296 I Vangeli apocrifi nella pittura
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296 I Vangeli apocrifi nella pittura
n° 296 - settembre 2000 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it I Vangeli apocrifi nella pittura I Vangeli apocrifi, non riconosciuti dalla Chiesa come testi ispirati (letteralmente libri “segreti”, successivamente a significare libri “falsi”), sono databili per lo più tra il II e il VI secolo d.C.: essi colmano il vuoto dei quattro Vangeli canonici sulla Natività ed Infanzia di Maria, sull’Infanzia di Gesù, sulla Storia di Giuseppe il falegname, sulla Storia di Pilato, sulla Discesa di Gesù agli Inferi, sulla Morte ed Assunzione della Vergine, ecc. Pur essendo fuori dalla Chiesa ufficiale (la quale tuttavia fu indulgente verso diverse parti di essi, tanto da accettarne tacitamente numerose notizie e particolari) i Vangeli apocrifi hanno lasciato una traccia profondissima nella tradizione cristiana, popolare ed artistica insieme: la loro storia è sotterranea, i fedeli non li hanno letti, la Chiesa non li divulga e anzi per secoli o li ignora o li critica violentemente o addirittura li condanna, eppure Giotto, Dante, Petrarca, Carpaccio, Tiziano, Michelangelo, Raffaello, Milton devono averli letti se hanno raccontato o dipinto scene che solo essi contengono. Fu soprattutto Jacopo da Varagine nella Legenda Aurea a riprendere molte delle notizie riportate in essi: il libro ebbe una fortuna enorme nel XIV e XV secolo, ed ispirò sia i letterati sia soprattutto i maestri del colore. “Di contr’a Pietro vedi sedere Anna/tanto contenta di mirar sua figlia,/che non move occhio per cantare osanna;” (Dante, Paradiso, Canto XXXII, vv. 133-135) Nessuno dei quattro evangelisti parla della famiglia di Maria: chi sono dunque il Gioacchino e l’Anna che i cristiani chiamano San Gioacchino e Sant’Anna e di cui si celebrano le feste come feste del padre e della madre di Maria? Le cui storie furono affrescate da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova e da Giovanni da Milano nella Basilica di Santa Croce a Firenze? Chi mai per primo parlò di Anna, madre di Maria Vergine, che Dante pose nella rosa celeste dell’Empireo, e che Leonardo raffigurò, insieme a Maria e al Santo Bambino, nel famosissimo dipinto oggi al Louvre? E che già Masaccio aveva raffigurato nel celeberrimo dipinto degli Uffizi? Nel Protovangelo di Giacomo si narra di Gioacchino, uomo molto ricco, che si ritirò in preghiera per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto per invocare che sua moglie Anna avesse un figlio. Un Angelo del Signore apparve sia ad Anna sia a Gioacchino ad annunciare che la loro speranza sarebbe stata esaudita; Anna attese il ritorno di Gioacchino dal deserto e lo incontrò alla Porta Aurea di Gerusalemme (incontro raffigurato anche in una famosa incisione di Albrecht Durer). Dopo nove mesi nacque Maria: anche questo episodio fu immortalato dal pittore tedesco in una incisione del 1502 (ma, tra gli altri, già Pietro Lorenzetti e Paolo Uccello avevano dipinto una Natività di Maria). Anche il Vangelo dello pseudo-Matteo, il Vangelo dell’infanzia armeno e il Libro sulla Natività di Maria narrano, con minore o maggiore dovizia di particolari, quanto raccontato dal Protovangelo di Giacomo. “... Non fu più il seno di Anna,/ tra le mura discrete,/a consolare il pianto,/a calmarti la sete;/dicono fosse un Angelo/ a raccontarti le ore,/a misurarti il tempo/tra cibo e Signore...”. (Fabrizio De André, L’infanzia di Maria, da La buona novella, 1970) I medesimi quattro Vangeli apocrifi sopra menzionati raccontano anche dell’infanzia di Maria. La bambina fu portata al Tempio al compimento dei tre anni, quando fu ultimato il tempo dell’allattamento, e fu affidata ai Sacerdoti affinché fosse educata Masaccio: Crocefissione - Napoli, Museo di Capodimonte pag. 2 insieme ad altre vergini. Al Museo Civico di Lodi una formella lignea intagliata e colorata di Bongiovanni e Giovanni Bassiano Lupi raffigura la presentazione di Maria al Tempio. “La neve! - Ecco una stalla! - Avrà posto per due?/- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!/Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue.../Maria già trascolora, divinamente affranta... Il campanile scocca/la Mezzanotte Santa.” Tiziano: Presentazione di Maria al tempio - Venezia, Galleria dell’Accademia e Quattrocento trae il suo principio ispiratore proprio da questa icona della Natività. (Guido Gozzano, La Notte Santa) Il terzo Vangelo canonico di Luca parla unicamente di una mangiatoia. Specificatamente della grotta parlano invece diversi apocrifi: il Protovangelo di Giacomo, il Vangelo dello pseudoMatteo, il Vangelo dell’infanzia arabo siriaco ed il Vangelo dell’infanzia armeno. Del bue e dell’asinello parla invece unicamente il Vangelo dello pseudo-Matteo. La grotta e la mangiatoia, il bue e l’asinello, propri della tradizione apocrifa,sono, sin dai primi secoli, il contesto naturale ove si colloca la nascita di Gesù, in un’atmosfera di sacra e divina umiltà. Dalle origini fino ai giorni nostri questi saranno, dunque, gli elementi costitutivi dell’immaginario cristiano, sia popolare che colto, fondamento di tutta l’iconografia successiva. In particolare, non si dimentichi che tutta la pittura italiana del Tre “... figlio, pate e marito!/Figlio, chi t’ha ferito?/Figlio, chi t’ha spogliato?”. (Jacopone da Todi, Donna de Paradiso, vv. 89-91) Sul dolore di Maria lungo la via dolorosa i Vangeli canonici sono estremamente scarni: lo si può indirettamente immaginare da un passo del terzo Vangelo di Luca (23, 27). Solo Giovanni comunque parla esplicitamente della presenza di Maria ai piedi della croce ad assistere all’agonia del Figlio (19, 26). Viceversa il Vangelo di Nicodemo riporta ampiamente il cordoglio e le grida di disperazione e di dolore di Maria; eccone un breve passo: «...In che maniera ti piangerò, dolcissimo figlio mio, vedendoti morto ingiustamente? Come potrò guardarti, carissimo frutto del mio corpo? Come potrò vivere senza di te? Rendo grazie al sole che si è oscurato per te, figlio mio, e alla terra che si è spalancata e ha tremato, e alle rupi che hanno cozzato fra di loro, vedendo l’empietà degli immemori Giudei. Come posso non fare cordoglio per te, figlio mio, e come non lacerarmi il volto con le unghie?....». E proprio dalle pagine di questo apocrifo derivarono non solo le sacre rappresentazioni medioevali, ma soprattutto le raffigurazioni pittoriche e/o scultoree di crocifissioni, pietà, compianti, deposizioni di secoli e secoli di arte italiana prima ed europea poi, in cui sembra quasi di sentire i lamenti uscire dalle tele. Basti pensare a L’andata al Calvario di Bruegel (Kunsthistorisches Museum, Vienna) ed alla Crocifissione di Masaccio, conservata al Museo Nazionale Capodimonte a Napoli. Intorno poi alle apparizioni di Gesù risorto, nessuno dei quattro vangeli canonici attesta che Egli apparve a Sua Madre. Eppure una tradizione apocrifa risalente al Vangelo di Gamaliele, peraltro accettata anche dalla Chiesa fin dai tempi di S. Ambrogio, vuole che Gesù per la prima volta sia apparso proprio a Sua Ma- pag. 3 dre, che avrebbe poi serbato sempre il silenzio su questo privilegio. Ed anche la credenza di un tale incontro è stata non di rado pittoricamente rappresentata (vedasi ad es. un dipinto del Moretto, Gesù risorto incontra Sua Madre, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia). “…Io era nuovo in questo stato,/quando ci vidi venire un possente,/con segno di vittoria coronato. Trasseci l’ombra del primo parente,/d’Abèl suo figlio e quella di Noè,/di Moisè legista e ubidiente;/Abraàm patriarca e David re,/Israèl con lo padre e co’ suoi nati/e con Rachele, per cui tanto fé,/e altri molti, e feceli beati.” toria del Bene sul Male. E Dante, nel dipingere i diavoli infernali, doveva avere in mente il terribile diavolo Beliar del Vangelo di Bartolomeo, avvolto da catene di fuoco, con le narici sprigionanti un fumo di odore fetido, con la bocca come la fenditura di un precipizio. Non solo l’arte italiana ha raffigurato questo viaggio agli Inferi di Gesù (si pensi, ad esempio, al particolare della Chiesa Inferiore di San Francesco ad Assisi, della Scuola di Pietro Lorenzetti), ma anche la pittura bizantina: vedasi il mosaico della chiesa di Dafni (XI secolo) o la icona della chiesa della Resurrezione a Kolomna (fine XIV secolo). (Dante, Inferno, Canto IV, vv. 5261 ) “Vergine santa, d’ogni grazia piena,/che per vera et Così Virgilio, nel IV altissima humiltate/saliCanto dell’Inferno, ri- sti al ciel...” corda a Dante la discesa (Petrarca, Canzoniere di Gesù agli Inferi, avCCCLXVI, vv. 40-42) venuta tra la Sua morte La morte di Maria, in e la Sua risurrezione, a presenza di Pietro e di liberarvi le anime di tutti gli apostoli, e la Adamo (“il primo pa- sua Assunzione in Cielo rente”) e di tutti i giu- sono state per secoli e sti, per portarle alla luce secoli un tema pittorico del Paradiso per l’eter- frequentissimo: basti nità. Questa discesa di pensare alla Morte della Gesù agli Inferi, solo Vergine di Caravaggio al brevemente accennata Louvre, al Transito della in vari passi neo testa- Vergine del Mantegna al mentari, divenne, a par- Prado ed alla Madonna tire dal IV secolo, am- dell’Assunta di Tiziano pio argomento di di- nella Chiesa dei Frari a versi apocrifi (Vangelo Venezia. Della morte e di Nicodemo, La ven- dell’Assunzione di Madetta del Salvatore, Van- ria parlano numerosi gelo di Bartolomeo, scritti apocrifi, di cui ecc.). In essi Gesù scende i più noti sono la Dorcon la Sua luce ad il- mizione della Santa Maluminare l’Inferno, ad dre di Dio ed il Trananticipare la futura vit- sito della Beata Vergine Raffaello: Sposalizio della Vergine - Milano, Pinacoteca di Brera Maria. Intorno al letto di Maria morente vengono riuniti tutti gli Apostoli per opera dello Spirito Santo, i viventi trasportati su nubi luminose da ogni estremo del mondo romano ove si erano spinti a diffondere la Buona Novella, quelli già morti risorti dai sepolcri. La Vergine morta viene assunta in Cielo in anima e corpo, accompagnata da Cristo, tra splendori abbaglianti di luci e cori di Angeli. francesco fiorista