Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e

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Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e
CONNESSIONE ECOLOGICA
BANDI 2014 AMBIENTE
RELAZIONE PRELIMINARE
dicembre 2015
CONNESSIONI ECOLOGICHE NELLA BASSA PIANURA
CREMONESE E MANTOVANA: IL CANALE ACQUE ALTE.
STUDIO DI FATTIBILITÀ
Ente capofila
WWF Cremona
Comune di San Daniele Po
Consorzio di bonifica
Dugali Naviglio Adda-Serio
Fondazione Lombardia
per l’Ambiente
Dugali Naviglio Adda-Serio
Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte
STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Gruppo di Coordinamento
Giovanni D’Auria
Carlo Lombardi
Franco Zavagno
WWF Cremona
Bassano Riboni, presidente
Andrea Verdelli, referente aspetti di comunicazione
Lucia Frati, referente aspetti economico-contabili
Consorzio di bonifica Dugali Naviglio Adda-Serio
Sergio Conti, direttore Dunas
Paolo Micheletti, referente progetto
Chiara Bonapace, referente progetto
Stefano Antonioli, dati tecnici
Stefano Antonioli, dati cartografici
Fondazione Lombardia per l’Ambiente
Riccardo Falco
Valentina Bergero
Fabio Arduini
Lorena Biffi
Tania Feltrin
Chiara Pedrini
Comune di san Daniele Po
Davide Persico, sindaco
Loredana Pini
Ingrid Gardini
Altri consulenti
Giovanni Lombardi, analisi impatti della rete idrica – componente faunistica
Fausto Leandri, monitoraggio lepidotteri ed odonati
Teatro Itinerante di Bertelli e Caraffini, comunicazione
Enti finanziatori
Fondazione CARIPLO
ATC 1 Cremona
Enti sostenitori
Gal Oglio Po “Terre d’acqua”
Provincia di Cremona
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SOMMARIO
0. INTRODUZIONE ....................................................................................................................................................... 3
0.1 Note generali e indicazioni metodologiche .............................................................................................................. 3
0.2 Contesto territoriale e ambito di intervento ............................................................................................................ 3
1. QUADRO TERRITORIALE E AMBIENTALE ................................................................................................................. 6
1.1 Inquadramento bioclimatico .................................................................................................................................... 6
1.2 Lo stato della risorsa suolo ...................................................................................................................................... 8
1.3 L’area di indagine .................................................................................................................................................... 10
1.4 Il Canale Acque Alte e il sistema idrografico connesso ........................................................................................... 12
1.4.1 Il canale acque alte nel contesto storico-territoriale ....................................................................................... 15
2. ANALISI DEGLI HABITAT E DEGLI ASPETTI VEGETAZIONALI ....................................................................................34
2.1 Quadro generale ..................................................................................................................................................... 34
2.2 Descrizione delle tipologie presenti ........................................................................................................................ 38
2.2.1 Aree urbanizzate .............................................................................................................................................. 38
2.2.2 Aree agricole .................................................................................................................................................... 40
2.2.3 Aree a maggior grado di naturalità .................................................................................................................. 47
2.3 I biotopi ................................................................................................................................................................... 61
2.3.1 Introduzione .................................................................................................................................................... 61
2.3.2 “Parco della Rocca di San Giovanni in Croce” (San Giovanni in Croce)............................................................ 62
2.3.3 “Bosco della ferrovia” (S. Giovanni in Croce) ................................................................................................... 67
2.3.4. “Torbiere di Belforte” (Gazzuolo, MN) ........................................................................................................... 70
2.3.5.“Torbiere di Gazzuolo” (Gazzuolo, MN). .......................................................................................................... 76
2.4 I transetti ................................................................................................................................................................ 79
2.4.1 Introduzione .................................................................................................................................................... 79
2.4.2 Transetto A ...................................................................................................................................................... 80
2.4.3 Transetto B....................................................................................................................................................... 83
4. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEGLI INTERVENTI GESTIONALI DELLE RIVE SULLE COMPONENTI BIOTICHE ............87
4.1 Flora e vegetazione ................................................................................................................................................. 87
BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................................................90
ALLEGATI
TAVOLE
TAVOLA 1 – Il sistema idrografico
TAVOLA 2 – Uso del suolo
TAVOLA 3 – Ubicazione fotografie, rilievi e transetti vegetazionali, campionamenti faunistici, biotopi
PROFILO DEI TRANSETTI
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
ELENCO FLORISTICO
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0. INTRODUZIONE
0.1 NOTE GENERALI E INDICAZIONI METODOLOGICHE
In termini logici e consequenziali, il progetto complessivo risulta così strutturato:





analisi della struttura territoriale delle aree in oggetto, con particolare riferimento alla
componente vegetazionale;
verifica delle presenze faunistiche, della loro distribuzione e delle direttrici
preferenziali di transito nell’ambito dell’area d’indagine;
individuazione e caratterizzazione dei corridoi e dei varchi ecologici più significativi ai
fini della connessione tra i differenti settori dell’area d’indagine;
definizione e ubicazione degli interventi funzionali al miglioramento della struttura
vegetazionale e della connettività ecologica;
verifica di compatibilità tra “opzioni individuate - ipotesi d’intervento previste” e le
previsioni urbanistiche dei comuni territorialmente coinvolti nel progetto.
0.2 CONTESTO TERRITORIALE E AMBITO DI INTERVENTO
Il territorio d’indagine, situato nel tratto di bassa pianura padana tra le province di Cremona e
Mantova nell’ambito di confluenza del fiume Oglio nel fiume Po, è attraversato per intero dal
Canale Acque Alte che rappresenta un corso d’acqua, del tutto artificiale e a tratti
perfettamente rettilineo, diretto sostanzialmente da ovest verso est (figura 0.1).
Figura 0.1 - Inquadramento generale del territorio di indagine
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Il Canale Acque Alte è in effetti costituito da 2 differenti tronchi: il primo, Riglio Delmonazza,
ha origine in comune di S. Daniele Po (1 km circa a nord dell’abitato) dalla confluenza dei
canali Gambalone e Gazzolo Santa Margherita e, dopo aver attraversato diversi comuni sfocia
nel Canale Acque Alte propriamente detto. Quest’ultimo, della lunghezza di 23,2 km attraversa
alcuni comuni cremonesi e mantovani e sfocia nel fiume Oglio, un chilometro circa a monte
del ponte di Gazzuolo (MN) della S.S. 420 mediante caduta gravitativa. Le acque sono in
prevalenza di origine meteorica e di scarico e, in subordine, da derivazione dal fiume Oglio
mediante gli apporti indiretti di vari affluenti.
Il Canale Acque Alte è stato realizzato negli anni ’20 del secolo scorso al fine di evitare
fenomeni di allagamento nelle zone poste più a sud. Il suo bacino colante si estende per la
quasi totalità in sponda sinistra, spingendosi in pratica fino al corso del Dugale Delmona
Tagliata. Raccoglie le acque di una fitta rete di colatori per una lunghezza complessiva di
173,2 km.
Nella parte alta il canale scorre sul fondo della valle del fiume Po, in zona extragolenale;
presso S. Lorenzo Aroldo risale sul livello fondamentale della Pianura; ha quindi un tracciato
non congruente con le caratteristiche morfologiche naturali del territorio e con le pendenze
del piano di campagna. Il corpo idrico, piuttosto profondo, risulta prevalentemente scavato in
terreni a basso grado di permeabilità per cui si ritiene non abbia consistenti rapporti con le
acque di falda, anche per gli interventi di isolamento artificiale in fase di realizzazione e di
successivi fenomeni di impermeabilizzazione spontanea. Il tratto inferiore risulta essere
pensile.
Una fitta rete di canali, che rappresentano delle potenziali connessioni ecologiche, si
immettono nel Canale Acque Alte. I principali affluenti sono rappresentati dal Dugale Balcario,
Dugale Delmoncello, Dugale Rodano, Dugale Riglio Vecchio, Colo Fosso di S. Martino, Dugale
Cingia, Gambina di Sopra, Gambina di Mezzo, Gambina di Corte Primula, Gambina di Sotto; le
principali derivazioni sono il Serriolone e il Canale Delmona. Riceve scarichi indiretti
attraverso i canali Cavo Balcario Basso, Colatore Frasca, Colatore Rodano, Dugale Delmoncina,
Gambina di Sotto, Cingello di Galizia, Derovere, colo Mancini, Gambalone, Gambina di
Romprezzagno, Colombina Bassa e Riolo di Mezzo.
La lunghezza totale è di 33,9 km e la pendenza media complessiva è pari a 0,04%. La sua
portata è praticamente perenne, direttamente legata alle precipitazioni, ed è parzialmente
regolata artificialmente. La larghezza massima è di circa 15 m.
La riduzione delle portate, molto accentuata nel periodo invernale, provoca la concentrazione
dei nutrienti e delle eventuali sostanze inquinanti presenti; nel periodo primaverile-estivo i
fenomeni di biodegradazione della sostanza organica determinano un forte consumo di
ossigeno che, malgrado l’aumento delle portate per l’utilizzo irriguo, causano talvolta anossia
e sofferenza delle comunità ittiche.
La riproduzione dei pesci liofili sembra ostacolata dalla presenza di substrati non sempre
ottimali, intasati di limo e ricoperti da perifiton; le specie tendenzialmente fitofile potrebbero
invece subire gli effetti delle forti variazioni dei livelli idrici nel periodo di frega.
La vegetazione potenziale dell’ambito di intervento è rappresentata da formazioni forestali di
latifoglie caducifoglie, con prevalenza di farnia (Quercus robur), sostituite da boschi igrofili a
pioppi (Populus alba e P. nigra), salici (Salix alba p.m.p.) e ontano nero (Alnus glutinosa) nelle
stazioni ripariali o con falda freatica subaffiorante.
Pur trattandosi di un territorio fortemente antropizzato, con discreta densità di insediamenti,
l'area in oggetto mantiene una valenza ed una potenzialità naturalistica apprezzabili. In
particolare, la presenza del Canale Acque Alte e di habitat ad esso connessi ne fanno un
potenziale corridoio ecologico importante per il contesto territoriale in cui è collocato, così
come evidenziato dalla Rete Ecologica Regionale (infrastruttura prioritaria del Piano
Territoriale Regionale) con d.g.r. n. 8/10962 del 30 dicembre 2009.
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Figura 0.2 - Rete Ecologica Regionale e Aree protette nelle province di Cremona e Mantova
In tale contesto il Canale Acque Alte è inserito quale elemento primario costitutivo della rete
ecologica regionale con funzione di corridoio ecologico primario (figura 0.2).
Nell'ambito del progetto sono state individuate alcune componenti che, per caratteristiche
intrinseche e/o in relazione alle prerogative del territorio, risultano particolarmente
significative e utili per il raggiungimento degli obbiettivi. Esse sono: fitocenosi (rappresentano
l'elemento strutturale portante delle reti ecologiche), fauna vertebrata, paesaggio (qui inteso
come espressione di sintesi di una realtà ambientale complessa, che ne supera la concezione
tradizionale, strettamente estetica).
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1. QUADRO TERRITORIALE E AMBIENTALE
1.1 INQUADRAMENTO BIOCLIMATICO
50,0
100
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90
40,0
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35,0
70
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40
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30
10,0
20
temperatura
5,0
10
precipitazioni
0,0
0
precipitazioni (mm)
temperatura (°C)
Sono stati utilizzati i dati relativi alle stazioni di Cremona e di Mantova (periodo 19611990), scelte in funzione della loro posizione geografica rispetto all’area di indagine, con i
quali sono stati realizzati i termoudogrammi secondo Gaussen e Bagnouls (figura 1.1 e figura
1.2).
Le precipitazioni medie annue variano dai 760 mm di Cremona ai 634 mm di Mantova
(secondo un tipico gradiente longitudinale che vede, in pianura padana, la piovosità diminuire
progressivamente da ovest verso est). I valori massimi si registrano in autunno (superiori a
30 mm nei mesi di ottobre e novembre) e, con valori meno accentuati, in primavera (maggio),
minimi in inverno e in estate.
La temperatura media annua è di 13,2°C per entrambe le stazioni, con i valori minimi a
gennaio (comunque superiori a 0°C) e massimi a luglio (24,3 °C, anche in questo caso identici
per le due stazioni di riferimento). L’andamento complessivo assume la tipica forma di “curva
a campana” che si riscontra nelle regioni a clima temperato delle medie latitudini.
L’analisi dei termoudogrammi evidenziano un periodo, seppure appena accennato, di
aridità estiva (luglio), a indicare la tendenza verso un clima d’impronta submediterranea (il
deficit idrico rappresenta un fattore limitante per la vegetazione).
La vegetazione potenziale è rappresentata da formazioni forestali di latifoglie caducifoglie a
carattere mesofilo (es. farnia, carpino bianco), vicariate da boschi igrofili (alnete, saliceti)
lungo le rive dei corsi d’acqua e nelle aree con falda freatica affiorante o soggette a periodici
inondamenti.
Figura 1.1 - Termoudogramma relativo alla stazione di Cremona (periodo 1961-1990)
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precipitazioni (mm)
temperatura (°C)
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Figura 1.2 - Termoudogramma relativo alla stazione di Mantova (periodo 1961-1990)
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1.2 LO STATO DELLA RISORSA SUOLO
La consistenza e la continuità delle aree destinate a funzioni agro–silvo–pastorali (ovvero non
urbanizzate) è un fattore fondamentale per la biodiversità e più in generale per il livello di
sostenibilità ambientale di un territorio e della sua struttura economico-sociale. Infatti, una
rete ecologica ridotta e poco diversificata, frammentata da aree urbanizzate/antropizzate e da
infrastrutture, condiziona negativamente il patrimonio biogenetico (perdita di specie animali
e vegetali) e le altre componenti ambientali (suolo, clima, qualità dell’aria, ciclo dell’acqua,
l’assetto idrogeologico, il paesaggio, etc.) determinando condizioni di “scarsa vivibilità” anche
per l’uomo.
Lo sviluppo del sistema territoriale nell’area di interesse sta però sempre più riducendo gli
spazi disponibili, con progressiva erosione e isolamento dei singoli biotopi e perdita degli
elementi di interconnessione (es. siepi, filari). La documentata, elevata valenza di numerosi di
questi rende inderogabile un progetto organico che ne contempli la salvaguardia, ne individui,
potenzi e salvaguardi le interconnessioni e l'eventuale riqualificazione. L'esistenza, peraltro,
di spazi ancora liberi da insediamenti e infrastrutture consente il collegamento di molte delle
aree di maggior rilevanza tra loro; da qui la possibilità di garantirne una sopravvivenza che
vada al di là di quella del singolo biotopo.
Infatti, le formazioni naturaliformi presenti nell’area di indagine manifestano in maniera
evidente l’elevata pressione antropica che agisce sul territorio, con effetti tendenzialmente
negativi sulla ricchezza e sulla diversità delle differenti componenti biotiche. Pressione che
trova riscontro nel grado di urbanizzazione delle aree e nella quota di superficie destinata alle
colture; a scopo esemplificativo, si riportano di seguito alcuni dati sulle caratteristiche del
territorio in oggetto (figura 1.3).
Territorio dei Comuni di riferimento = 77.290 ettari circa
(Comuni di Sospiro, San Daniele Po, Motta Baluffi, Cella Dati, Cingia de’ Botti, Scandolara
Ravara, San Martino del Lago, Solarolo Rainerio, San Giovanni in Croce, Casteldidone, Rivarolo
Mantovano, Bozzolo, Spineda, San Martino dell’argine, Gazzuolo - dati DUSAF 2008).
 Colture erbacee = 93,5%
 Colture arboree = 1,4 %
 Aree urbanizzate = 2,3%
 Ambienti umidi = 2,0 %
 Ambienti naturali = 0,8 %
Figura 1.3 - Aree agricole e urbanizzate nel territorio attraversato dal corridoio ecologico del Canale Acque alte
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Ad esclusione di pochi lembi boschivi, isolati e fortemente circoscritti, e delle fasce arboreoarbustive (siepi s.l.), più largamente distribuite nel territorio, ma comunque a carattere
residuale e a rischio di scomparsa viste le tendenze tuttora in atto, le monoculture intensive
lasciano scarso spazio a cenosi di mantello, a incolti, campi a riposo. Inoltre la presenza di
interruzioni di continuità delle aree non edificate, in corrispondenza dei nuclei abitati di
maggiori dimensioni, riduce le potenzialità dell’area in relazione alla capacità portante degli
habitat e alla loro continuità.
Si evidenzia, pertanto, l’opportunità di intraprendere azioni volte a risolvere, almeno in parte,
le problematiche che interferiscono negativamente sulla funzionalità ecologica del canale e
delle fasce rivierasche nonché, su scala più ampia, del contesto territoriale in cui lo stesso è
inserito. Contesto che comprende buona parte della bassa pianura cremonese e mantovana,
con linee di connessione che arrivano, verso est, sino al Parco dell’Oglio Sud, verso ovest al
Parco dell’Adda Sud e, a sud, alla fascia golenale del Po, individuata come corridoio di
primaria importanza nell’ambito della Rete Ecologica Regionale. Connessioni che si estendono
anche all’esterno del territorio regionale, con evidenti interazioni con le aree di rilevanza
ambientale delle province di Parma e di Piacenza (Emilia-Romagna).
Negli ultimi decenni molti suoli, anche di elevata qualità agronomica, stanno scomparendo e
trasformandosi in aree urbanizzate ovvero in insediamenti residenziali, industriali,
commerciali, infrastrutture e altre attività antropiche. Questo processo di urbanizzazione è un
fenomeno di pressione sulla risorsa suolo in costante aumento e altamente incisivo, perché
nell’immediato comporta due tipi di effetti: in prima battuta il suolo viene privato dei suoi
strati superficiali e, successivamente, impermeabilizzato con notevoli conseguenze sulla
funzionalità idrogeologica dello stesso. Inoltre, determina effetti negativi sulle altre
componenti ambientali come biodiversità, ecosistemi e paesaggio.
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1.3 L’AREA DI INDAGINE
Ai fini dell’ottimizzazione delle operazioni di indagine, si è ritenuto opportuno considerare
un’area corrispondente a una fascia di territorio di 2 Km di larghezza, corrispondente al
“Canale Acque Alte s.l.”, evidenziata in Tavola 1; di seguito si riporta una breve descrizione dei
limiti del territorio così individuato.
Nella parte occidentale si compone di due rami: l’uno a nord parte da cascina Ca’ Novette
(Comune di Sospiro), l’altro a sud parte da Isola Pescaroli (Comune di San Daniele Po). I due
rami si collegano poi all’altezza di cascina Magnoni (Comune di san Daniele Po) e Cascina San
Marco (Comune di Motta Baluffi). L’area di indagine procede poi con un unico tronco in
direzione est.
Il limite settentrionale attraversa:
- il Comune di Cella Dati, nei pressi di Dosso dei Frati, seguendo il Delmoncello;
- il Comune di Cingia de’ Botti, tagliando il canale Delmoncina e passando da Casaletto di
sotto;
- il Comune di San Martino del Lago, passando per il medesimo abitato e piegando poi
verso nord, tagliando il canale Secondario Nord e il canale Cingia;
- il Comune di Solarolo Rainerio, nei pressi di Cascina Sodizzi, interessando per breve
tratto anche il Comune di Voltido, per proseguire nuovamente verso est attraversando
il canale Frasca;
- il Comune di San Giovanni in Croce, attraversando la SS 343 Asolana e la linea
Ferroviaria Piadena-Parma, per proseguire sempre in direzione est nei pressi di
Cascina Orsoline;
- il Comune di Casteldidone, tagliando il Canale Gambina di Mezzo;
- il Comune di Rivarolo Mantovano, tagliando la SP 66 a nord di Corte Primula e
proseguendo lungo il limite amministrativo con Tornata;
- il Comune di Bozzolo, nei pressi di Corte Crociare per tagliare poi la SP 64 e SP 63 e
passando vicino a Cascina Speranza;
- il Comune di San Martino dell’Argine, passando a sud dell’abitato per proseguire nei
pressi di Corte Cerere;
- il Comune di Gazzuolo attraversando la torbiera e l’abitato di Belforte per giungere al
fiume Oglio nei pressi di Ca’ Nuova.
Il limite meridionale attraversa:
- il Comune di Motta Baluffi, attraversando l’abitato di Solarolo Monasterolo, per passare
poi a nord dell’area urbana di Motta Baluffi;
- il Comune di Scandolara Ravara, passando tra l’abitato medesimo e Castelponzone per
piegare poi verso nord lungo il confine con San Martino del Lago;
- il Comune di Solarolo Rainerio, attraversando l’abitato di San Lorenzo Aroldo, per
piegare nuovamente ad est nei pressi dell’area industriale di Solarolo Rainerio e
tagliare la S.P Giuseppina al confine con San Giovanni in Croce;
- il Comune di San Giovanni in Croce, tagliando l’abitato medesimo per poi passare a sud
di San Zevedro;
- il Comune di Casteldidone, all’altezza dell’abitato medesimo, per tagliare poi la SP 61 al
confine con Rivarolo Mantovano;
- il Comune di Rivarolo Mantovano, passando lungo la porzione settentrionale delle
mura dell’abitato, per proseguire lungo il canale Gambina Lame e passare a nord di
Cividale Mantovano;
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il Comune di Spineda, passando nella parte settentrionale del territorio comunale nei
pressi de Il Fornacione, per poi tagliare la SP 32.
Il Comune di Gazzuolo, tagliando prima la SP 61 nei pressi di Ca’ di Sopra, poi la
torbiera e l’abitato di Gazzuolo, per giungere infine al fiume Oglio
La superficie complessiva dell’area di indagine è di 77,29 Km2, con uno sviluppo preferenziale
in direzione est-ovest (ca. 33 Km). Allo scopo di evidenziare i principali mutamenti verificatisi
nel territorio negli ultimi sessant’anni, durante i quali sono intervenute profonde
modificazioni del tessuto economico e sociale, nonché ambientali e paesaggistiche, sono stati
messi a confronto i dati relativi all’uso del suolo per gli anni 1954 e 2015 (figura 1.4). Sono
state utilizzate quattro macrotipologie: aree agricole, aree urbanizzate, corpi idrici e
vegetazione ripariale, aree a elevato grado di naturalità (es. boschi, incolti).
La categoria maggiormente rappresentata è quella delle aree agricole (ca. 90%), che da
sempre improntano il paesaggio di questa zona della bassa pianura lombarda, senza
variazioni di particolare entità (-2,7%). Il dato più significativo riguarda le superfici
urbanizzate, la cui estensione risulta più che raddoppiata nell’intervallo di tempo considerato,
mentre corpi idrici e vegetazione ripariale si mantengono pressoché costanti (ca. 2,6%). Le
aree a connotazione più naturale, già assolutamente minoritarie nel 1954, si sono
ulteriormente ridotte sino a rappresentare oggi solo l’1,5% della superficie complessiva
dell’area di indagine.
USO DEL SUOLO - confronto periodo 1954-2015
1954
100
2015
90
80
superficie %
70
60
50
40
30
20
10
0
aree agricole
aree urbanizzate
corpi idrici e
vegetazione ripariale
aree a elevato grado
di naturalità
Figura 1.4 – Variazioni nell’uso del suolo nel periodo 1954-2015
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1.4 IL CANALE ACQUE ALTE E IL SISTEMA IDROGRAFICO CONNESSO
Il Canale Acque Alte s.l. copre una lunghezza complessiva pari a 33,323 km ed è costituito da 2
tronchi (fig. 1.5): il primo, che prende il nome di Riglio- Delmonazza (per una lunghezza di
10,666 Km), ha origine al confine tra i comuni di Sospiro, Cella Dati e San Danielo Po (1 km
circa a nord dell’abitato di quest’ultimo) dalla confluenza dei canali Gambalone e Gazzolo
Santa Margherita (fig. 1.6). Questo tratto, dopo aver attraversato i comuni di Cella Dati, Motta
Baluffi, Cingia de’ Botti, Scandolara Ravara prosegue con il nome di Canale Acque Alte
propriamente detto dalla chiavica di Castelponzone i Comune di San Martino del Lago(fig.
1.7). Questo altro tratto (per una lunghezza di 22,957 km) attraversa i comuni cremonesi di S.
Martino del Lago, Solarolo Rainerio, S. Giovanni in Croce, Scandolara Ravara, Casteldidone,
Spineda e i comuni mantovani di Rivarolo mantovano, Bozzolo, San Martino dell’argine e
Gazzuolo sfociando nel fiume Oglio, un chilometro circa a monte del ponte della ex S.S. 420,
mediante caduta libera attraverso la chiavica Gasparetti (fig. 1.8). Le acque sono in prevalenza
di origine meteorica e di scarico e in subordine da derivazione dal fiume Oglio mediante gli
apporti indiretti di vari affluenti. Vi è inoltre a completare il corridoio ecologico considerato il
Canale Principale di Irrigazione Isola-Casalmaggiore (CPI Isola-Casalmaggiore), che prende
origine dall’impianto di sollevamento delle acque del fiume Po a Isola Pescaroli in Comune di
San Daniele Po(fig. 1.9)) e, dopo un tragitto di 3,700 km, si pone parallelo e a poca distanza dal
Riglio-Delmonazza accompagnandolo per lungo tratto, circa 5,514 Km (fig. 1.10). Questo
canale, completamento rivestito in cemento, si allontana poi dal corridoio ecologico indagato
proseguendo il suo percorso verso sud e sfociando nel canale Principale di Irrigazione
Casalmaggiore-Pomponesco dopo altri 18,161 km.
ACQUE ALTE s.s.
RIGLIO DELMONAZZA
CPI ISOLA CASALMAGGIORE
Figura 1.5 – Corografia dei canali che formano il sistema “Canale Acque Alte s.l.”
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Figura 1.6 - Il Riglio Delmonazza prende origine alla confluenza del canale Gambalone (a destra)
e del canale Gazzolo di S. Margherita (a sinistra).
Figura 1.7 - La chiavica di Castelponzone, con idrometro, segna il passaggio
dal Riglio-Delmonazza al canale Acque Alte propriamente detto.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 1.8 - Al termine del suo percorso il canale Acque Alte si getta nel fiume Oglio,
dopo aver superato la chiavica Gasparetti (sullo sfondo).
Figura 1.9 - Impianto di sollevamento delle acque del fiume Po a Isola Pescaroli che origina il canale Principale di
Irrigazione Isola-Casalmaggiore.
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Canale acque alte
Canale Principale di Irrigazione
Isola-Casalmaggiore
Figura 1.10 - Il canale Riglio-Delmonazza (nord) e il canale Principale di Irrigazione Isola-Casalmaggiore (sud)
corrono paralleli per lungo tratto.
1.4.1 IL CANALE ACQUE ALTE NEL CONTESTO STORICO-TERRITORIALE
Nel tratto di territorio indagato uno dei problemi più rilevanti è, da sempre, rappresentato
dalla necessità di smaltire la gran quantità d’acque che qui finiscono naturalmente,
costituendo una sorta di insaccatura delimitata dal corso del fiume Po e dal tratto finale del
fiume Oglio che vi confluisce. Questi due fiumi, qui definiti da alte arginature che ne
contengono le forti piene, mostrano anche una leggera pensilità dei loro alvei e, specialmente
durante gli episodi di piena, il livello delle loro acque si trova a quote maggiori rispetto al
piano di campagna esterno agli argini.
Tale condizione impedisce, pertanto, ai canali colatori – qui esistenti in numero davvero
rilevante – di sfogare le loro acque negli stessi fiumi. Ma, anche al di là di tale specifica
condizione, qui il problema più acuto è sempre stato il ristagno delle acque in ogni sua forma,
sia che quelle vi giungessero dalla provincia superiore (le cosiddette acque alte), sia che
risultassero dalle piogge cadutevi direttamente. Pertanto un fitta rete di canali smaltitori (i
ben noti dugali), sovente risultanti dall’adeguamento di preesistenti colatori naturali, da secoli
provvede a convogliare, per gravità, in collettori principali a loro volta conferenti nei fiumi
Oglio e Po, i volumi idrici eccedenti.
Se si esclude la fascia di terreni posta in prossimità del fiume Po, che scarica le acque
sovrabbondanti direttamente in quest’ultimo, tutto il restante territorio della provincia
inferiore cremonese cola verso una depressione intermedia tra il dugale Delmona Tagliata e il
Po stesso, occupata dal sistema idrografico del Riglio Delmonazza-canale di SpinedaNavarolo che scarica in Oglio, poco oltre S. Matteo delle Chiaviche, dopo aver raccolto
l’apporto di una miriade di dugali e colatori secondari formanti un reticolo idrografico
imponente.
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Tra questi si possono nominare, procedendo da ovest a est, almeno: il Gambalone, Gazzolo di
S. Margherita, il Cavo Basso, il Balcario, Riolo di mezzo (da sud), Balcario Vecchio, i dugali
Delmoncina e Delmoncello, i dugali Cingia, Cingello di Galizia e Cingello, la Gambina di S.
Giovanni in Croce, i dugali Spinspesso, Gaiola, Sabbionara e Mazzocco, e ancora i dugali Farina,
Anvella, Bastia, Cumola, Frassinara, Brugnolo, Padiola, Cavo, Gambina Mezzana, Cazumenta e,
infine i dugali Gambina di mezzo (ex dugale di Rivarolo), Gambina di Corte Primula, Gambina
di sotto (ex Gambina di Tornata), Mattarona, Corte Emilia, Canale principale Regona d’Oglio,
Ceriana, Ponte rotto, Cicognara, Cogozzo, Malfrassina, Paralupa, Scorzanella e Fossola che
scorrono in territorio mantovano.
A questa situazione per così dire ‘originaria’ oggi se ne è aggiunta, e in parte sostituita, una
nuova, frutto di grandi opere di bonifica inaugurate sin dagli ultimi decenni del XIX secolo che
vede, in particolare, importanti interventi di rettifica del Riglio Delmonazza e, soprattutto, la
realizzazione, tra gli anni 1923 e 1926, del Diversivo delle Acque Alte che, intercettando il
Riglio Delmonazza nei pressi di Castelponzone, (Chiavica di Castelponzone) ne devia,
piegando leggermente verso monte, la gran parte delle acque che verserà nel fiume Oglio per
scolo naturale, poco sopra Gazzuolo, al termine dei circa 23 chilometri della sua lunghezza.
Per l’esecuzione dei lavori di costruzione del Canale Acque Alte vennero scavati 2.400.000 m3
di terra, costruiti i rivestimenti in calcestruzzo e ciottoli per 150.000 m2, infisse palafitte in
larice per 9.600 m ed in calcestruzzo armato per 13.700 m, palandole in acciaio per 1.500 m,
costruiti manufatti in cemento armato per 9.400 m3. Questo tratto fu concluso nel 1926 e
l’inaugurazione avvenne il 29 maggio 1927 alla presenza del principe ereditario Umberto di
Savoia e del ministro dei Lavori Pubblici Giovanni Giurati. Negli anni successivi si pose mano
alla sistemazione del troncone di monte con la rettificazione del Riglio-Delmonazza , sino a S.
Daniele Po (figure 1.11 e 1.12).
La realizzazione di questa grandiosa opera consentì tutte le altre sistemazioni idrauliche che
avrebbero interessato negli anni successivi il comprensorio cremonese-mantovano: processo
culminato con la costruzione dell’impianto idrovoro di S. Matteo delle Chiaviche, inaugurato il
19 marzo 1940.
Già negli anni successivi allo scavo del canale Acque alte, tuttavia, i terreni appartenenti alla
vasta regione bonificata, fortemente drenati dalle nuove opere, avevano cominciato a
mostrare i segni del mutato equilibrio idrogeologico subito dall’area. Si deve, infatti, ricordare
che queste terre, a dispetto della continua e limitante presenza di acque cadenti dalle terre
superiori, risultavano di prassi definite ‘asciutte’ e come tali sono sempre state considerate,
almeno finché non si è provveduto a dotarle di una rete irrigua efficiente: il che succede
soltanto da una settantina d’anni o poco più.
Dopo secoli di accorto e sapiente governo delle acque superficiali e sotterranee attuato
attraverso la minutissima e complessa rete di smaltimento idrico, basata sul sistema di
scoline, fossi e dugali attivati via via secondo un rigido e delicatissimo ordine gerarchico di
funzionalità singola e complessiva, ora, a fronte sì di un’espansione della superficie coltivabile
conquistata con le opere di prosciugamento, si era però scompensato il fragile e armonico
stato dei suoli che generazioni di agricoltori avevano faticosamente saputo instaurare e
mantenere.
L’abbassamento della falda freatica, che con le sue alterne escursioni di livello e attraverso la
risalienza per capillarità aveva sempre umettato a sufficienza i terreni favorendone la fertilità,
ora rischiava di metter in crisi la produttività agricola.
Non si vide, quindi, altra soluzione che quella di realizzare ex novo un’estesa rete irrigua, mai
esistita in questa regione, andando ad attingere acqua ancora una volta dai fiumi limitrofi,
Oglio e Po.
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Figure 1.11 e 1.12 - Lavori di “rettificazione” del canale Riglio-Delmonazza (ca. 1930).
Nella prima immagine Chiavica di Castelponzone, sullo sfondo.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Sulla base di semplici criteri determinati dalle quote generali dei terreni da servire ed alla loro
vicinanza relativa rispetto ai punti di presa dai fiumi individuati, si definirono i quattro
seguenti comprensori: campagne alte cremonesi e mantovane in destra d’Oglio; campagne
basse cremonesi in sinistra di Po; campagne del Casalasco e Sabbionetano; campagne del
Viadanese.
All’irrigazione del primo comprensorio si provvide con l’attingimento di acqua dall’Oglio
tramite l’impianto di sollevamento di S. Maria di Calvatone, entrato in funzione nel 1931.
L’acqua convogliata nel ‘Canale principale di irrigazione’, attraverso due canali secondari e
una quantità di distributrici terziarie, poteva raggiungere i terreni da irrigare transitando per
una rete di adduttori, per lo più rivestiti di calcestruzzo, estesa per oltre 350 chilometri.
All’irrigazione delle terre basse in sinistra di Po si provvide tramite l’impianto di sollevamento
di Isola Pescaroli, in esercizio dall’estate del 1932, nonché attraverso l’impianto secondario di
Cingia de’ Botti e altri impianti di complemento.
Il principio di distribuzione era analogo al precedente. Nel 1959 entrerà in funzione
l’impianto di sollevamento di Casalmaggiore che, attingendo acqua dal Po, la immette nel
Canale Principale di Irrigazione che rappresenta l’estensione di quello iniziato a Isola
Pescaroli e diretto verso il Viadanese.
Un ultimo impianto, detto di Foce Morbasco, entrato in funzione nel 1972, attraverso un lungo
canale adduttore esteso in senso est-ovest porta l’acqua del Po fino alle terre piadenesi,
attraversando quasi per intero la campagna basso-cremonese.
Il complesso di queste grandi opere irrigue, continuamente adeguate alle sempre nuove
esigenze del territorio, provocò, come prevedibile riflesso, una progressiva modifica
dell’assetto agrario dei luoghi coinvolti inerente anche alle tipologie e alle tecniche colturali,
all’organizzazione aziendale e finanche all’edilizia rurale. E questi sono i paesaggi che l’occhio
dell’osservatore attuale può apprezzare: forse un po’ troppo assoggettati alla mera funzione
della produttività e poco inclini a conservare elementi tradizionali, come siepi, filari alberati,
campi baulati, pergole e filari di viti, appoderamenti di piccole dimensioni, e via elencando,
ma, in ogni caso, specchio di una società e di un’economia radicalmente mutata, anche, e
soprattutto, nel modo di intendere l’utilizzo del proprio territorio.
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Documentazione tratta da “Progetto del canale collettore delle acque dei terreni alti
con sfocio nel fiume Oglio” - 20 settembre 1920.
Corografia - scala originale 1:25000
Figura 1.13 - Tratto iniziale del nuovo Canale Acque Alte (base cartografica IGM 1889)
Figura 1.14 - Tratto finale del nuovo Canale Acque Alte (base cartografica IGM 1889)
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Planimetria generale – scala originale 1:2000
Figura 1.15 – Planimetria di progetto del tratto del nuovo Canale Acque Alte all’intersezione con il colatore Cingia
Figura 1.16 – Planimetria di progetto del tratto del nuovo Canale Acque Alte nel territorio di Solarolo Rainerio.
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Sezioni trasversali (scala originale 1:200)
Figura 1.17 – Sezione trasversale di progetto del Canale Acque Alte nel territorio di Solarolo Rainerio, tratto
interamente di scavo.
Figura 1.18 – Sezione trasversale di progetto del Canale Acque Alte nel territorio di San Martino dell’argine, tratto
sia di scavo si di riporto del terreno lungo il canale.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 1.19 – Sezione trasversale di progetto del Canale Acque Alte nel porzione finale in territorio di Gazzuolo,
tratto sospeso mediante riporto del terreno.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Elenco dei canali immissari ed emissari e di altri canali interferenti (ponti canali e
sottopassanti) del sistema Riglio Delmonazza-Acque Alte.
Nome del
tratto
distanza
dall'origine
(m)
distanza
dall'origine
(m)
Canale
canale
ponte
canale
immissario
emissario
canale
sottopassante
0
inizio
San Daniele
ramo alto
942
3.005
Balcario
3.636
Riolo di Mezzo
Reboana
Balcario
vecchio
4.992
5.940
Vidiceto
CPI Isola
Casalmaggiore
7.791
7.967
Secondario
nord
verificare se secondario
nord anche immissario
fine tratto parallelo CPI
Isola Casalmaggiore (a
8.534 m)
8.534
Acque Alte s.l.
verificare se anche
immissario
Delmoncello
Rodano di
Cingia
8.214
Acque Alte
p.d.
verificare se anche
immissario
inizio tratto parallelo CPI
Isola -Casalmaggiore (a
3.005 m)
4.286
Riglio
Delmonazza
NOTE
9.526
Riglio Vecchio
10.497
Geremia
10.666
0
11.102
436
11.612
946
12.705
2.039
13.935
3.269
14.250
3.584
14.785
4.119
15.521
4.855
17.069
6.403
Delmona
Chiavica di Castelponzone
San Martino
San
Martino
Borri
Cingia
Secondario
nord
Colo Soldizzi
(ovest)
Colo Soldizzi
(est)
Gambina di
sopra
ex dugale Gambina di S.
Giovanni in Croce
18.910
8.244
Bugno di S.
Giovanni
inizio tratto parallelo
canale secondario di
Casteldidone, diviene poi
canale secondario di
Rivarolo mantovano,
diviene poi canale
secondario Sud Acque
Alte (a 18.910 m)
20.504
9.838
Gambina di
mezzo
ex dugale Gambina di
Rivarolo
20.659
9.993
Gambina di
Corte Primula
21.976
11.310
?
22.116
11.450
verificare immissario s.n. ?
canale
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RELAZIONE PRELIMINARE
secondario I
23.276
12.610
24.812
14.146
25.286
14.620
25.456
14.790
25.897
15.230
26.097
15.430
33.220
22.553
33.624
22.957
Gambina di
sotto
Mattarona
ex Gambina di Tornata
fine tratto parallelo canale
secondario sud Acque Alte
(a 25.286 m)
Corte Emilia
Canale
Principale di
Irrigazione da
Calvatone
Da verificare
canale
secondario
II
Gambina
Lame
Canale
principale
Regona
d'Oglio
Foce in Oglio
Chiavica Gasparetti
Immissari.
Canale Balcario (al km 3) immissario in sponda sinistra. Comune di Cella Dati. Gestore Consorzio DUNAS.
Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 2,0 Km.
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Canale Riolo di mezzo (al km 3,6) immissario in sponda destra. Comune di Cella Dati. Gestore Consorzio DUNAS.
Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 0,8 Km.
Canale Balcario Vecchio (al Km 5,0) immissario in sponda sinistra. Comune di Motta Baluffi. Gestore Consorzio
DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,3 Km.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Canale Delmoncello (al km 8,0) immissario in sponda sinistra. Comune di Cingia de’ Botti. Gestore Consorzio DUNAS.
Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 0,3 Km.
Canale Rodano di Cingia (al km 8,2) immissario in sponda sinistra. Comune di Cingia de’ Botti. Gestore Consorzio
DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,3 Km.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Canale Riglio Vecchio (al km 9,5) immissario in sponda destra. Comune di Cingia de’ Botti. Gestore Consorzio DUNAS.
Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 2,5,0 km.
Canale Geremia (al Km 10,5) immissario in sponda sinistra. Comune di San Martino del Lago. Gestore Consorzio
DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,0 Km.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Canale San Martino (al Km 11,1) immissario in sponda sinistra. Comune di San Martino del Lago. Gestore Consorzio
DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 0,6 Km.
Canale Cingia (al Km 13,9) immissario in sponda sinistra. Comune di San Martino del Lago. Gestore Consorzio DUNAS.
Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,1 Km.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Canale Soldizzi ovest (al Km 14,8) immissario in sponda sinistra. Comune di Solarolo Rainerio. Gestore Consorzio
DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 2,2 Km.
Canale Soldizzi est (al Km 15,5) immissario in sponda sinistra. Comune di Solarolo Rainerio. Gestore Consorzio DUNAS.
Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 0,8 Km.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Canale Gambina di sopra (al Km 17,1) immissario in sponda sinistra. Comune di San Giovanni in Croce. Gestore
Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,1 Km.
Canale Bugno di S. Giovanni (al Km 18,9) immissario in sponda sinistra. Confine tra Comune di San Giovanni in Croce e
Casteldidone. Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 2,8 Km.
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Canale Gambina di mezzo (al Km 20,5) immissario in sponda sinistra. Comune di Rivarolo Mantovano. Gestore
Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 5,0 Km.
Canale Gambina di Corte Primula (al Km 20,7) immissario in sponda sinistra. Comune di Rivarolo Mantovano. Gestore
Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 2,3 Km.
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Canale Gambina di sotto (al Km 23,3) immissario in sponda sinistra. Comune di Rivarolo Mantovano. Gestore
Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,3 Km.
Canale Mattarona (al Km 24,8) immissario in sponda sinistra. Comune di Rivarolo Mantovano. Gestore Consorzio
DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,4 Km.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Canale Corte Emilia (al Km 25,5) immissario in sponda sinistra. Comune di Bozzolo. Gestore Consorzio DUNAS.
Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,2 Km.
Canale Principale di Irrigazione da Calvatone (al Km 25,9) immissario in sponda sinistra. Comune di Bozzolo. Gestore
Consorzio NAVAROLO. Funzione di Irriguo. Tratto a monte senza immissioni significative 1,7 Km.
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RELAZIONE PRELIMINARE
2. ANALISI DEGLI HABITAT E DEGLI ASPETTI VEGETAZIONALI
2.1 QUADRO GENERALE
Per l’analisi preliminare del territorio, con particolare riferimento all’uso del suolo e al
mosaico vegetazionale, è stata utilizzata la seguente documentazione di riferimento:



foto aeree relative all’anno 2003-2015 (da Google Earth);
cartografia di base CTR derivante dal DB topografico della Regione Lombardia
(anno 2009);
cartografia DUSAF 2.1 (anno 2012).
La cartografia DUSAF (Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali della Regione
Lombardia), è stata realizzata da ERSAF per conto della Direzione Generale Agricoltura della
Regione Lombardia, per fotointerpretazione delle ortofoto digitali a colori del progetto
“IT2000” e restituzione cartografica alla scala 1:10.000 allo scopo di realizzare una base
informativa omogenea di tutto il territorio lombardo per consentire, tra l’altro, un'efficace
pianificazione territoriale degli interventi nel settore agricolo e forestale.
La mappa così ottenuta è stata successivamente validata tramite sopralluoghi diretti ed
eventualmente modificata in riferimento ai riscontri così ottenuti (a tal fine sono stati anche
eseguiti rilievi vegetazionali funzionali alla caratterizzazione delle cenosi più significative
come, in particolare, la vegetazione igrofila ripariale e le formazioni boschive residuali). Ne è
risultata la carta dell’uso del suolo, riportata in Tavola 2.
In particolare, sono state evidenziate le seguenti 9 tipologie principali:









aree urbanizzate (aree residenziali, insediamenti rurali, aree
commerciali/industriali, reti viarie);
aree verdi s.l.;
colture agrarie – seminativi;
colture orticole;
praterie seminaturali (es. prati da fieno);
impianti arborei (es. pioppeti, vigneti);
incolti s.l.;
formazioni arboreo-arbustive a struttura areale (macchie boschive);
corpi idrici e vegetazione ripariale.
In figura 2.1 viene riportato il quadro di sintesi relativo alla ripartizione del territorio in
oggetto per categorie di uso del suolo, secondo la suddivisione che è stata operata. In sintesi,
si rileva quanto segue:




i seminativi risultano la tipologia di gran lunga prevalente ( 78,5%) e si segnalano
come l’elemento maggiormente caratterizzante il territorio e il paesaggio;
seguono le aree urbanizzate, che occupano poco più del 6% della superficie
complessiva;
colture orticole e impianti arborei si attestano entrambi a circa il 4,5%;
corpi idrici e vegetazione ripariale interessano una quota piuttosto ridotta di
territorio (2,6%), pur a fronte di un’importanza decisamente maggiore in termini
ecologici e paesaggistici;
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STUDIO DI FATTIBILITÀ


RELAZIONE PRELIMINARE
prati e incolti occupano anch’essi una quota piuttosto ridotta, compresa tra 1% e
1,5%;
le aree occupate da formazioni arboreo-arbustive risultano del tutto minoritarie
(0,34%).
Il quadro complessivo evidenzia, pertanto, un grado di antropizzazione molto elevato ed è
improntato soprattutto dal prevalere delle aree agricole, con particolare riferimento alle
colture annuali (seminativi). Si tratta di una caratterizzazione consolidata nel tempo (la
vocazione agricola del territorio in oggetto data ormai da alcuni secoli almeno), che ha subito
però un’evoluzione ulteriore nel corso degli ultimi decenni. Tre sono i fattori principali che
hanno agito in modo sinergico a determinare il paesaggio agrario attuale:
 il processo di radicale riassetto fondiario, con progressiva eliminazione delle
piccole proprietà e accorpamento degli appezzamenti in grandi superfici destinate
alla monocoltura intensiva;
 la meccanizzazione, con riduzione drastica della manodopera impiegata in
agricoltura ed esodo di buona parte della popolazione rurale (lo testimonia
l’andamento demografico dei comuni dell’area, che ha visto un calo di abitanti
residenti del 35-40% nel trentennio 1951-1981);
 il progressivo ridursi del numero di specie coltivate, con affermazione massiva di
poche specie (mais in particolare) a discapito della diversità colturale e
ambientale.
Ne è derivata una semplificazione del paesaggio e dell’ecomosaico, a cui ha contribuito la
distruzione di gran parte delle siepi e dei filari interpoderali che, in passato, scandivano la
trama dei campi.
USO DEL SUOLO - anno 2015
80
70
s uperficie %
60
50
40
30
20
10
0
Figura 2.1 – La ripartizione del territorio per categorie di uso del suolo
Si è altresì proceduto a un’analisi riguardante la presenza di siepi nel territorio: in figura 2.2
sono riportati i dati relativi all’anno 2015 e il confronto con quelli dell’anno 1954. Dagli anni
Cinquanta del Novecento la riduzione nell’estensione delle siepi è stata di circa il 71% (dagli
originari 425 Km si è passati agli attuali 122 Km, a cui corrispondono rispettivamente valori
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RELAZIONE PRELIMINARE
di densità di 55 m/ha e 16 m/ha). Ciò testimonia di un mutamento radicale nel paesaggio
agrario, che ha visto ridursi drasticamente la presenza di siepi e filari, parallelamente
all’aumento della superficie media degli appezzamenti e all’affermarsi massivo della
monocoltura (mais soprattutto).
SIEPI - confronto 1954 / 2015
1600
450
1400
400
numero di unità
300
1000
250
800
200
600
150
400
sviluppo lineare (Km)
350
1200
numero di unità
sviluppo lineare
100
200
50
0
0
1954
2015
Figura 2.2 – Confronto tra l’estensione delle siepi nel 2015 rispetto al 1954
Di seguito vengono descritte le principali tipologie rappresentate.
Figura 2.3 - Coltivi e fasce arboreo-arbustive al margine meridionale del Riglio Delmonazza
(tra Motta Baluffi e Scandolara Ravara)
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RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.4 - Pioppeti alla confluenza del Canale Acque Alte nel fiume Oglio
Figura 2.5 - Vigneti nelle campagne di Cingia de’ Botti
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
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2.2 DESCRIZIONE DELLE TIPOLOGIE PRESENTI
Di seguito vengono descritte le tipologie di uso del suolo prevalenti e/o più significative ai fini
del lavoro, con particolare attenzione per le formazioni a più elevato grado di naturalità.
Vengono altresì riportati i dati relativi ai rilevamenti vegetazionali eseguiti nell’ambito di
alcune di tali tipologie.
2.2.1 AREE URBANIZZATE
Aree a destinazione residenziale
Tipologicamente, prevalgono gli insediamenti diffusi, formati da una trama a maglie larghe di
edifici di piccole-medie dimensioni, in gran parte corrispondenti a unità abitative
monofamiliare, con annesse piccole superfici a verde; tali aree, frammiste a superfici residuali
occupate da incolti, boschetti e coltivi, si configurano spesso come un paesaggio periurbano.
Si evidenziano peraltro, per la differente compattezza e caratterizzazione tipologica del
tessuto urbano, i nuclei storici, ormai tendenzialmente corrispondenti a una quota minoritaria
delle aree urbanizzate. La connotazione attuale è il risultato di un processo storico, iniziato
nel secondo dopoguerra del secolo scorso, che ha mutato radicalmente il paesaggio di tutta la
pianura lombarda, con effetti negativi sia sotto il profilo estetico sia ambientale. Va peraltro
ricordata la presenza ancora rilevante e diffusa nel territorio di centri storici di notevole
interesse e di singoli edifici che testimoniano delle vicende secolari che hanno trasformato
l’ambiente e il paesaggio. Tra i primi si segnalano, per la loro integrità, Castelponzone in
provincia di Cremona, Rivarolo Mantovano, Bozzolo e S. Martino dall’Argine in provincia di
Mantova. Tra i secondi vanno annoverati diversi complessi religiosi come la chiesa vecchia di
Scandolara Ravara (CR), il Santuario di Caruberto a S. Martino del Lago (CR) e la chiesa di S.
Pietro a Gazzuolo (MN), unitamente a edifici civili quali, in particolare, la Villa Medici del
Vascello a S. Giovanni in Croce (CR) e il Palazzo Mina della Scala a Casteldidone (CR).
Figura 2.6 - Palazzo Mina della Scala a Casteldidone (CR)
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Aree a destinazione mista in ambito rurale
Si fa specifico riferimento agli insediamenti rurali di tipo tradizionale (cascinali s.l.), talvolta di
notevole valenza storico-architettonica ed espressione tipica della struttura socio-economica
dominante nel territorio sino alla prima metà del XX secolo. Si tratta di insediamenti
polifunzionali, destinati a ospitare sia le strutture connesse all’attività agricola (es. fienili,
stalle) che le abitazioni per i salariati e i relativi nuclei familiari. Spesso si affiancano a queste
anche le dimore padronali, presenti come edifici separati di maggiore rilievo architettonico
rispetto al contesto.
Le cascine sono ubicate esternamente ai centri abitati principali, con un elevato grado di
dispersione nelle campagne (giustificata dall’esigenza di prossimità ai terreni da coltivare),
carattere che ne ha segnato storicamente la marginalità in termini sociali. Oggi, a seguito della
radicale trasformazione dell’assetto economico e fondiario del territorio, la maggior parte
delle strutture presenti risulta disabitata e/o in stato di abbandono, con sensibile degrado dei
manufatti e, spesso, adibita al solo rimessaggio dei macchinari agricoli.
Figura 2.7 - Casa colonica annessa al complesso del Santuario di Caruberto
(tra S. Martino del Lago e Solarolo Rainerio)
Aree a destinazione produttiva e/o commerciale
Si evidenzia una distribuzione preferenziale nel settore centrale dell’area di indagine, in
corrispondenza dei centri abitati di Solarolo Rainerio e S. Giovanni in Croce che tendono
formare una conurbazione, ormai pressoché continua, lungo l’asse viario in dividuato dalla
Via Giuseppina.
Comprendono le aree destinate a insediamenti industriali e commerciali di grandi dimensioni;
nel caso dell’area in oggetto, va segnalata la presenza apprezzabile di tali insediamenti a
partire dalla seconda metà del XX secolo, essendo sino ad allora il territorio connotato in
assoluta prevalenza dalle attività agricole. Da allora il succedersi, secondo un ritmo piuttosto
accelerato, di differenti fasi del processo di diffusione ed espansione delle attività produttive
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
ha comportato lo stratificarsi di tipologie insediative, variamente caratterizzate in funzione
dell’epoca di realizzazione. Ciò ha determinato, unitamente al notevole incremento
nell’estensione degli insediamenti, una progressiva differenziazione tipologica degli stessi;
oggi, in una fase che, almeno in parte, si può definire “post-industriale”, numerose sono le aree
dismesse o in via di riconversione e che rappresentano uno degli elementi caratterizzanti del
territorio in oggetto. Da segnalare, altresì, la valenza storica e architettonica di alcune aree di
più antico insediamento, meritevoli di attenzione e di tutela in relazione allo specifico
significato documentario e di testimonianza.
Tali aree, già molto estese, sono tuttora in attiva fase di espansione, con un progressivo
aumento di importanza di quelle a destinazione commerciale.
Figura 2.8 - Insediamento produttivo alla periferia nord di S. Giovanni in Croce
2.2.2 AREE AGRICOLE
Colture agrarie - seminativi
Occupano la quota più rilevante del territorio in esame e prevalgono le colture cerealicole
(mais soprattutto, in subordine cereali a semina autunnale come frumento e orzo), più
sporadicamente si rinvengono girasole e soia. L’impiego di prodotti chimici e le lavorazioni
del suolo, che solitamente caratterizzano la monocoltura, limitano fortemente lo sviluppo
delle specie commensali. Durante il ciclo colturale i campi di cereali a semina autunnale
ospitano comunque, seppure penalizzato nella sua espressione potenziale, un corteggio
floristico in gran parte composto da erbe annuali tra cui, in particolare, Papaver rhoeas,
Matricaria chamomilla, Legousia speculum-veneris e Centaurea cyanus. A fine coltura il
terreno, ove non sia destinato ad altro utilizzo agrario, viene rapidamente invaso da numerose
specie erbacee a carattere prevalentemente ruderale: rilevante, in particolare, la presenza di
alcune graminacee come Digitaria sanguinalis e Setaria glauca.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Le colture di mais sono caratterizzate da un contingente di elementi tendenzialmente igrofili
tra cui Bidens frondosa, Equisetum arvense, Rorippa palustris e Polygonum lapathifolium; ciò in
relazione al carattere irriguo della coltura. Quantitativamente predominano però le
graminacee: assai abbondanti risultano solitamente Echinochloa crus-galli, Sorghum halepense
e Panicum spp.
Figura 2.9 - Campi di orzo nelle campagne tra Bozzolo e Cividale Mantovano
Nel complesso scarsi sono gli elementi floristici di un certo pregio e, soprattutto, ridotta
risulta la loro presenza: tra questi ricordiamo in particolare Agrostemma githago, Centaurea
cyanus e Legousia speculum-veneris, in passato largamente diffusi ma oggi assolutamente
sporadici. L'attuale povertà floristica, che si traduce in una diminuita potenzialità complessiva
dell'ambiente, non ha però cause intrinseche e la situazione è passibile di recupero, anche
rapido, qualora le pratiche colturali evolvano verso forme a minor grado d'impatto sulle
cenosi spontanee.
Colture orticole
Si concentrano nei settori centrale e orientale dell’area di indagine e sono principalmente
rappresentate da colture intensive, principalmente a pieno campo, in misura più ridotta
protette. Di particolare rilevanza, e di specifico interesse per la zona, è la coltivazione del
melone (Cucumis melo) che, con le varietà cantalupensis (melone cantalupo) e reticulatus
(melone retato), ha ottenuto il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta “ Melone
Mantovano”. Tale coltura interessa i territori dei comuni di Casteldidone, San Giovanni in
Croce, Solarolo Rainerio e Spineda in provincia di Cremona, di Gazzuolo, Rivarolo Mantovano
e San Martino dall'Argine in provincia di Mantova.
Minoritaria è la quota di aree occupate da orti a conduzione familiare, la cui produzione è
destinata al consumo diretto. Si tratta di aree di estensione ridotta, ubicate per lo più in zone
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marginali agli abitati, spesso compenetrate a incolti e alle aree urbanizzate. Evidenziano una
caratteristica struttura in cui, a colture legnose (piante da frutto, in gran parte appartenenti
alla famiglia delle Rosaceae), si abbinano superfici destinate a colture erbacee fortemente
diversificate, con prevalenza di brassicacee, composite, leguminose e solanacee. In relazione
alle numerose strutture di supporto all’attività orticola, quali ricoveri per attrezzi e recinzioni
perimetrali, si segnalano come superfici di bassa qualità estetico-paesaggistica. Per contro,
l’importanza degli orti familiari risulta superiore alla loro estensione, anche per l’elevato
valore sociale che rassumono.
Va infine ricordato che sono state inserite in questa categoria anche le aree destinate a colture
floro-vivaistiche, in massima parte da riferirsi alla coltivazione di specie arboree e arbustive
di pregio ornamentale.
Praterie seminaturali (prati da fieno, vedi anche rilievo Acque Alte 04)
Si tratta di praterie secondarie soggette a sfalcio periodico e regolare; scarsamente diffuse, si
rinvengono soprattutto lungo i margini esterni delle banchine dei canali, spesso su superfici in
leggero pendio. La composizione è quella tipica dei prati stabili di pianura, su suoli sciolti e
ricchi di nutrienti, con buona o elevata disponibilità idrica. Il ruolo dominante è svolto da
graminacee quali Poa spp., Lolium multiflorum, Anthoxanthum odoratum, Bromus hordeaceus,
Dactylis glomerata e Festuca spp.; significativa è poi l'abbondanza di ranuncoli (Ranunculus
acris, R. bulbosus, R. repens) e di trifogli (Trifolium repens, T. pratense), indicatori di pratiche
colturali regolari. Generalmente abbondanti anche Plantago lanceolata, Taraxacum officinale e
Rumex spp.
Si riconoscono altresì aspetti a differente grado di igrofilia: da situazioni caratterizzate da una
certa umidità, improntate da Carex hirta, Holcus lanatus e Ranunculus repens, ad altre, più
asciutte, contraddistinte dall’abbondanza di specie come Poa pratensis, Salvia pratensis e
Silene vulgaris.
Figura 2.10 - L’area in cui è stato effettuato il rilievo “Acque Alte 04”
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Pur trattandosi di cenosi a marcato determinismo antropico, e povere di elementi floristici di
particolare rilievo, i prati stabili possiedono ecologia e composizione abastanza ben definite.
La loro esistenza, legata a forme tradizionali di allevamento oggi in forte regresso,
rappresenta una nota di diversità, sia biologica che paesaggistica, che costituisce motivo di
apprezzabile interesse.
Dal punto di vista dinamico, si tratta di situazioni "bloccate" ma, qualora e laddove vengano
abbandonate le normali pratiche colturali, potenzialmente a rapida evoluzione verso
formazioni arboreo-arbustive a differente grado di igrofilia secondo la diversa collocazione
spaziale ed ecologica di partenza.
Rilievo Acque Alte 04
Ubicazione: zona "Torbiere di Belforte"
Data: 28 maggio 2015
coordinate: precisione 3 m --> 45° 04' 30,6'' N; 10° 32' 04,7'' E; quota 21 m s.l.m.
Tipologia di vegetazione: prato sfalciato, sulla "scarpata esterna" dell'argine
Superficie rilevata: 25 m2 (5x5)
Note: STRATO ERBACEO (copertura tot. 95-100%)
Anthoxanthum odoratum
2
Festuca arundinacea
2
Leontodon hispidus
2
Brachypodium cfr. pinnatum
1
Centaurea nigrescens
1
Coronilla varia
1
Dactylis glomerata
1
Equisetum ramosissimum
1
Festuca rubra
1
Plantago lanceolata
1
Poa pratensis
1
Salvia pratensis
1
Silene vulgaris
1
Trifolium pratense
1
Achillea gr. millefolium
+
Agrimonia eupatoria
+
Artemisia vulgaris
+
Avena fatua
+
Carex hirta
+
Cerastium holosteoides
+
Convolvulus arvensis
+
Galium mollugo
+
Galium verum
+
Holcus lanatus
+
Juglans regia
+
Lotus corniculatus
+
Medicago lupulina
+
Pimpinella cfr. saxifraga
+
Potentilla reptans
+
Ranunculus bulbosus
+
Ranunculus repens
+
Rumex acetosa
+
Vicia sativa
+
Erigeron annuus
r
altezza (m)
0,71 infiorescenza
1,4
infiorescenza
0,44 infiorescenza
0,82
1,11
0,65
0,67
infiorescenza
fertile
infiorescenza
0,86
infiorescenza
0,61
0,62
infiorescenza
infiorescenza
1,12
infiorescenza
0,76
infiorescenza
1,24
infiorescenza
Impianti arborei
Pioppeti (vedi anche rilievo Acque Alte 01)
Sono relativamente poco estesi e diffusi, concentrati principalmente fascia golenale del fiume
Oglio, alla foce del Canale Acque Alte; risultano caratterizzati, oltre che dalla monospecificità
dello strato arboreo e dalla regolarità dell'impianto, dall'assenza di uno strato arbustivo,
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RELAZIONE PRELIMINARE
soprattutto nel caso degli impianti soggetti a pratiche colturali più o meno regolari (sfalcio
della vegetazione “di sottobosco”, eventuali sarchiature).
La copertura erbacea è in stretta relazione con la frequenza e il tipo di operazioni colturali
effettuate; la copertura arborea non troppo densa, e la relativa luminosità del sottobosco che
ne deriva, consentono in genere la crescita di molte specie proprie dei prati stabili come
Taraxacum officinale, Galium mollugo e graminacee come Poa trivialis e Dactylis glomerata.
Si riconoscono differenti gradi di igrofilia rivelati ad esempio, nel caso di terreni con livello
della falda superficiale e/o subaffiorante, dalla presenza di specie quali Bidens frondosa, Carex
acutiformis, Calystegia sepium, Solidago gigantea e Iris pseudacorus. Frequenti sono anche gli
elementi a connotazione ruderale, soprattutto nelle aree occasionalmente interessate da
pratiche colturali (sfalci e/o sarchiature): tra questi Artemisia spp., Capsella bursa-pastoris,
Chenopodium album, Stellaria media e Veronica persica.
È possibile ricavare indicazioni significative sulla dinamica di questo tipo di vegetazione:
l'osservazione di alcuni pioppeti "invecchiati" oltre il normale ciclo colturale, e/o non
sottoposti a pratiche colturali intensive, consente di rilevare l'ingresso di specie arbustive,
come il sambuco (Sambucus nigra) e il sanguinello (Cornus sanguinea), ed erbacee, come Geum
urbanum e Parietaria officinalis, che evidenzia la tendenza a evolvere verso aspetti riferibili
alla vegetazione forestale potenziale della zona. Si riscontra inoltre, talvolta, il rinnovo di
specie arboree tra cui Quercus robur, Robinia pseudoacacia e Salix spp.
L'interesse dei pioppeti d'impianto è quindi legato soprattutto alla loro potenzialità,
chiaramente individuabile nei casi in cui vengano abbandonate le pratiche colturali che
prevedono la periodica eliminazione del sottobosco. Tale evoluzione risulta indotta, in
particolare, dal rapido incremento della copertura arborea, che favorisce l’affermarsi di una
flora arbustiva ed erbacea a connotazione tendenzialmente nemorale, e dai turni colturali
relativamente lunghi, che consentono l'innescarsi di processi dinamici a medio termine.
Figura 2.11 - Il pioppeto in cui è stato effettuato il rilievo “Acque Alte 01“
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RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.12 - La volta arborea del rilievo “Acque Alte 01”
Rilievo Acque Alte 01
Ubicazione: foce Canale Acque Alte
Data: 12 maggio 2015
coordinate: precisione 6 m --> 45° 04' 37,0'' N; 10° 34' 57,5'' E; quota 22 m s.l.m.
Tipologia di vegetazione: pioppeto artificiale
Superficie rilevata: 100 m2 (10x10)
Note: suolo sarchiato di recente
STRATO ARBOREO (h 25 m, copertura tot. 75%)
Populus sp.
4
altezza (m)
25
STRATO ARBUSTIVO
-
altezza (m)
-
STRATO ERBACEO (copertura tot. 10%)
Chenopodium album
Urtica dioica
Artemisia verlotorum
Artemisia vulgaris
Bidens frondosa
Epilobium tetragonum
Humulus scandens
Iris pseudacorus
Poa trivialis
Stellaria media
Veronica persica
Alopecurus myosuroides
Arctium cfr. minus
Capsella bursa-pastoris
Galinsoga ciliata
Parietaria officinalis
Ranunculus sceleratus
Rumex crispus
Silene alba
Sonchus asper
composita
cfr. Myosoton aquaticum
Picris?
1
1
+
+
+
+
+
+
+
+
+
r
r
r
r
r
r
r
r
r
r
r
r
altezza (m)
0,4
infiorescenza
0,65
0,7
-
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RELAZIONE PRELIMINARE
Vigneti (e frutteti s.l.)
Si tratta di una tipologia in passato più diffusa di oggi, a sottolineare un’evoluzione che ha
comportato una radicale trasformazione del paesaggio agrario della zona, così riassumibile:
- riassetto fondiario con accorpamento degli appezzamenti di piccole dimensioni;
- drastica riduzione dei coltivi arborati nonché di siepi e filari;
- riduzione della diversità colturale con affermazione quasi esclusiva dei seminativi
annuali e assoluta prevalenza, tra questi ultimi, del mais.
Attualmente il vigneto assume una valenza di tipologia a carattere relittuale, ormai
circoscritta a poche aree, spesso peraltro in condizioni di semi-abbandono.
Alla vite si associa una vegetazione erbacea più o meno rada e stabile in relazione alle pratiche
colturali adottate, in particolare:
- laddove non vengano effettuati interventi di sarchiatura e/o di diserbo, ma ci si limiti
allo sfalcio periodico tra i filari, si afferma una copertura relativamente densa, la cui
composizione si avvicina a quella dei prati da sfalcio (specie indicatrici: es. Festuca spp.,
Poa spp., Plantago lanceolata, Taraxacum officinale);
- nel caso di azioni regolari di diserbo e/o sarchiatura si sviluppa una discontinua
copertura d’impronta ruderale (specie indicatrici: es. Chenopodium album, Cynodon
dactylon, Sorghum halepense).
Figura 2.13 - Il vigneto in cui è stato effettuato il rilievo “Acque Alte 07”
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RELAZIONE PRELIMINARE
Rilievo Acque Alte 07
Ubicazione: Cingia de' Botti (lato N del canale)
Data: 27 luglio 2015
coordinate: precisione 4 m --> 45° 04' 02,1'' N; 10° 16' 20,8'' E; quota 25 m s.l.m.
Tipologia di vegetazione: vigneto in stato di semiabbandono, vegetazione tra i filari
Superficie rilevata: 25 m2 (12,5x2)
Note: la coltura assume qui una connotazione relitta
STRATO ARBUSTIVO (h 2,25 m, copertura tot. 1-5%)
Vitis vinifera
1
altezza (m)
2,25
STRATO ERBACEO (copertura tot. 60-70%)
Cynodon dactylon
2
Festuca arundinacea
1
Sorghum halepense
1
Achillea gr. millefolium
+
Aristolochia clematitis
+
Artemisia vulgaris
+
Chenopodium album
+
Convolvulus arvensis
+
Crepis setosa
+
Daucus carota
+
Equisetum ramosissimum
+
Plantago lanceolata
+
Taraxacum officinale
+
altezza (m)
0,2
0,23 foglie
0,59 foglie
0,48 foglie
-
2.2.3 AREE A MAGGIOR GRADO DI NATURALITÀ
Incolti s.l. (vedi anche rilievo Acque Alte 09)
Tipologia ampiamente distribuita, ma in modo frammentario, date le caratteristiche del
territorio, fortemente caratterizzato in senso agricolo; è tipica soprattutto delle aree ubicate al
margine degli abitati, talvolta degradate, e degli spazi interclusi, su superfici tendenzialmente
ridotte e frammentate. Non si tratta propriamente di una singola tipologia vegetazionale, ma
di un insieme di aspetti legati a situazioni dinamicamente vivaci, che favoriscono dapprima
l'insediarsi di specie e di cenosi a connotazione pioniera, successivamente l’innescarsi di serie
vegetazionali che tendono genericamente al bosco.
Evidenziano una composizione floristica variabile ed eterogenea, influenzata soprattutto dalla
situazione pregressa e dai fattori di interferenza correlabili all’azione antropica. Si individua
comunque un contingente di specie abbastanza fedeli, tra cui molte annuali (es.: Amaranthus
retroflexus, Conyza canadensis, Chenopodium spp., Papaver rhoeas, Polygonum spp.). Elementi
costanti, e di elevata valenza diagnostica, sono inoltre Agropyron repens, Artemisia vulgaris,
Artemisia verlotorum e Rubus spp., spesso dominanti, unitamente a specie opportuniste, ad
ampio spettro ecologico, in grado di colonizzare rapidamente superfici scoperte e/o
degradate, quali Aristolochia clematitis, Arctium minus, Parietaria officinalis etc. Dove
maggiore è l'impatto dovuto al calpestio sono piuttosto comuni Cynodon dactylon, Plantago
major, Lolium perenne e Verbena officinalis.
Nelle situazioni contraddistinte da un maggior grado di "evoluzione", e/o di stabilità,
compaiono anche specie tendenzialmente lucivaghe (es.: Galium aparine, Geum urbanum) che
preludono all'insediarsi di consorzi arborei e/o arbustivi (localmente si registra infatti
l'ingresso di Acer negundo, Juglans regia, Robinia pseudoacacia, Cornus sanguinea, Sambucus
nigra e altre essenze legnose).
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Figura 2.14 - Incolto colonizzato da vegetazione arbustiva (scarpate del Canale Acque Alte)
Figura 2.15 - Vegetazione erbacea ripariale lungo il corso del Canale Acque Alte
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Non sono, peraltro, cenosi necessariamente paucispecifiche: evidenziano anzi, talvolta,
un’apprezzabile ricchezza floristica e risultano, inoltre, "luogo" d'elezione per l'affermazione
di numerose specie esotiche: tra queste ricordiamo Bidens frondosa, Phytolacca americana e
Humulus scandens, ormai largamente naturalizzate in questi ambienti. Mostrano una dinamica
piuttosto vivace: sono infatti situazioni passibili di rapida evoluzione verso formazioni
arboreo-arbustive pioniere come i boschetti di robinia. In quest'ottica possono rappresentare
uno stadio iniziale della successione secondaria e meritevoli quindi di una certa attenzione (se
altrimenti gestite, potrebbero essere vantaggiosamente recuperate).
Sono inoltre presenti, nell’area, gli incolti a impronta igrofila, in relazione all’esistenza di una
falda spesso subaffiorante e/o al prevalere, localmente, di substrati a granulometria fine (limi
e argille), tendenzialmente impermeabili, che favoriscono i ristagni d’acqua. Si localizzano sia
in zone ad apprezzabile grado di naturalità (es. sponde dei corsi d’acqua, che verranno
trattate a parte nell’ambito riservato ai corpi idrici) che in altre, contraddistinte da disturbo
più o meno marcato (es. terreni interessati dalla presenza di materiali di riporto). Si tratta di
formazioni erbacee a diverso grado di inarbustamento, in cui il ruolo principale è svolto da
specie erbacee di media-grande taglia quali, ad esempio, Equisetum telmateja, Solidago
gigantea, Phragmites australis e Typhoides arundinacea. Altre specie erbacee comuni sono
Calystegia sepium, Carex acutiformis, Cyperus longus, Lythrum salicaria e Urtica dioica, che
definiscono un quadro nel complesso caratterizzato da elevata disponibilità di nutrienti. Non
mancano, peraltro, entità di apprezzabile rarità e/o pregio floristico come Leucojum aestivum,
Lysimachia vulgaris, Scutellaria galericulata e Stachys palustris. A sottolineare le tendenze
dinamiche in atto, si riscontra spesso la colonizzazione di arbusti tra cui, più frequenti, Cornus
sanguinea, Sambucus nigra e, su suoli molto umidi, Salix cinerea. Unitamente a Salix alba,
specie arborea a marcata connotazione pioniera, il cui ingresso prelude all’affermazione del
bosco igrofilo. Secondo un modello “a mosaico” che vede la compenetrazione del cespuglieto
con tratti di vegetazione a prevalente struttura erbacea.
Figura 2.16 - Incolto erbaceo a connotazione semi-ruderale in cui è stato effettuato il rilievo “Acque Alte 09”
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In sintesi, per quanto riguarda la connotazione ecologica della flora erbacea, si possono
individuare 4 “gruppi principali” di riferimento, in particolare:
- specie ruderali, legate agli ambienti soggetti a maggior disturbo (margini stradali,
campi arati, etc.);
- specie igrofile, la cui presenza risulta strettamente correlata alla presenza di una falda
idrica subaffiorante;
- specie prative, abbondanti nelle zone di contatto con aree destinate a prato stabile;
- specie sciafile, legate alla presenza di una copertura arboreo-arbustiva soprastante,
che determina condizioni di più o meno marcato ombreggiamento.
Per quanto, invece, concerne le forme biologiche, va segnalata, in particolare, l’abbondanza di
specie lianose: annuali, come Sicyos angulatus (esotica, di recente ma ormai larga diffusione in
Pianura Padana), o perenni come la maggior parte tra cui, frequenti e comuni, Bryonia dioica,
Calystegia sepium, Clematis vitalba, Humulus lupulus, Humulus scandens e Lonicera japonica.
Gli incolti rappresentano comunque uno stadio transitorio, destinato a evolvere, più o meno
rapidamente e qualora non intervengano azioni di disturbo o di controllo (es. sfalcio), verso il
bosco, a connotazione più o meno igrofila in relazione all’ecologia della stazione.
Rilievo Acque Alte 09
Ubicazione: cuneo tra Scolo Cingia e Canale Acque Alte
Data: 27 luglio 2015
coordinate: precisione 3 m --> 45° 04' 44,5'' N; 10° 20' 21,1'' E; quota 25 m s.l.m.
Tipologia di vegetazione: incolto erbaceo a connotazione semi-ruderale
Superficie rilevata: 24 m2 (6x4)
Note: la vegetazione sembra essere stata falciata (segni: es. ricacci di Crepis, mozzata)
STRATO ERBACEO (copertura tot. 60-70%)
Centaurea nigrescens
1
Convolvulus arvensis
1
Galium verum
1
Lotus corniculatus
1
Peucedanum venetum
1
Setaria glauca
1
Torilis arvensis
1
Achillea millefolium
+
Aristolochia clematitis
+
Carex sp.
+
Cichorium intybus
+
Coronilla varia
+
Crepis pulchra
+
Festuca arundinacea
+
Plantago lanceolata
+
Plantago major
+
Potentilla reptans
+
Taraxacum officinale
+
Trifolium repens
+
Verbena officinalis
+
altezza (m)
0,66 infiorescenza
0,29
1,27 infiorescenza
0,41 infiorescenza
0,6-0,65 infiorescenza
0,59 infiorescenza
-
Pagina 50 di 91
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RELAZIONE PRELIMINARE
Formazioni arboreo-arbustive a struttura areale
(vedi anche capitolo Transetti e Biotopo “Bosco della ferrovia”)
Si tratta di una tipologia assai poco diffusa nell’area d’indagine, con scarsa differenziazione
tipologica e strutturale. Le aree presentano una chiara connotazione residuale, con
localizzazione preferenziale in corrispondenza delle scarpate morfologiche e dei corpi idrici
principali; sono per lo più il risultato di processi di ricolonizzazione di aree in precedenza
coltivate o interessate dall’accumulo di terreno di riporto (es. materiale di risulta degli scavi
per la realizzazione del Canele Acque Alte). Fa eccezione, per l’estensione decisamente
superiore alla media, il caso dell’area boscata che costituisce il nucleo del parco di Villa
Medici del Vascello a S. Giovanni in Croce, che viene trattata a parte nel capitolo dedicato ai
“biotopi”.
Boschi meso-igrofili a dominanza di Quercus robur
Rappresentano la tipologia prevalente (distribuzione potenziale), seppure riconoscibile solo
in forma frammentaria e lontana dalla sua espressione ottimale. Sono circoscritti a tratti
molto localizzati, su suoli moderatamente umidi, ma raramente inondati, e ben umificati.
Si rileva, comunque, una evidente stratificazione verticale:
- lo strato arboreo è dominato da Quercus robur (h > 20 m), presente talvolta con
individui anche di ragguardevoli dimensioni, accompagnata in genere da Ulmus minor e
Platanus hybrida;
- nello strato arbustivo compaiono Acer campestre, Cornus sanguinea, Sambucus nigra,
Prunus spinosa e Rubus spp.. Si riscontra anche una presenza apprezzabile di Robinia
pseudoacacia;
- la componente erbacea denota un certo grado di igrofilia, con presenze quali, ad
esempio, Rubus caesius (solitamente abbondante), Symphytum tuberosum, Viola alba e
Parietaria officinalis. Mancano gli elementi più tipici del sottobosco dei querceti, la cui
assenza è plausibilmente imputabile alla ridottissima estensione delle aree boschive, al
loro sostanziale isolamento e alla genesi recente della copertura arborea.
In chiave dinamica le cenosi a Quercus robur vanno interpretate come formazioni a carattere
climacico, passibili di modificazioni soprattutto in relazione alla struttura e alla composizione
degli strati arbustivo ed erbaceo e conseguentemente all'evoluzione della componente edafica
dell'ecosistema.
Di elevata valenza ecologica e paesaggistica, queste cenosi dimostrano la capacità di
raggiungere spontaneamente un assetto soddisfacente (soprattutto dal punto di vista
strutturale); si ritiene importante privilegiare l’evoluzione spontanea della vegetazione.
A questa categoria si possono ascrivere anche i boschetti di Robinia pseudoacacia, presenti in
particolare sulle scarpate di diversa origine (es. terreno di riporto lungo il corso dei corsi
d’acqua principali), che si differenziano dai querceti sostanzialmente per la diversa
dominanza nella componente arborea.
Sulle rive dei corpi idrici, in particolare delle vasche di torbiera che caratterizzano la zona di
Gazzuolo (vedi anche BIOTOPI), si rinvengono dei boschetti igrofili la cui volta arborea è
formata da Salix alba, solitamente dominante, e Platanus hybrida. Il suolo è costantemente
umido, per la presenza di una falda subaffiorante, e frequentemente inondato in coincidenza
dei periodi di più intense precipitazioni Gli orizzonti superficiali sono formati in prevalenza
da depositi torbosi e frazioni fini (limi e argille), assai poveri di scheletro. Lo strato arbustivo,
in genere denso, è caratterizzato da Cornus sanguinea, Salix cinerea e Sambucus nigra, con
valori di copertura mediamente elevati. Il sottobosco erbaceo risulta improntato da Carex
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.17 - Il boschetto di querce ubicato alla confluenza dei canali Gazzolo di S. Margherita e Gambalone
(vedi anche transetto A)
Figura 2.18 - L’impianto di forestazione ubicato in corrispondenza del transetto A
tra Canale Gazzolo di S. Margherita e canale Gambalone
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
spp., Equisetum telmateja, Humulus lupulus, Thelypteris palustris e Urtica dioica, mentre lo
strato muscinale, talvolta abbondante, comprende in particolare Brachythecium rutabulum ed
Eurhynchium spp. Si tratta di situazioni intrinsecamente dinamiche e a elevata potenzialità,
passibili di evoluzione anche in tempi piuttosto brevi (es. in relazione ai cambiamenti
strutturali delle cenosi), che testimoniano la capacità dell’ambiente di recuperare
spontaneamente spazi di naturalità.
Impianti forestali (vedi anche rilievo Acque Alte 03)
In anni recenti alcune aree sono state interessate da azioni di rimboschimento, talvolta a fini
di rinaturalizzazione di terreni marginali, di ridotto valore agronomico, in altri casi per scopi
produttivi. Le superfici interessate sono dislocate diversi tratti lungo il corso dei canali che
individuano l’asse centrale del territorio di indagine (Canale Gazzolo di S. Margherita, Riglio
Delmonazza, Canale Acque Alte).
Si tratta di impianti forestali di latifoglie indigene di pregio (es. Acer pseudoplatanus, Carpinus
betulus, Fraxinus spp., Juglans regia, Prunus avium, Quercus robur), che tendono a
incrementare quantitativamente e qualitativamente il patrimonio boschivo del territorio. Gli
interventi hanno in genere riguardato la sola componente arborea.
La caratterizzazione del “sottobosco” risulta influenzata principalmente dallo stato pregresso
delle aree in oggetto: si va infatti da situazioni con copertura simile a quella dei prati stabili,
nel caso in cui l’intervento insista su terreni con copertura erbacea già affermata, ad altre
omologabili agli incolti o a stadi serali che preludono al bosco.
Almeno nei primi anni dopo l’intervento, vengono effettuate operazioni di manutenzione delle
aree, che consistono soprattutto nello sfalcio periodico della vegetazione erbacea. In
prospettiva, la copertura vegetale di queste aree è destinata a evolvere verso forme
maggiormente strutturate e mature, con riduzione della densità arborea e arbustiva, e
affermazione di una componente erbacea a connotazione sempre più marcatamente sciafila.
Figura 2.19 - Pioppeto d’impianto sotto forestazione con essenze autoctone - rilievo “Acque Alte 03”
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Rilievo Acque Alte 03
Ubicazione: a E della S.P. 64, tra Bozzolo e Rivarolo Mantovano (lato N del canale)
Data: 28 maggio 2015
coordinate: precisione 6 m --> 45° 04' 58,5'' N; 10° 28' 01,8'' E; quota 28 m s.l.m.
Tipologia di vegetazione: pioppeto d'impianto, sotto forestazione con essenze autoctone
Superficie rilevata: 100 m2 (10x10)
Note: segni evidenti di un recente temporale di forte intensità
STRATO ARBOREO D (h 28 m, copertura tot. 50-60%)
Populus sp.
3
altezza (m)
27,9
STRATO ARBOREO d (h 8 m, copertura tot. 80%)
Carpinus betulus
4
Alnus glutinosa
1
Fraxinus excelsior
1
altezza (m)
7,8
-
STRATO ARBUSTIVO (h 2-5 m, copertura tot. 15-20%)
Corylus avellana
1
Juglans regia
+
Morus alba
+
Populus alba
+
altezza (m)
5
1,9
0,6
STRATO ERBACEO (copertura tot. 5-10%)
Ballota nigra
1
Galium aparine
1
Carpinus betulus
+
Corylus avellana
+
Poa trivialis
+
Populus alba
+
Veronica persica
+
Vicia sativa
+
Vitis riparia
+
altezza (m)
0,55
-
Corpi idrici
Vegetazione acquatica (vedi anche rilievo Acque Alte 10)
Il territorio in esame è interessato dalla presenza di un fitto reticolo idrografico superficiale,
con corsi d’acqua ad andamento naturaliforme ma, soprattutto, una trama estesa di canali di
vario calibro e portata. Sono altresì presenti, nel settore orientale (con particolare riferimento
alle torbiere di Belforte), alcuni piccoli laghetti la cui origine è riconducibile all’attività di
estrazione della torba. Questi corpi idrici presentano, nel complesso, caratteristiche fisiche
(tipo di substrato, profondità dell’acqua, velocità della corrente) differenziate; unitamente agli
interventi gestionali che vengono periodicamente effettuati (es. taglio della vegetazione
ripariale) ciò determina l’instaurarsi di comunità macrofitiche relativamente diversificate.
In acque lentiche o caratterizzate da ridotta velocità della corrente le cenosi acquatiche, che
occupano buona parte dei corpi idrici, sono caratterizzate dalla presenza di Nuphar luteum
(abbondante soprattutto nelle vasche di torbiera di maggiori dimensioni), accompagnata da
idrofite natanti di piccola taglia come Spirodela polyrrhiza e Lemna spp. che, localmente,
possono coprire ampie superfici. In prossimità delle rive si rinviene spesso Typhoides
arundinacea, talvolta nella forma sommersa tipica delle stazioni lotiche.
In acque più profonde (≥1 m) e/o a corrente relativamente veloce (es. le piccole rapide che si
presentano sporadicamente lungo il corso del Canale Acque Alte), si rinvengono comunità
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RELAZIONE PRELIMINARE
maggiormente improntate dalla presenza di idrofite sommerse, come Myriophyllum spicatum,
Vallisneria spiralis, Potamogeton nodosus (in genere dominante) e Potamogeton pectinatus. Il
substrato è di natura prevalentemente sabbioso-limosa, localmente con fondo indurito: si
rileva, infatti, la tendenza alla formazione di conglomerati cementati dal depositarsi di calcare
in corrispondenza di tratti a corrente rapida e con il fondo coperto da resti (conchiglie) di
molluschi (in massima parte bivalvi come Sinanodonta woodiana e Corbicula fluminea). Da
rilevare anche il fenomeno, molto evidente nella stagione estiva, della fluitazione di ammassi
di vegetazione acquatica lungo il Canale Acque Alte.
Va sottolineato come i corpi idrici, con particolare riferimento a rogge e canali di minori
dimensioni, siano periodicamente oggetto di interventi di “ripulitura”, con rimozione della
biomassa vegetale, dragaggio dei fanghi e ricalibratura delle sezioni. Per effetto dei naturali
processi dinamici, tendono infatti a occludersi abbastanza rapidamente; le operazioni
inducono una regressione della successione serale, seguita però da una rapida
ricolonizzazione.
Figura 2.20 - Il Canale Acque Alte nei pressi di S. Lorenzo Aroldo
Alla vegetazione macrofitica si aggiunge la componente algale, per lo più rappresentata (in
termini quantitativi) da popolamenti di alghe verdi filamentose, la cui presenza si rende
maggiormente evidente nella tarda estate e in autunno quando entrano in fase di senescenza.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.21 - Vegetazione acquatica radicante/flottante - rilievo “Acque Alte 10”
Rilievo Acque Alte 10
Ubicazione: riva N del Canale Acque Alte, a valle dell'immissione del Colatore Dugale
Data: 31 luglio 2015
coordinate: non rilevate con GPS
Tipologia di vegetazione: vegetazione acquatica radicante/flottante
Superficie rilevata: 40 m2 (10x4)
Note: fondo sabbioso con sottile deposito fangoso, profondità dell'acqua 40 cm
STRATO ERBACEO (copertura complessiva 70%)
Potamogeton nodosus
4
Polygonum lapathifolium
+
altezza (m)
-
Vegetazione igrofila di bordura (vedi anche rilievi Acque Alte 08 e Acque Alte 11)
Rappresenta uno degli aspetti tipici delle sponde dei canali e delle vasche di torbiera, su
terreni fortemente umidi o inondati. La vegetazione è improntata da piante erbacee perenni,
di media e grande taglia, in massima parte graminoidi: Phragmites australis (la comune canna
palustre), Typhoides arundinacea, Glyceria maxima e carici, tra cui la specie più comune
risulta Carex acutiformis. Altri elementi caratteristici sono Cyperus longus, Iris pseudacorus,
Lythrum salicaria, Symphytum officinale e Urtica dioica. Si tratta di cenosi marcatamente
igrofile, che segnano la transizione dalla vegetazione a idrofite dei corpi idrici e le formazioni
propriamente terricole delle aree più esterne.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.22 - Vegetazione igrofila di bordura a dominanza di Phragmites australis lungo il canale Acque Alte
Figura 2.23 - Vegetazione igrofila di bordura a dominanza di Carex spp. presso la torbiera di Belforte
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RELAZIONE PRELIMINARE
Vegetazione di bordura a dominanza di Carex spp. (Torbiere di Belforte)
La frequente presenza di novellame di Salix spp. e Populus sp. testimonia la naturale tendenza
di queste cenosi a evolvere, ove la disponibilità di spazio nelle fasce “perifluviali” lo consente,
verso il bosco igrofilo (saliceto, salici-populeto). Che, però, riesce ad affermarsi solo
occasionalmente (es. Torbiere di Belforte), giungendo a formare, in massima parte, poco più
che esili cortine arboreo-arbustive lungo le sponde.
Rilievo Acque Alte 08
Ubicazione: Cingia de' Botti (lato S del canale)
Data: 27 luglio 2015
coordinate: precisione 3 m --> 45° 03' 59,7'' N; 10° 17' 29,5'' E; quota 27 m s.l.m.
Tipologia di vegetazione: cintura ripariale di fragmiteto
Superficie rilevata: 30 m2 (10x3)
Note: STRATO ERBACEO (copertura tot. 90-100%)
Phragmites australis
5
Aristolochia clematitis
1
Calystegia sepium
1
Cyperacea
1
Galium aparine (secco)
1
Iris pseudacorus
1
Rubus caesius
1
Solanum dulcamara
1
Urtica dioica
1
Carex hirta
+
Equisetum cfr. ramosissimum
+
Lythrum salicaria
+
Silene alba
+
Poa trivialis (secca)
-
altezza (m)
2,6
infiorescenza
1,57
foglie
1,51
foglie
1,11
foglie
1,23
-
Figura 2.24 - Vegetazione erbacea ripariale, in parte galleggiante (rilievo Acque Alte 11)
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RELAZIONE PRELIMINARE
Rilievo Acque Alte 11
Ubicazione: riva N del Canale Acque Alte, a valle dell'immissione del Colatore Dugale
Data: 31 luglio 2015
coordinate: precisione 4 m --> 45° 04' 02.0'' N; 10° 15' 07.0'' E; quota 28 m s.l.m.
Tipologia di vegetazione: vegetazione erbacea ripariale, in parte galleggiante
Superficie rilevata: 32,5 m2 (13x2,5)
Note: profondità dell'acqua (centro canale) 85-90 cm, 10-15 cm di deposito fangoso sul fondo
STRATO ERBACEO (copertura complessiva 90%)
Typhoides arundinacea
4
Calystegia sepium
1
Glyceria maxima
1
Rubus caesius
1
Solanum dulcamara
1
Urtica dioica
1
Bidens frondosa
+
altezza (m)
0,7
foglie
1,31 infiorescenza
-
Formazioni arboreo-arbustive a struttura lineare (siepi/filari)
Sono tendenzialmente assimilabili agli incolti, ma si caratterizzano per la struttura lineare e
per la netta stratificazione verticale (siepi e filari interpoderali, cortine arboreo-arbustive
ripariali). La componente arborea risulta fisionomicamente dominante ed è formata
soprattutto da Quercus robur (talvolta con esemplari di dimensioni ragguardevoli), Ulmus
minor, Acer campestre, Platanus hybrida, Populus spp. e Robinia pseudoacacia, a cui si associa
spesso, lungo le rive dei corsi d’acqua, Salix alba. Quella arbustiva annovera specie ad ampia
ecologia, come Cornus sanguinea e Sambucus nigra, accanto ad altre la cui presenza è
correlabile alle formazioni boschive planiziali, tra cui, in particolare, Corylus avellana,
Crataegus monogyna ed Evonymus europaeus.
Lo strato erbaceo denota caratteri di marcata eterogeneità, indotta principalmente dalla
caratterizzazione in senso ecotonale di queste formazioni e dal disturbo a cui sono soggette
comunque le aree in questione (es. tagli occasionali, controllo e/o eliminazione della
componente arbustiva). Il contingente floristico, con particolare riferimento alle specie più
frequenti e/o abbondanti, può essere “suddiviso” in alcune “categorie ecologiche” di
riferimento:
- ruderali s.s.  es. Artemisia spp., Chenopodium album, Rumex spp.;
- “sciafilo-ruderali”  es. Aristolochia clematitis, Ballota nigra, Galium aparine, Glechoma
hederacea, Lamium maculatum, Parietaria officinalis, Phytolacca americana, Silene alba;
- nemorali s.l.  es. Arum italicum, Geum urbanum, Hedera helix, Viola spp., che
rappresentano gli elementi di maggiore interesse e che contraddistinguono i tratti
meglio conservati e/o più evoluti in senso dinamico.
A questa tipologia, comunque prevalente, che caratterizza gli spazi più “naturali”, si
aggiungono situazioni caratterizzate in senso sinantropico, in cui compaiono specie,
soprattutto esotiche, come Acer negundo, Juglans spp. e Robinia pseudoacacia tra gli alberi,
Amorpha fruticosa e Broussonetia papyrifera e tra gli arbusti.
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.25 - Filare di querce nelle campagne a est di San Daniele Po
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RELAZIONE PRELIMINARE
2.3 I BIOTOPI
2.3.1 INTRODUZIONE
Nel corso dell’indagine sono state individuate, nell’ambito del territorio in oggetto, alcune
aree di particolare rilevanza naturalistica e/o con caratteristiche di maggiore naturalità, che
rappresentano elementi su cui impostare la fase successiva del lavoro, ovvero di
progettazione di interventi che possano favorire il miglioramento della connettività ecologica
del territorio stesso. Tali aree sono state oggetto di particolare attenzione e sono stati raccolti,
sia tramite sopralluoghi effettuati direttamente sia attraverso l’analisi della documentazione
esistente, dati inerenti la flora e la vegetazione.
Le aree individuate e indagate sono quattro (figura 2.26), da ovest verso est:
1.
2.
3.
4.
“Parco della Rocca di San Giovanni in Croce” (San Giovanni in Croce)
“Bosco della ferrovia” (S. Giovanni in Croce);
“Torbiere di Belforte” (Gazzuolo, MN)
“Torbiere di Gazzuolo” (Gazzuolo, MN).
Segue la descrizione dei singoli biotopi.
2
3
1
4
Figura 2.26 – Ubicazione dei biotopi
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
2.3.2 “PARCO DELLA ROCCA DI SAN GIOVANNI IN C ROCE” (SAN GIOVANNI IN CROCE)
Ubicazione: al margine nord-ovest dell’abitato di San Giovanni in Croce.
Superficie:ca. 140.700 m2
Perimetro: ca. 1.560 m.
Principali tipologie di vegetazione rappresentate: “bosco-parco” (impianto arboreo in
parte naturalizzato), prato falciato, vegetazione igrofila ripariale sulle rive del laghetto.
Descrizione
Si tratta di un’area verde adiacente alla Rocca di San Giovanni in Croce (nota anche con il
nome di Villa Medici del Vascello), edificio storico la cui costruzione originaria risale all’inizio
del Quattrocento. Ad esclusione dello spazio antistante l’ingresso principale del complesso,
che evidenzia caratteri riconducibili a quelli propri del “giardino all’italiana”, la gran parte
dell’area possiede una connotazione simile a un bosco, in particolare per quanto riguarda la
componente arborea (la realizzazione del parco, che si richiama allo stile paesaggistico
inglese, è databile presumibilmente a inizio Ottocento). Il popolamento arboreo è infatti
piuttosto denso e a distribuzione spaziale irregolare, con una composizione mista, che
annovera accanto a specie autoctone, tipiche delle formazioni planiziali, come Quercus robur
(un esemplare di dimensioni ragguardevoli è presente nel settore occidentale, appena
all’esterno del muro di cinta che delimita il parco) e Carpinus betulus, molte essenze esotiche
tra cui numerose conifere quali, ad esempio, Calocedrus decurrens, Cedrus atlantica e
Chamaecyparis lawsoniana. Ovunque si riscontra un abbondante rinnovo di molte delle specie
arboree presenti, nonché la tendenza allo stratificarsi della vegetazione su più piani, con la
formazione di uno strato arbustivo con prevalenza di essenze autoctone (es. Cornus
sanguinea, Crataegus monogyna, Evonymus europaeus) e l’affermarsi di una componente
erbacea a impronta nemorale (ne sono testimoni specie come Carex remota, Primula vulgaris,
Ruscus aculeatus e Symphytum bulbosum).
Da segnalare ancora:
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Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte
STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
la presenza, nel settore centrale dell’area, di un laghetto che rappresenta un elemento
di forte valenza paesaggistica e le cui rive ospitano una vegetazione erbacea a
impronta igrofila;
- l’esistenza di numerosi individui arborei di notevoli dimensioni tra cui, in particolare,
un Ginkgo biloba che risale presumibilmente all’impianto originario (Dubini, 2004).
Ciò conferisce all’area un aspetto con connotati di semi-naturalità e di elevato pregio
paesaggistico, da tutelare e privilegiare.
-
Elenco Floristico (da Bonali, 2011)
Abies alba
Abutilon theophrasti
Acalypha virginica
Acer campestre
Acer negundo
Acer platanoides
Acer pseudoplatanus
Achillea collina
Achillea millefolium
Achillea roseo-alba
Aegopodium podagraria
Aesculus hippocastanum
Aethusa cynapium
Agrimonia eupatoria
Agropyron repens
Agrostis stolonifera
Ailanthus altissima
Ajuga reptans
Alliaria petiolata
Allium vineale
Alnus glutinosa
Alopecurus pratense
Amaranthus deflexus
Amaranthus retroflexus
Arabidopsis thaliana
Arenaria serpyllifolia
Artemisia vulgaris
Arum italicum
Arum maculatum
Avena barbata
Ballota nigra
Bellis perennis
Bidens frondosa
Brachypodium rupestre
Brachypodium sylvaticum
Bromus gussonei
Bromus sterilis
Broussonetia papyrifera
Bryonia dioica
Buxus sempervirens
Calamintha nepeta
Calepina irregularis
Calocedrus decurrens
Calystegia sepium
Capsella bursa-pastoris
Cedrus atlantica
Celtis australis
Centaurea nigrescens
Cerastium holosteoides var. triviale
Cercis siliquastrum
Chamaecyparis lawsoniana
Chelidonium majus
Chenopodium album
Cichorium inthybus
Cirsium arvense
Cirsium vulgare
Clematis vitalba
Convolvolus arvensis
Conyza albida
Conyza canadensis
Cornus sanguinea
Corylus avellana
Crataegus monogyna
Crepis setosa
Crepis vesicaria subsp. taraxacifolia
Cruciata laevipes
Cucubalus baccifer
Cymbalaria muralis
Cynodon dactylon
Dactylis glomerata
Danae racemosa
Daucus carota
Digitaria sanguinalis
Duchesnea indica
Erigeron annuus
Erophila verna
Euonymus europaeus
Euphorbia prostrata
Fagus sylvatica
Festuca arundinacea
Ficus carica
Fraxinus cfr. angustifolia
Fraxinus ornus
Fumaria officinalis
Galium aparine
Galium mollugo
Galium verum
Geranium columbinum
Geranium dissectum
Geranium molle
Iris cfr. foetidissima
Iris pseudacorus
Juglans nigra
Juglans regia
Juncus articulatus
Lactuca saligna
Lactuca serriola
Lamium amplexicaule
Lamium maculatum
Lamium purpureum
Lapsana communis
Laurus nobilis
Leucanthemum vulgare
Ligustrum vulgare
Liquidambar styraciflua
Lonicera caprifolium
Lonicera japonica
Lotus corniculatus
Lycopus europaeus
Lysimachia nummularia
Lysimachia vulgaris
Lythrum salicaria
Malva sylvestris
Medicago falcata
Melissa officinalis
Mercurialis annua
Morus alba
Myosoton aquaticum
Narcissus sp.
Narcissus pseudonarcissus
Ophiopogon japonicus
Ornithogalum umbellatum
Oxalis fontana - stricta
Parietaria diffusa
Parietaria officinalis
Parthenocissus quinquefolia
Pawlovnia tomentosa
Petasites fragrans
Phleum pratense
Phragmites australis
Philadelphus coronarius
Phytolacca americana
Picris echioides
Picris hieracioides
Pimpinella major
Plantago lanceolata
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Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte
STUDIO DI FATTIBILITÀ
Cardamine hirsuta
Cardaria draba
Carex acutiformis
Carex divulsa
Carex flacca
Carex otrubae
Carex remota
Carex sylvatica
Carpinus betulus
Polygonum lapathifolium
Populus alba
Populus tremula
Portulaca oleracea
Potentilla reptans
Primula vulgaris
Prunella vulgaris
Prunus avium
Prunus cerasifera
Prunus cerasifera var. pissardii
Prunus laurocerasus
Prunus spinosa
Pterocarya fraxinifolia
Quercus robur
Ranunculus acris
Ranunculus bulbosus subsp. aleae
Ranunculus ficaria
Ranunculus repens
Ranunculus sceleratus
Ranunculus velutinus
Robinia pesudoacacia
Rubus caesius
Rubus ulmifolius
Rumex acetosa
Rumex conglomeratus
Rumex crispus
Rumex obtusifolius
Geum urbanum
Ginkgo biloba
Glechoma hederacea
Hedera helix
Hemerocallis fulva
Holcus lanatus
Hordeum murinum
Hypericum androsaemum
Hypochoeris radicata
Ruscus aculeatus
Ruscus hipoglossum??
Salix alba
Salvia pratensis
Sambucus nigra
Saxifraga tridactylites
Sedum album
Senecio vulgare
Setaria glauca
Setaria verticillata
Setaria viridis
Silene alba
Silene vulgaris
Sinapis arvensis
Solanum dulcamara
Solanum nigrum
Sonchus asper
Sonchus oleraceus
Sorghum halepense
Spirodela polyrrhiza
Stellaria media
Symphytum bulbosum
Taraxacum officinale
Taxus baccata
Tecoma radicans
Thlaspi alliaceum
RELAZIONE PRELIMINARE
Plantago major
Plantago media
Platanus hybrida
Poa annua
Poa pratensis
Poa sylvicola
Poa trivialis
Polygonum aviculare
Thuja plicata
Tilia platyphyllos
Torilis arvensis
Torilis japonica
Trifolium pratense
Trifolium repens
Ulmus minor
Urtica dioica
Valerianella locusta
Verbena officinalis
Veronica arvensis
Veronica haederifolia
Veronica persica
Veronica polita
Veronica serpyllifolia
Viburnum lantana
Vinca minor
Viola alba
Viola hirta
Viola odorata
Viola reichembachiana
Viola suavis
Vitis riparia
Wisteria sinensis
Wolffia arrhiza
Nota – Sono evidenziate in giallo le specie “aggiunte” durante il sopralluogo effettuato in data 27 agosto 2015
Figura 2.27 - Abutilon theophrasti
Chamaecyparis lawsoniana
Solanum dulcamara
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.28 –
La rocca (detta anche
Villa Medici del Vascello)
Figura 2.29 e 2.30 Il laghetto artificialeall’interno
del parco (al centro e sotto)
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.31 – Il settore nord-ovest del parco caratterizzato da maggiore naturalità,
con caratteristiche nemorali dell’habitat
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Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte
STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
2.3.3 “BOSCO DELLA FERROVIA ” (S. GIOVANNI IN CROCE)
Ubicazione: a nord dell’abitato di San Giovanni in Croce e del Canale Acque Alte, tra la
ferrovia Brescia-Parma, a ovest, e il Canale Gambina di sotto a nord e a est.
Superficie: ca. 26.000 m2
Perimetro: ca. 870 m.
Principali tipologie di vegetazione rappresentate: bosco meso-igrofilo a dominanza di
Platanus hybrida e Quercus robur nel settore meridionale, pioppeto d’impianto nel settore
settentrionale, vegetazione erbacea igrofila (cariceto, fragmiteto) sulle sponde dei canali.
Descrizione
L’esistenza di quest’area è resa “possibile” dall’essere delimitata a nord e a est dal canale
Gambina di sotto, a ovest dalla linea ferroviaria e a sud dal Canale Acque Alte. Ciò ne
determina una ridotta accessibilità e, conseguentemente, una minore importanza ai fini
dell’utilizzo a scopi agronomici, il che ha favorito l’insediarsi di vegetazione spontanea nel
settore meridionale dove si è sviluppato un boschetto di circa 6.000 m2 di superficie. Nel
settore nord è invece presente un impianto di pioppi, governati a ceppaia, plausibilmente per
la produzione di biomassa, con al di sotto una copertura arbustiva ed erbacea discretamente
abbondante. Copertura che rivela la tendenza della vegetazione a evolvere verso aspetti più
prossimi al bosco meso-igrofilo a dominanza di Quercus robur e Ulmus minor, dinamica ben
evidenziata dalla presenza di queste due fanerofite sia nello strato erbaceo che in quello
arbustivo.
Sulle rive dei canali che delimitano l’area sono presenti anche cinture discontinue di
vegetazione erbacea igrofila, fisionomicamente improntata da elofite di media e grande taglia
come Phragmites australis e Typhoides arundinacea.
L’area, per le caratteristiche sopra descritte, si presta a una completa rinaturalizzazione, che
ne aumenterebbe in misura significativa il grado di funzionalità ecologica in relazione alle
direttrici di collegamento verso l’esterno dell’area di studio.
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Rilievo Acque Alte 05
Ubicazione: San Giovanni in Croce (pressi ferrovia, lato N del canale)
Data: 18 giugno 2015
coordinate: precisione 4-5 m --> 45° 05' 11,6'' N; 10° 22' 37,1'' E; quota 29 m s.l.m.
Tipologia di vegetazione: impianto di pioppi ibridi (a ceppaia) per produzione di biomassa
Figura 2.32 – Area del rilievo “Acque Alte 05”
Superficie rilevata: 100 m2 (10x10)
Note: sensibile ombreggiamento del terreno
STRATO ARBOREO (h 12 m, copertura tot. 85%)
Populus sp.
5
altezza (m)
11,7
STRATO ARBUSTIVO (h 3,7 m, copertura tot. 20%)
Ulmus minor
1
Populus sp.
1
Vitis riparia
+
Quercus robur
+
altezza (m)
3,7
-
STRATO ERBACEO (copertura tot. 30%)
Calystegia sepium
Cirsium arvense
Convolvulus arvensis
Galium aparine
Rumex crispus
Cornus sanguinea
Dipsacus fullonum
Epilobium tetragonum
Oxalis fontana
Poa trivialis (secca)
Populus sp.
Rubus caesius
Silene alba
Sorghum halepense
Torilis arvensis
Ulmus minor
Verbena officinalis
Quercus robur
altezza (m)
0,37 foglie
0,47 foglie
1,15 / 1,49 infiorescenza
0,51 foglie
0,42 foglie
-
1
1
1
1
1
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
r
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Rilievo Acque Alte 06
Figura 2.33 – Area del rilievo “Acque Alte 06”
Ubicazione: San Giovanni in Croce (pressi ferrovia, lato N del canale)
Data: 18 giugno 2015
coordinate: precisione 5 m --> 45° 05' 05,6'' N; 10° 22' 05,7'' E; quota 29 m s.l.m.
Tipologia di vegetazione: bosco misto
Superficie rilevata: 100 m2 (10x10)
Note: STRATO ARBOREO (h 20-25 m, copertura tot. 90%)
Platanus hybrida
4
Quercus robur
2
Populus sp.
1
Robinia pseudoacacia
1
Ulmus minor
1
altezza (m)
23,5
-
STRATO ARBUSTIVO (h 4-4,5 m, copertura tot. 50-60%) altezza (m)
Acer campestre
2
4,2
Cornus sanguinea
1
Bryonia dioica (su Crataegus)
1
Crataegus monogyna
1
Morus alba
1
4,3
Prunus avium
1
Prunus spinosa
1
Rubus ulmifolius
1
Sambucus nigra
1
Ulmus minor
1
Vitis riparia
1
Juglans regia
+
Robinia pseudoacacia
+
Celtis australis
r
STRATO ERBACEO (copertura tot. 60-70%)
Viola cfr. alba
2
Hedera helix
1
Parietaria officinalis
1
Rubus caesius
1
Galium aparine
+
Quercus robur
r
Aristolochia clematitis
r
altezza (m)
0,27 foglie
1
foglie
0,53 foglie
-
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RELAZIONE PRELIMINARE
2.3.4. “TORBIERE DI BELFORTE ” (GAZZUOLO, MN)
Ubicazione: a ovest dell’abitato di Belforte (Gazzuolo), nella parte interna di un antico
meandro del fiume Oglio.
Superficie: ca. 1.364.500 m2
Perimetro: ca. 5.700 m
Principali tipologie di vegetazione rappresentate: vegetazione a idrofite nelle vasche di
torbiera (es. lemneto, nufareto), vegetazione erbacea igrofila (cariceto, fragmiteto, tifeto) sulle
sponde, formazioni arboreo-arbustive a impronta igrofila (es. saliceto), pioppeto d’impianto
nella maggior parte delle aree comprese tra le vasche di torbiera.
Descrizione
L’area occupa la parte interna di un antico meandro fluviale, interessata da attività di
estrazione della torba che hanno dato origine a specchi d’acqua con caratteristiche
chiaramente riferibili alla genesi di matrice antropica: forma rettangolare, tendenzialmente
stretta e allungata, sponde con andamento rettilineo, profondità costante. Questi corpi idrici si
alternano a “strisce” di terreno occupate per lo più, attualmente, da pioppeti d’impianto di
differente età e struttura. Nel tempo le vasche di torbiera e le sponde sono state colonizzate da
abbondante vegetazione acquatica e ripariale: idrofite radicanti (Nuphar luteum soprattutto)
e/o natanti (Lemna minor, Spirodela polyrrhiza) nelle vasche, elofite sulle rive (es. Phragmites
australis, Typha latifolia, Carex spp.).
Il territorio appare così come un mosaico molto articolato, con tessere di forma rettangolare
di dimensioni però molto variabili (da ca. 50 x 40 m a ca. 25x600 m), a comporre un quadro
caratteristico e molto riconoscibile.
Il settore orientale è caratterizzato da maggiore naturalità, con diverse superfici occupate da
incolti igrofili e boschetti, in via di progressiva rinaturalizzazione; presumibilmente,si tratta
delle zone di più antica estrazione e, anche in chiave dinamica, quelle di maggiore interesse.
Nel settore occidentale va invece segnalata la presenza di alcune vasche di grandi dimensioni
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
con abbondante vegetazione igrofila sulle rive, sia erbacea che arboreo-arbustiva, a formare
un nucleo piuttosto compatto.
Il tutto configura quest’area come quella di maggior pregio naturalistico presente nell’ambito
dell’intero territorio di indagine, di notevole importanza anche per la sua ubicazione
strategica, a ridosso del Canale Acque Alte.
Elenco Floristico (da Bolpagni, Longhi, Bartoli e Viaroli 2007)
Abutilon theophrasti Medicus
Cardamine hirsuta L.
Epilobium obscurum Schreber
Acalypha virginica L.
Carex acutiformis Ehrh.
Equisetum arvense L.
Acer campestre L.
Carex elata L.
Equisetum ramosissimum Desf.
Acer negundo L.
Carex gracilis Curtis
Equisetum telmateja Ehrh.
Achillea collina Becker
Carex hirta L.
Carex otrubae Podp.
Carex pseudocyperus
Eragrostis pilosa (L.) Beauv.
Agrimonia eupatoria L.
A Agropyron repens (L.) Beauv.
Agrostis stolonifera L.
Ailanthus altissima (Miller) Swingle
Ajuga reptans L.
A Alisma plantago-aquatica L.
A Alnus glutinosa (L.) Gaertner
A Alopecurus myosuroides Hudson
A Althaea officinalis L.
A Amaranthus chlorostachys Willd.
A Amaranthus cruentus L.
Amaranthus deflexus L.
AAmaranthus lividus L.
A Amaranthus retroflexus L.
A Ambrosia artemisiifolia L.
A Ambrosia coronopifolia L.
Amorpha fruticosa L.
Anagallis arvensis L.
A Angelica sylvestris
Carex stellulata Good.
Eupatorium cannabinum L.
Euphorbia cyparissias L.
Euphorbia esula
Centaurea nigrescens Willd.
Euphorbia helioscopia L.
Centaurium erythraea Rafn
Euphorbia palustris L.
Centaurium pulchellum (Swartz) Druce
Euphorbia peplis L.
Ceratophyllum demersum L.
Fallopia dumetorum (L.) Holub
Chelidonium majus L.
Festuca arundinacea Schreber
Chenopodium album L.
Festuca pratensis Hudson
Frangula alnus Miller
Fraxinus angustifolia
Carex riparia Curtis
Cichorium intybus L.
Cirsium arvense (L.) Scop.
Cirsium vulgare (Savi) Ten.
Clematis vitalba L.
Clematis viticella L.
Convolvulus arvensis L.
Conyza canadensis (L.) Cronq.
Cornus sanguinea L.
Coronilla varia L.
A Anthriscus sylvestris (L.) Hoffm.
Crataegus monogyna Jacq.
A Apios americana Medicus
Crepis pulchra L.
Ar Aristolochia clematitis L.
Crepis vesicaria L.
Ar Artemisia verlotorum Lamotte
Ar Artemisia vulgaris L.
Arum italicum
Cucubalus baccifer L.
AsAster novi-belgii L.
At Atriplex patula L.
AvAvena barbata Potter
AvAvena sterilis L.
AzAzolla filiculoides Lam.
BeBellis perennis L.
Bidens cernua L.
Bidens frondosa L.
Bidens tripartita L.
Blackstonia perfoliata (L.) Hudson
Erigeron annuus (L.) Pers.
Cuscuta campestris Yuncker
Cyclocoma atriplicifolia (Sprengler) Coulter
Cyperus esculentus L.
Cyperus fuscus L.
Cyperus glaber L.
Cyperus glomeratus L.
Cyperus longus L.
Cyperus michelianus (L.) Delile
Cyperus serotinus Rottb.
Cyperus stigosus L.
Dactylis glomerata L.
Galega officinalis L.
Galinsoga parviflora Cav.
Galium album Miller
Galium aparine L.
Galium elongatum Presl
Galium mollugo L.
Galium palustre L.
Geranium dissectum L.
Geranium molle L.
Geranium robertianum L.
Geum urbanum L.
Glechoma hederacea L.
Gleditsia triacanthos L.
Glyceria maxima (Hartmann) Holmberg
Gratiola officinalis L.
Helianthus tuberosus L.
Heliotropium europaeum L.
Holcus lanatus L.
Hordeum murinum L.
Humulus lupulus L.
Humulus scandens L.
Hypericum perforatum L.
Inula viscosa (L.) Aiton
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Bolboschoenus maritimus (L.) Palla
Daucus carota L.
Iris pseudacorus L.
Bromus hordeaceus L.
Diplotaxis tenuifolia (L.) DC.
Juglans regia L.
Bromus sterilis L.
Dipsacus fullonum L.
Juncus articulatus L.
Bryonia dioica Jacq.
Echinochloa crus-galli (L.) Beauv.
Juncus bufonius L.
Butomus umbellatus L.
Echium vulgare L.
Calystegia sepium (L.) R. Br.
Eleocharis palustris (L.) R. et S.
Epilobium hirsutum L.
Juncus compressus Jacq.
Lactuca serriola L.
Lamium purpureum
Capsella bursa-pastoris (L.) Medicuss
Lapsana communis L.
Lathyrus hirsutus L.
Salvinia natans (L.) All.
LeLeersia oryzoides (L.) Swartz
Picris echioides L.
Plantago lanceolata L.
Plantago major L.
Platanus hybrida
Sambucus nigra L.
Saponaria officinalis L.
LeLemna gibba L.
Poa annua L.
Schoenoplectus lacustris (L.) Palla
LeLemna minor L.
Poa palustris L.
Scrophularia nodosa L.
LeLemna minuta Humb., Bonpl. & Kunth
Poa pratensis L.
Scutellaria galericulata L.
LeLeucanthemum vulgare Lam.
Poa sylvicola Guss.
Poa trivialis L.
Polygonum amphibium
Senecio paludosus L.
LaLathyrus pratensis L.
LeLeucojum aestivum L.
LLiLinaria vulgaris Miller
Li Lindernia dubia (L.) Pennell
Li Lindernia procumbens (Krocker) Philcox
L Lolium perenne L.
LoLonicera japonica
Lotus corniculatus L.
Polygonum arenastrum Boreau
Polygonum hydropiper L.
Polygonum lapathifolium L.
Polygonum mite Schrank
Popolus sp.
Sambucus ebulus L.
Setaria viridis (L.) Beauv.
Sicyos angulatus L.
Silene alba (Miller) Krause
Silene dioica (L.) Clairv.
Silene vulgaris (Moench) Garcke
Silybum marianum (L.) Gaertner
Sinapis arvensis L.
Lo Lotus tenuis W. et K.
Populus alba L.
Lu Ludwigia palustris (L.) Elliott
Lysimachia vulgaris L.
Populus nigra L.
Portulaca oleracea L.
Potamogeton crispus
Potamogeton natans L.
Potamogeton nodosus
Potamogeton pectinatus L.
Potamogeton perfoliatus
Lythrum salicaria L.
Potentilla reptans L.
Sorghum halepense (L.) Pers.
Malva sylvestris L.
Primula vulgaris Hudson
Sparganium erectum L.
Medicago lupulina L.
Prunella vulgaris L.
Prunus avium L.
Prunus cerasifera
Spirodela polyrrhiza (L.) Schleid.
Lu Ludwigia peploides (Kunth) P.H. Raven
Ly Lychnis flos-cuculi L.
Lycopus europaeus
Lysimachia nummularia L.
Melilotus alba Medicus
Melilotus officinalis (L.) Pallas
Mentha aquatica L.
Mentha pulegium L.
Mentha spicata L.
Morus alba L.
Myosotis arvensis (L.) Hill
Myosotis scorpioides L.
Myosoton aquaticum (L.) Moench
Myriophyllum spicatum
Nelumbo nucifera Gaertner
N Nuphar luteum (L.) S. et S.
Oenanthe aquatica (L.) Poiret
Oenothera biennis L.
Oxalis fontana Bunge
PaPanicum capillare L.
PaPanicum dichotomiflorum Michx.
Solanum dulcamara L.
Solanum nigrum L.
Solidago gigantea Aiton
Sonchus arvensis L.
Sonchus asper (L.) Hill
Sonchus oleraceus L.
Stachys palustris L.
Pulicaria dysenterica (L.) Bernh.
Stellaria media (L.) Vill.
Symphytum officinale L.
Symphytum tuberosum
Quercus robur L.
Taraxacum officinale Weber
Ranunculus acris L.
Thalictrum exaltatus Gaudin
Thalictrum lucidum L.
Thelypteris palustris
Prunus spinosa L.
Ranunculus bulbosus L.
Ranunculus ficaria L.
Ranunculus repens L.
Ranunculus sceleratus L.
Rapistrum rugosum (L.) All.
Robinia pseudoacacia L.
Rorippa amphibia (L.) Besser
Rorippa sylvestris (L.) Besser
Rosa canina L. sensu Bouleng.
Rubus caesius L.
Rubus ulmifolius Schott
Torilis arvensis (Hudson) Link
Trifolium arvense L.
Trifolium campestre Schreber
Trifolium pratense L.
Trifolium repens L.
Typha latifolia L.
Typhoides arundinacea (L.) Moench
Ulmus minor Miller
Ulmus sp.
Urtica dioica L.
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Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte
STUDIO DI FATTIBILITÀ
PaPapaver rhoeas L.
PaParietaria officinalis L.
PaParthenocissus quinquefolia (L.) Planchon
PaPaspalum paspaloides (Michx.) Scribner
PaPastinaca sativa L.
Phleum pratense L.
Phragmites australis (Cav.) Trin.
Phytolacca americana L.
Veronica catenata Pennell
Veronica persica Poiret
Vicia cracca L.
Rumex crispus L.
Rumex hydrolapathum
Rumex obtusifolius L.
Salix alba L.
Salix cinerea L.
Salix eleagnos Scop.
Salix purpurea L.
Salvia pratensis L.
Vicia sativa L.
Viola odorata L.
RELAZIONE PRELIMINARE
Valeriana officinalis L.
Verbascum blattaria L.
Verbascum thapsus L.
Verbena officinalis L.
Veronica anagallis-aquatica L.
Veronica anagalloides Guss.
Veronica arvensis L.
Vitis vinifera L.
Xanthium italicum Moretti
Nota – Sono evidenziate in giallo le specie “aggiunte” durante il sopralluogo effettuato in data 12/05/2015
Figura 2.34 Bidens frondosa e Urtica dioica
Figura 2.35 Carex acutiformis
e Calystegia sepium
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Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte
STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Figure 2.36 e 2.37 Vasche di torbiera con
vegetazione arboreoarbustiva sulle rive
Figura 2.38 Popolamento di Nuphar luteum
in una vasca di torbiera
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.39 Il laghetto nel settore
sudoccidentale dell’area
Figura 2.40 Thelypteris palustris
Figura 2.41 Il laghetto nel settore
sud-occidentale dell’area
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
2.3.4.“TORBIERE DI GAZZUOLO” (GAZZUOLO, MN).
Ubicazione: al margine nord-ovest dell’abitato di Gazzuolo, sulla riva occidentale del Canale
Principale Regona d’Oglio (parte interna di un antico meandro del fiume Oglio).
Superficie: 235.500m2
Perimetro: ca. 2.200 m
Tipologie di vegetazione rappresentate: vegetazione a idrofite nelle vasche di torbiera (es.
lemneto, nufareto, potameto), vegetazione erbacea igrofila (cariceto, fragmiteto, tifeto) sulle
sponde, formazioni arboreo-arbustive a impronta igrofila (es. saliceto), pioppeto d’impianto
nella maggior parte delle aree comprese tra le vasche di torbiera.
Descrizione
È una situazione simile, per genesi e caratteristiche, a quella delle torbiere di Belforte, con
specchi d’acqua dai contorni geometrici (corrispondenti alle zone di escavazione della torba)
alternati a pioppeti d’impianto. Nelle aree dismesse da maggior tempo si sono insediate
formazioni arboreo-arbustive a impronta igrofila, contraddistinte da vivace dinamismo, e,
sulle sponde dei corpi idrici, cinture di vegetazione erbacea a elofite con presenze anche di un
certo interesse floristico quali, ad esempio, Symphytum officinale, Valeriana officinalis.
L’area è però contraddistinta da un impatto antropico decisamente maggiore rispetto alle
torbiere di Belforte, in particolare:
- la maggiore accessibilità e la vicinanza all’abitato di Gazzuolo facilitano la presenza
antropica nell’area, da collegare in particolare all’attività di pesca che vi viene
praticata;
- la frequentazione appare piuttosto intensa e, soprattutto, scarsamente attenta e
rispettosa delle condizioni del luogo (vedi anche punto precedente);
- conseguentemente, sono presenti accumuli di rifiuti un po’ in tutta l’area, spesso in
parte interrati e/o utilizzati per la realizzazione di passerelle e strutture da ricollegare
all’attività di pesca;
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Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte
STUDIO DI FATTIBILITÀ
-
RELAZIONE PRELIMINARE
gli spazi a buon grado di naturalità risultano attualmente decisamente ridotti.
L’area possiede però, per contro, una potenzialità elevata, sia per la sua ubicazione in
rapporto al Canale Acque Alte (con funzione di collegamento verso sud) che per la possibilità
di evoluzione dell’habitat verso tipologie differenziate ricollegabili alla serie ripariale.
Figura 2.42 - Vegetazione erbacea ripariale, in parte galleggiante (rilievo “Acque Alte 11”)
Rilievo Acque Alte 02
Ubicazione: Gazzuolo (a NW dell'abitato), riva ovest del Canale Principale Regona d'Oglio
Data: 12 maggio 2015
coordinate: precisione 3 m --> 45° 04' 10,7'' N; 10° 34' 40,2'' E; quota 23 m s.l.m.
Tipologia di vegetazione: prato umido, a connotazione ruderale
Superficie rilevata: 25 m2 (5x5)
Note: terreno in parte di riporto (presenza di pietre e mattoni)
STRATO ERBACEO (copertura tot. 95-100%)
Parthenocissus quinquefolia
3
Carex riparia
2
Rubus ulmifolius
2
Symphytum officinale
2
Iris pseudacorus
1
Poa trivialis
1
Rumex crispus
1
Urtica dioica
1
Calystegia sepium
+
Carex otrubae
+
Humulus lupulus
+
Potentilla reptans
+
Valeriana officinalis
+
Lythrum salicaria
r
Polygonum amphibium
r
altezza (m)
0,3
foglie
1,1
foglie
1,05 foglie
0,87 infiorescenza
1,1
1,12 infiorescenza
0,83
0,96 foglie
-
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RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.43 Vasca di torbiera
Figura 2.44 Strutture di supporto
alle attività di pesca
Figura 2.45 Vasca di torbiera
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
2.4 I TRANSETTI
2.4.1 INTRODUZIONE
Nell’ambito dello studio della vegetazione i transetti vengono utilizzati soprattutto quando si
desideri evidenziare un particolare gradiente “lineare” lungo il quale si riscontra una serie
spaziale caratteristica. Il transetto fornisce infatti un metodo efficace per visualizzare, in
modo semplice e chiaro, i cambiamenti che si verificano lungo il gradiente (es. Clements e
Cutter 1905, Weaver et alii 1925, Mueller-Dombois e Ellenberg 1974, Buckland et alii 2007). Il
transetto può inoltre essere modulato in funzione della scala spaziale secondo cui si esprime il
gradiente da indagare, dell’estensione delle tipologie di vegetazione interessate e del grado di
dettaglio che si vuole raggiungere.
Un caso particolare di gradiente è quello che si riscontra sulle sponde di un corso d’acqua,
dettato dalla morfologia delle rive e dalle variazioni di umidità del substrato. Una situazione
che si riscontra nel caso in oggetto, che si presta pertanto all’applicazione del transetto come
metodo di indagine preferenziale.
Sono stati individuati due transetti:
1. il primo (transetto A) alla confluenza del Canale Gazzolo S. Margherita con il Canale
Gambalone, che da qui in avanti prendono il nome di Riglio Delmonazza, per una
lunghezza complessiva di 75 m;
2. il secondo (transetto B) lungo il corso del Canale Acque Alte all’altezza di Castedidone,
per una lunghezza di 75 m.
Per ognuno dei due transetti è stata rilevata una fascia di 2 m di larghezza (figura 2.46),
effettuando un rilievo fitosociologico per ogni tipologia di vegetazione incontrata lungo il
transetto, al fine di evidenziare l’effetto del gradiente dettato dalla morfometria delle sponde
e dalla presenza del corpo idrico.
Figura 2.46 – Modalità di rilevamento lungo il transetto
Segue la descrizione dei singoli transetti.
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RELAZIONE PRELIMINARE
2.4.2 TRANSETTO A
Ubicazione: a N di San Daniele Po, alla confluenza dei canali Gazzolo S. Margherita e
Gambalone.
Sviluppo lineare complessivo e allineamento: 75 m; rilievi A1-A7 0°N, rilievi A8-A13 50°N.
Tipologie di vegetazione rappresentate: boschetto mesofilo, impianto di forestazione,
vegetazione erbacea vegetazione erbacea a impronta ruderale, incolti a matrice igrofiloruderale, seminativi.
Descrizione
Il transetto interseca i canali Gazzolo S. Margherita e Gambalone, con un cambio di direzione
in corrispondenza del secondo (da nord verso nord-est).
La successione da sud verso nord comprende:
- impianto di forestazione di latifoglie autoctone, con dominanza di Acer pseudoplatanus
e Fraxinus excelsior (altezza ca. 8 m, copertura ca. 50%), assenza di strato arbustivo e
copertura erbacea abbondante con prevalenza di graminacee (Holcus lanatus, Bromus
sterilis, Agropyron repens, Poa pratensis);
- la vegetazione si articola poi, verso nord, secondo una successione simmetrica rispetto
all’asse longitudinale del Canale Gazzolo S. Margherita:
 incolti erbacei a impronta ruderale (specie indicatrici: Agropyron repens,
Convolvulus arvensis, Cynodon dactylon, Lolium perenne) in corrispondenza delle
banchine laterali del canale, percorse da strade di servizio;
 incolti erbacei a impronta tendenzialmente igrofila (specie indicatrici: Agrostis
stolonifera, Calystegia sepium, Cyperus longus) sulle scarpate del canale stesso;
 in mezzo, in corrispondenza del corpo idrico, vegetazione a idrofite radicanti a
foglie sommerse (Potamogeton nodosus, P. pectinatus);
- segue, nel cuneo compreso tra i due canali, un boschetto con strato arboreo (h 20 m)
formato da Quercus robur, copertura arbustiva (Acer campestre, Hedera helix) nel
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Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte
STUDIO DI FATTIBILITÀ
-
RELAZIONE PRELIMINARE
complesso rada e strato erbaceo dominato da Rubus caesius che forma una copertura
densa e compatta, di circa 0,5-1 m di altezza;
si ripete quindi la successione “simmetrica” in corrispondenza del tratto in cui il
transetto, dopo il cambio di direzione verso nord-est, attraversa il secondo canale;
all’estremità nord del transetto si trova un terreno destinato a seminativo (mais,
rilevato prima della mietitura).
Figura 2.47 Sullo sfondo l’impianto
di forestazione del rilievo A1
Figura 2.48 Il canale Gazzolo S. Margherita
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Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte
STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Rilievo Acque Alte
Ubicazione: a N di S. Daniele Po, alla confluenza ….
Data: 23 giugno 2015
coordinate: precisione m -->
Tipologia di vegetazione
forestazione
Sigla del rilievo
A1
2
Superficie rilevata (m )
STRATO ARBOREO - h (m) / copertura tot. (%)
Acer pseudoplatanus
Fraxinus excelsior
Quercus robur
STRATO ARBUSTIVO - h (m) / copertura tot. (%)
Acer pseudoplatanus
Acer campestre
Hedera helix
Quercus robur
STRATO ERBACEO - h (m) / copertura tot. (%)
Holcus lanatus
Bromus sterilis
Cirsium arvense
Acer pseudoplatanus
Linaria vulgaris
Rumex crispus
Agropyron repens
Convolvulus arvensis
Poa pratensis
Silene alba
Avena barbata
Potentilla reptans
Torilis arvensis
Lolium perenne
Plantago lanceolata
Cynodon dactylon
Equisetum arvense
Solanum dulcamara
Bromus hordeaceus
Oxalis fontana
Potamogeton nodosus
Potamogeton pectinatus
Alga verde filamentosa
Aristolochia clematitis
Agrostis stolonifera
Cyperus longus
Lythrum salicaria
Scrophularia nodosa
Urtica dioica
Calystegia sepium
Lycopus europaeus
Quercus robur
Chenopodium album
Achillea millefolium
Lysimachia vulgaris
Coronilla varia
Lactuca serriola
Carex hirta
Polygonum hydropiper
Alopecurus myosuroides
Stachys palustris
Bryonia dioica
Galium aparine
Hedera helix
Acer campestre
Phytolacca americana
Rubus caesius
Glechoma hederacea
Galium mollugo
Ranunculus repens
Dactylis glomerata
Taraxacum officinale
cfr. Centaurea nigrescens
Plantago lanceolata
Polygonum aviculare
Festuca arundinacea
Iris pseudacorus
Rumex acetosa
Sorghum halepense
* Panicum dichotomiflorum
Myosotis arvensis
Poa trivialis
Typhoides arundinacea
Parietaria officinalis
Digitaria sanguinalis
Amaranthus retroflexus
Rumex obtusifolius
Setaria glauca
Zea mays
Echinochloa crus-galli
Portulaca oleracea
banchina
A2
sponda
A3
acqua
A4
sponda
A5
banchina
A6
bosco misto
A7
banchina
A8
sponda
A9
26
11
8
8
6
7
34
7
7-8 / 40-50
2
1
-
-
-
-
est. / 90
20 / 85-90
est. / 90
1 / <1
+
-
-
-
-
5
1-1,5 / 95
5
1
1
+
+
+
1
0,5-1 / 80
+
1
1
+
1
+
+
+
1
+
3
+
1
2
0,5-1 / 90
… / 20
sponda
A11
banchina
A12
seminativo
A13
7
6
10,5
14
-
-
-
-
-
-
-
-
5
5
1-2 / ≤5
0,5 / <1
1
1
+
+
0,5 / 85
+
+
0,5-1 / 90
1
+
+
2
+
1
0,5-1,5 / 90
0,5 / 80
0,5-1 / 85
1
+
1
2
+
2
1
2
acqua
A10
0,5-1/95-100 0,3-0,7/85-90 0,2-0,7 / 30
1
1
+
+
1
1
+
+
+
+
1
1
1
+
+
2
1
+
1
1
+
1
1
1
+
+
1
+
+
+
+
1
+
r
+
1
+
1
1
1
1
+
2
+
2
+
+
1
1
1
1
1
+
1
r
1
+
+
+
1
+
+
1
5
1
+
1
+
1
+
+
1
1
+
+
1
+
+
+
1
1
+
+
+
1
2
+
2
+
+
1
1
1
+
r
1
+
4
+
r
r
1
+
+
+
+
+
r
1
1
2
1
+
+
+
+
1
+
+
+
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+
2
+
+
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
2.4.3 TRANSETTO B
Ubicazione: a N dell’abitato di Casteldidone, in un contesto caratterizzato dal prevalere di
superfici destinate a seminativo.
Sviluppo lineare complessivoe allineamento: 75 m, 0° N.
Tipologie di vegetazione rappresentate: boschetto mesofilo, vegetazione erbacea a
impronta ruderale, incolti a matrice igrofilo-ruderale, seminativi.
Descrizione
Il transetto interseca il Canale Acque Alte con direzione nord-sud e comprende un tratto che
va dal Canale Secondario di Casteldidone (irriguo) alla riva nord del Canale Acque Alte.
La successione da sud verso nord la seguente serie spaziale della vegetazione:
- a ridosso del Canale Acque Alte si sviluppa un boschetto insediatosi su materiale di
riporto (risalente, presumibilmente, all’epoca della costruzione del canale stesso e con
morfologia “a schiena d’asino”), con strato arboreo dominante formato da Populus sp.
(h > 25 m) e sottostante copertura densa di Acer campestre (h ca. 8 m). Lo strato
arbustivo è denso e diversificato nella composizione (ricco floristicamente), con Acer
campestre dominante, la componente erbacea ha copertura ridotta e connotazione
tendenzialmente ruderale (pressoché assenti gli elementi nemorali s.s.);
- la vegetazione si articola poi, verso nord, secondo una successione simmetrica rispetto
all’asse longitudinale del Canale Acque Alte:
 incolti erbacei a impronta ruderale in corrispondenza delle banchine laterali del
canale, percorse da strade di servizio;
 incolti erbacei a impronta tendenzialmente igrofila sulle scarpate del canale stesso;
- all’estremità nord del transetto si trova un terreno destinato a seminativo (orzo,
rilevato dopo la mietitura).
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
Figura 2.49 - A sinistra il boschetto dei rilievi B1 e B2
Figura 2.51 - Althaea cannabina
RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 2.50 - L’estremità N del transetto
Figura 2.52 - Tordylium maximum
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Rilievo Acque Alte
Ubicazione: a N di Casteldidone
Data: 30 giugno 2015
coordinate: precisione m -->
Tipologia di vegetazione
Sigla del rilievo
Superficie rilevata (m2)
bosco misto bosco misto
B1
B2
24
10
STRATO ARBOREO - h (m) / copertura tot. (%)
Populus sp.
Acer campestre
Robinia pseudoacacia
Prunus avium
8-27 / 70
3
2
1
+
27 / 18
1
1
STRATO ARBUSTIVO - h (m) / copertura tot. (%)
Acer campestre
Cornus sanguinea
Morus alba
Prunus spinosa
Prunus avium
Celtis australis
Robinia pseudoacacia
Juglans regia
1-5,5/65
2
1
1
1
1
+
STRATO ERBACEO - h (m) / copertura tot. (%)
Acer campestre
Cirsium arvense
Sonchus
Viola cfr. alba
Crataegus monogyna
Oxalis fontana
Conyza canadensis
Quercus robur
Chenopodium album
Parietaria officinalis
Artemisia vulgaris
Lamium maculatum
Coronilla varia
Convolvulus arvensis
Fallopia convolvulus
Poa trivialis
Juglans regia
Bromus sterilis
Agropyron repens
Galium aparine
Lolium perenne
Ballota nigra
Hordeum murinum
Calystegia sepium
Plantago lanceolata
Plantago major
Polygonum aviculare
Silene alba
Taraxacum officinale
Torilis arvensis
Rubus cfr. caesius
Humulus scandens
Urtica dioica
Carex/Cyperus
Typhoides arundinacea
Aristolochia clematitis
Bryonia dioica
Thalictrum exaltatum
Lactuca serriola
Myosoton aquaticum
Carex hirta
Agrimonia eupatoria
Mentha suaveolens
Potentilla reptans
Verbena officinalis
Avena barbata
Cynodon dactylon
Hordeum vulgare
Veronica persica
Papaver rhoeas
Anagallis arvensis
Digitaria sanguinalis
banchina
B3
sponda
B4
8
2,8
acqua
sponda
B5
sponda
B6
sponda
B7
banchina
B8
seminativo
B9
18
6
8
8
6
16
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
0,3-0,5/40
0,-1/≤1
+
1
1
1
2
1
+
/ <5
+
+
+
+
r
r
r
r
+
+
r
r
1-2 / 90-100
1
+
2
1
+
+
+
r
+
1
+
1
r
r
+
r
0,6/90-100
0,5-1,5/100 0,8-1,5/100
1
+
+
+
+
r
+
+
1
+
2
1
1
+
+
+
+
+
+
r
1
+
1
+
1
2
+
+
r
r
1
1
1
+
3
1
1
1
5
1
4
2
1
1
+
+
1
2
1
4
1
1
1
+
1
1
r
1
STRATO ERBACEO (copertura complessiva 60-70%)
muschio
+
5?
+
r
r
r
r
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
Commento di sintesi
Il rilevamento della vegetazione lungo un transetto risulta particolarmente adatto in casi,
come quelli in oggetto, caratterizzati dall’agire di un gradiente che influisce in misura
determinante sul succedersi delle cenosi lungo il gradiente stesso. In questo caso
rappresentato da canali che vedono la vegetazione articolarsi in modo simmetrico rispetto
all’asse individuato dal corpo idrico.
Ubicati in due settori diversi dell’area di indagine, hanno infatti evidenziato una successione
simile nel suo sviluppo in relazione alla distanza e alla posizione rispetto al corpo idrico:
- in acqua si sviluppa una copertura discontinua di idrofite radicanti a foglie sommerse,
in particolare Potamogeton nodosus (solitamente dominante) e P. pectinatus, che si
rinvengono anche, abbondanti, in ammassi galleggianti fluitati verso valle dalla
corrente;
- sulle scarpate che delimitano l’alveo del canale (pendenza media ca. 25-30°) si insedia
una vegetazione a prevalente struttura erbacea e a connotazione tendenzialmente
igrofila, improntata da specie come Cyperus longus, Rubus caesius, Typhoides
arundinacea e Urtica dioica;
- la fascia di terreno in piano (banchina), appena all’esterno della scarpata e occupata
dalla strada di servizio, ospita una vegetazione erbacea rada e bassa, a carattere
ruderale, in cui giocano un ruolo prevalente specie adattate al calpestio e all’aridità
estiva (il suolo è duro e compattato dal passaggio dei mezzi motorizzati, agricoli in
particolare, che vi transitano) quali, in particolare, le graminacee Cynodon dactylon e
Lolium perenne, a cui si associano numerose specie a portamento reptante come
Convolvulus arvensis e Potentilla reptans;
- a lato delle banchine, verso l’esterno rispetto al corpo idrico, si rinvengono
generalmente aree destinate a coltivo (in massima parte seminativi, talvolta vigneti),
meno frequentemente formazioni arboreo-arbustive, di superficie ridotta e
tendenzialmente a struttura lineare, con Platanus hybrida, Quercus robur e Robinia
pseudoacacia a improntarne la fisionomia;
- va altresì menzionato un nucleo di specie comuni a tutte le tipologie sopra descritte,
che formano la “matrice di base” della vegetazione, formato da Agropyron repens e
Humulus scandens che formano spesso popolamenti molto densi e compatti sulle rive e
sulle scarpate.
Si rileva pertanto un modello di distribuzione spaziale della vegetazione riferibile a “situazioni
tipo”, di cui i transetti analizzati risultano sufficientemente rappresentativi.
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
4. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEGLI INTERVENTI GESTIONALI DELLE
RIVE SULLE COMPONENTI BIOTICHE
4.1 FLORA E VEGETAZIONE
Le azioni correlate alla gestione ordinaria del canale e delle sponde sono sostanzialmente
riassumibili in:
- sfalcio della vegetazione delle rive e delle scarpate, effettuato una volta nel corso
dell’anno mediante impiego di barra falciante, che ha inizio solitamente a partire dal
mese di novembre (comunicazione verbale) e richiede circa due mesi di tempo per
ultimare le operazioni;
- dragaggio dei fondali, effettuato circa una volta ogni 5-6 anni (comunicazione verbale)
mediante impiego di mezzi meccanici operanti dalla riva (benna a braccio mobile), con
asportazione dei sedimenti e rimozione della vegetazione acquatica;
- utilizzo delle strade di servizio che percorrono le banchine laterali al canale, per il
transito dei mezzi s.l. impiegati nelle azioni di manutenzione.
Per valutare i possibili effetti sulle cenosi presenti sono state considerate le seguenti
caratteristiche:
- dinamica ecosistemica, che riguarda l’evoluzione delle cenosi nel tempo;
- biodiversità, che si riferisce in particolare al numero di specie presenti;
- struttura della cenosi, da interpretarsi come complessità della struttura spaziale della
vegetazione (cenosi erbacee / cenosi arboreo-arbustive);
- composizione floristica, riferibile alla caratterizzazione floristica delle comunità
presenti.
In figura 4.1 si propone un quadro riassuntivo delle interazioni, espresse in termini
qualitativi, tra fattori di interferenza e caratteristiche delle componenti analizzate.
fattori di interferenza
SFALCIO DELLA VEGETAZIONE
SPONDICOLA
DRAGAGGIO DEL FONDALE
TRANSITO DEI MEZZI DI SERVIZIO
blocco del normale progredire
della successione
periodici episodi di regressione
marcate interferenze sul
progredire della successione
omogeneizzazione
impatto negativo sulle comunità
bentoniche/acquatiche
riduzione
STRUTTURA DELLE CENOSI
selezione a favore di cenosi
erbacee
eliminazioni delle fitocenosi
esistenti
selezione a favore di cenosi
erbacee
COMPOSIZIONE FLORISTICA
selezione a favore di specie
tolleranti lo sfalcio
eliminazione della componente
floristica presente
selezione a favore di specie
ruderali
componenti ambientali
DINAMICA ECOSISTEMICA
BIODIVERSITA'
Figura 4.1 – Sintesi delle interferenze delle operazioni di manutenzione sulle componenti floristico-vegetazionali
Plausibilmente, gli effetti più rilevanti sono quelli inerenti agli interventi periodici di sfalcio
della vegetazione sulle sponde e sulle scarpate: il taglio ricorrente limita fortemente le
possibilità di espressione della serie dinamica che condurrebbe, in assenza di interventi, verso
forme strutturalmente sempre più complesse (tendenza al climax, da individuarsi nel bosco
igrofilo). Le cenosi, infatti, sono quasi esclusivamente rappresentate da vegetazione erbacea,
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RELAZIONE PRELIMINARE
solo a tratti con presenza di una componente arbustiva apprezzabile, comunque frustrata dal
reiterarsi delle operazioni di sfalcio (vedi figura 4.2).
Lo sfalcio implica inoltre una limitazione della diversità floristica: si riscontra, infatti, una
sensibile selezione a favore di specie tolleranti il taglio (es. Agropyron repens, Humulus
scandens) che, conseguentemente, tendono ad affermarsi massivamente limitando l’ingresso
di elementi la cui presenza è correlabile a stadi serali successivi.
Il dragaggio dei fondali, reso necessario dall’abbondante quantità di sedimenti che si
depositano occludendo parzialmente la sezione dell’alveo del canale, implica effetti più
distanziati nel tempo (si stima una frequenza di un intervento ogni 5-6 anni) ma drastici per
la loro entità in quanto il dragaggio implica la distruzione delle cenosi presenti. Peraltro,
grazie alla connessione rappresentata dal canale stesso (continuità del corpo idrico), le
fitocenosi tendono spontaneamente a ricostituirsi in tempi relativamente ridotti.
Di scarsa rilevanza sono da ritenersi gli effetti connessi al traffico sulle strade di servizio.
Figura 4.2. Vegetazione arbustiva, a dominanza di Cornus sanguinea, sulle rive del Canale Acque Alte
Alle azioni sin qui ricordate si devono aggiungere almeno altre due tipologie di intervento:
- la manutenzione straordinaria in occasione di danni strutturali ai manufatti e/o di
franamento delle sponde (es. vedi figura 4.3), che richiede interventi specifici,
potenzialmente anche di entità notevole, valutabili di volta in volta;
- lo sfalcio che viene eseguito, con frequenza e modalità variabili e discontinui,
direttamente dai conduttori delle aree agricole limitrofe, di difficile valutazione data la
scarsità di informazioni certe.
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RELAZIONE PRELIMINARE
Figura 4.3. Crollo di un ponte per effetto di fenomeni erosivi a carico delle sponde
(confluenza del Dugale Balcario nel Riglio Delmonazza)
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STUDIO DI FATTIBILITÀ
RELAZIONE PRELIMINARE
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