Ennesimo giro di vite sulle auto aziendali Nell`ultimo

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Ennesimo giro di vite sulle auto aziendali Nell`ultimo
Ennesimo giro di vite
sulle auto aziendali
Nell’ultimo provvedimento adottato dal Governo Monti, la Legge di Stabilità per
l’anno 2013, la quota di deducibilità per le auto aziendali è stata ulteriormente
ridotta dal 27,5% al 20% mantenendo un tetto massimo applicabile di 18.076 euro ed
un periodo di ammortamento consentito di 4 anni
Il Governo Monti si è sicuramente imbattuto in uno dei peggiori periodi di crisi economica
che la recente storia italiana ricordi e le scelte e le strategie adottate hanno certamente
centrato alcuni obiettivi che l’Esecutivo si era prefissi, quali la tendenza all’equilibrio del
Bilancio dello Stato, la riduzione del debito e soprattutto il recupero di immagine e
credibilità a livello internazionale. Tutto il resto, senza tema di smentita, è stato
quantomeno trascurato o comunque non è risultato tra le priorità che il Governo ha deciso
di affrontare. Sono state adottate misure per la crescita e lo sviluppo del Paese o per la
semplificazione amministrativa, ma nessuna di queste ha lasciato un segno tangibile o
determinato un’inversione di tendenza rispetto all’acuirsi del trend negativo di alcuni
importanti fattori economici: consumi, produzione industriale, occupazione, ecc.
L’automotive
In tale contesto, anche il settore automotive, e in particolare quello delle auto aziendali, ha
fatto la sua bella figura, con una serie di appesantimenti e vessazioni che, unitamente alla
ridotta propensione all’acquisto dei consumatori, hanno determinato un mercato 2012 di
1.401.955 unità, che in questo comparto ha riportato l’Italia indietro al 1979. Ne abbiamo
già parlato nel recente passato, ma giova ricordare che in soli 13 mesi di mandato, questo
Governo ha ritenuto di dover aumentare per ben 7 volte le accise sui carburanti, su 17
aumenti complessivi dal 1935 ad oggi. L’inasprimento della tassazione sugli autoveicoli è
stato molto forte, come dimostrano altre normative emanate negli ultimi mesi, anche se è
vero, come detto da più parti, che si è trattato di rendere operativi indirizzi o disposizioni
già introdotte dal precedente Governo. Non si può, però, non rilevare come le misure
adottate abbiano esteso le conseguenze negative sotto vari punti di vista: nel caso del
superbollo, ad esempio, i veicoli assoggettati erano inizialmente quelli superiori a 225 kW
di potenza, per un importo di 10 euro a kW, mentre il Governo Monti ha allargato il
segmento dei veicoli coinvolti, riducendo la potenza a 185 kW e raddoppiando la tassa da
10 a 20 euro per kW superiore.
I ricavi
Da tale manovra, peraltro, l’Erario non ha ricavato quanto previsto, poiché, a causa delle
perdite derivanti dal calo del mercato di questa categoria di veicoli (93 milioni di euro),
nonché della riduzione del parco circolante (13 milioni di euro), secondo il Centro Studi
UNRAE è stato registrato un mancato incasso complessivo di 106 milioni di euro. Anche il
regime dell’IPT è stato modificato nel novembre 2011, inasprendo una disposizione che
prevedeva una riforma complessiva dell’imposta e che invece è stata applicata in maniera
automatica, assoggettando al criterio di imposta variabile, anziché fissa, tutti gli acquisti di
veicoli nuovi e usati effettuati presso le Concessionarie (un veicolo di 100 kW è passato,
escluse le addizionali regionali, da 150,81 euro a 351,00 euro). Sulle auto aziendali, poi,
c’è stato quasi un accanimento. Infatti, come più volte sottolineato, l’Italia sconta un
regime fiscale tra i più penalizzanti d’Europa, considerato che i costi deducibili sono limitati
ad un tetto di 18.076 euro (contro il 100% dei maggiori Paesi europei) per una quota del
40% rispetto, anche qui, al 100% dei maggiori Paesi europei. Come se questo non
bastasse, nell’estate scorsa, con la Legge di Riforma del Lavoro (cosiddetta “Legge
Fornero”), la suddetta quota di deducibilità è stata ridotta al 27,5% e ora, nell’ultimo
provvedimento adottato dal Governo Monti prima di rimettere il mandato al Capo dello
Stato, vale a dire nella Legge di Stabilità per l’anno 2013, dal 1° gennaio 2013 la quota in
esame è stata ulteriormente ridotta al 20%. Se a questo aggiungiamo il tetto massimo
applicabile sopra indicato e il periodo di ammortamento consentito di 4 anni, possiamo
rilevare l’assoluta irrilevanza di questa disposizione.
Maggiore attenzione
Risulta, quindi, evidente, tralasciando altri elementi che incidono negativamente sui costi
di gestione degli autoveicoli, quanto sia necessaria una maggiore attenzione sul comparto
auto e quanto siano urgenti interventi che possano consentire una ripresa della domanda.
In attesa che un nuovo Governo possa fare proprie le istanze che le Organizzazioni del
settore hanno più volte sollecitato all’Esecutivo uscente senza ottenere risposte concrete,
vogliamo infine sottolineare che anche sotto l’aspetto amministrativo sono state emanate
disposizioni che contribuiscono a complicare l’attività delle imprese e ne appesantiscono i
costi. In particolare, il 7 dicembre 2012 è entrato in vigore il Decreto del Presidente della
Repubblica 28 settembre 2012, n. 198, con il quale si prevede l’obbligo di variazione
dell’intestatari della carta di circolazione in caso di utilizzo del veicolo per periodi superiori
a 30 giorni da parte di soggetto diverso dal proprietario. Nella norma ricadono, tra gli altri, i
casi di comodato e di noleggio, per i quali le aziende dovrebbero prevedere nella prima
fattispecie l’aggiornamento della carta di circolazione e nella seconda l’aggiornamento
dell’archivio nazionale dei veicoli. Oltre alle problematiche organizzative ed economiche
che conseguono all’attuazione della disposizione, si pensi al caso di decine o centinaia di
veicoli coinvolti per singola azienda, si invita a riflettere sull’effettiva utilità della norma che,
secondo il Ministero dell’Interno, dovrebbe consentire l’immediata identificazione del
conducente del veicolo. Tenuto conto che non sono stati ancora aggiornati i sistemi
informatici della Motorizzazione Civile, l’entrata in vigore del provvedimento è stata differita
sine die, con l’auspicio che nel frattempo si possano apportare alla norma gli opportuni
correttivi, per renderla meno impattante per le aziende che dovranno applicarla.
Di Antonio Cernicchiaro
Direttore relazioni istituzionali di Unrae