Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e
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Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e
CONNESSIONE ECOLOGICA BANDI 2014 AMBIENTE RELAZIONE PRELIMINARE dicembre 2015 CONNESSIONI ECOLOGICHE NELLA BASSA PIANURA CREMONESE E MANTOVANA: IL CANALE ACQUE ALTE. STUDIO DI FATTIBILITÀ Ente capofila WWF Cremona Comune di San Daniele Po Consorzio di bonifica Dugali Naviglio Adda-Serio Fondazione Lombardia per l’Ambiente Dugali Naviglio Adda-Serio Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Gruppo di Coordinamento Giovanni D’Auria Carlo Lombardi Franco Zavagno WWF Cremona Bassano Riboni, presidente Andrea Verdelli, referente aspetti di comunicazione Lucia Frati, referente aspetti economico-contabili Consorzio di bonifica Dugali Naviglio Adda-Serio Sergio Conti, direttore Dunas Paolo Micheletti, referente progetto Chiara Bonapace, referente progetto Stefano Antonioli, dati tecnici Stefano Antonioli, dati cartografici Fondazione Lombardia per l’Ambiente Riccardo Falco Valentina Bergero Fabio Arduini Lorena Biffi Tania Feltrin Chiara Pedrini Comune di san Daniele Po Davide Persico, sindaco Loredana Pini Ingrid Gardini Altri consulenti Giovanni Lombardi, analisi impatti della rete idrica – componente faunistica Fausto Leandri, monitoraggio lepidotteri ed odonati Teatro Itinerante di Bertelli e Caraffini, comunicazione Enti finanziatori Fondazione CARIPLO ATC 1 Cremona Enti sostenitori Gal Oglio Po “Terre d’acqua” Provincia di Cremona Pagina 1 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE SOMMARIO 0. INTRODUZIONE ....................................................................................................................................................... 3 0.1 Note generali e indicazioni metodologiche .............................................................................................................. 3 0.2 Contesto territoriale e ambito di intervento ............................................................................................................ 3 1. QUADRO TERRITORIALE E AMBIENTALE ................................................................................................................. 6 1.1 Inquadramento bioclimatico .................................................................................................................................... 6 1.2 Lo stato della risorsa suolo ...................................................................................................................................... 8 1.3 L’area di indagine .................................................................................................................................................... 10 1.4 Il Canale Acque Alte e il sistema idrografico connesso ........................................................................................... 12 1.4.1 Il canale acque alte nel contesto storico-territoriale ....................................................................................... 15 2. ANALISI DEGLI HABITAT E DEGLI ASPETTI VEGETAZIONALI ....................................................................................34 2.1 Quadro generale ..................................................................................................................................................... 34 2.2 Descrizione delle tipologie presenti ........................................................................................................................ 38 2.2.1 Aree urbanizzate .............................................................................................................................................. 38 2.2.2 Aree agricole .................................................................................................................................................... 40 2.2.3 Aree a maggior grado di naturalità .................................................................................................................. 47 2.3 I biotopi ................................................................................................................................................................... 61 2.3.1 Introduzione .................................................................................................................................................... 61 2.3.2 “Parco della Rocca di San Giovanni in Croce” (San Giovanni in Croce)............................................................ 62 2.3.3 “Bosco della ferrovia” (S. Giovanni in Croce) ................................................................................................... 67 2.3.4. “Torbiere di Belforte” (Gazzuolo, MN) ........................................................................................................... 70 2.3.5.“Torbiere di Gazzuolo” (Gazzuolo, MN). .......................................................................................................... 76 2.4 I transetti ................................................................................................................................................................ 79 2.4.1 Introduzione .................................................................................................................................................... 79 2.4.2 Transetto A ...................................................................................................................................................... 80 2.4.3 Transetto B....................................................................................................................................................... 83 4. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEGLI INTERVENTI GESTIONALI DELLE RIVE SULLE COMPONENTI BIOTICHE ............87 4.1 Flora e vegetazione ................................................................................................................................................. 87 BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................................................90 ALLEGATI TAVOLE TAVOLA 1 – Il sistema idrografico TAVOLA 2 – Uso del suolo TAVOLA 3 – Ubicazione fotografie, rilievi e transetti vegetazionali, campionamenti faunistici, biotopi PROFILO DEI TRANSETTI DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA ELENCO FLORISTICO Pagina 2 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 0. INTRODUZIONE 0.1 NOTE GENERALI E INDICAZIONI METODOLOGICHE In termini logici e consequenziali, il progetto complessivo risulta così strutturato: analisi della struttura territoriale delle aree in oggetto, con particolare riferimento alla componente vegetazionale; verifica delle presenze faunistiche, della loro distribuzione e delle direttrici preferenziali di transito nell’ambito dell’area d’indagine; individuazione e caratterizzazione dei corridoi e dei varchi ecologici più significativi ai fini della connessione tra i differenti settori dell’area d’indagine; definizione e ubicazione degli interventi funzionali al miglioramento della struttura vegetazionale e della connettività ecologica; verifica di compatibilità tra “opzioni individuate - ipotesi d’intervento previste” e le previsioni urbanistiche dei comuni territorialmente coinvolti nel progetto. 0.2 CONTESTO TERRITORIALE E AMBITO DI INTERVENTO Il territorio d’indagine, situato nel tratto di bassa pianura padana tra le province di Cremona e Mantova nell’ambito di confluenza del fiume Oglio nel fiume Po, è attraversato per intero dal Canale Acque Alte che rappresenta un corso d’acqua, del tutto artificiale e a tratti perfettamente rettilineo, diretto sostanzialmente da ovest verso est (figura 0.1). Figura 0.1 - Inquadramento generale del territorio di indagine Pagina 3 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Il Canale Acque Alte è in effetti costituito da 2 differenti tronchi: il primo, Riglio Delmonazza, ha origine in comune di S. Daniele Po (1 km circa a nord dell’abitato) dalla confluenza dei canali Gambalone e Gazzolo Santa Margherita e, dopo aver attraversato diversi comuni sfocia nel Canale Acque Alte propriamente detto. Quest’ultimo, della lunghezza di 23,2 km attraversa alcuni comuni cremonesi e mantovani e sfocia nel fiume Oglio, un chilometro circa a monte del ponte di Gazzuolo (MN) della S.S. 420 mediante caduta gravitativa. Le acque sono in prevalenza di origine meteorica e di scarico e, in subordine, da derivazione dal fiume Oglio mediante gli apporti indiretti di vari affluenti. Il Canale Acque Alte è stato realizzato negli anni ’20 del secolo scorso al fine di evitare fenomeni di allagamento nelle zone poste più a sud. Il suo bacino colante si estende per la quasi totalità in sponda sinistra, spingendosi in pratica fino al corso del Dugale Delmona Tagliata. Raccoglie le acque di una fitta rete di colatori per una lunghezza complessiva di 173,2 km. Nella parte alta il canale scorre sul fondo della valle del fiume Po, in zona extragolenale; presso S. Lorenzo Aroldo risale sul livello fondamentale della Pianura; ha quindi un tracciato non congruente con le caratteristiche morfologiche naturali del territorio e con le pendenze del piano di campagna. Il corpo idrico, piuttosto profondo, risulta prevalentemente scavato in terreni a basso grado di permeabilità per cui si ritiene non abbia consistenti rapporti con le acque di falda, anche per gli interventi di isolamento artificiale in fase di realizzazione e di successivi fenomeni di impermeabilizzazione spontanea. Il tratto inferiore risulta essere pensile. Una fitta rete di canali, che rappresentano delle potenziali connessioni ecologiche, si immettono nel Canale Acque Alte. I principali affluenti sono rappresentati dal Dugale Balcario, Dugale Delmoncello, Dugale Rodano, Dugale Riglio Vecchio, Colo Fosso di S. Martino, Dugale Cingia, Gambina di Sopra, Gambina di Mezzo, Gambina di Corte Primula, Gambina di Sotto; le principali derivazioni sono il Serriolone e il Canale Delmona. Riceve scarichi indiretti attraverso i canali Cavo Balcario Basso, Colatore Frasca, Colatore Rodano, Dugale Delmoncina, Gambina di Sotto, Cingello di Galizia, Derovere, colo Mancini, Gambalone, Gambina di Romprezzagno, Colombina Bassa e Riolo di Mezzo. La lunghezza totale è di 33,9 km e la pendenza media complessiva è pari a 0,04%. La sua portata è praticamente perenne, direttamente legata alle precipitazioni, ed è parzialmente regolata artificialmente. La larghezza massima è di circa 15 m. La riduzione delle portate, molto accentuata nel periodo invernale, provoca la concentrazione dei nutrienti e delle eventuali sostanze inquinanti presenti; nel periodo primaverile-estivo i fenomeni di biodegradazione della sostanza organica determinano un forte consumo di ossigeno che, malgrado l’aumento delle portate per l’utilizzo irriguo, causano talvolta anossia e sofferenza delle comunità ittiche. La riproduzione dei pesci liofili sembra ostacolata dalla presenza di substrati non sempre ottimali, intasati di limo e ricoperti da perifiton; le specie tendenzialmente fitofile potrebbero invece subire gli effetti delle forti variazioni dei livelli idrici nel periodo di frega. La vegetazione potenziale dell’ambito di intervento è rappresentata da formazioni forestali di latifoglie caducifoglie, con prevalenza di farnia (Quercus robur), sostituite da boschi igrofili a pioppi (Populus alba e P. nigra), salici (Salix alba p.m.p.) e ontano nero (Alnus glutinosa) nelle stazioni ripariali o con falda freatica subaffiorante. Pur trattandosi di un territorio fortemente antropizzato, con discreta densità di insediamenti, l'area in oggetto mantiene una valenza ed una potenzialità naturalistica apprezzabili. In particolare, la presenza del Canale Acque Alte e di habitat ad esso connessi ne fanno un potenziale corridoio ecologico importante per il contesto territoriale in cui è collocato, così come evidenziato dalla Rete Ecologica Regionale (infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regionale) con d.g.r. n. 8/10962 del 30 dicembre 2009. Pagina 4 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 0.2 - Rete Ecologica Regionale e Aree protette nelle province di Cremona e Mantova In tale contesto il Canale Acque Alte è inserito quale elemento primario costitutivo della rete ecologica regionale con funzione di corridoio ecologico primario (figura 0.2). Nell'ambito del progetto sono state individuate alcune componenti che, per caratteristiche intrinseche e/o in relazione alle prerogative del territorio, risultano particolarmente significative e utili per il raggiungimento degli obbiettivi. Esse sono: fitocenosi (rappresentano l'elemento strutturale portante delle reti ecologiche), fauna vertebrata, paesaggio (qui inteso come espressione di sintesi di una realtà ambientale complessa, che ne supera la concezione tradizionale, strettamente estetica). Pagina 5 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 1. QUADRO TERRITORIALE E AMBIENTALE 1.1 INQUADRAMENTO BIOCLIMATICO 50,0 100 45,0 90 40,0 80 35,0 70 30,0 60 25,0 50 20,0 40 15,0 30 10,0 20 temperatura 5,0 10 precipitazioni 0,0 0 precipitazioni (mm) temperatura (°C) Sono stati utilizzati i dati relativi alle stazioni di Cremona e di Mantova (periodo 19611990), scelte in funzione della loro posizione geografica rispetto all’area di indagine, con i quali sono stati realizzati i termoudogrammi secondo Gaussen e Bagnouls (figura 1.1 e figura 1.2). Le precipitazioni medie annue variano dai 760 mm di Cremona ai 634 mm di Mantova (secondo un tipico gradiente longitudinale che vede, in pianura padana, la piovosità diminuire progressivamente da ovest verso est). I valori massimi si registrano in autunno (superiori a 30 mm nei mesi di ottobre e novembre) e, con valori meno accentuati, in primavera (maggio), minimi in inverno e in estate. La temperatura media annua è di 13,2°C per entrambe le stazioni, con i valori minimi a gennaio (comunque superiori a 0°C) e massimi a luglio (24,3 °C, anche in questo caso identici per le due stazioni di riferimento). L’andamento complessivo assume la tipica forma di “curva a campana” che si riscontra nelle regioni a clima temperato delle medie latitudini. L’analisi dei termoudogrammi evidenziano un periodo, seppure appena accennato, di aridità estiva (luglio), a indicare la tendenza verso un clima d’impronta submediterranea (il deficit idrico rappresenta un fattore limitante per la vegetazione). La vegetazione potenziale è rappresentata da formazioni forestali di latifoglie caducifoglie a carattere mesofilo (es. farnia, carpino bianco), vicariate da boschi igrofili (alnete, saliceti) lungo le rive dei corsi d’acqua e nelle aree con falda freatica affiorante o soggette a periodici inondamenti. Figura 1.1 - Termoudogramma relativo alla stazione di Cremona (periodo 1961-1990) Pagina 6 di 91 RELAZIONE PRELIMINARE 50,0 100 45,0 90 40,0 80 35,0 70 30,0 60 25,0 50 20,0 40 15,0 30 10,0 20 temperatura 5,0 10 precipitazioni 0,0 0 precipitazioni (mm) temperatura (°C) Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ Figura 1.2 - Termoudogramma relativo alla stazione di Mantova (periodo 1961-1990) Pagina 7 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 1.2 LO STATO DELLA RISORSA SUOLO La consistenza e la continuità delle aree destinate a funzioni agro–silvo–pastorali (ovvero non urbanizzate) è un fattore fondamentale per la biodiversità e più in generale per il livello di sostenibilità ambientale di un territorio e della sua struttura economico-sociale. Infatti, una rete ecologica ridotta e poco diversificata, frammentata da aree urbanizzate/antropizzate e da infrastrutture, condiziona negativamente il patrimonio biogenetico (perdita di specie animali e vegetali) e le altre componenti ambientali (suolo, clima, qualità dell’aria, ciclo dell’acqua, l’assetto idrogeologico, il paesaggio, etc.) determinando condizioni di “scarsa vivibilità” anche per l’uomo. Lo sviluppo del sistema territoriale nell’area di interesse sta però sempre più riducendo gli spazi disponibili, con progressiva erosione e isolamento dei singoli biotopi e perdita degli elementi di interconnessione (es. siepi, filari). La documentata, elevata valenza di numerosi di questi rende inderogabile un progetto organico che ne contempli la salvaguardia, ne individui, potenzi e salvaguardi le interconnessioni e l'eventuale riqualificazione. L'esistenza, peraltro, di spazi ancora liberi da insediamenti e infrastrutture consente il collegamento di molte delle aree di maggior rilevanza tra loro; da qui la possibilità di garantirne una sopravvivenza che vada al di là di quella del singolo biotopo. Infatti, le formazioni naturaliformi presenti nell’area di indagine manifestano in maniera evidente l’elevata pressione antropica che agisce sul territorio, con effetti tendenzialmente negativi sulla ricchezza e sulla diversità delle differenti componenti biotiche. Pressione che trova riscontro nel grado di urbanizzazione delle aree e nella quota di superficie destinata alle colture; a scopo esemplificativo, si riportano di seguito alcuni dati sulle caratteristiche del territorio in oggetto (figura 1.3). Territorio dei Comuni di riferimento = 77.290 ettari circa (Comuni di Sospiro, San Daniele Po, Motta Baluffi, Cella Dati, Cingia de’ Botti, Scandolara Ravara, San Martino del Lago, Solarolo Rainerio, San Giovanni in Croce, Casteldidone, Rivarolo Mantovano, Bozzolo, Spineda, San Martino dell’argine, Gazzuolo - dati DUSAF 2008). Colture erbacee = 93,5% Colture arboree = 1,4 % Aree urbanizzate = 2,3% Ambienti umidi = 2,0 % Ambienti naturali = 0,8 % Figura 1.3 - Aree agricole e urbanizzate nel territorio attraversato dal corridoio ecologico del Canale Acque alte Pagina 8 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Ad esclusione di pochi lembi boschivi, isolati e fortemente circoscritti, e delle fasce arboreoarbustive (siepi s.l.), più largamente distribuite nel territorio, ma comunque a carattere residuale e a rischio di scomparsa viste le tendenze tuttora in atto, le monoculture intensive lasciano scarso spazio a cenosi di mantello, a incolti, campi a riposo. Inoltre la presenza di interruzioni di continuità delle aree non edificate, in corrispondenza dei nuclei abitati di maggiori dimensioni, riduce le potenzialità dell’area in relazione alla capacità portante degli habitat e alla loro continuità. Si evidenzia, pertanto, l’opportunità di intraprendere azioni volte a risolvere, almeno in parte, le problematiche che interferiscono negativamente sulla funzionalità ecologica del canale e delle fasce rivierasche nonché, su scala più ampia, del contesto territoriale in cui lo stesso è inserito. Contesto che comprende buona parte della bassa pianura cremonese e mantovana, con linee di connessione che arrivano, verso est, sino al Parco dell’Oglio Sud, verso ovest al Parco dell’Adda Sud e, a sud, alla fascia golenale del Po, individuata come corridoio di primaria importanza nell’ambito della Rete Ecologica Regionale. Connessioni che si estendono anche all’esterno del territorio regionale, con evidenti interazioni con le aree di rilevanza ambientale delle province di Parma e di Piacenza (Emilia-Romagna). Negli ultimi decenni molti suoli, anche di elevata qualità agronomica, stanno scomparendo e trasformandosi in aree urbanizzate ovvero in insediamenti residenziali, industriali, commerciali, infrastrutture e altre attività antropiche. Questo processo di urbanizzazione è un fenomeno di pressione sulla risorsa suolo in costante aumento e altamente incisivo, perché nell’immediato comporta due tipi di effetti: in prima battuta il suolo viene privato dei suoi strati superficiali e, successivamente, impermeabilizzato con notevoli conseguenze sulla funzionalità idrogeologica dello stesso. Inoltre, determina effetti negativi sulle altre componenti ambientali come biodiversità, ecosistemi e paesaggio. Pagina 9 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 1.3 L’AREA DI INDAGINE Ai fini dell’ottimizzazione delle operazioni di indagine, si è ritenuto opportuno considerare un’area corrispondente a una fascia di territorio di 2 Km di larghezza, corrispondente al “Canale Acque Alte s.l.”, evidenziata in Tavola 1; di seguito si riporta una breve descrizione dei limiti del territorio così individuato. Nella parte occidentale si compone di due rami: l’uno a nord parte da cascina Ca’ Novette (Comune di Sospiro), l’altro a sud parte da Isola Pescaroli (Comune di San Daniele Po). I due rami si collegano poi all’altezza di cascina Magnoni (Comune di san Daniele Po) e Cascina San Marco (Comune di Motta Baluffi). L’area di indagine procede poi con un unico tronco in direzione est. Il limite settentrionale attraversa: - il Comune di Cella Dati, nei pressi di Dosso dei Frati, seguendo il Delmoncello; - il Comune di Cingia de’ Botti, tagliando il canale Delmoncina e passando da Casaletto di sotto; - il Comune di San Martino del Lago, passando per il medesimo abitato e piegando poi verso nord, tagliando il canale Secondario Nord e il canale Cingia; - il Comune di Solarolo Rainerio, nei pressi di Cascina Sodizzi, interessando per breve tratto anche il Comune di Voltido, per proseguire nuovamente verso est attraversando il canale Frasca; - il Comune di San Giovanni in Croce, attraversando la SS 343 Asolana e la linea Ferroviaria Piadena-Parma, per proseguire sempre in direzione est nei pressi di Cascina Orsoline; - il Comune di Casteldidone, tagliando il Canale Gambina di Mezzo; - il Comune di Rivarolo Mantovano, tagliando la SP 66 a nord di Corte Primula e proseguendo lungo il limite amministrativo con Tornata; - il Comune di Bozzolo, nei pressi di Corte Crociare per tagliare poi la SP 64 e SP 63 e passando vicino a Cascina Speranza; - il Comune di San Martino dell’Argine, passando a sud dell’abitato per proseguire nei pressi di Corte Cerere; - il Comune di Gazzuolo attraversando la torbiera e l’abitato di Belforte per giungere al fiume Oglio nei pressi di Ca’ Nuova. Il limite meridionale attraversa: - il Comune di Motta Baluffi, attraversando l’abitato di Solarolo Monasterolo, per passare poi a nord dell’area urbana di Motta Baluffi; - il Comune di Scandolara Ravara, passando tra l’abitato medesimo e Castelponzone per piegare poi verso nord lungo il confine con San Martino del Lago; - il Comune di Solarolo Rainerio, attraversando l’abitato di San Lorenzo Aroldo, per piegare nuovamente ad est nei pressi dell’area industriale di Solarolo Rainerio e tagliare la S.P Giuseppina al confine con San Giovanni in Croce; - il Comune di San Giovanni in Croce, tagliando l’abitato medesimo per poi passare a sud di San Zevedro; - il Comune di Casteldidone, all’altezza dell’abitato medesimo, per tagliare poi la SP 61 al confine con Rivarolo Mantovano; - il Comune di Rivarolo Mantovano, passando lungo la porzione settentrionale delle mura dell’abitato, per proseguire lungo il canale Gambina Lame e passare a nord di Cividale Mantovano; Pagina 10 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ - RELAZIONE PRELIMINARE il Comune di Spineda, passando nella parte settentrionale del territorio comunale nei pressi de Il Fornacione, per poi tagliare la SP 32. Il Comune di Gazzuolo, tagliando prima la SP 61 nei pressi di Ca’ di Sopra, poi la torbiera e l’abitato di Gazzuolo, per giungere infine al fiume Oglio La superficie complessiva dell’area di indagine è di 77,29 Km2, con uno sviluppo preferenziale in direzione est-ovest (ca. 33 Km). Allo scopo di evidenziare i principali mutamenti verificatisi nel territorio negli ultimi sessant’anni, durante i quali sono intervenute profonde modificazioni del tessuto economico e sociale, nonché ambientali e paesaggistiche, sono stati messi a confronto i dati relativi all’uso del suolo per gli anni 1954 e 2015 (figura 1.4). Sono state utilizzate quattro macrotipologie: aree agricole, aree urbanizzate, corpi idrici e vegetazione ripariale, aree a elevato grado di naturalità (es. boschi, incolti). La categoria maggiormente rappresentata è quella delle aree agricole (ca. 90%), che da sempre improntano il paesaggio di questa zona della bassa pianura lombarda, senza variazioni di particolare entità (-2,7%). Il dato più significativo riguarda le superfici urbanizzate, la cui estensione risulta più che raddoppiata nell’intervallo di tempo considerato, mentre corpi idrici e vegetazione ripariale si mantengono pressoché costanti (ca. 2,6%). Le aree a connotazione più naturale, già assolutamente minoritarie nel 1954, si sono ulteriormente ridotte sino a rappresentare oggi solo l’1,5% della superficie complessiva dell’area di indagine. USO DEL SUOLO - confronto periodo 1954-2015 1954 100 2015 90 80 superficie % 70 60 50 40 30 20 10 0 aree agricole aree urbanizzate corpi idrici e vegetazione ripariale aree a elevato grado di naturalità Figura 1.4 – Variazioni nell’uso del suolo nel periodo 1954-2015 Pagina 11 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 1.4 IL CANALE ACQUE ALTE E IL SISTEMA IDROGRAFICO CONNESSO Il Canale Acque Alte s.l. copre una lunghezza complessiva pari a 33,323 km ed è costituito da 2 tronchi (fig. 1.5): il primo, che prende il nome di Riglio- Delmonazza (per una lunghezza di 10,666 Km), ha origine al confine tra i comuni di Sospiro, Cella Dati e San Danielo Po (1 km circa a nord dell’abitato di quest’ultimo) dalla confluenza dei canali Gambalone e Gazzolo Santa Margherita (fig. 1.6). Questo tratto, dopo aver attraversato i comuni di Cella Dati, Motta Baluffi, Cingia de’ Botti, Scandolara Ravara prosegue con il nome di Canale Acque Alte propriamente detto dalla chiavica di Castelponzone i Comune di San Martino del Lago(fig. 1.7). Questo altro tratto (per una lunghezza di 22,957 km) attraversa i comuni cremonesi di S. Martino del Lago, Solarolo Rainerio, S. Giovanni in Croce, Scandolara Ravara, Casteldidone, Spineda e i comuni mantovani di Rivarolo mantovano, Bozzolo, San Martino dell’argine e Gazzuolo sfociando nel fiume Oglio, un chilometro circa a monte del ponte della ex S.S. 420, mediante caduta libera attraverso la chiavica Gasparetti (fig. 1.8). Le acque sono in prevalenza di origine meteorica e di scarico e in subordine da derivazione dal fiume Oglio mediante gli apporti indiretti di vari affluenti. Vi è inoltre a completare il corridoio ecologico considerato il Canale Principale di Irrigazione Isola-Casalmaggiore (CPI Isola-Casalmaggiore), che prende origine dall’impianto di sollevamento delle acque del fiume Po a Isola Pescaroli in Comune di San Daniele Po(fig. 1.9)) e, dopo un tragitto di 3,700 km, si pone parallelo e a poca distanza dal Riglio-Delmonazza accompagnandolo per lungo tratto, circa 5,514 Km (fig. 1.10). Questo canale, completamento rivestito in cemento, si allontana poi dal corridoio ecologico indagato proseguendo il suo percorso verso sud e sfociando nel canale Principale di Irrigazione Casalmaggiore-Pomponesco dopo altri 18,161 km. ACQUE ALTE s.s. RIGLIO DELMONAZZA CPI ISOLA CASALMAGGIORE Figura 1.5 – Corografia dei canali che formano il sistema “Canale Acque Alte s.l.” Pagina 12 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 1.6 - Il Riglio Delmonazza prende origine alla confluenza del canale Gambalone (a destra) e del canale Gazzolo di S. Margherita (a sinistra). Figura 1.7 - La chiavica di Castelponzone, con idrometro, segna il passaggio dal Riglio-Delmonazza al canale Acque Alte propriamente detto. Pagina 13 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 1.8 - Al termine del suo percorso il canale Acque Alte si getta nel fiume Oglio, dopo aver superato la chiavica Gasparetti (sullo sfondo). Figura 1.9 - Impianto di sollevamento delle acque del fiume Po a Isola Pescaroli che origina il canale Principale di Irrigazione Isola-Casalmaggiore. Pagina 14 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Canale acque alte Canale Principale di Irrigazione Isola-Casalmaggiore Figura 1.10 - Il canale Riglio-Delmonazza (nord) e il canale Principale di Irrigazione Isola-Casalmaggiore (sud) corrono paralleli per lungo tratto. 1.4.1 IL CANALE ACQUE ALTE NEL CONTESTO STORICO-TERRITORIALE Nel tratto di territorio indagato uno dei problemi più rilevanti è, da sempre, rappresentato dalla necessità di smaltire la gran quantità d’acque che qui finiscono naturalmente, costituendo una sorta di insaccatura delimitata dal corso del fiume Po e dal tratto finale del fiume Oglio che vi confluisce. Questi due fiumi, qui definiti da alte arginature che ne contengono le forti piene, mostrano anche una leggera pensilità dei loro alvei e, specialmente durante gli episodi di piena, il livello delle loro acque si trova a quote maggiori rispetto al piano di campagna esterno agli argini. Tale condizione impedisce, pertanto, ai canali colatori – qui esistenti in numero davvero rilevante – di sfogare le loro acque negli stessi fiumi. Ma, anche al di là di tale specifica condizione, qui il problema più acuto è sempre stato il ristagno delle acque in ogni sua forma, sia che quelle vi giungessero dalla provincia superiore (le cosiddette acque alte), sia che risultassero dalle piogge cadutevi direttamente. Pertanto un fitta rete di canali smaltitori (i ben noti dugali), sovente risultanti dall’adeguamento di preesistenti colatori naturali, da secoli provvede a convogliare, per gravità, in collettori principali a loro volta conferenti nei fiumi Oglio e Po, i volumi idrici eccedenti. Se si esclude la fascia di terreni posta in prossimità del fiume Po, che scarica le acque sovrabbondanti direttamente in quest’ultimo, tutto il restante territorio della provincia inferiore cremonese cola verso una depressione intermedia tra il dugale Delmona Tagliata e il Po stesso, occupata dal sistema idrografico del Riglio Delmonazza-canale di SpinedaNavarolo che scarica in Oglio, poco oltre S. Matteo delle Chiaviche, dopo aver raccolto l’apporto di una miriade di dugali e colatori secondari formanti un reticolo idrografico imponente. Pagina 15 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Tra questi si possono nominare, procedendo da ovest a est, almeno: il Gambalone, Gazzolo di S. Margherita, il Cavo Basso, il Balcario, Riolo di mezzo (da sud), Balcario Vecchio, i dugali Delmoncina e Delmoncello, i dugali Cingia, Cingello di Galizia e Cingello, la Gambina di S. Giovanni in Croce, i dugali Spinspesso, Gaiola, Sabbionara e Mazzocco, e ancora i dugali Farina, Anvella, Bastia, Cumola, Frassinara, Brugnolo, Padiola, Cavo, Gambina Mezzana, Cazumenta e, infine i dugali Gambina di mezzo (ex dugale di Rivarolo), Gambina di Corte Primula, Gambina di sotto (ex Gambina di Tornata), Mattarona, Corte Emilia, Canale principale Regona d’Oglio, Ceriana, Ponte rotto, Cicognara, Cogozzo, Malfrassina, Paralupa, Scorzanella e Fossola che scorrono in territorio mantovano. A questa situazione per così dire ‘originaria’ oggi se ne è aggiunta, e in parte sostituita, una nuova, frutto di grandi opere di bonifica inaugurate sin dagli ultimi decenni del XIX secolo che vede, in particolare, importanti interventi di rettifica del Riglio Delmonazza e, soprattutto, la realizzazione, tra gli anni 1923 e 1926, del Diversivo delle Acque Alte che, intercettando il Riglio Delmonazza nei pressi di Castelponzone, (Chiavica di Castelponzone) ne devia, piegando leggermente verso monte, la gran parte delle acque che verserà nel fiume Oglio per scolo naturale, poco sopra Gazzuolo, al termine dei circa 23 chilometri della sua lunghezza. Per l’esecuzione dei lavori di costruzione del Canale Acque Alte vennero scavati 2.400.000 m3 di terra, costruiti i rivestimenti in calcestruzzo e ciottoli per 150.000 m2, infisse palafitte in larice per 9.600 m ed in calcestruzzo armato per 13.700 m, palandole in acciaio per 1.500 m, costruiti manufatti in cemento armato per 9.400 m3. Questo tratto fu concluso nel 1926 e l’inaugurazione avvenne il 29 maggio 1927 alla presenza del principe ereditario Umberto di Savoia e del ministro dei Lavori Pubblici Giovanni Giurati. Negli anni successivi si pose mano alla sistemazione del troncone di monte con la rettificazione del Riglio-Delmonazza , sino a S. Daniele Po (figure 1.11 e 1.12). La realizzazione di questa grandiosa opera consentì tutte le altre sistemazioni idrauliche che avrebbero interessato negli anni successivi il comprensorio cremonese-mantovano: processo culminato con la costruzione dell’impianto idrovoro di S. Matteo delle Chiaviche, inaugurato il 19 marzo 1940. Già negli anni successivi allo scavo del canale Acque alte, tuttavia, i terreni appartenenti alla vasta regione bonificata, fortemente drenati dalle nuove opere, avevano cominciato a mostrare i segni del mutato equilibrio idrogeologico subito dall’area. Si deve, infatti, ricordare che queste terre, a dispetto della continua e limitante presenza di acque cadenti dalle terre superiori, risultavano di prassi definite ‘asciutte’ e come tali sono sempre state considerate, almeno finché non si è provveduto a dotarle di una rete irrigua efficiente: il che succede soltanto da una settantina d’anni o poco più. Dopo secoli di accorto e sapiente governo delle acque superficiali e sotterranee attuato attraverso la minutissima e complessa rete di smaltimento idrico, basata sul sistema di scoline, fossi e dugali attivati via via secondo un rigido e delicatissimo ordine gerarchico di funzionalità singola e complessiva, ora, a fronte sì di un’espansione della superficie coltivabile conquistata con le opere di prosciugamento, si era però scompensato il fragile e armonico stato dei suoli che generazioni di agricoltori avevano faticosamente saputo instaurare e mantenere. L’abbassamento della falda freatica, che con le sue alterne escursioni di livello e attraverso la risalienza per capillarità aveva sempre umettato a sufficienza i terreni favorendone la fertilità, ora rischiava di metter in crisi la produttività agricola. Non si vide, quindi, altra soluzione che quella di realizzare ex novo un’estesa rete irrigua, mai esistita in questa regione, andando ad attingere acqua ancora una volta dai fiumi limitrofi, Oglio e Po. Pagina 16 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figure 1.11 e 1.12 - Lavori di “rettificazione” del canale Riglio-Delmonazza (ca. 1930). Nella prima immagine Chiavica di Castelponzone, sullo sfondo. Pagina 17 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Sulla base di semplici criteri determinati dalle quote generali dei terreni da servire ed alla loro vicinanza relativa rispetto ai punti di presa dai fiumi individuati, si definirono i quattro seguenti comprensori: campagne alte cremonesi e mantovane in destra d’Oglio; campagne basse cremonesi in sinistra di Po; campagne del Casalasco e Sabbionetano; campagne del Viadanese. All’irrigazione del primo comprensorio si provvide con l’attingimento di acqua dall’Oglio tramite l’impianto di sollevamento di S. Maria di Calvatone, entrato in funzione nel 1931. L’acqua convogliata nel ‘Canale principale di irrigazione’, attraverso due canali secondari e una quantità di distributrici terziarie, poteva raggiungere i terreni da irrigare transitando per una rete di adduttori, per lo più rivestiti di calcestruzzo, estesa per oltre 350 chilometri. All’irrigazione delle terre basse in sinistra di Po si provvide tramite l’impianto di sollevamento di Isola Pescaroli, in esercizio dall’estate del 1932, nonché attraverso l’impianto secondario di Cingia de’ Botti e altri impianti di complemento. Il principio di distribuzione era analogo al precedente. Nel 1959 entrerà in funzione l’impianto di sollevamento di Casalmaggiore che, attingendo acqua dal Po, la immette nel Canale Principale di Irrigazione che rappresenta l’estensione di quello iniziato a Isola Pescaroli e diretto verso il Viadanese. Un ultimo impianto, detto di Foce Morbasco, entrato in funzione nel 1972, attraverso un lungo canale adduttore esteso in senso est-ovest porta l’acqua del Po fino alle terre piadenesi, attraversando quasi per intero la campagna basso-cremonese. Il complesso di queste grandi opere irrigue, continuamente adeguate alle sempre nuove esigenze del territorio, provocò, come prevedibile riflesso, una progressiva modifica dell’assetto agrario dei luoghi coinvolti inerente anche alle tipologie e alle tecniche colturali, all’organizzazione aziendale e finanche all’edilizia rurale. E questi sono i paesaggi che l’occhio dell’osservatore attuale può apprezzare: forse un po’ troppo assoggettati alla mera funzione della produttività e poco inclini a conservare elementi tradizionali, come siepi, filari alberati, campi baulati, pergole e filari di viti, appoderamenti di piccole dimensioni, e via elencando, ma, in ogni caso, specchio di una società e di un’economia radicalmente mutata, anche, e soprattutto, nel modo di intendere l’utilizzo del proprio territorio. Pagina 18 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Documentazione tratta da “Progetto del canale collettore delle acque dei terreni alti con sfocio nel fiume Oglio” - 20 settembre 1920. Corografia - scala originale 1:25000 Figura 1.13 - Tratto iniziale del nuovo Canale Acque Alte (base cartografica IGM 1889) Figura 1.14 - Tratto finale del nuovo Canale Acque Alte (base cartografica IGM 1889) Pagina 19 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Planimetria generale – scala originale 1:2000 Figura 1.15 – Planimetria di progetto del tratto del nuovo Canale Acque Alte all’intersezione con il colatore Cingia Figura 1.16 – Planimetria di progetto del tratto del nuovo Canale Acque Alte nel territorio di Solarolo Rainerio. Pagina 20 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Sezioni trasversali (scala originale 1:200) Figura 1.17 – Sezione trasversale di progetto del Canale Acque Alte nel territorio di Solarolo Rainerio, tratto interamente di scavo. Figura 1.18 – Sezione trasversale di progetto del Canale Acque Alte nel territorio di San Martino dell’argine, tratto sia di scavo si di riporto del terreno lungo il canale. Pagina 21 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 1.19 – Sezione trasversale di progetto del Canale Acque Alte nel porzione finale in territorio di Gazzuolo, tratto sospeso mediante riporto del terreno. Pagina 22 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Elenco dei canali immissari ed emissari e di altri canali interferenti (ponti canali e sottopassanti) del sistema Riglio Delmonazza-Acque Alte. Nome del tratto distanza dall'origine (m) distanza dall'origine (m) Canale canale ponte canale immissario emissario canale sottopassante 0 inizio San Daniele ramo alto 942 3.005 Balcario 3.636 Riolo di Mezzo Reboana Balcario vecchio 4.992 5.940 Vidiceto CPI Isola Casalmaggiore 7.791 7.967 Secondario nord verificare se secondario nord anche immissario fine tratto parallelo CPI Isola Casalmaggiore (a 8.534 m) 8.534 Acque Alte s.l. verificare se anche immissario Delmoncello Rodano di Cingia 8.214 Acque Alte p.d. verificare se anche immissario inizio tratto parallelo CPI Isola -Casalmaggiore (a 3.005 m) 4.286 Riglio Delmonazza NOTE 9.526 Riglio Vecchio 10.497 Geremia 10.666 0 11.102 436 11.612 946 12.705 2.039 13.935 3.269 14.250 3.584 14.785 4.119 15.521 4.855 17.069 6.403 Delmona Chiavica di Castelponzone San Martino San Martino Borri Cingia Secondario nord Colo Soldizzi (ovest) Colo Soldizzi (est) Gambina di sopra ex dugale Gambina di S. Giovanni in Croce 18.910 8.244 Bugno di S. Giovanni inizio tratto parallelo canale secondario di Casteldidone, diviene poi canale secondario di Rivarolo mantovano, diviene poi canale secondario Sud Acque Alte (a 18.910 m) 20.504 9.838 Gambina di mezzo ex dugale Gambina di Rivarolo 20.659 9.993 Gambina di Corte Primula 21.976 11.310 ? 22.116 11.450 verificare immissario s.n. ? canale Pagina 23 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE secondario I 23.276 12.610 24.812 14.146 25.286 14.620 25.456 14.790 25.897 15.230 26.097 15.430 33.220 22.553 33.624 22.957 Gambina di sotto Mattarona ex Gambina di Tornata fine tratto parallelo canale secondario sud Acque Alte (a 25.286 m) Corte Emilia Canale Principale di Irrigazione da Calvatone Da verificare canale secondario II Gambina Lame Canale principale Regona d'Oglio Foce in Oglio Chiavica Gasparetti Immissari. Canale Balcario (al km 3) immissario in sponda sinistra. Comune di Cella Dati. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 2,0 Km. Pagina 24 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Canale Riolo di mezzo (al km 3,6) immissario in sponda destra. Comune di Cella Dati. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 0,8 Km. Canale Balcario Vecchio (al Km 5,0) immissario in sponda sinistra. Comune di Motta Baluffi. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,3 Km. Pagina 25 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Canale Delmoncello (al km 8,0) immissario in sponda sinistra. Comune di Cingia de’ Botti. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 0,3 Km. Canale Rodano di Cingia (al km 8,2) immissario in sponda sinistra. Comune di Cingia de’ Botti. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,3 Km. Pagina 26 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Canale Riglio Vecchio (al km 9,5) immissario in sponda destra. Comune di Cingia de’ Botti. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 2,5,0 km. Canale Geremia (al Km 10,5) immissario in sponda sinistra. Comune di San Martino del Lago. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,0 Km. Pagina 27 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Canale San Martino (al Km 11,1) immissario in sponda sinistra. Comune di San Martino del Lago. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 0,6 Km. Canale Cingia (al Km 13,9) immissario in sponda sinistra. Comune di San Martino del Lago. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,1 Km. Pagina 28 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Canale Soldizzi ovest (al Km 14,8) immissario in sponda sinistra. Comune di Solarolo Rainerio. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 2,2 Km. Canale Soldizzi est (al Km 15,5) immissario in sponda sinistra. Comune di Solarolo Rainerio. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 0,8 Km. Pagina 29 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Canale Gambina di sopra (al Km 17,1) immissario in sponda sinistra. Comune di San Giovanni in Croce. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,1 Km. Canale Bugno di S. Giovanni (al Km 18,9) immissario in sponda sinistra. Confine tra Comune di San Giovanni in Croce e Casteldidone. Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 2,8 Km. Pagina 30 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Canale Gambina di mezzo (al Km 20,5) immissario in sponda sinistra. Comune di Rivarolo Mantovano. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 5,0 Km. Canale Gambina di Corte Primula (al Km 20,7) immissario in sponda sinistra. Comune di Rivarolo Mantovano. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 2,3 Km. Pagina 31 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Canale Gambina di sotto (al Km 23,3) immissario in sponda sinistra. Comune di Rivarolo Mantovano. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,3 Km. Canale Mattarona (al Km 24,8) immissario in sponda sinistra. Comune di Rivarolo Mantovano. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,4 Km. Pagina 32 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Canale Corte Emilia (al Km 25,5) immissario in sponda sinistra. Comune di Bozzolo. Gestore Consorzio DUNAS. Funzione di Bonifica. Tratto a monte senza immissioni significative 1,2 Km. Canale Principale di Irrigazione da Calvatone (al Km 25,9) immissario in sponda sinistra. Comune di Bozzolo. Gestore Consorzio NAVAROLO. Funzione di Irriguo. Tratto a monte senza immissioni significative 1,7 Km. Pagina 33 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 2. ANALISI DEGLI HABITAT E DEGLI ASPETTI VEGETAZIONALI 2.1 QUADRO GENERALE Per l’analisi preliminare del territorio, con particolare riferimento all’uso del suolo e al mosaico vegetazionale, è stata utilizzata la seguente documentazione di riferimento: foto aeree relative all’anno 2003-2015 (da Google Earth); cartografia di base CTR derivante dal DB topografico della Regione Lombardia (anno 2009); cartografia DUSAF 2.1 (anno 2012). La cartografia DUSAF (Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali della Regione Lombardia), è stata realizzata da ERSAF per conto della Direzione Generale Agricoltura della Regione Lombardia, per fotointerpretazione delle ortofoto digitali a colori del progetto “IT2000” e restituzione cartografica alla scala 1:10.000 allo scopo di realizzare una base informativa omogenea di tutto il territorio lombardo per consentire, tra l’altro, un'efficace pianificazione territoriale degli interventi nel settore agricolo e forestale. La mappa così ottenuta è stata successivamente validata tramite sopralluoghi diretti ed eventualmente modificata in riferimento ai riscontri così ottenuti (a tal fine sono stati anche eseguiti rilievi vegetazionali funzionali alla caratterizzazione delle cenosi più significative come, in particolare, la vegetazione igrofila ripariale e le formazioni boschive residuali). Ne è risultata la carta dell’uso del suolo, riportata in Tavola 2. In particolare, sono state evidenziate le seguenti 9 tipologie principali: aree urbanizzate (aree residenziali, insediamenti rurali, aree commerciali/industriali, reti viarie); aree verdi s.l.; colture agrarie – seminativi; colture orticole; praterie seminaturali (es. prati da fieno); impianti arborei (es. pioppeti, vigneti); incolti s.l.; formazioni arboreo-arbustive a struttura areale (macchie boschive); corpi idrici e vegetazione ripariale. In figura 2.1 viene riportato il quadro di sintesi relativo alla ripartizione del territorio in oggetto per categorie di uso del suolo, secondo la suddivisione che è stata operata. In sintesi, si rileva quanto segue: i seminativi risultano la tipologia di gran lunga prevalente ( 78,5%) e si segnalano come l’elemento maggiormente caratterizzante il territorio e il paesaggio; seguono le aree urbanizzate, che occupano poco più del 6% della superficie complessiva; colture orticole e impianti arborei si attestano entrambi a circa il 4,5%; corpi idrici e vegetazione ripariale interessano una quota piuttosto ridotta di territorio (2,6%), pur a fronte di un’importanza decisamente maggiore in termini ecologici e paesaggistici; Pagina 34 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE prati e incolti occupano anch’essi una quota piuttosto ridotta, compresa tra 1% e 1,5%; le aree occupate da formazioni arboreo-arbustive risultano del tutto minoritarie (0,34%). Il quadro complessivo evidenzia, pertanto, un grado di antropizzazione molto elevato ed è improntato soprattutto dal prevalere delle aree agricole, con particolare riferimento alle colture annuali (seminativi). Si tratta di una caratterizzazione consolidata nel tempo (la vocazione agricola del territorio in oggetto data ormai da alcuni secoli almeno), che ha subito però un’evoluzione ulteriore nel corso degli ultimi decenni. Tre sono i fattori principali che hanno agito in modo sinergico a determinare il paesaggio agrario attuale: il processo di radicale riassetto fondiario, con progressiva eliminazione delle piccole proprietà e accorpamento degli appezzamenti in grandi superfici destinate alla monocoltura intensiva; la meccanizzazione, con riduzione drastica della manodopera impiegata in agricoltura ed esodo di buona parte della popolazione rurale (lo testimonia l’andamento demografico dei comuni dell’area, che ha visto un calo di abitanti residenti del 35-40% nel trentennio 1951-1981); il progressivo ridursi del numero di specie coltivate, con affermazione massiva di poche specie (mais in particolare) a discapito della diversità colturale e ambientale. Ne è derivata una semplificazione del paesaggio e dell’ecomosaico, a cui ha contribuito la distruzione di gran parte delle siepi e dei filari interpoderali che, in passato, scandivano la trama dei campi. USO DEL SUOLO - anno 2015 80 70 s uperficie % 60 50 40 30 20 10 0 Figura 2.1 – La ripartizione del territorio per categorie di uso del suolo Si è altresì proceduto a un’analisi riguardante la presenza di siepi nel territorio: in figura 2.2 sono riportati i dati relativi all’anno 2015 e il confronto con quelli dell’anno 1954. Dagli anni Cinquanta del Novecento la riduzione nell’estensione delle siepi è stata di circa il 71% (dagli originari 425 Km si è passati agli attuali 122 Km, a cui corrispondono rispettivamente valori Pagina 35 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE di densità di 55 m/ha e 16 m/ha). Ciò testimonia di un mutamento radicale nel paesaggio agrario, che ha visto ridursi drasticamente la presenza di siepi e filari, parallelamente all’aumento della superficie media degli appezzamenti e all’affermarsi massivo della monocoltura (mais soprattutto). SIEPI - confronto 1954 / 2015 1600 450 1400 400 numero di unità 300 1000 250 800 200 600 150 400 sviluppo lineare (Km) 350 1200 numero di unità sviluppo lineare 100 200 50 0 0 1954 2015 Figura 2.2 – Confronto tra l’estensione delle siepi nel 2015 rispetto al 1954 Di seguito vengono descritte le principali tipologie rappresentate. Figura 2.3 - Coltivi e fasce arboreo-arbustive al margine meridionale del Riglio Delmonazza (tra Motta Baluffi e Scandolara Ravara) Pagina 36 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.4 - Pioppeti alla confluenza del Canale Acque Alte nel fiume Oglio Figura 2.5 - Vigneti nelle campagne di Cingia de’ Botti Pagina 37 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 2.2 DESCRIZIONE DELLE TIPOLOGIE PRESENTI Di seguito vengono descritte le tipologie di uso del suolo prevalenti e/o più significative ai fini del lavoro, con particolare attenzione per le formazioni a più elevato grado di naturalità. Vengono altresì riportati i dati relativi ai rilevamenti vegetazionali eseguiti nell’ambito di alcune di tali tipologie. 2.2.1 AREE URBANIZZATE Aree a destinazione residenziale Tipologicamente, prevalgono gli insediamenti diffusi, formati da una trama a maglie larghe di edifici di piccole-medie dimensioni, in gran parte corrispondenti a unità abitative monofamiliare, con annesse piccole superfici a verde; tali aree, frammiste a superfici residuali occupate da incolti, boschetti e coltivi, si configurano spesso come un paesaggio periurbano. Si evidenziano peraltro, per la differente compattezza e caratterizzazione tipologica del tessuto urbano, i nuclei storici, ormai tendenzialmente corrispondenti a una quota minoritaria delle aree urbanizzate. La connotazione attuale è il risultato di un processo storico, iniziato nel secondo dopoguerra del secolo scorso, che ha mutato radicalmente il paesaggio di tutta la pianura lombarda, con effetti negativi sia sotto il profilo estetico sia ambientale. Va peraltro ricordata la presenza ancora rilevante e diffusa nel territorio di centri storici di notevole interesse e di singoli edifici che testimoniano delle vicende secolari che hanno trasformato l’ambiente e il paesaggio. Tra i primi si segnalano, per la loro integrità, Castelponzone in provincia di Cremona, Rivarolo Mantovano, Bozzolo e S. Martino dall’Argine in provincia di Mantova. Tra i secondi vanno annoverati diversi complessi religiosi come la chiesa vecchia di Scandolara Ravara (CR), il Santuario di Caruberto a S. Martino del Lago (CR) e la chiesa di S. Pietro a Gazzuolo (MN), unitamente a edifici civili quali, in particolare, la Villa Medici del Vascello a S. Giovanni in Croce (CR) e il Palazzo Mina della Scala a Casteldidone (CR). Figura 2.6 - Palazzo Mina della Scala a Casteldidone (CR) Pagina 38 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Aree a destinazione mista in ambito rurale Si fa specifico riferimento agli insediamenti rurali di tipo tradizionale (cascinali s.l.), talvolta di notevole valenza storico-architettonica ed espressione tipica della struttura socio-economica dominante nel territorio sino alla prima metà del XX secolo. Si tratta di insediamenti polifunzionali, destinati a ospitare sia le strutture connesse all’attività agricola (es. fienili, stalle) che le abitazioni per i salariati e i relativi nuclei familiari. Spesso si affiancano a queste anche le dimore padronali, presenti come edifici separati di maggiore rilievo architettonico rispetto al contesto. Le cascine sono ubicate esternamente ai centri abitati principali, con un elevato grado di dispersione nelle campagne (giustificata dall’esigenza di prossimità ai terreni da coltivare), carattere che ne ha segnato storicamente la marginalità in termini sociali. Oggi, a seguito della radicale trasformazione dell’assetto economico e fondiario del territorio, la maggior parte delle strutture presenti risulta disabitata e/o in stato di abbandono, con sensibile degrado dei manufatti e, spesso, adibita al solo rimessaggio dei macchinari agricoli. Figura 2.7 - Casa colonica annessa al complesso del Santuario di Caruberto (tra S. Martino del Lago e Solarolo Rainerio) Aree a destinazione produttiva e/o commerciale Si evidenzia una distribuzione preferenziale nel settore centrale dell’area di indagine, in corrispondenza dei centri abitati di Solarolo Rainerio e S. Giovanni in Croce che tendono formare una conurbazione, ormai pressoché continua, lungo l’asse viario in dividuato dalla Via Giuseppina. Comprendono le aree destinate a insediamenti industriali e commerciali di grandi dimensioni; nel caso dell’area in oggetto, va segnalata la presenza apprezzabile di tali insediamenti a partire dalla seconda metà del XX secolo, essendo sino ad allora il territorio connotato in assoluta prevalenza dalle attività agricole. Da allora il succedersi, secondo un ritmo piuttosto accelerato, di differenti fasi del processo di diffusione ed espansione delle attività produttive Pagina 39 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE ha comportato lo stratificarsi di tipologie insediative, variamente caratterizzate in funzione dell’epoca di realizzazione. Ciò ha determinato, unitamente al notevole incremento nell’estensione degli insediamenti, una progressiva differenziazione tipologica degli stessi; oggi, in una fase che, almeno in parte, si può definire “post-industriale”, numerose sono le aree dismesse o in via di riconversione e che rappresentano uno degli elementi caratterizzanti del territorio in oggetto. Da segnalare, altresì, la valenza storica e architettonica di alcune aree di più antico insediamento, meritevoli di attenzione e di tutela in relazione allo specifico significato documentario e di testimonianza. Tali aree, già molto estese, sono tuttora in attiva fase di espansione, con un progressivo aumento di importanza di quelle a destinazione commerciale. Figura 2.8 - Insediamento produttivo alla periferia nord di S. Giovanni in Croce 2.2.2 AREE AGRICOLE Colture agrarie - seminativi Occupano la quota più rilevante del territorio in esame e prevalgono le colture cerealicole (mais soprattutto, in subordine cereali a semina autunnale come frumento e orzo), più sporadicamente si rinvengono girasole e soia. L’impiego di prodotti chimici e le lavorazioni del suolo, che solitamente caratterizzano la monocoltura, limitano fortemente lo sviluppo delle specie commensali. Durante il ciclo colturale i campi di cereali a semina autunnale ospitano comunque, seppure penalizzato nella sua espressione potenziale, un corteggio floristico in gran parte composto da erbe annuali tra cui, in particolare, Papaver rhoeas, Matricaria chamomilla, Legousia speculum-veneris e Centaurea cyanus. A fine coltura il terreno, ove non sia destinato ad altro utilizzo agrario, viene rapidamente invaso da numerose specie erbacee a carattere prevalentemente ruderale: rilevante, in particolare, la presenza di alcune graminacee come Digitaria sanguinalis e Setaria glauca. Pagina 40 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Le colture di mais sono caratterizzate da un contingente di elementi tendenzialmente igrofili tra cui Bidens frondosa, Equisetum arvense, Rorippa palustris e Polygonum lapathifolium; ciò in relazione al carattere irriguo della coltura. Quantitativamente predominano però le graminacee: assai abbondanti risultano solitamente Echinochloa crus-galli, Sorghum halepense e Panicum spp. Figura 2.9 - Campi di orzo nelle campagne tra Bozzolo e Cividale Mantovano Nel complesso scarsi sono gli elementi floristici di un certo pregio e, soprattutto, ridotta risulta la loro presenza: tra questi ricordiamo in particolare Agrostemma githago, Centaurea cyanus e Legousia speculum-veneris, in passato largamente diffusi ma oggi assolutamente sporadici. L'attuale povertà floristica, che si traduce in una diminuita potenzialità complessiva dell'ambiente, non ha però cause intrinseche e la situazione è passibile di recupero, anche rapido, qualora le pratiche colturali evolvano verso forme a minor grado d'impatto sulle cenosi spontanee. Colture orticole Si concentrano nei settori centrale e orientale dell’area di indagine e sono principalmente rappresentate da colture intensive, principalmente a pieno campo, in misura più ridotta protette. Di particolare rilevanza, e di specifico interesse per la zona, è la coltivazione del melone (Cucumis melo) che, con le varietà cantalupensis (melone cantalupo) e reticulatus (melone retato), ha ottenuto il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta “ Melone Mantovano”. Tale coltura interessa i territori dei comuni di Casteldidone, San Giovanni in Croce, Solarolo Rainerio e Spineda in provincia di Cremona, di Gazzuolo, Rivarolo Mantovano e San Martino dall'Argine in provincia di Mantova. Minoritaria è la quota di aree occupate da orti a conduzione familiare, la cui produzione è destinata al consumo diretto. Si tratta di aree di estensione ridotta, ubicate per lo più in zone Pagina 41 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE marginali agli abitati, spesso compenetrate a incolti e alle aree urbanizzate. Evidenziano una caratteristica struttura in cui, a colture legnose (piante da frutto, in gran parte appartenenti alla famiglia delle Rosaceae), si abbinano superfici destinate a colture erbacee fortemente diversificate, con prevalenza di brassicacee, composite, leguminose e solanacee. In relazione alle numerose strutture di supporto all’attività orticola, quali ricoveri per attrezzi e recinzioni perimetrali, si segnalano come superfici di bassa qualità estetico-paesaggistica. Per contro, l’importanza degli orti familiari risulta superiore alla loro estensione, anche per l’elevato valore sociale che rassumono. Va infine ricordato che sono state inserite in questa categoria anche le aree destinate a colture floro-vivaistiche, in massima parte da riferirsi alla coltivazione di specie arboree e arbustive di pregio ornamentale. Praterie seminaturali (prati da fieno, vedi anche rilievo Acque Alte 04) Si tratta di praterie secondarie soggette a sfalcio periodico e regolare; scarsamente diffuse, si rinvengono soprattutto lungo i margini esterni delle banchine dei canali, spesso su superfici in leggero pendio. La composizione è quella tipica dei prati stabili di pianura, su suoli sciolti e ricchi di nutrienti, con buona o elevata disponibilità idrica. Il ruolo dominante è svolto da graminacee quali Poa spp., Lolium multiflorum, Anthoxanthum odoratum, Bromus hordeaceus, Dactylis glomerata e Festuca spp.; significativa è poi l'abbondanza di ranuncoli (Ranunculus acris, R. bulbosus, R. repens) e di trifogli (Trifolium repens, T. pratense), indicatori di pratiche colturali regolari. Generalmente abbondanti anche Plantago lanceolata, Taraxacum officinale e Rumex spp. Si riconoscono altresì aspetti a differente grado di igrofilia: da situazioni caratterizzate da una certa umidità, improntate da Carex hirta, Holcus lanatus e Ranunculus repens, ad altre, più asciutte, contraddistinte dall’abbondanza di specie come Poa pratensis, Salvia pratensis e Silene vulgaris. Figura 2.10 - L’area in cui è stato effettuato il rilievo “Acque Alte 04” Pagina 42 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Pur trattandosi di cenosi a marcato determinismo antropico, e povere di elementi floristici di particolare rilievo, i prati stabili possiedono ecologia e composizione abastanza ben definite. La loro esistenza, legata a forme tradizionali di allevamento oggi in forte regresso, rappresenta una nota di diversità, sia biologica che paesaggistica, che costituisce motivo di apprezzabile interesse. Dal punto di vista dinamico, si tratta di situazioni "bloccate" ma, qualora e laddove vengano abbandonate le normali pratiche colturali, potenzialmente a rapida evoluzione verso formazioni arboreo-arbustive a differente grado di igrofilia secondo la diversa collocazione spaziale ed ecologica di partenza. Rilievo Acque Alte 04 Ubicazione: zona "Torbiere di Belforte" Data: 28 maggio 2015 coordinate: precisione 3 m --> 45° 04' 30,6'' N; 10° 32' 04,7'' E; quota 21 m s.l.m. Tipologia di vegetazione: prato sfalciato, sulla "scarpata esterna" dell'argine Superficie rilevata: 25 m2 (5x5) Note: STRATO ERBACEO (copertura tot. 95-100%) Anthoxanthum odoratum 2 Festuca arundinacea 2 Leontodon hispidus 2 Brachypodium cfr. pinnatum 1 Centaurea nigrescens 1 Coronilla varia 1 Dactylis glomerata 1 Equisetum ramosissimum 1 Festuca rubra 1 Plantago lanceolata 1 Poa pratensis 1 Salvia pratensis 1 Silene vulgaris 1 Trifolium pratense 1 Achillea gr. millefolium + Agrimonia eupatoria + Artemisia vulgaris + Avena fatua + Carex hirta + Cerastium holosteoides + Convolvulus arvensis + Galium mollugo + Galium verum + Holcus lanatus + Juglans regia + Lotus corniculatus + Medicago lupulina + Pimpinella cfr. saxifraga + Potentilla reptans + Ranunculus bulbosus + Ranunculus repens + Rumex acetosa + Vicia sativa + Erigeron annuus r altezza (m) 0,71 infiorescenza 1,4 infiorescenza 0,44 infiorescenza 0,82 1,11 0,65 0,67 infiorescenza fertile infiorescenza 0,86 infiorescenza 0,61 0,62 infiorescenza infiorescenza 1,12 infiorescenza 0,76 infiorescenza 1,24 infiorescenza Impianti arborei Pioppeti (vedi anche rilievo Acque Alte 01) Sono relativamente poco estesi e diffusi, concentrati principalmente fascia golenale del fiume Oglio, alla foce del Canale Acque Alte; risultano caratterizzati, oltre che dalla monospecificità dello strato arboreo e dalla regolarità dell'impianto, dall'assenza di uno strato arbustivo, Pagina 43 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE soprattutto nel caso degli impianti soggetti a pratiche colturali più o meno regolari (sfalcio della vegetazione “di sottobosco”, eventuali sarchiature). La copertura erbacea è in stretta relazione con la frequenza e il tipo di operazioni colturali effettuate; la copertura arborea non troppo densa, e la relativa luminosità del sottobosco che ne deriva, consentono in genere la crescita di molte specie proprie dei prati stabili come Taraxacum officinale, Galium mollugo e graminacee come Poa trivialis e Dactylis glomerata. Si riconoscono differenti gradi di igrofilia rivelati ad esempio, nel caso di terreni con livello della falda superficiale e/o subaffiorante, dalla presenza di specie quali Bidens frondosa, Carex acutiformis, Calystegia sepium, Solidago gigantea e Iris pseudacorus. Frequenti sono anche gli elementi a connotazione ruderale, soprattutto nelle aree occasionalmente interessate da pratiche colturali (sfalci e/o sarchiature): tra questi Artemisia spp., Capsella bursa-pastoris, Chenopodium album, Stellaria media e Veronica persica. È possibile ricavare indicazioni significative sulla dinamica di questo tipo di vegetazione: l'osservazione di alcuni pioppeti "invecchiati" oltre il normale ciclo colturale, e/o non sottoposti a pratiche colturali intensive, consente di rilevare l'ingresso di specie arbustive, come il sambuco (Sambucus nigra) e il sanguinello (Cornus sanguinea), ed erbacee, come Geum urbanum e Parietaria officinalis, che evidenzia la tendenza a evolvere verso aspetti riferibili alla vegetazione forestale potenziale della zona. Si riscontra inoltre, talvolta, il rinnovo di specie arboree tra cui Quercus robur, Robinia pseudoacacia e Salix spp. L'interesse dei pioppeti d'impianto è quindi legato soprattutto alla loro potenzialità, chiaramente individuabile nei casi in cui vengano abbandonate le pratiche colturali che prevedono la periodica eliminazione del sottobosco. Tale evoluzione risulta indotta, in particolare, dal rapido incremento della copertura arborea, che favorisce l’affermarsi di una flora arbustiva ed erbacea a connotazione tendenzialmente nemorale, e dai turni colturali relativamente lunghi, che consentono l'innescarsi di processi dinamici a medio termine. Figura 2.11 - Il pioppeto in cui è stato effettuato il rilievo “Acque Alte 01“ Pagina 44 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.12 - La volta arborea del rilievo “Acque Alte 01” Rilievo Acque Alte 01 Ubicazione: foce Canale Acque Alte Data: 12 maggio 2015 coordinate: precisione 6 m --> 45° 04' 37,0'' N; 10° 34' 57,5'' E; quota 22 m s.l.m. Tipologia di vegetazione: pioppeto artificiale Superficie rilevata: 100 m2 (10x10) Note: suolo sarchiato di recente STRATO ARBOREO (h 25 m, copertura tot. 75%) Populus sp. 4 altezza (m) 25 STRATO ARBUSTIVO - altezza (m) - STRATO ERBACEO (copertura tot. 10%) Chenopodium album Urtica dioica Artemisia verlotorum Artemisia vulgaris Bidens frondosa Epilobium tetragonum Humulus scandens Iris pseudacorus Poa trivialis Stellaria media Veronica persica Alopecurus myosuroides Arctium cfr. minus Capsella bursa-pastoris Galinsoga ciliata Parietaria officinalis Ranunculus sceleratus Rumex crispus Silene alba Sonchus asper composita cfr. Myosoton aquaticum Picris? 1 1 + + + + + + + + + r r r r r r r r r r r r altezza (m) 0,4 infiorescenza 0,65 0,7 - Pagina 45 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Vigneti (e frutteti s.l.) Si tratta di una tipologia in passato più diffusa di oggi, a sottolineare un’evoluzione che ha comportato una radicale trasformazione del paesaggio agrario della zona, così riassumibile: - riassetto fondiario con accorpamento degli appezzamenti di piccole dimensioni; - drastica riduzione dei coltivi arborati nonché di siepi e filari; - riduzione della diversità colturale con affermazione quasi esclusiva dei seminativi annuali e assoluta prevalenza, tra questi ultimi, del mais. Attualmente il vigneto assume una valenza di tipologia a carattere relittuale, ormai circoscritta a poche aree, spesso peraltro in condizioni di semi-abbandono. Alla vite si associa una vegetazione erbacea più o meno rada e stabile in relazione alle pratiche colturali adottate, in particolare: - laddove non vengano effettuati interventi di sarchiatura e/o di diserbo, ma ci si limiti allo sfalcio periodico tra i filari, si afferma una copertura relativamente densa, la cui composizione si avvicina a quella dei prati da sfalcio (specie indicatrici: es. Festuca spp., Poa spp., Plantago lanceolata, Taraxacum officinale); - nel caso di azioni regolari di diserbo e/o sarchiatura si sviluppa una discontinua copertura d’impronta ruderale (specie indicatrici: es. Chenopodium album, Cynodon dactylon, Sorghum halepense). Figura 2.13 - Il vigneto in cui è stato effettuato il rilievo “Acque Alte 07” Pagina 46 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Rilievo Acque Alte 07 Ubicazione: Cingia de' Botti (lato N del canale) Data: 27 luglio 2015 coordinate: precisione 4 m --> 45° 04' 02,1'' N; 10° 16' 20,8'' E; quota 25 m s.l.m. Tipologia di vegetazione: vigneto in stato di semiabbandono, vegetazione tra i filari Superficie rilevata: 25 m2 (12,5x2) Note: la coltura assume qui una connotazione relitta STRATO ARBUSTIVO (h 2,25 m, copertura tot. 1-5%) Vitis vinifera 1 altezza (m) 2,25 STRATO ERBACEO (copertura tot. 60-70%) Cynodon dactylon 2 Festuca arundinacea 1 Sorghum halepense 1 Achillea gr. millefolium + Aristolochia clematitis + Artemisia vulgaris + Chenopodium album + Convolvulus arvensis + Crepis setosa + Daucus carota + Equisetum ramosissimum + Plantago lanceolata + Taraxacum officinale + altezza (m) 0,2 0,23 foglie 0,59 foglie 0,48 foglie - 2.2.3 AREE A MAGGIOR GRADO DI NATURALITÀ Incolti s.l. (vedi anche rilievo Acque Alte 09) Tipologia ampiamente distribuita, ma in modo frammentario, date le caratteristiche del territorio, fortemente caratterizzato in senso agricolo; è tipica soprattutto delle aree ubicate al margine degli abitati, talvolta degradate, e degli spazi interclusi, su superfici tendenzialmente ridotte e frammentate. Non si tratta propriamente di una singola tipologia vegetazionale, ma di un insieme di aspetti legati a situazioni dinamicamente vivaci, che favoriscono dapprima l'insediarsi di specie e di cenosi a connotazione pioniera, successivamente l’innescarsi di serie vegetazionali che tendono genericamente al bosco. Evidenziano una composizione floristica variabile ed eterogenea, influenzata soprattutto dalla situazione pregressa e dai fattori di interferenza correlabili all’azione antropica. Si individua comunque un contingente di specie abbastanza fedeli, tra cui molte annuali (es.: Amaranthus retroflexus, Conyza canadensis, Chenopodium spp., Papaver rhoeas, Polygonum spp.). Elementi costanti, e di elevata valenza diagnostica, sono inoltre Agropyron repens, Artemisia vulgaris, Artemisia verlotorum e Rubus spp., spesso dominanti, unitamente a specie opportuniste, ad ampio spettro ecologico, in grado di colonizzare rapidamente superfici scoperte e/o degradate, quali Aristolochia clematitis, Arctium minus, Parietaria officinalis etc. Dove maggiore è l'impatto dovuto al calpestio sono piuttosto comuni Cynodon dactylon, Plantago major, Lolium perenne e Verbena officinalis. Nelle situazioni contraddistinte da un maggior grado di "evoluzione", e/o di stabilità, compaiono anche specie tendenzialmente lucivaghe (es.: Galium aparine, Geum urbanum) che preludono all'insediarsi di consorzi arborei e/o arbustivi (localmente si registra infatti l'ingresso di Acer negundo, Juglans regia, Robinia pseudoacacia, Cornus sanguinea, Sambucus nigra e altre essenze legnose). Pagina 47 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.14 - Incolto colonizzato da vegetazione arbustiva (scarpate del Canale Acque Alte) Figura 2.15 - Vegetazione erbacea ripariale lungo il corso del Canale Acque Alte Pagina 48 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Non sono, peraltro, cenosi necessariamente paucispecifiche: evidenziano anzi, talvolta, un’apprezzabile ricchezza floristica e risultano, inoltre, "luogo" d'elezione per l'affermazione di numerose specie esotiche: tra queste ricordiamo Bidens frondosa, Phytolacca americana e Humulus scandens, ormai largamente naturalizzate in questi ambienti. Mostrano una dinamica piuttosto vivace: sono infatti situazioni passibili di rapida evoluzione verso formazioni arboreo-arbustive pioniere come i boschetti di robinia. In quest'ottica possono rappresentare uno stadio iniziale della successione secondaria e meritevoli quindi di una certa attenzione (se altrimenti gestite, potrebbero essere vantaggiosamente recuperate). Sono inoltre presenti, nell’area, gli incolti a impronta igrofila, in relazione all’esistenza di una falda spesso subaffiorante e/o al prevalere, localmente, di substrati a granulometria fine (limi e argille), tendenzialmente impermeabili, che favoriscono i ristagni d’acqua. Si localizzano sia in zone ad apprezzabile grado di naturalità (es. sponde dei corsi d’acqua, che verranno trattate a parte nell’ambito riservato ai corpi idrici) che in altre, contraddistinte da disturbo più o meno marcato (es. terreni interessati dalla presenza di materiali di riporto). Si tratta di formazioni erbacee a diverso grado di inarbustamento, in cui il ruolo principale è svolto da specie erbacee di media-grande taglia quali, ad esempio, Equisetum telmateja, Solidago gigantea, Phragmites australis e Typhoides arundinacea. Altre specie erbacee comuni sono Calystegia sepium, Carex acutiformis, Cyperus longus, Lythrum salicaria e Urtica dioica, che definiscono un quadro nel complesso caratterizzato da elevata disponibilità di nutrienti. Non mancano, peraltro, entità di apprezzabile rarità e/o pregio floristico come Leucojum aestivum, Lysimachia vulgaris, Scutellaria galericulata e Stachys palustris. A sottolineare le tendenze dinamiche in atto, si riscontra spesso la colonizzazione di arbusti tra cui, più frequenti, Cornus sanguinea, Sambucus nigra e, su suoli molto umidi, Salix cinerea. Unitamente a Salix alba, specie arborea a marcata connotazione pioniera, il cui ingresso prelude all’affermazione del bosco igrofilo. Secondo un modello “a mosaico” che vede la compenetrazione del cespuglieto con tratti di vegetazione a prevalente struttura erbacea. Figura 2.16 - Incolto erbaceo a connotazione semi-ruderale in cui è stato effettuato il rilievo “Acque Alte 09” Pagina 49 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE In sintesi, per quanto riguarda la connotazione ecologica della flora erbacea, si possono individuare 4 “gruppi principali” di riferimento, in particolare: - specie ruderali, legate agli ambienti soggetti a maggior disturbo (margini stradali, campi arati, etc.); - specie igrofile, la cui presenza risulta strettamente correlata alla presenza di una falda idrica subaffiorante; - specie prative, abbondanti nelle zone di contatto con aree destinate a prato stabile; - specie sciafile, legate alla presenza di una copertura arboreo-arbustiva soprastante, che determina condizioni di più o meno marcato ombreggiamento. Per quanto, invece, concerne le forme biologiche, va segnalata, in particolare, l’abbondanza di specie lianose: annuali, come Sicyos angulatus (esotica, di recente ma ormai larga diffusione in Pianura Padana), o perenni come la maggior parte tra cui, frequenti e comuni, Bryonia dioica, Calystegia sepium, Clematis vitalba, Humulus lupulus, Humulus scandens e Lonicera japonica. Gli incolti rappresentano comunque uno stadio transitorio, destinato a evolvere, più o meno rapidamente e qualora non intervengano azioni di disturbo o di controllo (es. sfalcio), verso il bosco, a connotazione più o meno igrofila in relazione all’ecologia della stazione. Rilievo Acque Alte 09 Ubicazione: cuneo tra Scolo Cingia e Canale Acque Alte Data: 27 luglio 2015 coordinate: precisione 3 m --> 45° 04' 44,5'' N; 10° 20' 21,1'' E; quota 25 m s.l.m. Tipologia di vegetazione: incolto erbaceo a connotazione semi-ruderale Superficie rilevata: 24 m2 (6x4) Note: la vegetazione sembra essere stata falciata (segni: es. ricacci di Crepis, mozzata) STRATO ERBACEO (copertura tot. 60-70%) Centaurea nigrescens 1 Convolvulus arvensis 1 Galium verum 1 Lotus corniculatus 1 Peucedanum venetum 1 Setaria glauca 1 Torilis arvensis 1 Achillea millefolium + Aristolochia clematitis + Carex sp. + Cichorium intybus + Coronilla varia + Crepis pulchra + Festuca arundinacea + Plantago lanceolata + Plantago major + Potentilla reptans + Taraxacum officinale + Trifolium repens + Verbena officinalis + altezza (m) 0,66 infiorescenza 0,29 1,27 infiorescenza 0,41 infiorescenza 0,6-0,65 infiorescenza 0,59 infiorescenza - Pagina 50 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Formazioni arboreo-arbustive a struttura areale (vedi anche capitolo Transetti e Biotopo “Bosco della ferrovia”) Si tratta di una tipologia assai poco diffusa nell’area d’indagine, con scarsa differenziazione tipologica e strutturale. Le aree presentano una chiara connotazione residuale, con localizzazione preferenziale in corrispondenza delle scarpate morfologiche e dei corpi idrici principali; sono per lo più il risultato di processi di ricolonizzazione di aree in precedenza coltivate o interessate dall’accumulo di terreno di riporto (es. materiale di risulta degli scavi per la realizzazione del Canele Acque Alte). Fa eccezione, per l’estensione decisamente superiore alla media, il caso dell’area boscata che costituisce il nucleo del parco di Villa Medici del Vascello a S. Giovanni in Croce, che viene trattata a parte nel capitolo dedicato ai “biotopi”. Boschi meso-igrofili a dominanza di Quercus robur Rappresentano la tipologia prevalente (distribuzione potenziale), seppure riconoscibile solo in forma frammentaria e lontana dalla sua espressione ottimale. Sono circoscritti a tratti molto localizzati, su suoli moderatamente umidi, ma raramente inondati, e ben umificati. Si rileva, comunque, una evidente stratificazione verticale: - lo strato arboreo è dominato da Quercus robur (h > 20 m), presente talvolta con individui anche di ragguardevoli dimensioni, accompagnata in genere da Ulmus minor e Platanus hybrida; - nello strato arbustivo compaiono Acer campestre, Cornus sanguinea, Sambucus nigra, Prunus spinosa e Rubus spp.. Si riscontra anche una presenza apprezzabile di Robinia pseudoacacia; - la componente erbacea denota un certo grado di igrofilia, con presenze quali, ad esempio, Rubus caesius (solitamente abbondante), Symphytum tuberosum, Viola alba e Parietaria officinalis. Mancano gli elementi più tipici del sottobosco dei querceti, la cui assenza è plausibilmente imputabile alla ridottissima estensione delle aree boschive, al loro sostanziale isolamento e alla genesi recente della copertura arborea. In chiave dinamica le cenosi a Quercus robur vanno interpretate come formazioni a carattere climacico, passibili di modificazioni soprattutto in relazione alla struttura e alla composizione degli strati arbustivo ed erbaceo e conseguentemente all'evoluzione della componente edafica dell'ecosistema. Di elevata valenza ecologica e paesaggistica, queste cenosi dimostrano la capacità di raggiungere spontaneamente un assetto soddisfacente (soprattutto dal punto di vista strutturale); si ritiene importante privilegiare l’evoluzione spontanea della vegetazione. A questa categoria si possono ascrivere anche i boschetti di Robinia pseudoacacia, presenti in particolare sulle scarpate di diversa origine (es. terreno di riporto lungo il corso dei corsi d’acqua principali), che si differenziano dai querceti sostanzialmente per la diversa dominanza nella componente arborea. Sulle rive dei corpi idrici, in particolare delle vasche di torbiera che caratterizzano la zona di Gazzuolo (vedi anche BIOTOPI), si rinvengono dei boschetti igrofili la cui volta arborea è formata da Salix alba, solitamente dominante, e Platanus hybrida. Il suolo è costantemente umido, per la presenza di una falda subaffiorante, e frequentemente inondato in coincidenza dei periodi di più intense precipitazioni Gli orizzonti superficiali sono formati in prevalenza da depositi torbosi e frazioni fini (limi e argille), assai poveri di scheletro. Lo strato arbustivo, in genere denso, è caratterizzato da Cornus sanguinea, Salix cinerea e Sambucus nigra, con valori di copertura mediamente elevati. Il sottobosco erbaceo risulta improntato da Carex Pagina 51 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.17 - Il boschetto di querce ubicato alla confluenza dei canali Gazzolo di S. Margherita e Gambalone (vedi anche transetto A) Figura 2.18 - L’impianto di forestazione ubicato in corrispondenza del transetto A tra Canale Gazzolo di S. Margherita e canale Gambalone Pagina 52 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE spp., Equisetum telmateja, Humulus lupulus, Thelypteris palustris e Urtica dioica, mentre lo strato muscinale, talvolta abbondante, comprende in particolare Brachythecium rutabulum ed Eurhynchium spp. Si tratta di situazioni intrinsecamente dinamiche e a elevata potenzialità, passibili di evoluzione anche in tempi piuttosto brevi (es. in relazione ai cambiamenti strutturali delle cenosi), che testimoniano la capacità dell’ambiente di recuperare spontaneamente spazi di naturalità. Impianti forestali (vedi anche rilievo Acque Alte 03) In anni recenti alcune aree sono state interessate da azioni di rimboschimento, talvolta a fini di rinaturalizzazione di terreni marginali, di ridotto valore agronomico, in altri casi per scopi produttivi. Le superfici interessate sono dislocate diversi tratti lungo il corso dei canali che individuano l’asse centrale del territorio di indagine (Canale Gazzolo di S. Margherita, Riglio Delmonazza, Canale Acque Alte). Si tratta di impianti forestali di latifoglie indigene di pregio (es. Acer pseudoplatanus, Carpinus betulus, Fraxinus spp., Juglans regia, Prunus avium, Quercus robur), che tendono a incrementare quantitativamente e qualitativamente il patrimonio boschivo del territorio. Gli interventi hanno in genere riguardato la sola componente arborea. La caratterizzazione del “sottobosco” risulta influenzata principalmente dallo stato pregresso delle aree in oggetto: si va infatti da situazioni con copertura simile a quella dei prati stabili, nel caso in cui l’intervento insista su terreni con copertura erbacea già affermata, ad altre omologabili agli incolti o a stadi serali che preludono al bosco. Almeno nei primi anni dopo l’intervento, vengono effettuate operazioni di manutenzione delle aree, che consistono soprattutto nello sfalcio periodico della vegetazione erbacea. In prospettiva, la copertura vegetale di queste aree è destinata a evolvere verso forme maggiormente strutturate e mature, con riduzione della densità arborea e arbustiva, e affermazione di una componente erbacea a connotazione sempre più marcatamente sciafila. Figura 2.19 - Pioppeto d’impianto sotto forestazione con essenze autoctone - rilievo “Acque Alte 03” Pagina 53 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Rilievo Acque Alte 03 Ubicazione: a E della S.P. 64, tra Bozzolo e Rivarolo Mantovano (lato N del canale) Data: 28 maggio 2015 coordinate: precisione 6 m --> 45° 04' 58,5'' N; 10° 28' 01,8'' E; quota 28 m s.l.m. Tipologia di vegetazione: pioppeto d'impianto, sotto forestazione con essenze autoctone Superficie rilevata: 100 m2 (10x10) Note: segni evidenti di un recente temporale di forte intensità STRATO ARBOREO D (h 28 m, copertura tot. 50-60%) Populus sp. 3 altezza (m) 27,9 STRATO ARBOREO d (h 8 m, copertura tot. 80%) Carpinus betulus 4 Alnus glutinosa 1 Fraxinus excelsior 1 altezza (m) 7,8 - STRATO ARBUSTIVO (h 2-5 m, copertura tot. 15-20%) Corylus avellana 1 Juglans regia + Morus alba + Populus alba + altezza (m) 5 1,9 0,6 STRATO ERBACEO (copertura tot. 5-10%) Ballota nigra 1 Galium aparine 1 Carpinus betulus + Corylus avellana + Poa trivialis + Populus alba + Veronica persica + Vicia sativa + Vitis riparia + altezza (m) 0,55 - Corpi idrici Vegetazione acquatica (vedi anche rilievo Acque Alte 10) Il territorio in esame è interessato dalla presenza di un fitto reticolo idrografico superficiale, con corsi d’acqua ad andamento naturaliforme ma, soprattutto, una trama estesa di canali di vario calibro e portata. Sono altresì presenti, nel settore orientale (con particolare riferimento alle torbiere di Belforte), alcuni piccoli laghetti la cui origine è riconducibile all’attività di estrazione della torba. Questi corpi idrici presentano, nel complesso, caratteristiche fisiche (tipo di substrato, profondità dell’acqua, velocità della corrente) differenziate; unitamente agli interventi gestionali che vengono periodicamente effettuati (es. taglio della vegetazione ripariale) ciò determina l’instaurarsi di comunità macrofitiche relativamente diversificate. In acque lentiche o caratterizzate da ridotta velocità della corrente le cenosi acquatiche, che occupano buona parte dei corpi idrici, sono caratterizzate dalla presenza di Nuphar luteum (abbondante soprattutto nelle vasche di torbiera di maggiori dimensioni), accompagnata da idrofite natanti di piccola taglia come Spirodela polyrrhiza e Lemna spp. che, localmente, possono coprire ampie superfici. In prossimità delle rive si rinviene spesso Typhoides arundinacea, talvolta nella forma sommersa tipica delle stazioni lotiche. In acque più profonde (≥1 m) e/o a corrente relativamente veloce (es. le piccole rapide che si presentano sporadicamente lungo il corso del Canale Acque Alte), si rinvengono comunità Pagina 54 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE maggiormente improntate dalla presenza di idrofite sommerse, come Myriophyllum spicatum, Vallisneria spiralis, Potamogeton nodosus (in genere dominante) e Potamogeton pectinatus. Il substrato è di natura prevalentemente sabbioso-limosa, localmente con fondo indurito: si rileva, infatti, la tendenza alla formazione di conglomerati cementati dal depositarsi di calcare in corrispondenza di tratti a corrente rapida e con il fondo coperto da resti (conchiglie) di molluschi (in massima parte bivalvi come Sinanodonta woodiana e Corbicula fluminea). Da rilevare anche il fenomeno, molto evidente nella stagione estiva, della fluitazione di ammassi di vegetazione acquatica lungo il Canale Acque Alte. Va sottolineato come i corpi idrici, con particolare riferimento a rogge e canali di minori dimensioni, siano periodicamente oggetto di interventi di “ripulitura”, con rimozione della biomassa vegetale, dragaggio dei fanghi e ricalibratura delle sezioni. Per effetto dei naturali processi dinamici, tendono infatti a occludersi abbastanza rapidamente; le operazioni inducono una regressione della successione serale, seguita però da una rapida ricolonizzazione. Figura 2.20 - Il Canale Acque Alte nei pressi di S. Lorenzo Aroldo Alla vegetazione macrofitica si aggiunge la componente algale, per lo più rappresentata (in termini quantitativi) da popolamenti di alghe verdi filamentose, la cui presenza si rende maggiormente evidente nella tarda estate e in autunno quando entrano in fase di senescenza. Pagina 55 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.21 - Vegetazione acquatica radicante/flottante - rilievo “Acque Alte 10” Rilievo Acque Alte 10 Ubicazione: riva N del Canale Acque Alte, a valle dell'immissione del Colatore Dugale Data: 31 luglio 2015 coordinate: non rilevate con GPS Tipologia di vegetazione: vegetazione acquatica radicante/flottante Superficie rilevata: 40 m2 (10x4) Note: fondo sabbioso con sottile deposito fangoso, profondità dell'acqua 40 cm STRATO ERBACEO (copertura complessiva 70%) Potamogeton nodosus 4 Polygonum lapathifolium + altezza (m) - Vegetazione igrofila di bordura (vedi anche rilievi Acque Alte 08 e Acque Alte 11) Rappresenta uno degli aspetti tipici delle sponde dei canali e delle vasche di torbiera, su terreni fortemente umidi o inondati. La vegetazione è improntata da piante erbacee perenni, di media e grande taglia, in massima parte graminoidi: Phragmites australis (la comune canna palustre), Typhoides arundinacea, Glyceria maxima e carici, tra cui la specie più comune risulta Carex acutiformis. Altri elementi caratteristici sono Cyperus longus, Iris pseudacorus, Lythrum salicaria, Symphytum officinale e Urtica dioica. Si tratta di cenosi marcatamente igrofile, che segnano la transizione dalla vegetazione a idrofite dei corpi idrici e le formazioni propriamente terricole delle aree più esterne. Pagina 56 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.22 - Vegetazione igrofila di bordura a dominanza di Phragmites australis lungo il canale Acque Alte Figura 2.23 - Vegetazione igrofila di bordura a dominanza di Carex spp. presso la torbiera di Belforte Pagina 57 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Vegetazione di bordura a dominanza di Carex spp. (Torbiere di Belforte) La frequente presenza di novellame di Salix spp. e Populus sp. testimonia la naturale tendenza di queste cenosi a evolvere, ove la disponibilità di spazio nelle fasce “perifluviali” lo consente, verso il bosco igrofilo (saliceto, salici-populeto). Che, però, riesce ad affermarsi solo occasionalmente (es. Torbiere di Belforte), giungendo a formare, in massima parte, poco più che esili cortine arboreo-arbustive lungo le sponde. Rilievo Acque Alte 08 Ubicazione: Cingia de' Botti (lato S del canale) Data: 27 luglio 2015 coordinate: precisione 3 m --> 45° 03' 59,7'' N; 10° 17' 29,5'' E; quota 27 m s.l.m. Tipologia di vegetazione: cintura ripariale di fragmiteto Superficie rilevata: 30 m2 (10x3) Note: STRATO ERBACEO (copertura tot. 90-100%) Phragmites australis 5 Aristolochia clematitis 1 Calystegia sepium 1 Cyperacea 1 Galium aparine (secco) 1 Iris pseudacorus 1 Rubus caesius 1 Solanum dulcamara 1 Urtica dioica 1 Carex hirta + Equisetum cfr. ramosissimum + Lythrum salicaria + Silene alba + Poa trivialis (secca) - altezza (m) 2,6 infiorescenza 1,57 foglie 1,51 foglie 1,11 foglie 1,23 - Figura 2.24 - Vegetazione erbacea ripariale, in parte galleggiante (rilievo Acque Alte 11) Pagina 58 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Rilievo Acque Alte 11 Ubicazione: riva N del Canale Acque Alte, a valle dell'immissione del Colatore Dugale Data: 31 luglio 2015 coordinate: precisione 4 m --> 45° 04' 02.0'' N; 10° 15' 07.0'' E; quota 28 m s.l.m. Tipologia di vegetazione: vegetazione erbacea ripariale, in parte galleggiante Superficie rilevata: 32,5 m2 (13x2,5) Note: profondità dell'acqua (centro canale) 85-90 cm, 10-15 cm di deposito fangoso sul fondo STRATO ERBACEO (copertura complessiva 90%) Typhoides arundinacea 4 Calystegia sepium 1 Glyceria maxima 1 Rubus caesius 1 Solanum dulcamara 1 Urtica dioica 1 Bidens frondosa + altezza (m) 0,7 foglie 1,31 infiorescenza - Formazioni arboreo-arbustive a struttura lineare (siepi/filari) Sono tendenzialmente assimilabili agli incolti, ma si caratterizzano per la struttura lineare e per la netta stratificazione verticale (siepi e filari interpoderali, cortine arboreo-arbustive ripariali). La componente arborea risulta fisionomicamente dominante ed è formata soprattutto da Quercus robur (talvolta con esemplari di dimensioni ragguardevoli), Ulmus minor, Acer campestre, Platanus hybrida, Populus spp. e Robinia pseudoacacia, a cui si associa spesso, lungo le rive dei corsi d’acqua, Salix alba. Quella arbustiva annovera specie ad ampia ecologia, come Cornus sanguinea e Sambucus nigra, accanto ad altre la cui presenza è correlabile alle formazioni boschive planiziali, tra cui, in particolare, Corylus avellana, Crataegus monogyna ed Evonymus europaeus. Lo strato erbaceo denota caratteri di marcata eterogeneità, indotta principalmente dalla caratterizzazione in senso ecotonale di queste formazioni e dal disturbo a cui sono soggette comunque le aree in questione (es. tagli occasionali, controllo e/o eliminazione della componente arbustiva). Il contingente floristico, con particolare riferimento alle specie più frequenti e/o abbondanti, può essere “suddiviso” in alcune “categorie ecologiche” di riferimento: - ruderali s.s. es. Artemisia spp., Chenopodium album, Rumex spp.; - “sciafilo-ruderali” es. Aristolochia clematitis, Ballota nigra, Galium aparine, Glechoma hederacea, Lamium maculatum, Parietaria officinalis, Phytolacca americana, Silene alba; - nemorali s.l. es. Arum italicum, Geum urbanum, Hedera helix, Viola spp., che rappresentano gli elementi di maggiore interesse e che contraddistinguono i tratti meglio conservati e/o più evoluti in senso dinamico. A questa tipologia, comunque prevalente, che caratterizza gli spazi più “naturali”, si aggiungono situazioni caratterizzate in senso sinantropico, in cui compaiono specie, soprattutto esotiche, come Acer negundo, Juglans spp. e Robinia pseudoacacia tra gli alberi, Amorpha fruticosa e Broussonetia papyrifera e tra gli arbusti. Pagina 59 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.25 - Filare di querce nelle campagne a est di San Daniele Po Pagina 60 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 2.3 I BIOTOPI 2.3.1 INTRODUZIONE Nel corso dell’indagine sono state individuate, nell’ambito del territorio in oggetto, alcune aree di particolare rilevanza naturalistica e/o con caratteristiche di maggiore naturalità, che rappresentano elementi su cui impostare la fase successiva del lavoro, ovvero di progettazione di interventi che possano favorire il miglioramento della connettività ecologica del territorio stesso. Tali aree sono state oggetto di particolare attenzione e sono stati raccolti, sia tramite sopralluoghi effettuati direttamente sia attraverso l’analisi della documentazione esistente, dati inerenti la flora e la vegetazione. Le aree individuate e indagate sono quattro (figura 2.26), da ovest verso est: 1. 2. 3. 4. “Parco della Rocca di San Giovanni in Croce” (San Giovanni in Croce) “Bosco della ferrovia” (S. Giovanni in Croce); “Torbiere di Belforte” (Gazzuolo, MN) “Torbiere di Gazzuolo” (Gazzuolo, MN). Segue la descrizione dei singoli biotopi. 2 3 1 4 Figura 2.26 – Ubicazione dei biotopi Pagina 61 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 2.3.2 “PARCO DELLA ROCCA DI SAN GIOVANNI IN C ROCE” (SAN GIOVANNI IN CROCE) Ubicazione: al margine nord-ovest dell’abitato di San Giovanni in Croce. Superficie:ca. 140.700 m2 Perimetro: ca. 1.560 m. Principali tipologie di vegetazione rappresentate: “bosco-parco” (impianto arboreo in parte naturalizzato), prato falciato, vegetazione igrofila ripariale sulle rive del laghetto. Descrizione Si tratta di un’area verde adiacente alla Rocca di San Giovanni in Croce (nota anche con il nome di Villa Medici del Vascello), edificio storico la cui costruzione originaria risale all’inizio del Quattrocento. Ad esclusione dello spazio antistante l’ingresso principale del complesso, che evidenzia caratteri riconducibili a quelli propri del “giardino all’italiana”, la gran parte dell’area possiede una connotazione simile a un bosco, in particolare per quanto riguarda la componente arborea (la realizzazione del parco, che si richiama allo stile paesaggistico inglese, è databile presumibilmente a inizio Ottocento). Il popolamento arboreo è infatti piuttosto denso e a distribuzione spaziale irregolare, con una composizione mista, che annovera accanto a specie autoctone, tipiche delle formazioni planiziali, come Quercus robur (un esemplare di dimensioni ragguardevoli è presente nel settore occidentale, appena all’esterno del muro di cinta che delimita il parco) e Carpinus betulus, molte essenze esotiche tra cui numerose conifere quali, ad esempio, Calocedrus decurrens, Cedrus atlantica e Chamaecyparis lawsoniana. Ovunque si riscontra un abbondante rinnovo di molte delle specie arboree presenti, nonché la tendenza allo stratificarsi della vegetazione su più piani, con la formazione di uno strato arbustivo con prevalenza di essenze autoctone (es. Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Evonymus europaeus) e l’affermarsi di una componente erbacea a impronta nemorale (ne sono testimoni specie come Carex remota, Primula vulgaris, Ruscus aculeatus e Symphytum bulbosum). Da segnalare ancora: Pagina 62 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE la presenza, nel settore centrale dell’area, di un laghetto che rappresenta un elemento di forte valenza paesaggistica e le cui rive ospitano una vegetazione erbacea a impronta igrofila; - l’esistenza di numerosi individui arborei di notevoli dimensioni tra cui, in particolare, un Ginkgo biloba che risale presumibilmente all’impianto originario (Dubini, 2004). Ciò conferisce all’area un aspetto con connotati di semi-naturalità e di elevato pregio paesaggistico, da tutelare e privilegiare. - Elenco Floristico (da Bonali, 2011) Abies alba Abutilon theophrasti Acalypha virginica Acer campestre Acer negundo Acer platanoides Acer pseudoplatanus Achillea collina Achillea millefolium Achillea roseo-alba Aegopodium podagraria Aesculus hippocastanum Aethusa cynapium Agrimonia eupatoria Agropyron repens Agrostis stolonifera Ailanthus altissima Ajuga reptans Alliaria petiolata Allium vineale Alnus glutinosa Alopecurus pratense Amaranthus deflexus Amaranthus retroflexus Arabidopsis thaliana Arenaria serpyllifolia Artemisia vulgaris Arum italicum Arum maculatum Avena barbata Ballota nigra Bellis perennis Bidens frondosa Brachypodium rupestre Brachypodium sylvaticum Bromus gussonei Bromus sterilis Broussonetia papyrifera Bryonia dioica Buxus sempervirens Calamintha nepeta Calepina irregularis Calocedrus decurrens Calystegia sepium Capsella bursa-pastoris Cedrus atlantica Celtis australis Centaurea nigrescens Cerastium holosteoides var. triviale Cercis siliquastrum Chamaecyparis lawsoniana Chelidonium majus Chenopodium album Cichorium inthybus Cirsium arvense Cirsium vulgare Clematis vitalba Convolvolus arvensis Conyza albida Conyza canadensis Cornus sanguinea Corylus avellana Crataegus monogyna Crepis setosa Crepis vesicaria subsp. taraxacifolia Cruciata laevipes Cucubalus baccifer Cymbalaria muralis Cynodon dactylon Dactylis glomerata Danae racemosa Daucus carota Digitaria sanguinalis Duchesnea indica Erigeron annuus Erophila verna Euonymus europaeus Euphorbia prostrata Fagus sylvatica Festuca arundinacea Ficus carica Fraxinus cfr. angustifolia Fraxinus ornus Fumaria officinalis Galium aparine Galium mollugo Galium verum Geranium columbinum Geranium dissectum Geranium molle Iris cfr. foetidissima Iris pseudacorus Juglans nigra Juglans regia Juncus articulatus Lactuca saligna Lactuca serriola Lamium amplexicaule Lamium maculatum Lamium purpureum Lapsana communis Laurus nobilis Leucanthemum vulgare Ligustrum vulgare Liquidambar styraciflua Lonicera caprifolium Lonicera japonica Lotus corniculatus Lycopus europaeus Lysimachia nummularia Lysimachia vulgaris Lythrum salicaria Malva sylvestris Medicago falcata Melissa officinalis Mercurialis annua Morus alba Myosoton aquaticum Narcissus sp. Narcissus pseudonarcissus Ophiopogon japonicus Ornithogalum umbellatum Oxalis fontana - stricta Parietaria diffusa Parietaria officinalis Parthenocissus quinquefolia Pawlovnia tomentosa Petasites fragrans Phleum pratense Phragmites australis Philadelphus coronarius Phytolacca americana Picris echioides Picris hieracioides Pimpinella major Plantago lanceolata Pagina 63 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ Cardamine hirsuta Cardaria draba Carex acutiformis Carex divulsa Carex flacca Carex otrubae Carex remota Carex sylvatica Carpinus betulus Polygonum lapathifolium Populus alba Populus tremula Portulaca oleracea Potentilla reptans Primula vulgaris Prunella vulgaris Prunus avium Prunus cerasifera Prunus cerasifera var. pissardii Prunus laurocerasus Prunus spinosa Pterocarya fraxinifolia Quercus robur Ranunculus acris Ranunculus bulbosus subsp. aleae Ranunculus ficaria Ranunculus repens Ranunculus sceleratus Ranunculus velutinus Robinia pesudoacacia Rubus caesius Rubus ulmifolius Rumex acetosa Rumex conglomeratus Rumex crispus Rumex obtusifolius Geum urbanum Ginkgo biloba Glechoma hederacea Hedera helix Hemerocallis fulva Holcus lanatus Hordeum murinum Hypericum androsaemum Hypochoeris radicata Ruscus aculeatus Ruscus hipoglossum?? Salix alba Salvia pratensis Sambucus nigra Saxifraga tridactylites Sedum album Senecio vulgare Setaria glauca Setaria verticillata Setaria viridis Silene alba Silene vulgaris Sinapis arvensis Solanum dulcamara Solanum nigrum Sonchus asper Sonchus oleraceus Sorghum halepense Spirodela polyrrhiza Stellaria media Symphytum bulbosum Taraxacum officinale Taxus baccata Tecoma radicans Thlaspi alliaceum RELAZIONE PRELIMINARE Plantago major Plantago media Platanus hybrida Poa annua Poa pratensis Poa sylvicola Poa trivialis Polygonum aviculare Thuja plicata Tilia platyphyllos Torilis arvensis Torilis japonica Trifolium pratense Trifolium repens Ulmus minor Urtica dioica Valerianella locusta Verbena officinalis Veronica arvensis Veronica haederifolia Veronica persica Veronica polita Veronica serpyllifolia Viburnum lantana Vinca minor Viola alba Viola hirta Viola odorata Viola reichembachiana Viola suavis Vitis riparia Wisteria sinensis Wolffia arrhiza Nota – Sono evidenziate in giallo le specie “aggiunte” durante il sopralluogo effettuato in data 27 agosto 2015 Figura 2.27 - Abutilon theophrasti Chamaecyparis lawsoniana Solanum dulcamara Pagina 64 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.28 – La rocca (detta anche Villa Medici del Vascello) Figura 2.29 e 2.30 Il laghetto artificialeall’interno del parco (al centro e sotto) Pagina 65 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.31 – Il settore nord-ovest del parco caratterizzato da maggiore naturalità, con caratteristiche nemorali dell’habitat Pagina 66 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 2.3.3 “BOSCO DELLA FERROVIA ” (S. GIOVANNI IN CROCE) Ubicazione: a nord dell’abitato di San Giovanni in Croce e del Canale Acque Alte, tra la ferrovia Brescia-Parma, a ovest, e il Canale Gambina di sotto a nord e a est. Superficie: ca. 26.000 m2 Perimetro: ca. 870 m. Principali tipologie di vegetazione rappresentate: bosco meso-igrofilo a dominanza di Platanus hybrida e Quercus robur nel settore meridionale, pioppeto d’impianto nel settore settentrionale, vegetazione erbacea igrofila (cariceto, fragmiteto) sulle sponde dei canali. Descrizione L’esistenza di quest’area è resa “possibile” dall’essere delimitata a nord e a est dal canale Gambina di sotto, a ovest dalla linea ferroviaria e a sud dal Canale Acque Alte. Ciò ne determina una ridotta accessibilità e, conseguentemente, una minore importanza ai fini dell’utilizzo a scopi agronomici, il che ha favorito l’insediarsi di vegetazione spontanea nel settore meridionale dove si è sviluppato un boschetto di circa 6.000 m2 di superficie. Nel settore nord è invece presente un impianto di pioppi, governati a ceppaia, plausibilmente per la produzione di biomassa, con al di sotto una copertura arbustiva ed erbacea discretamente abbondante. Copertura che rivela la tendenza della vegetazione a evolvere verso aspetti più prossimi al bosco meso-igrofilo a dominanza di Quercus robur e Ulmus minor, dinamica ben evidenziata dalla presenza di queste due fanerofite sia nello strato erbaceo che in quello arbustivo. Sulle rive dei canali che delimitano l’area sono presenti anche cinture discontinue di vegetazione erbacea igrofila, fisionomicamente improntata da elofite di media e grande taglia come Phragmites australis e Typhoides arundinacea. L’area, per le caratteristiche sopra descritte, si presta a una completa rinaturalizzazione, che ne aumenterebbe in misura significativa il grado di funzionalità ecologica in relazione alle direttrici di collegamento verso l’esterno dell’area di studio. Pagina 67 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Rilievo Acque Alte 05 Ubicazione: San Giovanni in Croce (pressi ferrovia, lato N del canale) Data: 18 giugno 2015 coordinate: precisione 4-5 m --> 45° 05' 11,6'' N; 10° 22' 37,1'' E; quota 29 m s.l.m. Tipologia di vegetazione: impianto di pioppi ibridi (a ceppaia) per produzione di biomassa Figura 2.32 – Area del rilievo “Acque Alte 05” Superficie rilevata: 100 m2 (10x10) Note: sensibile ombreggiamento del terreno STRATO ARBOREO (h 12 m, copertura tot. 85%) Populus sp. 5 altezza (m) 11,7 STRATO ARBUSTIVO (h 3,7 m, copertura tot. 20%) Ulmus minor 1 Populus sp. 1 Vitis riparia + Quercus robur + altezza (m) 3,7 - STRATO ERBACEO (copertura tot. 30%) Calystegia sepium Cirsium arvense Convolvulus arvensis Galium aparine Rumex crispus Cornus sanguinea Dipsacus fullonum Epilobium tetragonum Oxalis fontana Poa trivialis (secca) Populus sp. Rubus caesius Silene alba Sorghum halepense Torilis arvensis Ulmus minor Verbena officinalis Quercus robur altezza (m) 0,37 foglie 0,47 foglie 1,15 / 1,49 infiorescenza 0,51 foglie 0,42 foglie - 1 1 1 1 1 + + + + + + + + + + + + r Pagina 68 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Rilievo Acque Alte 06 Figura 2.33 – Area del rilievo “Acque Alte 06” Ubicazione: San Giovanni in Croce (pressi ferrovia, lato N del canale) Data: 18 giugno 2015 coordinate: precisione 5 m --> 45° 05' 05,6'' N; 10° 22' 05,7'' E; quota 29 m s.l.m. Tipologia di vegetazione: bosco misto Superficie rilevata: 100 m2 (10x10) Note: STRATO ARBOREO (h 20-25 m, copertura tot. 90%) Platanus hybrida 4 Quercus robur 2 Populus sp. 1 Robinia pseudoacacia 1 Ulmus minor 1 altezza (m) 23,5 - STRATO ARBUSTIVO (h 4-4,5 m, copertura tot. 50-60%) altezza (m) Acer campestre 2 4,2 Cornus sanguinea 1 Bryonia dioica (su Crataegus) 1 Crataegus monogyna 1 Morus alba 1 4,3 Prunus avium 1 Prunus spinosa 1 Rubus ulmifolius 1 Sambucus nigra 1 Ulmus minor 1 Vitis riparia 1 Juglans regia + Robinia pseudoacacia + Celtis australis r STRATO ERBACEO (copertura tot. 60-70%) Viola cfr. alba 2 Hedera helix 1 Parietaria officinalis 1 Rubus caesius 1 Galium aparine + Quercus robur r Aristolochia clematitis r altezza (m) 0,27 foglie 1 foglie 0,53 foglie - Pagina 69 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 2.3.4. “TORBIERE DI BELFORTE ” (GAZZUOLO, MN) Ubicazione: a ovest dell’abitato di Belforte (Gazzuolo), nella parte interna di un antico meandro del fiume Oglio. Superficie: ca. 1.364.500 m2 Perimetro: ca. 5.700 m Principali tipologie di vegetazione rappresentate: vegetazione a idrofite nelle vasche di torbiera (es. lemneto, nufareto), vegetazione erbacea igrofila (cariceto, fragmiteto, tifeto) sulle sponde, formazioni arboreo-arbustive a impronta igrofila (es. saliceto), pioppeto d’impianto nella maggior parte delle aree comprese tra le vasche di torbiera. Descrizione L’area occupa la parte interna di un antico meandro fluviale, interessata da attività di estrazione della torba che hanno dato origine a specchi d’acqua con caratteristiche chiaramente riferibili alla genesi di matrice antropica: forma rettangolare, tendenzialmente stretta e allungata, sponde con andamento rettilineo, profondità costante. Questi corpi idrici si alternano a “strisce” di terreno occupate per lo più, attualmente, da pioppeti d’impianto di differente età e struttura. Nel tempo le vasche di torbiera e le sponde sono state colonizzate da abbondante vegetazione acquatica e ripariale: idrofite radicanti (Nuphar luteum soprattutto) e/o natanti (Lemna minor, Spirodela polyrrhiza) nelle vasche, elofite sulle rive (es. Phragmites australis, Typha latifolia, Carex spp.). Il territorio appare così come un mosaico molto articolato, con tessere di forma rettangolare di dimensioni però molto variabili (da ca. 50 x 40 m a ca. 25x600 m), a comporre un quadro caratteristico e molto riconoscibile. Il settore orientale è caratterizzato da maggiore naturalità, con diverse superfici occupate da incolti igrofili e boschetti, in via di progressiva rinaturalizzazione; presumibilmente,si tratta delle zone di più antica estrazione e, anche in chiave dinamica, quelle di maggiore interesse. Nel settore occidentale va invece segnalata la presenza di alcune vasche di grandi dimensioni Pagina 70 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE con abbondante vegetazione igrofila sulle rive, sia erbacea che arboreo-arbustiva, a formare un nucleo piuttosto compatto. Il tutto configura quest’area come quella di maggior pregio naturalistico presente nell’ambito dell’intero territorio di indagine, di notevole importanza anche per la sua ubicazione strategica, a ridosso del Canale Acque Alte. Elenco Floristico (da Bolpagni, Longhi, Bartoli e Viaroli 2007) Abutilon theophrasti Medicus Cardamine hirsuta L. Epilobium obscurum Schreber Acalypha virginica L. Carex acutiformis Ehrh. Equisetum arvense L. Acer campestre L. Carex elata L. Equisetum ramosissimum Desf. Acer negundo L. Carex gracilis Curtis Equisetum telmateja Ehrh. Achillea collina Becker Carex hirta L. Carex otrubae Podp. Carex pseudocyperus Eragrostis pilosa (L.) Beauv. Agrimonia eupatoria L. A Agropyron repens (L.) Beauv. Agrostis stolonifera L. Ailanthus altissima (Miller) Swingle Ajuga reptans L. A Alisma plantago-aquatica L. A Alnus glutinosa (L.) Gaertner A Alopecurus myosuroides Hudson A Althaea officinalis L. A Amaranthus chlorostachys Willd. A Amaranthus cruentus L. Amaranthus deflexus L. AAmaranthus lividus L. A Amaranthus retroflexus L. A Ambrosia artemisiifolia L. A Ambrosia coronopifolia L. Amorpha fruticosa L. Anagallis arvensis L. A Angelica sylvestris Carex stellulata Good. Eupatorium cannabinum L. Euphorbia cyparissias L. Euphorbia esula Centaurea nigrescens Willd. Euphorbia helioscopia L. Centaurium erythraea Rafn Euphorbia palustris L. Centaurium pulchellum (Swartz) Druce Euphorbia peplis L. Ceratophyllum demersum L. Fallopia dumetorum (L.) Holub Chelidonium majus L. Festuca arundinacea Schreber Chenopodium album L. Festuca pratensis Hudson Frangula alnus Miller Fraxinus angustifolia Carex riparia Curtis Cichorium intybus L. Cirsium arvense (L.) Scop. Cirsium vulgare (Savi) Ten. Clematis vitalba L. Clematis viticella L. Convolvulus arvensis L. Conyza canadensis (L.) Cronq. Cornus sanguinea L. Coronilla varia L. A Anthriscus sylvestris (L.) Hoffm. Crataegus monogyna Jacq. A Apios americana Medicus Crepis pulchra L. Ar Aristolochia clematitis L. Crepis vesicaria L. Ar Artemisia verlotorum Lamotte Ar Artemisia vulgaris L. Arum italicum Cucubalus baccifer L. AsAster novi-belgii L. At Atriplex patula L. AvAvena barbata Potter AvAvena sterilis L. AzAzolla filiculoides Lam. BeBellis perennis L. Bidens cernua L. Bidens frondosa L. Bidens tripartita L. Blackstonia perfoliata (L.) Hudson Erigeron annuus (L.) Pers. Cuscuta campestris Yuncker Cyclocoma atriplicifolia (Sprengler) Coulter Cyperus esculentus L. Cyperus fuscus L. Cyperus glaber L. Cyperus glomeratus L. Cyperus longus L. Cyperus michelianus (L.) Delile Cyperus serotinus Rottb. Cyperus stigosus L. Dactylis glomerata L. Galega officinalis L. Galinsoga parviflora Cav. Galium album Miller Galium aparine L. Galium elongatum Presl Galium mollugo L. Galium palustre L. Geranium dissectum L. Geranium molle L. Geranium robertianum L. Geum urbanum L. Glechoma hederacea L. Gleditsia triacanthos L. Glyceria maxima (Hartmann) Holmberg Gratiola officinalis L. Helianthus tuberosus L. Heliotropium europaeum L. Holcus lanatus L. Hordeum murinum L. Humulus lupulus L. Humulus scandens L. Hypericum perforatum L. Inula viscosa (L.) Aiton Pagina 71 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Bolboschoenus maritimus (L.) Palla Daucus carota L. Iris pseudacorus L. Bromus hordeaceus L. Diplotaxis tenuifolia (L.) DC. Juglans regia L. Bromus sterilis L. Dipsacus fullonum L. Juncus articulatus L. Bryonia dioica Jacq. Echinochloa crus-galli (L.) Beauv. Juncus bufonius L. Butomus umbellatus L. Echium vulgare L. Calystegia sepium (L.) R. Br. Eleocharis palustris (L.) R. et S. Epilobium hirsutum L. Juncus compressus Jacq. Lactuca serriola L. Lamium purpureum Capsella bursa-pastoris (L.) Medicuss Lapsana communis L. Lathyrus hirsutus L. Salvinia natans (L.) All. LeLeersia oryzoides (L.) Swartz Picris echioides L. Plantago lanceolata L. Plantago major L. Platanus hybrida Sambucus nigra L. Saponaria officinalis L. LeLemna gibba L. Poa annua L. Schoenoplectus lacustris (L.) Palla LeLemna minor L. Poa palustris L. Scrophularia nodosa L. LeLemna minuta Humb., Bonpl. & Kunth Poa pratensis L. Scutellaria galericulata L. LeLeucanthemum vulgare Lam. Poa sylvicola Guss. Poa trivialis L. Polygonum amphibium Senecio paludosus L. LaLathyrus pratensis L. LeLeucojum aestivum L. LLiLinaria vulgaris Miller Li Lindernia dubia (L.) Pennell Li Lindernia procumbens (Krocker) Philcox L Lolium perenne L. LoLonicera japonica Lotus corniculatus L. Polygonum arenastrum Boreau Polygonum hydropiper L. Polygonum lapathifolium L. Polygonum mite Schrank Popolus sp. Sambucus ebulus L. Setaria viridis (L.) Beauv. Sicyos angulatus L. Silene alba (Miller) Krause Silene dioica (L.) Clairv. Silene vulgaris (Moench) Garcke Silybum marianum (L.) Gaertner Sinapis arvensis L. Lo Lotus tenuis W. et K. Populus alba L. Lu Ludwigia palustris (L.) Elliott Lysimachia vulgaris L. Populus nigra L. Portulaca oleracea L. Potamogeton crispus Potamogeton natans L. Potamogeton nodosus Potamogeton pectinatus L. Potamogeton perfoliatus Lythrum salicaria L. Potentilla reptans L. Sorghum halepense (L.) Pers. Malva sylvestris L. Primula vulgaris Hudson Sparganium erectum L. Medicago lupulina L. Prunella vulgaris L. Prunus avium L. Prunus cerasifera Spirodela polyrrhiza (L.) Schleid. Lu Ludwigia peploides (Kunth) P.H. Raven Ly Lychnis flos-cuculi L. Lycopus europaeus Lysimachia nummularia L. Melilotus alba Medicus Melilotus officinalis (L.) Pallas Mentha aquatica L. Mentha pulegium L. Mentha spicata L. Morus alba L. Myosotis arvensis (L.) Hill Myosotis scorpioides L. Myosoton aquaticum (L.) Moench Myriophyllum spicatum Nelumbo nucifera Gaertner N Nuphar luteum (L.) S. et S. Oenanthe aquatica (L.) Poiret Oenothera biennis L. Oxalis fontana Bunge PaPanicum capillare L. PaPanicum dichotomiflorum Michx. Solanum dulcamara L. Solanum nigrum L. Solidago gigantea Aiton Sonchus arvensis L. Sonchus asper (L.) Hill Sonchus oleraceus L. Stachys palustris L. Pulicaria dysenterica (L.) Bernh. Stellaria media (L.) Vill. Symphytum officinale L. Symphytum tuberosum Quercus robur L. Taraxacum officinale Weber Ranunculus acris L. Thalictrum exaltatus Gaudin Thalictrum lucidum L. Thelypteris palustris Prunus spinosa L. Ranunculus bulbosus L. Ranunculus ficaria L. Ranunculus repens L. Ranunculus sceleratus L. Rapistrum rugosum (L.) All. Robinia pseudoacacia L. Rorippa amphibia (L.) Besser Rorippa sylvestris (L.) Besser Rosa canina L. sensu Bouleng. Rubus caesius L. Rubus ulmifolius Schott Torilis arvensis (Hudson) Link Trifolium arvense L. Trifolium campestre Schreber Trifolium pratense L. Trifolium repens L. Typha latifolia L. Typhoides arundinacea (L.) Moench Ulmus minor Miller Ulmus sp. Urtica dioica L. Pagina 72 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ PaPapaver rhoeas L. PaParietaria officinalis L. PaParthenocissus quinquefolia (L.) Planchon PaPaspalum paspaloides (Michx.) Scribner PaPastinaca sativa L. Phleum pratense L. Phragmites australis (Cav.) Trin. Phytolacca americana L. Veronica catenata Pennell Veronica persica Poiret Vicia cracca L. Rumex crispus L. Rumex hydrolapathum Rumex obtusifolius L. Salix alba L. Salix cinerea L. Salix eleagnos Scop. Salix purpurea L. Salvia pratensis L. Vicia sativa L. Viola odorata L. RELAZIONE PRELIMINARE Valeriana officinalis L. Verbascum blattaria L. Verbascum thapsus L. Verbena officinalis L. Veronica anagallis-aquatica L. Veronica anagalloides Guss. Veronica arvensis L. Vitis vinifera L. Xanthium italicum Moretti Nota – Sono evidenziate in giallo le specie “aggiunte” durante il sopralluogo effettuato in data 12/05/2015 Figura 2.34 Bidens frondosa e Urtica dioica Figura 2.35 Carex acutiformis e Calystegia sepium Pagina 73 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figure 2.36 e 2.37 Vasche di torbiera con vegetazione arboreoarbustiva sulle rive Figura 2.38 Popolamento di Nuphar luteum in una vasca di torbiera Pagina 74 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.39 Il laghetto nel settore sudoccidentale dell’area Figura 2.40 Thelypteris palustris Figura 2.41 Il laghetto nel settore sud-occidentale dell’area Pagina 75 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 2.3.4.“TORBIERE DI GAZZUOLO” (GAZZUOLO, MN). Ubicazione: al margine nord-ovest dell’abitato di Gazzuolo, sulla riva occidentale del Canale Principale Regona d’Oglio (parte interna di un antico meandro del fiume Oglio). Superficie: 235.500m2 Perimetro: ca. 2.200 m Tipologie di vegetazione rappresentate: vegetazione a idrofite nelle vasche di torbiera (es. lemneto, nufareto, potameto), vegetazione erbacea igrofila (cariceto, fragmiteto, tifeto) sulle sponde, formazioni arboreo-arbustive a impronta igrofila (es. saliceto), pioppeto d’impianto nella maggior parte delle aree comprese tra le vasche di torbiera. Descrizione È una situazione simile, per genesi e caratteristiche, a quella delle torbiere di Belforte, con specchi d’acqua dai contorni geometrici (corrispondenti alle zone di escavazione della torba) alternati a pioppeti d’impianto. Nelle aree dismesse da maggior tempo si sono insediate formazioni arboreo-arbustive a impronta igrofila, contraddistinte da vivace dinamismo, e, sulle sponde dei corpi idrici, cinture di vegetazione erbacea a elofite con presenze anche di un certo interesse floristico quali, ad esempio, Symphytum officinale, Valeriana officinalis. L’area è però contraddistinta da un impatto antropico decisamente maggiore rispetto alle torbiere di Belforte, in particolare: - la maggiore accessibilità e la vicinanza all’abitato di Gazzuolo facilitano la presenza antropica nell’area, da collegare in particolare all’attività di pesca che vi viene praticata; - la frequentazione appare piuttosto intensa e, soprattutto, scarsamente attenta e rispettosa delle condizioni del luogo (vedi anche punto precedente); - conseguentemente, sono presenti accumuli di rifiuti un po’ in tutta l’area, spesso in parte interrati e/o utilizzati per la realizzazione di passerelle e strutture da ricollegare all’attività di pesca; Pagina 76 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ - RELAZIONE PRELIMINARE gli spazi a buon grado di naturalità risultano attualmente decisamente ridotti. L’area possiede però, per contro, una potenzialità elevata, sia per la sua ubicazione in rapporto al Canale Acque Alte (con funzione di collegamento verso sud) che per la possibilità di evoluzione dell’habitat verso tipologie differenziate ricollegabili alla serie ripariale. Figura 2.42 - Vegetazione erbacea ripariale, in parte galleggiante (rilievo “Acque Alte 11”) Rilievo Acque Alte 02 Ubicazione: Gazzuolo (a NW dell'abitato), riva ovest del Canale Principale Regona d'Oglio Data: 12 maggio 2015 coordinate: precisione 3 m --> 45° 04' 10,7'' N; 10° 34' 40,2'' E; quota 23 m s.l.m. Tipologia di vegetazione: prato umido, a connotazione ruderale Superficie rilevata: 25 m2 (5x5) Note: terreno in parte di riporto (presenza di pietre e mattoni) STRATO ERBACEO (copertura tot. 95-100%) Parthenocissus quinquefolia 3 Carex riparia 2 Rubus ulmifolius 2 Symphytum officinale 2 Iris pseudacorus 1 Poa trivialis 1 Rumex crispus 1 Urtica dioica 1 Calystegia sepium + Carex otrubae + Humulus lupulus + Potentilla reptans + Valeriana officinalis + Lythrum salicaria r Polygonum amphibium r altezza (m) 0,3 foglie 1,1 foglie 1,05 foglie 0,87 infiorescenza 1,1 1,12 infiorescenza 0,83 0,96 foglie - Pagina 77 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.43 Vasca di torbiera Figura 2.44 Strutture di supporto alle attività di pesca Figura 2.45 Vasca di torbiera Pagina 78 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 2.4 I TRANSETTI 2.4.1 INTRODUZIONE Nell’ambito dello studio della vegetazione i transetti vengono utilizzati soprattutto quando si desideri evidenziare un particolare gradiente “lineare” lungo il quale si riscontra una serie spaziale caratteristica. Il transetto fornisce infatti un metodo efficace per visualizzare, in modo semplice e chiaro, i cambiamenti che si verificano lungo il gradiente (es. Clements e Cutter 1905, Weaver et alii 1925, Mueller-Dombois e Ellenberg 1974, Buckland et alii 2007). Il transetto può inoltre essere modulato in funzione della scala spaziale secondo cui si esprime il gradiente da indagare, dell’estensione delle tipologie di vegetazione interessate e del grado di dettaglio che si vuole raggiungere. Un caso particolare di gradiente è quello che si riscontra sulle sponde di un corso d’acqua, dettato dalla morfologia delle rive e dalle variazioni di umidità del substrato. Una situazione che si riscontra nel caso in oggetto, che si presta pertanto all’applicazione del transetto come metodo di indagine preferenziale. Sono stati individuati due transetti: 1. il primo (transetto A) alla confluenza del Canale Gazzolo S. Margherita con il Canale Gambalone, che da qui in avanti prendono il nome di Riglio Delmonazza, per una lunghezza complessiva di 75 m; 2. il secondo (transetto B) lungo il corso del Canale Acque Alte all’altezza di Castedidone, per una lunghezza di 75 m. Per ognuno dei due transetti è stata rilevata una fascia di 2 m di larghezza (figura 2.46), effettuando un rilievo fitosociologico per ogni tipologia di vegetazione incontrata lungo il transetto, al fine di evidenziare l’effetto del gradiente dettato dalla morfometria delle sponde e dalla presenza del corpo idrico. Figura 2.46 – Modalità di rilevamento lungo il transetto Segue la descrizione dei singoli transetti. Pagina 79 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 2.4.2 TRANSETTO A Ubicazione: a N di San Daniele Po, alla confluenza dei canali Gazzolo S. Margherita e Gambalone. Sviluppo lineare complessivo e allineamento: 75 m; rilievi A1-A7 0°N, rilievi A8-A13 50°N. Tipologie di vegetazione rappresentate: boschetto mesofilo, impianto di forestazione, vegetazione erbacea vegetazione erbacea a impronta ruderale, incolti a matrice igrofiloruderale, seminativi. Descrizione Il transetto interseca i canali Gazzolo S. Margherita e Gambalone, con un cambio di direzione in corrispondenza del secondo (da nord verso nord-est). La successione da sud verso nord comprende: - impianto di forestazione di latifoglie autoctone, con dominanza di Acer pseudoplatanus e Fraxinus excelsior (altezza ca. 8 m, copertura ca. 50%), assenza di strato arbustivo e copertura erbacea abbondante con prevalenza di graminacee (Holcus lanatus, Bromus sterilis, Agropyron repens, Poa pratensis); - la vegetazione si articola poi, verso nord, secondo una successione simmetrica rispetto all’asse longitudinale del Canale Gazzolo S. Margherita: incolti erbacei a impronta ruderale (specie indicatrici: Agropyron repens, Convolvulus arvensis, Cynodon dactylon, Lolium perenne) in corrispondenza delle banchine laterali del canale, percorse da strade di servizio; incolti erbacei a impronta tendenzialmente igrofila (specie indicatrici: Agrostis stolonifera, Calystegia sepium, Cyperus longus) sulle scarpate del canale stesso; in mezzo, in corrispondenza del corpo idrico, vegetazione a idrofite radicanti a foglie sommerse (Potamogeton nodosus, P. pectinatus); - segue, nel cuneo compreso tra i due canali, un boschetto con strato arboreo (h 20 m) formato da Quercus robur, copertura arbustiva (Acer campestre, Hedera helix) nel Pagina 80 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ - RELAZIONE PRELIMINARE complesso rada e strato erbaceo dominato da Rubus caesius che forma una copertura densa e compatta, di circa 0,5-1 m di altezza; si ripete quindi la successione “simmetrica” in corrispondenza del tratto in cui il transetto, dopo il cambio di direzione verso nord-est, attraversa il secondo canale; all’estremità nord del transetto si trova un terreno destinato a seminativo (mais, rilevato prima della mietitura). Figura 2.47 Sullo sfondo l’impianto di forestazione del rilievo A1 Figura 2.48 Il canale Gazzolo S. Margherita Pagina 81 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Rilievo Acque Alte Ubicazione: a N di S. Daniele Po, alla confluenza …. Data: 23 giugno 2015 coordinate: precisione m --> Tipologia di vegetazione forestazione Sigla del rilievo A1 2 Superficie rilevata (m ) STRATO ARBOREO - h (m) / copertura tot. (%) Acer pseudoplatanus Fraxinus excelsior Quercus robur STRATO ARBUSTIVO - h (m) / copertura tot. (%) Acer pseudoplatanus Acer campestre Hedera helix Quercus robur STRATO ERBACEO - h (m) / copertura tot. (%) Holcus lanatus Bromus sterilis Cirsium arvense Acer pseudoplatanus Linaria vulgaris Rumex crispus Agropyron repens Convolvulus arvensis Poa pratensis Silene alba Avena barbata Potentilla reptans Torilis arvensis Lolium perenne Plantago lanceolata Cynodon dactylon Equisetum arvense Solanum dulcamara Bromus hordeaceus Oxalis fontana Potamogeton nodosus Potamogeton pectinatus Alga verde filamentosa Aristolochia clematitis Agrostis stolonifera Cyperus longus Lythrum salicaria Scrophularia nodosa Urtica dioica Calystegia sepium Lycopus europaeus Quercus robur Chenopodium album Achillea millefolium Lysimachia vulgaris Coronilla varia Lactuca serriola Carex hirta Polygonum hydropiper Alopecurus myosuroides Stachys palustris Bryonia dioica Galium aparine Hedera helix Acer campestre Phytolacca americana Rubus caesius Glechoma hederacea Galium mollugo Ranunculus repens Dactylis glomerata Taraxacum officinale cfr. Centaurea nigrescens Plantago lanceolata Polygonum aviculare Festuca arundinacea Iris pseudacorus Rumex acetosa Sorghum halepense * Panicum dichotomiflorum Myosotis arvensis Poa trivialis Typhoides arundinacea Parietaria officinalis Digitaria sanguinalis Amaranthus retroflexus Rumex obtusifolius Setaria glauca Zea mays Echinochloa crus-galli Portulaca oleracea banchina A2 sponda A3 acqua A4 sponda A5 banchina A6 bosco misto A7 banchina A8 sponda A9 26 11 8 8 6 7 34 7 7-8 / 40-50 2 1 - - - - est. / 90 20 / 85-90 est. / 90 1 / <1 + - - - - 5 1-1,5 / 95 5 1 1 + + + 1 0,5-1 / 80 + 1 1 + 1 + + + 1 + 3 + 1 2 0,5-1 / 90 … / 20 sponda A11 banchina A12 seminativo A13 7 6 10,5 14 - - - - - - - - 5 5 1-2 / ≤5 0,5 / <1 1 1 + + 0,5 / 85 + + 0,5-1 / 90 1 + + 2 + 1 0,5-1,5 / 90 0,5 / 80 0,5-1 / 85 1 + 1 2 + 2 1 2 acqua A10 0,5-1/95-100 0,3-0,7/85-90 0,2-0,7 / 30 1 1 + + 1 1 + + + + 1 1 1 + + 2 1 + 1 1 + 1 1 1 + + 1 + + + + 1 + r + 1 + 1 1 1 1 + 2 + 2 + + 1 1 1 1 1 + 1 r 1 + + + 1 + + 1 5 1 + 1 + 1 + + 1 1 + + 1 + + + 1 1 + + + 1 2 + 2 + + 1 1 1 + r 1 + 4 + r r 1 + + + + + r 1 1 2 1 + + + + 1 + + + Pagina 82 di 91 + 2 + + Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 2.4.3 TRANSETTO B Ubicazione: a N dell’abitato di Casteldidone, in un contesto caratterizzato dal prevalere di superfici destinate a seminativo. Sviluppo lineare complessivoe allineamento: 75 m, 0° N. Tipologie di vegetazione rappresentate: boschetto mesofilo, vegetazione erbacea a impronta ruderale, incolti a matrice igrofilo-ruderale, seminativi. Descrizione Il transetto interseca il Canale Acque Alte con direzione nord-sud e comprende un tratto che va dal Canale Secondario di Casteldidone (irriguo) alla riva nord del Canale Acque Alte. La successione da sud verso nord la seguente serie spaziale della vegetazione: - a ridosso del Canale Acque Alte si sviluppa un boschetto insediatosi su materiale di riporto (risalente, presumibilmente, all’epoca della costruzione del canale stesso e con morfologia “a schiena d’asino”), con strato arboreo dominante formato da Populus sp. (h > 25 m) e sottostante copertura densa di Acer campestre (h ca. 8 m). Lo strato arbustivo è denso e diversificato nella composizione (ricco floristicamente), con Acer campestre dominante, la componente erbacea ha copertura ridotta e connotazione tendenzialmente ruderale (pressoché assenti gli elementi nemorali s.s.); - la vegetazione si articola poi, verso nord, secondo una successione simmetrica rispetto all’asse longitudinale del Canale Acque Alte: incolti erbacei a impronta ruderale in corrispondenza delle banchine laterali del canale, percorse da strade di servizio; incolti erbacei a impronta tendenzialmente igrofila sulle scarpate del canale stesso; - all’estremità nord del transetto si trova un terreno destinato a seminativo (orzo, rilevato dopo la mietitura). Pagina 83 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ Figura 2.49 - A sinistra il boschetto dei rilievi B1 e B2 Figura 2.51 - Althaea cannabina RELAZIONE PRELIMINARE Figura 2.50 - L’estremità N del transetto Figura 2.52 - Tordylium maximum Pagina 84 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Rilievo Acque Alte Ubicazione: a N di Casteldidone Data: 30 giugno 2015 coordinate: precisione m --> Tipologia di vegetazione Sigla del rilievo Superficie rilevata (m2) bosco misto bosco misto B1 B2 24 10 STRATO ARBOREO - h (m) / copertura tot. (%) Populus sp. Acer campestre Robinia pseudoacacia Prunus avium 8-27 / 70 3 2 1 + 27 / 18 1 1 STRATO ARBUSTIVO - h (m) / copertura tot. (%) Acer campestre Cornus sanguinea Morus alba Prunus spinosa Prunus avium Celtis australis Robinia pseudoacacia Juglans regia 1-5,5/65 2 1 1 1 1 + STRATO ERBACEO - h (m) / copertura tot. (%) Acer campestre Cirsium arvense Sonchus Viola cfr. alba Crataegus monogyna Oxalis fontana Conyza canadensis Quercus robur Chenopodium album Parietaria officinalis Artemisia vulgaris Lamium maculatum Coronilla varia Convolvulus arvensis Fallopia convolvulus Poa trivialis Juglans regia Bromus sterilis Agropyron repens Galium aparine Lolium perenne Ballota nigra Hordeum murinum Calystegia sepium Plantago lanceolata Plantago major Polygonum aviculare Silene alba Taraxacum officinale Torilis arvensis Rubus cfr. caesius Humulus scandens Urtica dioica Carex/Cyperus Typhoides arundinacea Aristolochia clematitis Bryonia dioica Thalictrum exaltatum Lactuca serriola Myosoton aquaticum Carex hirta Agrimonia eupatoria Mentha suaveolens Potentilla reptans Verbena officinalis Avena barbata Cynodon dactylon Hordeum vulgare Veronica persica Papaver rhoeas Anagallis arvensis Digitaria sanguinalis banchina B3 sponda B4 8 2,8 acqua sponda B5 sponda B6 sponda B7 banchina B8 seminativo B9 18 6 8 8 6 16 - - - - - - - - - - - - 0,3-0,5/40 0,-1/≤1 + 1 1 1 2 1 + / <5 + + + + r r r r + + r r 1-2 / 90-100 1 + 2 1 + + + r + 1 + 1 r r + r 0,6/90-100 0,5-1,5/100 0,8-1,5/100 1 + + + + r + + 1 + 2 1 1 + + + + + + r 1 + 1 + 1 2 + + r r 1 1 1 + 3 1 1 1 5 1 4 2 1 1 + + 1 2 1 4 1 1 1 + 1 1 r 1 STRATO ERBACEO (copertura complessiva 60-70%) muschio + 5? + r r r r Pagina 85 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Commento di sintesi Il rilevamento della vegetazione lungo un transetto risulta particolarmente adatto in casi, come quelli in oggetto, caratterizzati dall’agire di un gradiente che influisce in misura determinante sul succedersi delle cenosi lungo il gradiente stesso. In questo caso rappresentato da canali che vedono la vegetazione articolarsi in modo simmetrico rispetto all’asse individuato dal corpo idrico. Ubicati in due settori diversi dell’area di indagine, hanno infatti evidenziato una successione simile nel suo sviluppo in relazione alla distanza e alla posizione rispetto al corpo idrico: - in acqua si sviluppa una copertura discontinua di idrofite radicanti a foglie sommerse, in particolare Potamogeton nodosus (solitamente dominante) e P. pectinatus, che si rinvengono anche, abbondanti, in ammassi galleggianti fluitati verso valle dalla corrente; - sulle scarpate che delimitano l’alveo del canale (pendenza media ca. 25-30°) si insedia una vegetazione a prevalente struttura erbacea e a connotazione tendenzialmente igrofila, improntata da specie come Cyperus longus, Rubus caesius, Typhoides arundinacea e Urtica dioica; - la fascia di terreno in piano (banchina), appena all’esterno della scarpata e occupata dalla strada di servizio, ospita una vegetazione erbacea rada e bassa, a carattere ruderale, in cui giocano un ruolo prevalente specie adattate al calpestio e all’aridità estiva (il suolo è duro e compattato dal passaggio dei mezzi motorizzati, agricoli in particolare, che vi transitano) quali, in particolare, le graminacee Cynodon dactylon e Lolium perenne, a cui si associano numerose specie a portamento reptante come Convolvulus arvensis e Potentilla reptans; - a lato delle banchine, verso l’esterno rispetto al corpo idrico, si rinvengono generalmente aree destinate a coltivo (in massima parte seminativi, talvolta vigneti), meno frequentemente formazioni arboreo-arbustive, di superficie ridotta e tendenzialmente a struttura lineare, con Platanus hybrida, Quercus robur e Robinia pseudoacacia a improntarne la fisionomia; - va altresì menzionato un nucleo di specie comuni a tutte le tipologie sopra descritte, che formano la “matrice di base” della vegetazione, formato da Agropyron repens e Humulus scandens che formano spesso popolamenti molto densi e compatti sulle rive e sulle scarpate. Si rileva pertanto un modello di distribuzione spaziale della vegetazione riferibile a “situazioni tipo”, di cui i transetti analizzati risultano sufficientemente rappresentativi. Pagina 86 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE 4. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEGLI INTERVENTI GESTIONALI DELLE RIVE SULLE COMPONENTI BIOTICHE 4.1 FLORA E VEGETAZIONE Le azioni correlate alla gestione ordinaria del canale e delle sponde sono sostanzialmente riassumibili in: - sfalcio della vegetazione delle rive e delle scarpate, effettuato una volta nel corso dell’anno mediante impiego di barra falciante, che ha inizio solitamente a partire dal mese di novembre (comunicazione verbale) e richiede circa due mesi di tempo per ultimare le operazioni; - dragaggio dei fondali, effettuato circa una volta ogni 5-6 anni (comunicazione verbale) mediante impiego di mezzi meccanici operanti dalla riva (benna a braccio mobile), con asportazione dei sedimenti e rimozione della vegetazione acquatica; - utilizzo delle strade di servizio che percorrono le banchine laterali al canale, per il transito dei mezzi s.l. impiegati nelle azioni di manutenzione. Per valutare i possibili effetti sulle cenosi presenti sono state considerate le seguenti caratteristiche: - dinamica ecosistemica, che riguarda l’evoluzione delle cenosi nel tempo; - biodiversità, che si riferisce in particolare al numero di specie presenti; - struttura della cenosi, da interpretarsi come complessità della struttura spaziale della vegetazione (cenosi erbacee / cenosi arboreo-arbustive); - composizione floristica, riferibile alla caratterizzazione floristica delle comunità presenti. In figura 4.1 si propone un quadro riassuntivo delle interazioni, espresse in termini qualitativi, tra fattori di interferenza e caratteristiche delle componenti analizzate. fattori di interferenza SFALCIO DELLA VEGETAZIONE SPONDICOLA DRAGAGGIO DEL FONDALE TRANSITO DEI MEZZI DI SERVIZIO blocco del normale progredire della successione periodici episodi di regressione marcate interferenze sul progredire della successione omogeneizzazione impatto negativo sulle comunità bentoniche/acquatiche riduzione STRUTTURA DELLE CENOSI selezione a favore di cenosi erbacee eliminazioni delle fitocenosi esistenti selezione a favore di cenosi erbacee COMPOSIZIONE FLORISTICA selezione a favore di specie tolleranti lo sfalcio eliminazione della componente floristica presente selezione a favore di specie ruderali componenti ambientali DINAMICA ECOSISTEMICA BIODIVERSITA' Figura 4.1 – Sintesi delle interferenze delle operazioni di manutenzione sulle componenti floristico-vegetazionali Plausibilmente, gli effetti più rilevanti sono quelli inerenti agli interventi periodici di sfalcio della vegetazione sulle sponde e sulle scarpate: il taglio ricorrente limita fortemente le possibilità di espressione della serie dinamica che condurrebbe, in assenza di interventi, verso forme strutturalmente sempre più complesse (tendenza al climax, da individuarsi nel bosco igrofilo). Le cenosi, infatti, sono quasi esclusivamente rappresentate da vegetazione erbacea, Pagina 87 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE solo a tratti con presenza di una componente arbustiva apprezzabile, comunque frustrata dal reiterarsi delle operazioni di sfalcio (vedi figura 4.2). Lo sfalcio implica inoltre una limitazione della diversità floristica: si riscontra, infatti, una sensibile selezione a favore di specie tolleranti il taglio (es. Agropyron repens, Humulus scandens) che, conseguentemente, tendono ad affermarsi massivamente limitando l’ingresso di elementi la cui presenza è correlabile a stadi serali successivi. Il dragaggio dei fondali, reso necessario dall’abbondante quantità di sedimenti che si depositano occludendo parzialmente la sezione dell’alveo del canale, implica effetti più distanziati nel tempo (si stima una frequenza di un intervento ogni 5-6 anni) ma drastici per la loro entità in quanto il dragaggio implica la distruzione delle cenosi presenti. Peraltro, grazie alla connessione rappresentata dal canale stesso (continuità del corpo idrico), le fitocenosi tendono spontaneamente a ricostituirsi in tempi relativamente ridotti. Di scarsa rilevanza sono da ritenersi gli effetti connessi al traffico sulle strade di servizio. Figura 4.2. Vegetazione arbustiva, a dominanza di Cornus sanguinea, sulle rive del Canale Acque Alte Alle azioni sin qui ricordate si devono aggiungere almeno altre due tipologie di intervento: - la manutenzione straordinaria in occasione di danni strutturali ai manufatti e/o di franamento delle sponde (es. vedi figura 4.3), che richiede interventi specifici, potenzialmente anche di entità notevole, valutabili di volta in volta; - lo sfalcio che viene eseguito, con frequenza e modalità variabili e discontinui, direttamente dai conduttori delle aree agricole limitrofe, di difficile valutazione data la scarsità di informazioni certe. Pagina 88 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE Figura 4.3. Crollo di un ponte per effetto di fenomeni erosivi a carico delle sponde (confluenza del Dugale Balcario nel Riglio Delmonazza) Pagina 89 di 91 Connessione ecologiche nella bassa pianura cremonese e mantovana: il canale acque alte STUDIO DI FATTIBILITÀ RELAZIONE PRELIMINARE BIBLIOGRAFIA AA. VV., 2014. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Provincia di Cremona. AA.VV., 1996. Contributo allo studio delle acque della provincia di Cremona. Provincia di Cremona. Cremona. Andren H., 1994. Effect of habitat fragmentation on birds and mammals in landscapes with different proportions of suitable habitat: a review. Oikos 71:355-366. Antonio Aliani, 2004. Il consorzio Navarolo e la bonifica dell’agro cremonese-mantovano. Ed. Sometti BASSI G., 1985. Idrografia della provincia di Cremona. Cremona. Battisti C., 2004. Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche. Un contributo teorico e metodologico con particolare riferimento alla fauna selvatica. 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