LA STORIA/Esami a motore

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LA STORIA/Esami a motore
LA STORIA/Esami a motore
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SI GIRA!
La monoposto
dell’università tedesca
di Heilbronn, in pista
a Varano de’ Melegari.
Formula Student
COMPITO:
COSTRUIRE
UN BOLIDE
È LA SFIDA TRA TEAM DA CORSA UNIVERSITARI:
ATENEI DI TUTTO IL MONDO PRESENTANO LA LORO
MONOPOSTO CHE POI VIENE VALUTATA PER
SPECIFICHE TECNICHE, DESIGN E COSTI. ALDO COSTA:
«COSÌ SI FORGIANO NUOVE PROFESSIONALITÀ»
di Carlo Canzano ~ foto di Michele Borzoni/TerraProject
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la storia/Esami a motore
L
a denominazione ufficiale, Formula SAE (dal nome dell’ente
organizzatore, la Society of Automotive Engineers), è un po’
fredda, priva di appeal, non sufficientemente esplicativa. Meglio allora
utilizzare l’altro “logo”, Formula Student,
che quanto meno indica a chi è riservata
la competizione: una gara tra squadre di
universitari che, sotto la bandiera del
proprio ateneo, si confrontano per progettare e realizzare un’auto da corsa valutata poi per i suoi contenuti tecnici, per
la qualità del design, per i costi, per la
potenziale realizzazione e destinazione.
Una sorta di Universiade del racing nata nel 1981 e che oggi conta una decina di
tappe nel mondo con eventi organizzati
dalle associazioni nazionali di ingegneri e tecnici dell’automobile.
«Qui faccio il pieno di entusiasmo per i
prossimi mesi», confidava in pista a Varano de’ Melegari, in occasione della tappa italiana, l’ingegnere Gian Paolo Dallara che con la sua azienda da anni è
sponsor dell’evento. «Vedere tanti giovani pieni di entusiasmo e passione, che
sono in competizione ma che si aiutano,
anche tra team diversi, e che hanno il
piacere di conoscersi, regala fiducia per
il futuro». Le parole di Dallara spiegano
consigli da gP
Qui sotto l’ingegnere Aldo Costa (seconda
foto da sinistra), 55 anni, in F.1 con la Ferrari
prima e la Mercedes ora, esamina i progetti.
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bene quale clima si respiri in questa sorta di campus internazionale nel quale si
trasforma l’autodromo che ospita un appuntamento della Formula SAE.
Se poi ci si immerge nella realtà dei vari
team e delle rispettive realizzazioni, si
può anche restare sorpresi e ammirati
non soltanto dall’impegno, ma anche dal
risultato dei progetti. Che per regolamento debbono essere completi e articolati. Perché nei tre giorni di gara ogni
progetto viene valutato da una commissione, non soltanto di tecnici, sulla base
di vari parametri: ogni squadra è tenuta a un’illustrazione tecnica, alla presentazione di un business plan e di un’analisi di costi (per questo tutti i team contano
anche su uno studente in ingegneria
economica). Ciascuno degli aspetti assegna un punteggio, come la valutazione
sul design e le prove in pista: accelerazione, ski-pad, autocross, consumo, endurance. Ogni team deve anche disporre di
un pilota, che non può essere un professionista ma va scelto tra gli studenti del
gruppo. Il team dell’università di Parma
addirittura ha integrato nel progetto la
realizzazione di un simulatore di guida
con il quale allenare i propri studentipiloti. Le piccole monoposto, che debbono
rispettare una precisa normativa, possono apparire un po’ goffe, ma anche un
occhio non troppo smaliziato coglie le
differenze, nella cura del design e dell’aerodinamica e nelle soluzioni tecniche
adottate per i motori – solitamente di
al lavoro
Gli studenti che hanno partecipato
alla tappa italiana della Formula SAE
in azione sulle vetture e le loro componenti.
origine motociclistica al massimo di 700
cc e non sovralimentati all’origine ma
molti hanno scelto la propulsione elettrica – e nella struttura del veicolo. In alcuni degli atenei iscritti la partecipazione
al progetto diventa parte integrante del
corso universitario con concessione di
crediti e/o validità per alcuni esami.
D’altro canto la partecipazione alla Formula SAE (il cui presidente onorario è
Ross Brawn, già d.t. di Ferrari, Brawn e
Mercedes F.1) è considerato un punto
forte nei curricula dei neo laureati: «Per
noi ingegneri dell’automotive e del racing
questa attività è fondamentale perché
forgia nuove professionalità imponendo
ai ragazzi non solo l’aspetto teorico ma
anche quello pratico nella costruzione e
nella gestione di un’auto da corsa», spiega l’ingegnere Aldo Costa, ex d.t. della
Ferrari, ora tra i responsabili del progetto Mercedes F.1, che a Varano è sempre
uno dei componenti della commissione
tecnica chiamata a giudicare. Vero al
punto che, grazie alla partecipazione
alla Formula SAE, negli ultimissimi anni molti studenti dei team universitari
italiani sono approdati con successo a
Dallara, Ferrari, Maserati, Porsche, Audi, Renault, Ducati, Bosch, FCA…
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