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HANSEL E GRETEL
LORENZO ACQUAVIVA - ANNI 9
C’era una volta, tanto tempo fa, un uomo molto ricco che viveva al limitar del bosco in uno splendido castello.
Era rimasto vedovo e aveva due bambini molto viziati e dispettosi che si chiamavano Hansel e Gretel.
Un giorno si risposò con una donna molto brava e umile. I figliastri la prendevano in giro per la sua bontà, ma lei pazientava e
cercava di trasmettergli valori e regole di vita.
Un giorno, dopo l’ennesimo scherzo fatto alla poverina, Hansel e Gretel decisero di andare nel bosco a fare una passeggiata.
I due fratelli si addentrarono nel bosco non ascoltando il loro papà e la loro splendida matrigna, stupidamente per evitare di perdersi decisero di segnare il tragitto con delle molliche di pane non pensando che gli animali del bosco avrebbero potuto mangiare
le briciole, così si persero.
Camminando per parecchie ore addentrandosi sempre di più nella foresta, attratti dal canto di un uccellino si trovarono davanti
a una casetta molto graziosa. Incuriositi Hansel e Gretel si avvicinarono e videro che quella non era una casetta normale, ma
bontà! Era fatta di pan dolce, focaccia e le finestre erano di zucchero!
Entrambi i bambini non si preoccuparono di chiedere ai proprietari se potevano assaggiare un po’ quel ben di dio e così… iniziarono a rosicchiare un po’ e poi ancora un po’.
La casa era di una dolce vecchietta che per far contenti i bambini che passavano nel bosco, aveva deciso di costruire una casetta
così… fatta solo di cose da mangiare.
La vecchietta vedendo i due bambini senza scrupoli che si stavano divorando la sua casa disse «Non mangiate tutto, questa casa
serve per i bambini che si perdono nel bosco, per aiutarli a dagli ristoro e sicurezza… non mangiate tutto!».
I bambini non risposero, così la dolce vecchietta che in realtà era una strega buona andò a consultare la sua sfera magica e vide
che i bambini per qualche strano motivo non riuscivano ad apprezzare l’amore dei genitori e gli splendidi privilegi che il padre
era riuscito a costruire con tanto impegno, così incominciò a pensare come avrebbe potuto dagli una bella lezione.
Ecco gli balenò in un attimo un’idea per aiutarli a capire cosa vuol dire l’amore, l’onestà e il rispetto.
Decise con un colpo di bacchetta magica di trasformare la casa e ogni cosa dolce in un attimo divenne amara e salata…
I bambini ignari di quello che stava succedendo continuarono a mangiare e… ad un tratto incominciarono a sputare e ad avere
dei dolori fortissimi alla pancia, si misero a piangere e dissero «Ti prego fa tornare tutto come prima, abbiamo capito la lezione,
torneremo a casa, chiederemo scusa al papà e alla nostra dolce matrigna e ti promettiamo che apprezzeremo il cibo trovato a
tavola e saremo generosi con i bambini meno fortunati di noi».
Così la vecchietta, che in realtà era la strega buona del bosco, li accontentò, fece ritornare tutto come prima e riaccompagnò a
casa Hansel e Gretel.
I due bambini ,appena videro la loro matrigna, l’abbracciarono forte scusandosi di tutti i dispetti fatti e da quel momento furono
due splendidi bambini, gentili, buoni, rispettosi e generosi e vissero felici e contenti.
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CAPPUCCETTO VERDE E I SUOI AMICI
SERENA BERETTA: ANNI 9
C’era una volta una bambina disubbidiente che indossava sempre un berretto verde che le aveva regalato la mamma e per questo veniva chiamata Cappuccetto Verde.
Un giorno la mamma le disse «Cappuccetto verde, vai dalla nonna e portale questa torta che ho preparato, un pezzo di pane
fresco e del formaggio. Mi raccomando, però, di fermarti nel bosco a raccogliere dei fiori».
Cappuccetto Verde l’ascoltò e si mise in cammino per il bosco dove incontrò il lupo.
Il lupo la salutò e le chiese «Dove vai?».
Cappuccetto Verde rispose «Dalla mia nonna».
Il lupo chiese «Perché?» e Cappuccetto Verde rispose: «Perché e è ammalata».
Allora il lupo le chiese «Posso venire con te?».
Cappuccetto Verde rispose: «Ma certo!».
Strada facendo incontrarono un cacciatore e Cappuccetto Verde gli chiese «Come ti chiami?» e lui rispose: «Marco, e voi?».
Cappuccetto Verde rispose «Io mi chiamo Cappuccetto Verde e il mio amico lupo si chiama Davide».
Fecero amicizia e tutti assieme si diressero verso la casa della nonna.
Una volta arrivati, Cappuccetto Verde bussò alla porta e la nonna chiese «Chi è?», Cappuccetto Verde rispose «Cappuccetto
Verde e due miei amici».
Quando entrarono, Cappuccetto Verde diede il cestino alla nonna e le disse «Ti ho portato la torta, del pane fresco e un pezzo di
formaggio». Così la nonna, contenta, mangiò insieme a Cappuccetto Verde e ai suoi amici.
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CAPPUCCETTO ROSSO
GABRIELE BOTTA - ANNI 9
FIABA SELEZIONATA PER LA PUBBLICAZIONE
In un appartamento di una grande città viveva un bambino disubbidiente goloso e vivace.
Sua nonna gli aveva regalato una felpa rossa con un cappuccio che lui indossava spesso, tanto che gli amici lo chiamavano
“Cappuccetto Rosso”.
Un giorno la mamma gli disse «Ho preparato una pizza da portare alla nonna. Vai in bicicletta a consegnargliela».
La nonna abitava fuori città, in una cascina in mezzo alla campagna. La mamma gli raccomandò «Vai direttamente dalla nonna
e non fermarti con nessuno».
Uscito dalla città con la sua bicicletta, Cappuccetto Rosso seguì una strada sterrata e, a un certo punto, incontrò un maialino che
si era perso «Sono uscito dal recinto e non trovo la strada per tornare a casa. E poi c’è un lupo che mi sta inseguendo e io ho
paura» disse il maialino a Cappuccetto Rosso.
Il ragazzino si ricordò che quel maialino viveva nella cascina della nonna e, siccome era goloso di salame e mortadella, pensò che
uccidendolo all’insaputa della nonna avrebbe potuto prepararsi un bel pranzetto di gustosissimi panini.
«Non ti preoccupare, sali sulla mia bicicletta» disse «ti accompagno io». «Oh, certamente mamma Pig sarà contenta» rispose il
maialino.
Quando il lupo si avvicinò, Cappuccetto Rosso urlò così forte che il lupo si spaventò e scappò.
Arrivati alla cascina, Cappuccetto Rosso chiese al maialino di indicargli chi fosse mamma Pig, in modo da presentarsi a lei.
Non appena gliela indicò, Cappuccetto Rosso con un sol boccone se lo mangiò. Poi travestitosi da maialino si avvicinò a mamma
Pig e disse «Ciao mamma! Sono tornato».
«Ben tornato» disse mamma Pig, «Ma dove sei stato tutto questo tempo?».
Mamma Pig notò che il figlio era diverso dal solito «Ma che orecchie grandi che hai?», disse «Per sentirti meglio mammina
mia…» rispose Cappuccetto.
«E che occhi grandi che hai!».
«Per vederti meglio mammina».
«E che braccia grandi hai!».
«Per abbracciarti meglio».
«Che bocca grande che hai!».
«Per mangiarti meglio!» e si mangiò anche Mamma Pig in un boccone!
Con la pancia piena, Cappuccetto Rosso entrò nella casa della nonna ma, siccome aveva mangiato troppo si addormentò subito
sul divano. La nonna che nel frattempo si era accorta che nel suo recinto mancavano due maiali, vedendo Cappuccetto Rosso
dormire profondamente con la pancia piena, capì tutto e pensò «Nipotino goloso e disubbidiente… adesso ti sistemo io».
Massaggiò la pancia di Cappuccetto Rosso e improvvisamente dalla pancia uscirono fuori mamma Pig e il maialino. Cappuccetto
Rosso capì che aveva sbagliato, che era stato troppo goloso, disubbidiente e non rispettoso. Così si scusò con la nonna e con i
maialini.
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CAPPUCCETTO VERDE
ANDREA BRAMBILLA: ANNI 9
Cera una volta una bambina che chiamavano Cappuccetto Verde; viveva in montagna e, visto che sua nonna abitava in pianura,
decise di andare a trovarla.
Camminando camminando... incontrò un gufo e gli chiese «Mi sai indicare la strada per arrivare alla pianura?».
Il gufo rispose «Certo, è proprio lì, davanti a te, ci vogliono solo pochi minuti di strada!».
Cappuccetto Verde arrivò così alla casa della nonna, bussò alla porta e disse «Sono io, la tua nipotina Cappuccetto Verde!», la
nonna rispose «Apri pure la porta ed entra!».
Cappuccetto aprì la porta ed entrò e vide la nonna che le stava preparando dei buonissimi pasticcini alla crema di cioccolato.
Mangiò i pasticcini, si sdraiò sul letto e si riposò.
Mentre Cappuccetto Verde dormiva, la nonna aprì la bocca e se la mangiò in un sol boccone. Ma subito arrivarono degli amici di
Cappuccetto Verde che la liberarono dalla gola della nonna.
La nonna fu sgridata e messa in castigo. E vissero tutti felici e contenti.
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I TRE PORCELLINI
MATTEO CASATI: ANNI 9
C’era una volta un lupo che viveva in campagna, era molto solo e debole. In campagna viveva anche una famiglia di porcellini.
La madre ormai anziana non era più in grado di occuparsi di loro e così i tre fratelli decisero di costruirsi ognuno una casa propria. Un giorno i tre porcellini videro il lupo, decisero di catturarlo e di rinchiuderlo in un recinto vicino alle loro case.
Così il lupo poteva fare da guardia. I tre porcellini presero badili e bastoni e partirono alla ricerca del lupo che nel frattempo si
era nascosto in una miniera abbandonata.
Il povero lupo si sentiva tanto solo, aveva tanta paura di essere catturato.
I tre porcellini cercarono a lungo il lupo che tutto spaventato se ne stava nascosto nella miniera. I tre porcellini entrarono nel buio
e il lupo ne approfittò per uscire e chiuderli dentro.
Il lupo finalmente era libero.
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BIANCANEVE E I SETTE NANI
ANTONIETTA CASCIELLO: ANNI 9
C’era una volta una ragazza di nome Biancaneve, aveva la pelle bianca come la neve, i capelli neri come il carbone, e grandi occhi
marroni, era molto bella, ma aveva un bruttissimo carattere.
Un giorno Biancaneve decise di andare nel bosco a raccogliere dei fiori, quando in lontananza vide una casa fatta di mattoni
rossi e gialli.
Incuriosita si avvicinò ed entrò, e vide che tutto ciò che c’era all’interno era piccolo, disordinato e sporco, allora con l’aiuto dei
suoi amici animali si mise a riordinare e pulire, ma dopo aver pulito era davvero molto stanca, così penso di salire nella stanza di
sopra e vide con sorpresa che c’erano sette piccoli lettini, sui quali si distese e si addormentò.
I sette nani, al ritorno dalla miniera, una volta entrati in casa, si accorsero che qualcosa era cambiato, era tutto pulito e ordinato.
Mentre si stavano chiedendo chi fosse stato, ecco spuntare Biancaneve, che con un urlo li fece spaventare.
I sette nani le chiesero «E tu chi sei?», lei rispose «Sono Biancaneve e vi chiedo ospitalità perché non ho più una casa e non ho
un posto dove andare».
I sette nani dopo essersi confrontati presero una decisione, e decisero che Biancaneve poteva rimanere con loro.
Con il passare del tempo i sette nani, messi a durissima prova dal pessimo carattere di Biancaneve, decisero di chiedere aiuto alla
loro amica strega, la quale era brutta brutta, ma molto gentile e generosa.
Una volta arrivati dalla strega le chiesero di aiutarli perché non sopportavano più il brutto carattere di Biancaneve, così le dissero
«Amica strega, puoi far diventare più buona Biancaneve?».
La strega rispose «Cari amici, vi aiuterò molto volentieri, visto che Biancaneve con quel carattere è antipatica anche a me».
La strega mostrò loro la grande stanza delle pozioni magiche, i sette nani, dopo aver osservato boccette e boccettine scelsero la
pozione con l’etichetta “Bel Carattere”, la presero e la rovesciarono in una cesta piena di belle mele rosse e succose.
Una volta a casa Biancaneve vide le mele, ne assaggiò una e svenne subito dopo.
I sette nani, dopo essersi ricordati di ciò che gli aveva detto la strega, uno alla volta baciarono Biancaneve.
La baciarono sulla guancia. Biancaneve si svegliò poco dopo, felice e con un “bel carattere”.
Tutti insieme, sette nani e Biancaneve andarono a ringraziare la strega. Così finalmente vissero felici e contenti.
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SENZA TITOLO
CHIARA MAGANZA
FILASTROCCA SCRITTA UN’EDUCATRICE E NATA DAL DIALOGO CON UNA BAMBINA DI 7 ANNI
C’eran due volte in un paese vicino
due giovani streghe rapite da un bambino:
nella cella più bassa di una torre orizzontale
esse eran prigioniere con a guardia un animale
(un gattino con due code che temeva anche i pulcini,
lo chiamavano Tobia e scappava dai topini).
Un giorno come tanti, con la gomma a inchiostro bianco,
preso un foglio nero si miser fianco a fianco
e scrissero, le streghe, una lettera un po’ corta
(i perché eran senza accento, la T era tutta storta)
e la diedero in consegna a un procione viaggiatore:
«La dovresti consegnare al Grand’Orco Salvatore:
corri pure con lentezza, ciò che importa è che la perdi!
Non vorremmo che, poi o prima, di salvarci si ricordi!»
Ma il bambino, di nascosto, la scena aveva scorto
e imponente dalle streghe andò a vendicare il torto:
«Signorine, come osate?» disse lui con voce bassa
«Ecco qui un manicaretto e una torta con la glassa:
mangiate, anche con calma, questa è la punizione!
Se vi scopro un’altra volta son brioches a colazione!».
E così le due streghe, col passare degli anni,
eran sempre più giovani e con meno malanni:
mai riuscirono a fuggire dalla torre un po’ sinistra,
mai il bambino fu clemente dando loro una minestra,
mai il procione viaggiatore consegnò le letterine,
mai l’Orco Salvatore fece azioni non carine,
mai Tobia ritornò a casa con un topo in mezzo ai denti:
ma chi ha detto che non vissero felici e anche contenti?
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CAPPUCCETTO DISUBBIDIENTE E RACCONTA BUGIE
ANNALUNA CUOCCI - ANNI 9
C’era una volta una bambina che non obbediva a sua madre. Un giorno disse alla mamma che andava a giocare al parco ma era
una bugia, perché al posto di andare al parco, andò nel bosco dove incontrò un lupo e gli disse «Dove stai andando?», la bambina
rispose che stava andando nel bosco a trovare la nonna, il lupo le fece gli auguri.
Quando trovò la casa della nonna saltò di gioia e bussò alla porta, la nonna gridò «Chi è? E che cosa vuoi?», Cappuccetto le
rispose «Sono la tua nipotina, mi apri?», «NOOOOOO!!!».
Cappuccetto se ne andò triste ed incontrò un cacciatore, che le disse «Che cosa succede?», la bambina gli spiegò tristemente
tutto e quando gli aveva raccontato tutto gli venne da piangere e la bambina se ne andò dalla mamma che era andata a cercarla
al parco.
Quando arrivò Cappuccetto la mamma la sgridò e lei le raccontò tutto e la mamma rispose «Chi è causa del suo mal pianga se
stesso».
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LA LEPRE E LA TARTARUGA
OLMO E ANITA DE CIECHI - ANNI 6 E 9
Una tartaruga si vantava continuamente della sua velocità e prendeva in giro la lepre per la sua lentezza. Così la lepre le propose
una gara e la tartaruga accettò, pregustando già la sua vittoria.
La gara ebbe inizio, la lepre lenta, andava piano, ma procedeva, mentre la tartaruga decise di fare un pisolino.
Dopo un po’ di tempo si svegliò e la lepre era ancora lì vicino.
Così fece un abbondante colazione con l’insalata dell’orto e poi si riaddormentò.
Ad un tratto si vegliò di soprassalto e vide che la lepre era quasi al traguardo, si diede da fare per raggiungerla, ma con tutto lo
sforzo che fece non riuscì ad arrivare in tempo e perse la gara.
La lepre guardò la tartaruga e le disse «Chi va piano, va sano e lontano!».
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ALLEGRA LA STREGA
GIORGIA DI MEO - ANNI 9
C’era una volta, tanto tempo fa una strega di nome Allegra; era brutta, ma molto simpatica. Un giorno, mentre dormiva, sognò
di fare slalom sulle nuvole.
Il giorno seguente, incredibilmente, si svegliò su una nuvola e... la nuvola esterrefatta la riportò al suo castello.
Nel castello c’era una ragazza, Allegra le chiese «Come ti chiami?».
«Io mi chiamo Neropioggia e il castello è mio, quindi vattene!» disse. Allegra rispose «In realtà io, qui ci abito...».
«Non me importa niente, chi arriva primo vince!», allora Allegra scappò. Disperata, scorse in lontananza una casetta e vi entrò.
Corse nella camera da letto, appese lo specchio e si mise a dormire.
La mattina dopo quando si alzò vide non un letto, ma ben sette! Non si preoccupò di nulla, si alzò e... Baaaaaam!
Un colpo di pistola partì e ruppe il vetro della finestra.
Allora corse giù, aprì la porta e vide un cacciatore che sparava, gli chiese «Perché stai sparando?», lui rispose «Perché ci sono
sette ricercati che vagano da queste parti, scappa subito da qui!» esclamò, Allegra rispose «Ok, però scappa prima tu!».
Allegra rientrò in casa e in quello stesso momento entrarono sette nanetti «Possiamo sapere cosa ci fai in casa nostra?», «Io?
Voi per caso siete i ricercati?», «Sì! Ma poco importa, preparaci da mangiare ora!» dissero i nanetti.
Allegra un po’ perplessa preparò loro un gustosissimo pranzetto, li mise a letto e andò in giardino. Si arrampicò su un albero molto alto e mentre ammirava il panorama, in lontananza vide un principe che la chiamava. Così scese dall’albero, attese il principe,
salì sul cavallo e via, di filata al castello per il matrimonio. Si sposarono e vissero tutti felici e contenti.
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CAPPUCCETTO BLU
VIOLA GEMINIANI - ANNI 7
FIABA SELEZIONATA PER LA PUBBLICAZIONE
C’era una volta una bambina di nome Cappuccetto Blu. Un mezzogiorno la mamma preparò la pizza al prosciutto e le disse «Cappuccetto Blu, vai dalla zia e portale la pizza al prosciutto perché sta benissimo! Non passare per la strada del paese! Passa per
il bosco perché è più sicuro». La bambina diede retta alla mamma e si incamminò. Entrata nel bosco notò due occhi dietro un
cespuglio. Si avvicinò e scoprì un lupacchiotto tutto tremolante.
«Perché sei nascosto lì dietro?» chiese Cappuccetto Blu al lupetto.
Il lupetto impaurito rispose «Perché mia mamma mi ha detto di stare attento nel bosco: ci sono in giro dei cacciatori che sparano
ai lupi!».
«Ah!» commentò Cappuccetto Blu, «Stai tranquillo, non ho visto cacciatori qui in giro. Anzi, sai cosa ti dico? Siediti qui vicino a
me che ci mangiamo insieme un bel pezzo di pizza al prosciutto».
Così Cappuccetto Blu e il lupacchiotto fecero amicizia. Poi Cappuccetto blu si incamminò verso la zia, dove arrivò con un avanzo
di pizza piccolissimo.
La zia infilò la testa nel cestino e non trovandoci quasi nulla chiese spiegazioni.
Cappuccetto Blu raccontò cos’era successo e la zia si fece una bella risata «Meglio un amico in più e una pizza al prosciutto in
meno, ah ah ah!».
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OLIVIA DEL CAPPUCCETTO ROSSO
LUCA GILLERIO - ANNI 9
C’era una volta una bella bambina che tutti chiamavano Olivia del cappuccetto rosso. Un giorno, con il suo amico lupo, stava
portando dei biscotti prelibati e un miele delizioso alla zia ammalata.
Passarono davanti a una casa dove abitava invece sua nonna, una vecchiaccia prepotente e maleducata. La nonna, sentendo il
profumo dei biscotti al miele di Olivia, pensò subito di rubarglieli in un baleno, così andò nel bosco a tagliare un albero per farlo
cadere su di loro e prendersi il cestino. Purtroppo l’idea non funzionò.
Loro furono troppo veloci per essere schiacciati dall’albero. La nonna quindi corse veloce come un lampo verso la casa della zia,
entrò e la rinchiuse nella cantina. Dopo un po’ arrivarono Olivia e il lupo. Bussarono alla porta.
La perfida nonna sentendo il rumore indossò una parrucca arancione e riccia e degli occhiali rossi.
Cappuccetto rosso entrò e si avvicinò a lei e le chiese perché era così cicciona. La nonna rispose che era cicciona perché si era
mangiata i biscotti. Poi balzò su di lei e la rinchiuse nella cantina insieme alla zia.
Ma il lupo sapendo dello scherzo si avventò sulla nonna e se la mangiò in un sol boccone. Poi liberò Cappuccetto Rosso e la zia e
per dimenticare questa brutta avventura mangiarono tutti insieme i biscotti con il miele, felici e contenti.
CAPPUCCETTA NERA
SOFIA LI PIRA: ANNI 9
C’era una volta una bambina di nome Ginevra che indossava sempre una mantellina nera, da qui il nome di Cappuccetta nera.
Cappuccetta nera viveva con la sua nonna perché la mamma era ammalata.
Cappuccetta nera era molto dispettosa e non voleva mai andare a trovare la mamma all’ospedale.
Un giorno la nonna decise di partire per andare all’ospedale da sola perché Cappuccetta nera non voleva partire.
Alla sera la nonna partì. Cappuccetta nera rimase a casa da sola per tre giorni, poi visto che si annoiava uscì di casa con la sua
merenda.
Mentre camminava vide due sentieri, ma scelse quello a destra dove incontrò un lupo che si chiamava Flash.
Il lupo gli chiese dove voleva andare e Cappuccetta nera disse che voleva andare in un posto lontano dalla sua casa.
Ma il lupo che sapeva tutto la portò all’ospedale perché lei dormiva.
Appena Cappuccetta nera si svegliò trovò la mamma davanti a lei che ringraziava Flash per aver portato Cappuccetta nera lì da
lei.
Cappuccetta nera salutò la mamma un po’ felice perché non la vedeva da tanto tempo e un po’ scontenta perché aveva disubbidito alla nonna. Nel frattempo la mamma guarì e tornarono tutti a casa insieme.
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VIOLETTA LA PRINCIPESSA GRAZIOSA E LE DAME VANITOSE
GIADA MAZZULLO: ANNI 9
Violetta era una principessa molto graziosa. Aveva lunghi riccioli d’oro e grandi occhi blu.
Fin da quando era piccola, le dame della corte non facevano altro che ripetere «Come è brutta, che brutto faccino e che orrendi
capelli!».
Violetta ci soffriva molto e andava in camera a piangere, ma era tutto falso perché lei era la più bella del reame!
Il re e la regina non erano a conoscenza di tutto questo, ma un giorno lo scoprirono e si infuriarono.
Invitarono tutti i saggi di corte per avere una consulenza «Bisogna bruciare i loro vestiti» disse il primo saggio, «Bisogna tagliare
loro i capelli» disse il secondo saggio; ma il re non si fece convincere da questi metodi così severi e cacciò i saggi dal castello.
Un bel dì il re e la regina stanchi di tutto questo convocarono le dame nella sala reale.
Il re disse loro «Non dovrete più trattare così male mia figlia, altrimenti vi caccerò dal castello e dall’intero regno!!!».
Le dame della corte dissero in coro «Ci perdoni re, non lo faremo mai più nella nostra vita! Andremo subito a scusarci con vostra
figlia Violetta!».
Le dame deluse andarono dalla principessa Violetta, bussarono alla porta della sua camera e dissero «Violetta, perdonaci, ti
chiediamo scusa per tutte le cattiverie che ti abbiamo detto finora!».
Violetta aprì la porta e rispose loro «Ok, per questa volta vi perdono, però dovrete chiedere perdono anche al re e alla regina».
Così le dame andarono anche dal re e dalla regina e dissero «Abbiamo chiesto perdono a vostra figlia, ma chiediamo perdono
anche a voi, scusateci di tutto!».
Dopo un paio di giorni il re organizzò una festa in onore della principessa Violetta, alla quale erano stati invitati tutti i re e le
regine degli altri regni con i loro abitanti. Il re disse che se volevano portare dei regali alla principessa Violetta potevano regalare
vestiti, scarpette e altre belle cose. Le dame per scusarsi prepararono tantissimi dolcetti e tortine.
All’arrivo degli ospiti, Violetta e gli altri mangiarono tortine e dolcetti di ogni tipo e ballarono allegramente.
Al termine della festa Violetta esclamò «Questo è il giorno più bello della mia vita!».
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GRETEL E HANSEL
ELIAS MOKRANI : ANNI 9
C’era una volta in un bellissimo castello in cui viveva una famiglia molto ricca che aveva due figli di nome Gretel e Hansel.
Un pomeriggio d’estate, i due fratelli decisero di abbandonare i genitori nel bosco per tenersi tutti i soldi e abitare nel castello
da soli. Ma la madre e il patrigno scoprirono il loro piano e decisero di riempirsi le tasche di monete d’oro da seminare nel bosco,
così da ritrovare la strada di casa.
La mattina dopo, tutti e quattro si incamminarono nel bosco in cerca di more. Durante il cammino il patrigno lasciava cadere le
monete d’oro. Gretel e Hansel si allontanarono di nascosto dai genitori e tornarono al castello.
Il patrigno cercò il sentiero di monete d’oro, ma non lo trovò, perché nel frattempo un boscaiolo le aveva raccolte e portate a
casa. Vagando nel bosco i genitori trovarono una casetta di broccoli e melanzane con il tetto di zucchine; entrarono pensando
che i bambini fossero lì. Invece trovarono una fata bellissima che li invitò a pranzare con lei.
La fata gli regalò uno scrigno magico che invece di regalare oro e pietre preziose, le faceva sparire.
I genitori, con l’aiuto della fata, ritrovarono la strada di casa che nel frattempo si era trasformata in una capanna di legno.
Gretel e Hansel erano sulla porta e stavano aspettando i genitori. Erano molto tristi, perché si erano pentiti di aver abbandonato
la loro madre e il loro patrigno in mezzo al bosco e perché erano poveri.
I genitori li perdonarono e i figli capirono che la cosa più importante era stare uniti. Il patrigno dovette andare a tagliare la legna,
mentre la madre coltivò un orto per sfamare la famiglia.
Vissero per sempre felici e contenti, capendo che chi vuol troppo alla fine nulla ha.
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NERINA
EMMA PELISSERO - ANNI 9
FIABA SELEZIONATA PER LA PUBBLICAZIONE
C’erano una volta un re e una regina che dopo tanti anni ebbero una bruttissima figlia che chiamarono Nerina, che aveva i capelli
neri come il carbone.
Purtroppo la madre morì subito e il re, rimasto solo, decise di sposare una contadina brutta brutta, ma buona, dolce e generosa.
La donna e il re fecero crescere Nerina amandola e viziandola con tanti regali, così la bambina diventò una ragazza egoista e
antipatica.
Al suo diciottesimo compleanno la matrigna le regalò uno specchio magico.
Tutti i giorni Nerina si specchiava sperando di diventare più bella, ma non cambiava mai niente, perché lo specchio esaudiva solo
i desideri delle persone buone. Allora cominciò a parlare con lo specchio e a fargli molte domande.
Un giorno gli chiese chi era la donna più buona del reame. Lo specchio le rispose che era la sua matrigna e così fu tutti i giorni
a seguire.
Nerina diveniva col tempo sempre più gelosa della sua matrigna fino a quando un giorno, stanca di sentire sempre le stesse cose,
chiamò un cacciatore e gli ordinò di uccidere la matrigna e di portarle il suo cuore.
Il cacciatore era molto amico della matrigna e invece di ucciderla le rivelò le intenzioni della figliastra. Poi scappò subito lontano
dalla reggia perché aveva molta paura di Nerina.
La matrigna non gli credette e andò dalla figliastra a chiedere spiegazioni. Nerina, saputo dell’inganno, si arrabbiò tantissimo,
ma le disse altre bugie e decise di andare a cercare il cacciatore per punirlo. Preparò la valigia e partì.
Cerca qui, cerca là, fin quando si perse in un folto bosco.
Iniziò a piovere, i suoi capelli folti e nerissimi si bagnarono e i vestiti si sporcarono tutti.
Tutto andava come non doveva andare, fino a quando un lampo illuminò una reggia enorme.
Nerina corse velocemente verso la reggia per ripararsi, ma quando entrò vide degli enormi mobili e delle enormi sedie. Su un
grandissimo tavolo c’erano piatti che sembravano piscine.
Scese le scale e al piano di sotto vide grandi lettoni e si mise a dormire su uno di quelli.
Poco dopo arrivarono i proprietari della reggia: sette giganti buoni. Questi, appena la videro rimasero a bocca aperta per la sua
bruttezza!
La ragazza si svegliò poco dopo e, senza paura, disse ai giganti che era la regina e che se non l’avessero servita e riverita li
avrebbe fatti uccidere!
I giganti la servirono per anni e anni, però un giorno si stancarono e decisero di ucciderla, servendole una mela avvelenata per
cena. Nerina la morse e cadde subito a terra; nessuno però poteva immaginare che la mela la rese bella!
Quando i giganti tornarono nella sala da pranzo, rimasero stupiti nel vedere che al posto della bruttissima Nerina c’era una
bellissima ragazza morta.
Le costruirono allora una bara di cristallo e la misero nel bosco davanti alla reggia.
Un giorno qualunque passò un principe che attratto dall’incredibile bellezza della ragazza la baciò.
Nerina si svegliò e i due si sposarono il giorno stesso. Dopo la cerimonia andarono al grande pranzo, il principe però si rese conto
che la ragazza era molto noiosa.
Dopo molti altri giorni scoprì che era anche antipatica, egoista e voleva avere sempre di più!
Così decise di lasciarla e Nerina tornò a vivere con i giganti nell’enorme reggia in mezzo al bosco, dove nessuno andava mai a
trovarla.
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MIGNOLINA E POLLICINO
ELEONORA PICCONE: ANNI 9
FIABA SELEZIONATA PER LA PUBBLICAZIONE
Mignolina, dopo che ebbe sposato il principe o re, non ricordo, si stufò di stare ogni giorno seduta su un fiore, a far niente o
meglio a guardare il principe Albert che chiacchierava con il prete William, a guardare le ragazze-fate che si vantavano della loro
bellezza o della loro bravura… insomma una vera e propria rottura!
Un giorno, stanca di quel luogo, decise di andare alla scoperta del mondo.
Attraversò campi interamente ricoperti di alberi biondi (cioè grano), strade giganti sulle quali si affacciavano delle case, anch’esse giganti, con le ruote (macchine), e parchi immensi, completamente verdi, fino a giungere ad una casa megagalattica con un
giardino enormissimo.
Mignolina, incuriosita, entrò e vide un gigante (un uomo) che le sorrise e le disse «Benvenuta ragazzetta, siete venuta a trovare
Pollicino?», «No, sono entrata casualmente e non sapevo neppure che esistesse un’altra persona piccola come me» disse Mignolina, «Allora entra, te lo faccio conoscere» disse il gigante.
Appena dentro la camera di Pollicino, il gigante li presentò «Lui è Pollicino, ha 8 anni ed è rimasto piccolo piccolo e lei è Mignolina, ha 7 anni e anche lei è rimasta piccolina».
Mignolina rimase con loro e già dopo qualche giorno diventò super amica di Pollicino, soprannominato Polli, mentre Mignolina
fu soprannominata Mini.
Polli e Mini crebbero insieme e, diventati grandi, si… credo che sappiate cosa, comunque si sposarono e non vissero felici e contenti, ma semplicemente sereni.
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CAPPUCCINO AZZURRO
ANDREA RICHIUSA: ANNI 9
FIABA SELEZIONATA PER LA PUBBLICAZIONE
C’era una volta un lupacchiotto che viveva in una metropolitana nella città di Disneytex.
Un giorno il nonno lupo si ammalò e la mamma lupa disse al figlio «Cappuccino, Cappuccino, metti nel tuo zaino una torta al
cioccolato per il nonno, prendi la metropolitana fino alla casetta al capolinea, come sempre non pagare il biglietto e stai molto
attento al controllore».
Cappuccino alla prima fermata entrò in metropolitana senza biglietto.
Alla fermata successiva però salì il controllore, un’agguerrita vecchietta rapper, che si accorse subito di quello strano soggetto.
Lo osservò attentamente e capì all’istante da chi stava andando e quale infrazione stava compiendo, decise così di raggiungere
il nonno di Cappuccino prima che lui arrivasse.
Scese dalla metropolitana, salì in superficie e, a cavallo di una moto della polizia, arrivò in un battibaleno nella tana del nonno
lupo.
La porta era aperta, lei entrò a passo di break dance.
Si avvicinò al letto del nonno e lo arrestò, perché in vita sua, per vizio di famiglia, non aveva mai pagato un biglietto sui mezzi
pubblici. Poi si travestì da nonno lupo e si adagiò sul letto.
In quel momento arrivò il nipote Cappuccino che gli disse «Nonno, nonno, ma che capelli strani hai!» e la vecchietta rapper gli
rispose «Sono per ballare meglio!» e ancora «Nonno, nonno, ma che muso piccolo hai!» e la vecchietta rispose «È per annusarti
meglio!» e ancora «Nonno, nonno, ma che borsettina stramba hai!» e lei, afferrandole le zampe anteriori, tirò estrasse le manette e disse «È per arrestarti meglio, sai?».
Da quel giorno tutti i poveri lupi della metropolitana di Disneytex, terrorizzati da quell’agguerrita vecchietta rapper, cominciarono a pagare il loro regolare biglietto.
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I TRE PORCELLINI CATTIVI
MATTIA RONDINA: ANNI 9
C’ era una volta un lupo che viveva nel bosco. Il lupo era molto buono e aiutava tutti gli abitanti della foresta. Tra gli animali
c’erano però tre porcellini cattivi e dispettosi che tutti i giorni cercavano di entrare nella casa del lupo per abitarci loro, una sera,
mentre il lupo stava scaldando l’acqua per fare il bagno, i tre porcellini cercarono di entrare passando dal camino.
Il fuoco era acceso, la pentola dell’acqua bolliva, così quando il primo porcellino scese dal camino bruciò e subito dopo tutti gli
altri. I tre porcellini scapparono urlando per il dolore e nessuno li vide più.
CENERENTOLONA
LUCIA SCARAMUZZA: ANNI 11
C’era una volta, in un paese lontano, Cenerentola che viveva con le sue sorellastre.
Cenerentola puliva sempre, aveva la fissa del pulito, le sue sorellastre che erano invece molto disordinate e spensierate, la invitavano sempre a uscire con loro, a giocare, ad andare al cinema…
Ma Cenerentola non accettava e puliva, puliva, puliva. Puliva i bagni, faceva i letti, passava l’aspirapolvere. Faceva tutto contemporaneamente grazie a delle invenzioni fatte da lei. Aveva dei pattini a rotelle che prima aspiravano e dopo lavavano il pavimento.
Un giorno le sue sorellastre decisero che per Cenerentola era ora di trovare un fidanzato e, soprattutto, di smettere di pensare
sempre a pulire, allora diedero una festa.
Cenerentola si presentò alla festa vestita molto elegante e pulita.
Dopo un po’ che girava di qua e di là, Cenerentola vide un ragazzo abbastanza interessante, gli si avvicinò, si parlarono e si piacquero, però a mezzanotte in punto il ragazzo scomparì.
Cenerentola lo cercò ovunque, ma non lo trovò. Cenerentola era molto triste e stava per tornare a casa, ma scorse un telefono
cellulare per terra, lo riconobbe: era quello che aveva in tasca il ragazzo! Allora lo prese e se ne andò speranzosa.
Il mattino dopo Cenerentola si rese conto di essere proprio innamorata: non si ricordava nemmeno più dei pavimenti e della
lucidatrice. Chiese consiglio alle sue sorellastre, che senza esitare le dissero di usare il telefono per rintracciare il ragazzo. Cenerentola guardò la rubrica e chiamò il numero di casa, il ragazzo rispose subito, si parlarono e dopo un’ora misero giù rimanendo
d’accordo di vedersi il pomeriggio seguente.
Il giorno dopo Cenerentola si vesti elegante e aspettò con ansia il ragazzo.
I due si trovarono molto bene insieme e diventarono molto amici: ridevano un sacco e Cenerentola invece di pulire e passare la
cera imparò ad andare sullo skateboard e diventò simpaticissima.
Volete sapere se poi si sposarono e se vissero felici e contenti? Voi cosa dite?
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HANSEL E GRETEL
MATILDE TESA - ANNI 8
C’era un tempo una famiglia molto ricca con due figli.
Hansel e Gretel litigavano di continuo e i genitori dovettero pensare a un modo per farli smettere.
La madre e il padre ne parlarono tutta la sera e giunsero a questa conclusione, la madre disse «Domani porteremo Hansel e
Gretel nel bosco a raccogliere la legna e la paura del buio e degli spiriti li aiuterà a risolvere le loro divergenze».
Hansel, che aveva sentito tutto, al solo pensiero di dover stare del tempo da solo con la propria sorella corse in giardino e raccolse dei sassolini.
La mattina seguente, come deciso, i genitori portarono Hansel e Gretel nel bosco, ma Hansel mentre camminava lasciava cadere
i sassolini che aveva raccolto.
Hansel e Gretel incominciarono a raccogliere legna e i genitori accesero il fuoco per poi allontanarsi con cautela.
Calata la sera Hansel e Gretel incominciarono ad avere freddo, sete e fame, allora Hansel si ricordò dei sassolini. Seguirono la
scia di sassolini illuminati dalla luna e ritrovarono presto la strada di casa.
Hansel e Gretel continuavano a litigare, litigare e litigare e i genitori non sapevano proprio più cosa fare.
Decisero di fare un altro tentativo, questa volta però controllarono che Hansel non prendesse i sassolini dal giardino.
La mattina seguente diedero loro un pezzo di pane e si recarono nuovamente nel bosco. Hansel questa volta, al posto dei sassolini, iniziò a far cadere i pezzi di pane.
Arrivati nel bosco i genitori dissero loro di raccogliere la legna, accesero il fuoco e si allontanarono .
Gretel incominciò a preoccuparsi ma Hansel sembrava tranquillo finchè non si accorse che gli uccelli avevano mangiato tutte le
briciole!
Presi dal panico si misero a cercare la strada di casa, ma senza successo. Erano disperati, quando a un certo punto scorsero una
luce in lontananza. Si avvicinarono e videro una casa fatta interamente di dolci e caramelle, la tentazione era troppo forte per
non avvicinarsi, una volta accanto alla casa iniziarono ad assaporare quelle dolci meraviglie.
Da una finestrella sbucò una bella e giovane ragazza che gli chiese «Perché state mangiando la mia casetta?».
Hansel e Gretel non sapevano cosa dire, allora Hansel rispose: «Perché abbiamo tanta fame».
La fata disse «Venite, entrate nella mia casa». Hansel e Gretel la seguirono.
Hansel ebbe un’idea, chiamò Gretel e gli disse «Se noi imprigioniamo la fata avremo la casa tutta per noi!».
Gretel non era molto convinta, ma, dopo aver guardato la fata, si convinse di non volerla imprigionare.
Hansel disse «Se non mi aiuti, imprigionerò anche te!», così Gretel a malincuore si convinse.
Imprigionarono la povera fata in una gabbia, mentre loro continuavano a mangiare avidamente caramelle.
Passarono molti anni, Hansel si stancò di quella vita, allora disse a Gretel «Liberiamo la fata e torniamo a casa nostra».
Detto fatto! Liberarono la fata e tornarono su un cigno dai loro genitori, ormai molto vecchi che li accolsero con immensa gioia.
Vissero sempre felici e contenti. La fata restò nella sua casetta di dolci; se vedete la casetta di dolci siete pregati di dirmelo.
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I MOSTRI MOLLI E LA PERFIDA BIANCA NEVE
EDOARDO VALENTI - ANNI 7
FIABA SELEZIONATA PER LA PUBBLICAZIONE
Questa è la storia dei Mostri strani, mostri buoni che non fanno spaventare nessuno. Sono mostri molli che salgono sugli alberi
e si divertono a costruire le casette... al posto di distruggerle!
C’è però una persona che non vuole che costruiscano le casette: è la cattiva Bianca Neve. Ha capelli castani, nonostante sia piuttosto anziana, brufoli sul naso, pelle rugosa ed è sempre imbronciata. Sgrida sempre gli otto nani (c’è anche Strambolo, il nano
con la motosega) perché non sanno cucinare bene.
Stanchi di essere sempre ostacolati da quella noiosona, i mostri molli decidono di allearsi con gli otto nani e di tenderle un agguato. Con l’aiuto di un lupo buonissimo, ma talmente buono che per convincerlo a fare un dispetto a qualcuno bisogna promettergli
di comportarsi sempre bene per un mese di seguito, mostri e nani decidono di prendere Bianca Neve mentre sta dormendo e
issarla con una carrucola in cima a un albero, dentro a una delle casette costruite dai mostri. Il lupo li aiuta con la carrucola,
mentre loro muovono Biancaneve adagio adagio in modo che non si svegli.
L’indomani mattina, la cattivella si sveglia: all’inizio non capisce proprio dove si stia trovando; si guarda in giro, e capisce di
trovarsi all’interno di una casetta bellissima (il nano con la motosega è davvero un bravo falegname!) e poi guarda fuori dalla
finestra. Che spettacolo! Vedere tutto il bosco dall’alto è un panorama mozzafiato!
Nel frattempo, mostri molli e nani issano il lupo fin sulla casetta: entrando molto gentilmente, il lupo offre a Bianca Neve una
colazione gustosissima, cucinata dai nani (che in realtà sono degli ottimi cuochi: è solo Bianca Neve, che da solita odiosa li critica
sempre). Anche in questo caso, la cattivella si deve ricredere: non solo deve riconoscere che i mostri molli sono dei bravissimi
costruttori di casette (con l’aiuto di Strambolo), ma anche che i nani sono degli ottimi cuochi!
È così che decide di vivere perennemente in quella bellissima casetta sull’albero, di lasciar liberi i mostri molli di creare tutto
ciò che vogliono, e di far andare in giro i nani per le fiere gastronomiche, con il lupo che li aiuta a fare catering. E vissero tutti
dispettosamente entusiasti.
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NERAPIOGGIA
MELISSA VOLANTI: ANNI 9
FIABA SELEZIONATA PER LA PUBBLICAZIONE
C’era una volta un povero che aveva una figlia orrenda, bruttissima, era così brutta che quando nacque la chiamarono Nerapioggia. Era la bambina più antipatica del villaggio.
La madre di Nerapioggia morì e il padre cercò una nuova moglie. La nuova moglie doveva essere: bella, intelligente, simpatica,
allegra, piena di bontà... insomma doveva essere perfetta! Il padre cercò moglie, cercò moglie, cercò moglie e alla fine la trovò.
Nel frattempo Nerapioggia aveva appena compiuto i sedici anni, anche la nuova moglie del padre aveva sedici anni e questa cosa
fece molto arrabbiare la fanciulla.
La nuova moglie del padre si chiamava Debora e crebbe insieme a Nerapioggia, come fossero due sorelle, fino ai loro vent’anni,
quando Nerapioggia fuggì. Arrivò ad una casetta nel bosco, dove si mise a mettere tutto sotto sopra, perché era più che arrabbiata, arrabbiatissima con Debora. Mentre metteva tutto sottosopra Nerapioggia notò che tutti i muri eano rosa, tutti i tappeti
fucsia, i mobili e i soprammobili viola. Dopo un po’ si stancò e andò a riposare in uno dei sette letti. I letti erano bianchi con
brillantini viola, rosa e fucsia.
I proprietari della casa erano sette nanette che erano andate a fare shopping. Al loro ritorno trovarono tutto sporco e in disordine, il contrario di come avevano lasciato loro la casa!
Le nanette si presentarono a Nerapioggia: una si chiamava Cucciola, una Brontola, una Pisola, una Mammola, una Dotta, una
Eola e una Gongola. Le sette nanette si misero subito a ripulire tutto e Brontola disse «Che cavolo, mi sporcherò i nuovi jeans!»,
intanto Pisola si era già addormentata sulla scopa. Quella casetta e i suoi abitanti era ed erano molto strani.
Dotta disse a Nerapioggia «Se vuoi puoi fermarti qui per sempre, più siamo meglio è!».
Nerapioggia rispose «Non so... cucinerete e pulirete sempre voi?».
Dotta rispose «Sì, faremo tutto noi!».
Brontola disse «No! Puliremo sempre noi?».
Dotta disse «Sì invece, non brontolare Brontola!».
Tanto quella casetta veniva lavata da loro anche senza la presenza di Nerapioggia.
Nel frattempo il padre di Nerapioggia morì e Debora promise al marito che avrebbe cercato Nerapioggia e si sarebbe presa cura di lei.
Nerapioggia, che era ancora arrabbiata con la matrigna, decise di mandarle un folletto per rubarle la bellezza, ma il folletto non
ebbe il coraggio di farlo, perché Debora era diventata veramente molto, molto bella, per la bellezza di quei tempi...
Al posto della sua bellezza, rubò la bellezza di un maiale e tornò da Nerapioggia, che si accorse subito dell’inganno e capì che
quella era la bellezza di un maiale... quindi fece uccidere il folletto!
Non soddisfatta si recò da Debora e le offrì una fragola avvelenata, che fece cadere la povera fanciulla in un sonno profondo.
Le nanette, passando da lì, videro la povera Debora distesa a terra e Nerapioggia in fuga; così le piccolette rincorsero la fuggitiva,
la catturarono e decisero di buttarla giù dal ponte. Subito dopo tornarono da Debora e le fecero sputare la fragola.
La ragazza si risvegliò e da quel giorno Debora, Cucciola, Pisola, Mammola, Brontola, Eola, Dotta e Gongola vissero per sempre
felici e contente!