seconda parte - Università degli studi di Trieste
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Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Studio delle soluzioni di plant layout • Lo studio di plant layout dovrà precisare: – la disposizione dei diversi reparti, degli impianti generali, dei servizi generali e ausiliari; – lo sviluppo dell’impianto in uno o più corpi di fabbrica; – la possibilità di ampliamenti futuri. • Nel caso di lavorazioni in linea l’attenzione si può focalizzare subito sulla disposizione delle macchine e lo studio dei posti di lavoro. • Avendo le linee come riferimento si provvederà alla progettazione dei corridoi di servizio, dei collegamenti, degli impianti e dei servizi. Studio del plant layout 1 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Le linee costituiscono i centri di produzione che, assieme ai magazzini, formano il nucleo centrale per lo sviluppo del progetto generale. • Nel caso di lavorazioni a lotti, inizialmente si deve sviluppare lo studio dei diversi reparti. • I metodi che saranno presentati nel seguito possono supportare: – la sistemazione delle macchine in un reparto; – la disposizione reciproca dei vari reparti. • I progetti delle soluzioni parziali saranno sviluppati graficamente mediante disegni in scala 1:100 o 1:50. Studio del plant layout 2 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • L’elaborazione dei progetti di layout segue l’elaborazione: – dei diagrammi qualitativi – dei diagrammi quantitativi relativi ai cicli e ai flussi di produzione. • I progetti generali, sia nel caso di lavorazioni in linea che nelle lavorazioni per reparti, sono contraddistinti da diversi sistemi di trasporto dei materiali. Studio del plant layout 3 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Generalità sui metodi • L’idea alla base di molti metodi è quello di avvicinare fra loro i centri di lavoro (CdL) caratterizzati da un maggiore numero di relazioni di scambio. • In particolare si considerano i flussi di materiali o informazioni scambiati. • Si deve però tenere conto anche di altri criteri che possono spingere ad avvicinare o allontanare i CdL. Ad esempio si considerano: – criteri processuali; – criteri ergonomici; – criteri di sicurezza. Studio del plant layout 4 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Trasporti • Il costo totale dei trasporti tra due CdL (i,j) in una certa unità di tempo (ora, giorno, anno ecc.) dipende: – dalla quantità di materiali da movimentare tra i CdL; – dalle distanze da percorrere fra i due CdL. • In genere si può considerare il costo di trasporto dell’unità di materiale come direttamente proporzionale alla distanza percorsa. Studio del plant layout 5 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Il costo dei trasporti nell’unità di tempo è dato dalla somma dei prodotti delle quantità trasportate (pesi) fra i e j (pij) per il costo di trasporto dell’unità di materiale (ad es. kg) riferito all’unità di distanza percorsa (cij) e per la distanza tra i e j (dij). • Il valore che si ricava considera in primo luogo il flusso tra i due CdL. • Le misure di flusso indicano il livello di interazione tra coppie di CdL. Studio del plant layout 6 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • In generale una misura di flusso è fornita dalla frequenza di spostamenti (di mezzi di trasporto, di persone ecc.) tra due CdL. • Si impiegano in genere due tipi di matrici: – matrici origine-destinazione (O/D); – matrici delle frequenze degli spostamenti. • Il primo tipo contiene il numero di spostamenti dal CdL di origine (O) a quello di destinazione (D). • Il secondo tipo contiene il numero di spostamenti totali (indipendenti dal verso) tra due CdL. Studio del plant layout 7 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 CdL 1 CdL 2 CdL 3 CdL 4 CdL 5 CdL 6 CdL 1 12 3 3 CdL 2 21 CdL 3 4 5 8 8 8 CdL 4 4 4 CdL 5 1 2 2 15 19 CdL 6 4 9 7 19 - CdL 1 CdL 2 CdL 3 CdL 4 CdL 5 CdL 6 CdL 1 CdL 2 CdL 3 CdL 4 CdL 5 CdL 6 33 7 3 1 4 33 5 2 9 7 5 8 10 8 3 8 19 11 1 2 10 19 38 4 9 8 11 38 - Studio del plant layout Impianti industriali matrice O/D matrice delle frequenze 8 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Se si considerano le quantità di materiali che sono scambiate tra due CdL, indipendentemente dalla modalità, si ha una valutazione dell’intensità degli scambi. • In tal caso è già utile la seconda matrice. • Qualora si proceda alla valutazione quantitativa dei costi di spostamento, sarà necessario considerare il modo in cui i materiali sono trasportati. • In generale né la distanza né il costo di trasporto unitario sono uguali per la direzione i → j e per quella j → i. Studio del plant layout 9 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Alla matrice O/D può essere affiancata una matrice che riporta in corrispondenza di ciascuna coppia ij il costo (cij). • Il prodotto per la generica coppia ij sarà: pij ⋅ cij che fornisce il costo del trasporto fra i CdL i e j per unità di distanza e di tempo. • Se dij misura la distanza fra i baricentri dei CdL i e j, il costo del trasporto sarà: Cij = pij ⋅ cij ⋅ d ij Studio del plant layout 10 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Se si vuole valutare il costo totale per tutti i CdL interessati dal progetto di layout si considera la (1) C = ∑ Cij = ∑ pij ⋅ cij ⋅ d ij i, j i, j • Se si considera il criterio di avvicinamento prima descritto, si cercherà la disposizione che offre il costo totale più basso, cioè che minimizza la (1). • Si noti che se i CdL sono reparti, la (1) fornisce il costo riferito ai baricentri dei reparti. Studio del plant layout 11 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Misure di distanze Distanza euclidea • Considerate: – xi, coordinata x del baricentro del CdL i; – yi, coordinata y del baricentro del CdL i; – dij, distanza tra i baricentri di i e j, quest’ultima sarà: d ij = ( xi − x j ) 2 + ( yi − y j ) 2 • Questa misura si utilizza più spesso per problemi di ubicazione, ma anche in presenza di certi sistemi di trasporto “diretti” o approssimativamente tali. Studio del plant layout 12 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Distanza rettilinea • Essa è pari alla somma della lunghezza orizzontale e verticale tra i baricentri dei CdL i e j: d ij =| xi − x j | + | yi − y j | (xj,yj) (yj-yi) (xi,yi) Studio del plant layout (xj-xi) 13 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Distanza sul percorso effettivo • Si tratta della reale distanza che un mezzo di trasporto, che si muove lungo corsie, deve percorrere per andare dal CdL i al CdL j (nella figura a+b+c+d). • Il percorso reale non è in genere noto nelle fasi iniziali, questa distanza è dunque usata nelle fasi successive di pianificazione e valutazione. CdL j d CdL i CdL k c a b Studio del plant layout 14 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Pianificazione sistematica del layout • Si tratta di disporre una procedura che prende in considerazione sia il criterio dei flussi che criteri di affinità indipendenti dai flussi. • I CdL sono centri di attività che richiedono l’assorbimento della risorsa “spazio fisico” e che sono in relazione tra loro. • Ciascun centro di attività può essere rappresentato da un identificatore di pianificazione dello spazio (space planning identifier – SPI) Studio del plant layout 15 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Due CdL sono in relazione – sia per quanto riguarda i flussi; – sia per altri tipi di affinità, cioè per tutti quei fattori che esprimono il grado di mutua attrazione (cfr. nel seguito). • Le affinità possono essere positive, negative o neutre. • Per sviluppare compiutamente le affinità tra i CdL si dovrà: – – – – calibrare i flussi materiali; determinare le affinità indipendenti dai flussi; integrare le affinità dei due tipi; valutare e rivedere le percentuali dei diversi gradi di affinità presenti. Studio del plant layout 16 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Valori di vicinanza • Si impiegano le seguenti classi di vicinanza per una coppia i-j: – A: assolutamente necessaria – i e j adiacenti; – E: particolarmente (especially) importante – i e j vicini e adiacenti se possibile; – I: importante – i e j vicini; – O: ordinaria – i e j vicini qualora sia possibile; – U: non importante (unimportant); – X: non desiderabile, da evitare – i e j non devono essere adiacenti. Studio del plant layout 17 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Le classi di valore viste costituiscono una scala che indica l’importanza di ubicare due CdL vicini. • Il significato da A a U è chiaramente ordinale: la collocazione terrà conto prima delle relazioni A, poi di quelle E e così via. • X ha un livello di importanza paragonabile ad A. • Se un CdL i ha molte relazioni di classe A con altri, si cercherà di posizionare tali CdL in prossimità di i: è chiara quindi la necessità di mantenere il numero di relazioni di tipo A sufficientemente basso (5% del totale). Studio del plant layout 18 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Calibrazione dei flussi • I flussi presi in considerazione in questo approccio sono quelli di materiali. • Le loro intensità devono essere trasformate nelle classi della scala precedente: una maggiore intensità dei flussi implica una maggiore affinità. • Si dispongono i valori dei flussi (matrice delle frequenze) tra coppie (pij) in un grafico a barre ordinato: si ottiene una distribuzione del tipo di Pareto. • Similmente ad un’analisi ABC si procede quindi a ripartire i flussi secondo la scala A-U. Studio del plant layout 19 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 0 5 Impianti industriali 10 15 20 25 30 35 40 5-6 1-2 4-5 4-6 3-5 2-6 3-4 3-6 A 1-3 E 2-3 1-6 I 1-4 2-5 1-5 2-4 Studio del plant layout O 20 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Affinità indipendenti dai flussi • Nel progetto di layout certe affinità che non dipendono dai flussi possono essere altrettanto importanti. • I motivi di ciò comprendono: – vincoli o problematiche ambientali; – similitudini di processo; – condivisione di risorse (attrezzature, operatori, supervisione ecc); – miglioramento della qualità di prodotto/processo; – distribuzione dei servomezzi; – problematiche di sicurezza; – adeguamenti alle strategie aziendali; – regolamenti; – comunicazione tra i CdL. Studio del plant layout 21 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • L’attribuzione di un valore (A-X) ad un’affinità di questo tipo, è principalmente un fatto soggettivo. • Per questo, l’assegnazione di un certo valore di vicinanza deve essere sempre motivata. • L’analisi deve essere condotta in collaborazione con i responsabili tecnici del reparto o dello stabilimento e con quelli della logistica e dell’ufficio tecnico (cicli di lavorazione). Studio del plant layout 22 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Esempi: A stoccaggio e taglio lamiere movimentazione simile E verniciatura primaria e secondaria condivisione risorse I sub-assemblaggio e assemblaggio controllo O produzione e stoccaggio finiti convenienza U linea assemblaggio e attrezzeria contatti infrequenti X rumore progettazione e assemblaggio Studio del plant layout 23 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Diagramma delle affinità 1 2 grado di affinità A 3,5 motivi Gradi di affinità: A: assolutamente necessario E: specialmente importante I: importante O: ordinario U: non importante X: da evitare 3 4 5 6 7 8 Studio del plant layout Motivi: 1 2 3 4 5 6 24 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 • Impianti industriali I dati in un diagramma di affinità si inseriscono seguendo alcuni passi: 1. registrazione delle informazioni sul progetto; 2. elencare e numerare le motivazioni nella tabella appropriata. Si possono anche inserire i flussi di materiali come motivo 1. 3. elencare ordinatamente i CdL sulla colonna a sinistra; 4. inserire il grado di affinità nella casella d’incrocio appropriata; 5. inserire la/le motivazione/i che hanno spinto a scegliere il livello indicato. Studio del plant layout 25 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Integrazione delle affinità • A questo punto si possiedono dati strutturati secondo la scala A-X sia per i flussi che per le altre affinità. • Per integrare le due informazioni si possono seguire i passi: 1. determinare il rapporto affinità-flusso/affinità-non-flusso; 2. moltiplicare i punteggi attribuiti ai livelli di scala, relativi a una coppia ij, (affinità-flusso) per il peso ricavato dal passo 1.; 3. moltiplicare i punteggi attribuiti ai livelli di scala, relativi a una coppia ij, (affinità-non-flusso) per il peso ricavato dal passo 1.; 4. sommare i punteggi; 5. ordinare i valori ottenuti su un diagramma a barre; 6. calibrare le affinità totali. Studio del plant layout 26 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Note • I rapporti a-f/a-n-f più usati sono 2:1 e 1:1. I pesi (w) corrispondenti sono 0,66/0,34 e 0,5/0,5. • Utilizzare rapporti superiori a 2:1 penalizza eccessivamente le a-n-f implicando un impatto non significativo delle stesse. • Per la definizione dei punteggi (rij) e la “pesatura” degli stessi si può impiegare una matrice. • In conclusione si ricava una tabella ordinata che riassume la combinazione delle affinità; il punteggio integrato per ogni coppia i-j (Rij) è fornito da Rij = rijf ⋅ w f + rijnf ⋅ wnf Studio del plant layout 27 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Studio del plant layout Impianti industriali 28 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Coppie 5-6 1-2 4-5 2-6 4-6 3-5 3-4 3-6 1-3 2-3 1-6 1-4 2-5 1-5 2-4 Studio del plant layout r 4 4 3 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 0 affinità flussi w parz. 0,66 2,64 0,66 2,64 0,66 1,98 0,66 1,32 0,66 1,32 0,66 1,32 0,66 1,32 0,66 1,32 0,66 0,66 0,66 0,66 0,66 0,66 0,66 0,66 0,66 0,66 0,66 0,66 0,66 0 Impianti industriali affinità non flussi r w parz. 4 0,33 1,32 3 0,33 0,99 3 0,33 0,99 3 0,33 0,99 2 0,33 0,66 2 0,33 0,66 1 0,33 0,33 0 0,33 0 2 0,33 0,66 2 0,33 0,66 1 0,33 0,33 1 0,33 0,33 0 0,33 0 0 0,33 0 1 0,33 0,33 R 4,0 3,6 3,0 2,3 2,0 2,0 1,7 1,3 1,3 1,3 1,0 1,0 0,7 0,7 0,3 livello A A E I I I I O O O O O O O U 29 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Percentuali dei gradi di affinità • Il numero totale di affinità non dovrebbe essere troppo elevato e la distribuzione delle frequenze dei livelli dovrebbe comprendere valori contenuti di A e valori E-U via via crescenti. • Anche gli X dovrebbero essere contenuti. • Per un layout per processo (lotti) valori tipici sono: – – – – – – A E I O U X Studio del plant layout 1-3% 2-5% 3-8% 5-15% 0-85% 0-10% 30 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Si noti che in generale: – nelle produzioni in linea (layout per prodotto) i flussi di materiali e di comunicazione sono semplificati. Questo significa un numero contenuto di affinità e pochi livelli di tipo A ed E; – nelle produzioni a lotti (layout per processo) sono presenti più interazioni ed incroci, con flussi pesanti. Ciò conduce a un numero di affinità più alto e un buon numero di livelli A ed E. Studio del plant layout 31 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Diagrammi di configurazione • Il posizionamento di massima dei CdL può essere sviluppato a partire dalle informazioni contenute nella tabella finale delle affinità. • Considerando i diversi CdL come dei nodi si può in primo luogo elaborare un diagramma qualitativo che contiene informazioni di affinità e posizione. • I livelli si rappresentano con linee differenti: – – – – – – A: 4 linee; E: 3 linee; I: 2 linee; O: 1 linea; U: nessuna linea; X: una linea a dente di sega. Studio del plant layout 32 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Il diagramma di configurazione si realizza per gradi, a partire dal livello A fino a quello X, spostando i nodi convenientemente al crescere del numero di relazioni rappresentate. • Le relazioni di grado più elevato devono però rimanere bloccate. • I nodi utilizzati nei diagrammi di configurazione possono rappresentare grossomodo i baricentri dei CdL: sarà allora necessario rivedere parzialmente la disposizione ottenuta sulla base degli ingombri reali. Studio del plant layout 33 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Studio del plant layout Impianti industriali 34 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali 2 1 6 4 7 8 3 5 Studio del plant layout 35 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali 1 2 4 7 8 5 6 3 Studio del plant layout 36 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali maglia del fabbricato 2 1 4 6 7 8 5 3 Studio del plant layout 37 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Metodi quantitativi • Alcuni metodi di studio del plant layout prendono in considerazione solo le informazioni di tipo quantitativo, in particolare flussi e distanze. Metodo del triangolo di Buff • Un primo metodo utilizza un diagramma simile a quello delle affinità, ma in cui sono riportati solo i dati di flusso (O/D) e il verso. • Sulla base delle intensità riscontrate si punterà ad avvicinare i CdL con maggiori intensità. Studio del plant layout 38 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Metodo delle intensità di traffico • Su una tabella si riportano i CdL in successione numerata e una rappresentazione sintetica dei cicli da cui si ottengono i diversi prodotti. • Sono poi presenti altre tre righe che riportano: – la produzione per il periodo considerato (giorno, mese ecc); – la quantità di prodotto contenuto nell’unità di movimentazione (ad es. pallet o contenitore); – il numero (calcolato) di contenitori per periodo movimentati. Studio del plant layout 39 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Studio del plant layout Impianti industriali 40 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • In un diagramma triangolare si riportano sulla prima riga, da destra verso sinistra, e sulla prima colonna, dall’alto in basso, ordinatamente i CdL. • Dalla tabella precedente si ottengono per ogni coppia i-j le intensità di traffico. • In ogni casella della diagonale a 45°si riportano le somme dei valori sulla riga e sulla colonna di cui la casella costituisce l’incrocio. • Tale valore è il totale dei trasporti (in arrivo o in partenza) che interessano un CdL. Studio del plant layout 41 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Studio del plant layout Impianti industriali 42 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Studio del plant layout Impianti industriali 43 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Si tratta ora di posizionare adiacenti i CdL tra cui c’è il maggiore traffico. • Tradizionalmente si utilizza un reticolo in cui sono posizionati dei cerchi rappresentanti i CdL a partire dalle coppie che richiedono prossimità. • I nodi sono collegati da segmenti su cui sono riportati i valori di intensità di trasporti desunti dalla matrice triangolare. • Successivamente si procederà similmente a quanto visto in precedenza: si useranno delle sagome in scala che rappresentano l’ingombro dei diversi CdL. Studio del plant layout 44 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Studio del plant layout Impianti industriali 45 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Metodi ottimizzanti Modello per il layout su riga singola • Si fanno le seguenti ipotesi: – i CdL hanno ingombri con forma quadrata o rettangolare e le loro dimensioni sono note a priori; – i CdL sono disposti lungo una linea retta; – l’orientamento dei CdL è noto a priori; – non ci sono vincoli nelle dimensioni dell’area che deve ospitare i CdL. Studio del plant layout 46 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Parametri del modello – – – – – – n cij pij li dij H numero di CdL del problema; costo unitario di trasporto per unità di distanza tra i e j; numero di trasporti tra i e j; lunghezza del lato orizzontale del CdL i; distanza minima di separazione tra CdL i e CdL j; dimensione orizzontale dell’area. • Variabili decisionali del modello – xi Studio del plant layout distanza tra il baricentro del CdL i e la linea verticale di riferimento (LVR). 47 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Il modello è: n −1 minimizzare n ∑ ∑c i =1 j =i +1 ij pij | xi − x j | 1 con i vincoli | xi − x j |≥ (li + l j ) + d ij 2 i = 1,2,..., n − 1 j = i + 1,..., n • La funzione obiettivo rappresenta i costi totali dovuti ai trasporti tra i CdL. • I vincoli assicurano che due CdL non siano sovrapposti. Studio del plant layout 48 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali li dij lj CdL j CdL i xi xj LRV Studio del plant layout 49 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Le condizioni di non negatività non sono necessarie ma possono essere aggiunte. • La disposizione risultante vedrà i CdL: – disposti orizzontalmente su una singola riga; – vicini l’uno all’altro il più possibile. • Si può infine considerare la dimensione massima orizzontale dell’area in cui disporre i CdL; il vincolo sarà: 1 1 H − li ≥ xi ≥ li 2 2 Studio del plant layout 50 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali xj xi CdL i CdL j li lj H LRV Studio del plant layout 51 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali Modello per il layout su righe multiple • Il modello che sarà presentato appartiene alla categoria di problemi definiti problemi di assegnazione quadratica (quadratic assignment problem – QAP). • Si tratta di assegnare m CdL ad n possibili posizioni: un QAP base considera un ugual numero di CdL e di posizioni. • Se si hanno m<n CdL, per usare questo modello si dovranno creare n-m CdL fittizi attribuendo un flusso nullo di trasporti tra ognuno di essi e ciascuno degli altri (fittizi comprese). • Per m>n il problema è impossibile. Studio del plant layout 52 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Il modello è quadratico poiché la funzione obiettivo è una funzione di secondo grado delle variabili decisionali. • Parametri del modello – n numero di CdL e di posizioni; – cjl costo unitario di trasporto tra le posizioni j e l; – pik flusso di materiali dal CdL i al CdL k. • Variabili decisionali del modello 1 se il CdL i è posto nella posizione j xij = 0 altrimenti Studio del plant layout 53 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • Si fanno le seguenti ipotesi: – pik è indipendente dalla posizione dei CdL; – cjl è indipendente dai CdL; – è meno costoso trasportare il materiale direttamente dal CdL i al CdL k che attraverso una terza posizione. • Il modello è n minimizzare n n n ∑∑∑∑ p i =1 j =1 k =1 l =1 i ≠k j ≠l n con i vincoli (1) = 1 i = 1,2,..., n ∑x =1 i =1 (3) Studio del plant layout c jl xij xkl ∑x j =1 n (2) ik ij ij j = 1,2,..., n xij = 0 o 1 i, j = 1,2,..., n 54 Università degli Studi di Trieste – a.a. 2009-2010 Impianti industriali • La funzione obiettivo rappresenta il costo totale di movimentazione tra i CdL per una certa configurazione. • Per ogni coppia di CdL, esso dipende dall’entità dei flussi tra i due CdL e dalla distanza tra le loro posizioni. • I vincoli (1) e (3) assicurano che ogni CdL sia assegnato ad una e una sola posizione; i vincoli (2) e (3) assicurano che ogni posizione vede ad essa assegnato uno e un solo CdL. 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