni annunciate da Rocca Salimbeni non sembra facilmente districabile: il fronte sindacale respinge la prospettiva, mentre i vertici della banca lo ritengono un passaggio necessario per centrare l'obiettivo del taglio dei costi. In una lettera inviata ieri ai 32mia dipendenti del gruppo, l'amministratore delegato Fabrizio Viola chiede a tutti una «profonda e sincera voglia di riscatto, per velocizzare il ritorno a una gestione positiva. Prendo atto con sorpresa delle posizioni espresse dalle organizzazioni sindacali che tendono a delegittimare coloro che hanno la responsabilità della banca ogniqualvolta confermano la necessità di non abbandonare ma anzi rafforzare il cammino di risanamento - scrive Viola -. Pertanto chiedo nell'esclusivo interesse del Monte e delle persone che lavorano al suo interno che si mantenga fermo l'obiettivo di un confronto costruttivo, evitando di cadere nella tentazione di difendere posizioni non più sostenibili alla luce del contesto attuale, profondamente diverso rispetto al passato». L'amministratore delegato, ricordando la perdita di metà anno del gruppo (1,6 miliardi) e il prossimo arrivo di 3,4 miliardi di aiuti di Stato, auspica una presa di responsabilità: «La semestrale parla da sola e dice chiaramente che il momento è delicato e cercare lo scontro alzando i toni, attaccando le persone, e quindi evitando di entrare nel merito dei problemi, non è la strada più rapida e responsabile per uscire dalle difficoltà », dice la lettera. E di «responsabilità» parla l'ex sindaco Franco Ceccuzzi, che rivendica il sostegno al rinnovamento degli organi sociali del Monte e torna a chiedere che il presidente della Fondazione Mps, Gabriello Mancini, faccia un passo indietro. «Non è un problema personale, ma non può rimanere solo lui - ha detto nel corso di un dibattito alla festa dei democratici di Siena -. Questo è il momento di mettere in campo persone più qualificate e non si può parlare di rifare lo statuto ora da parte di chi non ha legittimità per farlo. La verità - ha detto ancora - è che servono garanzie perché la Fondazione, anche con meno del 33%, continui a nominare la metà del cda del Monte». Sulla «senesità perduta», evocata dal presidente Alessandro Profumo, Ceccuzzi non ha dubbi: «Profumo non è stato chiamato qui per portare via la banca, come qualcuno sostiene - dice l'ex sindaco che pensa alla ricandidatura -. Profumo è qui per ridare la banca ai senesi». C.Per. *il Sole 24ORE* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: Antonella Olivieri Banche. Domani al cda i chiarimenti di Nagel sul «foglietto» Caso Ligresti, pronto il vertice in Mediobanca LA POSIZIONE I legali di Nagel lavorano alla richiesta di archiviazione per l'ipotesi di ostacolo alla vigilanza relativa ai supposti patti con la famiglia Ligresti pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 10 L'avvocato Mario Zanchetti, che assiste l'ad di Mediobanca Alberto Nagel sul versante giudiziario di FonSai, sta lavorando alla richiesta di archiviazione per l'ipotesi di ostacolo alla vigilanza relativa ai supposti patti con la famiglia Ligresti. La richiesta non sarà però inoltrata prima del consiglio Mediobanca, convocato per domani, nel quale Nagel spiegherà la sua versione dei fatti sulla vicenda. Un consiglio non è però un Tribunale ed è logico che in quella sede si parli soprattutto di business. In quest'ottica occorre risalire al contesto nel quale Nagel appose la sua sigla sul foglietto scritto a mano con le richieste della famiglia Ligresti per farsi da parte e consegnare a Unipol le chiavi di FonSai. La riunione a porte chiuse, negli uffici del gruppo Mediobanca in Foro Bonaparte, si tenne il 17 maggio. In quell'occasione, ha riferito il 2 agosto scorso Nagel al pm di Milano Luigi Orsi, il capostipite della famiglia, Salvatore Ligresti, arrivò addirittura a minacciare il suicidio. Pochi giorni dopo, il 21 maggio, si sarebbe dovuta tenere l'assemblea Premafin (che invece fu poi rinviata) per varare l'aumento di capitale riservato a Unipol, operazione che senza l'assenso dell'azionista di maggioranza non sarebbe mai decollata. Si trattava di ottenere quel sì e per Mediobanca la questione non era di poco conto, dato che l'istituto era esposto nei confronti di FonSai per oltre un miliardo e che la compagnia navigava in cattive acque con i margini di solvibilità al di sotto dei minimi regolamentari. L'integrazione con Unipol, per dar vita al primo polo assicurativo italiano nel ramo danni, era l'unica soluzione concreta per evitare il commissariamento di FonSai. Così Nagel appose la sua sigla sotto quel foglietto – per "presa di conoscenza", ha spiegato – che conteneva le richieste più disparate, 15 milioni di buonuscita per ciascuno dei membri della famiglia, il posto di lavoro in Svizzera per Paolo Ligresti, le vacanze gratis al Tanka Village in Sardegna, i week-end pagati alla Cascina Casarina, l'ufficio con segretaria e autista per Salvatore Ligresti. Tutte istanze che Nagel avrebbe dovuto rappresentare a Unipol e anche a UniCredit, principale creditore delle holding a monte di FonSai. E infatti il "foglietto" era indirizzato, oltre che al presidente di Mediobanca Renato Pagliaro e allo stesso Nagel, anche all'ad di Unipol Carlo Cimbri e all'ad di UniCredit Federico Ghizzoni. Nell'interrogatorio di inizio agosto Nagel spiegò al pm di non aver parlato della cosa nè con l'uno nè con l'altro. Anche perchè pochi giorni dopo, il 22 maggio, la Consob informò Unipol che per ammettere l'esenzione dall'Opa riteneva non dovesse essere concesso alcun trattamento di favore alla famiglia Ligresti, responsabile della gestione che aveva condotto FonSai sull'orlo del dissesto: nè le buonuscite, nè la manleva che i legali dei Ligresti chiedevano tutela dei loro clienti. Nagel ha sempre sostenuto che non si trattasse di un patto occulto, e in effetti molte delle richieste erano rivolte a terzi. Ma dal 22 maggio non ci sarebbe stato comunque più nulla da comunicare che la Consob avrebbe potuto accettare. *CORRIERE DELLA SERA* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: Mario Sensini Meno interessi sui titoli. Il fabbisogno cala In otto mesi 33,5 miliardi, 13 in meno di un anno fa. Ma pesa la crisi: gli obiettivi restano lontani pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 11 ROMA — I conti pubblici italiani continuano a migliorare rispetto all'anno scorso, ma la crescita negativa dell'economia, peggiore del previsto, rende impossibile il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica stabiliti nella scorsa primavera per il 2012, che nelle prossime settimane saranno aggiornati. Anche se, nello stesso tempo, il governo è fermamente intenzionato a confermare il pareggio di bilancio nel 2013 in termini strutturali. Nei primi otto mesi di quest'anno il fabbisogno di cassa del settore statale, la differenza tra le entrate e le uscite di cassa delle amministrazioni centrali dello Stato, si è fermato a quota 33,5 miliardi di euro. Oltre tredici miliardi in meno rispetto al fabbisogno dei primi otto mesi dell'anno scorso, che fu pari a 47,1 miliardi di euro, ma ancora lontano dall'obiettivo «ufficiale» stabilito dal Def di aprile, quello di registrare per tutto l'anno un fabbisogno di appena 26,2 miliardi di euro. Nel solo mese di agosto la cassa dello Stato ha registrato un rosso di 6 miliardi di euro, 900 milioni in meno rispetto all'agosto del 2011. Sul risultato del mese pesano in positivo, secondo il ministero dell'Economia, la tenuta delle entrate fiscali e la diminuzione della spesa per interessi sui titoli di Stato. Solo nell'ultima settimana, con l'emissione in asta di quasi venti miliardi di euro tra CCt, Bot e BTp, e grazie ai tassi di interesse in forte discesa, secondo gli analisti di mercato il Tesoro è riuscito a risparmiare quasi un miliardo di spesa. A rendere comunque difficile il percorso di risanamento dei conti pubblici italiani è soprattutto la crescita dell'economia, che registra un andamento peggiore anche rispetto alle previsioni meno rosee. Per quest'anno il Def di aprile, lo stesso che indicava i 26,2 miliardi di obiettivo per il fabbisogno, ipotizzava una riduzione del prodotto interno lordo dell'1,2%, seguita da un recupero dello 0,5% nel 2103. La crisi si è rivelata, però, ben peggiore del previsto e tutti gli istituti internazionali ritengono assai più realistica, per il 2012, una caduta del Pil del 2%. Anche gli economisti del Tesoro concordano ed entro la fine del mese di settembre il Tesoro produrrà la Nota di Aggiornamento del Def, con le nuove previsioni sull'andamento dell'economia. Per il 2012 si conferma la flessione del 2%, mentre per il 2013 il Tesoro ipotizza una crescita «piatta» del Pil, quindi pari a zero. Logico che anche gli obiettivi di deficit, di cui il fabbisogno è un componente molto indicativo, saranno aggiustati al rialzo. Invece che l'1,7%, è molto probabile che l'obiettivo di deficit sia rivisto tra il 2% ed il 2,2% nominale. Quello che conta però è il risultato «strutturale» depurato quindi dall'impatto positivo o negativo della congiuntura economica. In questi termini, che sono quelli considerati dalla Ue nell'analisi dei conti pubblici dei Paesi membri, il governo italiano è tuttora convinto di poter centrare l'obiettivo. Per il 2012 il deficit strutturale italiano sarebbe comunque inferiore all'1% del prodotto interno lordo, avvicinando sensibilmente il traguardo del pareggio strutturale di bilancio nel 2013. *CORRIERE DELLA SERA* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Luigi Offeddu [email protected] Draghi guida la Bce alla svolta Ma per gli Stati «condizioni severe» Euro e Borse salgono. Moody’s assegna un outlook «negativo» alla Ue pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 12 BRUXELLES — L'acquisto di titoli di Stato con scadenza fino a tre anni, per aiutare i Paesi in difficoltà, «non costituisce un finanziamento monetario agli Stati». Perciò è legittimo, non viola i trattati Ue, almeno secondo certe interpretazioni giuridiche. E la Banca centrale europea, «se e quando» sarà necessario, vi potrà ricorrere senza infrangere il proprio mandato, purché i governi ne facciano richiesta e rispettino precise condizioni. Mario Draghi, presidente della Bce, anticipa così il suo piano anti-spread all'Europarlamento. Questo è il giorno del suo sessantacinquesimo compleanno, ma è soprattutto una scadenza che ha tenuto con il fiato sospeso i mercati e le capitali del continente: si delinea la proposta percepita da molti come la proverbiale uscita dal tunnel. Infatti le Borse reagiscono subito, e bene (Milano +1,1%). In serata però arriva il pronunciamento di Moody's: il rating AAA della Ue viene confermato ma l'outlook passa da «stabile» a «negativo» sulla scorta degli outlook dei quattro Paesi tripla A, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Francia, che da soli valgono per il 45% del budget europeo. Almeno ufficialmente, l'audizione di Draghi si svolge a porte chiuse, davanti ai soli eurodeputati della Commissione affari economici, senza registrazioni. Ma un'ora dopo, com'era quasi scontato vista la grande attesa, ciò che è stato appena detto trapela per vie ufficiose, e quasi testualmente. Draghi ha citato gli esempi di titoli circolanti sul mercato secondario con scadenze «fino a tre anni», secondo alcune fonti, o «al di sotto di un anno», secondo altre che parlano tedesco. Una differenza centrale. Infatti, quella illustrata dall'uomo dell'Eurotower è precisamente la proposta che tanta diffidenza suscita a Berlino. Acquistare i titoli più fragili vuol dire proprio arginare lo spread, la differenza di rendimento rispetto agli omologhi titoli tedeschi. Spagna e Italia, Draghi non l'ha detto ma tutti lo sanno, sono fra quei Paesi in crisi, e più fiduciosi nello «scudo». Ma altrove, e nella stessa Bundesbank — la banca centrale tedesca — c'è chi frena con forza. E anche qui, a Bruxelles, fra la trentina di domande che dai banchi degli eurodeputati hanno bersagliato il presidente della Bce, quelle dei tedeschi hanno avuto accenti particolarmente critici. Racconta per esempio Markus Ferber, del Partito popolare europeo (e della Csu in Baviera): «Sì, la Germania è, è stata e sarà preoccupata che con l'acquisto dei titoli non si finanzino gli Stati. Draghi ha escluso per certo che si parli di quelli a lungo termine, sul mercato primario. Ci sta benissimo. Ma quanto ai bond a breve, per noi significa: al di sotto di un anno». Berlino, dunque, diffida ancora. Anche se poi i suoi eurodeputati apprezzano il «no» ripetuto da Draghi alla concessione di una licenza bancaria per il fondo salva Stati Esm. Il capo dell'Eurotower ribadisce che l'acquisto di titoli da parte della Bce non minaccia i trattati, ma lo fa con parole molto caute: «Non sono un avvocato, però esistono interpretazioni dei trattati conformi a questa attività». E altre parole ancora, hanno per esempio colpito Mario Mauro, capogruppo del Ppe: l'appello a «ricostruire la zona Euro» perché vi sono troppe differenze fra i vari Stati, l'affermazione che l'euro è «irreversibile». Altri deputati sottolineano che ora il piano anti-spread (in votazione giovedì al direttivo Bce) è quasi un libro aperto, e ai super-critici non sarà facile un'opposizione pregiudiziale. Tante voci e tanti racconti irritano però Sharon Bowles, la britannica presidente della stessa Commissione: aver svelato le parole di Draghi, dice, è stato «un episodio molto brutto». I mercati, a parte quelli spagnoli zavorrati dalle troppe incertezze, non sembrano d'accordo: l'euro ha recuperato sul dollaro fino a quasi 1,26, in Italia lo spread è calato a 439 punti base. In netto calo anche i Btp a due e tre anni. *CORRIERE DELLA SERA* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: Marika de Feo Mediazione dell’Eurotower sulla vigilanza delle banche Le consultazioni tra autorità di Francoforte e quelle nazionali. Lo stop alla licenza creditizia per il fondo Esm Francoforte — Ora i mercati aspettano di capire i provvedimenti preannunciati dal presidente della Bce Mario Draghi. Come ci si muoverà per fare «tutto il necessario» per stabilizzare il sistema finanziario dell'eurozona, anche attraverso un nuovo programma di acquisti di titoli di Stato, diventato ancora più importante dopo le tensioni sorte fra la Bce e la Bundesbank. Tassi e inflazione Nel frattempo, c'è grande attesa anche per le nuove stime di crescita, le quali se peggiorate potrebbero indurre la Bce a ridurre ulteriormente i tassi di interesse — attualmente allo 0,75% — se le prospettive di inflazione lo permetteranno. Per settimane i comitati specializzati della Bce hanno lavorato febbrilmente alla stesura di più opzioni, sottoposte all'esame del board e quindi del Consiglio, che inizierà a riunirsi in modo informale mercoledì sera. Giovedì i 22 consiglieri dell'organo decisionale di Eurotower (Yves Mersch, lussemburghese, prenderà il posto vacante dello spagnolo José González-Páramo in ottobre), decideranno fra le opzioni sul tappeto. L'acquisto di titoli e la Bundesbank Secondo le dichiarazioni trapelate ieri sull'audizione di Draghi al Parlamento europeo, la Bce va avanti, nonostante l'opposizione del capo della Bundesbank Jens Weidmann, con il piano di nuovi interventi di acquisto sul mercato secondario di titoli di Stato a breve termine — fino a tre anni — che «non equivalgono a stampare moneta». Ancora non è chiaro se la Bce fornirà un piano dettagliato. Fra le ipotesi allo studio, ci sarebbero anche le bande di oscillazione dei rendimenti (o degli spread), oltre le quali dovrebbe scattare, se necessario, l'intervento della Bce. Resta l'interrogativo sul tipo di condizioni, «molto severe», come ha detto ieri Draghi, alle quali, per esempio, la Spagna dovrà chiedere aiuto al fondo salva Stati Efsf (o Esm), per far scattare l'intervento della Bce. Un punto questo sul quale potrebbero insistere i falchi nella Bce. Una grande incognita è se il Consiglio verrà incontro all'opposizione, finora solitaria, di Weidmann — che nei giorni scorsi ha ravvisato «gravi rischi» nell'acquisto dei bond, equiparandoli a una «mutualizzazione del debito», non permessa dal Trattato — e se quest'ultimo sarà sostenuto da altri governatori. La vigilanza bancaria pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 13 Un'altra incognita è rappresentata dalla posizione della Bce sulla vigilanza paneuropea, che secondo Draghi dovrebbe prediligere un sistema «misto», nel quale la Bce è pronta ad assumere in piena indipendenza compiti di vigilanza paneuropea («rigidamente separati» da quelli di politica monetaria). Sarà essenziale, aveva detto Draghi, che «collaboriamo con i supervisori nazionali». Forse un possibile compromesso in vista con le resistenze tedesche, di affidare anche la rete di banche di dimensione minore al controllo dell'Eurotower. Un'ipotesi che del resto sembra più nelle corde della stessa banca centrale che non dispone delle capacità manageriali sufficienti per svolgere al meglio una simile supervisione. *CORRIERE DELLA SERA* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Paolo Lepri Merkel nella tana dei rigoristi «I mercati? Contro i popoli» Schäuble: la Corte tedesca dirà sì al fondo salvataggi pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 14 BERLINO — Non dimenticare le ragioni della solidarietà, lavorare per un Europa «stabile e più forte» che non sia però «un'unione del debito», portare lo spirito dell'economia sociale anche nella finanza, «perché, se consideriamo come hanno funzionato i mercati internazionali negli ultimi cinque anni, si vede come non abbiamo affatto servito la gente». È un messaggio calibrato attentamente, ma forte nella denuncia delle distorsioni della speculazione, quello che Angela Merkel ha inviato all'inizio di una settimana-chiave per gli sviluppi della crisi. L'impressione è che sia iniziata la ricerca di un dialogo più serrato con l'opinione pubblica, in grado di consentire alla politica di fare il proprio lavoro. Senza mettere da parte, naturalmente, le priorità a cui non si può rinunciare. Lo scopo è convincere, soprattutto se è vero che quasi tre quarti dei tedeschi pensano per esempio che Atene dovrebbe rinunciare alla moneta unica. Il luogo scelto per fare tutto questo è stata quella Baviera che per alcuni suoi politici e intellettuali «deve andare avanti da sola». E non è certamente senza importanza che proprio agli elettori cristiano-sociali (e ai loro dirigenti), riuniti per l'antica fiera popolare di Gillamoos, ad Abensberg, tra Monaco e Regensburg, la Cancelliera abbia spiegato quello che si deve chiedere ma anche, e forse di più, quello che è necessario dare. «Abbiamo premuto per le riforme negli altri Paesi anche se qualche volta ci dicono che la nostra è una linea dura. Ma nella attuale, difficile fase, queste nazioni meritano la nostra solidarietà e siamo dalla loro parte mentre cercano di superare le difficoltà». Lei ha parlato ai tedeschi. A tutti gli altri si è rivolto invece il ministro della Finanze Wolfgang Schäuble. Pochi giorni prima della riunione del board della Bce, l'uomo che guida la politica economica tedesca ha infatti messo in guardia in primo luogo contro il rischio di «alimentare false aspettative». Il governo di Berlino, ha spiegato, ritiene che «la politica monetaria non debba essere utilizzata per finanziare il debito pubblico». E anche il portavoce del governo, Steffen Seibert, si è incaricato di fissare ancora una volta i confini che per ora non si vogliono oltrepassare: «Siamo fiduciosi che la Bce farà quello che è necessario, nel quadro del suo mandato». Per quanto riguarda la Spagna, dove Angela Merkel si recherà giovedì per incontrare Mariano Rajoy, «quando il lavoro è stato fatto e la struttura dell'economia e del mercato del lavoro è stata migliorata, si è avuta una ricaduta positiva sui tassi di interesse». Schäuble si è detto anche sicuro che la Corte di Karlsruhe, il cui verdetto è atteso per il 12 settembre, non bloccherà il fondo salva Stati. «Abbiamo analizzato gli accordi — ha spiegato — e non abbiamo trovato niente in contrasto con la nostra Costituzione». È la speranza di tutti, per la salvezza dell'euro. Ma se questo ostacolo verrà superato, anche il conto alla rovescia per il voto in programma tra dodici mesi potrà effettivamente partire. E sarà totalmente dominato dagli interrogativi posti dalla crisi europea. Ad Abensberg, dopo un sorso ad un gigantesco boccale di birra e mentre gli altoparlanti diffondevano la canzona Angie dei Rolling Stones, che ha ormai imparato a sopportare, la Cancelliera è sembrata pensare soprattutto a questo. Vincere le elezioni, in Germania e in Europa, quando si stabilisce congiuntamente di avere finanze solide e di non spendere più di quello che si incassa, ha osservato, «è la vera questione della nostra democrazia». Intanto però, in questi anni, «pochi si sono arricchiti e molti, nel mondo, hanno dovuto pagare». Una diagnosi senza appello. *CORRIERE DELLA SERA* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: Fabrizio Massaro [email protected] Il roadshow di Unipol Caccia agli investitori per la quota di inoptato pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 15 MILANO — Il primo giorno di trattazione dei diritti di Fonsai e Unipol, ultima fase del doppio aumento di capitale da complessivi 2,2 miliardi per il salvataggio della compagnia che fu dei Ligresti, si è chiuso con un movimento relativamente modesto del mercato ma questo non sembra scoraggiare le banche del consorzio di garanzia, nonostante ci siano da trovare investitori per circa 600 milioni al netto degli impegni di Unipol. Come spiegano fonti vicine al consorzio delle banche (Mediobanca, Unicredit, Credit Suisse, Deutsche Bank, Ubs, Nomura), i motivi sono diversi: intanto l'asta durerà fino a venerdì 7, dunque c'è tempo per avere una visione più ampia sullo scenario macroeconomico, specialmente da giovedì dopo il board della Bce. In secondo luogo c'è la valutazione del titolo: è vero che le azioni Fonsai (ieri 1,028 euro, -0,10%) e Unipol (2,068 euro, -0,96%) sono appena sopra i prezzi degli aumenti di capitale (rispettivamente di 1 e 2 euro) a causa dei rischi di esecuzione della fusione e per gli elementi distorsivi della complicata operazione — non da ultimo le inchieste a Milano e Torino — ma è anche vero che a questi livelli la nuova Uni-Fonsai è quotata a circa 5,2 volte gli utili, meno di Generali (7,7 volte) o Cattolica (6,9 volte). Di tutto questo l'amministratore delegato, Carlo Cimbri, ha parlato giovedì e venerdì scorsi a Londra in un roadshow delle banche del consorzio. Una fetta dell'aumento potrebbe essere rilevata direttamente da Unipol, che si è detta interessata a un ulteriore 4,9% di Fonsai. Inoltre la compagnia delle coop rileverà fino a 140 milioni di azioni di risparmio sempre di Fonsai. In caso di inoptato le banche prenderebbero tra 50 e 70 milioni di azioni, con la fetta maggiore per Mediobanca e Unicredit. Mediobanca dovrà poi rivendere le azioni subito dopo per regole antitrust. C'è attesa poi per le mosse di Blackrock: il fondo Usa aveva rilevato il 5% di Unipol prima dell'aumento di capitale e avrebbe esercitato solo in parte i diritti e dunque si sarebbe diluito, mentre in Fonsai si sarebbe collocato a un livello sotto il 2%. *la Repubblica* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: ANDREA BONANNI La Bce Draghi: “Legittimo acquistare bond dei Paesi in difficoltà ma porremo condizioni severe” Il tedesco Schaeuble: sì al fondo salva-Stati dalla Corte pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 16 BRUXELLES — L’acquisto di bond a breve-medio termine già in circolazione sul mercato non costituisce un finanziamento del debito degli stati membri e rientra pienamente nel mandato della Bce. È quanto ha spiegato ieri il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, nel corso di una lunga audizione a porte chiuse di fronte alla Commissione economica del Parlamento europeo. TITOLI DI STATO A TRE ANNI Secondo quanto hanno riferito i deputati presenti all’incontro, Draghi ha difeso il principio secondo cui la Bce, acquistando titoli già emessi e circolanti, otterrebbe il risultato di ridurre gli spread e di migliorare la trasmissione della politica monetaria, senza per questo finanziare direttamente il debito pubblico dei Paesi che hanno già emesso e piazzato i bond, cosa che sarebbe esplicitamente vietata dai Trattati europei. Le testimonianze dei presenti, tuttavia, divergono su quale possa essere, nell’opinione di Draghi, la durata dei titoli acquistabili. Secondo alcuni si tratterebbe i titoli a breve, cioè a 12-18 mesi. Mentre altri parlano di bond «fino a tre anni». Il presidente ha insistito sul fatto che l’acquisto di titoli a breve «non comporta creazione monetaria». Le dichiarazioni di Draghi arrivano a poche ore dalla riunione cruciale del board della Bce, che dopodomani dovrà definire tempi e modi di un possibile intervento sui mercati per calmierare gli spread e difendere l’euro dagli attacchi speculativi. Esse costituisco anche una prima risposta indiretta alle critiche che il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha rivolto pubblicamente e ripetutamente all’ipotesi di acquisto di titoli di stato da parte della Banca centrale europea sostenendo che costituirebbero un finanziamento illecito dei debiti pubblici. ACQUISTI CONFORMI AI TRATTATI All’eurodeputato tedesco Markus Ferber, che sollevava le medesime obiezioni, ieri Draghi ha risposto cortesemente ma fermamente «io non sono un giurista, ma ci sono interpretazioni dei Trattati secondo le quali questo tipo di acquisti è perfettamente conforme alle norme europee, e questa è anche la nostra valutazione». Le parole del presidente della Bce dovrebbero anche tranquillizzare il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble, che proprio ieri, in un duetto a distanza con Draghi, aveva messo in guardia contro «aspettative eccessive» sul ruolo che Francoforte potrà giocare nella crisi degli spread, dicendosi certo che la Banca centrale «agirà nell’ambito del proprio mandato», che non prevede il finanziamento dei debiti sovrani. Schauble si è anche detto «certo» che la corte suprema tedesca darà il via libera al nuovo fondo salva stati nella sentenza attesa entro il 12 settembre. AIUTI E CONDIZIONALITÀ Il presidente della Bce ha comunque insistito sul fatto che qualsiasi intervento sui mercati secondari sarà accompagnato «da una forte e stringente condizionalità» per quanto riguarda le politiche di bilancio degli stati coinvolti. E questo «per evitare che si allenti la tensione politica al perseguimento delle riforme». Nella sua lunga audizione, Draghi ha anche toccato diversi altri punti cruciali della crisi in cui versa l’Europa. Crisi che, a suo dire, «si è un po’ calmata, anche se la situazione resta fragile e incerta». Il presidente della Bce ha confermato che «l’euro è irreversibile», e che occorre «rifondare l’unione monetaria», partendo dalla creazione di una unione bancaria. NO ALLA LICENZA BANCARIA PER L’ESM Il Governatore ha quindi sottolineato che la Banca centrale «è contraria alla concessione di una licenza bancaria al fondo salva-Stati Esm» perchè «avrebbe lo stesso effetto del finanziamento diretto agli Stati». Infine, smentendo le valutazione di molti politici conservatori tedeschi, si è detto convinto della necessità «di mantenere con forza la Grecia nell’euro». Altro tema caldo la questione dell’Unione bancaria. Ieri il ministro tedesco Schauble si era detto convinto che la Banca centrale europea non sarà materialmente pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 17 in grado di «vigilare direttamente su tutti i seimila istituti di credito dell’Ue», e che dovrà mantenere un controllo diretto solo sui grandi gruppi bancari internazionali, lasciando alle autorità nazionali il compito di sorvegliare gli altri. Ieri Draghi gli ha dato parzialmente ragione, spiegando che la supervisione bancaria farà sì capo a Francoforte, ma che verrà esercitata in collaborazione con le autorità di sorveglianza nazionali: «Certi compiti resteranno a livello di vigilanza nazionale, mentre altri li assumerà la Bce e si arriverà così a una soluzione mista». E in serata Moody’s ha rivisto al ribasso -da stabile a negativo- l’outlook dell’Unione europea. *la Repubblica* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: FRANCESCO BEI – ALBERTO D’ARGENIO E Monti tira un sospiro di sollievo “Positive le parole del Governatore” Per il premier e Hollande ora è il momento della crescita pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 18 COSÌ come a Monti è piaciuta la “previsione” del Finanzminister Schaeuble sul fatto che la Corte tedesca non boccerà il fondo salva- Stati dell’Unione. Concetto che la Merkel aveva anticipato a Monti mercoledì scorso a Berlino e che ieri il ministro agli Affari europei Enzo Moavero ha spiegato a Giorgio Napolitano in una visita al Colle. Ad oggi a Roma nessuno sa dire se l’Italia ce la farà da sola, se riuscirà ad uscire dalla crisi senza chiedere il soccorso dello scudo anti-spread che l’Unione sta finalmente mettendo in piedi. Ma se la diga studiata tra Bruxelles e Francoforte sarà solida - e la giornata di ieri lo lascia sperare potrebbe essere sufficiente a pacificare i mercati evitando a Spagna e Italia la pericolosa richiesta di intervento europeo. Proprio questo sarà uno degli argomenti che il premier affronterà oggi a Villa Madama con il presidente francese Hollande. È il terzo incontro in pochi mesi tra due leader che in Europa ormai fanno fronte comune per arginare le resistenze dei partner del Nord. «Concordano praticamente su tutto», afferma uno degli sherpa che oggi parteciperà alla bilaterale. Innanzitutto sulla Grecia. Per entrambi «deve restare nell’euro perché una sua uscita avrebbe effetti catastrofici». Su questo fronte i francesi, come gli italiani, sono molto attivi per cercare di convincere la Merkel a venire incontro alle difficoltà del premier greco Samaras. E c’è un relativo ottimismo sul fatto che alla fine, se il rapporto della Troika Ue-Bce-Fmi sui progressi compiuti da Atene non sarà disastroso, il Consiglio europeo del 19 ottobre concederà ai greci più tempo per completare le riforme imposte dai creditori internazionali, salvando la Grecia dal tracollo. Altro capitolo spinoso è quello spagnolo. Parigi e Roma sostengono che nessuno deve pressare il governo Rajoy a chiedere l’intervento dello scudo anti-spread. Già, perché nessuno sa prevedere le reazioni dei mercati all’eventuale passo di Madrid, con la speculazione che potrebbe poi spostare le sue “premurose” attenzioni sull’Italia. E ora, racconta con soddisfazione una fonte governativa, anche la Germania sarebbe sulla stessa linea visto che la Merkel teme di affrontare un voto del Bundestag sul via libera all’aiuto per gli spagnoli. Questa volta potrebbe non riuscire a tenere a bada le frange più estreme della sua maggioranza con pesanti conseguenze sul suo futuro politico. Monti e Hollande torneranno poi a parlare di crescita,concordando di alzare il pressing su Barroso, presidente della Commissione Ue, affinché dia seguito alle decisioni del summit di giugno sul rilancio dell’economia. Allo stesso modo a Villa Madama sarà scritta la strategia italo-francese in vista di un altro vertice europeo, quello appena convocato per il 22 novembre, dedicato al bilancio dell’Unione 2014-2020. Roma e Parigi vogliono che tutte le risorse economiche di Bruxelles vengano indirizzate a politiche per crescita e occupazione. «Oltre che un utile strumento commenta chi segue il dossier sarebbe un buon segnale per i mercati». E qui si arriva al discorso Draghi. Nelle capitali si aspetta la riunione del Consiglio direttivo della Bce di dopodomani. Quella decisiva, anche se a Roma e Parigi si prevede che Draghi, pur confermando la volontà di intervenire sui mercati, resterà «prudente». Ovvero non renderà noti tutti i dettagli della strategia che ha studiato (e “spuntato” alla Bundesbank) in attesa della sentenza della Corte costituzionale tedesca (12 settembre) sulla legalità dell’Esm, il fondo salva-stati finanziato dai governi che avrà anche la funzione di scudo contro gli spread. Il cui intervento, con precedente firma di un memorandum di impegni, è stato subordinato da Draghi per scatenare l’offensiva sui mercati della Bce. Se a Roma stupisce che ieri il presidente dell’Eurotower abbia parlato di «condizioni severe » in cambio del doppio intervento Esm-Bce, c’è chi come il vicepresidente dell’Europarlamento Gianni Pittella fa notare che «la decisione sul memorandum non spetta a lui, ma ai governi». Ad ogni modo tutti sperano che la diga europea sarà in grado di bloccare speculazione e sfiducia solo con la sua presenza, un effetto deterrente che eviterebbe a Spagna e Italia di chiederne l’attivazione in cambio dell’imposizione di riforme che alla fine si potrebbero rivelare più dure del sopportabile. *la Repubblica* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANDREA TARQUINI La cancelliera chiede di tagliare il debito per sottrarsi agli speculatori. E ripete: i Paesi deboli dell’eurozona hanno diritto alla nostra solidarietà Merkel accusa: “Mercati contro il popolo” In Spagna SOS dell’Andalusia. Madrid stanzia 5 miliardi per salvare Bankia pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 19 BERLINO— “I mercati non sono al servizio del popolo; il grande compito di noi politici deve essere trasportare nel mondo dei mercati e della finanza lo spirito solidale dell’economia sociale di mercato”, cioè il modello tedesco di capitalismo con welfare e forti sindacati. L’attacco alla finanza internazionale, espresso quasi con concetti da no global, viene da Angela Merkel. La cancelliera federale, parlando a una manifestazione della Csu (il partito fratello bavarese) ha usato una durezza senza precedenti contro il neoliberismo. E pur ribadendo il no agli eurobond e a un’unione dei debiti, ha sottolineato che “i paesi deboli dell’eurozona si sono conquistati il diritto alla nostra solidarietà”. Così la “donna più potente del mondo” ha voluto intervenire, in questo lunedì che inizia il periodo decisivo per le sorti dell’euro. Dopodomani, giovedì, si tiene infatti l’attesa riunione del Consiglio della Banca centrale europea (Bce), dove il presidente Mario Draghi vuole varare acquisti di titoli sovrani dei paesi deboli, decisione contrastata dal numero uno di Bundesbank Jens Weidmann. E in queste ore, un appello disperato alla Bce e nuovi segnali d’allarme sono venuti dalla Spagna. I mercati, ha continuato Angela Merkel, in questi anni hanno consentito a poche persone di arricchirsi a spese della maggioranza. E’ questo clima pericoloso, ha aggiunto in sostanza, che mi spinge a chiedere a tutti i governi di tagliare il debito sovrano, per non cadere nel mirino degli speculatori. E’ stato un attacco senza precedenti al potere dei mercati, sia da parte di Merkel, sia in generale da un politico di centrodestra europeo. Non bisogna consentire ai mercati di distruggere i frutti del lavoro della gente, ha insistito la cancelliera. “E i governi non devono dipendere dai mercati a causa di un debito eccessivo. Ma la vera questione riguardo alla democrazia è questa: possiamo, in Germania e in Europa, vincere le elezioni quando stabiliamo insieme di avere finanze solide e quando non spendiamo più di quanto incassiamo?”. Non vogliamo comunque una messa in comune dei debiti, ha continuato ‘Angie’, ma i paesi deboli si meritano la nostra solidarietà, “perché abbiamo voluto che superassero le loro difficoltà”. É per liberarci tutti dal potere dei mercati - ha fatto capire la Merkel - che “la Germania deve premere per le riforme, anche se a volte siamo severi. Vogliamo un’Europa stabile e solidale, e serve un’Europa forte a livello mondiale, perché da soli, ognuno per sé, non contiamo”. Il caso spagnolo sarà un banco di prova. «Io mi aspetto che la Bce agisca contro la crisi dei paesi più deboli come Spagna e Italia» ha detto il ministro dell’Economia Luis De Guindos, annunciando tra l’altro lo stanziamento immediato di 5 miliardi per soccorrere Bankia, l’istituto di credito nazionalizzato. Berlino ha chiesto con urgenza più informazioni sulla crisi delle banche spagnole. E intanto una quarta regione spagnola, l’Andalusia, che è la più popolosa, ieri ha chiesto aiuti statali d’emergenza per un miliardo. Mentre la ricca Catalogna preme per un anticipo dei 5 miliardi che vuole da Madrid: “Non possiamo aspettare fino a fine mese”. Anche le regioni di Murcia e Valencia, in profondo rosso, aspettano un soccorso statale. *la Repubblica* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: MAURIZIO RICCI La Bce Uno scudo da 200 miliardi Draghi prepara il colpo finale per la salvezza dell’euro Tutte le opzioni sottoposte ai governatori pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 20 Ne parlanoda almeno due mesi, ma, formalmente, soltanto domattina i componenti del Consiglio della Banca centrale europea si troveranno davanti agli occhi una cartellina che spiega quali opzioni ha di fronte la massima autorità monetaria dell'Eurozona per salvare, come ha promesso Mario Draghi, la moneta unica. E, probabilmente, anche i costi, che più di un analista già quantifica in 200 miliardi di euro. Una decisione, nella riunione ufficiale del giorno dopo, non è scontata. I nodi, d'altra parte, sono intricati. LE CONDIZIONI Dall'inizio, Draghi ha subordinato l'intervento della Bce al rispetto, da parte dei governi che chiedono aiuto, di «condizioni stringenti» sul risanamento della finanza pubblica. Se ne è parlato moltissimo, nell'ultimo mese, magari ad uso e consumo dell'opinione pubblica tedesca. Forse se ne è parlato troppo. A decidere il salvataggio, ha precisato Draghi, sarà in prima battuta il Fondo salva-Stati, cioè i politici. E i politici, nel vertice di fine giugno, come ha ricordato, in una intervista a Repubblica, il ministro del Tesoro, Grilli, hanno chiarito che gli interventi anti-spread andavano subordinati al rispetto degli impegni già presi dai governi con la Ue. Niente missioni della Troika Ue-Bce-Fmi, niente nuove condizioni-capestro, tranne la garanzia che gli impegni saranno rispettati anche dai futuri governi, ad esempio nel dopo-Monti. Draghi potrebbe chiedere un protocollo di intesa diverso e separato con la Bce, ma vorrebbe dire scavalcare platealmente i politici. Basterà ai tedeschi quello che è stato deciso a giugno? COSA Draghi ha già precisato che l'intervento sarà concentrato sui titoli a scadenza più breve, forse anche inferiore ai tre anni. In questo modo, si mantiene la pressione riformatrice sui governi, cui gli interventi di Francoforte darebbero solo qualche mese di respiro. Contemporaneamente, si rafforza la tesi di Draghi che l'intervento non rattoppa i bilanci dei Paesi deboli, ma è squisitamente di politica monetaria, tradizionalmente centrata sulla gestione dei tassi di interesse a breve termine. COME Interventi limitati o (potenziali) avrebbe illimitati? La Bundesbank e i suoi alleati puntano a restringere l'offensiva di Francoforte a missioni di emergenza, come bloccare la deriva incontrollata e improvvisa dei titoli italiani e spagnoli verso livelli insostenibili, quello che si è verificato nello scorso novembre e ancora a luglio. Draghi sembra pensare ad una presenza più continua e strutturale della Bce sui mercati, che prosciughi il lago di paura e sfiducia in cui nuotano gli speculatori. Per arrivarci, gli operatori di Francoforte potrebbero fissare un tetto ai rendimenti dei titoli (ad esempio il 2 per cento sui titoli italiani a due anni, contro il 2,61 di ieri) e comprare sul mercato, fino a raggiungere l'obiettivo. Difendere un livello di costo del debito, tuttavia, assomiglia troppo ad un finanziamento dei bilanci di Stato. I più credono alla fissazione di un livello di spread, più coerente con un intervento che si vuole di politica monetaria: accorciare lo spread significa anche avvicinare i tassi di interesse che imprese e famiglie pagano nei diversi Paesi. L’Fmi ha calcolato che lo spread fra Italia e Germania domente) essere pari al 2 per cento. Potrebbe essere l'obiettivo a cui punta la Bce, ma nessuno crede che Draghi lo annuncerà ufficialmente, per evitare di legarsi le mani negli interventi sui mercati. QUANTO A sorpresa, nonostante tutte le parole sugli interventi illimitati e sul grande bazooka di Draghi, puntato sui mercati, queste manovre potrebbero costare poco, almeno se confrontate con l'inezione di liquidità alle banche, per mille miliardi di euro, dello scorso inverno. La Deutsche Bank ha stimato che il salvataggio dell'euro potrebbe costare 410 miliardi di euro, 230 a carico del Fondo salva-Stati e 180 sul collo della Bce. Francoforte,cioè, spenderebbe meno di quanto ha fatto un anno fa, rastrellando titoli italiani e spagnoli sui mercati, per 211 miliardi di euro. Più o meno sulla stessa linea una grande banca inglese, la Hsbc: se gli interventi venissero limitati a titoli non più che biennali, gestire gli spread di Italia e Spagna, per portarli a livelli pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 21 non gonfiati dalla speculazione, comporterebbe un impegno di 2 miliardi di euro a settimana. In due anni, circa 200 miliardi di euro. Queste cifre sono significative anche rispetto ad una terza ipotesi. Draghi, giovedì, non parlerebbe né di rendimenti, né di spread, ma si rifarebbe alla Fed e a Bernanke, comunicando, invece, ufficialmente, un'altra cosa: la quantità di titoli che la Bce intende comprare. Gli analisti di Daiwa, una grande finanziaria giapponese, pensano che non potrebbe essere più del 30 per cento dei titoli a breve, italiani e spagnoli, attualmente in circolazione. Se così fosse, visto che il grosso del debito di Italia e Spagna è a scadenze più lunghe, l'impegno sarebbe di 60 miliardi di euro per i titoli spagnoli, 156 per quelli italiani. Poco più di 200 miliardi di euro, insomma. *la Repubblica* MARTEDÌ, 4 SETTEMBRE 2012 di: GIOVANNI PONS Il salotto buono alla prova dei consigli Domani il caso Nagel-Ligresti al cda Mediobanca. In Gpi altro round Tronchetti-Malacalza pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 22 MILANO— Rcs più 19%, Camfin più 7,1% e Mediobanca più 1,3%. I movimenti nella galassia che ruota di piazzetta Cuccia sono continuati anche ieri in attesa di novità concrete sui vari fronti che potrebbero arrivare già questa settimana. Domani, in particolare, si terrà il cda di Mediobanca in cui l’amministratore delegato Alberto Nagel spiegherà ai consiglieri i motivi della sua firma in calce alla lettera con cui vengono assicurati alla famiglia Ligresti benefici materiali in cambio del via libera alla fusione tra Fonsai e Unipol. L’accordo è finito al vaglio del pm Luigi Orsi che ha messo sotto inchiesta Nagel per concorso in ostacolo all’attività di vigilanza e ora si aspettano ulteriori passi da parte della magistratura. A breve potrebbero scattare altri interrogatori dei protagonisti della vicenda, inclusi i vertici di Unicredit e Unipol. Ma per il momento non sembra che i soci di Mediobanca vogliano procedere con la scure, cambiando il management in una fase tanto delicata. Anche i consiglieri che fanno capo alla compagine francese guidata da Vincent Bollorè, che in un primo momento sembravano desiderosi di dar battaglia, hanno rinviato un eventuale redde rationem. Nagel, a quanto si può apprendere, ammetterà di aver commesso una leggerezza nel firmare la lettera e non aver informato il consiglio del suo atto. Ma lo giustificherà con la necessità di evitare fughe di notizie e di assicurare il buon esito dell’operazione che altrimenti avrebbe rischiato di saltare. E non sembra neanche che al momento venga messa in discussione la strategia industriale di Mediobanca, che finora non ha certo premiato l’andamento del titolo in Borsa, con piani che prevedano la possibilità di separare l’attività di merchant banking pura dalle partecipazioni strategiche. Probabilmente di entrambi gli argomenti, uscita di Nagel e nuova strategia, se ne parlerà più diffusamente all’assemblea di fine ottobre. La tenuta della galassia verrà testata sempre domani da un inaspettato confronto tra Marco Tronchetti Provera e la famiglia Malacalza nel cda della Gpi, la holding che controlla il 41,7% di Camfin e a cascata il 26,2% di Pirelli. I soci sono entrati in rotta di collisione sulle modalità di rifinanziamento del debito Camfin e hanno avviato una battaglia legale senza esclusione di colpi (esposti alla Consob e in procura da entrambe le parti). Il faccia a faccia in Gpi, dove Tronchetti e i Malacalza hanno sottoscritto un patto di sindacato, potrebbe anche risolversi con una rottura anticipata dallo stesso mentre una rappacificazione sembra al momento molto difficile. A molti risulta evidente che di fronte alle crescenti difficoltà il sistema cerca di chiudersi a riccio. Per cui il Tronchetti vicepresidente di Mediobanca non spingerà per fare le pulci a Nagel sul caso Ligresti e piazzetta Cuccia insieme a Unicredit cercherà di sostenere Tronchetti contro l’attacco dei Malacalza. Un altro caso Impregilo sarebbe infatti difficile da giustificare dinanzi al mercato. Più difficile da decifrare l’imperioso rialzo del titolo Rcs nelle ultime sedute, più 200% dal 27 agosto cioè da quando il neo ad Scott Jovane ha annunciato un piano autunnale per ridurre l’indebitamento della casa editrice, oltre a confermare la cessione di Flammarion. Le voci più insistenti danno in acquisto sia Giuseppe Rotelli che Diego Della Valle, i due azionisti fuori patto che possono arrotondare le loro quote. Il primo è già sulla soglia del 17% mentre il secondo è ufficialmente al 5,4%. Ma dai rispettivi quartieri generali non arrivano conferme in tal senso e bisognerà aspettare la riunione del patto di sindacato di metà settembre per capire se qualcosa bolle in pentola. Rotelli, da primo azionista, sembra volersi muovere in sintonia con Giovanni Bazoli, da anni custode degli equilibri che riguardano il Corriere della Sera, mentre Della Valle, dopo l’uscita dal patto Rcs e dal cda Generali, sembrava volersi indirizzare verso Mediobanca per cercare di scardinare dall’alto i meccanismi dei patti di sindacato che ingessano le gestioni manageriali delle partecipate. Ma il rally dei prezzi nella seconda parte di agosto potrebbe aver influito sui suoi piani. La Fiba-Cisl Vi augura di trascorrere una serena giornata A Arrrriivveeddeerrccii aa domani 5 Settembre pagina Rassegna Stampa del giorno 4 Settembre 2012 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 23 ppeerr uunnaa nnuuoovvaa rraasssseeggnnaa ssttaam mppaa!!