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Raccontare è
raccontarsi
Scuola Secondaria di Primo grado “Nicola Sole”
Senise (Potenza)
L’immagnine riportata in copertina è tratta dal calendario 2012
“Solidarietà per la pace”
Progetto dell’Associazione Italia Uganda ONLUS
Laboratorio di scrittura
classe II C
Biennio Scolastico 2010/2011 - 2011/2012
Presentazione
Legittimazione pedagogica
dell’itinerario didattico
Sono figlia della “buona scuola” fondata sulla sacralità del sapere, intesa
come mezzo di elevazione sociale e fonte di benessere, strumento per rendere
possibile una vita umanamente ricca, una scuola radicata nell’idea che il senso
del dovere costituisse la strada privilegiata per ottenere buoni risultati, ma
sono grata ai miei maestri per avermi fatto assaporare anche l’estasi della
“bella scuola”, facendomi esplorare, insieme alla meravigliosa solitudine
dell’imparare, la compagnia dello stare insieme sui sentieri dell’operatività,
gioia autentica che non ho mai smesso di portarmi dentro.
In tutti gli anni che hanno scandito la mia vita professionale ho cercato anch’io
di affiancare alla “buona scuola”, tutta centrata sull’etica della responsabilità,
la “bella scuola” tesa a ricercare e a creare il benessere soggettivo, ad utilizzare
la negoziazione didattica per motivare all’apprendimento, a declinare il valore
della bellezza con i climi relazionali all’interno del gruppo classe, a stimolare il
pensiero creativo e divergente anche come capacità di progettazione e
organizzazione del proprio futuro; e, ogni volta, ho avuto la conferma che,
nell’emozione dell’apprendere, l’etica e l’estetica non si escludono, anzi, si
completano a vicenda.
In quest’ottica si colloca il laboratorio di scrittura che ha coinvolto i ragazzi
della 2^ C, nell’arco temporale di un biennio scolastico, ventidue vulcani in
eruzione alla perenne ricerca di un motivo per cui valesse veramente la pena
imbrigliare le proprie energie, distogliere la propria attenzione dall’oggetto
del desiderio di turno e focalizzarla sull’oggetto culturale proposto.
Un laboratorio come risposta ad un bisogno primordiale dell’uomo:
Comunicare; le Nuove Indicazioni per il curricolo ne sottolineano il valore
quando affermano che “la classe è una comunità di discorso in cui ognuno
ha diritto di parola”, di qui la premura iniziale di creare un clima facilitante
la comunicazione e, in seguito, di mantenerlo per liberare, accrescere e
moltiplicare le capacità personali di ognuno in un dialogo fecondo con altre
identità.
Alle discussioni, spesso animate, sui fatti e gli eventi che si imponevano
all’attenzione collettiva, all’incanto che si creava nella lettura di un testo poetico
o narrativo, alla gioia e all’entusiasmo che accompagnava ogni iniziativa a cui
i ragazzi rispondevano sempre con prontezza e coinvolgimento totale, seguiva
I
la riflessione logica sull’esperienza, il pensare silenzioso e individuale, lo spazio
della creatività e dell’esercizio dell’autonomia di lavoro, per narrare non solo
le proprie esperienze, le vicende realmente accadute, quelle di cui si può dare
testimonianza, ma anche vicende frutto dell’immaginazione e della fantasia.
In tal modo si stabiliva un rapporto di interazione tra il soggetto e la sua
interiorità, tra il soggetto e la realtà; il titolo della raccolta contiene, in nuce, il
senso del lavoro: stabilire un nesso tra la soggettività individuale e l’oggettività
dei fatti e degli eventi, tutti hanno vissuto la stessa esperienza, ma ognuno l’ha
percepita a modo proprio, ne ha colto un aspetto che si è imposto alla sua
sensibilità, le ha attribuito un valore che ha commisurato al coinvolgimento
emotivo con cui ne ha seguito il processo.
Non sarà difficile, per il lettore, tratteggiare la personalità degli autori, pur non
avendone una conoscenza diretta, perché ciascuno di loro nel raccontare si
racconta.
Si è trattato di un itinerario di lavoro razionale, emotivo ed espressivo che ha
dato spazio all’autostima , ampiezza e spessore alle competenze di ciascuno,
facendole interagire e confrontare con quelle degli altri, il momento della
socializzazione dei testi era sempre occasione per imparare a pensare e ad
apprendere, straordinaria rivelazione della realtà dentro e fuori dell’io, che li
aiutava a conoscere e a conoscersi e, in questa presa d’atto, a gettare le basi
per costruire la meraviglia del futuro.
Man mano che il lavoro procedeva, i ragazzi apprendevano che la scrittura
non è solo un atto creativo, ma anche procedura logica in cui le regole apprese
vengono applicate e migliorano le competenze individuali; è un processo lento,
in continuo svolgimento, che richiederà un esercizio costante e guidato anche
negli anni successivi perché possa dare buoni frutti.
Il nostro è solo un primo passo, si sa che il cammino è lungo e ne richiede
molti altri.
Utilizzare la scrittura come mezzo per l’autonarrazione o per la memoria di
un vissuto collettivo, come analisi delle esperienze, metacognizione,
documentazione e valutazione dei percorsi, è un’operazione collaudata nel
tempo, in tutti i cicli precedenti i ragazzi hanno avuto le stesse opportunità,
pur con modalità e impostazioni differenti, se solo avessimo avuto modo di
rilegare i giornalini pubblicati, senza soluzione di continuità, in oltre un ventennio,
avremmo non solo una biblioteca più ricca, ma una documentazione preziosa
del curricolo e della storia della nostra scuola, una ricchezza inesauribile di
II
idee, proposte, attività poste in essere da consegnare alle nuove leve, una
fonte cui poter attingere per rispondere con più entusiasmo e creatività ai
bisogni di sempre e, in primis, al desiderio che abita in fondo al cuore di ogni
uomo: Realizzarsi pienamente!
Il fare e l’agire consapevole non sono state semplici situazioni occasionalmente
utilizzate al servizio del sapere teoretico, ma, come si evince dai testi che
documentano le esperienze vissute e le attività svolte, hanno costituito il fine
stesso dell’azione educativa, accanto al laboratorio di scrittura, i ragazzi sono
stati impegnati nel laboratorio teatrale, artistico, musicale, ambientale.
Il modello organizzativo del tempo prolungato ha creato le condizioni favorevoli
per esperire queste modalità di apprendimento, un Consiglio di classe coeso
e flessibile ha creato il clima giusto, perché il lavoro andasse a buon fine.
Alla dirigente scolastica che ha puntato allo sviluppo, alla crescita e
all’innovazione della scuola, enfatizzando la funzione di motivazione e di
valorizzazione delle risorse umane, in una gestione partecipata, facendo leva
sulle capacità di coinvolgere e di trascinare; a tutti i miei colleghi, con cui ho
condiviso anni di intenso e proficuo lavoro, fondato sulla stima e sul rispetto
reciproco, va il senso della mia più viva gratitudine per la comprensione, la
collaborazione e l’affetto che, giorno dopo giorno, hanno saputo darmi,
favorendo la mia crescita professionale e umana, in un clima di confortevole
serenità.
Ai ventidue autori di questo volume, che ogni giorno e ogni ora ho cercato
di motivare all’apprendimento, guidandoli a scoprirne il valore e la bellezza,
accompagnandoli a delineare orizzonti di senso per illuminare la mente e
irrobustire il cuore, a tutti loro che ci hanno regalato i propri pensieri, dando
voce alle proprie emozioni, auguro di essere, nella grande città umana, nota di
armonia meravigliosa, voce determinante che si riflette sul mondo.
Maddalena Marcone
III
La narrazione: una strada per crescere!
Francesca Napoletano, psicologa e formatrice,
collaboratrice del professor Comoglio
Università Salesiana ROMA
Raccontare è raccontarsi, è questo il titolo della raccolta delle pagine di
diario dei ragazzi della I C (ora II C) della Scuola Media “Nicola Sole” di
Senise. Non ho mai incontrato di persona questi ragazzi, ma li ho conosciuti
attraverso i loro scritti. Ho letto con interesse le loro diverse storie. Il racconto
dei loro ricordi passati, la descrizione di eventi appena accaduti, la narrazione
delle ansie, delle loro scoperte, dei loro piccoli grandi successi, l’illustrazione
dei loro sogni, l’esplicitazione dei loro pensieri e delle loro riflessioni riguardo
ad eventi di cronaca vicini e lontani a loro. Ho scoperto in alcuni la grande
capacità di descrivere gli eventi e le situazioni, in altri di far vivere al lettore le
loro emozioni, in altri ancora la capacità di strappare un sorriso, in altri la
capacità di suscitare stupore e meraviglia.
Vorrei esplicitare meglio gli aspetti che ho rilevato come più significativi e, in
seguito, far riferimento al metodo narrativo per avvallare la grande valenza
educativa degli scritti di questi ragazzi.
Ecco, ho colto due aspetti fondamentali in generale, uno relativo ai cambiamenti
nel tempo, l’altro relativo alle differenze individuali. Nel procedere dei loro
scritti si evidenzia un continuo miglioramento nella costruzione delle frasi, nella
ricchezza linguistica, nella capacità descrittiva, nell’espressione emotiva legata
ai diversi avvenimenti. Sembra che diventino man mano sempre più consapevoli
della funzione comunicativa del loro scrivere, quindi aumenta la specificità,
l’articolazione delle frasi con maggiori subordinate, legate alla principale, un
utilizzo più oculato dei vocaboli a seconda del messaggio da inviare e del
significato che vogliono veicolare. Ritengo significativo il loro miglioramento
nella capacità descrittiva degli eventi, dei luoghi o delle persone, permettendo
al lettore di potersi immedesimare nell’evento, “vedere” un paesaggio, una
persona con ricchezza di particolari. Altro elemento importante, riescono
sempre meglio a discriminare le loro sensazioni cogliendo le sfumature,
motivando ogni emozione in riferimento ad un evento o ad una situazione.
La particolarità di questi scritti è legata anche alle differenze individuali. Ognuno
ha espresso a suo modo, pensieri, sentimenti, vissuti, avvenimenti. Ognuno ha
mostrato la propria creatività e la propria logica narrativa, costruendo in maniera
diversa il significato da attribuire all’esperienza vissuta. Alcuni hanno utilizzato
la forma poetica, i più la forma descrittiva, altri ancora la forma argomentativa.
Queste differenze rendono evidente la ricchezza di ognuno, il diverso modo
IV
di approcciare la realtà, il diverso stile, l’unicità di tutti.
Gli aspetti rilevati permettono di rilevare la forte valenza educativa della
narrazione. Il metodo narrativo poggia le sue basi sulla tradizione umana globale
del tramandarsi storie e aneddoti fin dalla preistoria. Molti pedagogisti come
Dewey e Bruner hanno dato credito alla narrazione come mezzo per dare
senso alle cose, ai fenomeni ed agli eventi, per costruire nessi individuali fra i
fatti e arricchirli di particolari sempre diversi. Parlare di sé, in particolare,
significa scoprirsi, svelarsi, far conoscere sé agli altri, ma soprattutto a se
stessi, in una sorta di auto-riconoscimento che permetta alla persona di darsi
una struttura, di legare i diversi tasselli della propria vita dando senso ad
ognuno di essi, rafforzandoli. Riconoscersi significa individuare tutte le diverse
sfaccettature di sé, saper distinguere il vissuto interiore dalla realtà esterna,
costruire la propria identità e quindi rafforzare la propria autostima.
Conoscere pregi e difetti di sé è il primo passo per sentirsi in grado di affrontare
ogni situazione, di reggere a possibili fallimenti, individuando l’errore come
punto di riferimento per migliorare.
Narrare significa dare significato alla propria esperienza, riflettendo su di essa,
sistematizzando i pensieri, dandogli una logica diversa da quella mentale. La
mente raccoglie informazioni, spezzoni di esperienza, che vengono rievocati
sempre in maniera diversa a seconda del tempo e del contesto in cui ciò
avviene. La narrazione sistematizza tale rievocazione organizzandola
logicamente. Dunque la narrazione promuove il pensiero riflessivo.
Quando si raccontano fatti è necessario raccogliere informazioni, discriminare
quelle rilevanti da quelle meno, spiegare gli eventi, giustificare la propria
posizione. Questo significa promuovere il pensiero critico.
Narrare può significare anche rielaborare un contenuto in una forma espressiva
particolare, utilizzare similitudini e metafore per esprimere un messaggio o
ancora inventare una storia sprigionando la propria immaginazione. Narrare
permette di andare oltre la realtà, e poter approdare nel mondo della fantasia.
Attraverso la narrazione si può sviluppare il pensiero creativo.
Narrare significa fermarsi a pensare, riflettere su quale organizzazione logica
dare al testo, su quali contenuti esprimere, su cosa evidenziare e su come
enfatizzare un aspetto rispetto ad un altro, su cosa dire di sé, su quale
messaggio implicito far veicolare. Narrare significa promuovere i processi
metacognitivi, quei processi che ci permettono di porre l’attenzione prima,
durante, dopo un’azione, un pensiero, una sensazione. I processi metacognitivi
permettono di crearci delle aspettative e pianificare azioni, pensieri ed emozioni;
ci permettono di monitorare quello che facciamo, sentiamo, pensiamo nel
momento in cui ciò accade; ci permettono di verificare quello che abbiamo
V
fatto, sentito, pensato dopo che è accaduto. Usare i processi metacognitivi
significa essere consapevoli di ciò che si fa, significa poter scegliere di agire in
un modo piuttosto che un altro, significa saper riconoscere punti di forza e
punti deboli di qualsiasi situazione e quindi individuare come migliorare. I
processi metacognitivi sono fondamentali nella vita, aiutano a “gustare” ogni
momento ed a crescere consapevolmente, responsabilmente e
autonomamente.
Narrare significa anche creare un ponte tra chi scrive e chi legge e induce lo
scrittore a tener conto del suo lettore, immedesimarsi in esso e scegliere come
e cosa scrivere anche in base a ciò. Dunque la narrazione promuove
competenze relazionali importanti tra cui la capacità empatica di saper cogliere
il pensiero e l’emozione dell’altro, inteso come lettore, ma anche come
personaggio della storia che magari si sta costruendo. Narrare significa anche
sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie e altrui emozioni, saperle
discriminare e legarle agli eventi.
Il periodo adolescenziale che i ragazzi della scuola media vivono è proprio il
periodo della crisi d’identità, del passaggio dall’essere bambino al non essere
ancora grande. È il periodo dell’incertezza, delle domande su chi si è e chi si
vuole diventare. La narrazione può aiutare a dare senso al proprio vissuto
interiore e legarlo alla realtà esterna, può promuovere in loro pensiero riflessivo,
pensiero critico, pensiero creativo e processi metacognitivi, aspetti
fondamentali per la costruzione della propria identità e il rafforzamento
dell’autostima.
Oggi i ragazzi hanno bisogno di individuarsi, si ritrovano sempre più in una
giungla tecnologica, massmediatica a volte molto dispersiva, disorientante e
così complessa da confonderli, renderli incapaci di scegliere, di dare una
direzione, di fermarsi a pensare cos’è meglio per loro. E purtroppo a volte
non ci sono delle guide in grado di accompagnarli, mediare nelle difficoltà,
aiutarli a riconoscersi anche attraverso il conflitto. Raccontare e raccontarsi
può essere un modo per crearsi un sentiero nella giungla, costruendosi i mezzi
e raccogliendo le risorse per affrontare il sentiero nella maniera più saggia e
consapevole possibile, dandosi il tempo per ammirare la giungla e scegliere
quando e come fermarsi ad osservarla, da lontano o addentrandosi in essa
assumendosi rischi e lasciando spazio allo stupore e alla meraviglia.
Mi sembra che i ragazzi della II C della scuola media “Nicola Sole” di Senise
stiano diventando dei bravi “esploratori”. Auguro loro di continuare a migliorare
e far tesoro delle proprie esperienze, scoprendo giorno dopo giorno il tesoro
che è in loro, anche attraverso la narrazione.
Francesca Napoletano
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