Scarica il numero 4/2013

Transcript

Scarica il numero 4/2013
Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. DL353/2003 (conv. In L. 2702/2004 n. 46) art. 1 comm. 1 AUT. GIPA/C/PD/29/2011. In caso di mancato recapito rinviare a CMP Padova per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Organo ufficiale dell'Associazione
BIMESTRALE N°4 - LUG/AGO 2013
Direttore responsabile:
Filippo Anastasi
Direttore editoriale:
Francesco La Palombara
Caporedattore:
Massimiliano Fiore
Editore:
U.N.I.T.A.L.S.I.
(Unione Nazionale Italiana
Trasporti Ammalati a Lourdes
e Santuari Internazionali)
Redazione:
Fraternità, organo ufficiale
dell'Associazione
è iscritta al Roc n. 2397
c/o Presidenza Nazionale
UNITALSI in Via della Pigna 13/A
00186 Roma
Tel. 06.6797236-int 222,
fax 06.6781421,
[email protected]
c/c postale n° 10274009
intestato a UNITALSI
via della Pigna 13/A - 00186 RM
2-3
Con il Papa
a Rio de Janeiro
4-19 Da Civitavecchia a Barcellona
Bambini in Missione di Pace
M. Tampellini
20-21
Giobbe
pellegrino
sofferente
don D. Priori
24-25
22-23
Evangelium
vitae
Mijas,
la Vergine
della Roccia
Con approvazione ecclesiastica,
rivista bimestrale, reg. n. 21 trib. Roma
in data 5 gennaio 1988
27
Casa
Hogar
G. Punzi
F. Anastasi
31
Danila
guarita
dalla fede
28-29
A.M. Cosentino
La gioia
di Credere
don. A. Rizzolo
32
Un ultimo
regalo di Gigi
ai suoi bambini
26
Siria,
il dramma
A. Avveduto
30
Disabili
al volante
Hanno collaborato:
Mons. Luigi Marrucci,
Salvatore Pagliuca,
Andrea Avveduto,
Federico Baiocco,
Mariangela Camporeale,
Angela Maria Cosentino,
Claudio Focolari,
Maristella Giuliano,
don Danilo Priori,
Giovanni Punzi,
Caterina Stilittano.
Foto:
> Sergio Pancaldi e Marco De Gregori
COPERTINA E PAGG. 2 - 19
> ATS
PAG. 26
> Marcelo Tasso
Afp Photo
CONTROCOPERTINA
Progetto grafico:
FAR 11
Stampa:
Mediagraf Spa
viale della Navigazione Interna 89
35027 Noventa Padovana (PD)
Finito di stampare: settembre 2013
Questo periodico
è associato all’Uspi
numero verde
800 00 11 44
PELLEGRINAGGI UNITALSI
progetti di carità
800 062 026
PROGETTO BAMBINI
[email protected]
www.unitalsi.it
Mons. Luigi Marrucci Assistente Ecclesiastico Nazionale
Salvatore Pagliuca Presidente Nazionale
Il Pellegrinaggio Nazionale
nel 110° anno di vita
Mentre il caldo imperversa e forte è il desiderio di vacanza, ci prepariamo al Pellegrinaggio Nazionale
che chiuderà il 110° anno di vita della nostra Associazione, quindi un momento di ricordo e di festa.
Il ricordo dei 110 anni di storia dell'UNITALSI, che si declina attraverso le storie di tanti ammalati, volontari e pellegrini che hanno condiviso il senso del pellegrinaggio quale occasione per profumare di nuova
essenza il libro della propria esistenza, dando una risposta vera e concreta alla domanda di senso del dolore che deriva dalla malattia.
L'esperienza dell'UNITALSI è espressione armonica di un “inno alla vita” che conserva il suo fascino
anche quando la melodia della razionalità lascia emergere i suoni cupi del dubbio.
La festa, perché l'UNITALSI è una esperienza di gioia.
Questa gioia nasce dall'esperienza vissuta, non dal dipinto di una speranza che verrà, di un futuro migliore rispetto ad un presente limitato; è un percorso di umanità che sgorga dallo slancio del cuore, capace di trasformare le lacrime in sorriso, di trovare forze fisiche e psicologiche dalla serenità di quanti,
nonostante tutto, trovano l'energia per sorridere e dire “grazie”.
È questo il regalo quotidiano che arricchisce le pagine del libro di quest’Associazione e di quanti
scelgono di viverla come dimensione di impegno personale e di responsabilità collettiva.
Ma il ricordo e la festa saranno all’insegna della sobrietà, non ci saranno fuochi d’artificio ed effetti
speciali perché l’attuale situazione della nostra società non fa comprendere che si spenda per arricchire la festa, ma non mancherà la solennità del momento e la sottolineatura dei tempi di incontro che
sono incentrati sul nostro essere unitalsiani.
Sarà un Pellegrinaggio Nazionale che andrà alla ricerca dell’essenziale, di ciò che è importante e necessario per la nostra vita personale ed associativa, camminando sulle orme di Maria per raggiungere
Gesù, e sottolineerà gli impegni dell’UNITALSI per il futuro.
Innanzitutto di continuare a costruire percorsi di incontro e riconoscimento; riconoscimento della persona, che è sempre e comunque persona, in qualsiasi condizione si trovi a vivere perché la persona
non è mai tutto e soltanto ciò che fa o la condizione in cui vive, ma è prima di tutto persona, con problemi e potenzialità, risorse, volontà e capacità, che in quel momento, in quel contesto specifico sono
più o meno attivate.
Il bisogno di riconoscimento è il primo bisogno dei bambini; così anche per gli adulti: chi non è riconosciuto come uomo/donna diventa invisibile, marginale, muore.
Questo è per l’UNITALSI molto importante: riconoscere le persone nella loro complessità e globalità,
non pensare a loro nei termini dei problemi che portano, ma solo e soltanto come persone da incontrare, conoscere e riconoscere.
Ogni pellegrinaggio, e soprattutto il prossimo Pellegrinaggio Nazionale, sia l’occasione per assaporare
il gusto e la freschezza del carisma associativo unitalsiano, che vive e si alimenta del suo rapporto di
reciproco scambio e dedizione con l’universo della sofferenza.
1
GMG 2013
Marco Tampellini
Presidenza Nazionale
Con il Papa a Rio de Janeiro
Momenti di preghiera e di commozione per tanti giovani
C
ome ormai da tradizione, fin dalla GMG di
Roma del 2000, l’UNITALSI non poteva mancare al nuovo appuntamento di Rio de Janeiro
che ha richiamato oltre 3 milioni di giovani per pregare
tutti insieme con Papa Francesco.
Come fu in occasione della GMG di Madrid, il Servizio
Nazionale di Pastorale Giovanile della CEI ci ha chiesto
di essere parte attiva insieme a loro nel permettere ai ragazzi con difficoltà di partecipare a questo momento di
preghiera e di condivisione.
L’UNITALSI, vista la lontananza e i costi che ogni partecipante doveva affrontare, ha deciso di non organizzare
un proprio gruppo, ma piuttosto ha facilitato la partecipazione dei disabili che avevano piacere e desiderio di
essere presenti alla GMG, aiutandoli ad integrarsi e a
partire con la propria Diocesi di appartenenza. La nostra
presenza a Rio de Janeiro, quindi, era piuttosto di rappresentanza e di supporto a questi ragazzi partiti con le
proprie Pastorali Giovanili. L’UNITALSI era rappresentata
da un sacerdote, (don Sabino), da un Rappresentante
della Presidenza Nazionale, (il sottoscritto), da un medico, (Chiara), da un volontario, (Gianfilippo, responsabile giovani UNITALSI), e da una disabile, (Nicoletta).
Siamo partiti da Fiumicino con un volo diretto per Rio
con tanta gioia nel cuore sapendo della fantastica avventura che ci aspettava. Arrivati al mattino presto abbiamo subito avuto l’impatto con la bellezza del luogo e
la povertà delle favelas che si affacciavano sull’autostrada. Eravamo alloggiati a un passo da Casa Italia
(punto di riferimento per ogni italiano partecipante alla
GMG) e vicinissimi a Copacabana, la spiaggia dove si
sono svolte tutte le celebrazioni principali. Sicuramente
la città si era preparata e trasformata per accogliere al
meglio tutti i pellegrini: poliziotti ad ogni angolo, spazzini
infaticabili che ad ogni ora del giorno e della notte lavoravano per mantenere la città e la spiaggia pulite, negozianti che lustravano le vetrine. Certamente non era la
Rio che tanto ci hanno raccontato con scippi, furti e violenze varie quasi quotidiane. Abbiamo quindi vissuto
2
questo dualismo di paura di una città considerata la più
violenta del Brasile e la volontà dei brasiliani di mostrarla
pulita e sicura.
Rio de Janeiro è conosciuta come la città in cui si fa
sempre il bagno in mare, dell’estate perenne, delle abbronzature e dei costumi… a “filo interdentale” (così li
chiamano gli stessi carioca!). Ovviamente i primi cinque
giorni della GMG sono stati di freddo e pioggia!!! Persone del luogo ci hanno confidato che non si ricordavano di un freddo del genere (che poi la temperatura
minima non è mai scesa sotto i 15 gradi…). Meglio così:
meno distrazioni e più preghiera!!! Le giornate si sono
svolte in serenità e senza affanni particolari. Voglio però
raccontare un bell’episodio che capitò poco prima della
Festa degli Italiani svoltasi al Maracanazino, palazzetto
dello sport al coperto situato vicino al Maracana, celeberrimo stadio di calcio. Per permettere ai disabili in carrozzina di arrivare sul palco è stato scelto di condurli
nella zona VIP, l’unica fornita di ascensore. Passati
quindi i controlli abbiamo proceduto verso il palco
quando un zelante cameriere ci ha fatti entrare in una
stanza dedicata con tanti dolciumi, stuzzichini e bevande. Gli occhi dei ragazzi disabili si sono illuminati e
molti dicevano: “Ma tutto questo è per noi?!? Ma non è
possibile! Siamo trattati meglio dei re!!!”….. Ovviamente
tutti abbiamo abbondantemente mangiato e bevuto, finchè non è giunta la voce che effettivamente la saletta
non era per noi… C’è stato un fuggi fuggi generale fra le
risate di tutti! È stata proprio una vera accoglienza da
“privilegiati”! Inutile dire quanto il bilancio alla fine dell’esperienza sia stato positivo sia per i ragazzi disabili
che hanno partecipato, sia per i ragazzi “normali” che
hanno avuto l’esperienza di stare accanto alla realtà
della disabilità e della sofferenza così tanto messa da
parte nella nostra società moderna. La testimonianza dei
disabili è unica e aiuta il giovane a capire ed apprendere
in pieno la bellezza della vita. L’UNITALSI non poteva e
non può mancare alle Giornate Mondiali della Gioventù.
Arrivederci a Cracovia nel 2016!!
FOTO 1 LA DELEGAZIONE DELL’UNITALSI
PRESENTE A RIO RICEVE IL SALUTO DEL PRESDENTE DELLA CEI
IL CARDINALE ANGELO BAGNASCO.
FOTO 2 IL GRUPPO AI PIEDI DELLA STATUA DEL CRISTO
REDENTORE, UNO DEI SIMBOLI TRA I PIÙ RAPPRESENTATIVI
DI RIO DE JANEIRO E DI TUTTO IL BRASILE
1
UN’ESPERIENZA INDIMENTICABILE
Prima di un viaggio si presentano nella testa sempre alcune domande: come sarà?! cosa farò? chi incontrerò?!
Diventano le compagne di viaggio, cercando di farti immaginare quello che si vivrà. Poi si capisce che quelle domande diventano la chiave per comprendere emozioni ed
"essenze" del momento. E puntuali anche questa volta
non sono mancate in questa esperienza che mi ha portato a Rio de Janeiro, per partecipare allo straordinario
evento tanto sentito e proclamato della JMJ.
Sono stato chiamato ad essere parte della delegazione
UNITALSI (1 sacerdote, 2 medici, 1 disabile, 1 volontario)
come sostegno all'accoglienza dei nostri amici in difficoltà
offrendogli la possibilità di partecipare senza intralci alla
JMJ. Entrati nell'oratorio della Parrocchia di San Paolo
Apostolo a Copacabana si viveva subito la consapevolezza che i giovani provenienti da tutta Italia si andavano ad
unire a quelli di tutto il mondo per "vivere la storia".
Si leggeva negli occhi di chi giungeva la felicità di chi cerca
e difende la propria fede; e strano a dirsi, erano proprio
dei giovani, spesso accusati di essere la parte negativa di
questa società, ad essere testimoni del proprio credere
come espressione di gioia. Durante le catechesi organizzate in preparazione all'incontro con Papa Francesco, si rifletteva sull'essenza, sulla ricerca di come spogliarsi delle
superficialità, che spesso la quotidianità ci offre in forma
gratuita, e di come accendere “dentro” la consapevolezza
di una responsabilità che abbiamo verso noi stessi. Nonostante la vita di ognuno è sempre piena di impegni vari,
bisogna onestamente arrivare a capire quanto tutti i nostri
2
impegni non siano delle vie di fuga per evitare di considerare quanto realmente si agita dentro ognuno di noi.
Dobbiamo avere il coraggio di ascoltarsi per cercare di distinguere ciò che nel nostro animo è momentaneo da ciò
che è profondo e duraturo.
E quale migliore occasione, quella della JMJ, per potersi
far forza e dare risposta alla ricerca della propria "essenza":
essere tre milioni di giovani con lo stesso orizzonte cambia la tua visione di vita e ti carica di forza per continuare
a Per-CORRERE la tua strada.
Alla fine con il sorriso non solo in volto ma anche nel cuore
si cerca di portare a casa più emozioni possibili perché
anche chi rincontrerai al tuo ritorno possa avere almeno
un "assaggio" di tutto quello che si è vissuto!! Pronti ad
essere missionari rivoluzionari, contro corrente!!
Gianfilippo Lunghi
Responsabile Giovani Unitalsi
3
Da Civitavecchia a Barcellona
dalla redazione
Bambini in Missione di Pace
Il saluto di Mons. Marrucci ai piccoli dell’UNITALSI
I bambini sono i «pellegrini di gioia e di pace», inviati dal
Signore come discepoli per “pregare e annunciare”. Così
il vescovo di Civitavecchia-Tarquinia e Assistente Nazionale dell’UNITALSI Mons. Luigi Marrucci, ha rivolto un saluto ai mille “Bambini in missione di pace” partiti dal porto
laziale per il pellegrinaggio a Barcellona. Con una Celebrazione Eucaristica festosa, che si è svolta nello storico
cortile del Forte Michelangelo all’interno del porto, Mons.
Marrucci ha dato inizio alla nona edizione del pellegrinaggio dei piccoli dell’Associazione.
Dopo aver toccato due volte Lourdes, due volte Assisi, la
Terra Santa, Parigi, Gardaland e Roma, i bambini sono
salpati per Barcellona a bordo di una nave da crociera,
per un’esperienza inedita ed entusiasmante: molti di loro,
tanti, infatti, i disabili, per la prima volta vivranno “una crociera a misura di bambino” e, una volta giunti a Barcellona, potranno godere dell’allegria, dei colori e della magia
della capitale catalana.
Nell’omelia, animata anche dal travestimento di un sacerdote in “agnello”, il Vescovo di Civitavecchia ha commentato le letture proposte dalla liturgia. Prima
sollecitando i bambini ad “essere portatori del messaggio
di gioia e di pace, così come Isaia chiede al popolo
ebraico per la ricostruzione di Gerusalemme e del suo
Tempio”. Poi, riprendendo il testo del Vangelo, ha rivolto
loro il medesimo invito ad “andare come agnelli in mezzo
al mondo con due impegni: pregate il padrone della
messe e accogliere l’invito a diventare operai del Signore».
Il pellegrinaggio, che vede la partecipazione di circa 300
bambini, 161 dei quali disabili, oltre a un centinaio di accompagnatori adulti, è un’esperienza che si prefigge di
aiutare i fanciulli a “trovare in loro stessi la strada per costruire la pace”, valorizzandone le infinite potenzialità e il
contagioso entusiasmo. Tra i mille pellegrini erano presenti anche due famiglie palestinesi di Gerico accompagnate dal parroco della parrocchia del Buon Pastore, il
libanese padre Mario Hadchity. Quest'ultimo, prima del
viaggio in nave, ha esortato grandi e piccoli dell’UNITALSI,
a farsi pellegrini in Terra Santa, un modo, ha sottolineato,
4
“per essere vicini anche materialmente ai cristiani locali,
che sempre più numerosi sono costretti a lasciare i luoghi
santi a causa dei conflitti e delle difficoltà sociali ed economiche”.
1
FOTO 1 L'ASSISTENTE NAZIONALE MONSIGNOR MARRUCCI
CELEBRA LA MESSA DI APERTURA DEL PELLEGRINAGGIO
BAMBINI IN MISSIONE DI PACE
FOTO 2-5 I MILLE PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO
RIUNITI PRESSO IL FORTE MICHELANGELO,
IL COMPLESSO ALL'INTERNO DEL PORTO DI CIVITAVECCHIA,
DOVE È INIZIATA LA NONA EDIZIONE DEL PELLEGRINAGGIO
2
4
3
5
5
PAGLIUCA: UN PELLEGRINAGGIO
CONTRO LA LORO SOLITUDINE
1
“La pace nasce stando insieme” I bambini “trascorrono l’84% del loro tempo da soli davanti alla televisione. Il pellegrinaggio a Barcellona ha voluto
rompere la loro solitudine dovuta anche alla crisi e ai
tanti problemi. Siamo convinti che la pace passi
anche attraverso la condivisione e lo stare insieme”.
Così il Presidente Nazionale dell'UNITALSI, Salvatore Pagliuca, sul pellegrinaggio “Bambini in Missione di Pace” a Barcellona.
La prima tappa del pellegrinaggio, è stata il parcogiochi “PortAventura” di Salou (Tarragona), nella
Costa Daurada, 100 chilometri a nord di Barcellona.
La direzione del parco ha accolto i bambini con uno
spettacolo musicale e una parata organizzati per
loro. I piccoli hanno risposto con entusiasmo all'invito e si sono riversati con i loro cappellini colorati di
Papparcobaleno, mascotte del pellegrinaggio, “nelle
sei aree tematiche del parco”. La sera invece, spazio alla musica e alla magia, nella sala congressi del
parco si è svolto lo spettacolo condotto da Elisabetta Gardini in cui si è esibita Annalisa Scarrone,
cantante lanciata da 'Amici di Maria De Filippi’.
DON PRIORI ‘UNA STRAORDINARIA OCCASIONE DI AMICIZIA’
“Per i bambini - spiega don Danilo Priori, vice Assistente Nazionale dell’UNITALSI - questo è stato un
vero cammino ecclesiale. Sono stati i piccoli, con le
loro famiglie, i veri protagonisti di questo pellegrinaggio”. “I bambini - prosegue don Danilo - hanno
vissuto queste giornate secondo queste indicazioni:
integrazione e apertura all’altro, alle sue fatiche e limitazioni. Sono i tratti caratteristici di un’esperienza
che, di giorno in giorno, si dimostra una straordinaria occasione di amicizia”.
“È tempo che anche le persone diversamente abili
vengano inserite pienamente all’interno dei cammini
pastorali delle nostre Chiese perché assumano, nell’ambito delle loro possibilità e capacità, ruoli e com
piti che li valorizzino a pieno”.
Il vice Assistente Spirituale è convinto che espe-
6
rienze come Barcellona “servono a pacificare le persone, a renderle ancor più parte della Chiesa, perché sviluppano integrazione e collaborazione anche
con la famiglia”.
Ne deriva la necessità di “una pastorale sempre più
integrata che coinvolga la pastorale familiare, giovanile, vocazionale, sociale, della salute per dare
alle persone con disabilità e alle loro famiglie il ruolo
che compete loro nella Chiesa. Io spero presto ma
serve uno scatto in avanti nell’integrare le pastorali
e coordinare il lavoro delle associazioni sul territorio e nelle parrocchie”.
FOTO 1, 3 E 4 PICCOLI PROTAGONISTI DEL PELLEGRINAGGIO
FOTO 2 PADRE MARIO HADCHITY DI GERICO
PADRE MARIO: TANTA SPERANZA
Tra il migliaio di pellegrini ci sono anche due famiglie palestinesi, della parrocchia Buon Pastore di Gerico, accompagnate dal parroco, padre Mario Hadchity. Del
piccolo gruppo fa parte Diana Abedrabbo, disabile di 22
anni, costretta sulla sedia a rotelle da una rara malattia
genetica. “La vita di Diana - ha detto il padre Basem - è
stata segnata dalla malattia ma anche e soprattutto dalla
speranza che nasce dalla sua grande fede». Papà Basem
dice che cosa significhi, per i cristiani di Palestina, la parola “pace”. “Per noi vuol dire molto: desideriamo la pace,
ne sentiamo la mancanza dal profondo e vogliamo la
pace per la nostra terra. Per noi, infatti, pace significa potersi muovere liberamente per andare a lavorare, a trovare
parenti, a scuola”. Una condizione di normalità ancora
sconosciuta e in gran parte negata agli abitanti
2
4
3
della Terra Santa, che i bambini di pace dell’UNITALSI
hanno visitato nel 2009, proseguendo il cammino iniziato
nel 2004 ad Assisi, con la prima edizione del pellegrinaggio “Bambini in Missione di Pace”. “Con questa esperienza - spiegano all’UNITALSI - vogliamo far nascere nei
bambini che saranno gli uomini e le donne di domani, il
desiderio di pace e concordia, non solo fra i popoli, ma
soprattutto e prima di tutto nei rapporti quotidiani. Non si
può invocare la pace fra le nazioni e non curare i rapporti
interpersonali. I sentieri di pace vanno costruiti e percorsi
nel quotidiano ciascuno nella propria misura secondo età,
ruolo, condizione sociale. La pace è per tutti, è di tutti
nessuno escluso, è patrimonio universale è dono ed è
missione. Questa è la pace che desideriamo, che professiamo e che vogliamo fattivamente”.
7
IL CARD. SISTACH: GRAZIE DI ESSERE QUI
Dopo due giorni trascorsi al parco divertimenti “PortAventura” di Salou (Tarragona), nella Costa Daurada, i giovani pellegrini sono arrivati nella città catalana per
partecipare alla Santa Messa celebrata nella Basilica di
Santa Maria del Mare dall’Arcivescovo metropolita di
Barcellona, il Cardinale Lluis Martìnez Sistach, che ha
accolto i mille partecipanti al pellegrinaggio UNITALSI
“Bambini in Missione di Pace”. Una Basilica piena di colori nella quale sono risuonati i canti dei bambini, guidati
dalla loro mascotte Papparcobaleno e preghiere per la
pace in diverse lingue, anche in arabo, letta da una ragazza palestinese di Gerico.
Il Cardinale, nell’omelia, ha invitato i bambini e le loro famiglie a guardare a Maria che “con il suo ‘si’ a Dio ci ha
insegnato ad amare il mondo e a portare la pace”. I
bambini hanno donato al Cardinale una stola dell’UNITALSI, “in segno di amicizia e di ringraziamento per l’accoglienza ricevuta” ed hanno intronizzato sull’altare la
statua del Bambino dell’Ara Coeli. Sono state portare
sull’altare anche le conchiglie simbolo del pellegrino. "La
gioia dei bambini in questa Basilica - ha detto l’Arcivescovo di Barcellona - è un messaggio per tutti i bambini
che soffrono la guerra nel mondo. Con la pace si guadagna tutto, con la guerra si perde tutto", ha aggiunto
parafrasando le parole di Giovanni Paolo II.
Quindi, rivolgendosi alle madri e ai responsabili del
mondo, ha detto: "Non vogliamo la guerra, non abbiamo
messo al mondo figli per portarli alla guerra ma per farli
vivere felici e farli realizzare come persone".
''Siamo in una chiesa sperduta, antica, bella, - ha osservato il Cardinale Sistach - e celebriamo la messa, la
cena pasquale di Gesù, per la pace del mondo. Maria è
segno di pace e di amore nel mondo e per tutti; fu
mamma di Gesù, principe della pace”.
L’annunciazione fu un “momento importante per storia
dell’umanità: Maria aveva molta fiducia in Dio, per Dio
nulla è impossibile”. Cari bambini, ha concluso il Cardinale, “dobbiamo avere fiducia in Dio perché è onnipotente e ci ama moltissimo da sempre,
gratuitamente. La risposta di Maria fu un grande ‘sì”.
Ogni giorno anche tutti noi diciamo ‘sì’ a Dio e a quello
che ci chiede. L'avventura per la vostra missione di pace
sia feconda e bella''. Durante la liturgia, una delegazione
di pellegrini ha portato fino all'altare una conchiglia, simbolo del mare, nella quale è stato deposto il Gesù Bambino della chiesa Regina Coeli di Roma. Davanti all’altare
è stata adagiata una corona del rosario, a lato alcune riproduzioni di coralli, per rievocare l'ambiente marino.
8
1
FOTO 1 L'ARCIVESCOVO DI BARCELLONA, IL CARD. SISTACH
FOTO 2 IL BAMBINELLO DELL'ARA PACIS PORTATO
IN PROCESSIONE
FOTO 3 LA SANTA MESSA NELLA BASILICA
S. MARIA DEL MAR A BARCELLONA
2
Subito dopo la messa i bambini, divisi in gruppi, hanno
cominciato la visita alla città e ai suoi luoghi simbolo
come la cattedrale, il centro storico e le Rambla.
FOTO 1 I XXXXXXXXXXX
3
9
Volontà e amore per far avverare un sogno
I sogni si avverano…basta volerlo, fortemente, e affidarsi
con speranza a Colui cui “nulla è impossibile”!Così è stato
per la carovana dei Bambini di Pace dell’UNITALSI (un migliaio di persone tra volontari, genitori e bambini disabili e
non) che si è ritrovata il 6 luglio, dalle varie regioni italiane,
nel porto di Civitavecchia per salpare sulla nave Grimaldi,
alla volta della città di Barcellona. Il Pellegrinaggio “speciale”, giunto alla sua nona edizione e organizzato dalla
Presidenza Nazionale UNITALSI, ha ben presto riempito di
vivaci colori e allegria la bella imbarcazione, addobbata
con i fiori e gli striscioni inneggianti l’evento. E c’eravamo
anche noi, come sempre: un bel gruppo della sottosezione di Isola di Capo Rizzuto partiti con un pullman di 56
persone che da Reggio C. ha raccolto diversi amici di
Crotone, Cosenza, Catanzaro…a rappresentare la Calabria. Il pensiero di questo viaggio con le carrozzine che
dovevano raggiungere la nave e poi i parchi di Port Aventura e la città di Barcellona, all’inizio mi creava una certa
ansia:certo le barriere esistono e le difficoltà a superarle
anche; non è facile per una carrozzina entrare nella cuccetta di una nave, tanto meno nel bagno…ma l’Associazione è lì per questo, perché ogni barriera venga
10
abbattuta, o superata, con le braccia e la schiena dei volontari che diventano il gradino in più di un pullman poco
adatto, di un bagno troppo stretto, con l’organizzazione
puntigliosa dei referenti regionali e nazionali, attenti ad
ogni bisogno, armati di grande pazienza, disponibilità e
larghi sorrisi, ora nell’aiutare a trasportare i bagagli, ora
nell’indicare le varie tappe, ora nel modificare un menu…
E poi, la fatica, gli ostacoli scompaiono come d’incanto,
grazie ai bravissimi animatori dell’UNITALSI, instancabili,
fantasiosi, sorridenti e allegri, che per tutto il giorno di navigazione hanno coinvolto piccoli e grandi, disabili e non,
in canti, balli di gruppo, giochi…trasformando il ponte 11
in un parco divertimento. Pian piano, adulti e bambini,
partiti da sconosciuti, hanno cominciato a familiarizzare, a
fare amicizia, a socializzare…-“Mia figlia ha problemi di
comunicazione, ma appena è salita su questo pullman ha
aperto la bocca in un sorriso e ora parla con tutti disinvoltamente”- mi ha confidato meravigliata una giovane
mamma, con le lacrime agli occhi! È un miracolo! Sì, il miracolo della solidarietà, del dono, della condivisione…
Sono i ricordi più belli… Tante regioni, dal Sud al Nord,
isole comprese, ma anche altre etnie provenienti dalle
case-famiglia UNITALSI, ben presto sono diventate
un’unica famiglia; la gioia e la spontaneità dei piccoli sono
sempre una grande lezione per noi adulti!
E diventano contagiose…Ambasciatori di Pace autentici,
veri, unici…come ha affermato il Presidente Nazionale dell’UNITALSI, Salvatore Pagliuca - “chi meglio dei bambini
può farsi portatore di Pace? Ecco il senso di questo pellegrinaggio-tour nelle principali città europee”…E neanche la pioggia improvvisa caduta sulle “Rambla” ha
fermato la marcia della Pace di giovedì 11 luglio: lungo la
famosa strada di Barcellona, sotto la pioggia, la bandiera
dell’arcobaleno di 300 metri, si è snodata insieme ai bambini, alle carrozzine, ai volontari, ai pagliacci, agli abili trampolieri della compagnia dei Folli, colorando la città,
attirando i presenti al grido di Pace, che si univano via via
al nostro rumoroso corteo. Non si può descrivere la gioia
di certi momenti se non si vivono di persona….Oggi è facile per i nostri giovani raggiungere con voli low-cost le
mete turistiche più disparate, ma queste famiglie, questi
bambini, questi ragazzi in difficoltà non potrebbero mai
farlo da soli ed è una grande soddisfazione leggere sui
loro volti la gioia di poter salire sulla giostra più spericolata,
di sguazzare felici nel parco acquatico, cantare ed esibirsi
nelle kermesse serali o farsi fotografare vicino al loro be-
niamino di turno (e ce n’erano tanti: Bonolis, Marco Carta,
Annalisa, mago Schizzo…) Così come è stato bello vedere i piccoli e i loro genitori osservare a bocca aperta,
sorpresi dall’imponenza e dalla ricchezza di particolari, la
stupenda Sagrada Familia o commuoversi durante la Celebrazione Eucaristica sulla nave, quando hanno potuto
toccare e baciare teneramente l’Ospite Speciale di questo
Pellegrinaggio che ha viaggiato con noi, il Bambinello dell’Ara Coeli di Roma; a Lui sono state affidate sicuramente
tante intenzioni di preghiera, ma soprattutto il grazie per
questa meravigliosa avventura con l’UNITALSI. È in queste occasioni che si realizza il percorso tracciato da Papa
Francesco fin dall’inizio del Suo Pontificato: sfidare le
prassi consolidate dell’assistenzialismo e della commiserazione con gesti concreti di vicinanza fisica alle persone
con disabilità, superando paure e incertezze per mettere
al centro la persona, valorizzare le risorse a discapito delle
debolezze, alzare lo sguardo oltre le apparenze per cogliere il vero senso della vita. E in questo percorso l’UNITALSI è inserita da anni, nel suo essere ecclesiale, si
propone come strumento efficace di una Chiesa accogliente e aperta a tutti, come Papa Francesco ce la sta indicando, una Chiesa che sappia incarnare lo spirito del
Buon Samaritano che, non solo si ferma per soccorrere,
ma si fa carico della persona in difficoltà, se ne prende
cura fino in fondo. Non semplice occasionalità, o volontarismo del tempo in più, ma uno stile di vita cristiana autentico, come Gesù che si fa medico, custode, compagno
del proprio fratello, ne condivide il percorso anche se accidentato, lo sgombera degli ostacoli, contribuendo ad
abbattere ogni barriera fisica o mentale che sia, e questo
non per lo spazio di una settimana, ma 365 giorni all’anno!
E allora dai, vai UNITALSI, prossima tappa Praga, e noi
speriamo di esserci ancora! Un grazie di cuore a quanti ci
hanno creduto e sostenuto perché tutto ciò si realizzasse:avete donato gioia e sorrisi indimenticabili a persone
che dalla vita hanno ricevuto tutt’altro, avete ridato nuovo
vigore e coraggio a quei genitori che ora sanno di non essere più soli e di poter ancora sorridere alla vita, nonostante tutto.. Insieme, abbiamo seminato nei cuori di tutti
germi di speranza e di Pace e abbiamo il dovere di continuare a farlo, sempre, nei luoghi in cui quotidianamente viviamo. Grazie.
Caterina Stillitano
Presidente della sottosezione di Isola Capo Rizzuto
11
MILLE PALLONCINI VOLANO
CON MESSAGGI DI SPERANZA
“La pace tra noi ragazzi ci dev’essere sempre. Non ci
devono essere esclusi, non ci devono essere forme di
razzismo verso i disabili, ne’discriminazione”. Mary, 15
anni, di Fasano (Brindisi), è convinta che la pace si costruisca quotidianamente, “stando insieme e includendo
chi è diverso e potrebbe essere discriminato”. “Il vero
messaggio di pace - le fa eco Desiree, 9 anni, di Napoli
- è conoscere tante persone nuove come è accaduto in
questi giorni e riuscire a condividere tutto con loro”.
Mary e Desiree, assieme a centinaia di bambini e ragazzi, tra cui diversi disabili, hanno partecipato al pellegrinaggio dell'UNITALSI “Bambini in Missione di Pace”
a Barcellona. E questa sera, assieme a tutti gli altri com-
12
pagni di viaggio, hanno lanciato un palloncino verso il
cielo affidandogli il proprio desiderio di pace. In mille, tra
bambini, educatori e famiglie, si sono radunati al tramonto a Parc Guell.
Qui si è svolta la Processione Eucaristica, seguita da un
momento di preghiera. Al termine, il lancio dei palloncini
di pace verso il cielo. “Vorrei la pace in tutto il mondo”,
chiede Jacopo, 5 anni, di Pisa.
“Ci dovrebbero essere più pellegrinaggi come questo:
ho visto posti che non avevo mai visto e vorrei ripetere
l'esperienza”, è il desiderio di Alfio, 12 anni, di Napoli.
Un pensiero poi alle persone che vivono in terre ferite da
conflitti: “Noi adulti - afferma il parroco di Gerico, Mario
Hadchiti, in pellegrinaggio - facciamo crescere realtà segnate da muri, ma un giorno questi muri dovranno cadere. Ora siamo in cammino verso un ponte di pace. La
fede ci fa vedere che l’altro è uguale a me”.
13
UN CORTEO COLORATO SOTTO LA PIOGGIA
Pensi a Barcellona e ti immagini il sole, la spiaggia e il mare poco distanti dal centro storico della
città. Ed è stato così, fino alla fatidica marcia della
pace, quando la capitale della Catalogna è stata
battuta dal maltempo e dall’indesiderata compagnia della pioggia. Così, con un po’ di titubanza, i
ragazzi dell’animazione del pellegrinaggio, non si
sono rassegnati e insieme ai bambini hanno sfilato per la pace.
Il risultato è stato un coloratissimo corteo, con in
testa la mascotte del pellegrinaggio, il Papparcobaleno che ha unito come per magia i cori, le voci
e i volti dei mille partecipanti.
E davvero, malgrado il maltempo, non sono mancate allegria ed emozione tra i partecipanti, protagonisti per così dire privilegiati di un evento che
ha coinvolto grandi e piccoli, i bambini con difficoltà accompagnati dai loro fratellini e dagli amici
più cari. Quando hanno scelto Barcellona, gli organizzatori del pellegrinaggio Bambini in Missione
di Pace, non credo avessero previsto un’accoglienza simile, che ha permesso lungo le Rambla
di distendere una bandiera della pace lunga più
di 100 metri, scortata da trampolieri e la mascotte
del pellegrinaggio, il Papparcobaleno.
L’entusiasmo e la gioia dei bambini e dei giovani,
protagonisti di una generazione che non si rassegna a vedersi rubare il futuro e la speranza e anzi
in grado di rivendicare la volontà di trasmettere
agli altri quella gioia che nasce dall’incontro, dallo
stare insieme.
In fondo lo spirito e il tema guida del pellegrinaggio Bambini in Missione di Pace, non è che questo, l’impegno a condividere la bellezza e la
speranza di un incontro.
“Dobbiamo saper incontrarci. Dobbiamo edificare, creare, costruire una cultura dell'incontro”.
Lo chiede Papa Francesco in un recente video
messaggio inviato ai cattolici dell'Argentina in occasione della Festa di San Gaetano di Thiene.
Come ha osservato il Pontefice “occorre uscire
ad incontrarci, incontrarci con i più bisognosi, ovvero con quelli che hanno più bisogno di me. Con
14
quelli che stanno passando un brutto momento,
peggiore di quello che sto passando io". "C’è
sempre qualcuno che se la passa peggio", come
ha sottolineato Papa Francesco - “l’incontro moltiplica la capacità di amare. L'incontro con l'altro
ingrandisce il cuore”.
Ed è lo spirito principe del pellegrinaggio dei bambini, perché nasce per incontraci e per farlo bisogna avere coraggio, quel coraggio che sa
trasmettere l’UNITALSI e dalla sua più giovane
rappresentanza associativa.
A Barcellona non è stata soltanto una festa multicolore, ma è stato un incontro, dove ammirare
tanti, tantissimi bambini, italiani, spagnoli francesi
e palestinesi usciti dalle mura delle proprie case,
per stare insieme, per giocare e vivere le bellezze
della loro età e della loro non semplice vita.
Massimiliano Fiore
Caporedattore di Fraternità
IL PAPPAGALLO MASCOTTE
In testa al corteo un pappagallo colorato, mascotte del pellegrinaggio. Subito dopo uno striscione con su scritto “Bambini in Missione di
Pace”, mentre lungo tutta la Rambla, nel cuore di
Barcellona, un lenzuolo multicolore di 150 metri,
tenuto sollevato da centinaia di bambini e animatori, invita gli abitanti della città catalana a
scendere in piazza per diffondere la pace. Si sta
concludendo con una lunga marcia per la pace,
da piazza della Catalogna a piazza Colombo, il
pellegrinaggio “Bambini in Missione di Pace”,
promosso dall'UNITALSI per l'inclusione di bambini disabili e non. Mille circa i partecipanti, oltre
160 i disabili. Con palloncini, cappellini a forma di
pappagallo, bandiere e giocolieri, tutti i pellegrini
gridano in coro “pace, pace”. “L'elemento più
importante per difendere i nostri valori - afferma
il Presidente dell'UNITALSI, Salvatore Pagliuca è la pace; i nostri bambini testimoniano l'attaccamento alla vita e quindi alla pace.
La società apprezza solo chi è bello e forte, i nostri disabili dimostrano invece che il mondo è un
mosaico, l'integrazione rende bello il disegno del
mosaico”. Alla nostra società, aggiunge Pagliuca, “manca la capacità di accorgersi che esistono le persone. La politica è disattenta,
perché' il mondo della disabilità non porta voti.
Ha una visuale miope, ma questo mondo invece
può portare benefici a tutti”.
15
FESTA
DELLA
PACE
“Continuate a portare il messaggio di pace, sperando che
qualcuno vi ascolti”. Così Paolo Bonolis ai bambini in “Missione di Pace” con l’UNITALSI a Barcellona. Anche il conduttore televisivo partecipa alla festa di chiusura del
pellegrinaggio, in Catalogna per lanciare un messaggio di
pace. Sul palco, allestito a piazza Colombo, anche il cantante Marco Carta. “La pace è un concetto che tutti i bambini portano con se' - ha osservato Bonolis a margine della
manifestazione - preoccupa poi che vengano allevati a
perdere il concetto della pace,
perché la pace, secondo gli adulti, non conviene. La speranza è che i bambini non cambino, ma la natura umana
recita la poesia al contrario”. Bonolis, che non si professa
“credente”, crede però” nelle persone, nell'amore e negli
altri”: “Non c’è differenza tra chi è cristiano e chi no, ma tra
chi pensa a se' e chi pensa anche agli altri”.
E con “5 figli - ha concluso - non posso non essere sensibile verso i bambini: con i figli cominci a vivere pensando
al concetto di ‘noi’ e non più di io’”.
FOTO 1 E 2 SUL PALCO ALLESTITO PER LA FESTA CONCLUSIVA,
PAOLO BONOLIS INSIEME A SALVATORE PAGLIUCA
FOTO 3 LO SCAMBIO DI MAGLIETTE
TRA SUOR PAOLA E UNA RAPPRESENTANTE DEL BARCELLONA CALCIO
16
1
2
AI BIMBI UNA MAGLIA SPECIALE
DONATA DAI GIOCATORI
DEL BARCELLONA
Una maglia del Fc Barcellona, autografata da tutti
i giocatori della squadra, è stata donata ai bambini
dell'UNITALSI da Pilar Guinovart i Masip, membro
della Giunta direttiva del Barcellona calcio.
L'omaggio è stato consegnato dalla rappresentante dei Blau Grana durante la festa di chiusura
del pellegrinaggio “Bambini in Missione di Pace”,
che ha condotto mille bambini nella città catalana.
A riceverla sul palco suor Paola D'Auria, tifosa della
Lazio. Si tratta di una maglietta speciale: sulla
schiena, al posto del numero, la scritta “Bambini in
Missione di Pace. Barcellona 2013”.
3
17
D’ELPIDIO:
“UN MESSAGGIO IMPORTANTE”
1
CARD. TURKSON
“SENZA GESÙ NON C’È LA PACE”
“Invito tutti i bambini, impegnati in questo pellegrinaggio per la pace, a farsi missionari, a comunicare la
gioia di credere e confidare in Gesù, Salvatore degli
uomini, perché' solo così sarete missionari di pace. È
Gesù infatti il Principe della pace e senza di Lui non
c’è pace vera e duratura nel mondo”. È quanto afferma, in un messaggio rivolto ai bambini e alle famiglie che hanno partecipato al pellegrinaggio
dell’UNITALSI “Bambini in Missione di Pace”, il Cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio
per la Giustizia e la Pace. Il messaggio è stato letto
sul palco della festa di chiusura del pellegrinaggio a
Barcellona dal sottosegretario del Pontificio consiglio,
Flaminia Giovanelli.
Turkson ai bambini in Missione di Pace ripete le parole
di Papa Francesco: “non abbiate paura di andare controcorrente” e incoraggia i bambini “che devono lottare contro la malattia o le avversità a non aver paura
se il mare è agitato, a resistere, a non vergognarsi
delle loro fragilità, che sono tali in apparenza, e a mantenere viva la loro speranza”. Esorta poi i ''bambini più
fortunati a non vergognarsi del bene, ad avere coraggio di fare il bene e di esprimere il loro affetto e la loro
solidarietà ai loro piccoli amici”.
FOTO 1 DA DESTRA: IL SOTTOSEGRETARIO
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,
FLAMINIA GIOVANELLI, IL CARDINALE SISTACH
E IL VICE PRESIDENTE NAZIONALE DANTE D'ELPIDIO
18
“Il nostro è un impegno importante, un messaggio di
pace annunciato dai bambini e diffuso anche da tanti
personaggi dello spettacolo e dello sport, che abbiamo pensato di rendere itinerante con i pellegrinaggi», ha dichiarato il vice Presidente UNITALSI,
Dante D’Elpidio. “A Barcellona - ha aggiunto D’Elpidio - stiamo vivendo tanti momenti per pregare e per
vivere degli incontri gioiosi e intensi: questo è il messaggio che vogliamo lanciare, continuando a proporlo
anche in futuro”.
CARD. SISTACH: “ARRIVEDERCI”
"Dite il vostro grande sì ogni giorno al Signore, per i
fratelli e per la pace nel mondo. Grazie per la vostra
testimonianza così importante anche per noi adulti”.
Così l’Arcivescovo metropolita di Barcellona, il Cardinale Lluis Martìnez Sistach, ha salutato i mille partecipanti al pellegrinaggio, riuniti nella Portal de la
Pau piazza della Pace, dove a pochi metri spicca la
statua di Cristoforo Colombo, realizzata in onore del
grande navigatore genovese.
A PRAGA IL PELLEGRINAGGIO DEL 2015
Sarà Praga la meta del prossimo pellegrinaggio che l'UNITALSI organizzerà
per i bambini. Lo ha annunciato il Presidente dell'UNITALSI, Salvatore Pagliuca, al termine dell'edizione 2013, che ha portato mille persone, tra bambini, educatori e famiglie, a Barcellona. L'appuntamento con la città ceca è
per “luglio 2015”. “La scelta di Praga non è casuale - ha spiegato Pagliuca sia a Roma che a Barcellona i pellegrinaggi “Bambini in Missione di Pace”
sono stati accompagnati dal bambinello della basilica dell'Ara Coeli di Roma.
A Praga troveremo il Santo Bambino, a cui si ispirano le missioni dei carmelitani. Noi andremo in missione di pace sulle tracce dei carmelitani”. Questa
sera i mille pellegrini ripartiranno per l'Italia a bordo di una nave della Grimaldi. ''In questi giorni - ha aggiunto Pagliuca, facendo un bilancio del pellegrinaggio - abbiamo portato via i bambini dalla solitudine. Questa
manifestazione unisce il gioco alla preghiera e per molti di questi bambini è
un’occasione unica, un'esperienza che non ripeteranno.
Inoltre la condivisione e l'essere stati al centro dell'attenzione fanno capire a
questi bambini, e soprattutto ai meno fortunati che vivono in case famiglia,
che c’è qualcuno che pensa a loro”.
19
don Danilo Priori vice Assistente Nazionale
Giobbe pellegrino sofferente
Se da Dio
accettiamo
il bene,
perché non
dovremmo
accettare il male?
Le vicende di Giobbe, uomo integro e retto
davanti a Dio (cf Gb 1,1), sono note al credente come esperienza emblematica del giusto sofferente che - pur ignaro delle insidiose
macchinazioni del tentatore e mortificato da
molte tribolazioni - ribadisce e porta a compimento la sua convinzione: “Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo
accettare il male?” (Gb 2,10). Sullo sfondo di
una narrazione per certi versi statica, in cui
rimbalzano i dialoghi tra Giobbe e i suoi tre
amici accorsi per spargere sulle sue piaghe
una presunta sapienza, crescono germogli di
ben altra sapienza - quella vera - che intendono man mano orientare il credente attanagliato dalla prova. Sfogliare le pagine del libro
di Giobbe significa quindi avventurarsi in una
selva oscura, lacerati tra il timore di perdersi
nel labirinto della disperazione e la rabbia di
una contestazione che quasi ardisce ribellarsi
anche a Dio; ma il buon Dio, come poeta orgoglioso dei Suoi versi, non rigetta e non rinnega la Sua creatura e dispensa albe sempre
nuove anche quando l’ultimo bagliore del tramonto viene risucchiato dalle tenebre.
Giobbe, allora, si coglie come fiore inquieto e
avvizzito che colloca e abbandona la sua in-
20
guaribile finitezza nell’ombra del tempo fuggevole (cf Gb
14,1-6); come ramo secco, deluso e disincantato che
guarda con un velo d’invidia all’albero tagliato, capace invece di ributtare nuovi germogli non appena l’acqua ristorerà le sue radici (cf Gb 14,7-10); e intanto Giobbe
rimpiange i giorni in cui confidava nella protezione dell’Onnipotente e nel refrigerio dell’acqua di primavera preziosa che irriga i giorni (cf Gb 29).
Ora i giorni di Giobbe sono terra avida e avara che imprigiona tra i suoi solchi il seme buono e scambia il frumento
con le spine, come baratto maledetto e sconveniente dal
quale non si riesce a recidere il legaccio (cf Gb 31,39-40).
Ora i giorni di Giobbe rassomigliano a quelli dell’uomo malato, pellegrino sofferente che segna di impronte vaghe il
sentiero polveroso sul quale si riversa il torrente della delusione, confondendo così l’identità di un cammino comunque degno di essere vissuto con lo smarrimento di
un’orma anonima che scava nel fango (cf Gb 30,19). Sull’ora di Giobbe i suoi amici - Elifaz il temanita, Bildad il suchita e Zofar il naamatita - piombano come scure decisa
che intende sfrondare le chiacchiere stolte perché, come
il papiro non cresce fuori dalla palude e il giunco non si
sviluppa senz’acqua (cf Gb 8,11), allo stesso modo
l’uomo che si abbevera di iniquità e si rigonfia di vanità
vedrà seccare i suoi germogli e calpestati i suoi fiori (cf Gb
15,30-33).
Come potrebbero consolare tali parole? Come conciliare
l’innocenza del giusto sofferente con la presunzione di chi
vorrebbe spiegare anche la sofferenza? Come scegliere
le parole - ma anche i silenzi e i gesti - da versare sulle ferite del fratello affinché ne sia rispettata la verità e la profondità? Come elevare i canti del Signore quando l’uomo
è costretto ad abitare la deportazione della malattia ed ha
ormai appeso ai salici di quella terra le cetre della speranza (cf Sal 136)? Chi può condurlo lungo tale esodo
senza minare il suo tracciato di false attese o prerogative,
ma facendo leva esclusivamente sulla forza redentrice di
una promessa? Chi dispensa gli acquazzoni fecondi sulle
solitudini dell’uomo e le rimargina e consola col verde dei
pascoli erbosi (cf Gb 38,25-27)? Chi stilla perle di rugiada
sulla scorza ruvida di certi dolori e li rende preziosi come
rami che custodiscono inviolato un frutto nuovo (cf Gb
29,19)? Giobbe ci insegna che tutta la vicenda dell’uomo
è un lento peregrinare all’insegna della nudità e della benedizione: Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia
benedetto il nome del Signore! (Gb 1,21).
Ma la creatura rischia di rimanere schiacciata, sotto il macigno di una nudità insopportabile e indesiderata, quando
le vengono strappate di dosso le vesti della salute,
quando è costretta ad accettarsi e riconoscersi in una nudità che rasenta la disperazione e l’impotenza. C’è bisogno allora di confidare in un Dio misericordioso che sappia
trasfigurare lo sfogo del lamento (cf Gb 10,1) nel canto
della benedizione; un Dio giusto e fedele che sappia rivestire di bisso ogni nudità e cingere il capo col bel diadema
(cf Sap 5,16); un Dio “poeta” che non si stanchi di pronunciare stichi di sapienza e attendere paziente echi di risposte; un Dio “giardiniere” che irrighi la terra buona coi
suoi “versi” e attenda con emozione e fiducia lo spuntare
dei germogli nuovi, quindi ....diVersi!
21
Angela Maria Cosentino Professoressa e Bioeticista
Evangelium vitae:
un forte annuncio sempre valido per tutti
tican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jpii_enc_25031995_evangelium-vitae_i
t.html ), l’enciclica che il beato Giovanni Paolo II ha promulgato il 25
marzo 1995, sul valore e l’inviolabilità
della vita umana, offre lo stimolo per
riflettere sulla portata del suo annuncio e per richiamare tutte le persone
di buona volontà all’urgente impegno
per l’uomo che oggi sperimenta una
drammatica condizione di emergenza antropologica.
Gli attacchi diretti e indiretti contro
l’uomo, soprattutto sul versante di
inizio e fine vita, hanno assunto atteggiamenti contrastanti: da una
parte, infatti, si è accentuata la sensibilità contro la pena di morte e sono
aumentati gli sforzi sanitari per la sopravvivenza dei bambini prematuri
(già a 20 settimane), dall’altra, però, è
aumentata l’assuefazione alla presunta liceità dell’aborto e dell’eutanasia e la rivendicazione di tali delitti
in diritti. La recente celebrazione
(Roma, 15-16 giugno 2013) dell’Evangelium vitae (in http://www.va-
22
L’Evangelium vitae rappresenta non
solo una riflessione teologico pastorale, ma anche una riaffermazione
solenne di verità morali universali che
la Chiesa, madre che accoglie e
maestra che guida nell’illuminare le
coscienze e nell’educare al rispetto
della vita, ha ritenuto necessario riaffermare perché fortemente oscurate
e contestate. Perciò, Giovanni Paolo
II ha scelto, in modo significativo, il 25
marzo come giorno per la promulgazione dell’enciclica. Tale data, infatti,
ricorda a tutti come l’Annunciazione,
e quindi l’incarnazione del Figlio di
Dio, sia stato un fatto storico che è
passato attraverso un evento biologico, accaduto nove mesi prima del
Natale: un evento che richiama la
bontà del corpo, diventato strumento
di Redenzione per tutti, degno,
quindi, di rispetto in ogni età e condizione di vita.
Oltre alle cause remote legate al mi-
stero dell’Incarnazione, è interessante conoscere anche le cause
prossime che hanno stimolato la nascita di questa vigorosa enciclica e i
tentativi posti in atto per oscurarla le
cui conseguenze sono oggi, purtroppo, visibili. Queste cause sono
state richiamate lo scorso 15 giugno,
in un’intervista, dal Cardinale Elio
Sgreccia (in http://www.ildonodellavita.it/images/pdf/CUSTODE%20DE
LLA%20VITA.pdf), nominato, nel
1993, Segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia e, nel 1994, vice
Presidente della neonata Pontificia
Accademia per la Vita (di cui, successivamente, diventeràPresidente) il
quale, da quella postazione privilegiata, ha potuto seguire i lavori per la
stesura dell’enciclica la cui pubblicazione è caduta a metà di un decennio
carico di profonde trasformazioni politiche, culturali e legislative contro
l’uomo.
Infatti, dagli anni Novanta, la vita
umana è entrata sempre più nelle
leggi dei Parlamenti di tutto il mondo
(la cosiddetta biopolitica). Tali leggi
consentono di aumentare, con le
nuove scoperte tecnico-scientifiche,
le possibilità di intervento sull’embrione e poterlo, così, “rifiutare”, qualora esso sia indesiderato o unfit
(inadeguato, secondo i parametri di
presunte diagnosi). I circa 50 milioni
di aborti legali l’anno, nel mondo
(senza contare gli aborti chimici), in-
sieme ad un elevato numero di embrioni “persi” con le tecniche di fecondazione artificiale (due facce della
stessa medaglia), indicano come la
vita umana sia sempre più considerata “oggetto” e non “soggetto”.
che, pur non presentando la necessità di limitare le nascite, dovevano
“dare l’esempio” ai Paesi in via di sviluppo; in tal modo, anche i Paesi ricchi hanno subito la forte pressione
antiumanista della mentalità antinatalista. Questo orientamento di pensiero è stato giustificato con l’idea
neomalthusiana che “meno siamo
meglio stiamo”, anche in riferimento
a presunti equilibri del pianeta.
Alcuni studiosi avevano denunciato,
già negli anni Settanta, una strategia
internazionale contro la vita umana,
come il professor Jerome Lejeune (in
http://lejeuneusa.org/advocacy), medico scopritore della trisomia 21,
causa della sindrome di down, rammaricato per non essere riuscito a
scoprirne la terapia che avrebbe migliorato la vita dei bambini e frenato
la corsa all’aborto in seguito ad eventuali diagnosi. Lejeune sosteneva che
l’attacco contro la vita si sarebbe incrociato con quello contro la famiglia
e i suoi componenti più fragili (embrione - malato - anziano). Infatti, in
successione, nel mondo sono state
promulgate leggi su divorzio, aborto,
eutanasia e unioni tra persone dello
stesso sesso, come tessere di un
unico mosaico destrutturante l’uomo
(“a Sua immagine e somiglianza”) e la
famiglia. Anche il professore Michel
Schooyans (docente di filosofia politica all’Università Cattolica belga di
Lovanio) ha documentato l’esistenza
di un programma politico planetario
contro l’uomo, attuato mediante il
controllo demografico, sostenuto da
potenti lobby internazionali.
Giovanni Paolo II, dopo aver verificato, tramite i Vescovi e i Cardinali
presenti in tutto il mondo, la reale esistenza di questo attacco globale alla
vita umana, ha pubblicato l’Evangelium vitae, opponendosi, così, a
quelle potenti forze democratiche
che si stavano dirigendo verso una
nuova e subdola forma di dittatura.
Infatti, come afferma il Cardinale
Sgreccia, “quando si scindono
amore e vita, la vita e con essa
l’uomo stesso diventano oggetto di
dominio”. L’enciclica, quindi, si è
scontrata con mentalità, leggi e pratiche (come aborto chirurgico e chimico, fecondazione artificiale,
diagnosi prenatali, sperimentazioni
su embrioni ed infine eutanasia) che
attaccano e distruggono la vita di
milioni di esseri umani innocenti con
l’appoggio culturale dei media, legislativo di parlamentari e giudici, ed infine, tecnico scientifico di operatori
sanitari cooperanti.
Tale programma, da realizzarsi con la
cosiddetta tripletta: contraccezione,
sterilizzazione e aborto, è stato “imposto” ai Paesi in via di sviluppo in
cambio di aiuti economici, al punto
che, nel 1990, Giovanni Paolo II rimase profondamente colpito dai dati
raccolti, dal professore, nel libro
Aborto e politica (tradotto in italiano
dal francese). I condizionamenti culturali, tecnici, economici, ideologici e
politici segnalati hanno coinvolto
anche i Paesi ricchi dell’Occidente
Quest’azione di denuncia degli attacchi contro la vita umana, dall’alba al
tramonto, spesso è stata omessa dal
bilancio del pontificato di Giovanni
Paolo II riportato dai mass media, a
vantaggio di aspetti “politicamente
corretti”. Così, la sempre più diffusa
cultura di morte ha tentato di svuotare l’enciclica (anche in ambito cattolico) dai suoi contenuti essenziali
riducendola a documento teologico pastorale riservato solo ai cattolici.
Invece Evangelium vitae si fonda non
su base fideistica ma sulla legge naturale comune a tutti gli uomini, perciò anche a coloro che non
percepiscono il dono della fede. Alla
legge naturale, infatti, appartengono
le tre solenni dichiarazioni contenute
nell’enciclica, in continuità con il Magistero e la Tradizione: la gravità dell’uccisione diretta dell’innocente, la
gravità dell’aborto e dell’eutanasia. Il
contenuto di tali dichiarazioni, che richiama i moderni “diritti della persona
umana” di cui il diritto alla vita è a fondamento di tutti gli altri diritti, importanti ma da esso derivanti (come
libertà, pace, ambiente…), è rivolto a
tutti gli uomini e si oppone al diffuso
relativismo culturale la cui dittatura è
stata segnalata, con forza, da Benedetto XVI. Egli, nel 2006 (e prima ancora, da Cardinale, nel 2002, nella
Nota dottrinale circa alcune questioni
riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici in politica (in
http://www.vatican.va/roman_curia/c
ongregations/cfaith/documents/rc_c
on_cfaith_doc_20021124_politica_it.
html), aveva indicato i principi non
negoziabili, principi, cioè, sui quali
non si può scendere a compromessi
perché inscritti nella natura umana
(perciò solo da riconoscere, non da
creare o da modificare). Tali principi,
comprensibili anche con la ragione,
sono la vita umana (indisponibile dal
concepimento alla morte naturale), la
famiglia naturale tra uomo e donna,
aperta alla vita, la libertà di scelta
educativa e religiosa. A tali principi la
fede aggiunge “profondità” di comprensione, come fa il microscopio o
il telescopio nel potenziare la vista
dell’occhio umano sano o la bussola
nell’orientare la scelta della direzione.
La fede e la ragione, perciò, si rafforzano a vicenda e, come “due ali”
volano insieme per comprendere
meglio la verità sull’uomo (GIOVANNI PAOLO II, enciclica Fides et
ratio, 1998; FRANCESCO, enciclica
Lumen fidei, 2013).
23
Filippo Anastasi Direttore responsabile di Fraternità
Mijas, la Vergine della Roccia
1
24
Chi costeggia la megalopoli turistica
di Torre Molinos e Fuengirola, sulla
Costa del Sol, in Andalusia, ha solo
fretta di lasciare quell’orribile formicaio
vacanziero per raggiungere Marbella,
il vero gioiello di quella costiera del
sud della Spagna.
Difficile dunque che veda le indicazioni stradali per Mijas, a soli sette
chilometri, una specie di balaustra sui
primi contrafforti della Sierra Nevada.
Eppure, chi ha la ventura di scoprire
questa cittadina abbarbicata su un
belvedere naturale di fonte al mare,
trova un luogo incantato, quasi di
magia naturale. Casette bianche e finestre celesti a nascondere una
grande piazza giardino, una Plaza de
Toros a forma ovale molto piccola e
naïf, asinelli che fungono da taxi, e, a
dominare la cittadina, l’eremo della
Vergine della Roccia. È un minuscolo,
suggestivo Santuario rimasto intatto,
dopo la distruzione, nell’ottocento di
un ospizio fondato dalle suore carmelitane.
C'è una chiesetta piccolissima dominata da una statua lignea della Madonna con il Bambino, rivestita da
uno sfarzoso manto di seta, cucito
nuovo, tutti gli anni, come è tradizione
in Andalusia e in tutti i paesi ispanici.
La “Virgen della Pena”, questo il nome
in lingua locale, ha una storia remota
molto curiosa e un passato recente e
un presente densi di prodigi e di grazie ,come testimoniano i numerosi “ex
voto”.
Era il 1586 e due fratellini, Juan e
2
FOTO 1 E 4 L’ICONA DELLA VERGINE
DE LA PEÑA
FOTO 2 E 3 L’ESTERNO E L’INTERNO
DEL SANTUARIO DELLA VERGINE
DELLA ROCCIA, A MIJAS NELLA COSTA
DEL SOL IN ANDALUSIA
3
Asuncion, di dodici e dieci anni, andarono a giocare sotto
la rocca. Improvvisamente una colomba si posò tra di loro
e si fece carezzare e baciare. Tre giorni dopo i bambini
tornarono alla rocca e sentirono una voce: “Guardatemi”
e sulla roccia c’era la colomba avvolta da una aureola di
luce. Poi, stando al racconto dei due fratellini, apparve
una Signora con un Bambino in braccio e la “paloma”
andò a posarsi sul petto di questa celestiale figura. " Sono
4
la Madre di Dio" disse " andate a raccontare a vostro
padre e alle autorità del paese che sono nascosta qui da
cinquecento anni ".
Così fecero e il loro padre, che era muratore, buttò giù un
muro della rocca e trovò la statua lignea della Vergine. Da
allora la Madonna della Roccia è diventata la Patrona di
Mijas e il suo Santuario domina il mare dall’alto e guarda
5
il vicino Marocco.
25
Siria
Andrea Avveduto
ATS Pro Terra Sancta
Il dramma
Un popolo che muore
per le bombe e la fame
“Q
uello che una volta era il granaio del
mondo, oggi ha bisogno di pane”. Non si
ferma l’emergenza umanitaria in Siria. Le
parole di P. Halim, frate francescano responsabile della regione S. Paolo, sono
concitate e sempre più gravi: “Il governo, con la scusa dei
ribelli disseminati ovunque, bombarda ciecamente, non fa
distinzione, e così muoiono tutti”. Le difficoltà si sono fatte
sempre più grandi: il costo del pane ha raggiunto cifre
esorbitanti, e il mercato nero rimane per tanti l’unica via
per fare spesa. “I frati della Custodia – racconta ancora
padre Halim - sono rimasti in quella terra, fedeli alla loro
missione con i più poveri e derelitti, per dare tutta l’assistenza necessaria. Con il grande aiuto giunto dai benefattori, abbiamo aiutato i più bisognosi. E lì c’è davvero
bisogno di tutto: di cibo, medicine, ma anche di speranza
e senso della vita”. Le testimonianze pronunciate a bassa
voce dai cristiani si rincorrono in questi giorni di tensione,
mentre lo spazio che questa tragedia trova sui mass
media è sempre più ridotto. “Il popolo però sta morendo,
per le bombe o per la fame. I bambini non vanno più a
scuola, alcuni villaggi sono stati completamente abbandonati”. Eppure i frati della Custodia sono rimasti lì, ad aiutare tutti senza alcuna distinzione. “È proprio per questo
che i banditi stanno cominciando a rispettarci. Vedono che
aiutiamo tutti, cristiani e musulmani, e non ci sentono più
come nemici o estranei”. E così rimangono nel paese con
i più poveri che non hanno potuto lasciare la Siria. “Il quadro che emerge è desolante: tutti sparano contro tutti,
non si salva più nessuno, è difficile dire se prendano di
mira le chiese o no… quello che sappiamo è che sparano,
e queste bombe cadono un po’ dappertutto”. Alcuni proiettili hanno raggiunto anche un prete, padre Francis Mourad, che si era rifugiato in un convento francescano e
aiutava assieme ai frati la popolazione. Lui è stato ucciso
e il convento distrutto, a Ghassanieh, il 24 giugno scorso.
“Ad Aleppo invece è il caos totale, nessuno sa chi fa cosa,
è difficile avere materie prime, cibo, gasolio per il riscaldamento, non c’è più nulla, è tutto fermo”. Incertezza, paura
26
e confusione. Tutti hanno una loro versione di come
stanno andando le cose, e nessuno riesce a capire davvero cosa stia succedendo. “Nei villaggi cristiani, al confine
con la Turchia, ormai è rimasto poco; dal villaggio di Ghassanieh di 4mila abitanti il parroco raccontava che ormai
non c’è più nessuno (solo una decina di persone) e le case
vuote sono state occupate dalle famiglie dei ribelli che
avanzano insieme a loro”. Nei 9 conventi francescani vivono circa 6300 famiglie, ma la maggior parte ha subito diversi danni e anche i frati hanno difficoltà a fornire alimenti
per 6000 persone (tanti sono quelli aiutati dalla Custodia).
Recentemente, il Custode di Terra Santa ha lanciato ancora il suo appello da Gerusalemme: “Chiedo a chi può,
oltre a pregare, di mandare aiuti. Non materie prime - è
inutile perché non possono entrare - ma il denaro necessario per comprare ( purtroppo anche al mercato nero),
ciò che serve per vivere a tantissime famiglie, soprattutto
le più povere”. Per questo desideriamo appellarci ai lettori
per promuovere una raccolta fondi a favore della Custodia
di Terra Santa. Con un piccolo contributo aiuterete noi dell’Associazione Pro Terra Sancta, ONG della Custodia, ad
sostenere i frati che ogni giorno convivono con una guerra
civile lunga e sanguinaria. Perché possano continuare “a
portare pace là dove c’è guerra, amore dove regna l’odio”,
proprio come diceva s. Francesco d’Assisi. Grazie per
quello che potrete fare.
Giovanni Punzi
Casa Hogar
Consigliere Nazionale
Ora c’è il terzo piano
Il ringraziamento del Patriarca Latino Twal
U
n’altra tappa nella storia della Hogar!
Il 14 giugno, alla presenza del Patriarca Latino di Gerusalemme Sua Ecc. Mons. Faud
Twal, del Console Generale Italiano in Israele
Davide La Cecilia, di alcuni ambasciatori, di tanti benefattori ed amici e sotto gli occhi meravigliati dei piccoli,
“Gesù Bambino”, si è inaugurato il terzo piano della
Hogar, i cui lavori sono stati finanziati in buona parte dal
Governo Italiano nell’ambito di un progetto di Cooperazione. È un miracolo della piccola Barà a (la cui traduzione
è Innocenza), vissuta solo pochi mesi nella Hogar, tra fine
2011 ed inizio 2012, prima di prendere il suo posto tra gli
angeli. Gravemente ammalata, necessitava di cure speciali ed era stato predisposto tutto il necessario per la sua
venuta in Italia, mancava solo un visto sul passaporto, arrivato quando era ormai tardi. Ma quella triste vicenda ha
portato l’attenzione del Consolato Italiano sulla Hogar e la
promessa – poi mantenuta – di realizzare un altro piano
per rendere più accogliente la struttura. Suor Pia, dopo i
saluti di benvenuto, ha detto che “La Hogar Niño Dios
cerca di essere un riflesso del messaggio dell’Incarnazione, un luogo di gioia e di testimonianza, dove si scopre
il valore della semplicità e della felicità con poco, un luogo
in cui si celebra la vita”. Anche in occasione di questa
inaugurazione alcuni gruppi di nostri volontari si sono alternati per aiutare le suore a pulire il nuovo piano e sistemare i diversi ambienti.
Prima di procedere al tradizionale taglio del nastro ed alla
benedizione dei nuovi ambienti è intervenuto, visibilmente
commosso, don Mario Cornioli.
“Ci sono dei sogni che rimangono illusioni solo se non ci
credi e poi invece ci sono sogni che diventano realtà solo
se ci credi. Oggi si avvera un sogno nel quale ci abbiamo
creduto in tanti. È stato il miracolo dell’amore, della tenerezza, della gioia, della preghiera. Padre Gabriele ha voluto
“ricordare tutti i benefattori vivi o defunti ed anche la “Sezione Paradiso” di bambini, già sette, cristiani e musulmani, a testimonianza che, in quanto figli dello stesso
Padre, si può vivere insieme”
1
FOTO 1 IL PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME MONS. TWAL
E GIOVANNI PUNZI INAUGURANO IL TERZO PIANO DELLA CASA
FOTO 2 CASA HOGAR NIÑO DIOS
2
È intervenuto poi il Console La Cecilia dichiarando “la soddisfazione per essere riusciti tutti insieme, in un rapporto
di collaborazione con il Patriarcato, le organizzazioni religiose e il Ministero degli Affari Sociali Palestinesi, a realizzare qualcosa di concreto in favore della fasce più deboli
della popolazione” ed esprimendo “vivo apprezzamento
alle suore che gestiscono la casa ed ai volontari dell’UNITALSI”. Il Patriarca Latino Sua Ecc. Mons. Faud Twal, ha
sottolineato che “il nostro modo di ringraziare i benefattori
è quello di essere fedeli qui alla nostra missione e di pregare per loro e come sia un dovere morale, umano e cristiano nella città del “Niño Dios” prendersi cura dei suoi
colleghi ovvero degli altri niño, soprattutto i più poveri e i
più bisognosi”.
Dopo la benedizione e il taglio del nastro, non poteva
mancare la torta per festeggiare questo evento… Il giorno
dopo è ripartito un altro cantiere, per la costruzione di una
cisterna per l’acqua. Un altro passo in avanti o se volete
un’altra sfida alla Provvidenza, nella certezza che anche
questa volta vincerà Lei, perché la Hogar è casa Sua!
27
Novità editoriale
Don Antonio Rizzolo
direttore di Credere
La gioia di Credere
La nuova rivista edita dai Periodici San Paolo
LA REDAZIONE
L
a fede dei semplici, del popolo, la fede vissuta. Il Vangelo che diventa vita quotidiana,
tra le fatiche e le gioie, le sofferenze e la
speranza che accompagnano ogni nostra
giornata. Di tutto questo si occupa Credere, la nuova rivista edita dai Periodici San Paolo. Il
sottotitolo dà il tono a tutto il giornale: “La gioia della
fede”. Sì, perché essere cristiani, discepoli di Gesù, vuol
dire pregustare fin d’ora la felicità vera, la pace, la serenità che il cuore cerca, pur nei travagli della vita. È
solo l’amore, infatti, che si manifesta nella misercordia,
nella benevolenza, nel perdono, nel servizio, che conduce alla gioia vera. Lo sapete bene soprattutto voi,
soci e volontari dell’Unitalsi, che accompagnate i malati in pellegrinaggio e, mettendovi al loro servizio, offrite
un aiuto concreto, una speranza, un sorriso. Potete ben
dire di aver sperimentato quanto siano vere le parole del
Signore: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere».
A tutti voi, e alle persone sofferenti che accompagnate,
nel prossimo pellegrinaggio nazionale a Lourdes sarà
28
data l’opportunità di conoscere la rivista Credere, la gioia
della fede. Le copie saranno infatti disponibili presso le
strutture dell’Unitalsi nella città di Bernadette. In ogni numero potrete sentirvi rincuorati nel vostro impegno a favore degli altri: c’è infatti molto più bene nel mondo, tra
le persone, di quanto si pensi. È solo che il bene, la
bontà, la generosità, l’amore, non fanno rumore. Su Credere vogliamo dargli voce, raccontando storie ed esperienze di fede, testimonianze di bene eccezionali nella
loro normalità, vissute in famiglia, nei luoghi di lavoro, in
parrocchia o in un gruppo ecclesiale. Tra i personaggi di
cui abbiamo già parlato c’è suor Anna Nobili, che prega
Dio a passo di danza; frate Alessandro, che loda Dio con
il canto; Armand, che ha incontrato Cristo in carcere;
Chiara Corbella, che rinunciò a curarsi per salvare il figlio;
Carlo Acutis, il baby-santo che amava i computer; Luca
Mocchetti, salvato grazie a un viaggio a Lourdes; Floribeth Mora Díaz, guarita da papa Wojtyla; Cody e Alina,
convertiti dall’arte cristiana. Ed è solo un assaggio del
lunghissimo elenco di testimoni, semplici e straordinari,
1
della bellezza del Vangelo.
Non mancano mai, inoltre, la
parola e i gesti di Papa Francesco, che sanno toccare il
cuore di tutti e aprirli al Signore. Una parte della rivista
è poi dedicata ad approfondire la conoscenza della nostra fede, con un linguaggio
semplice e accessibile, alla
portata di tutti. Si trovano
così catechesi bibliche, teologiche, mariane. Una rubrica molto apprezzata è
dedicata alla domande dei
bambini, alle quali risponde
un “nonno” dotato di grande
saggezza. Un’altra, curata
da padre Livio di Radio
Maria, aiuta ad approfondire
la nostra devozione alla
Madre di Dio. Un’altra rubrica ancora presenta le preghiere più belle della
tradizione alle quali i Pontefici hanno voluto associare
una particolare indulgenza.
La rivista è ricchissima di articoli e approfondimenti, ha
una grafica molto piacevole,
con tante immagini di grande
respiro. Le pagine sono ricche di contenuto, ma chiare
e comprensibili, da gustare
una per una per riempire il
cuore e aderire sempre di più
all’amore che salva, a Cristo
nostro Signore. Provare per
credere.
29
Comitato di redazione della Rivista Giuridica
della circolazione e dei trasporti ACI
ACI
Disabili al volante
Lo sport automobilistico aiuta a socializzare
Ma facciamo un passo indietro: come si diventa piloti? La
prima cosa che si deve fare è acquisire una licenza CSAI
per correre. I minori tra gli 8 e i 15 anni possono iniziare a
correre con i kart. Ogni Automobile Club provinciale può
rilasciare la patente sportiva, detta “licenza”.
La licenza CSAI è collegata all'associazione ACI che comprende tutti i servizi base previsti per i Soci ACI.
PROSPETTO DELLE LICENZE CSAI:
U
n efficace strumento volto a promuovere le
pari opportunità delle persone con disabilità è
rappresentato proprio dallo sport automobilistico. È noto come lo sport in generale promuova l’inclusione sociale delle persone disabili favorendo il
miglioramento della condizione psicofisica e di conseguenza un miglioramento dell’autonomia personale e
della qualità della vita. Nel panorama degli sport praticabili, sicuramente l’automobilismo riveste un ruolo di
spicco grazie soprattutto ad una convenzione stipulata
nel 2004 tra la F.I.S.A.P.S. ( Federazione Italiana Sportiva
Automobilismo Patenti Speciali - che favorisce e promuove lo sviluppo dell’attività sportiva automobilistica e
kataristica tra i disabili) e l’ACI/CSAI, la Commissione
Sportiva dell’ACI che favorisce lo sviluppo dell’automobilismo sportivo. In base a questa convenzione le persone
con disabilità, che hanno conseguito le licenze CH Karting
e CH Nazionale e che hanno superato sia il corso di pilotaggio sia il “test di prova pratica uscita vettura”, possono
partecipare alle Manifestazioni automobilistiche gareggiando con i cosìdetti normodotati. Nel panorama sportivo attuale, quindi lo sport automobilistico risulta l’unico
sport in cui le differenze fisiche sono annullate e le capacità tra disabili e normodotati, sono equiparate nella loro
reale portata. No pregiudizi sulle minorazioni, ma solo valutazione delle effettive abilità necessarie alla gara: in questo risiede l’essenza dell’inclusione sociale delle persone
disabili attraverso lo sport automobilistico.
30
K
corri con il kart.
Promotion
consente la partecipazione alle gare promozionali,
fieristiche, e/o benefiche
D
è la licenza per chi comincia a correre in gare
di media difficoltà (slalom, autocross,
accelerazione,ecc).
C
Nazionale puoi partecipare a tutte le gare tranne
F.1, F.3000, F.3, Sport Prototipi (Velocità) e vetture
oltre 2000 cc (Rallies).
H
viene concessa, con il parere favorevole
della FISAPS (Federazione Italiana Sport
Automobilistico Patenti Speciali), ai disabili.
Regolarità
puoi partecipare alle gare a basso contenuto
agonistico, come ad esempio quelle di regolarità.
Esistono, inoltre, le licenze di livello più elevato, le licenze
Internazionali di grado C/R, B e A, che sono rilasciate, a
chi è già titolare di una licenza di grado inferiore, in base
ai risultati conseguiti nelle gare.
Le persone disabili, per poter partecipare alle gare automobilistiche devono ottenere il parere positivo della FISAPS (via del Quartaccio, 29 00166 Roma Tl. 06
6140447). La FISAPS in collaborazione con la CSAI, organizza corsi per piloti disabili. Ogni informazione in merito può essere reperita sui siti www.fisaps.it o www.aci.it
o telefonando al numero della Segreteria CSAI
06.49982805.
Lourdes
dalla redazione
Danila guarita dalla fede
Dopo il bagno nella Grotta sparito un tumore
che la tormentava da otto anni
FOTO 1
DANILA CASTELLI
FOTO 2
IL VESCOVO
DELLA DIOCESI DI PAVIA,
MONS. GIUDICI
2
1
I
l Vescovo di Pavia, Monsignor Giovanni Giudici,
il 18 luglio, ha firmato il decreto che dichiara ufficialmente la guarigione “prodigiosa” di Danila
Castelli, una donna di Bereguardo (Pavia) alla quale più di
vent’anni fa i medici avevano tolto ormai ogni speranza in
seguito ad un tumore. Invece dopo un viaggio a Lourdes
avvenuto il 4 maggio 1989, guarì improvvisamente e
senza una spiegazione scientifica plausibile. Il decreto del
vescovo Giudici (inviato al Vescovo di Lourdes) conclude
così un lungo iter.
Il Vescovo di Pavia, dopo aver preso atto della “relazione
della Commissione diocesana costituita il 6 giugno 2013
per riesaminare il caso della guarigione della signora Danila Castelli, avvenuta a Lourdes il 4 maggio 1989 e dichiarata straordinaria dalla Commissione medica
internazionale di Lourdes in data 19 novembre 2011”, dichiara "il carattere “prodigioso-miracoloso” ed il valore di
“segno” della guarigione della signora Danila Castelli, avvenuta a Lourdes per intercessione della Beata Vergine
Maria”.
Danila Castelli decise di affrontare nel maggio del 1989
un nuovo viaggio a Lourdes, credendo che fosse l’ultimo
della sua vita dopo un calvario di otto anni durante i quali
era stata sottoposta a otto interventi chirurgici per un tumore che sembrava averla ormai quasi completamente
consumata.
Invece dopo quel viaggio (durante il quale si abbandonò
al 'bagno' nella grotta della Madonna) la donna si riprese
in una maniera che i medici non sono mai riusciti a spiegare. “Questo decreto - commenta Danila Castelli - costituisce una grande occasione per ritrovare la freschezza
della gioia di vivere con il Signore. È la riproposta di un
cammino e arriva, come sempre, al momento perfetto
perché perfetti sono i tempi di Dio”.
31
dalla redazione
Un ultimo regalo di Gigi ai suoi bambini
Mi hanno chiesto: "Perché vai a Lourdes?"
Per me andare a Lourdes e partire verso la speranza, speranza che cerchi in un intero anno di preoccupazioni ed angosce. Ma aspettare quel momento della partenza per
ritornare in
quel posto e come ritornare a vivere.
Cosi come partiva anche mio fratello Franco, anche lui
come me in carrozzina. Partendo da Napoli sono 24 ore
di v1aggio (ritardo permettendo!!), ma quelle ore sembrano
che non passino mai. Ma poi ti accorgi che e come un volare di un uccellino che torna dalla
sua mamma, e noi, dopo un viaggio cosi lungo, arriviamo
con una stanchezza totale, che
talvolta arriva proprio agli estremi.
Però, appena arrivati a Lourdes, ti senti come gli uccelli che
giungono finalmente nelle terre tanto desiderate durante la
migrazione, perché anche noi arriv1amo dalla mamma in
quella terra di Lourdes.
Lì incontri tanti amici, con cui alia fine si diventa tutti fratelli
e sorelle, formando una sola famiglia. Da quest'anno
(l’anno 2000) purtroppo per colpa di medici che non hanno
saputo fare II proprio lavoro (vi lascio 1mmaginare), Franco
non e più in mezzo a noi e, come quell'uccellino, anche lui
e volato dalla Mamma Celeste. Franco ci teneva tanto a
venire a Lourdes ed io dopo la sua morte avevo pensato
per quest'anno di non partire; ma poi, pensandoci bene,
Franco ora sta tutti i giorni a Lourdes ed io, se lo voglio sentire vicino a me, lo sentir6 li, sotto la Grotta.
È molto dura per me affrontare questa momento così doloroso, ma io so che voi mi state molto vicino e grazie alle
vostre preghiere io sarò molto sereno, andrò a Lourdes e lì
sentirò la vera presenza di Franco, v1cino e dentro di me!
Luigii Guerra
32
Il libro è disponibile presso la sezione
Campana con un’offerta minima di
10,00 euro.
Il ricavato andrà a sostenere il pellegrinaggio bambini a Lourdes organizzato
il prossimo anno dalla stessa sezione e
che sarà intitolato alla memoria di Gigi
Guerra.