LA STORIA/Esami a motore
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LA STORIA/Esami a motore
LA STORIA/Esami a motore 66 SI GIRA! La monoposto dell’università tedesca di Heilbronn, in pista a Varano de’ Melegari. Formula Student COMPITO: COSTRUIRE UN BOLIDE È LA SFIDA TRA TEAM DA CORSA UNIVERSITARI: ATENEI DI TUTTO IL MONDO PRESENTANO LA LORO MONOPOSTO CHE POI VIENE VALUTATA PER SPECIFICHE TECNICHE, DESIGN E COSTI. ALDO COSTA: «COSÌ SI FORGIANO NUOVE PROFESSIONALITÀ» di Carlo Canzano ~ foto di Michele Borzoni/TerraProject 67 la storia/Esami a motore L a denominazione ufficiale, Formula SAE (dal nome dell’ente organizzatore, la Society of Automotive Engineers), è un po’ fredda, priva di appeal, non sufficientemente esplicativa. Meglio allora utilizzare l’altro “logo”, Formula Student, che quanto meno indica a chi è riservata la competizione: una gara tra squadre di universitari che, sotto la bandiera del proprio ateneo, si confrontano per progettare e realizzare un’auto da corsa valutata poi per i suoi contenuti tecnici, per la qualità del design, per i costi, per la potenziale realizzazione e destinazione. Una sorta di Universiade del racing nata nel 1981 e che oggi conta una decina di tappe nel mondo con eventi organizzati dalle associazioni nazionali di ingegneri e tecnici dell’automobile. «Qui faccio il pieno di entusiasmo per i prossimi mesi», confidava in pista a Varano de’ Melegari, in occasione della tappa italiana, l’ingegnere Gian Paolo Dallara che con la sua azienda da anni è sponsor dell’evento. «Vedere tanti giovani pieni di entusiasmo e passione, che sono in competizione ma che si aiutano, anche tra team diversi, e che hanno il piacere di conoscersi, regala fiducia per il futuro». Le parole di Dallara spiegano consigli da gP Qui sotto l’ingegnere Aldo Costa (seconda foto da sinistra), 55 anni, in F.1 con la Ferrari prima e la Mercedes ora, esamina i progetti. 68 bene quale clima si respiri in questa sorta di campus internazionale nel quale si trasforma l’autodromo che ospita un appuntamento della Formula SAE. Se poi ci si immerge nella realtà dei vari team e delle rispettive realizzazioni, si può anche restare sorpresi e ammirati non soltanto dall’impegno, ma anche dal risultato dei progetti. Che per regolamento debbono essere completi e articolati. Perché nei tre giorni di gara ogni progetto viene valutato da una commissione, non soltanto di tecnici, sulla base di vari parametri: ogni squadra è tenuta a un’illustrazione tecnica, alla presentazione di un business plan e di un’analisi di costi (per questo tutti i team contano anche su uno studente in ingegneria economica). Ciascuno degli aspetti assegna un punteggio, come la valutazione sul design e le prove in pista: accelerazione, ski-pad, autocross, consumo, endurance. Ogni team deve anche disporre di un pilota, che non può essere un professionista ma va scelto tra gli studenti del gruppo. Il team dell’università di Parma addirittura ha integrato nel progetto la realizzazione di un simulatore di guida con il quale allenare i propri studentipiloti. Le piccole monoposto, che debbono rispettare una precisa normativa, possono apparire un po’ goffe, ma anche un occhio non troppo smaliziato coglie le differenze, nella cura del design e dell’aerodinamica e nelle soluzioni tecniche adottate per i motori – solitamente di al lavoro Gli studenti che hanno partecipato alla tappa italiana della Formula SAE in azione sulle vetture e le loro componenti. origine motociclistica al massimo di 700 cc e non sovralimentati all’origine ma molti hanno scelto la propulsione elettrica – e nella struttura del veicolo. In alcuni degli atenei iscritti la partecipazione al progetto diventa parte integrante del corso universitario con concessione di crediti e/o validità per alcuni esami. D’altro canto la partecipazione alla Formula SAE (il cui presidente onorario è Ross Brawn, già d.t. di Ferrari, Brawn e Mercedes F.1) è considerato un punto forte nei curricula dei neo laureati: «Per noi ingegneri dell’automotive e del racing questa attività è fondamentale perché forgia nuove professionalità imponendo ai ragazzi non solo l’aspetto teorico ma anche quello pratico nella costruzione e nella gestione di un’auto da corsa», spiega l’ingegnere Aldo Costa, ex d.t. della Ferrari, ora tra i responsabili del progetto Mercedes F.1, che a Varano è sempre uno dei componenti della commissione tecnica chiamata a giudicare. Vero al punto che, grazie alla partecipazione alla Formula SAE, negli ultimissimi anni molti studenti dei team universitari italiani sono approdati con successo a Dallara, Ferrari, Maserati, Porsche, Audi, Renault, Ducati, Bosch, FCA… © riproduzione riservata 69