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Running Club Maratona di Roma
Annuario 2015
Conformemente allo spirito sociale e non profit che muove la Nostra
associazione sportiva, il presente annuario parla di tutti i componenti della
stessa e intende sottolineare il portato umano e personale che ognuno offre
alla comunità associativa per il solo fatto di esserci.
Attraverso un percorso che vedrà le “diverse sezioni”, chiamiamole
così anche se è una terminologia impropria, non essendoci distinzione
partecipativa alle diverse discipline, verranno presentate le principali
attività e attraverso la testimonianza di vari amici andremo a fare un
bilancio delle principali attività che sono state fatte nel corso del 2015.
Merico Cavallaro
Finalmente il traguardo è tagliato!
Come tante altre volte. Alla partenza ci siamo ritrovati, tra saluti e un
sorrisi, felici di esserci, pronti per una nuova avventura. E siamo
partiti tutti insieme, tra gli incitamenti delle persone al bordo della strada,
per una gara che sapevamo già dove ci avrebbe portato, ma della quale non
conoscevamo il percorso. Si, dodici chilometri possono essere lunghi,
oppure brevi, dipende molto da come si affrontano, dalla
preparazione, dall’allenamento. C’è
chi li
affronta
con slancio,
passione, irruenza, chi con saggezza, consapevolezza, esperienza. Ma le
difficoltà non mancano. Fin dai primi passi, subito dopo il lungo rettilineo
della partenza, quando ancora si è tutti insieme, dopo la prima curva. Ed
alla prima salita, i primi affanni. Ma si cerca di superare tutto, di guardare
avanti e di andare. Non a caso la corsa è un esercizio individuale. Anche
se si è insieme a tanti altri esercizi individuali. Ma tutti con la voglia di
giungere al traguardo. Chilometro dopo chilometro.
Qualcuno non ce la fa. Qualche compagno lo incita a non mollare, ma
proprio non ce la fa più. Qualcun altro cade, poi si rialza e cerca di
ripartire, chissà se i muscoli lo aiuteranno a riprendere il passo. C’è sempre
un braccio pronto ad aiutarti, una parola affettuosa per rincuorarti. Anche
se pronunciata in un nuovo italiano. C’è addirittura chi marcia, il ritmo
svelto verso un’unica direzione. Ognuno in compagnia dei propri pensieri.
Lo sappiamo bene, a volte i pensieri ti portano altrove, anche molto
lontano da qui. E non solo i pensieri, ma la vita stessa.
Purtroppo non sempre lo stimolo è quello giusto per ripartire. A
qualcuno non piace il percorso, sicuramente non lo farà più, opterà per altre
sfide, per altre competizioni. Ma qualcosa comunque rimane dentro. Anche
se è proprio convinto che no! Troppi segni nel tempo rimangono, come in
un album di fotografie. Ma il traguardo è lì ad aspettarci. Quello che
sembra così lontano, (chi può dire quanto sono lunghi 12 chilometri?)
arriva per ognuno di noi. Qualcuno lo supera con orgoglio, qualcuno
sperava in qualcosa di più, ma alla fine tutti tagliano l’invisibile filo di lana.
Pronti per una nuova sfida, per altre salite e discese, tra volti conosciuti e
nuovi sorrisi. E la bellezza del nostro stare insieme si rinnova.
Amici, siamo pronti per ripartire? E allora, via!
Mario Romagnoli
Presidente Running Club Maratona di Roma
Cari amici, podisti e soci del nostro club,
è stato un 2015 ricco di soddisfazioni per tutti noi perché siete stati
protagonisti di un lungo cammino, o meglio di una lunga corsa, che vi ha
visto indossare con orgoglio le divise sociali sulle strade della nostra città,
della nostra nazione e anche all’estero. A partire dalle gare che organizza
l’Italia Marathon Club: la Maratona di Roma, l’Albarace, la CorriRoma, la
Maratona a Staffetta, la Corsa dei Santi e la Frascati-Roma. In tutte le
nostre gare avete rappresentato al meglio lo spirito che contraddistingue il
nostro sodalizio: partecipazione, amicizia, solidarietà. Questo ci rende
molto orgogliosi perché da sempre lavoriamo affinché la corsa sia
sinonimo si di benessere, ma anche di socialità e beneficienza.
Il prossimo anno ci attendono sfide molto importanti. Con l’estensione
del tempo limite alla Maratona di Roma del 10 aprile, portato a 7 ore e 30
minuti, abbiamo lanciato un segnale al mondo dei podisti di ogni età e
condizione atletica, perché tutti possono finire i 42,195 chilometri entro
quel tempo. E noi dobbiamo essere i primi a dare l’esempio, portando al
traguardo il numero massimo possibile di soci.
Come sapete, infine, sono state stabilite le nuove quote di
partecipazione alle gare sociali. Il Consiglio di Italia Marathon Club ha
voluto farvi sentire sempre più importanti per noi, e per questo ha deciso di
fissare quote così agevolate. La nostra forza siete voi e uniti siamo in grado
di vincere qualsiasi sfida.
Enrico Castrucci
Presidente Italia Marathon Club
Introduzione
Esiodo narra nella sua opera che all'origine si vennero a formare due
contese: una buona e l'altra cattiva. Quella buona era l'agone mentre quella
cattiva era la guerra. La partecipazione alle gare dell’atleta, elleno e quasi
sempre aristocratico, poiché solo i nobili, i ricchi e chi era libero da
incombenze legate a lavori potevano permettersi di dedicare tempo agli
allenamenti. Inoltre, chi partecipava alle gare, infatti, doveva presentarsi un
mese prima con il proprio allenatore e la propria famiglia che si stabiliva lì
per tutta la durata dei giochi: il che significava un grande dispendio di
denaro. La partecipazione ai giochi panellenici era il culmine di un
processo educativo del polites. a partire dal 600-500 a.C. cominciarono ad
essere istituiti i ginnasi, dove l'esercizio fisico non era più una prerogativa
di individui di elevato livello sociale. Di conseguenza nelle gare di tono
minore cominciarono a fare la loro comparsa appartenenti alle classi più
basse. Quello dei giochi panellenici, poi, è la consacrazione di attività che
portano l’antagonismo tra esseri umani a competizione pacifica.
Nella mentalità comune lo sport, anche quando praticato di
professione non viene identificato come un’attività lavorativa perché
nonostante la fatica che comporta è associato a piacevolezza che esula
dall’idea comune di fatica del lavoro: il lavoro è fatica, sofferenza,
costrizione, estraneazione da sé, quindi laddove in un’attività fisica non ci
sono questi connotati negativi la mentalità comune la considera “gioco” e
l’associa a qualcosa di “non serio”. Tranne alcuni sport che ricevono il
massimo consenso per la loro spettacolarità e il business che gli gira
intorno.
Αθλεω (athleoo) “Io combatto, lotto”
αθλον (athlon) “premio della lotta”
αθλος (athlos) “combattimento”
“Atletica” è termine che indica un’attività in competizione e non la
sola esecuzione di esercizi e il termine può essere allargato ad indicare altri
generi di sport diversi, ma sostanzialmente gli sport che sono nati
nell’antichità avevano sostanzialmente quei requisiti: competizione tra due
o più persone, vittoria di uno dei partecipanti, esito che non prevedeva la
morte di nessuno, carattere sacro della manifestazione dedicata a una
divinità o in onore di un defunto. Noi usiamo il termine di derivazione
inglese “sport” che a sua volta deriva da “disport”, in francese “desport”, in
italiano “diporto”, cioè “spasso”, “svago”, “ricreazione”, che usiamo
spesso in locuzioni come “imbarcazione da diporto” o “naviglio da
diporto”, cioè per competizioni o divertimento ma non a fini commerciali o
terzi. Proprio questo significato chiarisce che le attività sportive nascono e
vengono svolte non per finalità lucrative o particolarmente lucrative.
Gli atleti, uomini e donne, del Running Club Maratona di Roma
Guido Agazio
Mario Angelini
Riccardo Antonini
Marco Aquilani
Flava Bariletti
Valerio Basili
Maurizio Benvenuti
Bruno Bernabei
Umberto Bernabei
Massimo Bologna
Giovanni Paolo Bonfioli
Emanuela Borruso
Rinaldo Brunetti
Marco Calò
Francisco Javier Cantu Garza
Silvano Carletti
Domenico Cartolano
Roberto Casella
Cristian Cassinari
Merico Cavallaro
Patrizia Clementi
Riccardo Cinotti
Stefania Codini
Massimo Criniti
Giuseppe Curati
Flavio D’Amore
Angelo D’Angelo
Paolo De Carli
Saverio De Gioia
Debora De Luca
Maurizio Del Giudice
Stefano Di Mambro
Antonio Domizio
Domenico Domizio
Luigi Duranti
Alessandro Fabiani
Giuseppe Falco
Antonio Ferro
Claudio Filiputti
Fiorenzo Fiorani
Massimo Fioresi
Mario Firmani
Rodolfo Antonio Garzia Martinez
Fabio Gigli
Salvatore Granito
Khalil Hussein
Emanuele Kirieleison
Domenico Iscaro
Mario Labricciosa
Carmelo Lombardo
Giulio Lorenzo
Mirko Macinai
Luigi Maio
Sandro Mannetti
Eugenio Manzo
Michele Manzo
Ugo Marchionni
Enrico Mariotti
Marina Martucci
Elisabetta Massaro
Takehiro Matsuda
Roberta Melchiorre
Stefano Militello
Giuseppe Minnicelli
Luca Miscio
Andrea Montauti
Davide Mula
Monica Mullo Tandalla
Paolo Muscas
Ecaterina Nicorici
Felice Nucci
Guglielmo Olivieri
Angelo Pacifici
Claudio Panei Doria
Patrizio Panimolle
Stefano Parisi
Giuliano Pasini
Giuseppe Pasquali
Simonetta Pasqualoni
Salvatore Passafaro
Francesco Pauri
Massimo Pelino
Marina Pellegrini
Fabio Penso
Gino Piccioli
Mirco Pinali
Mario Pirina
Anita Pititto
Nico Pittarello
Maurizio Porcini
Elisa Prece
Alfredo Prestopino
Ennio Radicetta
Mario Recchia
Tiziana Rinaldi
Alfonso Robustelli
Mario Romagnoli
Maurizio Roncone
Sebastiano Roncone
Gennaro Ruocco
Giuliana Salce
Marco Santagati
Nazareno Luca Santantonio
Francesco Santinello
Stefano Sassone
Salvatore Sciuto
Pasqualino Sgamma
Sergio Sorgi
Giannantonio Sturman
Marco Taffoni
Jumpei Tachikawa
Giorgio Tempio
Enrico Testi
Aldo Tonielli
Alfredo Tonnini
Maria Grazia Toti
Antonio Tramaglino
Giovanni Amedeo Turetta
Fabrizio Turi
Domenico Vaccaro
Fabio Valletta
Mauro Vari
Salvatore Vecchio
Andrea Venanzi
Sergio Vendetti
Maria Cristina Versace
Roberto Villareal Valdes
Gli atleti della Running Club Maratona di Roma nel 2015 conta su un
numero di iscritti, tra sezione podistica e marcia, pari a centoventiquattro
persone, di cui diciassette donne, sportivi che hanno contribuito con la loro
presenza alla partecipazione a ventisei gare di gruppo, oltre a quelle che i
singoli atleti hanno fatto in diverse manifestazioni delle quali, più
dilungatamente o sinteticamente, parleremo in seguito. Tra questi nostri
compagni di squadra alcuni si sono fatti notare per il valore delle loro
prestazioni, altri per la costanza nel partecipare alle gare e alle attività
sociali, altri hanno mostrato un impegno particolare con la loro presenza.
Di questa Squadra, che si è sempre classificata tra le prime dieci nelle
varie gare podistiche, con una media di trentacinque persone a gara, Ugo ci
sottolinea che le gare in cui abbiamo dato presenza e risultati maggiori
sono state: la Maratona di Roma; l’Albarace; la Corriroma; la 12x1 ora; la
Corsa dei Santi. Ma vediamo un quadro delle principali gare attraverso
qualche accenno che ci forniscono alcuni nostri associati tra i più tenaci
nelle gare.
Il grande atleta decano e grande assente alle competizioni, ma che
negli ultimi tempi si è dedicato alla marcia, è Sergio Agnoli, di cui abbiamo
parlato sopra, ma subito dopo di lui abbiamo l’altro giovanotto tra le fila
dei podisti è Ugo Marchionni.
Ci sono dei grandi assenti dell’Associazione che sono stati vicini a
tutti noi pur non partecipando attivamente.
SERGIO AGNOLI
Il decano della Squadra, quel personaggio di rilievo nella storia
dell’atletica, plurimedagliato, pluricampione, decorato dell’Ordine al
Merito, ottima memoria storica dello sport, gradevolissima compagnia,
esordiente per il nuovo avvicinamento allo sport che lo attende nelle
prossime settimane, autodefinentesi “diversamente giovane”. Quest’anno
Sergio è rimasto assente dalla pista per l’operazione al cuore: anche lì un
record, il primo novantenne operato al cuore e il primo a non dover subire
la sostituzione della valvola interessata dall’intervento.
Sergio Agnoli non è alto di statura, non ha un fisico imponente,
silenzioso non ha mai tirato fuori quel suo talento per la corsa se non in età
avanzata, ma tanto tardivo il suo avvicinamento allo sport, tanto proficuo.
Il “keniano bianco”, come lo chiama Pizzolato, però, già da ragazzo aveva
quel qualcosa in più che comunque ha lasciato sopito per qualche decennio:
mi riferisco alla gara di sci che fece durante il servizio militare e di cui un
po’ tutti noi, che conosciamo la sua storia, sappiamo. Delle vittorie di
Sergio e degli aneddoti relativi alle varie gare potremmo stare a raccontare
a lungo ma dovremmo fare una pubblicazione a parte.
Visto il decano del Clb, passiamo al vice, altro brillante “diversamente
giovane”,
UGO MARCHIONNI
Ugo Marchionni è una persona di grande esperienza e molta modestia,
quella modestia e riservatezza che ti fa capire di avere a che fare con una
persona che ha il suo valore: come dice il detto daoista “Il saggio veste
panni grezzi ma dentro ha un gioiello di giada”. Di queste persone ne
abbiamo fortunatamente varie in squadra, ma Ugo è la persona più riservata
da far parlare che a momenti mi ci volevano le tenaglia per strappargli
racconti, impressioni, parole. Al complimento che gli rivolgo per il fatto di
essere un ottimo corridore e di essere a buon livello a dispetto dell’età
(ricordiamo anche che è seguito da due equipe dell’Università di Tor
Vergata, Scienze motorie e Scienze dell’alimentazione che ne hanno
richiesto la presenza in convegni internazionali), lui mi dice che Sergio
Agnoli è un vero campione, un esempio per le attività, il fisico e altro. È
bella questa umiltà da parte di una persona che con i fatti ci mostra che non
è né un atleta di medio o basso profilo. Il nostro caro sportivo ci racconta
che ha iniziato a correre su strada e con una certa assiduità all’età di 46
anni ma già da bambino aveva svolto altre attività (e in effetti aveva già
corso): tre volte vincitore dei Campionati regionali del pattinaggio a rotelle
e, poi, diversi campionati regionali di corsa.
Ugo ha un curriculum sportivo di tutto rispetto: oltre cento maratone;
ventuno 100km del Passatore; la partecipazione a trenta competizioni da
50km, quali quella di Castelbolognese e la Pistoia-Abetone; undici
Campionati italani di ultramaratona.
Cosa ti piace della corsa, cosa ti spinge a correre? “Io sto chiuso a
bottega tutto il giorno e tre volte a settimana quando chiudo la sera vado a
correre”; intendendo questo “strappo” alla routinarietà come uno svago,
come un premio. Ugo corre incessantemente, per lui la stagione agonistica
inizia a settembre e finisce a giugno e negli altri mesi dell’estate… corre.
Chiedendogli le vittorie e le gare recenti che vuole ricordare, il caro
Marchionni ci cita la vittoria del Campionato di ultramaratona, IUTA, alla
Pistoia-Abetone; il secondo posto alla Roma-Ostia; il secondo posto alla
Maratona di Roma.
Dietro Ugo Marchionni c’è una presenza preziosa e costante, direi
importante e fondamentale per il Nostro caro amico, la moglie che lo
accompagna sempre nelle gare e certamente dobbiamo farle i complimenti
perché non solo lo accompagna “in loco” alle gare, ma lo accompagna,
cosa che comporta anche un certo impegno, perché, ad esempio, stare
dietro ad una persona guidando la macchina lentamente e per molte ore è
una cosa estenuante: se Ugo fa una cento chilometri in, mettiamo,
quattordici ore, lui ha obiettivi e divertimento che lo spronano, mentre
guidare per altrettanto tempo non lo fai se non per la persona che hai
accanto.
UGO CANNATA
Ben sappiamo che Ugo è la mente e il braccio dell’organizzazione
delle gare che si avvale dell’apporto importante di Bruno Bernabei e di
Khalil, ma forse non tutti sanno che il lavoro che fa richiede un impegno
quotidiano che va ben oltre il semplice portare il gazebo alle gare, aprirlo e
richiuderlo e custodire le borse degli atleti mentre gareggiano. Ugo svolge
anche un lavoro di supporto fondamentale per l’associato che consiste nel
prendere le prenotazioni per le gare, inviare e ricevere sms di conferma per
l’iscrizione catalogando i partecipanti, verificare le iscrizioni entro la
scadenza, prendere i pacchi gara con i numeri e i gadget (anticipando le
spese) almeno il giorno prima della gara e prepararli assortendo le misure,
ecc., ma Ugo svolge anche un lavoro di supporto per gli atleti che consiste
nel registrare le prestazioni, verificarle e confrontarle con quelle dell’anno
precedente o con analoghe competizioni, preparare eventuali batterie in
diverse competizioni organizzandole secondo i tempi, ecc..
Ugo ha un suo passato agonistico prima che alcuni controlli medici
fatti gli hanno rilevato un problema all’aorta, per cui gli è stato sconsigliato
di proseguire nell’attività sportiva. Erano un paio di anni che correva con la
Nostra squadra e quindi gli venne affidato il compito che noi tutti
apprezziamo. Per ventinove anni allenatore di calcio anche di buon livello,
familiare dell’attività in bici, lavorando alla Banca di Roma iniziò a dare un
impegno sportivo personale più impegnato con il CRAL dell’istituto,
impegnandosi in gare più di rilievo e partecipando a diverse maratone.
Quindi, Ugo Cannata è il riferimento essenziale al quale chiedere
dell’andamento della sezione podistica della Nostra squadra.
Si potrebbe stare per ore ed ore a sentire Ugo parlare degli associati e
delle loro attività ma in sintesi cosa possiamo trarre da quello che ci
racconta.
A dare una mano a Ugo e spesso all’organizzazione troviamo,
praticamente sempre. Khalil Hussein e Bruno Bernabei.
Khalil Hussein
Khalil è il ragazzo sempre disponibile, simpatico, pronto a dare una
mano e una parola per tutto e tutti, senza protagonismi e non dice mai di
no. È il ragazzo della porta accanto, tranquillo e affidabile, ma Khalil ha un
passato tutt’altro che tranquillo provenendo dalla Siria, Terra del
Medioriente con tutti i suoi problemi di cui nessuno se ne accorge se non
per i profughi di adesso. In Italia dal 2006, il Nostro ragazzo ha iniziato,
come tanti altri, per caso e da solo a fare la prima maratona, anche lui come
tanti altri la Maratona di Roma, iscrivendosi successivamente alla Nostra
associazione.
Precedentemente Khalil non aveva fatto atletica, ma praticato solo gli
sport che gli potevano essere consentiti nella sua Regione: un po’ di calcio
e il ciclismo. Eppure Khalil tocca buoni risultati e pur avendo iniziato da
qualche anno lo direi un atleta navigato, esperto con una certa saggezza che
emerge, e conferma questa maturità da atleta esperto cui ho accennato,
quando gli chiedo perché gli piace correre: “Mi piace la corsa perché mi
piace muovermi, preferisco correre che girare così a perdere tempo”. E
quando gli chiedo cosa vuole ricordare delle gare di quest’anno o quali gare
in particolare gli sono piaciute, mi risponde: “Ogni gara ha qualcosa di
particolare da ricordare e le ricordo quasi tutte con piacere, difficile dire
quali non mi sono piaciute. Ma legato a quest’anno è anche qualche
rammarico per un po’ di sfortuna avuta: “Certo, mi dispiace per come è
andata all’“Etrurian trail” a Cerveteri dove mi sono infortunato: ho preso
una storta e mi sono fratturato il piede. Ho portato il gesso per un mese ma
prima è passato un po’ di tempo perché mi hanno messo una fasciatura
provvisoria. Quindi sono stato fuori cinque delle gare programmate”.
BRUNO BERNABEI
Bruno è una persona sorprendente, discreto ma sempre attivo supporto
fondamentale per Ugo te lo trovi subito dopo a correre, corre con
rilassatezza ma è capace di classificazioni rilevanti o di partecipare a gare
particolari, come la Ultramaratona dell’Etna: quarantatré chilometri che si
sviluppano in una salita continua fino ai 3.000 metri di altezza (la prima nel
2006, allorquando coprì la distanza in 7 ore e 44 minuti, e la seconda
l’anno successivo, nella quale impiegò 6 ore e 45 primi).
Cos’è la corsa per Bruno? “Diciamo che è passione, una droga,
sembra che senza non possiamo starci… è stare con gli amici. La nostra
non è una squadra, è aggregazione di amici, e la cosa più importante per me
è stare con gli amici, ed è bello quello che ti dà la corsa, cioè conoscere
persone nuove. Non ti nascondo che c’è un pizzico di agonismo nel
misurarsi con sé e con gli altri.
Provenendo da una lunga pratica agonistica nel calcio (fina a trentasei
anni ha giocato a pallone), Bruno Bernabei ha iniziato a correre a seguito di
una distorsione al collaterale, proprio per ovviare ai problemi nella ripresa
dal danno subìto dopodiché ha iniziato a frequentare le Tre Fontane invitato
dagli amici. Tre anni dopo, la prima maratona: la Maratona di Roma, nel
1995. L’emozione che correre da a Bruno è palese in tutte le sfumature dei
suoi pensieri sulla corsa, da quando ci racconta della prima maratona, che
ha chiuso piangendo, sensazione che prova ogni volta che fa una maratona,
da New York a Pechino, dalla Ultramaratona dell’Etna alle diverse edizioni
della Maratona di Roma (diciassette edizioni). Forse un’emozione
particolare a Bruno gliel’ha data l’aver fatto la 100 chilometri nel 2008, il
giorno 8 novembre, che partiva da Tuscania e giungeva a Tarquinia un bel
percorso trentasette chilometri su strada, poi un circuito di quattordici
chilometri da ripetere quattro volte e finita questa parte si percorrevano altri
sette chilometri per giungere dal mare al Paese: “Sono arrivato il giorno del
mio compleanno il 9, avendoci messo 14 ore”.
Del 2015 ricorda particolarmente l’Albarace e tutte quelle dentro roma
e con un fascino particolare la “Roma-Ostia” (vai dalla Città al Mare. La
prima edizione alla quale partecipò fu quella del 1993), la “Corri alla
Garbatella” (dove è salito sul secondo gradino dei premiati), la “FrascatiRoma” (una sensazione unica: vedi Roma dall’alto e correndo e scendendo
ti avvicini piano piano. Qui alla stupenda sensazione che ti trasmette
Bruno, questa immagine poetica – come anche le altre “fotografie”
narrative che ti dà – è resa più interessante dalla vittoria conseguita) e le
“Ville tuscolane” il 25 aprile. O la Half Marathon di Fiumicino (nella quale
si è piazzato terzo).
Tutte cose da ripetere come anche altre competizioni dove Bruno ha
mostrato talento sportivo: I Campionati “No stadia”, dove quest’anno si è
cimentato nei 10.000; i Campionati regionali (dove nel 2014, allo Stadio
della Farnesina, ha vinto la medaglia d’oro); e altre, ovviamente la
Maratona etnea.
SEBASTIANO DE FUSCO
Nato a Racale 47 anni fa (per gli uomini l’età si può dire), il Nostro
caro Sebastiano è doppiamente impegnato a seguire l’interesse di sua
moglie e a fungere da fotografo e per le più diverse necessità della Squadra
dando una mano laddove possibile. Assente per parte dell’anno per motivi
professionali, Sebastiano è una risorsa non indifferente motivazionale di
quelle che sanno far parlare di sé quando non ci sono, figuriamoci per
questo lungo lasso di tempo.
È Sebastiano che ci immortala con foto nei nostri momenti di
divertimento e di maggior cordialità e nello sforzo sportivo. Devo dire che
però ha un allievo e sostituto in Khalil di grande disponibilità e bravura.
Sebastiano possiamo definirlo un professionista dell’immagine formatosi
da autodidatta, “Ho imparato semplicemente guardando le foto degli altri
fotografi soprattutto sui siti delle altre agenzie fotografiche cercando di
migliorare di giorno in giorno”. Una passione che nasce da piccolo “sono
stato sempre appassionato di foto di paesaggi, sfogliavo gli atlanti ecc. ma
non mi potevo permettermi nessuna macchina fotografica, poi appena
autonomo ho cominciato ad acquistare la mia prima macchina fotografica
piccola ma molto preziosa per me. Poi quando mi sono sposato la mia
prima reflex analogica. Passione si, una grande passione perchè definirla un
hobby sarebbe riduttivo, un hobby è solo un passatempo. Invece la passione
ti coinvolge ogni giorno 24 ore al giorno”.
Cos’è lo sport per Sebastiano De Fusco? “Lo sport per me rafforza il
carattere, mi fa competere con me stesso, mi fa conoscere altre persone, è
divertimento, socializzazione, senso del limite, salute, lealtà, comprensione,
educazione, sacrificio, soddisfazione fatica, forza , resistenza, sudore,
felicità potenza, agilità, in questo momento non mi viene più niente in
mente. quindi cos'è lo sport? VITAAAA”
GIULIO LORENZO
“Evasione, rilassamento e a dire il vero una sfida con me stesso,
vedere se riesco a raggiungere e poi passare questi obiettivi”; questo è la
corsa per Giulio Lorenzo in due parole, che condivido pienamente e con me
penso un po’ tutti quanti possano condividere questa volontà di conoscere i
propri limiti e tentare di spostarli avanti. Con questa ottica Giulio sposta
sempre l’asticella, per mutuare un termine preso da un’altra disciplina
atletica, un pochino più in alto. “Purtroppo a volte ti capitano imprevisti,
come mi è accaduto nella preparazione per Firenze, che non mi ha
permesso di andarci”.
La mia prima maratona di Giulio fu nel 2004, proprio l’edizione della
Maratona di Roma di quell’anno fu la sua prima… e pensare che aveva
iniziato a correre solo un mese prima, un inizio quasi casuale perché iniziò
a correre per perdere un po’ di peso e facendo jogging vide la pubblicità su
un autobus e senza tante aspettative s’iscrisse.
Insomma, approdo tanto casuale alla maratona quanto proficuo per
questo nostro atleta che con orgoglio dice di essere iscritto a Italia
Marathon Club da sempre e di voler rimanere sempre con i Nostri colori.
Titoli vinti nelle diverse gare e nei diversi anni ce ne sono stati ma mentre
parliamo Giulio, che ci ricorda en passant la personal best a Parigi nel
2012 con 2 ore, 29 minuti e 23 secondi, mostra più attenzione a volerci
trasmettere le sensazioni di quelle che sono le gare preferite, cioè la
Maratona di Roma e l’Albarace, di quello che gli dà la corsa, cioè
conoscenze nuove, amicizie nuove, gente leale che corre e la buona rivalità
che emerge nelle gare, la “buona contesa” di cui ci parla Esiodo.
E come un po’ tutti i nostri atleti, pur di buone possibilità, molto
modestamente, chiedendogli dei suoi progetti per il futuro, risponde molto
brevemente con pretese semplicissime: “correre e stare bene mediante la
corsa”.
MARINA PELLEGRINI
La gara di Ninfa e “Corri alla Garbatella” (che ha fatto avendo la notte
lavorativa sulle spalle) sono tra le gare che Marina Pellegrini ha trovato più
piacevoli e rimarco “più piacevoli” perché la Nostra cara atleta non è una
da garette di qualche chilometro, nelle sue gambe ci sono le maratone e la
capacità di andare oltre: il tutto sta nel trovare tempo e possibilità di
allenamento.
Marina proviene dal nuoto agonistico e di un certo impegno, parliamo
delle Fiamme Oro, il marito, invece, correva e un po’ seguendo il marito,
un po’ per una buona guida, iniziò la corsa con i buoni risultati che tutti
vediamo. Marina ci rivela che le prime volte che andava a correre sentiva
un certo peso, una certa fatica, che sono normali per una persona che viene
dal nuoto, ovviamente si lavora con muscoli diversi che nel nuoto non usi e
viceversa. Poi, la conoscenza di Franco Vigna le ha dato la possibilità di
approfondire, confrontarsi, ragionare sulla corsa e l’incentivo per
migliorare.
Anche se Marina vanta belle prestazioni e ha una certa dimestichezza
con il podio, una vittoria che ricorda con piacere è quella relativa alla
premiazione come Campionessa provinciale 2014 della 6x1 per la quale è
stata premiata nell’aprile scorso presso la sede della FIDAL. Ma la corsa
per Marina non è un impegno assiduo (e meno male, altrimenti che
risultati!) perché è gravata dagli imprevisti della turnistica lavorativa che
non le potrebbe permettere di pianificare (e parliamoci francamente, una
donna oltre al lavoro principale ha anche il secondo lavoro a casa e anche
se aiutata dal marito o da chi altri è impegnata fisicamente e mentalmente
nelle faccende domestiche) e bisogna aggiungerci che ha avuto delle
spiacevoli vicende che la stavano conducendo a lasciare la corsa: la morte
del padre l’ha segnata profondamente ma grazie alle persone che le stanno
accanto che le hanno consigliato di non lasciare ha ripreso. Per Marina la
corsa, dunque, dicevamo che non è impegno assiduo ma rappresenta più
una dimensione straordinaria in cui si fanno molte conoscenze e belle
amicizie.
TAKEIRO MATZUDA
Per Takeiro correre è naturale, il Nostro coassociato ci racconta che da
quando era bambino correva e partecipava anche ad attività, in particolare
mezzofondo nelle regioni settentrionali del Giappone, molto vicino alla
Russia. In Giappone lo sport è visto diversamente, l’istruzione statale tiene
molto all’educazione fisica, già nelle scuole venivano fatti dei programmi
per le attività sportive, tutti i suoi compagni si dedicavano a qualche
disciplina in particolare. Il suo talento lo portò vincere diverse gare
campestri e di mezzofondo in adolescenza.
Iscrittosi all’Italia Marathon Club da una decina d’anni, Takeiro è
interessato alla distanza della mezzamaratona e proprio la “Roma-Ostia”,
insieme alla “Maratona di Roma”, sono le gare che più intende ricordare
del 2015.
Programmi per il 2016? In programma, oltre alle gare a cui partecipa
tradizionalmente, ci sarebbe la voglia di partecipare alla cento chilometri
del Passatore salvo, ovviamente, impegni e la possibilità di prepararsi.
Emanuele Kirieleyson
Facciamo la conoscenza di Emanuele Kirieleison, un atleta che corre
da poco ma ha fatto un particolare exploit mostrando delle ottime doti nella
corsa. Da quando corri e cos’è per te la corsa? ci viene da domandargli in
apertura della chiacchierata. “Corro da poco più di tre anni e i primi due in
cui ho corso per me erano determinati più dal piacere che ne traevo che da
altri motivi legati alle prestazioni”. Prima di darsi alla corsa con più
impegno, Emanuele faceva altri sport, più che altro calcio, judo e pugilato.
“La corsa per me rappresenta la libertà mentale, la possibilità di evadere
dalla routine, dalla mia professione, che è molto impegnativa. Ho iniziato a
correre come antistress”.
Com’è stato il tuo avvicinamento alla corsa, visti questi sport così
diversi? “Alla corsa mi sono avvicinato tramite un medico con il quale
lavoravo, il quale mi ha invitato a correre con più impegno perché mi
vedeva sempre correre, cosicché ho provato a fare la prima maratona che
ho concluso in tre ore e cinquanta minuti”.
Il rapporto di Emanuele Kirieleison con questa Squadra è pienamente
sentito: “Mi sono iscritto da subito in Maratona di Roma e mi trovo bene in
questa squadra. Non ho progetti particolari, mi piace partecipare alle
attività della Squadra nella quale ho trovato ottimi amici”.
ENNIO RADICETTA
Fino a qualche anno fa Ennio Radicetta non pensava di fare sport con
maggior impegno, correva per diletto, anche tre o quattro volte a settimana,
e correndo con amici, colleghi di lavoro, gli venne consigliato di iscriversi
ad una squadra, magari all’associazione podistica Maratona di Roma,
dov’erano alcuni. Così, seguendo costoro, nel 2012 Ennio s’iscrisse alla
Nostra associazione. Qui si trova bene, la vede come una squadra a
dimensione di uomo, cioè dove i rapporti tra associati sono possibili, veri,
sentiti e a questo punto gli viene da ripensare subito ad eventi che hanno
riguardato tutti noi e che ferma con un’immagine simbolica alla foto fatta
sotto al Pincio prima della partenza della Corriroma con il cartello per
Emanuela.
Amante delle corse particolari, impegnative e tanto spesso in mezzo
alla natura, Ennio ha partecipato a tre maratone (Roma, Valencia e Latina),
ma anche corse tra le montagne (come la Subiaco-Monte Livata, alla quale
ha partecipato seguendo Mario Labricciosa, o la Iennense) o le corse in
salita per conoscere luoghi nuovi in montagna. Predilige le mezze ma trova
piacere a partecipare alle gare con distanze più brevi.
Con Mario Labriciosa, pr me un riferimento i primi tempi, mi ricordo
la Subiaco-Monte Livata e Subiaco-Ienne. Maratona di Valencia.
Programmi? Correre, magari partecipando a gare nel triestino, in
particolare la Maratona di Trieste, in quei luoghi che lo affascinano
particolarmente.
Emanuela Borruso
Per Emanuela lo sport per me è la vita, “mi piace da quando ero
ragazza. Ho sempre fatto di tutto nuoto, pallavolo, corsa e sono a Italia
marathon club da quando esiste”. Emanuela è stata costantemente presente
tranne quando ha dovuto affrontare dei problemi che hanno caratterizzato
quest’anno che lei ricorda come un “anno negativo e positivo” e di tutte le
gare cui ha partecipato non dimentica e non preferisce nessuna ad altre:
“Mi sono piaciute tutte”. Programmi per il 2016? “Continuare sempre con
diletto molto tranquillamente”.
Alessandro Fabiani
Alessandro ha iniziato nel 1990 a quarant’anni, “prima non sapevo
cosa fosse lo sport perché ho sempre pesato poco e non lo ha mai
considerato essendo estremamente magro. Ho iniziato piano piano e la mia
fortuna è stata quella di aver cominciato a Caracalla dove ho conosciuto
quella persona favolosa che è Mario Romagnoli, seguendo i consigli del
quale dopo sei mesi ho fatto la prima maratona in 3 ore e 6 minuti, a
novembre, la “Maratona di Roma Capitale”, dove negli ultimi tre
chilometri mi è ceduta la testa non le gambe, quelle correvano da sole.
Nelle successive sono arrivato a percorrere la maratona in 2 ore e 55
minuti”.
“Dal 1996 ho dovuto lasciare drasticamente la corsa come
allenamento per motivi di lavoro ma come posso ho corso”.
Con quali squadre hai gareggiato? “Dal 1090 al 2002 con la ‘Villa
Guglielmi’ di Fiumicino, poi, con altri dieci podisti, sono passato a ‘Roma
Maratona’”. Quindi, adesso non corri più ad alti livelli come prima, hai
dovuto mollare la costanza degli allenamenti, ma quali sono i tuoi progetti
futuri? “Il mio progetto è continuare ad essere sempre presente nell’ambito
della Squadra e delle gare, non importa come le faccio, ma l’importante è
esserci senza saltare nessuna domenica e quando mi capita un imprevisto,
come i corsi per i giudici, mi pesa, ma li devo fare, altrimenti nessuno mi
deve toccare la domenica che dedico alla corsa”.
Quasi dimenticavo la domanda più importante che ho fatto un po’ a
tutti, incorrendo nel richiamo di Alessandro: “Cos’è per te correre?” “Chi
non corre on la capisce, per me è vita: voglio testare i corpo come sta, il
giorno che non riesco più a correre sono come morto. Correre è bello, chi
non corre non può capire quella gioia e spiegare le sensazioni che provo è
difficile: come una donna non può spiegarti cos’è il dolore e la gioia del
parto ma te lo può dire a parole, senza trasmettertelo, senza che tu lo puoi
provare. Giungere all’arrivo e piangere può sembrare una cosa stupida ma è
una cosa bellissima”.
Giorgio Tempio
Giorgio Tempio ha iniziato a correre con la k42 nel 2006
squadra di Grottarossa, ma da ragazzo già aveva praticato con
assiduità altri sport, in particolare il calcio per tanti anni, smettendo
per impegni lavorativi e familiari, poi riprese a fare attività sportiva
con il ciclismo, la mountain bike su lunghi percorsi, questo per tre
anni a buoni livelli, poi per diversi anni amatorialmente con gli amici.
Giorgio partecipa a gare sia di corsa che di marcia, per lui la
corsa è prima di tutto valvola di sfogo, “lavoro otto ore davanti al
computer e appena posso andare all’aria aperta, spesso a pausa pranzo,
anzi anche saltando il pranzo, vado a correre, sento il bisogno di
staccare la spina col mondo e dedicare quel po’ di tempo a me”
Nella sua attività agonistica c’è un carniere ben nutrito. Nella
corsa ha esordito nel 2006 con la “Corriroma” e da allora fino ad oggi
conta la partecipazione a 232 gare.
Tra le maggiori gare vinte tiene a cuore particolarmente la
vittorio della Medaglia d’oro U.N.V.S. nei 5.000 metri su pista a
Cosenza il 30 settembre 2011 e , gareggiando anche il giorno dopo, la
Medaglia d’oro U.N.V.S. nei 10.000 su pista e, sempre della
U.N.V.S., la Medaglia d’oro a Roma il 31 ottobre 2011 nei 10.000 su
strada, titolo vinto ancora nell’anno successivo, il 16 settembre, a
Massa Carrara. Il 2011 è un anno che ricorda particolarmente
proficuo avendo ottenuto il primo posto assoluto nella Corrilaghi,
competizione a punti in cinque gare. Titolo ricordato con gioia è
anche quello di Campione provinciale alla 12x1 ora allo Stadio delle
Terme di Caracalla il 14 ettembre 2014.
Nella marcia dal 2009 ha partecipato a diciassette gare. Tra
queste ci segnala la Medaglia d’argento nei 10.000 su strada a
Valsugana il 28 maggio 2010; la vittoria del titolo di Campione
provinciale di marcia 2014 nei 3.000 allo Stadio della Farnesina; e di
Campione di marcia su strada 2014, distanza di 6.600, a Sacrofano.
Del 2015 ricorda particolarmente la vittoria del 22 novembre del
Trofeo Carrefour, grande soddisfazione perché è tornato a gareggiare
dopo un periodo di stop per spine calcaneari.
Vorremmo ricordare tutte le gare fatte, come tutti i partecipanti alle
attività della Squadra, ma la brevità di questo ricordo, dovuta a vari fattori,
ci consente di rammentare almeno sinteticamente la prima e l’ultima gara
sociali dell’anno.
*
Corri per la Befana 2015
Il clima freddino ma un cielo limpido ed un sole raggiante hanno
accompagnato i podisti che hanno celebrato così la Befana, una delle
ricorrenze popolari più sentite a Roma, oltre al significato proprio della
festività religiosa. Il percorso si è snodato per gran parte su strada,
lambendo la grande area del “Parco degli acquedotti”, passando tra
l’Ippodromo delle Capannelle e la Caserma dei Vigili del Fuoco,
prendendo parte della Via Appia (l’altra era lasciata al traffico; del resto è
bene approfittare di queste strade ampie per fare sport ma al tempo stesso
non bloccare il traffico, per quanto ridotto possa essere) e, poi, terminare
gli ultimi tre chilometri tra i sentieri del Parco. Percorso pianeggiante con
qualche lieve falsopiano ma rilassante. Per i nostri colori eravamo 43:
Emanuele Kirieleison
Khalil Hussein
Ennio Radicetta
Gino Piccioli
Andrea Venanzi
Mauro Vari
Marco Taffoni
Maurizio Del Giudice
Riccardo Cinotti
Nazareno Luca Santantonio
Mario Labricciosa
Salvatore Vecchio
Fabrizio Turi
Massimo Pelino
Giovanni Amedeo Turetta
Mario Recchia
Sergio Vendetti
Emanuela Borruso
Fabio Penso
Maurizio Porcini
Luigi Maio
Stefano Di Mambro
Marco Santagati
Elisa Prece
Umberto Bernabei
Alfredo Prestopino
Francesco Pauri
Marina Pellegrini
Valerio Basili
Monica Tandalla Mullo
Tiziana Rinaldi
Silvano Carletti
Roberto Casella
Maria Cristina Versace
Maurizio Benvenuti
Bruno Bernabei
Davide Mula
Saverio De Gioia
Merico Cavallaro
Ugo Marchionni
Patrizia Clementi
Salvatore Granito
Alessandro Fabiani
*
Corriolimpia 13 dicembre 2015
Siamo giunti alla fine del 2015, l’ultima gara dell’anno per la Squadra
ma, certamente, diversi amanti della corsa potranno continuare a divertirsi
con le altre gare del periodo natalizio. Intanto: arrivederci al 6 gennaio.
Circuito con belle variazioni (95 metri di dislivello in salita e
ovviamente altrettanti in discesa), che come sempre qualcuno apprezza ed
altri meno (personalmente le salite mi piacciono), bella mattinata, freddina
più di altre (mai come quella della Frascati-Roma), un bel sole, anche se è
vero che a noi questa della presenza del sole durante la corsa, tra palazzi,
viali alberati e giardini, ha interessato poco.
Esposizione Universale di Roma, E42 secondo il progetto, il quartiere
che doveva essere la celebrazione dell’italianità e il trionfo architettonico
del fascismo alla presenza del mondo intero, l’Esposizione, che Mussolini
non fece terminare perché le risorse erano poche, c’era la guerra e non si
voleva gravare ulteriormente la popolazione di spese, questo quartiere
venne finito nel dopoguerra.
L’EUR con i suoi vialoni alberati, ampi e infiniti, il connubio
dell’edilizia moderna e della natura, o dell’edilizia che si fa natura, che
nasce dalla natura. La seconda Roma con i suoi richiami simbolici alla
prima: con il Colosseo quadrato; con la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo che
riprede e trasforma nella reinterpretazione gli elementi delle due Basiliche;
l’EUR con le sue contrapposizioni non antitetiche che dialogano a distanza,
il Palazzo della Civiltà Italiana e il Palazzo dei Congressi, cioè l’edificio
del dialogo internazionale, con l’analogo dialogo del Museo della Civiltà
Romana e il Tempio dedicato ai due Apostoli (un cristianesimo che ha
come presupposto le condizioni della romanità nel suo apice dell’Impero di
Ottaviano, secondo l’interpretazione derivata dall’intesa del Concordato).
Questo quartiere dà una sensazione particolare sempre: magnifica cornice.
La Nostra squadra, “Running Club Maratona di Roma”, si è fatta
onore nei confronti delle altre squadre che hanno portato centinaia di atleti.
1228 arrivati al traguardo, 33 della Nostra squadra:
Ennio Radicetta 40’51”
Khalil Hussein 40’59”
Jumpei Tachikawa 41’27”
Flavio D’Amore 41’51”
Takehiro Matsuda 42’11”
Riccardo Cinotti 42’42”
Mario Recchia 44’09”
Salvatore Vecchio 44’24”
Mario Labricciosa 44’25”
Massimo Pelino 44’27”
Stefano Di Mambro 45’30”
Fabio Valletta 46’44”
Angelo Pacifici 47’25”
Luigi Duranti 48’27”
Giuseppe Pasquali 49’03”
Marina Pellegrini 51’15”
Merico Cavallaro 51’16”
Valerio Basili 51’16”
Claudio Panei Doria 51’29”
Francesco Pauri 52’47”
Massimiliano Bologna 53’33”
Alfredo Prestipino 53’49”
Umberto Bernabei 53’50”
Roberto Casella 55’17”
Maurizio Benvenuti 55’43”
Debora De Luca 55’43”
Tiziana Rinaldi 57’38”
Bruno Bernabei 58’49”
Ugo Marchionni 1h01’37”
Anita Pititto 1h09’03”
Emanuela Borruso 1h20’15”
Andrea Venanzi 1h20’15”
Alessandro Fabiani 1h20’17”
Dopo la partenza avvenuta in Viale dell’astronomia e il passaggio in
Piazza Don Luigi Sturzo, il primo anello del percorso è breve, quasi tre
chilometri: all’uscita di questa Piazza il primo riferimento della gara è il
Palazzo della Civiltà Italiana che si erge solenne con i Dioscuri, protettori
della Roma antica, prima di transitare davanti al Palazzo degli Uffici EUR,
un beneaugurale passaggio davanti alla statua del Genio dello Sport, opera
bronzea di Italo Griselli, e poi a scendere, attraverso il Parco della Scuola
del traffico, verso Via delle Tre Fontane per risalire in Viale Romolo
Murri, fino a chiudere questo primo anello in Viale dell’Astronomia. Il
secondo anello è lo stesso fino a Via delle Tre Fontane, ma questa volta si
allarga passando in Viale Val fiorita anziché risalire per Via Murri. Qui si
comincia ad allargare il percorso, passando davanti la Stazione
metropolitana di EUR Magliana con una lieve salita per, poi, scendere con
Viale Egeo. Dopo questi lunghi rettilinei il giro si comincia a fare più
tortuoso (per modo di dire, perché sempre su strade ampie e lunghe) tra
alcune vie e salire per la salita più impegnativa che porta al Fungo. Un
giretto in parte del parco del Laghetto dell’EUR e praticamente siamo
arrivati.
Maratona
Il 12 settembre del 490 a.C. un “emerodromo” (messaggero militare
con il compito di portare comunicazioni muovendosi con indosso
l’armamento) giunto ad Atene da Maratona dopo aver pronunciato agli
arconti la parola: “Nenikèkamen” (“Abbiamo vinto”); spirò al suolo. La
leggenda vuole che Fidippide morì dopo aver percorso 42 chilometri (come
siano divenuti poi 42 e 195 lo sappiamo) di corsa con indosso le armi, ma
non siamo certi che il guerriero sia morto per questo: infatti Fidippide era
ben addestrato al proprio compito ed era abituato a coprire grandi distanze
(potremo dirlo un “ultramaratoneta”), come i 225 chilometri che
separavano Atene da Sparta, coperti dallo stesso emerodromo proprio in
vista dello scontro. Che qualche volta si sia avvalso dell’uso di cavalli
potrebbe essere probabile (ad ogni modo i sentieri che percorrevano la
Penisola ellenica non erano agevoli da percorrere a cavallo e del resto il
fatto che la fanteria pesante era l’eccellenza delle armate elleniche e quella
più usata indica che un motivo c’era).
Quello della corsa è il settore principale dove i componenti della
Nostra squadra si ritrovano innanzitutto con lo spirito che costituisce le
fondamenta e fornisce al tempo stesso la linfa vitale del gruppo, cioè quello
del “divago” (dal termine, ormai rimasto con la sola accezione nautica,
“diporto” inglesizzato “sport”), dell’attività sociale come agonismo senza
antagonismo. Quell’“in più” che si riesce a dare è certamente importante,
ma non avrebbe il pieno valore e apprezzamento se non ci fosse il gruppo
ad esserne onorato e ad onorarlo.
Vediamo, attraverso la testimonianza di alcuni nostri associati, di fare
un breve quadro sulla maratona, distinguendo in particolare tre gare ma,
come avremo modo di leggere, questi nostri atleti hanno partecipato a
diverse gare.
*
Maratona di Roma
Il percorso della Maratona di Roma 2015 è differente da tutti gli altri e
unico sotto vari punti di vista: le bellezze architettoniche e archeologiche, il
contesto e l’importanza che innegabilmente hanno per noi (a prescindere
dalla Squadra), vari altri aspetti, ma importantissime sono le particolarità
tecniche del percorso, che comunque si voglia impostare ha salite e discese.
Partenza e arrivo posizionati su Via dei Fori imperiali. Il tracciato del 2015
è stato studiato con particolare attenzione per garantire il soccorso
immediato ed efficiente e per questo motivo sono stati eliminati due punti
di passaggio che venivano fatti ma potevano rappresentare, per quanto
brevissimi, delle criticità: l’anello intorno al Colosseo e il passaggio a
Fontana di Trevi. Questo a tutta lode degli organizzatori che hanno
dimostrato attenzione alla sicurezza dei partecipanti in primo luogo.
Si potrebbero dire tante cose sulla Maratona di Roma, ma qualsiasi
discorso sarebbe riduttivo rispetto alle immagini e alle emozioni di coloro
che hanno partecipato correndo, nell’elenco qui sotto, e di tutti coloro che
hanno partecipato in maniera fondamentale all’organizzazione.
In ordine di arrivo ma tutti vincitori:
Ennio Radicetta
Renzo Tramaglino
Claudio Filiputti
Mario Recchia
Mario Labricciosa
Takehiro Matsuda
Eugenio Manzo
Nazareno Luca Santantonio
Massimo Criniti
Fabio Valletta
Giuseppe Curati
Cristian Cassinari
Gennaro Ruocco
Giovanni Amedeo Turetta
Massimo Pelino
Mirko Macinai
Salvatore Sciuto
Jumpei Tachikawa
Stefano Sassone
Angelo D’Angelo
Salvatore Passafaro
Marina Pellegrini
Roberta Melchiorre
Guido Agazio
Fabio Penso
Valerio Basili
Elisabetta Massaro
Monica Tandalla Mullo
Rodolfo Antonio Garcia Martinez
Francesco Santinello
Nico Pittarello
Francisco Javier Cantu Garza
Stefano Di Mambro
Stefano Militello
Alfredo Prestopino
Fabio Gigli
Giuseppe Minnicelli
Maurizio Porcini
Davide Mula
Elisa Prece
Tiziana Rinaldi
Francesco Pauri
Bruno Bernabei
Ugo Marchionni
Marco Pinali
Flavia Bariletti
Roberto Casella
Giuliano Pasini
Roberto Villareal Valdes
Paolo Muscas
Felice Nucci
Ecaterina Nicorici
Giannantonio Sturman
Giovanni Paolo Bonfioli
Anita Pititto
Mauro Firmani
Monica Tandalla Mullo
Monica corre da poco, un anno e mezzo, ma ha fatto un progresso
nella corsa che non te lo aspetteresti da una che è praticamente partita da
zero. Prima, come ci racconta, ha iniziato a correre da sola facendo
normalissimo jogging poi un amico l’ha messa in contatto con Rinaldo
Brunetti e così è approdata nella Nostra squadra.
Iscrizione, dunque, nel 2014 e partecipazione alla prima gara che fu
quella della “Corriroma”, gara che tiene particolarmente in simpatia
insieme alla “Corriolimpia”, ambedue gare con saliscendi interessanti, la
“Roma-Ostia” e la “Giro del Lago” di Bracciano.
Monica ha scoperto la passione per le maratone buttandosi nella
preparazione della prima maratona con poco tempo. A questo punto posso
dire che, conosciutala alla “Corri per la Befana” edizione 2015, Monica
dopo qualche giorno mi disse che le sarebbe piaciuto fare la “Maratona di
Roma”, un sogno per lei e io le indicai come ottimo preparatore Andrea
Montanuti (che per me qualche anno prima aveva fatto un programma
straordinario, tanto tranquillo e non faticoso quanto efficace), dal quale si
sarebbe dovuta far meglio conoscere per avere un programma ad hoc e
magari frequentarlo per gli allenamenti. Insomma, roba di nemmeno due
mesi e Monica è stata in grado di fare la sua prima maratona. E adesso,
avendone fatte diverse, la maratona per lei è come una compagnia: “Per me
è come una sorella”.
*
Maratona di New York
Molti trovano nella Maratona di New York una partecipazione della
popolazione cittadina particolare, una gara alla quale, si calcola,
partecipano oltre duemila italiani. È un peccato che coincide con la Nostra
“Corsa dei Santi”, gara di cui tutti conosciamo l’importanza sotto diversi
profili primo del quale sottolineerei l’aspetto umanitario.
La nostra associata Elisabetta Massaro ha partecipato, come altre
volte, a questa maratona e ci dice che sarebbe bello se questo spirito
sportivo di partecipazione che
contraddistingue gli americani
nell’organizzare questi eventi, fosse esportato qui da noi, per far crescere le
nostre manifestazioni. “L’unica differenza che c’è tra questa maratona e
quelle che si svolgono ad esempio in Italia è la partecipazione del pubblico
che ti accompagna su tutto il percorso. I bambini che si mettono sul ciglio
della strada, che ti porgono la mano per darti il cinque e ci rimangono male
se non lo fai, i musicisti e i cantanti che, con la loro musica, ti danno
energia, la gente che ti offre fazzoletti, acqua, banane, caramelle… tutti li
per aiutarti a non mollare e a terminarla nel migliore dei modi”. Insomma,
“In questo lungo viaggio non rimani mai solo sia per i molti maratoneti che
corrono con te sia per il pubblico che ti accompagna fino alla fine”. Ma a
questo si aggiunge anche il fatto di aver avuto la soddisfazione di “aver
testimoniato a favore dell’Associazione ONLUS ‘Gemme dormienti’ che si
occupa della protezione della fertilità nei pazienti oncologici e affetti da
malattie croniche invalidanti”.
*
Maratona di Firenze
Hanno partecipato a questa gara per i Nostri colori Monica Mullo,
Angelo D’Angelo e Mario Recchia, mentre Giulio Lorenzo, che aveva
programmato la sua adesione all’evento, ha avuto un’indisposizione.
La Maratona di Firenze si è svolta, puntuale come ogni anno, l’ultima
domenica di novembre, in un percorso che è una sorta di anello che
abbraccia la Città. I 42 chilometri e 195 metri fiorentini si sono svolti su un
percorso pressocché pianeggiante ma, come ci ricorda Monica Mullo,
qualche variazione c’è stata. Sempre Monica ci sottolinea la festosità della
corsa fiorentina, con molta musica per strada che accompagnava gli atleti
con la gente festosa ai lati del percorso che li incitava. La nostra maratoneta
ci garantisce che è un’emozione nuova quella di correre a Firenze, città
nella quale già era stata potendone apprezzare le bellezze artistiche, ma
correre Firenze è respirarla.
Mario Recchia
Mario Recchia, ingegnere foggiano trasferitosi a Roma per lavoro e
spesso in giro per il mondo per motivi professionali (che lo rendono molto
familiare ai viaggi e per questo spostarsi per una maratona per lui è molto
agevole, anche se, ovviamente, costoso), nei primi tempi faceva jogging ma
un giorno pensò di partecipare alla non-competitiva di una Maratona di
Roma, qualche gara, poi la Corriroma e infine il grande salto nel cimentarsi
con le maratone.
Da lì la passione per la maratona. O per le maratone, considerato che
ne macina tante durante l’anno. Infatti, quest’anno Mario ne ha fatte ben
otto: la Maratona di Roma, quella di Milano e Praga, in primavera, poi, in
autunno, Chicago, Venezia, Valencia, Firenze, la Sorrento-Positano. Ben
otto maratone, dicevamo, ma il Nostro caro associato, che quest’anno ha
anche partecipato alla mezzamaratona Great North Run (una gara tra
Newcaste upon Tyne e South Shields che Mario ama particolarmente in
quanto gli ricorda molto la Roma-Ostia per il fatto che termina sul mare), è
andato oltre già l’anno scorso: nel 2014, infatti, ha corso ben dieci
maratone: Napoli, Roma, Rotterdam, Trieste, Stoccolma, Ecomaratona del
Ventasso, Colonia, Francoforte, Valencia, Reggio Emilia e infine la
Maratona delle Cattedrali a Trani, facendo anche la Pistoia-Abetone.
TRAIL
Trail (ingl. "traccia", "pista", "sentiero") è una specialità della corsa a
piedi che si svolge su sentieri in natura (montagna, deserto, bosco, pianura
e collina) con tratti pavimentati o di asfalto limitati, che al massimo e in
ogni caso non devono eccedere il 20% del totale della lunghezza del
percorso.
Le gare di trail sono originarie della Scozia e dell’America, zone
percorse da questi lunghi trail. Proprio utilizzando uno di questi trail, il
Western States Trail, che unisce Salt Lake City nello Utah a Sacramento in
California, sentiero utilizzato dagli indiani Paiute e Washoe, fu
ufficialmente organizzata nel 1977 una delle prime corse di trail running, la
Western States Endurance Run, gara di corsa a piedi di 100 miglia (circa
161 km).
Maurizio Porcini
Come sottolinea il Nostro caro Mario Romagnoli, per fare gare di trail
ci vuole una preparazione che comprende non solo la corsa ma anche una
certa preparazione fisica generale perché il trail impegna diversamente e
completamente il corpo, per cui non ci si può improvvisare atleti di trail
solo perché si corre. Maurizio Porcini è un nostro atleta che ha scoperto da
poco la passione per questa disciplina e a lui ci rivolgiamo per avere
qualche informazione per, eventualmente, provarci.
Maurizio ha partecipato a due trial: quello del Chianti e di
Castelfusano, molto meno impegnativo. Una disciplina molto particolare.
In genere sono gare più lente e si tiene meno attenzione ai tempi, il trail ha
un altro tipo di valenza: rispetto alla corsa su strada, dove si guarda ai
tempi, nel tail sono tutti vincitori.
Giavellotto
Il giavellotto è una disciplina della quale si disputano gare dal 1896.
L’attrezzo è distinto in lunghezza e peso a seconda delle categorie. Dal
1986, per gli uomini, e dal 1991, per le donne, la I.A.A.F. ha deciso di
spostare avanti il baricentro di quattro centimetri per ridurre la gittata.
Il tiro del giavellotto si presenta differente dagli altri lanci e richiede
caratteristiche fisiche più leggere ed agili di quelle degli altri lanciatori.
Ritenuta come la disciplina tecnicamente più complessa tra quelle
dell’atletica in pista, richiede l’insieme di diverse componenti, tra le quali
basilari sono innanzitutto la velocità nella corsa e il coordinamento e un
tiro male eseguito può portare a problemi renali e lombari, alla colonna
vertebrale o alle articolazioni delle spalle e delle braccia.
L’azione del lancio si sviluppa attraverso una rincorsa "particolare",
formata principalmente da due fasi: la fase ciclica e quella aciclica. Nella
prima fase, quella ciclica, l'atleta imprime una non eccessiva accelerazione
alla sua rincorsa, correndo in posizione frontale e raggiungendo una
velocità che gli consenta comunque di gestire al meglio gli ultimi delicati
passi che precedono il tiro. Il passaggio alla seconda fase di tiro, quella
aciclica, avviene grazie al movimento tecnico conosciuto come sfilata, nel
quale l'arto che impugna il giavellotto si distende, il corpo ruota per
assumere una posizione laterale e l'atleta procede con una corsa, appunto,
laterale con passi incrociati.
La fase aciclica (corsa laterale, passo impulso, mono appoggio, doppio
appoggio ed arco, fase di rilascio e fase di recupero) è la fase fondamentale
del tiro, poiché culmina col rilascio dell'attrezzo: i passi incrociati (che
variano in numero a seconda della preparazione fisica e della tecnica
dell'atleta) terminano col passo impulso, un passo più lungo degli altri che
porta il corpo verso la fase di puntello, dove la gamba sinistra (per un atleta
destrorso) si blocca puntandosi alla pedana e facendo ruotare tutto il corpo
su di essa. È importante che il puntello avvenga ad una distanza tale dalla
linea bianca che sia possibile anche il recupero, ovvero l'arresto completo
del corpo dopo la frustata di rilascio dell'attrezzo. Molti sono gli aspetti da
tenere in considerazione per un buon tiro: l'impugnatura, l'importantissimo
gioco di gambe, la rilassatezza dell'arto lanciante e molte altre finezze, che
sono diverse per ogni lanciatore, e che si affinano solo attraverso ripetute
prove in allenamento. Importante anche il corretto ingresso e uscita dalla
pista che deve avvenire in determinati tempi e modi pena annullamento del
tiro.
Ho il piacere di aver inaugurato io per Maratona di Roma Running
Club il giavellotto in quest’anno, l’idea di cimentarmi, pur conscio di non
rilevanti risultati, mi ha solleticato l’anno precedente, allorquando per una
squadra di ragazzi preparai alcuni elementi per il peso, due dei quali
parteciparono ai Campionati nazionali esordienti risultando secondi alle
rispettive categorie. Da ragazzo, tra i tredici e i quindici anni, avevo fatto
una certa preparazione per il getto del peso ma quello che poteva
interessarmi (ma che non ho potuto sviluppare per limiti tecnici delle
strutture atletiche frequentate) era il tiro del giavellotto. La preparazione
che diedi a questi giovanotti fu di solo tre settimane e questi fanciulli non
avevano mai fatto gare di lanci. Per me fu una soddisfazione personale e fui
tentato dal cimentarmi in una disciplina di lancio, ma per ovvi motivi di
altezza, esclusi il getto del peso (nel tracciare la parabola nel getto del peso
l’altezza ha un interesse notevole) per provai a rispolverare qualcosina in
previsione del Campionato nazionale di atletica leggera senior di Cassino
del luglio scorso. Devo dire che con mia grande sorpresa ho trovato che al
tiro del giavellotto nella mia categoria partecipano più persone che nella
marcia, sia a livello nazionale che regionale.
Ho partecipato a Cassino, dunque, senza alcuna velleità, sapendo di
cimentarmi con campioni che erano stati nazionali già da ragazzi, arrivando
quinto ma vincendo comunque il titolo di Campione nazionale per quanto
riguarda il parallelo Campionato Nazionale U.N.V.S.. Successivamente,
alcuni giorni dopo, sono riuscito, tra i vari partecipanti, a prendere il bronzo
ai Campionati regionali tenutisi a Roma.
Marcia
In tempi più antichi, si trovano tracce di imprese sportive collegate a
epiche marce di resistenza. Si ha notizia, per es., che in Francia, nel 1485,
si disputò la marcia Semur-Autun-Semur di 140 km. Nel 1583 un irlandese,
tale Lengham, impiegò 42 ore per percorrere 240 km fino a Londra. Nel
1589 Sir Robert Carey, per scommessa, camminò da Londra a Berwick
(550 km). In Russia fu famoso un tale Vronov che nel 1709 avrebbe
percorso a piedi 380 km, la distanza tra Mosca e Smolensk.
La prima gara ufficiale di marcia veloce ebbe luogo nel 1866 a
Londra: nel corso del primo campionato britannico si disputò una prova
sulle 7 miglia. Vinse in 59′32″ il ventitreenne John Chambers, che faceva
parte della squadra di canottaggio di Cambridge e fu fra i promotori della
storica sfida fra le università di Cambridge e Oxford. Queste prove su
distanze brevi creavano seri problemi ai giudici. Le cronache dell'epoca
riferiscono come spesso la marcia degli atleti si tramutasse in una vera e
propria andatura di corsa.
La marcia fece la sua apparizione olimpica nei Giochi intermedi di
Atene del 1906 dove si disputarono due gare sulle distanze di 1500 e 3000
m. Soprattutto la prova più breve fu un caos: i primi due atleti classificati,
l'inglese Richard Wilkinson e l'austriaco Eugen Spiegler, vennero
squalificati e la vittoria fu assegnata al terzo arrivato, lo statunitense
George Bonhag, ma non senza forti contrasti fra i giudici. Sui 3000 m vinse
l'ungherese Gyorgy Sztantics, dopo un'altra squalifica (ma stavolta a 50 m
dal traguardo) di Wilkinson e Spiegler.
A Londra, nel 1908, la marcia assegnò le sue prime vere medaglie
olimpiche. Due le distanze: i 3500 m e le 10 miglia.
Nel dopoguerra, accanto alla scuola svedese, si rinnovarono quelle già
ricche di tradizione come l'italiana e la britannica e iniziò a emergere quella
sovietica, che colse i primi successi con Vladimir Ukhov, campione
europeo della 50 km di Berna 1954, e con Leonid Spirin, campione della
debuttante 20 km olimpica a Melbourne 1956.
Anche la scuola italiana nel dopoguerra seppe riproporsi ai vertici
mondiali, soprattutto con due atleti: prima il piacentino Giuseppe ('Pino')
Dordoni e poi l'istriano di Fiume, Abdon Pamich.
La marcia deve rispondere a criteri stilistici per mettere tutti i
concorrenti in grado di competere evitando furberie. La regola base della
marcia è quella che la definisce come "una progressione di passi eseguita in
modo da mantenere con il suolo un contatto ininterrotto". Dunque un piede
non può lasciare, dopo la spinta, il terreno prima che l'altro lo abbia già
toccato (anche per questo i marciatori sono chiamati gli specialisti del
'tacco e punta'), avendo il ginocchio della gamba di appoggio bloccato. Nel
1952 alcuni dirigenti sportivi, tra i quali va menzionato l'italiano Giorgio
Oberweger, aggiunsero al regolamento della IAAF, due commi (2 e 3) che
chiarirono, oltre ogni dubbio, il concetto di marcia sportiva: "I giudici di
marcia devono osservare attentamente che il piede avanzato del marciatore
prenda contatto con il terreno prima che il piede che si trova dietro abbia
lasciato il suolo stesso, e in particolare che, durante la fase di ogni passo in
cui un piede sia a contatto con il terreno, la gamba corrispondente sia tesa
(cioè non piegata) almeno per un momento".
Negli Anni ’90 il presidente della IAAF Primo Nebiolo istituì una
commissione di 'saggi della marcia' che includeva, tra gli altri, Damilano,
Llopart e Gonzalez, di trovare delle contromisure per dare nuova credibilità
alla disciplina. Molte delle proposte della commissione furono accolte: si
stabilì di cancellare le brevi gare di marcia dai programmi indoor (le piste
sopraelevate non consentivano un giudizio corretto sull'azione dei
marciatori), di portare la gara delle donne da 10 a 20 km, di riorganizzare
tutto il sistema delle giurie e soprattutto di evitare squalifiche degli atleti
che avessero già tagliato il traguardo. Ma la decisione più importante
riguardò l'essenza stessa della marcia. Studi fatti dai norvegesi avevano
dimostrato che a ritmi intorno ai 4′ al chilometro era praticamente
impossibile evitare sempre un'azione aerea. Ai giudici fu chiesto dunque di
non considerare più obbligatorio per l'atleta il contatto con il suolo, ma
piuttosto di valutare quanto si cercasse di mantenere il contatto stesso. In
pratica non doveva esserci un'espressa volontà di evitare il contatto e
comunque la fase aerea non doveva essere visibile a occhio nudo.
Successivamente la IAAF diede anche una nuova, più restrittiva,
interpretazione di quella regola che era diventata la madre di tutte le
squalifiche: l'arto doveva essere bloccato al ginocchio fin dal suo primo
contatto con il terreno e non solo al momento della posizione 'verticale',
ovvero quando il piede si trova perfettamente in linea con la verticale del
corpo. Attualmente la definizione di marcia scritta nel regolamento
internazionale recita: "La marcia è una progressione di passi eseguiti in
modo tale che l'atleta mantenga il contatto con il terreno, senza che si
verifichi una perdita di contatto visibile (all'occhio umano). La gamba
avanzante deve essere tesa (cioè non piegata al ginocchio) dal momento del
primo contatto con il terreno sino alla posizione verticale", dopo può essere
usata per spinta, quindi non esiste sbloccaggio, ma il caso contrario, cioè il
bloccaggio della gamba con corsa camuffata, è una delle finezze più
adottate per ingannare i giudici.
Il lavoro che si viene a fare con la marcia coinvolge tutto il corpo e la
sua pratica fornisce un’esperienza tecnica fondamentale che direi essere
ottima propedeutica allo sport. La marcia costringe alla simmetria dei
movimenti che richiede (e consente) un uso parimenti simmetrico dei
muscoli, coinvolgendo anche tutto il corpo, in particolare le braccia, le
quali non solo coordinano il movimento e la velocità ma consentono anche
una migliore azione di spinta degli arti inferiori, come anche (per i puristi
della marcia e a seconda delle “scuole”) il lavoro con l’anca (che non è
“sculettamento” ma spostamento dell’anca in avanti con tutta la gamba e
può consentire un aumento della falcata sino ad un 25%), la lieve
oscillazione del busto e altre accorgimenti tecnici.
Sergio Agnoli ci ricorda che quando era giovane la gente non correva
ma marciava, quello era lo sport dell’atletica leggera più facilmente
praticato. Successivamente, nel periodo postbellico, a parte un certo
interesse dovuto alla grandezza di campioni che si erano formati nel
Ventennio, la marcia ha avuto un riscontro presso l’opinione pubblica
minore dovuto ad un interesse minore da parte delle istituzioni sportive.
Dobbiamo all’impegno di Stefania Codini e Giuliana Salce una ripresa
dell’interesse e della pratica della marcia con un rinnovato impegno in
particolare per quanto riguarda la nascita della marcia femminile. Queste
due perle della storia dell’atletica, di cui ci onoriamo di ospitare dei profili
a chiusura di questo annuario quali ciliegine su questa torta prelibata che è
la Nostra associazione, vestono i Nostri colori invitate dall’eccellentissimo
e instancabile Rinaldo Brunetti.
Il carissimo Rinaldo sono ormai tre anni che svolge attività per il
Running Club ma per quello che fa sembra che sia passato molto più
tempo. Vulcano operativo, organizzatore instancabile, di Rinaldo scrivendo
questo non comunico nulla di nuovo rispetto quello che tutti sanno, come
del fatto che Rinaldo è supportato da una donna del calibro della moglie,
Cesira, e qui è proprio da citare il detto: “Dietro un grande uomo c’è una
grande donna”. Molto discreto come indole, Rinaldo mi ha detto che non
vuole che si scriva di lui, quindi ha evitato occasioni per focalizzare alcuni
punti che avrei voluto approfondire, rispettiamo perciò il suo riserbo.
Atleticamente lo ammiro perché ha un ottimo rendimento in gara anche con
poco allenamento, o addirittura senza allenamento, dando proficui risultati
anche a livello nazionale, il suo stile è molto elegante e, come ho detto
varie volte, mi ricorda Pino Dordoni.
La sezione di marcia della Nostra squadra ha riconfermato di toccare
le alte sfere regionali e nazionali della disciplina. Rinaldo Brunetti ha
realizzato e guida, sotto i diversi profili, un gruppo che fornisce proficue
prestazioni che quest’anno ha portato alla Squadra. La brevità che
caratterizza il presente lavoro mi costringe a non poter ricordare tutte le
gare di marcia che sono state fatte quest’anno ma, analogamente per quanto
fatto sopra con le gare della corsa, ricordiamo quelle di inizio e di chiusura
dell’anno: “Benvenuto 2015” tenutosi presso lo Stadio della Farnesina il 10
gennaio e “Salutiamo il 2015” presso lo Stadio “Nando Martellini”.
“Benvenuto 2015” è una manifestazione di atletica con la quale il
Comitato Provinciale di Roma ha voluto inaugurare il 2015 sportivo con i
più buoni auspici, un meeting ormai classico per l’atletica leggera della
Capuitale. Ricordo come ora il cielo freddino e lievemente velato scaldato
dall’affettuoso saluto augurale d’inizio anno tra i marciatori. Tenuta di sera
questa prova di marcia, come ho scritto sopra presso lo Stadio della
Farnesina, c’eravamo io, Paolo Muscas, Mario Angelini, Rinaldo Brunetti
(impegnatissimo per la realizzazione delle gare svolte dalla mattina),
Enrico Mariotti, Antonio Ferro, Sebastiano Roncone, Giorgio Tempio e,
unica per le donne, Simonetta Pasqualoni.
“Salutiamo il 2015”, meeting svoltosi nella cornice suggestiva dello
Stadio di atletica leggera presso le Terme di Caracalla, intitolato a Nando
Martellini, che si è presentato silente nell’atmosfera freddina ma con un
sole dolce. L’inizio della gara comunicatoci dalla FIDAL era previso alle
ore 09,15 con partenza unica per uomini, per un totale di 13 partecipanti, e
donne, quattro. Questa non solo è stata l’occasione per chiudere l’anno
2015 ma è stata anche la prova per l’assegnazione dei titoli di Campione
provinciale. I nostri partecipanti sono stati: Massimo Fioresi; Paolo
Muscas; Mario Angelini; Enrico Mariotti.
Giuliana Salce
Giuliana è una locomotiva irresistibile, i suoi piedi sulla pista sono
artigli, il suo movimento fluido, sincronizzato, alieno dalla fatica, dalla
distanza da colmare e dal tempo. Invincibile, indomita, sempre pronta a
nuove sfide. Cade, si rialza, ricade, si rialza ancora e ancora e di nuovo,
all’infinito… in tutto quello che è nella vita pubblica e privata. Giuliana
cresce come atleta dalle fatiche sulla terra battuta e ancora ogni giorno una
lotta perenne rispetto alla quale ogni passo è un trionfo.
Nel periodo centrale della vita di Giuliana Salce c’è stato il breve
periodo del ciclismo e le tentazioni del doping che Giuliana ha rifiutato e
combattuto in una lotta che l’ha penalizzata, emarginata per alcuni versi,
ma nonostante questo lei continua la lotta. Purtroppo, viste le recenti notizie
di cronaca giudiziaria relative al mondo dello sport dobbiamo dire che
quello al doping è una lotta senza fine. La gloria di Giuliana, però,
appartiene ai periodi oltre a quello breve del ciclismo: quelli della marcia,
di prima e di adesso. In alcuni articoli che ho letto sulla sua vita non ci
fosse il peso delle vicende tristi, mi verrebbe da sorridere leggendo titoli
come: “Ero una star dello sport…”; perché è un titolo improprio mentre
sarebbe più corretto: “Sono una star dello sport”.
Cos’è lo sport per Giuliana Salce? “Le persone che hanno voglia di
fare lo sport hanno una passione, qualcosa che ti scorre nel sangue, ancor
più quando sei adulto e trovi asperità della vita quotidiana. Mi ha sempre
accompagnato da bambina, quando le mie amiche giocavano con le
bambole io facevo le gare copiando i giochi che vedevamo in televisione:
gare coi i pattini, col salto i lungo, ecc.”.
Quando hai iniziato e come? “Ho iniziato la marcia dopo un infortunio
ad un piede: mentre facevo riabilitazione ho visto una gara di marcia a
Milano. Ho provato a marciare e mi sono detta: ‘Da oggi in poi marcio’.
Dal 1 maggio 1979, da quella prima gara, avendo da subito ottenuto
riscontri ho guardato a questo sport con impegno spostando gli obiettivi
sempre più lontano”
Quando, dopo il periodo del ciclismo, sei tornata alla marcia? “Mi è
stato proposto di fare nazionale ciclismo over 35 nel 1999, avevo lasciato la
marcia polemicamente perché nel dicembre 1987, dopo la festa della
Diadora insieme ad altri atleti firmammo una lettera contro il doping e tutto
ciò che era illecito nell’ambito sportivo. Successivamente crollò la
federazione. Ho usato doping per 4 mesi poi mi sono autodenunciata. A
questo è seguito un periodo di problemi”.
Giuliana ha ripreso ad allenarsi a febbraio per la prima volta e alla sua
prima uscita ha fatto il record italiano di categoria sui 3.000 con 16’36”.
Successivamente, ai Campionati europei “No stadia” di Grosseto nuovo
record sui 10.000 con 57’19”; Cassino, 5.000 in 27’56”.
Da diversi mesi Giuliana ha un certo problema che solo in un secondo
tempo ha affrontato in maniera più decida: infortunio sul lavoro al piede a
gennaio (e ciononostante ha fatto quelle prestazioni di cui abbiamo visto
sopra), e successivamente si è fatta nuovamente male, per cui ha dovuto
subire un’osteotomia del piede e platica ai legamenti. Operata il 19
novembre ci vorrà ancora qualche mese per riprendere, tutt’è attendere
perché la grinta e la voglia di cimentarsi in nuove gare c’è ed è forte.
Stefania Codini
Se Giuliana è una locomotiva, Silvana è il vento.
Candida e leggera come il candore delle sculture di marmo del
Bernini, leggere e dinamiche nelle forme, forti e resistenti, ma soave.
Aspetto e maniere gentili, Silvana Codini con la sua aria delicata sembra
entrare in punta di piedi nel circo della marcia ma invece calca bene la pista
e i risultati si fanno notare prepotentemente quanto aggraziata.
Qualche domanda per Stefania.
Cos’è lo sport per Stefania Codini? “Lo sport è vita avere, è cura del
corpo e della mente, libertà, espressione di sé”.
Da quando hai iniziato a praticare sport? “Ho iniziato da ragazzina a
dieci con il minibasket e undici con l’atletica, a 12 ho iniziato la prima
Roma-Ostia controllando ogni tanto le pulsazioni per vitare problemi e
affinché giudici e addetti alla gara mi fecero proseguire. Vinsi una borsa e
me fu tantissimo… Nella marcia fui una pioniera con Armando Zambaldo,
arrivando con mio stupore settima e poi cominciai ad avere riconoscimenti
nazionali. Già conoscevo Fulvio Villa perché mi occupavo di diverse
discipline atletiche, iniziai con la ‘Liceum Ostia’. Fulvio mi propose di
aiutarlo ad istituire il Trofeo Lazio”.
“Minibasket, atletica, kayak (per gioco dal 2006 in inverno, facendo
prove in piscina e a maggio del 2006 la prima escursione a Ponza
scoprendo la bellezza delle navigazioni sottocosta”.
Cosa hai fatto quest’anno? “Giuliana mi ha spinta a impegnarmi con
la ‘Running Club Maratona di Roma’ e abbiamo fatto due prove a Cassino
e Grottammare.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro? “Divertirmi sempre facendo
sport e ripuntare al Campionato italiano master. E poi dividermi tra i figli e
il lavoro” (Stefania si occupa di di fisioterapia e di massofisioterapista, è
trainer e massaggiatore sportivo).
Siamo giunti alla fine di questo percorso discorsivo, di questa
“chiacchierata” per capitoletti che hanno visto le principali attività e
occasioni sportive focalizzate attraverso alcuni protagonisti, un omaggio a
tutti gli associati che danno vita a questa associazione, ma vorrei
ringraziare Marco Taffoni, membro del direttivo responsabile per
l’informatizzazione, per il suo impegno nel gestire il sito, l’organo ufficiale
delle comunicazioni dell’Associazione, e atleta dai buoni risultati e tutto
questo nonostante problemi che lo hanno riguardato senza venir meno
all’impegno con l’Associazione e tenuto lontano un po’ dalle gare.
Nonostante impegni di vario genere, Marco ha dimostrato di tenere al
Gruppo nella partecipazione alle gare appena possibile e mantenendo fede
al proprio impegno nell’ambito del direttivo. Vorrei ringraziare e ricordare
l’impegno per la grande disponibilità di Andrea Montauti, membro del
direttivo responsabile del settore tecnico, sempre prodigo di ottimi consigli
e ottimo preparatore atletico, al quale ho indirizzato alcune persone, non
solo per suggerimenti, ma per avere una vera e propria guida ed uno
scambio d’informazioni necessario per un programma su misura, poiché
solo a questa condizione il lavoro può sortire buon effetto. Ricordo che
diversi anni fa Andrea, dopo avermi chiesto una serie d’informazioni, mi
elaborò un programma per la maratona veramente sorprendente perché
diede buoni risultati e si svolgeva in sessioni di allenamento leggere, mi
stupì da subito che la prima seduta di allenamento consisteva in un’ora e un
quarto di corsa lenta. In seguito mi sono dato alla marcia ma riprendere da
capo il lavoro con Andrea non andrebbe male. Perché questa parentesi
personale? Semplicemente per trovare l’occasione di consigliare a tutti
coloro che amano la corsa e vogliono migliorarsi per stare bene o per pura
soddisfazione personale, come a coloro che sono più esperti e interessati a
toccare risultati agonistici di rilievo, di confrontarsi con Andrea e seguirlo.
Anche questo è “associazione”.
Merico Cavallaro