Generation Three - Transformers Generation 3

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Generation Three - Transformers Generation 3
Transformers
Generation Three
by mentre83
Volume XVII – Il Fantasma
00 - Prologo
Sixshot non era affatto contento di ciò che udiva.
Sullo schermo della sala comunicazioni dell'ex comando centrale degli Autobot su Cybertron, il
volto di Octane tradiva evidenti segni di nervosismo mentre raccontava il fallimento della sua
strategia per impadronirsi della Matrice. Poiché gli Autobots avevano lasciato la loro vecchia base,
rendendosi irreperibili, il Triple Changer aveva pensato di farli uscire allo scoperto sequestrando i
loro vecchi amici terrestri, chiedendo come prezzo della loro liberazione proprio l'artefatto che
inseguivano da così tanto tempo. Tuttavia gli Autobots erano riusciti a infiltrare un piccolo
commando di Minicons nell'astronave dei Decepticons, liberando i loro alleati per poi sparire
nuovamente.
Octane cercava di deviare parte della rabbia di Sixshot su Grimlock, il quale aveva partecipato
direttamente al tentativo di fermare i fuggitivi, ma il Six Changer non era così facile da ingannare.
“Almeno lui ha tentato di fare qualcosa.” disse, secco, “Il piano era tuo, così come la responsabilità
del fallimento. E ora, se non c'è altro...”
“A dire il vero,” lo interruppe Octane, “i Decepticons al mio comando avrebbero una richiesta.”
“E sarebbe?” chiese Sixshot, sorpreso. Finora i membri dell'ex élite di Megatron si erano dimostrati
piuttosto docili e malleabili, tuttavia aveva il timore che in virtù dei ripetuti fallimenti il controllo su
di loro potesse venire meno.
“Durante la fuga dei prigionieri,” spiegò Octane, “gli Autobots sono riusciti a eliminare
Cyclonus...”
“Ne ero già a conoscenza.” tagliò corto Sixshot.
Octane colse l'implicito invito a stringere i tempi e proseguì:
“In passato questi è stato il leader maximo dei Decepticons, col nome di Cyclotron... beh, la
tradizione imporrebbe per lui un funerale solenne, e i membri della mia squadra...”
“Questo è fuori discussione.” dichiarò Sixshot, “Piuttosto, che si adoperino per non fare la sua
stessa fine.”
Octane annuì.
“È proprio ciò che ho detto loro anch'io.” disse, “Sulle prime sembrava che il discorso fosse
concluso, poi hanno incominciato con piccole forme di protesta... rallentamenti nell'esecuzione
delle loro mansioni di routine, prolungamenti dei tempi di reazione... cose di poco conto, ma che
alla lunga temo potrebbero danneggiarci. Come se non bastasse, Grimlock è dalla loro parte, e li
protegge da ogni possibile punizione. Non so più che fare...”
Sixshot si fece pensieroso. Se la notizia della morte di Cyclonus fosse giunta su Cybertron – e
prima o poi sarebbe successo – era logico aspettarsi problemi simili, su scala molto più ampia. Non
era addirittura impensabile una rivolta... anche se con gli Horrorcons al loro comando i Decepticons
non erano più indispensabili per i loro piani, in battaglia erano ancora estremamente più efficaci.
Sarebbe stato un peccato perderli, d'altronde non poteva neppure permettere che arrivassero a
turbare la tranquillità di Alpha Quintesson... decise che accontentarli era il male minore, tuttavia
avrebbero dovuto sottostare a ben precise condizioni.
“Grimlock dovrà scortare il corpo di Cyclonus su Cybertron.” disse Sixshot, “Sarà lui a sorvegliare
il ristretto gruppo di Decepticons che potranno partecipare alla cerimonia, e ad assicurarsi che
tornino alle loro mansioni subito dopo. Non so perché ci tenga tanto a questo funerale, ma visto il
suo interesse, la responsabilità di eventuali problemi al riguardo sarà sua.”
01 – Preparativi
Le motivazioni che spingevano Grimlock erano molto semplici, ma non avrebbe mai potuto
rivelarle a nessuno.
Non erano stati gli Autobots a eliminare Cyclonus, bensì lui. Grimlock aveva infatti permesso agli
incursori degli Autobots di fuggire dopo che li aveva sorpresi, e Cyclonus l'aveva scoperto.
Inizialmente il Triple Changer aveva tentato di spiegare le proprie motivazioni, tuttavia Cyclonus
non aveva voluto sentire ragioni. Poiché Grimlock non voleva tradire i compagni, ma solamente
difendere l'onore della causa per cui combattevano, per non essere costretto ad abbandonarli aveva
dovuto togliere di mezzo il Decepticon, accertandosi di danneggiare il suo cervello perché nessuno
potesse scoprire la verità dietro la sua dipartita. Aveva anche eliminato ogni registrazione delle
telecamere di sorveglianza che lo riguardasse, giustificando le ferite ricevute da Cyclonus con il
combattimento ingaggiato con gli stessi Autobots che avevano eliminato il compagno.
Quando giunse su Cybertron insieme a Dirge, Devastator, Scavenger e alla bara contenente il corpo
del caduto, Sixshot notò i segni del combattimento ancora ben visibili sul corpo del Triple Changer,
e pretese che prima di procedere con la cerimonia funebre si facesse controllare in infermeria. Sulle
prime Grimlock rifiutò, poi Sixshot disse:
“Qualcuno dovrà comunque portare là il corpo di Cyclonus perché lo rimettano in sesto per la
sepoltura, tanto vale che ne approfitti per un controllo.”
Grimlock finì così per acconsentire, e trascinandosi dietro la bara con una piattaforma
antigravitazionale, si diresse verso il reparto medico dell'ex quartier generale degli Autobots.
L'ambulatorio era ancora pieno di Decepticons scampati alla distruzione durante l'esplosione della
base Autobot del Polo Nord terrestre. Breakdown, Wildrider, Dead End e Overkill stavano
effettuando gli ultimi controlli prima di essere dimessi ed erano già in piedi, mentre Road Hauler e
Scrapper dovevano pazientare ancora qualche ciclo prima di poter tornare in azione, anche se il
riposo forzato non sembrava affatto dispiacere ai due ingegneri.
Durante il check up, Grimlock venne raggiunto da Sunstorm e Bad Boy, che avevano saputo delle
sue ferite dai membri della squadra giunti assieme al leader. Come Sixshot, rimasero molto colpiti
dall'entità dei danni subiti dal Triple Changer, al punto che Sunstorm esclamò:
“Accidenti! Quei Minicons devono esserci andati giù parecchio pesante!”
Grimlock si limitò ad annuire. Quel controllo lo rendeva nervoso, temeva che qualcuno potesse
scoprire la verità dietro quelle ferite e la dipartita di Cyclonus. Per fortuna tutto andò bene, e dopo
che il drone medico gli sostituì le parti della corazza danneggiate e la piastra facciale, Grimlock fu
come nuovo.
Nel frattempo, un altro drone aveva aperto la bara di Cyclonus, eseguendo un minuzioso lavoro di
ricostruzione della sua armatura. Stava eseguendo l'operazione a fianco del giaciglio di Road
Hauler, che cercava di non guardare, impressionato all'idea di avere di fronte un guscio vuoto,
mentre Dead End si era avvicinato appositamente per assistere. Il Transformer osservava
completamente rapito, tenendo Overkill in braccio, come si fa per permettere a un bambino piccolo
di vedere.
Il drone terminò il procedimento in fretta, e richiuse la bara applicandole i sigilli. Grimlock chiese a
Sunstorm e Bad Boy di prenderla e di seguirlo, ma mentre abbandonava l'infermeria venne
raggiunto e bloccato da Dead End.
“Verrò anch'io con voi.” sentenziò, “Ho il sacro compito di condurre la Scintilla di Cyclonus alla
sua destinazione finale, e questa volta niente e nessuno mi impedirà di adempiere al mio dovere.”
Dead End si riferiva ovviamente al funerale di Starscream. Subito dopo la sua morte per mano di
Sixshot, quest'ultimo aveva ordinato una spedizione su Cybertron, e la sua sepoltura era stata
eseguita da alcuni droni, senza la benché minima cerimonia. Grimlock ricordava ancora le proteste
di Dead End al riguardo, ma erano state le uniche: evidentemente Starscream non era molto amato
dai suoi soldati, e dopo aver letto i suoi trascorsi, Grimlock non se la sentiva di dar loro torto.
Aveva ottenuto la sua posizione con ogni genere di sotterfugio e nefandezza, e persino complottato
contro il suo stesso leader. Grimlock non capiva come Megatron avesse potuto tollerare tanto a
lungo un simile traditore, e pensò che Sixshot aveva fatto la cosa giusta togliendolo definitivamente
di mezzo.
Comunque la richiesta di Dead End venne accolta, insieme a quella di permettere a Overkill di
accompagnarlo. Grimlock diede appuntamento a loro due e alla sua squadra per la sera, momento in
cui si sarebbero recati al luogo previsto per la sepoltura. Solo allora il Triple Changer realizzò che
non aveva idea di dove si trovasse, così lo chiese a Dead End, che sembrava esperto in materia.
“A noi Decepticons non è permesso seppellire i nostri caduti sul loro pianeta natale, Cybertron.”
disse, “Per questo abbiamo creato un luogo di riposo per i nostri morti, ricavandolo dal relitto di una
vecchia piattaforma spaziale che orbita attorno allo stesso sole di Char. Ha avuto molti nomi in
passato, ora è semplicemente nota come 'il Cimitero dei Decepticons'.”
02 – Il Cimitero dei Decepticons
Giunse la sera, e con essa il momento della partenza.
Sixshot concesse a Grimlock solo un piccolo trasporto corazzato per recarsi nel sistema di Char, e il
Triple Changer si imbarcò su di esso insieme a Sunstorm, Bad Boy, Devastator, Scavenger,
Motormaster, Drag Strip, Dead End, Overkill e Dirge. Quest'ultimo vegliò sulla bara del compagno
caduto per tutta la durata del viaggio, senza scambiare una parola con gli altri.
Impiegarono poche ore per giungere a destinazione, grazie al sistema di portali spaziali dei
Quintessenziani, e Grimlock poté finalmente vedere coi propri sensori ottici il luogo dove
riposavano i guerrieri Decepticon caduti.
Si trattava di una grossa costruzione color cromo, alta e larga solo poche decine di metri, ma lunga
svariate centinaia. Assomigliava al ponte di una grossa portaerei, perfettamente liscio, e l'unico
accesso al suo interno era costituito da un piccolo portello recante l'insegna dei Decepticons. Ormai
più nessuno ne ricordava la funzione originale, né quando essa aveva iniziato a divenire il
ricettacolo per i corpi dei pirati spaziali caduti.
Il portello si aprì automaticamente all'avvicinarsi del trasporto: oltre di esso si trovava un lungo
corridoio scarsamente illuminato, dentro il quale si poteva udire soltanto il ronzio dei motori
dell'astronave regolati al minimo.
Ben presto apparve un altro portello, anch'esso automatico, che recava nuovamente l'insegna dei
Decepticons. Tuttavia a un'analisi più approfondita, l'emblema sarebbe apparso un po' diverso da
quello impresso sulle corazze di tutti i presenti: evidentemente risaliva a tempi antichissimi, e col
tempo si era evoluto in quello attuale.
Oltre di esso si trovava una specie di hangar, all'interno del quale l'astronave appariva piccola come
un insetto. L'ambiente era illuminato da una coppia di sfere luminose poste in cima a dei pali
altissimi, e una sottile nebbiolina permeava l'aria. La temperatura era bassissima, prossima a quella
dello spazio esterno, e ogni rumore echeggiava interminabilmente nella maestosa grandezza di quel
luogo.
I Decepticons fecero atterrare l'astronave, e mentre sbarcavano vennero accolti da una coppia di
droni dall'aspetto antiquato, ma perfettamente funzionanti, che si incaricarono del trasporto della
bara del defunto.
Il gruppo iniziò poi a seguire Dead End, che conosceva ogni centimetro di quel luogo. Per
l'occasione, il Transformer si era abbigliato con una specie di mantello di colore bianco, e indossava
un copricapo simile a un cilindro dello stesso colore. Sotto il braccio reggeva un piccolo libro – una
rarità su Cybertron, dato che la stampa dei dati su carta era ormai una pratica in disuso da migliaia
di anni – che tuttavia non ebbe neppure bisogno di aprire, dato che ne conosceva il contenuto a
memoria. Per tutta la durata della marcia, mormorò una specie di litania di cui nessuno dei presenti
riuscì ad afferrare le parole, con l'eccezione del solo Overkill, che talvolta interveniva per
rispondere alle invocazioni del compagno.
Gli altri erano comunque troppo impegnati a guardarsi intorno. Il corridoio principale che stavano
percorrendo si diramava ogni pochi passi in strette vie laterali, sui cui muri si trovavano le tombe
dei Decepticons di basso rango che erano defunti nel corso dei secoli. Ciascuna di esse era costituita
da un semplice sportello recante il nome del suo occupante, a fianco del quale si trovava l'emblema
dei Decepticons.
Proseguendo, le tombe si fecero molto più sfarzose ed imponenti: lì erano sepolti coloro che
avevano contribuito alla gloria dei Decepticons distinguendosi fra tutti gli altri, i membri dell'élite
che circondava il capo supremo.
Non vi erano più diramazioni, le tombe erano nelle stesse colonne che fiancheggiavano l'ormai
unica via da percorrere, e davanti a ciascuna di esse si trovava una specie di lume a led, che brillava
di fronte a un emblema dei Decepticons dorato, sul quale erano incisi i caratteri Cybertroniani col
nome del caduto.
Proseguendo, non vi erano più lumi accesi: quelle colonne erano ancora vuote, e quasi tutti i
presenti provarono una sorta di brivido al pensiero che una di esse avrebbe potuto divenire la loro
tomba. Le ultime a essere illuminate erano quelle di Soundwave, Laserbeak, Ravage e Ratbat, anche
se paradossalmente erano anch'esse vuote, dato che i loro corpi non erano mai stati rinvenuti.
Infine la processione di robots giunse alla sala d'onore, un ampio locale di forma circolare dove
erano disposte radialmente le bare di chi aveva avuto l'onore di guidare i Decepticons. Al centro
della sala si trovava un piedistallo rialzato, sul quale erano posti, fianco a fianco, i contenitori nei
quali riposavano il Transformer e il Minicon che avevano fondato il gruppo di pirati spaziali.
Nessuno dei presenti, neppure Dead End, ne ricordava i nomi: sapevano solo che erano membri dei
leggendari Dieci Anziani e poco più. Grimlock fu amareggiato dalla profonda ignoranza dei suoi
nuovi compagni: in pratica, non sapevano nemmeno i motivi che avevano spinto quei due
Cybertroniani a fondare i Decepticons, il che riduceva questi ultimi a un gruppo che combatteva
senza uno scopo, solo per il gusto di farlo.
Dead End guidò con passo sicuro il suo seguito fino alla locazione prevista per la sepoltura di
Cyclonus, lo spazio libero subito prima delle bare di Megatron e Starscream.
I droni misero in posizione il loro fardello, che venne immediatamente inglobato in una bara
leggermente più grande in linea con lo stile di quelle che la circondavano. Il coperchio col simbolo
dei Decepticons in argento e il nome “Cyclotron” inciso su di esso scese lentamente dal soffitto
sorretto da un braccio idraulico, e nel mentre Dead End finì di recitare le formule adatte
all'occasione. Tutti osservarono un perfetto silenzio per tutta la durata dell'operazione, al termine
della quale Dead End pronunciò a voce chiara le parole:
“Finché tutti non saranno uno!”
Ciò detto, si tolse il copricapo e se ne andò a capo chino, accompagnato da Overkill e i droni.
Gli altri Decepticons preferirono aspettare qualche momento, anche per rispetto nei confronti di
Dirge, che continuava a fissare la bara dove si trovava il suo ex compagno.
Quasi tutti si fermarono anche davanti al sepolcro di Megatron, nonostante sapessero benissimo che
fosse vuoto, mentre solamente Sunstorm indugiò di fronte a quello di Starscream.
Tuttavia il Transformer non aveva la benché minima intenzione di rendergli omaggio, tutt'altro:
avvicinò il volto a dove riteneva potesse trovarsi quello del caduto, e sussurrò:
“Non meriti l'onore di trovarti qui, tu, che sei stato il nostro leader peggiore. Ci sono stati guerrieri
che hanno ricoperto la stessa carica per meno tempo di te, eppure si sono dimostrati fedeli alla causa
e degni di un rispetto che tu non hai mai suscitato in nessuno dei tuoi sottoposti... Mi vergogno di
essere nato dalla tua stessa protoforma, di essere stato considerato tuo fratello... Hai avuto ciò che
meritavi, e anche se ora i Decepticons sono schiavi di questi ripugnanti Quintessenziani, meglio
loro di un idiota come te.”
Quasi in risposta agli insulti del Transformer, per un istante l'illuminazione della sala tremò.
Sunstorm balzò all'indietro per la sorpresa, e Motormaster, che aveva udito alcuni delle parole che il
Transformer aveva rivolto al defunto, lo canzonò dicendo:
“Che c'è? Hai forse paura che Starscream esca fuori di lì?”
Drag Strip, Devastator e Scavenger risero alla battuta, ma vennero tutti fulminati dallo sguardo di
Grimlock, che pretendeva mostrassero il rispetto dovuto ai caduti lì sepolti. Frattanto Dirge aveva
iniziato ad allontanarsi per tornare alla navetta, e tutti lo seguirono, con l'eccezione di Sunstorm.
Il Transformer non faceva che chiedersi cosa gli fosse preso, perché avesse sobbalzato in quel modo
quando la luce si era spenta per un istante: in fondo si trovavano in un antichissimo santuario,
praticamente abbandonato a se stesso, cose come quella dovevano accadere di continuo. Eppure
sentiva la sua Scintilla pulsare con ritmo irregolare, fortemente accelerato rispetto al normale.
Bad Boy gli si avvicinò, preoccupato perché il compagno non seguiva il gruppo, ed emise uno dei
suoi soliti pigolii.
“Non è nulla.” gli rispose Sunstorm, “Raggiungiamo gli altri.”
Il Transformer iniziò a camminare, toccandosi distrattamente il torace, dicendosi che non era
successo nulla. Era solo la sua immaginazione, si disse, l'essersi finalmente liberato dal peso delle
parole che aveva rivolto contro Starscream.
Ma, dentro di sé, non ne era così sicuro...
03 – Strani comportamenti
I Decepticons fecero ritorno alla loro navetta e immediatamente fecero rotta per Cybertron. Nessuno
di loro aveva voglia di parlare, così giunsero a destinazione senza scambiare neppure una parola.
Allo Spazioporto trovarono un nutrito gruppo di loro compagni ad attenderli, tutti desiderosi di
conoscere i dettagli della cerimonia. Mancavano ancora alcune ore all'alba, tempo previsto per
l'adunata ordinata da Sixshot, così Grimlock chiese ai suoi di accontentarli. In breve tempo la
conversazione deviò sul passato di Cyclonus, sulle sue imprese, e il Triple Changer, che era rimasto
per ascoltare, fu felice di scoprire di non essersi sbagliato sul conto del guerriero che era stato suo
malgrado costretto a eliminare.
Persino Dirge partecipò a quella sorta di memoriale improvvisato, scoprendo che parlare di
Cyclonus rendeva un po' meno dura la sua perdita; solo Sunstorm preferì ritirarsi, con la scusa che i
suoi livelli di energia erano un po' troppo bassi.
In breve il Transformer giunse al suo alloggio nell'ex Accademia Autobot, e preparandosi al suo
ciclo di riposo, si disse che il mattino seguente sarebbe sparita quella strana inquietudine che lo
affliggeva dalla sua “chiacchierata” col cadavere di Starscream, e si sarebbe senz'altro sentito
meglio. Si collegò alla rete di alimentazione per la ricarica, si coricò sulla branda spegnendo le luci
e infine ridusse al minimo i suoi livelli operativi, entrando in uno stato molto simile al sonno.
Pochi minuti dopo, gli occhi di Sunstorm brillarono nel buio della sua stanza. Di scatto si mise a
sedere, poi il suo corpo venne scosso da impulsi elettrici simili a convulsioni, che lo fecero cadere a
terra come in preda a un attacco epilettico. Alla fine iniziò persino a urlare, emettendo suoni privi di
senso, prima di bloccarsi in maniera improvvisa, quasi fosse una marionetta cui erano stati tagliati i
fili. Ma fu solo un momento: l'istante successivo, si rigirò sul dorso, portando le braccia al volto
come per ripararsi da una forte luce, e iniziò nuovamente a urlare. Stavolta il suo grido era di puro
terrore, e durò talmente a lungo che lo udì anche Bad Boy, di ritorno dalla riunione in ricordo di
Cyclonus. Il Minicon si precipitò nella stanza che condivideva con Sunstorm, che continuava a
urlare e a ripararsi con le braccia, smettendo solo dopo che il compagno lo scosse a lungo.
Sunstorm smise istantaneamente di gridare, voltandosi verso il Minicon e mostrandogli
un'espressione stupita.
“Che c'è?” chiese il Transformer.
Bad Boy lo guardò per un momento, a sua volta sorpreso dal repentino cambiamento del compagno.
“Biiii?” chiese.
“Non capisco cosa..?” fece per domandare Sunstorm, che finalmente realizzò di trovarsi disteso sul
pavimento.
“Ah!” esclamò, “Non preoccuparti, devo solo essermi sistemato male prima della ricarica.”
Così dicendo, il Transformer tornò sulla sua branda, riprendendo il suo ciclo di riposo. Bad Boy
invece rimase a lungo in piedi, osservando il compagno, domandandosi cosa gli fosse preso poco fa.
Il mattino seguente, dopo aver partecipato all'inutile adunata di Sixshot nel corso della quale aveva
ricevuto gli ordini per il successivo ciclo solare – un noiosissimo turno di sorveglianza ai monitor –
Sunstorm incontrò Breakdown che lo aspettava per ricevere il cambio.
Sunstorm, pur non avendo particolare simpatia per il compagno, accennò un saluto, al quale l'altro
rispose dicendo:
“Proprio tu! Che diavolo voleva quell'idiota del tuo Minicon B.B.? Non ho capito un accidente...”
L'altro Transformer fu sorpreso da quella dichiarazione, al punto che passò sopra l'odioso
nomignolo con cui Breakdown aveva apostrofato Bad Boy.
“Quando è successo?” chiese.
“Stanotte, poco prima dell'alba.” rispose l'altro, “Continuava a sbraitare e a indicare i monitor... ha
anche tentato di armeggiarci, al che l'ho dovuto sbattere fuori dalla sala di sorveglianza a calci. Non
so per quanto ha continuato con quel suo odioso pigolio e a battere i pugni contro la porta... se lo
rivedo, giuro che gli aggiusto la testa a suon di botte!”
Stavolta Sunstorm si adirò per le parole di Breakdown, e i due litigarono a lungo prima che
quest'ultimo decidesse che aveva di meglio da fare che passare il suo turno di riposo a scambiarsi
insulti con Sunstorm. Breakdown sparì oltre l'angolo del corridoio rivolgendo un eloquente gesto
all'indirizzo dell'altro, che invece si chiuse dentro la sala di sorveglianza, passeggiando avanti e
indietro per calmarsi. Quando finalmente fu un poì più tranquillo, decise di sedersi alla postazione e
iniziare a lavorare.
Tuttavia la mente di Sunstorm quella mattina non sembrava in grado di concentrarsi. I suoi pensieri
andavano di continuo al compagno, al suo strano tentativo di interazione con Breakdown, che
solitamente evitava per non divenire oggetto del suo scherno.
D'improvviso si ricordò di ciò che era successo la notte precedente, in cui lui era finito a terra
durante la ricarica... che Bad Boy fosse preoccupato per quello?
Per togliersi ogni dubbio, Sunstorm decise di visionare la registrazione effettuata dalla telecamera
della sua stanza: non aveva mai amato molto l'idea di essere costantemente tenuto sotto controllo
come la matricola Autobot cui era appartenuta in precedenza la sua stanza, ma in quel caso decise
gli sarebbe venuto comodo.
Non appena il filmato giunse alla finestra temporale che gli interessava, Sunstorm ne avviò la
riproduzione. Niente di insolito: lui che inizia la ricarica, si corica e si disattiva. Per fortuna la
telecamera era provvista di filtri per la visione notturna, oppure non avrebbe potuto vedere nulla
dopo lo spegnimento delle luci, non che ci fosse molto da...
Ma quel pensiero finì sul nascere.
Sunstorm assistette alla crisi della quale non serbava la benché minima memoria e, nonostante il
filmato fosse privo di audio, riuscì quasi a sentire le proprie grida di terrore.
Quel giorno il turno ai monitors gli parve interminabile.
Quando finalmente giunse Wildrider a dargli il cambio, Sunstorm si affrettò a raggiungere
l'infermeria, dove sperava di trovare ancora Road Hauler e Scrapper. Aveva infatti deciso di
chiedere un consiglio a loro prima di sottoporsi a un check up, nel timore che questo rivelasse che
non era più utile ai Quintessenziani, e pertanto sacrificabile.
Per sua fortuna i due ingegneri non erano ancora stati dimessi, a causa di un disturbo di cui
entrambi avevano iniziato a soffrire quella stessa mattina. Sunstorm pensava che probabilmente era
solo uno stratagemma per prolungare la loro assenza dalle prime linee, ma in quel momento non
gliene importava nulla; di diversa opinione era Dead End il quale, non appena era venuto a
conoscenza della cosa, si era affrettato a raggiungere i due Decepticons in infermeria, impaziente di
assistere al momento della loro dipartita.
Road Hauler e Scrapper accolsero con sollievo la venuta di Sunstorm, la cui visita costituiva una
piacevole distrazione dalla monotonia di una giornata trascorsa a letto. Il Decepticon sottopose il
proprio problema ai due ingegneri, i quali nonostante i tentativi di depistarli riguardo l'identità di
chi soffriva dei disturbi che Sunstorm descriveva, compresero subito dalla sua ansia che si trattava
proprio di lui.
Terminato il racconto, Scrapper rispose:
“Non è nulla.”
Sunstorm lo guardò con espressione sollevata.
“Davvero?” disse.
“Certamente.” intervenne Road Hauler, “Per usare il termine delle creature organiche, hai
semplicemente sognato. Si tratta di un fenomeno raro tra i Cybertroniani, ma documentato: a volte
alcuni cicli mnemonici si attivano senza diretto comando dell'elaboratore centrale, specie durante il
riposo, e quando succede il corpo si muove in maniera automatica, come se ci si trovasse
nuovamente nella medesima situazione rievocata. Difficilmente al momento della riattivazione si
serbano i ricordi dell'accaduto, anche se talvolta si rimane un po' confusi.”
Sunstorm tirò un sospiro di sollievo.
“Bene!!!” esclamò, “Cioè, voglio dire, bene, la prossima volta che incontrerò quel guerriero, gli
dirò che non deve più preoccuparsi. Vi ringrazio, spero che torniate pienamente operativi nel più
breve tempo possibile.”
Ciò detto, Sunstorm fece per andarsene, ma quando passò a fianco di Dead End, questi l'afferrò per
il braccio, trattenendolo.
“Oppure c'è un'altra possibilità.” disse.
Road Hauler lo guardò con aria di sufficienza.
“E sarebbe?” chiese, beffardo.
“Potrebbe essere stato posseduto da quello che alcune razze definiscono un fantasma.” rispose Dead
End. I due ingegneri scoppiarono a ridere per l'assurdità di quella dichiarazione e trascinato da loro
anche Sunstorm emise una piccola risata prima di andarsene. Aveva solo una vaga idea di cosa
fosse un fantasma, ma gli bastava pensarci per provare un profondo senso di inquietudine.
Giunse la sera, e con essa il momento del ciclo di riposo e di ricarica. Sunstorm aveva quasi
desiderato che quel giorno il sole di Cybertron non tramontasse mai, e quando la gigantesca testa
del robot in cui si era trasformato Megatron nel corso della sua ultima battaglia spuntò all'orizzonte,
iniziò a provare disagio al pensiero che quella notte portasse con sé una nuova crisi.
Entrò nella sua stanza trovandovi Bad Boy, preoccupato quanto lui, tuttavia Sunstorm cercò di
tranquillizzarlo come meglio potè.
“Vedrai che stanotte non succederà nulla.” disse, “Mi hanno detto che può capitare, non c'è nulla di
cui preoccuparsi.”
Così dicendo, Sunstorm si collegò alla rete di alimentazione e si coricò sulla sua branda, per poi
spegnere le luci. Attese un istante immerso nell'oscurità prima di disattivarsi, poi lo fece cercando di
tranquillizzarsi con le stesse parole appena rivolte a Bad Boy.
Il Minicon attese qualche istante in più, osservando il compagno dal proprio giaciglio, ma questi
non si mosse per parecchi minuti.
Finalmente Bad Boy decise che avrebbe potuto riposare tranquillo, quand'ecco che, come accaduto
la notte precedente, gli occhi di Sunstorm si riaccesero, e il Transformer si mise a sedere di scatto.
Tuttavia non ci furono urla, anzi, non emise il benché minimo suono. Si limitò a guardarsi le mani,
a tastarsi le braccia e il torace, incurante di Bad Boy che lo osservava.
Alla fine il Minicon non ce la fece più a tacere, ed emise uno dei suoi soliti versi.
“Bi Biiii?” chiese.
Solo allora Sunstorm si voltò verso di lui, sorridendo.
“Ah!” esclamò, “Ciao B.B. ... Se tu sei qui, vuol dire che il piano d'emergenza ha funzionato.”
04 – Resurrezione
Lentamente, la memoria iniziò a tornare.
Ricordava la missione fallita – l'ennesima di una lunga serie – e l'arrivo di quel quartetto di robot.
Non avrebbe mai potuto dimenticare il senso d'impotenza provato quando il loro leader, quel
Sixshot, l'aveva sfidato e umiliato in combattimento, né la luce abbagliante del suo laser che lo
colpiva. Dopo di che ricordava solo il vuoto, e dopo un tempo interminabile il dolore, insieme ad
alcune immagini della stessa stanza in cui si era risvegliato pochi istanti fa.
Non appena vide Bad Boy che lo osservava dalla branda opposta alla sua, capì che l'estrattore di
Scintilla che aveva installato nel suo corpo aveva funzionato, e pensò che era valso tutte le
ricchezze che aveva speso per trovarne uno.
Tutti ridevano alle sue spalle, dicendo che Sunstorm era entrato nella sua élite soltanto per l'aspetto
simile al suo, ma adesso era lui l'ultimo a ridere: i due corpi dovevano essere il più possibile simili
perché il trasferimento della Scintilla e della memoria fosse sicuro, e Sunstorm era stato costruito
sulla sua medesima protoforma, così aveva fatto in modo di tenerlo il più vicino possibile. E così,
grazie al suo cervello e alla sua astuzia, era riuscito a beffare persino la morte: perché lui era
Starscream, colui che un giorno avrebbe dominato l'intero universo!
Esaurita l'euforia per il suo ritorno alla vita, Starscream prese a esaminare le cose con maggiore
calma e distacco. Secondo i sensori del corpo di Sunstorm, era trascorso parecchio tempo dalla sua
dipartita e, pur non credendo nella sua esistenza, ringraziò Primus che in qualche modo fosse
comunque riuscito a tornare. Tentò di accedere ai ricordi del proprietario del corpo in cui si trovava,
e ne avvertì la coscienza che riposava a un livello più profondo. Ciò gli permise di carpire tutte le
informazioni che desiderava senza la benché minima interferenza, venendo a conoscenza dei più
recenti avvenimenti.
Seppe così della conquista di Cybertron, della venuta dei Quintessenziani, dello stato di schiavitù
nel quale vivevano gli un tempo orgogliosi Decepticons. Venne a conoscenza anche della morte di
Cyclonus, e della serie di insulti che Sunstorm proferì sulla sua stessa tomba: tuttavia non gliene
volle, perché erano stati proprio la circostanza fortuita che aveva permesso la sua resurrezione.
Fece un breve elenco delle sue priorità.
Al primo posto, naturalmente, la vendetta: Sixshot l'avrebbe pagata, e a caro prezzo.
Poi decise che si sarebbe ripreso la leadership dei Decepticons, e già che c'era anche il dominio su
Cybertron.
Tuttavia per un progetto tanto ambizioso aveva bisogno di compagni. Guardò il Minicon che aveva
di fronte, e decise che non sarebbe stato sufficiente. Dapprima pensò a chi poteva avvicinare per
organizzare una rivolta contro i Quintessenziani, poi però gli venne un'altra idea.
Tuttavia per realizzarla avrebbe prima dovuto recarsi in un certo posto, e se voleva che la sua
assenza passasse inosservata, avrebbe dovuto partire subito.
Senza perdere tempo, scese dalla branda e uscì dalla stanza, subito seguito da Bad Boy. Si diresse a
rapidi passi verso l'uscita della base, a guardia della quale trovò Dead End e Overkill.
“Chi va là?” chiese il Transformer, accompagnato dal ringhio del compagno.
“Sunstorm.” rispose Starscream, “Esco solo a fare un giro.”
Ma Dead End gli sbarrò il passo.
“Io so.” disse.
“Che cos'è che sai?” chiese Starscream. Forse avrebbe dovuto collaudare le armi del suo nuovo
corpo prima del previsto, dopo tutto.
“So che non sei chi dici di essere.” rispose Dead End.
Starscream dovette ammettere con se stesso di essere profondamente sorpreso. La sua presenza nel
corpo di Sunstorm non l'aveva alterato in alcun modo, eppure Dead End aveva capito che non era
più lui.
Starscream si preparò ad attaccare, ma Dead End si inginocchiò ai suoi piedi, e con sguardo
adorante chiese:
“Come... com'è la morte?”
Anche Overkill si era accucciato davanti a lui, e muoveva la coda come un cane in attesa dell'osso.
Starscream sorrise.
“Noiosa.” rispose, e passò oltre.
Dead End e Overkill lo osservarono mentre si trasformava in un futuristico caccia Cybertroniano e
sfrecciava in cielo, subito imitato da Bad Boy, che ancora faticava a capire l'accaduto.
Mentre saliva sempre più di quota, Starscream percepì il piccolo caccia bianco e azzurro in cui si
era trasformato il Minicon di Sunstorm che lo continuava a seguire.
Sulle prime non ci badò, sperando che ignorandolo si stancasse di stargli addosso e se ne andasse,
ora tuttavia iniziava a essere infastidito dalla sua presenza.
Starscream accelerò, ma Bad Boy gli stette dietro.
“Vattene B.B.!” urlò allora nella radio, ma il Minicon continuava a tallonarlo da vicino. Frattanto
erano giunti ai limiti dell'atmosfera del pianeta, e Starscream tentò alcune evoluzioni fra gli sciami
di detriti e i satelliti che riempivano l'aria. Tuttavia fu completamente inutile, così decise di tornare
a ignorarlo, nella speranza che si spaventasse alla vista della loro destinazione finale.
La gigantesca testa di robot che orbitava attorno a Cybertron si stava infatti facendo sempre più
vicina, e Starscream era diretto proprio lì. Ma neppure quel luogo, che molti consideravano
maledetto dalla stessa Scintilla di Megatron, fu sufficiente a scoraggiare il fedele Minicon di
Sunstorm.
Starscream entrò all'interno dell'enorme cranio meccanico passando per un'apertura sotto l'occhio
destro, il cui cristallo protettivo era andato distrutto insieme al resto del corpo del gigantesco robot.
Starscream volò ancora per qualche centinaio di metri, poi atterrò e si trasformò, sempre seguito da
Bad Boy. I due presero poi ad avanzare per i corridoi bui di quella che un tempo era la luna
artificiale del pianeta sotto di loro, finché Starscream non si fermò improvvisamente e disse rivolto
al Minicon:
“D'accordo B.B., ultima possibilità: o te ne vai, o finirai per farti male.”
Starscream riprese a camminare, e Bad Boy riprese ad andargli dietro, per nulla intimidito
dall'avvertimento del compagno. In quell'istante, dalle tenebre davanti a loro partì un potente raggio
viola, che centrò in pieno il Minicon; Starscream riuscì invece a scansarsi facilmente di lato, come
se si aspettasse l'attacco.
Sentì dei passi che si avvicinavano, poi vide comparire un paio di occhi rossi, e infine la bocca di un
grosso cannone ancora fumante sorretto dal possente braccio di un Transformer dalle fattezze
decisamente familiari.
“Anch'io sono contento di rivederti.” disse Starscream, rivolto al nuovo arrivato, “Come te la passi,
caro il mio Megatron?”
05 – Il piano
Megatron continuava a tenere sotto tiro Starscream, il quale tuttavia non appariva minimamente
preoccupato.
“Parola d'ordine.” disse all'improvviso Megatron.
“Uff...” sbuffò l'altro, “Va bene, va bene... 'Reign of Starscream', d'accordo?”
Subito Megatron abbassò il braccio con cui reggeva l'arma, e in tono assolutamente neutro disse:
“Bentornato, padrone.”
Starscream rise. Provava un perverso piacere nell'udire quelle parole uscire dalla bocca del suo ex
leader, anche se sapeva benissimo che adesso aveva il cervello di un drone. Starscream era
incappato nel corpo senza Scintilla di Megatron durante un giro d'esplorazione nell'enorme testa che
orbitava attorno a Cybertron, pensando che si trattasse di un segno del destino. All'epoca infatti era
alla ricerca di un luogo sicuro da rendere il proprio rifugio personale, dove celare le sue scorte
personali di Energon per ogni evenienza. Aveva reso il potente Megatron il proprio cane da guardia
e, a giudicare dai corpi senza vita di esseri appartenenti alle più svariate razze che li circondavano,
finora aveva eseguito il suo compito egregiamente.
Perso in quei pensieri, Starscream si inoltrò ulteriormente nel dedalo di corridoi, seguito dal corpo
privo di volontà di Megatron, che arrancava dietro di lui con la sua camminata scattosa e incerta.
Finalmente giunsero al deposito di Energon, dove si trovava una vera e propria montagna di cubi
stracolmi d'energia che risplendevano di luce cangiante; lì si trovavano anche alcuni personali trofei
di Starscream, perlopiù armi sottratte ai guerrieri che aveva sconfitto, e una copia di sicurezza della
sua memoria.
Per prima cosa provvide ad aggiornare proprio quest'ultima, dato che grazie a Sunstorm era venuto
a conoscenza di informazioni decisamente interessanti che non poteva assolutamente permettersi di
perdere. Poi si fece aiutare dal drone Megatron a caricare una piccola navetta stealth che aveva
nascosto in un locale adiacente, portando a bordo dell'Energon e tutte le armi in suo possesso.
Adesso era pronto per tornare su Cybertron e passare alla fase successiva del piano. Tuttavia si rese
conto che avrebbe potuto avere ancora bisogno di aiuto, così decise di portare con sé il suo drone di
guardia. C'era tuttavia un'alta probabilità che qualcuno ne riconoscesse le fattezze, pertanto decise
di camuffarlo; non avendo a disposizione un apparecchio per la riformattazione, adoperò ciò che
aveva sotto mano, vale a dire alcuni prodotti che aveva acquistato in passato per soddisfare la
propria vanità, come vernici protettive o costosi lucidanti, coi quali tentò di mascherare almeno un
po' l'aspetto di Megatron. Il risultato fu abbastanza soddisfacente: la corazza, un tempo argentata,
ora risplendeva di verde brillante, mentre tutte le parti più scure tendevano ora al viola. Solo
l'elmetto era rimasto del colore originale, mentre il volto era di un turchese molto scuro. Non
avrebbe superato un'analisi approfondita, tuttavia contava che il buio della notte e la scarsa
attenzione degli altri Decepticons gli permettessero di passare inosservato.
Si imbarcò insieme al drone e fece rotta per la superficie del pianeta, atterrando in una zona
completamente deserta alla periferia di Iacon.
Starscream fece trasformare il drone e caricò su di esso tutto il materiale che riuscì a trasportare, poi
avanzò deciso verso una zona brulla nelle vicinanze, risultato del bombardamento effettuato dalla
flotta degli Autobots per tentare di arginare l'ondata di Horrorcons che aveva invaso il pianeta.
Naturalmente non era servito a granché, dato che le terribili fiere meccaniche venivano
continuamente rigenerate dal computer noto come Vettore Sigma... la meta finale del viaggio di
Starscream.
Prima di avere accesso ai ricordi di Sunstorm, Starscream non avrebbe mai immaginato che un
simile tesoro si celasse nel sottosuolo di quel luogo abbandonato: benchè inattivo da migliaia di
anni, era stato in grado di creare un esercito in pochissimo tempo. Starscream intendeva servirsene
per creare la propria brigata personale, e usarla per ottenere la sua vendetta.
Come si aspettava, il tunnel d'accesso al complesso sotterraneo era guardato a vsita, tra l'altro da
due vecchie conoscenze: si trattava di Motormaster e Drag Strip, che al momento erano compagni
di squadra di Sunstorm, perciò Starscream sperava lo lasciassero passare senza troppe storie.
Purtroppo la sua speranza fu vana.
“Che ci fai qui?” chiese il Minicon rivolto a lui.
Starscream fece cenno al drone che lo seguiva di fermarsi, poi rispose:
“Devo solo portare questo Energon nel complesso sotterraneo. Ordine di Sixshot.”
Motormaster era dubbioso.
“Non siamo stati informati.” disse, “Dovremo verificare... a proposito, e quello chi è?”
Naturalmente si riferiva al drone Megatron. Starscream si maledì, perché con tutta la fatica fatta per
camuffarlo, non aveva pensato che qualcuno volesse conoscere il suo nome. Fece il possibile per
richiamare alla mente tutti i nomi cui riusciva a pensare, cercandone uno che non destasse sospetti:
“Starscream, Thrust, Megatron, Sunstorm...”
E finalmente decise.
“Si chiama Megastorm.” disse, “Non parla molto, è uno nuovo.”
Drag Strip lo guardò piegando la testa di lato.
“Non so,” disse, “mi ricorda qualcuno... ehi, tu! Trasformati e presentati come si deve... e poi, dove
sono i vostri Minicons?”
Starscream decise che la piega che stava prendendo quella situazione non gli piaceva affatto.
Doveva togliere di mezzo quei due scocciatori, ma nel modo il più discreto possibile.
Fulmineo, sollevò il braccio destro, facendone uscire l'arma nascosta all'interno. Fece fuoco,
attendendosi il raggio Energia Zero con cui era equipaggiato il suo corpo originale, invece si
sorprese nel vedere che ne fuoriuscì una scarica elettrica di colore giallo, che colpì entrambi i suoi
avversari, mandandoli al tappeto.
Stupito dall'efficacia dell'arma, Starscream l'analizzò meglio: era un emettitore di impulsi
elettromagnetici, meno preciso del raggio cui era abituato, ma altrettanto efficace a distanza
ravvicinata. Percepì dai ricordi di Sunstorm che era tarato sulla medesima radiazione emessa dalle
stelle, che il suo proprietario aveva scelto per tenere fede al proprio nome. Starscream pensò che gli
ci sarebbe voluto un po' per abituarsi a usarlo, ma decise che gli piaceva.
Finalmente Starscream e Megastorm – come aveva deciso di chiamarlo d'ora in poi – giunsero alla
camera dove si trovava il Vettore Sigma. La sfera dorata al centro del locale riluceva debolmente e
ruotava lentamente su se stessa: come sperato da Starscream, nessuno si era preso la briga di
disattivare il computer, il che gli avrebbe permesso di procedere alla creazione della sua armata.
Tuttavia ora che stava per procedere, all'improvviso Starscream venne assalito da un dubbio: e se il
suo esercito si fosse dimostrato impossibile da controllare e gli si fosse rivoltato contro?
Era un'eventualità che non aveva finora considerato. Probabilmente lo stesso Sixshot aveva dotato
gli Horrorcons di un'intelligenza limitata proprio per evitare simili problemi, tuttavia Starscream
avrebbe preferito avere dei soldati capaci, non delle bestie senza cervello, pertanto non poteva
adottare la medesima soluzione.
Decise infine di procedere per gradi: avrebbe iniziato creando un solo guerriero, tanto per provare,
poi una piccola élite, alla quale avrebbe poi affidato il controllo del suo esercito una volta che ne
avesse verificato l'affidabilità.
Si avvicinò al terminale del Vettore Sigma, il quale era in attesa di input; Starscream armeggiò un
po' con i comandi, ma senza ottenere nulla.
“Vai al diavolo!” esclamò, dando luogo a conseguenze inaspettate.
Infatti il drone al suo fianco interpretò l'imprecazione come un ordine, mettendosi a camminare in
direzione della sfera dorata al centro della stanza; d'improvviso, sullo schermo comparve la
richiesta se procedere o meno con la riparazione del Transformer individuato dagli scanner.
Starscream pensò che non aveva nulla da perdere: in ogni caso la sua memoria era vuota, non c'era
pericolo che Megatron tornasse a vivere. Pertanto rispose affermativamente alla richiesta,
generando un lampo di luce che gli impedì di assistere al processo in corso.
Pochi istanti dopo, dalla luce riemerse il drone completamente riparato. I suoi movimenti non erano
più scattosi e impacciati, nel suo sguardo brillava una profonda intelligenza e quando parlò la sua
voce non aveva più un tono piatto.
“Identificativo?” chiese, rivolto a Starscream.
“Megastorm.” rispose l'altro, “Sarai il mio braccio destro... sarà divertente dare ordini a un robot
con il tuo volto.”
Naturalmente Starscream intendeva dire che per lui sarebbe stato come dare ordini a Megatron, ma
il nuovo arrivato non capì.
Anche se aveva appena ottenuto un nuovo alleato, Starscream aveva sempre il problema di crearne
altri. Era riuscito a individuare un'opzione che consentiva di realizzare un progetto già definito,
tuttavia non possedeva le conoscenze ingegneristiche necessarie per realizzarne uno.
Cosa poteva fare? Realizzare un'armata di copie di Megatron? Oppure di se stesso?
Quest'idea in effetti lo solleticò per un istante, poi decise di accantonarla: qualcuna delle sue
creature, magari un po' troppo zelante, avrebbe potuto tentare di sostituirlo, esattamente come aveva
fatto lui con Sunstorm... se avessero finito per assorbire anche tratti del suo carattere, era
un'eventualità non proprio da scartare.
Poi ebbe un'idea: sulla Terra aveva avuto modo di osservare i progetti di alcuni mezzi trasformabili
– Vehicons li chiamavano gli indigeni – che erano abbastanza semplici perché anche lui li
comprendesse. Riuscì in breve tempo a richiamarli alla mente e a inserirli nel Vettore Sigma, il
quale provvide a dotarli in automatico di un cervello elettronico e di una Scintilla.
“Finalmente!” esclamò Starscream, mentre la stanza si inondava nuovamente di luce, “Ecco la
nascita della mia personale brigata, che mi fornirà i mezzi per riprendermi ciò che è mio di diritto:
la leadership dei Decepticons e il dominio su Cybertron!”
06 – Interludio
Pochi minuti prima, Sixshot era seduto al tavolo della vecchia sala della guerra degli Autobots con i
suoi tre luogotenenti, Apeface, Grimlock e Octane, coi quali stava discutendo di nuove strategie per
recuperare la Matrice.
“Secondo l'ultimo rapporto dal settore di Quintessa,” disse il Six Changer, “il nostro bersaglio si è
rimesso in movimento. Il tempo a nostra disposizione sta per scadere, la prossima volta dobbiamo
essere certi di recuperare la Matrice, o sarà stato tutto inutile.”
Gli altri lo guardarono con aria grave, annuendo.
“Dannati Autobots!” esclamò Octane, “Il mio ultimo piano era perfetto, non capisco come siano
riusciti a sfuggirci...”
“Tuo piano non essere perfetto,” intervenì Grimlock, “me Grimlock dire piuttosto che tuo piano
essere vile.”
Sixshot percepì immediatamente che l'ambiente iniziava a scaldarsi, così per evitare ulteriori
diatribe intervenne dicendo:
“L'idea di barattare la Matrice per qualcosa che gli Autobots vogliono è buona. Visto che non
sappiamo dove si trovano, potrebbe essere l'unico modo per farli uscire allo scoperto... basterebbe
offrire loro la giusta controparte per uno scambio, qualcosa cui non potrebbero dire di no.”
Intervenne Apeface.
“Altri umani?” suggerì, ma Grimlock lo fulminò con lo sguardo e capì che la sua idea non era stata
gradita.
“Forse...” mormorò Octane, “E se gli offrissimo i prigionieri catturati durante l'attacco a
Cybertron?”
Sixshot scosse la testa.
“Sono perlopiù Autobots,” disse, “tutti pronti al sacrificio. Dubito che si lasceranno usare come
merce di scambio, è più probabile che si elimino da soli... abbiamo visto tutti cos'ha fatto Scamper,
quando l'abbiamo messo alle strette.”
Apeface annuì, ricordava ancora l'estremo sacrificio compiuto dal suo avversario, che era quasi
riuscito a portarlo con sé alla Fonte.
“E se provassimo a infiltrare altri dei loro dopo averli riprogrammati, come fatto con Inferno e
Blades?” suggerì Octane.
Prima che l'ipotesi venisse vagliata, Grimlock si alzò di scatto, battendo i pugni sul tavolo.
“Cosa?!?” esclamò, “Voi avere fatto anche questo?!? Me Grimlock dire no!!!”
Il Triple Changer era su tutte le furie, ma la cosa non sembrava preoccupare Sixshot.
“Calmati, amico mio.” disse, “Sono tempi disperati, e tempi disperati richiedono...”
“Me Grimlock essere stufo di questa storia!” lo interruppe l'altro, voltandogli le spalle e facendo per
andarsene. Quando giunse alla porta, si voltò ancora per un momento e aggiunse:
“Me Grimlock capire che tempo essere quasi scaduto, ma me Grimlock non volere essere complice
di questo. Se voi volere l'aiuto di me Grimlock, voi pensare a un altro piano... altrimenti me
Grimlock combattere questa guerra da solo.”
Ciò detto, uscì dalla stanza e sparì.
“Stupido bifolco.” lo apostrofò Octane, “Non ha ancora capito che il suo stupido senso dell'onore è
inutile...”
Nessuno commentò le parole del Triple Changer, anche se Apeface pareva decisamente turbato dai
discorsi di Grimlock.
“Torniamo al piano.” propose Sixshot, “L'idea dell'infiltrato non è malvagia, ma dopo quanto
accaduto con Inferno e Blades, gli Autobots saranno sicuramente più sospettosi.”
“Non serve che lo conducano alla loro base,” disse Octane, “basterebbe riuscire a individuarne uno.
Sarà sufficiente scegliere l'agente giusto, qualcuno che non possano permettersi di ignorare...”
Improvvisamente Sixshot capì dove voleva arrivare il compagno.
“Intendi dire... lui?” chiese, ma l'altro non ebbe modo di rispondere, perché all'improvviso suonò
l'allarme generale.
“Che succede?” chiese Apeface, che era quasi balzato dalla sua sedia.
Sixshot era già in piedi e pronto all'azione.
“Qualcuno ha attivato il Vettore Sigma.” disse, “Apeface, raduna una squadra e recati alle rovine di
Kaon, io vi precedo; Octane, tu resta in attesa di ordini: potrebbe essere solo un diversivo di quei
dannati fuggitivi per liberare i loro amici dalle carceri.”
Tutti si affrettarono a eseguire gli ordini, mentre Sixshot raggiungeva l'esterno e, trasformatosi in un
futuristico caccia dalle linee aggressive, sfrecciò nel cielo notturno di Cybertron alla massima
velocità.
07 – I Combaticons
Starscream osservava soddisfatto il risultato dell'opera del Vettore Sigma.
Con Megastorm al suo fianco, stava passando in rassegna la fila di veicoli militari terrestri che era
appena comparsa dalla luce accecante emessa dalla sfera dorata che luccicava al centro della stanza.
Il primo veicolo era un elicottero blu scuro e rosso, un HH-60 Pave Hawk che, colore a parte, era in
tutto e per tutto identico a un Vortex dell'esercito statunitense. Il mezzo cambiò improvvisamente
forma, facendo spuntare una coppia di gambe e trasformando la coda in un paio di braccia.
“Identificativo?” chiese, attraverso un altoparlante, essendo sprovvisto di un volto.
Starscream lo osservò un istante, poi rispose:
“Tu sarai Rotor.”
Il Transformer fece poi qualche passo, arrivando di fronte a un carro armato T-55 di colore azzurro,
basato sul progetto dei Warpath russi.
“Tu invece ti chiamerai Armorhide.” disse Starscream, mentre anche questo veicolo assumeva una
forma antropomorfa: aveva tenaglie al posto delle mani e la torretta del cannone al posto della testa;
al suo fianco si trovava un fuoristrada HMMWV M114GR verde, che ben presto assunse le fattezze
di un robot con un grosso cannone sul braccio.
“Rollbar.” disse Starscream, indicandolo e passando poi oltre.
Il successivo era un caccia di un azzurro molto chiaro, con delle bande nere sulle ali. Aveva già
cambiato forma, e da sotto la fusoliera spuntavano braccia e gambe bianche e arancioni.
“Se non erro,” disse Starscream, “tu sei identico ai caccia di quel paese terrestre chiamato Cina...
Air Raid mi pareva si chiamassero... tu invece sarai Movor.”
Al fianco di quest'ultimo, si trovava un altro aereo, ma mentre Movor aveva le fattezze di un Sukhoi
SU-30MKK, quest'altro assomigliava a un F-15 Eagle americano, ed era quasi totalmente bianco.
“Ti chiamerò Slingshot.” disse Starscream, ma il nuovo arrivato non sembrava troppo soddisfatto e
borbottò qualcosa.
“Ti chiedo scusa,” disse Starscream, beffardo, “ma inizio a essere a corto di nomi.”
Nessuno rise alla sua battuta, il che fece pensare a Starscream di aver ottenuto proprio ciò che
voleva: un commando scelto e ligio al dovere. Restava da vedere quanto fossero affidabili e se
sarebbero stati utili in battaglia.
In quel momento, nonostante si trovassero nel sottosuolo, Starscream e il resto della sua nuova
armata udirono un boom sonico fendere l'aria sopra di loro.
“Abbiamo compagnia...” disse Starscream. Ovviamente prima o poi sapeva che avrebbe dovuto
combattere, ma non sospettava certo di doverlo fare tanto presto.
“Oh, beh!” esclamò, “Sarà l'occasione di vedere quanto valete. Megastorm, porta su gli altri e
catturate il nuovo arrivato... lo voglio funzionante, potrebbe avere delle informazioni utili.”
Megastorm annuì, e trasformandosi in un carro armato M1 Abrams guidò il resto dei guerrieri verso
la superficie.
“Sembrano dei combattenti disciplinati e in gamba.” pensò Starscream, “Credo che li chiamerò
Combaticons.”
Sixshot atterrò silenzioso come un gatto, anche se era perfettamente consapevole dell'inutilità della
cosa. Giungendo sul luogo si era fatto prendere dalla fretta e aveva infranto la barriera del suono,
rivelando la propria posizione. Si disse che comunque i rinforzi erano in arrivo e che la discrezione
non era necessaria, specie con una minaccia tanto vicina al luogo dove riposavano Alpha
Quintesson e i membri della sua corte.
Il Six Changer si diresse con passo deciso verso la botola d'accesso al complesso sotterraneo dov'era
custodito il Vettore Sigma, incappando così nei corpi di Motormaster e Drag Strip. Sixshot utilizzò i
propri sensori per accertarsi delle loro condizioni, scoprendo che erano semplicemente in Blocco
Statico: non che la cosa importasse, tuttavia erano pur sempre due guerrieri in meno che avrebbe
dovuto pensare a rimpiazzare.
Mosse ancora qualche passo verso la galleria d'ingresso, e ci mancò poco che una bordata di
cannone laser lo centrasse in pieno; i riflessi eccezionali di Sixshot l'avevano salvato ancora una
volta e adesso il leader dei Decepticons era pronto a contrattaccare.
Dal sottosuolo emerse un gruppo di veicoli dal look antiquato e dai colori sgargianti, i quali si
trasformarono assumendo una serie di configurazioni bizzarre. Solo uno di essi aveva un aspetto per
così dire tradizionale, accompagnato a lineamenti che Sixshot non poteva non riconoscere, dopo
averli visti così tante volte nelle registrazioni.
“Megatron!” esclamò, ma l'altro sembrava indifferente.
Quando finalmente realizzò che si riferiva a lui, rispose:
“Ti sbagli. Il mio nome è Megastorm.”
In effetti era abbastanza comune che i Cybertroniani costruiti sulla medesima protoforma si
assomigliassero, così Sixshot pensò di essere semplicemente incappato in un sosia.
“Le mie scuse.” disse, “Adesso però tu e i tuoi compagni dovete arrendervi e seguirmi, o sarò
costretto ad annientarvi.”
“Impossibile.” replicò Megastorm, “Il nostro padrone ci ha ordinato di catturarti e di portarti da lui.”
“Interessante.” disse Sixshot, “E chi sarebbe il vostro padrone?”
Megastorm fece per rispondere, poi si rese conto che non lo sapeva. Guardò un po' gli altri, ma
nessuno venne in suo aiuto, al che rispose:
“Lo vedrai quando ti porteremo da lui.”
Megastorm non aveva ancora terminato la frase che il suo cannone stava già facendo fuoco
all'indirizzo di Sixshot, che evitò il colpo appiattendosi al suolo assumendo la forma di un'auto.
“Niente male,” disse il Six Changer, “ma neppure io sono l'ultimo arrivato, per potenza di fuoco!”
Pronunciando queste parole, Sixshot divenne un cannone, aprendo il fuoco contro gli avversari, che
per tutta risposta si dispersero. Rotor, Movor e Slingshot spiccarono il volo nelle rispettive forme
alternative, colpendo Sixshot con tutto ciò che avevano, ma il loro avversario cambiò ancora forma,
divenendo un'unità antiaerea e lanciando contro di loro una salva di missili.
Il terzetto di robot volanti riuscì a evitare l'attacco, ma d'improvviso Sixshot divenne un caccia e li
affrontò direttamente nei cieli, riuscendo ad abbattere Movor. Slingshot stava per subire il
medesimo destino, quand'ecco Armorhide intervenire a favore del compagno, e colpire Sixshot a
un'ala con un preciso tiro del suo cannone.
Sixshot cadde in picchiata, riprendendosi all'ultimo istante e assumendo forma di robot. Rollbar fu
su di lui in un istante, puntandogli il cannone alla testa per farlo arrendere, ma Sixshot fece scattare
gli artigli sugli avambracci e con un movimento fulmineo fece a fette la canna dell'arma. Con una
spazzata fece cadere Rollbar all'indietro, per poi sfuggire a una nuova scarica dall'alto di Rotor con
una serie di veloci capriole all'indietro.
Tuttavia ben presto lo spazio a sua disposizione finì, trovandosi con un grosso cumulo di macerie
alle spalle. Per nulla scoraggiato, Sixshot vi balzò contro, spingendosi con le gambe contro di esso e
saltando verso l'elicottero sopra di lui, divenendo nel frattempo un felino meccanico. Rotor riuscì a
scansarsi, tuttavia perse il suo assetto e finì per precipitare al suolo.
Sixshot capì che non avrebbe potuto tenere loro testa ancora a lungo, ma dei rinforzi non c'era
traccia. Decise di tentare il tutto per tutto e di entrare nel complesso sotterraneo per togliere di
mezzo il misterioso capo di quegli strani guerrieri, nella speranza di porre fine allo scontro.
Sempre in forma di bestia, scattò in avanti, proiettando una coppia di ologrammi identici a lui per
confondere i nemici ed eseguendo repentini scatti laterali per scambiarsi di continuo posizione con
le sue copie olografiche. Era ormai giunto alla botola d'accesso che una potente esplosione lo
investì, facendolo cadere all'indietro, ventre al cielo; da quella posizione vide Megastorm che lo
dominava dall'alto, il cannone pronto al fuoco, mentre gli diceva di arrendersi.
Poco dopo, Sixshot fu scortato in catene dal Vettore Sigma, al cospetto del misterioso leader del
gruppo, che si rivelò essere Sunstorm.
“Che ne pensi dei miei guerrieri?” chiese quest'ultimo, beffardo.
“Bizzarri, ma efficaci, te lo concedo.” rispose Sixshot, “Posso sapere quali sono le tue intenzioni?
Era un modo per attirare la mia attenzione o..?”
Ma l'altro non lo lasciò finire.
“Non voglio la tua attenzione...” disse, “Voglio eliminarti, voglio la leadership dei Decepticons,
voglio il dominio assoluto di Cybertron! E se i miei Combaticons sono stati in grado di sottomettere
persino te, non c'è più nulla che possa impedirmi di ottenere ciò che desidero!”
In quell'istante, Sixshot percepì una lieve vibrazione del terreno e sorrise.
“Ma davvero?” chiese, “E se invece ti dicessi che qua fuori ci sono Apeface e un centinaio di
Horrorcons che la pensano diversamente, cosa faresti?”
08 – L'ultima carta
Sulle prime Starscream non capì. Era talmente preso dall'euforia per la sua prima vittoria che
impiegò qualche istante per realizzare le parole di Sixshot.
Poi, non appena gli fu chiara la situazione, disse rivolto al leader dei Decepticons:
“Stai bluffando.”
Sixshot rise.
“Se lo dici tu...” rispose, con una vena d'ironia che fece andare Starscream su tutte le furie.
Con la distruzione della parte in superficie del complesso dove si trovava il Vettore Sigma, erano
andati perduti anche tutti i dispositivi di sorveglianza con cui era attrezzato; l'unico modo per
accertare la veridicità delle parole di Sixshot era recarsi in superficie di persona.
“Movor, vieni qui!” ordinò Starscream, subito obbedito dal Combaticon.
Insieme all'Energon, il Decepticon dissidente aveva portato con sé dalla sua riserva personale anche
alcune armi e apparecchi che avrebbero potuto essergli utili. Uno di essi era un dispositivo criptante
simile a quello di Skywarp, che Starscream provvedette a installare sulla fusoliera di Movor.
“Renditi invisibile e fai un rapporto sulla situazione all'esterno.”
L'ordine di Starscream venne immediatamente eseguito; in breve, Movor fece rapporto: purtroppo
Sixshot aveva detto la verità. Un trasporto truppe era appena atterrato nelle vicinanze
dell'installazione dove si trovavano, portando con sé un ingente carico di Allicons e Rapticons.
Starscream riconobbe Apeface nel gorilla meccanico alla testa dell'esercito, in mezzo al quale molto
probabilmente si trovavano anche altri Decepticons.
Movor ricevette l'ordine di continuare a monitorare la situazione, mentre Starscream pensava a un
piano. Poi il suo sguardo cadde sulla sfera dorata del Vettore Sigma, e Starscream maledì la propria
stupidità: non importava quanti fossero i nemici, avrebbe sempre potuto creare un'armata grande il
doppio.
Ritrovando fiducia, si diresse alla console di comando ridendo, poi disse a Sixshot:
“I tuoi amici possono essere quanti vogliono, finché avrò il Vettore Sigma non posso perdere!”
Inserì la sequenza di comandi per replicare le ultime creazioni dell'antico computer, ma quando
ebbe terminato sullo schermo apparve un messaggio che non si attendeva.
Energia insufficiente.
“Ferraglia!” imprecò Starscream, battendo il pugno sul terminale, “Come sarebbe a dire, 'energia
insufficiente'?!? Questo affare ha creato centinaia di Horrorcons in pochi click, non può aver
esaurito l'Energon per questa manciata di guerrieri...”
Sixshot sorrise.
“Pensavi davvero che avrei lasciato solo un paio di guardie a sorvegliare qualcosa di tanto
importante quanto il Vettore Sigma?” chiese, “Ho inserito un dispositivo di sicurezza che regola
l'afflusso energetico proveniente dal cuore del pianeta... l'ho attivato non appena hai creato il tuo
primo soldato, anzi, sono sorpreso che tu sia riuscito a farne nascere così tanti con le poche riserve
rimaste...”
Starscream si stava facendo nuovamente prendere dal panico, poi il suo sguardo cadde sui cubi di
Energon accatastati in fondo alla stanza: originariamente li aveva portati per il sostentamento del
suo nuovo esercito, invece si sarebbero dimostrati utili per crearlo.
“Rollbar, Armorhide.” disse, “Prendete quell'Energon e usatelo per ripotenziare il Vettore Sigma:
avrò il mio esercito, e con esso la vittoria su...”
Venne interrotto dalla fragorosa risata di Sixshot.
“Devi essere pazzo...” disse quest'ultimo, “Hai la benché minima idea di quanto Energon serva per
accendere una Scintilla? Anche se le materie prime qui non mancano, alla fine ti ritroveresti con
un'armata di gusci vuoti... al massimo, con quell'Energon riusciresti a creare un paio di guerrieri.
Arrenditi finché sei in tempo, ti prometto che non ti ucciderò...”
Ma Starscream non udì neppure le ultime parole dell'avversario prigioniero di Megastorm: la sua
mente era alla disperata ricerca di una via d'uscita da quella situazione. Movor aveva appena
comunicato l'inizio dell'avanzata dei nemici in superficie, non c'era più molto tempo... poi ebbe
l'idea.
Senza dire una parola, guardò Sixshot e sorrise. Poi inserì un nuovo progetto nel Vettore Sigma,
dando inizio alla sua realizzazione. La sfera dorata brillò più intensamente che mai, la stanza stessa
prese a tremare, mentre l'ambiente si saturava di vapore e scintille.
“La vittoria sarà mia.” sentenziò Starscream, “I tuoi amici là fuori avranno una bella sorpresa.”
Frattanto all'esterno, Apeface guidava la carica dei Decepticons. Al suo fianco aveva Breakdown,
Wildrider, Devastator e Scavenger in forma di veicolo, insieme ai quali guidava la carica degli
Allicons. In cielo, Skywarp e Buzzsaw coordinavano le azioni dello stormo di Rapticons, mentre
Thundercracker e Frenzy si erano fermati per assistere Motormaster e Drag Strip, trovati in Blocco
Statico a poca distanza dal luogo dell'atterraggio.
Apeface era preoccupato per Sixshot. Anche se il Six Changer era un formidabile guerriero, era
andato in avanscoperta da solo, senza neppure conoscere l'entità delle forze nemiche, e poiché non
lo vedeva da nessuna parte temeva che fosse stato sconfitto. Perciò il gorilla meccanico accelerò il
passo, ordinando la carica delle forze sotto il suo comando.
D'improvviso il suolo iniziò a tremare, e non per le centinaia di pesanti gambe che lo percuotevano:
la scossa proveniva dal sottosuolo, un fenomeno del tutto anomalo per un pianeta artificiale come
Cybertron. Poi il terreno davanti ad Apeface prese a gonfiarsi, finché il metallo di cui era composto
non si lacerò come carta, portando alla luce un immenso pugno di colore giallo.
Nonostante la loro scarsa intelligenza, persino gli Horrorcons si bloccarono di fronte a quella vista,
ma non tutti fecero in tempo a sfuggire alla comparsa di un altro pugno enorme a poca distanza, al
quale fece seguito un colossale braccio verde e argentato.
Ci fu poi un'esplosione che scagliò centinaia di detriti nell'aria, abbattendo decine di Rapticons in
volo, mettendo a dura prova persino le abilità di Skywarp e Buzzsaw, che si salvarono per un soffio.
Quando il fumo si fu diradato, davanti all'esercito dei Decepticons era comparso un robot di
dimensioni incredibili, privo di gambe e mosso da cingoli, il cui corpo era un vero e proprio
arsenale ambulante.
Il primo a parlare fu Devastator.
“Me lo ricordo!” esclamò, “È quel robot gigante che abbiamo costruito sulla Terra per conto degli
umani... ma era stato distrutto! E come mai è qui?”
Devastator non aveva sbagliato di molto. Il colosso che aveva davanti era pressoché identico a
Bruticus, la portaerei di classe Nimitz trasformabile che i Decepticons avevano progettato per
l'attacco a New York di qualche anno prima, eccezion fatta per qualche dettaglio cromatico.
Tuttavia non si trattava di Bruticus, ma del frutto dell'ultimo progetto sottoposto al Vettore Sigma
da Starscream, la sua ultima carta per tentare di capovolgere l'esito di uno scontro che sembrava
perso in partenza.
Le bocche da fuoco sparse su tutto l'immenso torace del robot gigante si spalancarono, mentre si
preparava ad aprire il fuoco.
“Ruination distrugge!”
09 – Lotta intestina
L'apparizione del nuovo, colossale avversario aveva scatenato il panico tra le fila dei Decepticons.
Gli Horrorcons capirono subito di non avere possibilità contro un nemico di tale calibro e iniziarono
a scappare in tutte le direzioni, finendo per scontrarsi fra di loro e genere una tremenda confusione;
gli altri Decepticons facevano del loro meglio per bloccarli e riorganizzarli, ma invano.
A causa delle vibrazioni prodotte dai cingoli del gigante di fronte a lui, Apeface riusciva a malapena
a restare in equilibrio sulle sue quattro zampe di gorilla, eppure non non intendeva ritirarsi, non
quando tutto dipendeva da lui.
“Breakdown!” urlò, “Prendi con te Wildrider e cerca di bloccare tutti gli Allicons che puoi,
dobbiamo...”
“Dobbiamo scappare anche noi, ecco cosa!” lo interruppe il Transformer, “Non esiste che io
combatta contro una simile mostruosità... per cui ti auguro buona fortuna e ti saluto!”
Così dicendo, si trasformò in una Honda Civic Type R my2009 e si unì alla massa di creature
meccaniche in fuga, subito seguito dal Voxan Street Scrambler in cui si era tramutato il suo
Minicon. Apeface imprecò, però dovette ammettere con se stesso che forse i due Cybertroniani
avevano ragione: come potevano battersi contro una simile mostruosità?
A ulteriore conferma dei suoi pensieri, in quel mentre Ruination abbassò il pugno, percuotendo il
suolo con violenza e generando un'onda d'urto che fece letteralmente volare via tutto quello che
investì. Lo stesso Apeface si ritrovò proiettato in aria, tuttavia riuscì in qualche modo a trasformarsi
in caccia e a stabilizzarsi, evitando di subire danni.
Un istante dopo, Skywarp comparve al suo fianco con un suggerimento.
“Ci serve Trypticon!” disse.
Apeface fu subito d'accordo e si affrettò a contattare Octane alla base.
“Octane, mandaci Trypticon!” urlò nel comunicatore, “E subito!”
“I danni non sono ancora stati completamente riparati,” rispose la voce dell'altro via radio, “sarebbe
meglio non...”
“Non c'è altra scelta!” esclamò Apeface, “Mandalo qui, oppure siamo spacciati!”
Se Octane fu disturbato dal ricevere ordini da Apeface non lo diede a vedere. Si limitò a rispondere
che avrebbe provveduto immediatamente a mobilitare il Decepticon dalle fattezze di dinosauro, che
li avrebbe raggiunti in poche centinaia di click.
Apeface chiuse la comunicazione, poi rivolto a Skywarp disse:
“Sarà qui tra poco.”
“Bene.” rispose il Transformer, “Adesso sarà 'solo' sufficente sopravvivere abbastanza a lungo.”
Apeface non poté trattenere una lieve risata di fronte alla battuta del compagno, nonostante proprio
in quel momento Ruination avesse aperto il fuoco contro di loro coi potentissimi mortai sulla sua
schiena.
Al riparo nelle profondità del complesso che ospitava il Vettore Sigma, Starscream poteva già
assaporare il gusto della vittoria. Le immagini trasmesse da Movor, in modalità stealth sopra il
campo di battaglia, mostravano Ruination nell'atto di spazzare via dai cieli i Rapticons superstiti e i
loro leader Decepticon, che venivano abbattuti uno dopo l'altro dai potenti colpi di mortaio del
colossale Combaticon.
Grazie alle avanzate armi che aveva aggiunto al progetto del Vehicon originale, Ruination risultava
essere persino più potente del suo predecessore Bruticus; proprio per questo, per evitare che tanta
forza lo facesse rivoltare contro di lui, Starscream non lo aveva fatto dotare di un cervello
sofisticato come quello dei suoi compagni, in modo da limitare il suo spirito d'iniziativa.
Forse non era elegante, tuttavia Ruination era una vera e propria forza della natura, come Apeface
stava per scoprire in prima persona. Un colpo esploso troppo vicino al suo propulsore infatti lo
aveva appena fatto precipitare al suolo, proprio lungo la traiettoria del colosso avversario, che
proseguiva nella sua inesorabile avanzata. La cosa non sfuggì a Starscream, che per gustarsi meglio
la fine del nemico chiese a Movor di stringere il campo dell'inquadratura su di esso.
Mentre Starscream si apprestava a godersi lo spettacolo, Sixshot avvertì tutta l'urgenza di liberarsi:
se non avesse fatto qualcosa, ben presto i nemici sarebbero giunti a Iacon, minacciando l'incolumità
di Alpha Quintesson e la sua corte. Tuttavia i suoi carcerieri lo tenevano costantemente sotto tiro,
impedendogli di agire. Aveva già allentato i ceppi che lo legavano col dorso degli artigli sugli
avambracci, sarebbe bastato solo un momento di distrazione per liberarsi e fuggire...
Le preghiere di Sixshot vennero esaudite e il suo diversivo giunse proprio dall'alto dei cieli, quasi
fosse l'opera di un potere più grande.
Un enorme sottomarino di classe borei venne sganciato da una nave da trasporto, e il vascello
terrestre precipitò proprio su Ruination, colpendolo in pieno torace. Il colosso su cingoli vacillò e
cadde all'indietro, riuscendo comunque a mantenere la posizione eretta sostenendosi sulle potenti
braccia. Nel frattempo il sottomarino di fronte a lui ebbe modo di trasformarsi, assumendo le
spaventose fattezze dell'imponente Trypticon, il cui ruggito venne udito persino nella camera
sotterranea dove si trovavano Sixshot e i suoi carcerieri.
Quello fu il segnale per agire del Six Changer, il quale spiegò le ali sulla schiena per far perdere
l'equilibrio a Megastorm, per poi liberarsi delle catene e sfuggire con una capriola al fuoco
incrociato di Rollbar e Slingshot.
Avendo provato già il potere dei Combaticons in prima persona, il leader dei Decepticons decise
che la fuga era l'opzione più sensata, pertanto dopo aver assunto le fattezze di una veloce auto viola
e nera sparì nel corridoio che conduceva verso la superficie a tutta velocità.
Starscream non esitò un istante.
“Inseguitelo!” ordinò, subito obbedito da tutti i Combaticons. Tuttavia Sixshot era troppo veloce per
loro, riuscendo a raggiungere la superficie in breve tempo.
Non appena riprese le sue fattezze di robot, sentì una voce che lo chiamava.
“Apeface!” rispose al Triple Changer che si stava avvicinando a lui a grandi passi: evidentemente
era riuscito a togliersi d'impiccio grazie all'arrivo dei rinforzi.
“Come vanno le cose?” chiese poi Sixshot.
“Meglio.” replicò l'altro, “Chi sono i nemici?”
“Stanno arrivando.” rispose il Six Changer indicando l'apertura dalla quale era appena uscito, dalla
quale emersero ben presto i Combaticons al gran completo, con l'eccezione del solo Movor, il quale
comunque sopraggiunse ben presto dall'alto.
“Non avete speranza.” sentenziò Megastorm, sollevando il braccio col cannone, “Arrendetevi
subito.”
In quell'istante tuttavia atterrarono al fianco dei due Decepticons Skywarp, Buzzsaw e
Thundercracker, mentre Frenzy, Devastator, Scavenger, Motormaster e Drag Strip
sopraggiungevano via terra.
“Stavolta non sono più solo.” disse Sixshot, mentre Decepticons e Combaticons si scagliavano gli
uni contro gli altri, dando inizio alla battaglia finale.
10 – Scontro decisivo
L'arrivo di Trypticon e la fuga di Sixshot mettevano a rischio una vittoria che fino a pochi istanti
prima Starscream dava per certa.
Decise che la priorità era quella di eliminare il colosso avversario: nonostante la sua abilità, Sixshot
non avrebbe mai potuto competere con Ruination, pertanto era indispensabile togliere di mezzo il
suo avversario.
Così Starscream si mise in contatto col più potente dei suoi Combaticons, dicendo:
“Devi togliere di mezzo quell'ammasso di ferraglia pieno di denti. È solo una bestia senza cervello,
in più è ancora danneggiato, bloccalo e colpiscilo con tutto il tuo arsenale prima che possa fare
fuoco col cannone che nasconde fra le fauci.”
Ruination rispose semplicemente “roger”, per poi allungare le braccia nel tentativo di afferrare le
spalle del nemico e fare quanto gli veniva suggerito. Tuttavia, con un'agilità che non ci si sarebbe
mai aspettati da una simile mole, Trypticon balzò all'indietro, per poi protrarsi in avanti e fare fuoco
coi cannoni sul dorso in posizione orizzontale.
Il colpo investì Ruination in pieno, facendolo cadere sul dorso; subito Trypticon usò la potente coda
per balzare il più avanti e il più in alto possibile, atterrando addosso a Ruination, di fatto
impedendogli di alzarsi.
“Bel tentativo... Avrebbe anche funzionato, se dentro a questo idiota non ci fossi stato io a
ordinargli cosa fare.”
E la risata di Octane riecheggiò per il ponte di comando di Trypticon, il quale si apprestava a porre
fine allo scontro con un colpo del suo turbolaser. Ma Ruination, benché a terra, era lungi dall'essere
neutralizzato: coi lanciamissili e i cannoni sparsi per tutto il suo busto fece fuoco contro il nemico
che lo sovrastava, centrandolo in pieno. La scarica fu sufficiente a mettere fuori gioco Trypticon,
tuttavia il cannone nella sua bocca era già stato caricato e, pur essendo ormai precipitato in Blocco
Statico, riuscì comunque a fare fuoco: il risultato fu che i giganti finirono per annientarsi a vicenda,
precipitando l'uno sull'altro.
Pur senza più ricevere le immagini da Movor, Starscream capì dal relativo silenzio che seguì la
caduta dei due colossi meccanici che le cose prendevano una brutta piega per lui e i Combaticons.
Anche se i suoi guerrieri si erano dimostrati molto abili e forse persino in grado di sconfiggere il
manipolo di Decepticons avversari, questi avevano ancora a loro disposizione un discreto numero di
Horrorcons, sufficienti a sopraffarli col loro semplice numero.
Fece un breve inventario delle risorse a sua disposizione, tuttavia anche se poteva contare sul
Vettore Sigma, il poco Energon rimasto non gli avrebbe consentito di creare nulla che gli potesse
essere d'aiuto.
Si chiese se l'antichissimo computer non possedesse altre funzioni che potessero essere utili in un
simile frangente, così si mise a scorrere i menu: qualche istante dopo, Starscream trovò proprio quel
che cercava.
Frattanto lo scontro fra i Decepticons e i Combaticons continuava. Benché in inferiorità numerica,
questi ultimi continuavano a resistere, opponendosi al nemico con un ottimo gioco di squadra e
un'intesa pressoché perfetta.
Slingshot e Movor stavano affrontando Skywarp, Buzzsaw e Thundercracker in cielo, coperti dal
fuoco di sbarramento di Armorhide, che eliminava i Rapticons nella loro scia; Rollbar e Rotor se la
stavano invece vedendo con Devastator, Scavenger e Frenzy, sfruttando la loro abilità per
contrastare la forza bruta dei nemici. Megastorm da solo utilizzava le potenti bordate sparate dal suo
cannone per distruggere il maggior numero possibile di Allicons, evitando nel contempo le
incursioni di Sixshot, Apeface e Motormaster, il quale impugnava Drag Strip in forma di spada.
“Questa battaglia è durata fin troppo a lungo.” sentenziò all'improvviso Sixshot, il quale si
trasformò in animale e balzò contro Megastorm, il quale non poté evitarlo e finì a terra. Tuttavia
Armorhide se ne accorse e fece fuoco col cannone sul suo capo, centrando in pieno il Six Changer e
gettandolo contro Motormaster. Apeface assunse le fattezze di jet e volò verso il Combaticon
azzurro, investendolo a tutta velocità, ma l'avversario riuscì ad assorbire bene il colpo in virtù della
sua forza, afferrandolo e di fatto bloccandolo a mezz'aria. Prima che potesse cambiare forma,
Armorhide scagliò Apeface in aria, dove venne a sua volta travolto da Thundercracker, che
continuava ignaro a inseguire Slingshot.
Tuttavia in quell'istante Octane si unì alla battaglia dopo aver abbandonato Trypticon e, assunte le
sembianze di un serpente, serrò le fauci attorno a un'ala di Movor che volava a bassa quota, per poi
usarlo per investire Rotor e Rollbar.
Ma il Triple Changer non si godette la sua vittoria.
Venne infatti colpito da una scarica di luce azzurra, che lo fece contorcere per qualche istante prima
di lasciarlo inerte al suolo. Immediatamente tutti si voltarono nella direzione dalla quale proveniva
l'attacco, sorprendendosi nel vedere che l'origine era la sfera dorata del Vettore Sigma, che fluttuava
accanto alla figura di Sunstorm.
“La vittoria sarà mia!” esclamò quest'ultimo, mentre una nuova serie di scariche investivano tutti gli
Horrorcons nelle vicinanze e Scavenger, che non fu rapido a scansarsi come il resto dei suoi
compagni.
“Scavenger!” urlò Devastator preoccupato, per poi scagliarsi con rabbia verso il nuovo arrivato
gridando. In risposta dal Vettore Sigma partì una nuova scarica, che Devastator tentò di evitare,
riuscendovi solo parzialmente: tuttavia benché l'avesse solamente sfiorato, il colpo fu sufficiente a
mandarlo in Blocco Statico.
Starscream sorrise. I creatori del Vettore Sigma, chiunque fossero, avevano inserito al suo interno
un programma di sicurezza, in grado di forzare lo spegnimento negli esseri artificiali: grazie a esso,
niente avrebbe più potuto fermarlo.
Tra tutti i presenti, solo Sixshot era a conoscenza di quella funzione, tuttavia aveva sperato che un
individuo poco esperto come Sunstorm non riuscisse a scoprirla. Purtroppo non c'era nulla che
potesse contrastare quel tipo di attacco, neppure con le vaste conoscenze scientifiche dei
Quintessenziani. Un simile potere era troppo pericoloso nelle mani di un nemico ambizioso come
Sunstorm: sperava che Alpha Quintesson lo perdonasse, perché aveva una sola via d'uscita.
Approfittando della distrazione del suo avversario, intento ad abbattere i Decepticons uno dopo
l'altro, Sixshot si trasformò in cannone e, dando fondo a tutte le sue energie, fece fuoco contro la
sfera dorata. Il colpo fu preciso e la centrò in pieno, tuttavia non sortì alcun effetto... ma solo per
pochi istanti.
Poco dopo infatti la superficie del Vettore Sigma si ricoprì di crepe, dalle quali fuoriusciva una
fortissima luce bianca; prima che chiunque potesse anche solo rendersi conto dell'accaduto, la sfera
andò in mille pezzi, provocando una fragorosa esplosione visibile persino dallo spazio.
Quando l'energia riuscì finalmente a dissiparsi, sul campo di battaglia nessuno si muoveva più.
Epilogo
Grimlock venne mandato a verificare l'accaduto e trovò Breakdown e Wildrider che vagavano per il
campo di battaglia, sostenendo di soccorrere i feriti, anche se al Triple Changer sembrava più che ne
stessero saccheggiando le spoglie.
Il primo a riprendersi fu Sixshot, che spiegò brevemente la situazione a Grimlock prima di cadere
nuovamente in Blocco Statico per la mancanza di energia. Il Triple Changer fece così soccorrere i
Decepticons, mentre Sunstorm e i Combaticons furono incarcerati in attesa di subire il giudizio del
tribunale di Quintessa.
Visto che il processo a Ironhide non era terminato esattamente come si aspettavano gli alieni, questi
furono ben felici di poter radunare nuovamente la corte e soprattutto di avere un così ampio numero
di imputati coi quali divertirsi. Alpha Quintesson e il suo seguito ovviamente presenziarono
all'evento, così come il giudicatore Deliberata, l'accusatore Inquirata e Ghyrik, che stavolta aveva
escogitato una punizione davvero creativa per gli imputati, che venne molto apprezzata dal
pubblico.
I Combaticons furono giudicati colpevoli di alto tradimento, sovversione e della distruzione del
Vettore Sigma; poi, quando Deliberata ebbe terminato di leggere la sentenza, Ghyrik disse:
“Sarete condannati all'esilio. Verrete legati a un asteroide e scagliati nelle profondità dello spazio,
in attesa di esaurire le vostre riserve d'energia o di precipitare su un corpo celeste o nel cuore di una
stella, a seconda del vostro destino. Ciò che è certo, è che passerete ogni singolo istante che vi resta
nel terrore che esso possa essere l'ultimo.”
Il giorno successivo, alla presenza di tutti i Decepticons e della corte Quintessenziana, i
Combaticons vennero fatti salire su un frammento di roccia precipitato sul pianeta durante l'ultima
battaglia spaziale, sufficientemente grande da ospitare persino il colossale Ruination, che si trovava
già immobilizzato su di esso grazie al lavoro di Trypticon e del nuovamente operativo Full-Tilt.
Mentre i droni di guardia dei Quintessenziani li incitavano a salire schioccando le loro fruste, i
Combaticons dovettero sopportare ogni genere di insulto da parte della folla, e Sunstorm più di tutti.
Prima di raggiungere i compagni a bordo dell'asteroide che lo avrebbe condotto in esilio, il
Transformer si voltò in direzione di un familiare pigolio che gli parve di percepire tra la folla.
“Bad Boy!” esclamò, riconoscendo il suo Minicon, “Devi credermi... devi dirglielo! Si stanno
sbagliando! Non ho fatto nessuna delle cose per cui sono stato accusato... almeno tu! Aiutami!”
Ma in quel momento un drone lo colpì con la frusta, incitandolo ad avanzare, e Sunstorm sparì sulla
cima dell'ammasso roccioso che sarebbe divenuto la sua prigione per l'eternità.
Bad Boy non sapeva a chi credere: al suo amico, che poche ore prima l'aveva trattato così male,
attirandolo in un agguato, o al resto dei Decepticons e alla scia di distruzione che aveva visto
tornando sul pianeta dopo che si era ripreso.
La sua mente semplice si chiedeva ancora questo, mentre i potenti propulsori installati sul meteorite
venivano accesi, portando la grande roccia fuori dall'atmosfera del pianeta, coprendo col loro
rumore le urla disperate di Sunstorm.
Continua...

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