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COMUNITA’ MONTANA DEL TRIANGOLO LARIANO (CO) PIANO DI ASSESTAMENTO DELLA PROPRIETA’ SILVO PASTORALE DELLA REGIONE LOMBARDIA FORESTA REGIONALE “CORNI DI CANZO” I REVISIONE Validità: 2006 - 2020 REGIONE LOMBARDIA ERSAF Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste P.O. Promozione e Valorizzazione dei Sistemi Forestali e Naturali - LECCO Il Tecnico Assestatore Dott.For. Sergio Poli INDICE PARTE PRIMA - RELAZIONE GENERALE 1. INTRODUZIONE 2. LA PROPRIETA’ IN ASSESTAMENTO 3. ASSETTO TERRITORIALE PARTE SECONDA - PIANIFICAZIONE ASSESTAMENTALE 4. IDENTIFICAZIONE DEL PATRIMONIO SILVO-PASTORALE 5. RILIEVI DENDROMETRICI 6. ASSESTAMENTO DEL BOSCO DI PRODUZIONE 7. ASSESTAMENTO DEL BOSCO DI PROTEZIONE 8. ASSESTAMENTO DEL BOSCO AD ATTITUDINE RICREATIVA 9. PIANO DEI TAGLI 10. TUTELA DEI BOSCHI 11. IL PATRIMONIO PASCOLIVO 12. INCOLTI PRODUTTIVI 13. INTERVENTI PER IL RIASSETTO DEL PATRIMONIO SILVO-PASTORALE 14. CONCLUSIONI REGOLAMENTO DI APPLICAZIONE DEL PIANO DI ASSESTAMENTO Pag. 2 4 7 9 12 15 16 19 20 20 21 21 22 23 MODULISTICA MOD A/1 DATI CATASTALI MOD A/2 PROSPETTO DELLA SUPERFICIE e riepilogo superfici escluse MOD A/4 RIEPILOGO DELLE SUPERFICI MOD B/1 a e MOD B/1 b DESCRIZIONE DELLE PARTICELLE BOSCATE MOD B/3 a e MOD B/3 b PROSPETTO DESCRIZIONE MALGHE e PROSPETTO DESCRIZIONE COMPARTI PASCOLIVI MOD B/4 DESCRIZIONE INCOLTI PRODUTTIVI MOD B/5 RIASSUNTO DENDROMETRICO MOD B/6 RIEPILOGO DEI PRINCIPALI DATI PER CLASSE ECONOMICA MOD B/7 RIEPILOGO DEI PRINCIPALI DATI DEI BOSCHI DI PRODUZIONE MOD C/1 RIEPILOGO DEL PIANO DEI TAGLI DELLE FUSTAIE (massa principale) MOD C/3 RIEPILOGO DEL PIANO DEGLI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO MOD C/4 PROSPETTO DELLA VIABILITA’ SILVO-PASTORALE ESISTENTE MOD C/5 PROSPETTO DELLA VIABILITA’ SILVO-PASTORALE IN PROGETTO MOD D/2 LIBRO ECONOMICO CARTOGRAFIA Tavola 1 CARTA CATASTALE scala 1:10.000 Tavola n 1A. CARTA CATASTALE ASSESTAMENTALE scala 1:10.000 Tavola 2 CARTA ASSESTAMENTALE scala 1:10.000 Tavola n 3 A CARTA DELLA VIABILITA’ scala 1:10.000 Tavola n 3 B CARTA DEI MIGLIORAMENTI scala 1:10.000 Tavola n 4 CARTA DEI TIPI STRUTTURALI - scala 1:5.000. Particelle ricreative 1 e 2 1 PARTE PRIMA RELAZIONE GENERALE 1. INTRODUZIONE 1.1 Premessa L’Azienda Regionale delle Foreste (ARF) aveva, fra i suoi compiti istitutivi, quello di gestire il demanio forestale regionale (L.R. 02/01/1980 n° 4, art. 2). Con L.R. n° 3 del 12/01/2002 è stato istituito l’ERSAF, Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, di cui l’ARF è entrata a far parte. Come stabilito dalla Legge Forestale Regionale (L.R. 8/76 e successive modifiche, art. 19), la gestione del patrimonio forestale degli Enti pubblici deve avvenire seguendo le indicazioni di un Piano di assestamento. Per adempiere a questo compito, l’ARF aveva predisposto un “Programma di Pianificazione delle Foreste Demaniali Regionali”, approvato dal Consiglio di Amministrazione con Deliberazione n° III/235 del 16/09/1993. Tale Programma prevedeva che venissero compilati dall’ARF stessa, attraverso i suoi Tecnici, i Piani delle Foreste Demaniali Regionali (FDR) che ne fossero prive. La FDR Corni di Canzo risultava assestata, ma il Piano scadeva nel 1993. Per tale motivo l’ARF ha previsto la revisione di tale Piano: con Deliberazione III/2191 del 20/06/1996 veniva approvata la “Relazione preliminare relativa ai criteri tecnico-economici di revisione del piano di assestamento della FDR Corni di Canzo”, incaricando della redazione del Piano il Dott. For. Sergio Poli, Tecnico dell’allora U.O.O. di Erba, iscritto con il n° 124 all’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali delle Province di Como, Lecco e Sondrio. L’ERSAF ha provveduto a far completare la redazione del presente Piano di Assestamento forestale. Per la revisione del Piano scaduto era stata prevista una spesa di L. 30.000.000 (Euro 15.493,71). Sono stati affidati due incarichi professionali: uno al Geom. Giuseppe Zappa, per l’effettuazione delle ricerche catastali e dei rilievi planimetrici necessari alla confinazione, l’altro ai Dott. Forr. Nicola Gallinaro e Michele Carta, che hanno effettuato i rilievi forestali con l’ausilio del Sig. Alberto Ragazzoni, e una prima elaborazione dei dati dendrometrici. Alla redazione di questo Piano hanno partecipato il Dott. For. Alberto Mazzoleni, già Tecnico dell’ex U.O.O. ARF di Erba, i Dott. For. Davide Beccarelli e Lorenzo Potè, che hanno curato anche la cartografia, e il Dott. For. Luca Frezzini nella fase iniziale di individuazione del particellare. Il presente Piano di Assestamento di validità quindicennale per il periodo 2006 – 2020 è stato redatto in conformità alla L.R. 8/1976 (“Legge Forestale Regionale”) e successive modifiche, e alle prescrizioni contenute nel documento “Criteri per la compilazione dei Piani di assestamento”. Tale documento considera quali “Piani di primo impianto”, oltre a quelli redatti per la prima volta, anche quelli compilati dopo che il precedente sia scaduto da oltre cinque anni; nel caso della FDR, oggi denominata Foresta di Lombardia (FdL) Corni di Canzo, il cui piano è scaduto nel 1993, il presente elaborato può dunque definirsi di primo impianto. Particolare attenzione, come prescritto dall’art. 8 della Legge Forestale Regionale, è stata posta nel potenziare la funzione protettiva, ricreativa e culturale del demanio. Il Piano di assestamento scaduto nel 1993, redatto dallo Studio STUDIMONT di Milano, presentava la tradizionale impostazione produttivistica: per la redazione di quel Piano fu effettuato il cavallettamento totale delle particelle a fustaia, mentre le altre particelle vennero rilevate con aree di saggio. Nel presente piano invece si è tenuto conto della grande importanza ricreativa e naturalistica della Foresta: tale funzione, a parere nostro ormai prevalente rispetto alle altre, ha informato il presente piano, che pertanto è stato improntato a massimizzare gli aspetti legati all’uso turistico e didattico della foresta. Per questo è stato rilevato l’intero soprassuolo mediante aree relascopiche cavallettate, il cui numero è stato dimensionato con metodi statistici in base ad una stratificazione preliminare. Inoltre, nel 1985, due anni dopo la compilazione del Piano di primo impianto, è stata istituita la Riserva Naturale Sasso Malascarpa, ricadente per buona parte all’interno della FdL Corni di Canzo; ciò ha comportato la necessità di modificare i confini delle particelle interessate. Pertanto, sia per il diverso criterio di rilievo dei parametri dendrometrici, sia per il fatto che il particellare è mutato rispetto al primo impianto, i dati relativi alla provvigione delle diverse particelle non sono confrontabili. 1.2 Aspetti geografici, morfologici ed orografici del territorio. Geografia. La FdL Corni di Canzo si trova nel settore orientale del Triangolo lariano, quella porzione delle Prealpi calcaree lombarde compresa fra i due rami del Lago di Como e la Brianza. Ha una superficie di circa 450 ettari, ed occupa per intero l’alto bacino del torrente Ravella, affluente di sinistra del fiume Lambro, in comune di Canzo. Solo una piccola porzione, circa 25 ha, ricade nel bacino del torrente Foce, altro affluente di sinistra del Lambro, in comune di Valbrona (censuario di Visino). Entrambi i comuni rientrano nel territorio della Comunità Montana Triangolo Lariano, in provincia di Como; Canzo giace nella Valassìna, percorsa appunto dal fiume Lambro, ed è tradizionalmente considerato l’ultimo paese dell’alta Brianza. 2 Il confine della FdL verso Valmadrera costituisce anche il limite con la Provincia di Lecco e con la C.M. Lario Orientale. Il limite della FdL quindi, piuttosto netto su tre lati (nord, est e sud) in quanto coincide con limiti naturali, risulta oltremodo irregolare verso ovest, con numerosi interclusi di proprietà privata e altrettanto numerosi mappali demaniali disgiunti dal corpo principale della foresta. Morfologia. Il bacino imbrifero del Ravella è piuttosto accidentato, per la presenza di numerosi valloni e affioramenti rocciosi. Il torrente ha approssimativamente orientamento Est-Ovest, per cui la valle appare divisa nettamente in due versanti, uno più fresco, l’altro più asciutto. I valloni del versante esposto a nord (Val Pèsora, Val Tènora, Valle di San Miro) risultano naturalmente più ricchi d’acqua, e hanno una portata più costante rispetto ai torrenti in destra orografica. Il torrente ha scavato profondamente il suo alveo, e scorre incassato fra ripidi versanti fino a Canzo; nella valle, in destra orografica, rimangono tre cospicui terrazzi morenici sui quali anticamente furono costruite le tre Alpi. Orografia. La FdL Corni di Canzo prende il nome dall’omonimo gruppo montuoso, che costituisce la massima elevazione dell’area. Due dei tre Corni ricadono parzialmente all’interno della Foresta: il Corno Occidentale (m 1.372, quota massima della FdL) ed il Corno Centrale (m 1.365). Il Gruppo si prolunga poi in due dorsali: la prima, che divide il bacino del Ravella da quello del Foce, digrada verso ovest fino ad esaurirsi in corrispondenza della Valassina, separando Canzo da Asso; la seconda si abbassa verso sud fino ai 1.000 metri della Colma di Val Ravella, per poi risollevarsi e dirigersi verso ovest a formare la costiera Monte Prasanto (m 1.244)- Monte Rai (m 1260)- Cornizzolo (m 1.240), e scendere finalmente verso il lago del Segrino. All’interno del bacino sussistono altri affioramenti rocciosi: i più significativi sono il Cepp de l’Angua e il Sasso Malascarpa. La porzione di foresta in comune di Valbrona si presenta invece come un versante continuo che scende verso la Valcerrina. Il punto più basso della foresta demaniale si trova nel fondovalle del Ravella, in prossimità del Santuario di San Miro, ad una quota di m 560 ca. 1.3 Attività socio-economiche I comuni di Canzo e Valbrona hanno circa 4.300 e 2.000 abitanti rispettivamente; di questi, la maggior parte è impiegata nell’industria, nell’artigianato e nel terziario, mentre l’occupazione nel settore primario è ormai residuale. Notevole importanza, specialmente per Canzo, ha assunto il comparto turistico, legato soprattutto alla villeggiatura estiva, e all’escursionismo, che invece si esplica in tutto l’arco dell’anno. La presenza storica (dal 1956) della Foresta Regionale ha comunque mantenuto un presidio in montagna, dando occupazione stagionale ad una-due squadre forestali formate da manodopera locale. 1.4 Sviluppo urbanistico e tutela ambientale I Piani Regolatori Generali (PRG) dei due comuni classificano l’area demaniale come “Area Verde“ soggetta a vincolo idrogeologico. In quanto zona boscata, l’intera area è soggetta anche al vincolo ambientale (L. 1497/39). All’interno della Foresta Regionale sono compresi numerosi edifici, di cui due soli (Alpe Grasso e Alpe Piotti) ancora abitati, mentre tutti gli altri sono ridotti a ruderi. 1.5 Aree di interesse naturalistico Come più sopra accennato, una parte della Foresta Regionale ricade all’interno della R.N. Sasso Malascarpa, istituita ai sensi della L.R. 86/83 “Piano generale delle aree protette”. E’ classificata come “Riserva Naturale parziale geomorfologica e paesistica”, e si estende anche in comune di Valmadrera (LC); al suo interno lo strumento pianificatorio prevalente risulta il nuovo Piano di Gestione della Riserva, approvato da ERSAF con Deliberazione n° I/49 del 30/09/2002, e dalla Giunta Regionale con Delib. 7/19609 del 26/11/2004. Il nuovo Piano non ha però modificato i confini della Riserva, che comprende parte del versante sinistro della Foresta. L’esercizio dell’attività venatoria è vietato da sempre all’interno della Riserva. La Riserva confina anche con il Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) di San Tomaso - San Pietro, che si estende nei comuni lecchesi di Valmadrera, Civate e Suello; in tale Parco ricade quasi per intero il versante sud del gruppo del Cornizzolo, collegandosi quindi con l’esistente PLIS del Lago Segrino. La Riserva costituisce pertanto, in continuazione con la Foresta Regionale, un bacino di grande importanza naturalistica che comprende praticamente l’intero gruppo dei Corni di Canzo. 3 2. LA PROPRIETA’ IN ASSESTAMENTO 2.1 Consistenza della proprietà La proprietà demaniale oggetto di assestamento risulta complessivamente pari ad ha 450.27.30, di cui 425.77.20 in comune di Canzo, e 24.50.10 in comune di Valbrona - Censuario di Visino. Nel Piano precedente si sono riscontrati piccoli errori di somma delle superfici dei mappali, che hanno portato ad una leggera differenza nella superficie totale della proprietà. La superficie risulta così ripartita per qualità di coltura, secondo il catasto e secondo il piano: Categoria CATASTO Bosco d’alto fusto - conifere Bosco d’alto fusto - latifoglie Bosco ceduo Castagneto da frutto Fabbricati rurali Incolto produttivo Incolto sterile Pascolo Pascolo cespugliato Prato Seminativo Superfici escluse TOTALE 109.27.20 3.61.40 0.49.10 50.59.20 7.15.00 75.29.90 158.06.40 38.04.70 7.74.40 450.27.30 PIANO 58.45.00 320.38.00 20.00 39.34.20 22.82.80 6.10.00 2.04.00 0.93.30 450.27.30 + - 58.45.00 320.38.00 Piano 1984 194.71.45 109.27.20 3.41.40 0.49.10 11.25.00 245.28.85 5.90.00 69.19.90 158.06.40 36.00.70 7.74.40 3.72.80 1.32.00 0.43.10 451.38.20 15.67.80 0.93.30 Nelle superfici escluse, pari ad ha 0.93.30, sono compresi i fabbricati rurali, i piazzali, le corti etc., che non rientrano nella gestione silvo-pastorale oggetto del presente piano. Le grandi variazioni nelle categorie d’uso del terreno fra Catasto, Piano precedente e Piano attuale sono dovute ad una differente interpretazione delle formazioni vegetali. In particolare: Le formazioni a ceduo, considerate dal Catasto e dal Piano 1984-’93, sono del tutto scomparse nel presente Piano: infatti, gli attuali popolamenti di latifoglie o sono originati da seme, o provengono da cedui invecchiati ben oltre il doppio del turno, e sono quindi da considerarsi fustaie a tutti gli effetti. Pascoli e pascoli cespugliati sono praticamente scomparsi: dei 233 ha del Catasto ne restano oggi solo sei, ubicati in prossimità di Terz’Alpe. Uguale destino hanno subìto i prati e i seminativi. Il precedente Piano probabilmente considerava i pascoli cespugliati quali cedui protettivi; stessa considerazione veniva verosimilmente fatta anche per gli incolti. Nel presente Piano sono stati distinti i boschi di conifere da quelli di latifoglie, tutti considerati d’alto fusto; nella tabella riassuntiva del piano precedente, non si faceva distinzione fra conifere e latifoglie, ed il dato era aggregato in “fustaia di produzione” (194 ha), mentre non era presente la fustaia di protezione. 2.2 Utilizzazioni e mercato dei prodotti Utilizzazioni passate. I boschi della FdL Corni di Canzo sono formazioni forestali giovani, sia che si considerino i popolamenti artificiali di conifere (inizio rimboschimenti: anno 1960), sia i boschi spontanei di latifoglie formatisi sugli ex pascoli. Pertanto, nessuno dei boschi oggetto di assestamento ha raggiunto la maturità; le utilizzazioni nel passato sono consistite essenzialmente in diradamenti moderati nei boschi di conifere; negli anni 2000 e 2001 si è intervenuti con tagli a buche o andanti all’interno dell’attuale Riserva Sasso Malascarpa. Sono avvenute anche utilizzazioni sporadiche, legate a particolari eventi: l’apertura della traccia per la collocazione della linea elettrica per Terz’Alpe, lungo la Strada delle Alpi; la rimozione di schianti da neve pesante avvenuti lungo la medesima Strada e nel fondovalle del torrente Ravella; il taglio di alcuni grossi individui pericolosi nell’ambito di un corso per utilizzatori forestali tenutosi nel gennaio 2002. Qualche intervento di una certa consistenza è stato effettuato nel 2001, nell’ambito di una sperimentazione sulle latifoglie di pregio, liberando i migliori individui di frassino cresciuti spontaneamente in un rimboschimento di larice, lavorando su 0,6 ha di superficie. Si riassumono nella seguente tabella le quantità di legname utilizzate all’interno della FDR Corni di Canzo nel decennio 1993-2002. 4 Utilizzazioni FdL Corni di Canzo. Decennio 1993 - 2002 Anno conifere mc latifoglie mc TOTALE mc 1993 30 30 1994 25 20 45 1995 30 30 1996 90 90 1997 75 50 125 1998 125 10 135 1999 35 5 40 2000 45 45 2001 150 20 170 2002 95 5 100 Totale 700 110 810 Prodotti secondari: non si segnalano prodotti secondari di particolare rilevanza (funghi, piccoli frutti etc.), essendo la raccolta estremamente sporadica e di scarsa quantità. Il “prodotto secondario” per eccellenza della FdL Corni di Canzo rimane sempre la fruizione ricreativa. Mercato dei prodotti. Bisogna distinguere in base al tipo di materiale. Infatti, il materiale legnoso proveniente dai diradamenti delle conifere risulta di piccole dimensioni (20-25 cm di diametro per Abete rosso e Larice), e quindi non è utile per segheria; oltretutto, la qualità del legno di queste conifere cresciute a bassa quota è scarsa, e i fusti presentano numerosi nodi morti. Ancora, i grossi individui di Pino strobo hanno un fusto storto, ed il loro legname a fibra lunga non è affatto richiesto dal mercato. Anche il legname di conifera viene pertanto venduto come legna da ardere, ad un prezzo molto basso. Diverso è invece il discorso per le latifoglie: le sporadiche utilizzazioni finora effettuate su tali popolamenti hanno dato modesti quantitativi di legna da ardere, che è stata attivamente richiesta dagli abitanti dei Comuni limitrofi. La vendita della legna avviene solo per piccole quantità destinate ad uso famigliare: 100 quintali all’anno per ogni richiesta. Industrie locali: non esiste attualmente in Valassina una filiera del legno, né segherie né mobilifici. Le piccole falegnamerie esistenti utilizzano solo materiale di provenienza esterna alla Valle. Alcune grosse industrie del legno della vicina Brianza hanno invece dimostrato un certo interesse al materiale legnoso locale, soprattutto in termini di biomassa da triturazione. Valorizzazione dei prodotti. Stante la modesta produzione legnosa attuale dell’area, sia per qualità che per quantità, non si prevede a breve termine un significativo sviluppo del mercato del legno nel territorio considerato. Tuttavia, non è escluso un aumento di interesse da parte delle industrie brianzole, grazie all’incremento delle dimensioni del materiale per segheria. Inoltre, il miglioramento della rete viaria avvenuto negli ultimi anni consentirà un più agevole raggiungimento della FdL, minori costi di trasporto e quindi una maggiore disponibilità, da parte degli utenti, ad acquistare il legname della FdL. 2.3 Usi civici Sul Demanio forestale regionale per legge non possono sussistere usi civici. Comunque, in generale, sia il Comune di Canzo che quello di Valbrona non hanno demanio civico all’interno del proprio territorio; il dato è pubblicato sul rapporto “Usi civici in Lombardia” edito nel novembre 1997 dalla Regione Lombardia - D.G. Agricoltura – Servizio Infrastrutture e Montagna. 2.4. Cenni storici sul patrimonio silvo-pastorale Fino al secolo XVIII, tutto il territorio montano dei Comuni della Vallassina apparteneva alla comunanza. Con il governo austriaco le proprietà pubbliche vennero suddivise e date ai privati: furono istituiti i livelli, lotti boschivi di 1.500 metri quadrati ciascuno, assegnati in ragione di uno per famiglia. Traccia di tali appezzamenti emerge ancora in alcuni mappali della FDR, nel comune di Canzo. Il resto del territorio venne via via acquistato da tre diverse famiglie, che si divisero per secoli la proprietà della Val Ravella. Il territorio era così organizzato: Prim’Alpe (Alpe Grasso): di proprietà di una famiglia comasca, veniva affittata ad agricoltori canzesi che coltivavano i terrazzi attorno all’edificio con patate, frumento e mais. A Prim’Alpe si faceva il pane, come testimoniato dalla presenza, ancora oggi, di un grosso forno all’interno del fabbricato. Al di sopra della zona terrazzata, il terreno era destinato al pascolo, mentre il grande appezzamento di Prà Batôn, sotto l’Alpe veniva falciato, in quanto molto fertile (Alpe Grasso). Da Prim’Alpe dipendevano anche i pascoli dell’Alpe Alto e dell’Alpetto, dove veniva praticata la tradizionale monticazione estiva ad opera di famiglie di Valmadrera e soprattutto di Civate. 5 Second’Alpe (Alpe Betulli): era l’unico nucleo della valle abitato tutto l’anno; vi risiedeva una grossa famiglia canzese (fino a 100 persone agli inizi del ‘900), la cui presenza ininterrotta è attestata dal Medioevo fino agli anni ’50. Anche qui i terrazzi erano coltivati, mentre al disopra delle colture agricole si estendeva un grande pascolo, che giungeva alle falde dei Corni. A Second’Alpe venivano allevate anche vacche e si produceva formaggio, come testimoniato dalla presenza, lungo il torrente, dei tipici caselli per la conservazione al fresco del latte. Terz’Alpe (Alpe Piotti): l’insediamento appartenne fino agli anni ’70 a proprietari privati, che affittavano l’alpeggio per l’estate agli allevatori. L’appezzamento che costituisce l’attuale pascolo veniva regolarmente falciato, mentre tutto il resto della proprietà, fino alla Colma e ai Corni, era destinato al pascolo libero di bestiame da ingrasso. Le aree a pascolo di tutta la valle, appartenendo a proprietari differenti, erano recintate con siepi vive di Salicone, Maggiociondolo, Nocciolo e Carpino nero. Da quelle siepi, una volta abbandonata l’attività pastorale, ha avuto origine la formazione boschiva di latifoglie che occupa attualmente tutti gli ex pascoli. Dagli anni ’30 del novecento iniziò lo spopolamento della valle, mantenendosi un piccolo insediamento abitativo solo a Second’Alpe; la pastorizia cominciò il suo declino, e sui pascoli prese avvio quel processo di inarbustamento che ha portato all’attuale copertura boschiva. Nel 1956 l’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali (ASFD) iniziò l’acquisto al demanio dei primi terreni, cominciando da Prim’Alpe e dagli appezzamenti collegati dell’Alpetto e Alpe Alto. Poco dopo venne acquistata anche Second’Alpe, già in parziale abbandono, le famiglie furono allontanate e vennero demoliti i fabbricati rurali. Si costituì così il primo nucleo dell’attuale Foresta Demaniale, poi integrato con l’esproprio, negli anni ‘70, di Terz’Alpe e degli appezzamenti annessi. Da allora non vennero fatti altri acquisti: nel 1980 l’ex ASFD passò i beni al Demanio Forestale regionale, gestito dall’Azienda Regionale delle Foreste e, dal 01/07/2002, dall’ERSAF. Subito dopo l’acquisto di Prim’Alpe, sul Pra Batôn venne realizzato il vivaio forestale, destinato a produrre piantine forestali per il rimboschimento. La pratica selvicolturale allora in uso era quella di mettere a dimora conifere, che infatti furono utilizzate per rimboschire buona parte del versante della Val Ravella esposto a sud, lungo la Strada delle Alpi. Attualmente i terrazzi ex agricoli di Prim’Alpe e Second’Alpe sono coperti da boschi artificiali di conifere, di 40 anni di età, composti soprattutto da Abete rosso, Larice giapponese e Pinus excelsa. Anche i terreni attorno all’Alpetto, Alpe Alto e La Colma vennero rimboschiti, con un certo successo: viceversa, gli impianti di conifere effettuati sulle praterie di crinale, vicino al monte Rai e al Cornizzolo, sono risultati fallimentari. Ricapitolando, la storia della FDR Corni di Canzo si riflette sulla sua composizione forestale: sugli ex coltivi e aree attorno agli alpeggi si trovano rimboschimenti artificiali di conifere; sugli ex pascoli abbandonati ci sono popolamenti pionieri di latifoglie spontanee, più o meno evoluti a seconda della fertilità; sul fondovalle del Ravella, sui versanti più fertili e freschi il bosco originario si è ormai evoluto in altofusto misto di latifoglie. Le tre formazioni vegetali sopra riportate sono state alla base della stratificazione usata per fare i rilievi dendrometrici in foresta. 2.5 Aspetti faunistici e venatori Aspetti faunistici. Per quanto riguarda la presenza e la consistenza delle diverse specie animali, ci si basa sui dati contenuti nel “Piano di ripopolamento faunistico delle foreste demaniali” (ARF, 1991), aggiornati in base all’osservazione diretta; altra fonte è stata il libro sulla R.N. Sasso Malascarpa edito nell’ambito del Progetto Life “Ri.S.Ma. - Riqualificazione Sasso Malascarpa” (ARF, 2002). La fauna presente all’interno della FdL Corni di Canzo è quella tipica della media montagna prealpina. Presenta una certa consistenza numerica solo l’avifauna e, in parte, la chirotterofauna (pipistrelli); quest’ultima infatti è stata una delle principali componenti che hanno portato al finanziamento, da parte dell’U.E., del progetto Life. I grandi mammiferi risultano poco rappresentati: si segnala la presenza di qualche Capriolo, mentre il Muflone, introdotto e abbondante sul vicino Moregallo, non è mai stato osservato nella FDR. L’unica specie di mammiferi in forte progresso è il Cinghiale, la cui presenza comincia a costituire un problema anche per la rinnovazione forestale. Una discreta presenza di Lepre comune è dovuta ai regolari rilasci, effettuati annualmente a scopo venatorio fino al 2001, anno in cui il divieto di caccia è stato esteso all’intera Foresta Demaniale. Interessante è la presenza, fra l’avifauna, di numerose specie di rapaci: dalla Poiana all’Allocco, mentre sulle pareti rocciose nidificano il Gufo ed il Corvo imperiale. Aspetti venatori. Fino al 2001 all’interno della FDR Corni di Canzo la caccia era consentita, almeno nel versante destro della Val Ravella. Con l’entrata in vigore del nuovo Piano Agro Faunistico 2000 – 2005 della Provincia di Como, adottato dal Consiglio Provinciale con Deliberazione n° 34/16355 del 05/07/2000 e successive modifiche, è stato esteso il divieto di caccia all’intera FdL. A scopo storico si riassumono alcune notizie riguardanti gli aspetti venatori della FDR prima dell’entrata in vigore del divieto. Vi si praticava la caccia al capanno, mentre buona parte del versante destro era individuata coma Zona Divieto Segugi e Lepre. L’attività venatoria era praticata da cacciatori locali, che si occupavano anche di una certa manutenzione della rete sentieristica nel demanio. Nell’area ricadente allora all’interno della Riserva Naturale Sasso Malascarpa la caccia è invece sempre stata vietata. 6 3. ASSETTO TERRITORIALE 3.1 Aspetti climatologici Temperature. La FdL Corni di Canzo è ubicata all’interno del Triangolo lariano, quindi il clima della zona risente fortemente dell’influenza del lago. Il clima generale della regione dei laghi è definito “Mesoclima insubrico”, in cui la presenza delle grandi masse d’acqua contiene gli abbassamenti termici invernali (2 °C rispetto alla Pianura Padana), e mitiga la calura estiva (1-2° C). L’escursione termica annua risulta quindi attenuata: in media 20°C rispetto ai 25°C della Pianura. Il clima è però influenzato anche dalla morfologia, assumendo carattere intermedio rispetto a quello montano: più propriamente, quindi, il clima della zona dei Corni di Canzo è definibile come “Prealpino Insubrico”. Per la zona dei Corni di Canzo sono disponibili i dati termici rilevati, per il periodo 1951-1986 nella Stazione climatologica di Asso, ai piedi del massiccio. Si riportano nella tabella i valori medi mensili delle temperature. Mese Gen 2,5 Temperatura media mensile °C Feb 3,7 Mar 7,1 Apr 10,7 Mag 14,7 Giu 18,7 Lug 21,1 Ago 20,3 Set 17,2 Ott 12,1 Nov 7,1 Dic 3,6 ANNO 11,6 Precipitazioni. La piovosità nel Triangolo lariano è fra le più elevate della Lombardia, raggiungendo valori annui di oltre 2.000 mm sul Monte San Primo, massima elevazione della zona. Le isoiete nell’area dei Corni di Canzo sono comprese fra 1.500 e 1.700 mm/anno. La distribuzione delle piogge vede due massimi pressoché equivalenti nell’arco dell’anno: uno estivo (giugno-luglio), e uno autunnale. Si hanno dunque precipitazioni scarse nel periodo invernale, e abbondanti durante il periodo vegetativo. Ciò ha positivi riflessi sulla vegetazione, che non soffre mai periodi aridi, mentre la stagione invernale risulta la più favorevole allo svilupparsi degli incendi, anche alimentati dalla ventosità (föhn). Negli ultimi decenni, inoltre, si è assistito ad un declino delle precipitazioni nevose anche nella zona dei Corni di Canzo, con conseguente aumento della suscettibilità agli incendi. 3.2 Caratteri geopedologici Geologia. Dal punto di vista geologico, il gruppo dei Corni di Canzo presenta una situazione molto complessa; anche se approfonditamente studiata dai geologi, il bacino della Val Ravella ed i rilievi circostanti presentano ancora problemi di interpretazione. Tuttavia, per gli scopi del Piano di Assestamento, ci si può basare su considerazioni di carattere generale, senza scendere nel dettaglio delle singole facies geologiche. Il Gruppo dei Corni di Canzo appartiene geologicamente alle Prealpi calcaree lombarde (Alpi Meridionali); il substrato è quindi costituito da rocce sedimentarie a reazione basica di origine marina, appartenenti ai periodi Giurassico (Lias inferiore e medio), Triassico (Retico, Norico), fino al Cretacico. La Val Ravella è attraversata, per tutta la sua lunghezza, da una doppia faglia, due linee di sovrascorrimento che hanno dislocato le formazioni in un ordine molto complesso rispetto alla normale successione temporale. La formazione più antica affiora nella zona Monte Rai- Alpetto: Dolomia Principale del Norico. Più a nord si ritrova la Dolomia a Conchodon, che costituisce i tre Corni propriamente detti; Segue la Dolomia (Calcare di Zu) del Retico, che domina sul versante sinistro della Val Ravella, dall’Alpe Alto al Cepp de l’Angua; Il Rosso Ammonitico Lombardo emerge in un’ampia zona attorno alla Val Ravella, dal Cornizzolo alla Cresta di Cranno; una sottile striscia di Calcari selciosi Selcifero lombardo, radiolariti + rosso ad aptici si trova alla testata della valle (La Colma); poco sotto si ritrova una formazione sottile che percorre tutta la destra orografica della Valle, nota come Maiolica (calcari marnosi del Cretacico); In destra orografica si trovano inoltre, depositati sulle formazioni sottostanti, ampi detriti di falda ai piedi dei Corni; più in basso si trova un lungo terrazzo di origine morenica, su cui furono edificati gli insediamenti Prim’Alpe e Second’Alpe. Infine, sul fondovalle del Ravella sono presenti alluvioni terrazzate recenti. Pedologia. Senza scendere nel dettaglio dei singoli tipi pedologici esistenti nella FdL Corni di Canzo, si possono tuttavia fare alcune considerazioni che discendono dall’osservazione della natura geologica del substrato. In generale, i versanti della Val Ravella sono ripidi, affiorano frequentemente rocce, si riscontrano numerosi detriti di falda che talvolta assumono l’aspetto di veri e propri ghiaioni, non coperti da vegetazione, al disotto delle pareti maggiori. Ne consegue che i suoli della FdL Corni di Canzo sono sempre sottili e molto permeabili, tranne in piccole porzioni dove emerge il calcare marnoso più o meno ricco di argilla: es. La Colma; il terreno raggiunge una certa profondità e fertilità solo in corrispondenza degli ex terrazzi ricavati dall’uomo lungo la strada e vicino alle Alpi. La reazione è basica, anche se la presenza di qualche castagno sopra Terz’Alpe testimonia una certa acidità del suolo, in corrispondenza degli antichi depositi morenici. 7 Frane, erosioni. La pareti rocciose che circondano il bacino imbrifero del Ravella e la ripidità dei versanti creano una costante situazione di caduta massi, soprattutto nei periodi di forti precipitazioni. In particolare, alcune frane di crollo di una certa entità si sono avute negli anni 2000 e 2001, con caduta di grossi massi dal Corno Occidentale e dal Cepp de l’Angua. Un’altra frana, con massi di dimensioni oltre il metro, è partita da una piccola parete rocciosa appena al difuori del Demanio, interessando la strada per San Miro e demolendo in parte un ponte sul Ravella. La presenza continua del bosco su tutti i versanti rallenta o frena del tutto i massi, impedendo che tali eventi abbiano conseguenze più gravi. Sempre la presenza del bosco rende marginali i fenomeni di erosione del terreno; tali eventi si verificano solo in limitate porzioni sul fondovalle del torrente, in corrispondenza degli impluvi laterali. 3.3 Caratteri vegetazionali. Inquadramento generale. Le formazioni forestali esistenti all’interno della FdL Corni di Canzo sono il risultato, più che altrove, dell’azione di fattori ambientali (clima, suolo, esposizione, natura delle rocce…) ed antropici; l’azione dell’uomo ha profondamente modificato l’assetto naturale del territorio prima disboscando, per far posto ai pascoli e alle colture agrarie, poi rimboschendo i terrazzi e gli appezzamenti attorno alle Alpi con conifere. I quarant’anni di sospensione delle pratiche pastorali (1960 – 2000) hanno fatto si che le formazioni naturali riconquistassero gli spazi lasciati liberi dall’uomo: in particolare si è avuto un massiccio ingresso di specie pioniere quali Nocciolo, Salicone, Betulla, Sorbo montano, che hanno colonizzato gli ex pascoli. I lembi di bosco naturale allora esistenti si sono così allargati tanto da ricoprire pressoché l’intera superficie della proprietà demaniale, sempre però con specie rustiche quali soprattutto il Carpino nero, che risulta la specie dominante dell’orizzonte fitoclimatico. Le formazioni forestali della FDR Corni di Canzo sono inquadrabili in tre categorie, che sono anche state utilizzate per la formazione delle tre classi economiche principali. Per la descrizione vegetazionale sono state utilizzate le categorie contenute nei “Tipi forestali della Lombardia”, presentate nel novembre 2002. Tendenze evolutive. Si possono individuare tre principali filoni evolutivi dei popolamenti forestali della FdL Corni di Canzo, corrispondenti alle tra principali classi economiche: 1. Rimboschimenti artificiali di conifere. Boschi costituiti in prevalenza da Abete rosso (specie più abbondante come numero di individui), Pinus excelsa (specie maggioritaria come massa), Larice giapponese, Cedro dell’Atlante etc. Nessuna delle specie di conifere presenta attualmente rinnovazione naturale, sia per la giovane età dei popolamenti (iniziano ora le prime fruttificazioni), sia per l’estraneità stazionale. Pertanto, si può immaginare per questi boschi pressoché coetanei un progressivo invecchiamento senza che si inneschino fenomeni di rinnovazione delle specie, se non in misura trascurabile. E’ ipotizzabile che, oltrepassata la soglie della senescenza, questi boschi subiscano estesi fenomeni di collasso, dopo i quali si innescherà la successione naturale. Il Piano prevede quindi una loro progressiva sostituzione con latifoglie spontanee su quasi tutte le particelle, eccettuate le due ubicate vicino a Prim’Alpe, con destinazione turistico-ricreativa, per le quali si prefigura una conservazione del bosco artificiale di conifere con scopo didattico-dimostrativo. Boschi di latifoglie. Sono formazioni situate sui terreni migliori, negli impluvi o sui terrazzi non rimboschiti, dove ha potuto affermarsi un soprassuolo relativamente evoluto: Carpino nero come specie dominante, ma anche latifoglie nobili quali Frassino maggiore (la specie con la maggior rinnovazione), Acero montano, Ciliegio, Tiglio etc. Tipi forestale di riferimento: dall’ACERI-FRASSINETO CON OSTRIA all’ORNO-OSTRIETO TIPICO (variante con tigli), a seconda della maggiore o minore fertilità. Nelle porzioni alte dei versanti compare anche il Faggio. E’ la formazione climax a queste quote, ed il Piano si prefigge di favorirla, creando le condizione affinché si sostituisca ai rimboschimenti di conifere e, ove possibile, alle formazioni pioniere 2. Popolamenti protettivi. Sugli ex pascoli abbandonati, alla base delle rocce e sui terreni più ingrati si è affermata una formazione pioniera di bassa statura, una boscaglia costituita da specie frugali quali Nocciolo, Maggiociondolo, Salicone, Betulla, Sorbo montano. Tipo forestale di riferimento: CORILETO e BETULETO SECONDARIO. Nel lungo periodo, questa formazione porterà ad un miglioramento delle condizioni di fertilità stazionale, cosa che consentirà l’ingresso di latifoglie più esigenti, assumendo i caratteri del bosco di latifoglie climax. Attualmente però queste estese formazioni, invase da Vitalba, corrono seri pericoli di incendio nelle esposizioni sud, e di collasso per il grande peso e per la precoce senescenza tipica di queste specie. Il Piano prevede, a carico di queste formazioni, interventi di contenimento lungo i margini per la conservazione delle residue praterie, habitat molto importanti per la flora e fauna dei prati magri, e la manutenzione annuale dei sentieri e del viale tagliafuoco per limitare i rischi di incendio. I tratti più fertili ospitano una formazione bassa a Carpino nero, Roverella, Pero corvino. Tipo forestale di riferimento: ORNO-OSTRIETO PRIMITIVO DI RUPE. E’ ipotizzabile che tale formazione sia climax su suoli sottili, rupi boscate etc. 8 PARTE SECONDA PIANIFICAZIONE ASSESTAMENTALE 4. IDENTIFICAZIONE DEL PATRIMONIO SILVO-PASTORALE 4.1 Cartografia, rilievi cartografici e topografici, confinazione, particellare. Cartografia. La cartografia utilizzata per la predisposizione del Piano è costituita dai fogli B4c4 “Canzo” e B4d4 “Lecco” della Carta Tecnica Regionale (CTR), scala 1:10.000. Per l’individuazione dei confini e dell’estensione della proprietà è stata utilizzata la mappa catastale scala 1:10.000 in possesso della PO ERSAF di Lecco; tuttavia, è stato necessario in più punti ricorrere alla mappa catastale di dettaglio, scala 1:2.000, presso l’Ufficio Tecnico Erariale (Catasto) di Como, soprattutto per l’individuazione di mappali molto piccoli ubicati in prossimità degli ex insediamenti d’alpe. Rilievi cartografici e topografici, confinazione. Pur avendo il presente Piano il carattere di revisione, non è stato possibile basarsi sulla confinazione del Piano precedente (strisce di vernice gialla) in quanto si presentava in più punti lacunosa o del tutto assente. E’ stato quindi necessario ricontrollare integralmente i confini, data l’estrema frammentazione della proprietà demaniale. In particolare in prossimità di Prim’Alpe, si è dovuti ricorrere anche a misurazioni di campagna, per ricostruire l’ubicazione dei termini, non più rintracciabili sul terreno. Ciò ha comunque permesso anche di risolvere alcuni contenziosi confinari, con l’individuazione univoca dei limiti di proprietà e lo spostamento di alcune recinzioni, erroneamente collocate dai proprietari privati confinanti all’interno del demanio. Solo lungo il crinale di confine con Valmadrera e Civate la perimetrazione non ha dato problemi, appoggiandosi ad un limite naturale netto. Particellare. Il particellare di primo impianto è stato rispettato solo in parte, nella porzione della FdL ubicata in destra orografica del Ravella (particelle da 1 a 12); in tale ambito sono state apportate piccole modifiche solo nelle part. 4, 7 e 8, in quanto si è privilegiato il criterio di comprendere formazioni forestali simili in una stessa particella, più che seguire ad ogni costo confini naturali (sentieri o valli) scorporando così porzioni omogenee di bosco. Sono invece state apportate sostanziali modifiche al particellare nell’area in sinistra orografica, per tener conto dei confini della Riserva Naturale Sasso Malascarpa, istituita successivamente al Piano del 1984. Ciò ha fra l’altro comportato la riduzione del numero della particelle: da 25 particelle boscate a 21, più una a pascolo (200) e una a incolto produttivo (300). Le superfici unitarie variano da ha 7-25-20 (part. 1) a ha 44-81-80 (part. 19). 4.2 Classi ecologiche, attitudinali ed economiche. Unità colturali L’esame della cartografia esistente, e l’interpretazione delle foto aeree della zona (volo Regione Lombardia, 1994), hanno evidenziato la presenza di quattro unità territoriali omogenee dal punto di vista forestale e colturale all’interno della FdL Corni di Canzo, riportate nella seguente tabella: Unità territoriali omogenee Superficie ha Rimboschimento di conifere 58,5 Boschi di latifoglie 122,6 Formazioni protettive 197,8 Superfici non boscate: prati, pascoli, incolti 71,5 Totale 450,3 Attitudini funzionali. Considerando le condizioni socio-economiche che influenzano le modalità di fruizione ed utilizzo della FdL Corni di Canzo, sono state individuate tre attitudini funzionali principali del territorio di proprietà regionale: 1. Attitudine produttiva: associata alle tre particelle migliori dal punto di vista della fertilità, della viabilità forestale, del tipo di soprassuolo (prevalenza di rimboschimenti artificiali di conifere con buoni accrescimenti), e della provvigione. Tale attitudine prevale nelle particelle n° 3, 5 e 7, ma è discreta anche nella n° 16. 2. Attitudine turistico-ricreativa: è l’attitudine principale di tutta la FdL, ma prevale specificamente nelle particelle vicine a Prim’Alpe (part. 1 e 2), e a Terz’Alpe (part. 8 e il pascolo di part. 200). Queste aree sono molto frequentate dagli escursionisti, dai fruitori del Centro di Educazione Ambientale e anche da scolaresche, gruppi etc. In tali ambiti sono stati anche realizzati, o 9 sono in corso di realizzazione, alcuni percorsi a tema, per promuovere la conoscenza del territorio e come strumenti di educazione ambientale: il Sentiero Naturalistico dello Spaccasassi (1998), il Sentiero Botanico di Prim’Alpe (2003); il Percorso delle Attività Agropastorali (2005) ed il Sentiero “Spirito del Bosco” (2006); l’arboreto/arbusteto sui terrazzi dell’ex vivaio (1992-1995). 3. Attitudine naturalistica: tale attitudine prevale nelle particelle poste all’interno della Riserva Naturale Sasso Malascarpa (partt. 13, 14, 15) , ma è importante anche nelle altre porzioni di foresta, specialmente in quelle con un mosaico di formazioni boscate differenziate, praterie, impluvi: le part. in sinistra orografica del Ravella., n° 17, 18, 19, 20 e 21, oltre all’incolto produttivo (part. 300). 4. Attitudine protettiva: ha importanza prevalente nelle porzioni più ripide (part. 4), o in quelle poste ai piedi dei Corni, dove formazioni pioniere hanno colonizzato ex pascoli e terreni ciottolosi, instabili e poco fertili: part. 6, 9, 10, 11 e 12. E’ stata fatta una valutazione complessiva, per ogni particella, riguardo ai parametri multifunzionali della foresta, utilizzando la metodologia messa a punto dal Gruppo di Lavoro dei Tecnici Assestatori dell’ex ARF. Ad ogni funzione è stato dato un valore, da 1 (scarso) a 4 (massimo); i valori emersi dalla valutazione dei singoli parametri, rapportati alla superficie di ogni particella, sono riassunti nell’allegata tabella “Valutazione funzionale dei boschi”. Per l’intera foresta emerge uno scarso valore della funzione produttiva (2,1), mentre molto più importanti risultano le funzioni protettiva (3,1), ambientale (3,0) e ricreativa (2,7). Classi economiche In base ai risultati che emergono dalla valutazione multifunzionale dei boschi, alle condizioni dei soprassuoli e alle considerazioni fatte sulla fruizione da parte del pubblico, le varie particelle sono state assegnate a quattro Classi economiche, che si riassumono nella seguente tabella: Classe economica A – Fustaia produttiva K – Fustaia turistico- ricreativa H – Fustaia protettiva T – Bosco in ricostituzione Totale superficie boscata Pascoli Incolti produttivi Superfici escluse TOTALE Particelle n° 3, 5, 7 1, 2 4, 6, 8, 10, 13, 15, 16, 18, 19, 20, 21 9, 11, 12, 14, 17 n° 21 particelle 1 1 n° 23 particelle Superficie ha 32.37.60 22.43.20 241.43.50 119.23.00 415.47.30 7.77.50 26.09.20 0.93.30 450.27.30 4.3. Le attitudini funzionali In base a considerazioni di carattere economico, sociale ed ecologico, il territorio della FdL è stato suddiviso in varie zone a differente attitudine funzionale, zone cioè dove un certo uso del territorio prevale sugli altri. Data la grande importanza turistico-ricreativa della FdL, anche nelle aree considerate ad attitudine produttiva la funzione turistica è quella prevalente. In tutta la foresta quindi le diverse aree hanno comunque attitudine multifunzionale. Sono dunque state individuate le seguenti categorie attitudinali: Produttiva – Classe economica A: tre particelle a conifere, caratterizzate da buone provvigioni ed accrescimenti, ubicate lungo la “Strada delle Alpi” e quindi molto fruite dagli escursionisti. Alla categoria produttiva è ascrivibile anche la particella a pascolo di Terz’Alpe, con il relativo prato di Prim’Alpe; tali aree tuttavia hanno anche una grande importanza dal punto di vista turistico e paesaggistico. Turistico-ricreativa - Classe economica K: aree in cui prevale l’attitudine ricreazionale, facilmente fruibili attraverso strade o sentieri; appartiene a questa categoria l’area situata in prossimità di I° Alpe (part. 1 e 2). Tali particelle hanno anche attitudine Storico-didattica, esemplificative di un certo uso fatto in passato del territorio; l’area coniferata di I° Alpe che testimonia la concezione produttivistica della selvicoltura dei decenni passati. Naturalistica - Classe economica T: appartengono a questa ampia categoria: 10 - le formazioni arbustive, i boschi in ricostituzione e gli incolti produttivi, aree che comunque verranno lasciate all’evoluzione naturale, per consentire il definitivo affermarsi del bosco; - i prati naturali, le praterie di crinale etc., ossia le aree che è importante gestire per contenere l’avanzata del bosco, soprattutto a scopo faunistico. Protettiva - Classe economica H: tutte le formazioni residue, in cui sono presente anche le categorie citate più sopra, ma appare più importante la funzione protettiva (su terreni ripidi), o la turistica (aree naturalisticamente o paesaggisticamente interessanti, con edifici storici, attraversate da numerosi sentieri...). All’interno della FdL Corni di Canzo si ritrovano esemplificate tutte le molteplici funzioni che può svolgere il bosco, e conseguentemente le attitudini gestionali che esso manifesta: 1. 2. 3. 4. 5. funzione produttiva: riguarda alcuni soprassuoli artificiali di conifere, che raggiungeranno dimensioni commerciali al termine del periodo di validità del nuovo PdA; protettiva: la Val Ravella è caratterizzata, in alcuni tratti, da notevoli pendenze, da suoli ciottolosi ed instabili potenzialmente franosi; ambientale: la FdL comprende aree importanti dal punto di vista geologico (RN Sasso Malascarpa) e floristico (numerosi endemismi insubrici), da proteggere nella loro integrità; faunistica: all’interno FdL è vietata la caccia; le zone prative di crinale rappresentano un importante rifugio per numerosi uccelli; ricreativa, comprendente la funzione paesaggistica, didattico-naturalistica, storico- culturale e ricreativa in senso stretto, in quanto l’area è molto frequentata dagli escursionisti e dalle scolaresche; 6. sperimentale: vi sono anche particelle per il monitoraggio fitosanitario, un arboreto clonale di ciliegio e un arbusteto da seme, che hanno interesse sperimentale; 7. occupazionale: per la gestione della FdL lavorano mediamente quattro/sei persone come operai agricoli avventizi, ma la Foresta offre anche lavoro ai gestori di Terz’Alpe (rifugioagriturismo), e di Prim’Alpe (Centro di educazione ambientale). Rappresenta infine un’attrattiva del territorio che comunque porta beneficio all’indotto, specie nel settore turistico (alberghi, ristoranti, negozi, affitto di alloggi, etc.). 11 5. RILIEVI DENDROMETRICI 5.1 Metodologia d’indagine. I rilievi di campagna sono stati effettuati nell’inverno 1996/1997; le elaborazioni successive tengono dunque conto dei parametri rilevati allora. E’ stata scelta una metodologia d’indagine che non prevedesse il cavallettamento totale della foresta, ma solo il rilievo dei parametri dendroauxometrici principali all’interno di aree-campione, con successivo trattamento statistico dei dati. I risultati dei rilievi, pertanto, portano ad una omogeneizzazione sull’intero soprassuolo dei parametri dei popolamenti, sia di quelli rilevati (n° di piante/ha, età, diametro medio) che di quelli calcolati (area basimetrica, provvigione unitaria etc.), in quanto risultato non di rilievi puntuali ma di un calcolo matematico. Ciò è giustificato dal fatto che l’intera foresta non ha come principale attitudine funzionale quella produttiva, per la quale sarebbe occorso un rilievo preciso, particella per particella, dei parametri dendroauxometrici, bensì quella turistico-ricreativa, per la quale può essere sufficiente un’analisi dei valori medi del soprassuolo. Le aree- campione sono definite Unità Di Campionamento (UDC), al cui interno sono stati effettuati: rilievi dendroauxometrici: aree di saggio relascopiche cavallettate, a raggio variabile; rilievi della rinnovazione naturale: aree di saggio a raggio fisso; dati accessori: scheda descrittiva della stazione. La distribuzione spaziale delle UDC è stata completamente casuale, senza possibilità di riposizionamento. Al fine di ottenere una significatività statistica del campionamento, in grado di soddisfare quanto richiesto nei Criteri per la compilazione dei Piani di Assestamento della Regione Lombardia, ci si è posti l’obiettivo di soddisfare le seguenti condizioni: errore massimo tollerabile nel parametro-guida (area basimetrica G): +/- 15 %; soglia statistica t = 90 %. Le quattro Unità Colturali più sopra riportate (Rimboschimenti di Conifere; Boschi di latifoglie; Formazioni protettive; superfici non boscate) sono assimilabili a Classi ecologiche, cui corrispondono altrettante tipologie vegetazionali principali, più o meno frammiste e sovrapposte fra loro. Le tre unità boscate hanno costituito la base per la suddivisione della foresta in tre Strati di campionamento, nei quali sono stati effettuati i rilievi dendroauxometrici dei soprassuoli: 1. Boschi di conifere 2. Boschi di latifoglie 3. Formazioni protettive 5.2. Dimensionamento numerico del campione. Per dimensionare il campione, cioè individuare il numero di aree di saggio necessario ad ottenere dati significativi, è stato effettuato un precampionamento della foresta, attraverso la stima del Coefficiente di Variazione (CV). Si riporta di seguito la tabella dell’errore stimato per ciascun strato di campionamento, in riferimento al parametro guida G. Strato di Sigl n° rilievi campionamento a N° UDC C 36 Conifere L 32 Latifoglie P 24 Protettivo G media m2 36,3 22,0 3,0 Sigma m2 10,5 8,5 4,1 CV % 28,9 37,8 139,3 e.s.m. m2 1,75 1,51 0,84 e.s.m. % % 4,82 6,69 28,5 Intervallo fiduciario m2 33,4 – 39,3 20,0 – 25,1 1,5 – 4,4 Errore % 8,1 11,3 48,8 Per i due strati di campionamento più rappresentativi (Conifere e Latifoglie), sono dunque state rilevate rispettivamente 36 e 32 UDC; con questo numero di aree di saggio, è stato possibile contenere l’errore ben al di sotto della soglia consentita dai Criteri. 12 5.3 Parametri dendro-auxometrici rilevati I rilievi sono stati effettuati con aree di saggio relascopiche cavallettate, in numero diverso a seconda dello strato di campionamento. I parametri rilevati sono stati i seguenti: n° di piante; specie; diametro; età; altezze; rinnovazione; descrizione particellare. 5.4. Elaborazioni dei dati Curva ipsometrica delle specie arboree maggiormente rappresentate Per ricavare i dati di provvigione e ripresa nei tre strati di campionamento, sono state costruite le curve ipsometriche delle specie più rappresentative della FdL Corni di Canzo, attraverso regressione logaritmica delle altezze misurate nel corso dei rilievi di campagna. Si riportano di seguito le funzioni relative a tali curve: Specie Curva ipsometrica Abete rosso y = 9,395 ln (x) – 11,394 Larice y = 17,292 ln (x) – 43,038 Pino strobo y = 5,0495 ln (x) + 5,8355 Acero di monte y = 7,2995 ln (x) – 6,0672 Frassino y = 7,2995 ln (x) – 6,0672 Carpino nero y = 2,5157 ln (x) + 7,355 Faggio y = 8,7639 ln (x) – 13,771 Tenendo presente una certa corrispondenza fra età e diametro delle piante, è possibile trarre alcune indicazioni di tendenza dalle curve isometriche delle diverse specie, che si allegano. Conifere: crescite ormai rallentate per Abete rosso e ancor più per Pinus excelsa, mentre sono ancora discrete per Larice; Latifoglie: Acero e Frassino crescono allo stesso modo, veloci all’inizio per poi rallentare, e non superano l’altezza di 25 m circa; il Carpino nero ha una crescita iniziale molto veloce, ma non supera mai i 15-16 metri d’altezza. 5.5. Analisi dei risultati In base ai dati rilevati con il campionamento relascopico, sono stati calcolati i valori medi dei principali parametri dendrometrici, relativi a ciascuna tipologia forestale. Strato di campionamento Conifere Latifoglie Protettivo Sigla C L P Rilievi n 36 32 24 N (n° pi/ha) 878,6 1677 179,2 Tutti i diametri G (m2/ha) 36,3 21,8 4,2 3 V (m /ha) 386,7 193,9 37,1 Diametro > 17,5 cm N (n° pi/ha) G (m2/ha) 556,4 31,8 269,3 12,56 58,1 2,8 V (m3/ha) 355,5 122,2 26,6 Sono quindi stati calcolati anche i valori medi degli altri parametri dendrometrici: Incremento % di volume (ipV%), incremento corrente (ic), incremento medio (im) e diametro medio (dm). Tali valori sono riportati nella tabella “Parametri dendrometrici delle due principali tipologie forestali” (conifere e latifoglie). Dall’analisi dei valori calcolati, si possono ricavare le indicazioni sull’attuale stato della foresta demaniale, così riassumibili: Boschi di conifere: è emersa una sostanziale prevalenza dell’Abete rosso come n° di individui, mentre il Pino strobo, con un n° di individui inferiore, contribuisce in misura più pesante alla formazione della provvigione. La provvigione di questi popolamento appare discreta (386 mc/ha). Boschi di latifoglie: la specie più rappresentata è di gran lunga il Carpino nero, che caratterizza di fatto l’orizzonte vegetazionale. Interessante, inoltre, il contributo delle specie pioniere quali Maggiociondolo, Betulla, Salicone e Sorbo montano: esse rappresentano quasi un quarto del n° di piante (senza soglia 17,5 cm), a testimonianza della giovane età dei soprassuoli. La provvigione di 188 mc/ha è di entità non trascurabile. Formazioni protettive: popolamenti di specie pioniere, di fatto una ricolonizzazione secondaria di ex pascoli, in cui prevalgono Nocciolo, Maggiociondolo, Betulla, Salicone. Ancora una volta, il Frassino risulta essere la specie più aggressiva, e mostra buona capacità di affermarsi anche su suoli poveri, asciutti e ciottolosi. 13 I dati contenuti nelle tabelle più sopra riportate, e nell’allegato “Parametri dendrometrici delle due principali tipologie forestali”, si riferiscono ai valori ricavati dai rilievi dell’inverno 1996/1997. Tenendo conto dell’incremento corrente delle tre diverse formazioni (conifere-latifoglie-protettivo), sono stati calcolati i valori della provvigione unitaria per il 2002, che si riportano di seguito. Questi valori sono stati utilizzati per calcolare la ripresa per le diverse particelle (modelli B/1 b), detraendo le utilizzazioni effettuate nel periodo 1997-2002. Classe ecologica (Formazione) Conifere Latifoglie Protettivo Provvigione unitaria 1997 massa principale m3/ha 355,5 122,2 26,6 Incremento corrente massa principale m3/ha x anno 15,66 6,32 1 Provvigione unitaria 2002 Massa principale m3/ha 450 160 32,6 5.5. Indagine sulla rinnovazione naturale All’interno delle aree relascopiche cavallettate sono state anche condotte indagini quantitative sulle rinnovazione naturale presente nelle diverse tipologie vegetazionali. I risultati di tale indagine sono riportati nelle unite tabelle. Si può ricavare una tendenza così riassumibile: - Boschi di conifere. L’esistenza di piante piccole di Abete rosso e bianco (altezze fra 1 e 2 metri) non è dovuta alla presenza di rinnovazione, ma a piante adulte non cresciute: la conta delle cerchia annuali ha infatti confermato trattarsi di piante di 30-35 anni. Nonostante la forte densità di tali soprassuoli, le latifoglie spontanee (Acero montano e Campestre, Frassino), sono in via di diffusione. - Boschi di latifoglie. La dinamica della rinnovazione mostra un forte ingresso da parte del Frassino sui versanti più caldi e dell’Acero montano su quelli più freschi; queste specie sono presenti in tutte le classi di altezza, perciò la rinnovazione è in grado di affermarsi. Sui versanti caldi, discreto ingresso di Ciliegio e Acero campestre, mentre interessante è la presenza di rinnovazione di Castagno, che però non pare in grado di affermarsi. - Popolamenti protettivi. E’ in queste formazioni aperte che il Frassino mostra la maggiore tendenza ad affermarsi; le altre latifoglie sono presenti con consistenza molto minore. 14 6. ASSESTAMENTO DEL BOSCO DI PRODUZIONE. 6.1 Classe economica A - Fustaia produttiva 6.1.1. Stato reale. In questa Classe economica sono state incluse le particelle di conifere migliori per fertilità, provvigione, viabilità etc.: le particelle n° 3, 5 e 7, per una superficie complessiva di ha 32-37-60. Sono caratterizzate da soprassuoli di Abete rosso, Pino eccelso e altre conifere (Pino nero, Larice giapponese…) di origine artificiale, impiantati sugli ex terrazzi agricoli attorno alla Strada delle Alpi. Le formazioni sono pressoché coetanee, essendo state piantate in un periodo compreso fra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 del ‘900. Alcune porzioni più comode sono state sottoposte in passato a diradamenti moderati, per cui si ritrovano formazioni abbastanza stabili e con portamento discreto. In particolare l’Abete rosso presenta individui con fusti diritti, diametri apprezzabili (30-35 cm) e quindi, in prospettiva, di discreto valore commerciale. Nelle zone meno raggiungibili invece non sono mai stati effettuati diradamenti, per cui le formazioni si presentano estremamente fitte, con rami secchi fino in basso, poca luce al suolo; ciò comporta, oltre che grave rischio di incendio e di schianti, instabilità ecologica del soprassuolo e assoluta mancanza di rinnovazione di latifoglie. Inoltre, i fusti sono filati, sottili e di scarso valore commerciale. 6.1.2. Stato normale. Pur essendo una compresa a prevalente carattere produttivo, la classe economica A rientra comunque nell’indirizzo naturalistico e turistico-ricreativo generale della FdL Corni di Canzo: quindi, anche le formazioni a conifere non sono destinate nel lungo periodo a produrre legname, ma ad essere gradualmente sostituite dalle formazioni spontanee di latifoglie. Per questo non viene calcolata una ripresa “a regime” di questi popolamenti, in quanto essi vengono trattati in funzione di una loro progressiva trasformazione. Nel periodo di validità del presente piano si procederà quindi all’effettuazione di consistenti tagli che hanno lo scopo di favorire l’ingresso della rinnovazione di latifoglie, fenomeno questo già in atto in molti settori della FdL. Fa eccezione l’area ubicata nel terrazzo sotto Second’Alpe (part. 7, mappali 248 e 372), nella quale si prevede l’eliminazione del bosco per ricostituire il paesaggio agrario di un tempo. Normalità compositiva: va ricercata nel bosco misto di latifoglie, che si forma spontaneamente assecondando la tendenza all’insediamento del Frassino maggiore, del Ciliegio, dell’Acero di monte, oltre che del Carpino nero che rappresenta comunque la specie prevalente nelle stazioni meno fertili. Normalità strutturale: si ritiene che la migliore struttura, in situazioni ecologiche e socio-economiche come quelle della FdL Corni di Canzo, sia quella del bosco misto di latifoglie a grandi gruppi; tale tipo di formazione si otterrà oltre il periodo di validità del presente piano, periodo nel quale, tuttavia, vengono poste le basi per l’inizio di tale processo di sostituzione. 6.1.3. Trattamento prescritto Il trattamento passato, prescritto nel precedente Piano, si è limitato a diradamenti moderati a carattere prevalentemente fitosanitario, al fine di conferire stabilità al soprassuolo. Erano previste anche ripuliture ed utilizzazioni del ceduo, realizzate in misura trascurabile, mentre è stata effettuata la rimozione degli schianti. Il bosco misto di latifoglie a gruppi si dovrebbe ottenere creando delle fessure di superficie pari a 500 m2 ca. partendo dai margini delle attuali compatte formazioni di conifere, o in presenza di nuclei di latifoglie già affermati, ove già si è instaurata la rinnovazione. Il numero delle buche dovrebbe essere pari a quattro per ettaro, con una superficie percorsa a raso pari al 20% (2.000 m2/ha). Si interverrà in quelle porzioni mai diradate prima, in modo da accelerare i processi di rinnovazione in queste formazioni molto instabili, dalle quali non si ricavano assortimenti di valore. Occorrerà evitare di creare le buche, comunque impattanti nel breve periodo, in prossimità delle strade e dei sentieri, molto frequentati in tutte le stagioni. Nell’area sotto Second’Alpe, su una superficie di circa 0,6 ha, è prevista la sostituzione del bosco con formazioni prative aperte. Sulla restante superficie (80 %) si procederà ad un diradamento selettivo andante, che interesserà anche i grandi individui di Pinus excelsa, spesso inclinati pericolosamente sulla strada o comunque instabili, con un intervento quindi di carattere fitosanitario. L’intervento dovrebbe eliminare circa il 10 % della massa residua, anche a carico delle latifoglie. Preferenzialmente l’intervento interesserà le zone già diradate in passato, che quindi hanno già una certa stabilità e dalle quali si potranno ricavare, al momento del taglio finale, assortimenti di un certo pregio La diminuzione della copertura delle conifere permetterà comunque l’arrivo di luce al suolo, e l’inizio dei processi di insediamento diffuso della rinnovazione di latifoglie. Sia nelle prime formazioni (mai diradate) che nelle seconde (già diradate) si lasceranno alcune piante morte in piedi, e alcuni grandi individui anche molto ramosi, come alberi-nido e come habitat per piccoli roditori, picchi etc. 6.1.4. Calcolo della ripresa. Con i dati rilevati dal campionamento del 1997 per lo strato “conifere”, e tenendo conto degli incrementi e delle utilizzazioni intervenuti nei sei anni successivi (1997-2002), si ottengono i seguenti parametri dendrometrici reali: 15 Parametri dendrometrici Classe economica A – (valori 2002) Superficie Provvigione Classe economica A ha m3 Part. 3, 5, 7 Conifere Latifoglie Protettivo, altre TOTALE Ripresa m3 22-50-00 8-80-00 1-07-60 9.984 1.409 0 2.636 28 Ripresa annua m3 /ha x anno (15 anni) 7,8 0, 2 32-37-60 11.393 2.663 5,7 Tasso di utilizzazione annuo 1,56 % (medio) 1,76 % 0,13 % 7. ASSESTAMENTO DEL BOSCO DI PROTEZIONE. 7.1 Classe economica H - Fustaia protettiva In questa classe economica sono state raggruppate particelle nelle quali la funzione di protezione del suolo è preminente, pur avendo talune attitudine produttiva anche buona. Ciò si verifica soprattutto per le particelle che contengono porzioni più o meno ampie di rimboschimenti di conifere, che risultano tuttavia minoritari rispetto all’estensione dell’intera particella, oppure dove si è in presenza di soprassuoli di latifoglie nati da seme e sviluppatisi in maniera discreta, ma che si trovano su terreni molto ripidi, e/o non serviti da alcuna strada e perciò scarsamente utilizzabili. Nella classe H rientrano le particelle n° 4, 6, 8, 10, 13, 15, 16, 18, 19, 20 e 21, per una superficie complessiva di ha 241-43-50. 7.1.1. Stato reale. Le particelle di questa compresa si differenziano in base alla presenza o meno di lembi di rimboschimenti di conifere, effettuati negli anni 1960-1970. Tali porzioni rimboschite, soprattutto con Abete rosso, si ritrovano nelle particelle n° 4 (con anche larice), 6, 8, 13, 15 e 18. Nelle particelle 13 e 15, che rientrano all’interno della Riserva Naturale Sasso Malascarpa, sono stati effettuati negli anni 2000 -2002 tagli a buche, e diradamenti andanti nelle restanti porzioni, allo scopo di favorire l’ingresso delle latifoglie e costituire popolamenti più naturali. In tali particelle quindi si ritrovano oggi formazioni abbastanza stabili e di portamento discreto (in particolare l’Abete rosso). In alcune zone (es. La Colma, Alpetto), è in atto un massiccio ritorno delle latifoglie, in particolare Acero montano, data la freschezza del versante. La particella 18 include invece due distinti nuclei rimboschiti con conifere: uno sotto l’Alpe Alto, confinante con la Riserva (anche se tali confini sono in via di revisione); l’altro all’Alpetto. In tali zone non sono mai stati effettuati diradamenti, essendo anche al di fuori dall’area interessata dagli interventi di rinaturalizzazione; pertanto, i popolamenti si presentano estremamente fitti, con rami secchi fino in basso e poca luce al suolo. Ciò comporta grave rischio di schianti, instabilità ecologica del soprassuolo e assoluta mancanza di rinnovazione di latifoglie. Inoltre, i fusti sono filati, sottili e di scarso valore commerciale. Le particelle 4, 6 e 8 e 16 presentano anch’esse nuclei rimboschiti, ma prevalgono le formazioni di latifoglie ascrivibili agli OSTRIETI; nelle parti più elevate, su ex pascoli, il bosco sfuma nelle formazioni pioniere a Nocciolo, Betulla, Salicone, mentre la porzione più fertile (particella 8), in prossimità di Terz’Alpe, ospita un Acero-frassineto allo stadio di perticaia. La part. 10 è l’unica porzione di Foresta Demaniale che sia al di fuori del bacino del Ravella, essendo a nord dei Corni di Canzo. Trovandosi a una quota abbastanza elevata, ospita l’unico lembo di faggeta di una certa estensione, ascrivibile alla FAGGETA SUBMONTANA DEI SUBSTRATI CARBONATICI, che sfuma anch’esso, verso il crinale, nelle formazioni pioniere. Il soprassuolo si presenta come un ceduo invecchiato: la densità è irregolare, i versanti molto ripidi, manca del tutto la viabilità. L’avviamento ad altofusto non è proponibile. Infine, le particelle 19, 20 e 21 sono in sinistra orografica del Ravella, con esposizione prevalente nord; il versante è ripido, con rocce affioranti e frequenti impluvi; si presentano come formazioni prevalentemente pioniere, specie sui crinali e negli impluvi. Sui versanti e nei tratti più favorevoli il bosco assume tuttavia aspetto discreto, con presenza di Faggio, Acero montano, Frassino maggiore; il Carpino nero prevale nelle porzioni più ripide e con suolo più sottile, fino a sfumare in formazioni pioniere anche prevalenti. 7.1.2. Stato normale. Anche la classe economica H rientra nell’indirizzo naturalistico e turistico-ricreativo generale della FdL Corni di Canzo: i gruppi di conifere, e a maggior ragione quelli all’interno della Riserva, sono destinate nel lungo periodo ad essere gradualmente sostituiti dalle formazioni spontanee di latifoglie. Per questo, come per la classe economica A, non viene calcolata una ripresa “a regime” di questi popolamenti, in quanto essi vengono trattati in funzione di una loro progressiva trasformazione. Nel periodo di validità del presente piano si procederà quindi all’effettuazione di consistenti tagli, già iniziati nella Riserva, che hanno lo scopo di favorire l’ingresso della rinnovazione di latifoglie, fenomeno attualmente già in atto. 16 Normalità compositiva: va ricercata nel bosco misto di latifoglie, che si forma spontaneamente assecondando la tendenza all’insediamento dell’Acero montano, più presente sui versanti freschi, del Frassino maggiore (versanti caldi) e del Faggio (nelle porzioni alte dei versanti e nel fondovalle del Ravella, lungo il Sentiero Geologico, part. 21). Nelle stazioni meno fertili si insedierà il Carpino nero, che rappresenta la specie più adatta a tali situazioni. Normalità strutturale: si ritiene che la migliore struttura, al fine di ottimizzare la funzione protettiva, sia quella del bosco disetaneo a gruppi di latifoglie, con copertura continua; mentre tale copertura è già presente su buona parte della compresa, è necessario che si instauri anche all’interno dei nuclei di conifere, strutturalmente instabili. Come nella classe A, le formazioni compatte di conifere andranno aperte con tagli a fessura, per favorire l’insediamento delle latifoglie spontanee. La sostituzione completa si otterrà oltre il periodo di validità del presente piano. 7.1.3. Trattamento prescritto Il trattamento passato si è limitato a diradamenti moderati, a carattere prevalentemente fitosanitario, al fine di conferire stabilità al soprassuolo; tale era anche quanto prescritto nel precedente Piano, che prevedeva anche ripuliture ed utilizzazione del ceduo (part. 10). Nelle particelle comprese nella Riserva Naturale (n° 13 e 15) sono stati effettuati tagli a buche e iniziati diradamenti selettivi sulle conifere, all’interno del Progetto Life “Ri.S.Ma.”. Nuclei di conifere: il bosco misto di latifoglie a gruppi si dovrebbe ottenere creando delle fessure di superficie pari a 500 m2 ca. all’interno delle attuali compatte formazioni di conifere. Il numero delle buche dovrebbe essere pari a quattro per ettaro, con una superficie percorsa a raso pari al 20 % (2.000 m 2/ha). Si interverrà in quelle porzioni mai diradate prima (part. 4, 6, 18), in modo da accelerare i processi di rinnovazione in queste formazioni molto instabili, dalle quali non si ricavano assortimenti di valore. Occorrerà evitare di creare le buche, comunque impattanti nel breve periodo, in prossimità delle strade e dei sentieri, molto frequentati in tutte le stagioni. Sulla restante superficie (80 %) si procederà ad un diradamento selettivo andante, che dovrebbe eliminare circa il 5 % della massa residua, anche a carico delle latifoglie. Preferenzialmente l’intervento interesserà le zone già diradate in passato (all’interno della Riserva e nella part. 16), che quindi hanno già una certa stabilità e dalle quali si potranno ricavare, al momento del taglio finale, assortimenti di un certo pregio. La diminuzione della copertura delle conifere permetterà comunque l’arrivo di luce al suolo, e l’inizio dei processi di insediamento diffuso della rinnovazione di latifoglie. Sia nelle prime formazioni (mai diradate) che nelle seconde (già diradate) si lasceranno alcune piante morte in piedi, e alcuni grandi individui anche molto ramosi, con funzione di alberi-nido e habitat per piccoli roditori, picchi etc. Fustaia di latifoglie: sono previsti moderati interventi fitosanitari per rimuovere individui instabili in prossimità dei sentieri (Geologico), o per aprire le tracce delle progettate piste forestali: nella part. 13 verso La Colma, e nella 18 verso Alpetto e Alpe Alto. Attorno all’Alpetto (area di sosta), e in vicinanza di Terz’Alpe si prevedono diradamenti selettivi a carico di perticaie di Acero e Frassino di buon aspetto, insediatesi spontaneamente sui terreni ex pascolivi. Questo tipo di intervento a carattere sperimentale è già stato effettuato su un popolamento di Acero in località La Colma (part. 13) e in una formazione mista Frassino/Larice a Prà Invers (part. 16). 7.1.4. Calcolo della ripresa. Con i dati rilevati dal campionamento del 1997 per i tre strati, e tenendo conto degli incrementi e delle utilizzazioni intervenuti nei sei anni successivi (1997-2002), si ottengono i seguenti parametri dendrometrici reali: Parametri dendrometrici Classe economica H – (valori 2002) Superficie Provvigione Classe economica H ha m3 Part. 4, 6, 8, 10, 13, 15, 16, 18, 19, 20, 21 Conifere 22-50-00 9.887 Latifoglie 94-13-00 15.032 Protettivo, altre 124-80-50 3.328 Totale 241-43-50 28.247 Ripresa m3 2.113,6 171,8 7,3 2.292,7 Ripresa annua m3 /ha x anno (15 anni) 6,3 0,1 Tasso di utilizzazione annuo % 1,43 % 0,08 % 0,01 % 0,54 0,73 % (medio) 17 7.2 Classe economica T – Bosco in ricostituzione Questa classe economica comprende le particelle n° 9, 11, 12, 14 e 17, con una superficie complessiva di ha 119-23-00. Le particelle sono caratterizzate dalle situazioni meno fertili, sui suoli più ripidi, nelle quali il bosco è in via di insediamento sugli ex pascoli o nelle aree più rocciose. 7.2.1. Stato reale. Le formazioni comprese in questa Classe sono state tutte classificate come “Popolamenti protettivi”. Dal punto di vista vegetazionale si possono distinguere due gruppi di particelle: quelle esposte a sud (part. 9, 11 e 12), ai piedi del gruppo dei Corni di Canzo, e quelle esposte a nord ovest (n° 14 e 17), lungo il versante Monte Rai-Cornizzolo. Il primo gruppo presenta formazioni sviluppatesi sugli estesi ex pascoli che si trovavano a monte delle tre Alpi; i suoli sono molto ciottolosi, spesso intervallati da ghiaioni, e nella porzione superiore confinano con grandi pareti rocciose. Le condizioni di aridità sono spiccate; le formazioni si possono ascrivere ai CORILETI, variante DEI SUOLI XERICI. Nelle porzioni più fertili (in basso, part. 12), la presenza della Betulla aumenta, tanto che queste formazioni possono essere considerate BETULETI SECONDARI. Essendo questi popolamenti pionieri ormai affermati da decine di anni, è in atto un processo di invecchiamento molto marcato, in cui sotto lo strato di Nocciolo si sta instaurando una buona rinnovazione di Frassino, Tiglio, Ciliegio etc; vaste porzioni sono però invase da Vitalba, che appesantisce le chiome e provoca schianti che, nel tempo, potranno portare al collasso anche di vaste superfici. Nelle particelle del secondo gruppo (n° 14 e 17), i processi di colonizzazione della prateria sono meno avanzati; lungo i due crinali i lembi privi di vegetazione arborea sono ancora abbastanza estesi. Le porzioni boscate presentano caratteri mesofili, con Betulla, Sorbo montano, Acero e Frassino nei punti più freschi, Carpino nero in basso e Faggio in alto; tali formazioni potrebbero venire ascritte agli ACERI-FRASSINETI CON OSTRIA o CON FAGGIO, a seconda della quota. 7.2.2. Stato normale. Anche la classe economica T rientra ovviamente nell’indirizzo naturalistico e turistico-ricreativo generale della Foresta Regionale, soprattutto per la parte compresa nella Riserva Naturale Sasso Malascarpa. In tale porzione (part. 14 e 17) prevale anzi l’indirizzo naturalistico: è opportuno quindi che venga conservata la prateria, bloccando ove possibile l’avanzata del bosco per aumentare la biodiversità e favorire l’avifauna. Per questa porzione della Foresta, che ha comunque grande importanza protettiva, la normalità auspicabile è quindi rappresentata da un mosaico di prateria (prati magri) e porzioni boscate, da mantenersi con periodici decespugliamenti e tagli sui margini. Sul versante destro della Val Ravella invece (part. 9, 11 e 12), attraversato da numerosi sentieri, l’aspetto turistico-ricreativo è preminente: è auspicabile quindi assecondare il processo di insediamento delle latifoglie nobili (Frassino, Tiglio, Ciliegio), per creare un bosco misto, ecologicamente stabile e gradevole dal punto di vista paesaggistico. Si auspica quindi di lasciare la pendice all’evoluzione naturale; l’unico intervento attivo riguarda il piccolo nucleo di conifere presente all’interno della particella 9, a monte del tagliafuoco. Tuttavia, data la situazione molto suscettibile al fuoco (esposizione sud, materiale seccaginoso, copertura continua), occorre interrompere la continuità dei popolamenti, per limitare l’estensione di eventuali incendi; si prevede quindi l’allargamento dell’esistente viale tagliafuoco, che verrà trasformato per buona parte in una vera e propria pista forestale transitabile ai mezzi di servizio, nonché annuali interventi di manutenzione dei sentieri, con decespugliamenti ai lati del piano viario. 7.2.3. Trattamento prescritto Il trattamento passato, prescritto dal Piano scaduto prevedeva il rimboschimento delle radure o il rinfoltimento, sempre con conifere, oltre all’utilizzazione del ceduo per liberare il resinoso. L’impostazione del piano attuale va invece nella direzione opposta, suggerita anche dal Piano di Gestione della Riserva Naturale: mantenimento delle radure e graduale eliminazione del resinoso (nucleo partic. 9). 7.2.4. Calcolo della ripresa. Con i dati rilevati dal campionamento del 1997, e tenendo conto degli incrementi intervenuti nei sei anni successivi (1997-2002), si ottengono i seguenti parametri dendrometrici reali: Parametri dendrometrici Classe economica T – (valori 2002) Superficie Provvigione Classe economica T ha m3 Part. 9, 11, 12, 14 e 17 Conifere 2-30-00 1.034 Latifoglie 4-00-00 640 Protettivo, altre 112-93-00 3.113 Totale 119-23-00 4.788 Ripresa m3 250,8 0 15,3 Ripresa annua m /ha x anno(15 anni) 7,3 0 0 Tasso di utilizzazione annuo % 1,62 0 0,03 266,1 0,17 1,43 3 18 8. ASSESTAMENTO DEL BOSCO AD ATTITUDINE RICREATIVA. 8.1 Classe economica K – Fustaia turistico-ricreativa Appartengono a questa compresa le due particelle (1 e 2) vicine a Prim’Alpe, per un’estensione complessiva di ha 22-43-20. La zona è intensamente fruita dagli escursionisti, che transitano lungo la “Strada delle Alpi”, ma soprattutto dai frequentatori del Centro di Educazione Ambientale di Prim’Alpe e del Centro Visite della Riserva Sasso Malascarpa, allestito nei locali dell’antico edificio d’alpe. Inoltre, la parte basale (sud) della part. 1 è attraversata dal Sentiero Geologico, molto frequentato in tutte le stagioni. I progetti già realizzati, e alcuni in via di completamento, renderanno Prim’Alpe il fulcro dell’offerta turistico-ricreativa dell’intero gruppo dei Corni di Canzo. 8.1.1. Stato reale. Questa Classe presenta due formazioni nettamente differenziate: Boschi artificiali di conifere: sono il risultato degli estesi rimboschimenti effettuati dall’ex ASFD negli anni 1960, attorno a Prim’Alpe e sui terrazzi ex agricoli circostanti. Le specie usate furono soprattutto Abete rosso e Pinus excelsa, seguite da altre conifere esotiche quali Cedrus atlantica, Larix leptolepis, Pinus nigra e sylvestris, Chamaecyparis, Pseudotsuga etc. Gli accrescimenti sono discreti, stante la buona qualità e profondità dei suoli sui terrazzi. Boschi naturali di latifoglie: occupano tutti i lembi delle particelle lasciati liberi dai rimboschimenti. La formazione più estesa è quella che scende dal terrazzo di Prim’Alpe fino al fondovalle del Ravella, con un ripido versante a Carpino nero, Frassino, Tiglio, Olmo campestre e Ciliegio, riferibile agli ACERO-FRASSINETI CON OSTRIA. Sui suoli più sottili e con rocce affioranti è presente la Roverella, con individui di discrete dimensioni e di grande significato ecologico. 8.1.2. Stato normale. Di tutta la foresta, questa è l’unica porzione nella quale si è ritenuto di dover mantenere le formazioni artificiali di conifere, sia come testimonianza storica di un certo tipo di selvicoltura, sia perché comunque il bosco di aghifoglie viene percepito come “il bosco” per eccellenza, mantenendo sempre un elevato gradimento per il pubblico. La varietà delle specie usate ha suggerito di creare, intorno a Prim’Alpe, un percorso botanico ad uso dei frequentatori della foresta. Normalità compositiva. Per questa compresa a carattere turistico-ricreativo si ipotizza un bosco misto, costituito da diverse specie ma con prevalenza dell’Abete rosso. Viene contestualmente effettuata la progressiva eliminazione di alcune specie che creano inconvenienti per i fruitori: il Pino nero, soggetto alla Processionaria; il Pino excelsa, che cresce spesso sciabolato, molto ramoso ed instabile, tanto da creare seri problemi in particolare sui terrazzi e lungo la strada. Normalità strutturale. Data la coetaneità di questi rimboschimenti, attualmente le formazioni si presentano molto uniformi ed omogenee su ampie superfici, anche di diversi ettari. Per aumentare il gradimento dei fruitori e muovere la struttura, si ipotizza la formazione di un bosco coetaneo a gruppi di limitata estensione. 8.1.3. Trattamento prescritto Il trattamento passato, prescritto nel precedente Piano, si è limitato a diradamenti moderati a carattere prevalentemente fitosanitario, soprattutto nelle porzioni più prossime alla strada, al fine di conferire stabilità al soprassuolo. Boschi di conifere: si propongono diradamenti a carattere selettivo, che andranno ad incidere soprattutto sugli individui malformati, aduggiati e sottomisura (diradamento basso), ma anche su quelli eccessivamente ramosi, inclinati ed instabili, particolarmente di Pinus excelsa (taglio a scelta). Si dovrebbe ottenere così un bosco a densità colma, costituito da individui sani, ben conformati e stabili, che non risultino monotoni come gli attuali; inoltre, si provvederà anche a lasciare a terra poca massa morta, per agevolare al massimo la fruizione. Queste specie sono decisamente fuori ambiente, per cui non è pensabile che riescano a rinnovarsi da sole; per la loro rinnovazione si procederà al rimboschimento artificiale. Il turno di tali formazioni dovrebbe aggirarsi, a queste quote, attorno ai 70 anni, quindi oltre il periodo di validità del presente piano: in quell’epoca (ca. nel 2030), volendo mantenere questi boschi si dovrà procedere a rinnovare artificialmente le formazioni, con tagli di preparazione e uso di postime vivaistico. Boschi naturali di latifoglie: La ripidità del versante verso il Ravella consiglia di mantenere la copertura continua, avendo questo bosco carattere prettamente protettivo. Tuttavia, essendo la formazione costituita da un ceduo invecchiato, si presenta ora con grosse ceppaie che spesso vengono sradicate da neve pesante, vento etc.; si propone quindi di intervenire con tagli di alleggerimento delle ceppaie più instabili, particolarmente in prossimità del Sentiero Geologico, e di procedere a diradamenti di tipo fitosanitario a carico degli individui peggio conformati, filati ed inclinati. 8.1.4. Calcolo della ripresa. Considerando sempre i dati rilevati dal campionamento 1997, e tenendo conto degli incrementi successivi (1997-2002), si ottengono i seguenti parametri dendrometrici reali: 19 Parametri dendrometrici Classe economica K – (valori 2002) Superficie Provvigione Classe economica K ha m3 Part. 1 e 2 Conifere 7-65-00 3.338 Latifoglie 14-35-00 2.298 Protettivo, altre 43-20 0 Totale 22-43-20 5.636 Ripresa m3 201,4 49,7 0 Ripresa annua m /ha x anno (15 anni) 1,8 0,2 0 Tasso di utilizzazione annuo % 0,4 0,14 0 251,1 0,76 0,30 3 9. PIANO DEI TAGLI 9.1. Tagli previsti dal Piano. I tagli previsti dal presente piano, nel periodo di validità 2006 – 2020, sono volti soprattutto alla trasformazione dei soprassuoli di conifere; pertanto, risultano piuttosto intensi su tali formazioni, incidendo in misura consistente sulla massa principale (assortimenti con diametro > 17,5 cm). Il prelievo di massa intercalare (assortimenti con diametro < 17,5 cm), contestuale agli interventi, risulta pari a circa il 10 % del totale. Le riprese calcolate nell’arco di tre quinquenni assicurano una costanza della massa da prelevare, onde dare continuità di prodotto e di occupazione della manodopera. Il Piano dei tagli prevede quindi quanto segue: PERIODO/ Particelle Ripresa m3 Ripresa Totale Quinquennio N° Massa principale Massa intercalare m3 1.815,8 223,6 2.039,4 I – 2006 : 2010 1, 2, 9, 11, 12, 13, 15, 16, 18 1.814,8 190,3 2.005,1 II – 2011 : 2015 3, 5, 8 1.842,9 190,1 2.033,0 III – 2016 : 2020 4, 6, 7, 10, 21 Totale 5.473,5 604,0 6.077,5 Da quanto sopra riportato, si prevede quindi una ripresa media totale pari a mc 405/anno sull’intera foresta, di cui mc 365 come massa principale, e mc 40 come massa intercalare. 9.2. Tagli periodo successivo. Nel periodo immediatamente successivo alla scadenza del presente Piano, si dovrebbe proseguire il taglio a buche sui popolamenti di conifere; contemporaneamente, sulla parte residua andrebbero proseguiti i diradamenti, onde conferire stabilità al soprassuolo superstite. La ripresa annua dovrebbe essere simile a quella calcolata per il periodo di validità del presente Piano, con aggiunti gli incrementi che interverranno nel frattempo. 9.3. Metodi di esbosco del materiale legnoso, prezzo di macchiatico. Esbosco. La realizzazione delle strade e piste forestali previste nel Presente Piano dovrebbe consentire l’esbosco del materiale legnoso quasi da ogni punto della FdL; nelle porzioni non raggiunte da strade, si esboscherà a strascico con verricello montato su trattore forestale, o utilizzando risine in polietilene. Prezzi di macchiatico. Viste le dimensioni ancora ridotte del materiale legnoso che si ricaverà dal taglio nel periodo di validità del piano, si ritiene che verrà venduto come legna da ardere, spuntando perciò un prezzo modesto. Indicativamente, 2 Euro/quintale, per un totale di 6.000 m3 x 6 q.li/m3 x 2 Euro/q.le = Euro 72.000. 10. TUTELA DEI BOSCHI Incendi. In mancanza di grossi rischi di carattere fitosanitario (patogeni biotici o abiotici), l’elemento di maggior pericolo per i boschi della Foresta Regionale è rappresentato dal fuoco. La presenza di estesi rimboschimenti di conifere sui versanti esposti a sud, e la diminuzione delle precipitazioni registrata nelle ultime stagioni invernali, rendono la FdL Corni di Canzo piuttosto suscettibile agli incendi boschivi. Per contenere il rischio di incendio, si ipotizzano i seguenti interventi: conservazione e miglioramento dell’efficienza del viale tagliafuoco esistente; realizzazione di una pista forestale su parte di esso, per renderlo transitabile ai mezzi di servizio; realizzazione dei diradamenti e dei tagli a buche previsti a carico delle conifere, per rinaturalizzare le formazioni sostituendo le aghifoglie con latifoglie, meno suscettibili agli incendi; installazione di uno o più punti di pescaggio dell’acqua da parte degli elicotteri, realizzati anche con vasche mobili: si propongono i punti di Prim’Alpe, con un raggio d’azione sulla parte bassa della FdL, e il Rifugio Marisa Consiglieri, al confine della proprietà regionale, da cui si raggiungerebbero facilmente le zone del Sasso Malascarpa e del Cornizzolo. azioni di monitoraggio e sorveglianza continua nei periodi critici, agevolata dalla presenza stabile di personale presso Prim’Alpe. 20 11. IL PATRIMONIO PASCOLIVO Cenni storici. L’uso pastorale del territorio della Val Ravella ha radici molto antiche, come testimonia la presenza di numerosi nuclei rurali all’interno dell’attuale Foresta Regionale. Questa tradizione si è mantenuta fino alla metà del XX secolo, per poi venire quasi totalmente abbandonata; l’unica attività zootecnica attuale è quella svolta all’Alpe Piotti (Terz’Alpe), dove funziona un agriturismo-rifugio alpino molto frequentato. La superficie pascoliva residua, circa 7 ha, è oggi concentrata attorno al fabbricato di Terz’Alpe, mentre tutti gli antichi pascoli o sono stati rimboschiti artificialmente, o si sono spontaneamente evoluti in bosco. Solo a Prim’Alpe sopravvive un appezzamento prativo di limitata superficie (0.35 ha), attualmente sfalciato dall’alpeggiatore di Terz’Alpe per produrre fieno, ed utilizzato come area ricreativa dagli escursionisti. La restante superficie a prateria, che si estende soprattutto sul crinale Cornizzolo – Prasanto, da decenni non viene pascolata: quest’area storicamente era usata come alpeggio estivo (Alpe Alto e Alpetto) soprattutto da allevatori civatesi. Descrizione del pascolo. L’area pascoliva di Terz’Alpe costituisce la particella n° 200 del presente Piano d’Assestamento; nel Piano di primo impianto (1984-1993), la superficie a pascolo era di ha 3.70.00, limitata all’appezzamento vicino Terz’Alpe, in quanto a Prim’Alpe funzionava ancora il vivaio. La particella 200 ha una giacitura di versante, con pendenza moderata in basso e più accentuata nella parte superiore; presenta un suolo piuttosto sottile, con rocce affioranti in più punti. Il pascolo è completamente circondato da formazioni arbustive a Nocciolo, con Betulla, Sorbo montano, Maggiociondolo e altre specie arboree (part. 12), che tende ad avanzare sottraendo superficie utile; tale pressione del bosco si manifesta soprattutto nella porzione più distante da Terz’Alpe, verso La Colma, dove ormai la formazione erbacea è stata colonizzata. All’interno del pascolo si rinvengono due venute d’acqua, che assicurano sufficienti riserve idriche per l’abbeverata del bestiame ma che, nei periodi di forti piogge, possono esondare provocando problemi di erosione. Descrizione del cotico. Stante l’esposizione sud del pascolo, il modesto spessore del terreno e la sua rocciosità, la formazione erbacea di Terz’Alpe presenta specie tipiche dei terreni asciutti e poveri; tali formazioni non sono però avvicinabili ai prati magri, a causa del continuo apporto in sostanza organica esercitato dal bestiame. Modesta è la presenza di specie nitrofile, concentrate attorno alla struttura di ricovero del bestiame e vicino a Terz’Alpe: qui le ortiche vengono continuamente sfalciate dall’alpeggiatore, anche per motivi estetici. Il pericolo maggiore per il cotico, oltre a qualche sporadica rottura nei tratti più ripidi, è rappresentato dall’avanzata del bosco, che limita progressivamente la superficie utile al pascolo. Interventi proposti. L’attività pastorale a Terz’Alpe è senz’altro da mantenere, data la grande importanza del luogo come richiamo per escursionisti e turisti. Tuttavia, la superficie disponibile risulta largamente insufficiente per sostenere il carico necessario a soddisfare la domanda di formaggio, carne e salumi che si verifica nell’agriturismo: l’alpeggiatore deve ricorrere perciò a ingenti integrazioni con foraggio acquistato. Si propongono perciò due tipi di interventi: a) Interventi sul fabbricato d’alpe: il vasto ed antico fabbricato, pregevole anche come struttura architettonica, necessita di alcuni interventi di manutenzione e razionalizzazione: potenziamento dei servizi igienici: il grande afflusso di escursionisti rende insufficiente l’unico servizio igienico esistente, che andrebbe per lo meno raddoppiato; potenziamento impianto raccolta acque scure: appare sottodimensionato l’impianto di smaltimento delle acque di scarico, in quanto le fosse biologiche attuali devono essere settimanalmente spurgate con grave dispendio di risorse e tempo; sistemazione del tetto: una porzione della copertura del fienile deve essere riparata, per anche per evitare infiltrazioni che possono interessare i locali di abitazione e le stanze; realizzazione impianto di potabilizzazione acqua: la sorgente di Terz’Alpe, che ha sempre approvvigionato d’acqua l’alpeggio, è piuttosto superficiale, e risente di problemi legati alla presenza di batteri; è necessario quindi realizzare un impianto di debatterizzazione. b) Interventi sul pascolo: taglio vegetazione arbustiva lungo i margini del pascolo, (sup. m2 3.000), soprattutto all’estremità est, per riunire le due superfici prative di Terz’Alpe e dei Sass de la Funtana. 12. INCOLTI PRODUTTIVI Gli unici incolti produttivi della Foresta sono stati ricompresi nella particella 300, che si sviluppa lungo il crinale Sasso Malascarpa – Monte Rai – Cornizzolo e prosegue verso ovest, al di fuori della proprietà demaniale. La superficie totale della particella è di ha 26-09-20. L’area confina per un lungo tratto con la Riserva Naturale Sasso Malascarpa, anche se attualmente è esclusa dal perimetro della zona protetta. L’area è quasi interamente occupata da una prateria, arbustata nella porzione occidentale (sotto la vetta del Cornizzolo); ha quindi una grande importanza naturalistica (specie per l’avifauna), panoramica, turistica ed escursionistica in quanto costituisce lo spartiacque Valmadrera/Canzo, ed è adiacente al Rif. Marisa Consiglieri, molto frequentato. Interventi proposti La prateria, storicamente utilizzata come pascolo, è attualmente lasciata all’evoluzione naturale, quindi si registra una costante avanzata del bosco; seguendo le indicazioni del Piano di gestione della Riserva, si auspica un mantenimento della formazioni erbacee, che presentano anche lembi di prato magro (xerobrometi), molto importanti dal punto di vista ecologico e botanico. Il contenimento dell’avanzata del bosco potrebbe essere effettuato con interventi diretti, di decespugliamento e taglio della rinnovazione arborea, o anche con il ritorno del pascolo con ovicaprini, sotto stretto controllo del pastore. Questi animali sono più indicati dei bovini sia per la maggiore frugalità, sia per le scarse disponibilità idriche della zona. I frequenti incendi invernali della prateria suggeriscono l’opportunità di posizionare in zona (vicinanze Rifugio) una vasca antincendio mobile, per il pescaggio acqua con elicotteri. 21 13. INTERVENTI PER IL RIASSETTO DEL PATRIMONIO SILVO-PASTORALE 13.1. Miglioramenti dei boschi. Gli interventi di miglioramento del patrimonio boschivo sono soprattutto concentrati sui soprassuoli artificiali di conifere; tali formazioni, nel periodo di validità del Piano, verranno percorse integralmente, con lo scopo di favorire l’ingresso delle latifoglie spontanee e di aumentare la stabilità ecologica e strutturale del bosco. Si riassumono di seguito gli interventi previsti sulle diverse particelle; il dettaglio è riportato nel modello C 3 “Riepilogo del piano degli interventi di miglioramento”. INTERVENTI Tipologia Taglio a buche / diradam. selettivo conifere Taglio fitosanitario Diradamento selettivo Diradamento selettivo/ taglio fitosanitario Sfoltimento localizzato nel popolamento protettivo Potature di risanamento castagni da frutto Codice 103-141 131 141 131 - 141 301 313 Unità misura ha ha ha ha ha n° I 9-50-00 6-35-00 4-95-00 0-50-00 8 Quinquennio II 16-50-00 7-00-00 9-00-00 2-00-00 - III 14-50-00 3-50-00 1-50-00 4 - Totale 40-50-00 16-85-00 15-45-00 4 2-50-00 8 13.2. Miglioramenti dei pascoli Gli interventi previsti, richiamati nel capitolo 11 dedicato al patrimonio pascolivo, riguardano soprattutto l’edificio di Terz’Alpe, che va adeguato alle normative e manutenuto. Gli altri lavori interessano il pascolo di Terz’Alpe e altre residue superfici a prateria, e sono volti in particolare a contenere l’avanzata del bosco nelle formazioni erbacee. INTERVENTI Tipologia Manutenzione straordinaria edificio Terz’Alpe Posa recinzioni mobili Prim’Alpe Decespugliamento biennale aree prative ed incolto Eliminazione annuale flora nitrofila Terz’Alpe Codice 610 401 510 512 Unità misura corpo m m2 m2 I Quinquennio II X 240 58.900 1.000 10.000 III Totale 240 68.900 1.000 13.3. Miglioramenti della viabilità silvo-pastorale e altri interventi Rientrano in questa categoria sia gli interventi di realizzazione di nuove strade e piste forestali, sia le manutenzioni dei sentieri e del viale tagliafuoco. Sono infine stati inseriti in questa tipologia anche i previsti sentieri a tema e relativi pannelli didattici (Percorso Botanico di Prim’Alpe, Percorso delle Attività Forestali, Sentiero Geologico) e le aree di sosta previste all’interno della Foresta Regionale: La Colma, Alpetto, Pra de la Funtana, Prima e Second’Alpe. INTERVENTI Tipologia Realizzazione strade e piste forestali Manutenzioni annuali sentieri Decespugliamento annuale viale tagliafuoco Collocazione vasca antincendio a Prim’Alpe Realizzazione percorsi a tema Collocazione aree di sosta Apposizione pannelli didattici Codice 411 412 422 431 801 802 804 Unità misura m m m2 m3 m n n I 3.400 12.500 11.000 x 5 1.600 5 6 Quinquennio II 11.000 x 5 20 III 11.000 x 5 Totale 3.400 12.500 x 15 11.000 x 15 20 1.600 5 6 22 13.4. Altri interventi Avendo individuato come prioritario l’indirizzo turistico-ricreativo ed ecologico della Foresta Regionale, è opportuno procedere con priorità alla realizzazione delle strade e piste forestali previste dal piano, alla valorizzazione dei sentieri, miglioramento delle strutture di accoglienza, favorendo le iniziative di promozione del turismo ecologico e dell’educazione ambientale. Fulcro di queste iniziative è il fabbricato di Prim’Alpe e la porzione di Foresta circostante, individuata dal Piano come luogo privilegiato per svolgere incontri, visite guidate, accoglienza. La valorizzazione della proprietà demaniale attorno a Prim’Alpe viene conseguita sia attraverso la realizzazione dei percorsi a tema, dell’arboreto, delle aree di sosta e la posa dei pannelli didattici, sia anche attraverso un possibile recupero di un’attività agricola a carattere dimostrativo, che permetta ai frequentatori del Centro di conoscere quali erano i metodi tradizionali di coltivazione dei terrazzi con colture di montagna quali patate, segale, mais, o l’allevamento di animali da cortile, facilmente gestibile e di grande importanza didattica. L’ERSAF favorirà tutte quelle forme di gestione del terreno compatibili con tale indirizzo, d’intesa con i gestori di Prim’Alpe. 13.5. Investimenti per il riassetto del patrimonio. I costi preventivati per la realizzazione degli interventi prescritti dal Piano sono indicati nei diversi modelli, e in particolare nel mod C/3 “Piano delle Migliorie”. Vengono di seguito riassunti i costi previsti per le diverse categorie d’intervento: € 1. Migliorie boschive 230.075 2. Interventi sulla viabilità di servizio e antincendio 245.135 3. Migliorie su pascoli, strutture d’alpe e praterie 249.450 4. Sentieri a tema, aree di sosta, pannelli didattici 19.500 TOTALE € 744.160 Nel quindicennio di validità del Piano, l’impegno finanziario necessario a far fronte agli interventi previsti sarebbe quindi pari a circa 50.000 € /anno. Una parte di tale impegno potrebbe venire recuperata dalla vendita del materiale legnoso ricavato dai tagli, e dai canoni d’affitto delle due strutture d’alpe; la restante parte sarebbe a carico di ERSAF. 13.6. Indirizzi operativi ed organizzativi Per la parte operativa, legata all’esecuzione delle migliorie su boschi e pascoli, ERSAF potrebbe continuare ad avvalersi della propria manodopera avventizia: la professionalità acquisita negli anni, favorita dalla continuità occupazionale sul cantiere di Canzo, è condizione primaria per la realizzazione di corretti interventi, sotto la diretta responsabilità dei Tecnici ERSAF. Per la parte gestionale delle strutture di Prim’Alpe e Terz’Alpe, sono già in essere due contratti d’affitto con Soggetti che si occupano sia dell’accoglienza, sia dell’educazione ambientale. A Prim’Alpe è in corso di realizzazione la sezione museale, in accordo con il Comune di Canzo, il CAI e le Associazioni legate al recupero del patrimonio storico-culturale locale; tale museo, che costituirà un ulteriore motivo di attrazione per i frequentatori della Foresta, verrà gestita dalle Associazioni medesime. Per la parte manutentoria, legata soprattutto alla sistemazione annuale di sentieri, ERSAF si avvarrà sia della propria manodopera, sia dell’opera di Associazioni (in particolare del CAI) che si occuperanno integralmente di specifici itinerari, concordati in base ad un programma d’interventi annuale. 14. CONCLUSIONI. Il presente Piano ha inteso programmare una serie di interventi volti a valorizzare la Foresta Demaniale Regionale Corni di Canzo soprattutto sotto gli aspetti ecologico-ambientali, ricreativi e didattico-naturalistici. Tale deciso mutamento gestionale rispetto al Piano di primo impianto, comporta l’avvio di un processo di trasformazione della foresta che durerà diversi decenni, con un impegno economico e gestionale non marginale per ERSAF. Tuttavia, queste scelte gestionali, fatte secondo gli indirizzi programmatici dell’ERSAF ed i convincimenti dei tecnici, recepiscono anche le aspettative delle Amministrazioni locali, delle realtà associazionistiche attive sul territorio, e dei molti fruitori della Foresta: questa è la premessa indispensabile per una gestione del Demanio sostenibile e veramente al servizio dei cittadini. Lecco, 21 settembre 2006 IL TECNICO ASSESTATORE (Dott. For. Sergio POLI) 23