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 V ALUTAZIONE A MBIENTALE S TRATEGICA DEL P.U.C. DEL COMUNE DI CETARA (SA) RAPPORTO AMBIENTALE a cura di Arch. Fabrizia Bernasconi
Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) INDICE 0. INTRODUZIONE 0.1 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO 0.2 METODOLOGIA UTILIZZATA NELLA REDAZIONE DEL RAPPORTO 0.3 LA CONSULTAZIONE E LA PARTECIPAZIONE E GLI ATTORI DA COINVOLGERE 1. IL PIANO 1.1 DESCRIZIONE DEI CONTENUTI DEL PUC 1.2 RAPPORTO CON ALTRI PIANI 1.3 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE AZIONI DEL PIANO 1.4 ANALISI DELLE INTERAZIONI 2. STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE 2.1 DESCRIZIONE DEGLI ASPETTI PERTINENTI DELLO STATO ATTUALE DELL’AMBIENTE 2.2 LA SCELTA DEGLI INDICATORI 3. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE 3.1 ESAME DEGLI OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE 3.3 ANALISI DI COERENZA 4. GLI EFFETTI DEL PIANO SULL’AMBIENTE 4.1 VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI SIGNIFICATIVI SULL’AMBIENTE 4.2 MATRICE DI VALUTAZIONE 5. ORGANIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI 5.1 SINTESI DELLE RAGIONI DELLA SCELTA DELLE ALTERNATIVE INDIVIDUATE 6. IL MONITORAGGIO 6.1 DESCRIZIONE DELLE MISURE PREVISTE IN MERITO AL MONITORAGGIO DEL PIANO 7. VALUTAZIONE DI INCIDENZA 8. CARTOGRAFIA TEMATICA 3 13 51 62 66 70 74 78 94 2 Rapporto Ambientale 0. INTRODUZIONE 0.1 Quadro normativo di riferimento Comune di Cetara (Sa) L’applicazione della Direttiva 2001/42/CE sulla valutazione ambientale di piani e programmi, comunemente conosciuta come “Valutazione Ambientale Strategica” (VAS), ha l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi. L’approccio innovativo introdotto dalla direttiva sulla VAS è individuabile in diversi aspetti. Da un lato la valutazione ambientale viene effettuata su un piano/programma in una fase in cui le possibilità di apportare cambiamenti sensibili sono ancora concrete e fattibili, e non limitate come spesso avviene quando la valutazione è effettuata su un progetto per il quale decisioni come l’ubicazione o la scelta di alternative sono ormai poco modificabili. Dall’altro lato è attribuito un ruolo fondamentale alla consultazione, effettuata in più fasi sia con le autorità ambientali competenti (soggetti competenti in materia ambientale, come definiti dalla normativa nazionale) per il piano/programma in esame sia con il pubblico interessato. I pareri e le opinioni espressi nell’ambito della consultazione favoriscono la condivisione degli obiettivi e delle scelte, migliorano sia da un punto di vista ambientale che sociale ed economico il piano/programma, rendono il processo di costruzione del piano/programma trasparente ed informato. Tale Direttiva è stata recepita nell’ordinamento giuridico nazionale dal D. Lgs 152/2006, come modificato dal D. Lgs 4/2008. Ai sensi del D. Lgs sopra menzionato, la valutazione ambientale strategica si applica a tutti i piani e i programmi che possono avere impatti significativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale. Ai fini dell’elaborazione del Rapporto Ambientale è previsto che, sulla base di un Rapporto Preliminare sui possibili impatti ambientali significativi dell’attuazione del piano, il proponente e/o l’autorità procedente avviino le consultazioni sin dai momenti preliminari dell’attività di elaborazione del piano, con l’autorità competente e gli altri soggetti competenti in materia ambientale, al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale. Di seguito lo schema della normativa di riferimento: Normativa comunitaria Dir. 85/337/CEE del 27 giugno 1985 Dir. 97/11/CE del 3/3/1997 Dir. 2001/42/CE del 27 giugno 2001 Dir. 79/409/CEE del 2 aprile 1979 (V.I.) Dir. 92/43/CEE del 21 maggio 1992 (V.I.) Normativa statale L. 8 luglio 1986, n. 349 D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377 D.P.C.M. 27 dicembre 1988 3 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) (Art. 40) L. 22 febbraio 1994, n. 146 L. 3 novembre 1994, n. 640 D.P.R. 12 aprile 1996 (Art. 71) D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112 D.Lgs. 20 agosto 2002, n. 190 D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 D.Lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 (V.I.) D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 (V.I.) D.M. 3 aprile 2000 (V.I.) Normativa regionale D.G.R. 29 ottobre 1998 n. 7636 D.G.R. 28 novembre 2000 n. 6010 D.G.R. 15 novembre 2001 n. 6148 D.G.R. 14 Luglio 2005 n. 916 (Calcolo spese Istruttoria V.I.A./V.I.) D.G.R. 14 marzo 2008 n. 426 D.G.R. 15 Maggio 2009 n. 912 Direttiva Prot.n. 1000353 del 18/11/09 (V.I.A. Cave) D.P.G.R. 18 Dicembre 2009 n.17 (Regolamento di attuazione della V.A.S.) D.P.G.R. 29 Gennaio 2010 n.9 (Regolamento di attuazione della V. I.) D.P.G.R. 29 Gennaio 2010 n. 10 (Regolamento di attuazione della V. I. A.) D.G.R. 5 Marzo 2010 n. 203 Approvazione degli Indirizzi Operativi e Procedurali per lo svolgimento della V.A.S. in Regione Campania D.G.R. 19 Marzo 2010 n.324 Linee Guida e Criteri di Indirizzo per l'effettuazione della Valutazione di Incidenza in Regione Campania Circolare Prot.n. 331337 del 15 Aprile 2010 (Circolare esplicativa regolamenti regionali procedure valutazione ambientale) D.G.R. 8 Ottobre 2010 n.683 Decreto Dirigenziale 13 Gennaio 2011 n. 30 D.G.R. 24 Maggio 2011 n. 211 D.G.R. 4 Agosto 2011 n.406 Approvazione del "Disciplinare organizzativo delle strutture regionali preposte alla VIA e alla VI di cui ai Regolamenti nn. 2/2010 e 1/2010, e della VAS di cui al Reg. emanato con D.P.G.R. m. 17 del 18/12/10" Regolamento n. 5 del 4 Agosto 2011 "Regolamento di attuazione per il Governo del Territorio" Circolare Prot.n. 765763 del 11 Ottobre 2011 (Circolare esplicativa in merito all'integrazione della valutazione di incidenza nelle VAS di livello comunale alla luce delle disposizioni del Regolamento Regionale n. 5/2011) 4 Rapporto Ambientale 0.2 Comune di Cetara (Sa) Metodologia adottata e proposta per la VAS del PUC di Cetara Il Rapporto Ambientale è il documento fondamentale del processo di VAS. Si tratta di un documento in cui sono individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull'ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o programma (art. 5 comma 1 Direttiva CE/42/2001). Il Rapporto Ambientale ha lo scopo di fornire elementi a supporto dell’attività di pianificazione e pertanto non si tratta di uno strumento di verifica a posteriori delle scelte di governo del territorio comunale. Per essere efficace, la Valutazione Ambientale connessa al Rapporto Ambientale viene svolta come un processo interattivo, durante l'intero percorso di elaborazione del piano, a partire da una valutazione preventiva del documento preliminare, per procedere poi verso la sua integrazione nel corso delle successive fasi di elaborazione del piano: in questo processo le informazioni contenute nel Rapporto Ambientale consentiranno di valutare le “capacità di carico”, ovvero le soglie qualitative e quantitative per i differenti usi delle risorse e individuarne la distribuzione sul territorio. In particolare il Rapporto Ambientale, nel corso delle diverse fasi del processo di formazione del piano: • acquisisce lo stato e le tendenze evolutive dei sistemi naturali e antropici per la costruzione di un quadro conoscitivo completo delle loro interazioni a supporto del processo decisionale (analisi del contesto); • assume gli obiettivi di sostenibilità ambientale, territoriale e sociale, di salubrità e di sicurezza, di qualificazione paesaggistica e di protezione ambientale stabiliti dalla normativa e dalla pianificazione sovraordinata, nonché gli obiettivi e le scelte strategiche fondamentali che l'Amministrazione intende perseguire con il piano (definizione degli obiettivi);. • valuta, anche attraverso modelli di simulazione, gli effetti sia delle politiche di salvaguardia sia degli interventi significativi di trasformazione del territorio previsti dal piano, tenendo conto delle possibili alternative (individuazione degli effetti del piano); • individua le misure atte ad impedire gli eventuali effetti negativi ovvero quelle idonee a mitigare, ridurre o compensare gli impatti delle scelte di piano ritenute comunque preferibili, sulla base di una metodologia di valutazione per un confronto tra le diverse possibilità (localizzazioni alternative e mitigazioni); • illustra in una dichiarazione di sintesi le valutazioni in ordine alla sostenibilità ambientale e territoriale dei contenuti dello strumento di pianificazione, con l'eventuale indicazione delle condizioni, anche di inserimento paesaggistico, cui è subordinata l'attuazione di singole previsioni; delle misure e delle azioni per il raggiungimento delle condizioni di sostenibilità indicate, tra cui la contestuale realizzazione di interventi di mitigazione e compensazione (valutazione di sostenibilità); • definisce, nei casi specifici individuati, i fattori di pressione e gli indicatori necessari ai fini della valutazione quantitativa e della predisposizione di un sistema di monitoraggio degli effetti del piano, con riferimento agli obiettivi ivi definiti ed ai risultati prestazionali attesi (monitoraggio degli effetti). 5 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Contenuti del rapporto ambientale L'allegato VI al D.lgs. n. 4/08 riporta le informazioni da fornire nel rapporto ambientale a tale scopo, nei limiti in cui possono essere ragionevolmente richieste, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione correnti, dei contenuti e del livello di dettaglio del piano o del programma. Per la sua redazione possono essere utilizzati, se pertinenti, approfondimenti già effettuati ed informazioni ottenute nell'ambito di altri livelli decisionali o altrimenti acquisite in attuazione di altre disposizioni normative, ivi comprese le analisi preliminari ed ogni altra documentazione prodotta nell’ambito della eventuale verifica preventiva già effettuata. Il RA: − dimostra come i fattori ambientali siano stati integrati nel processo di piano con riferimento ai vigenti programmi per lo sviluppo sostenibile stabiliti dagli organismi internazionali, dai trattati e protocolli internazionali, nonché da disposizioni normative e programmatiche nazionali e/o regionali; − individua, descrive e valuta gli obiettivi, le azioni e gli effetti significativi che l’attuazione del Puc potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli alternative in funzione degli obiettivi e dell’ambito territoriale del Puc; esso, inoltre, assolve una funzione propositiva nella definizione degli obiettivi e delle strategie da perseguire ed indica i criteri ambientali da utilizzare nelle diverse fasi, nonché gli indicatori ambientali di riferimento e le modalità per il monitoraggio; − contiene le informazioni meglio specificate in sede di tavolo di consultazione che tengono conto in particolare del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione disponibili, dei contenuti e del livello di dettaglio del Puc, della misura in cui taluni aspetti sono più adeguatamente valutati in altre fasi dell’iter decisionale. − individua, descrive e valuta gli effetti significativi che l’attuazione del Puc proposto potrebbe avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative possibili alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del Puc stesso. Fase di monitoraggio L'autorità procedente in fase di elaborazione del piano deve pianificare le attività di monitoraggio, avvalendosi dell'ARPAC, al fine di: − assicurare il controllo sugli impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione dei piani e dei programmi approvati; − garantire, anche attraverso l’individuazione di specifici indicatori, la verifica degli effetti sull’ambiente in relazione agli obiettivi prefissati; − fornire le informazioni necessarie per valutare gli effetti sull’ambiente delle azioni messe in campo dal Puc, consentendo di verificare se esse sono effettivamente in grado di conseguire i traguardi di qualità ambientale che il Puc si è posto; − verificare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e adottare le opportune misure correttive che eventualmente si rendessero necessarie. Il sistema di monitoraggio del P/P comprende/esplicita: − le modalità di controllo degli effetti ambientali significativi dell’attuazione del Puc; − le modalità organizzative, anche avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali; − le risorse necessarie per la realizzazione e gestione. 6 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Autorità procedente, Autorità competente e ARPAC conducono un'informazione adeguata attraverso i siti web: − delle modalità di svolgimento del monitoraggio; − dei risultati; − delle eventuali misure correttive adottate. Nella fase di attuazione e gestione deve essere prevista anche la valutazione dei possibili effetti ambientali delle varianti di Puc che dovessero rendersi necessarie sotto la spinta di fattori esterni. La gestione del Puc, allora, può essere considerata come una successione di procedure di verifica delle eventuali modificazioni parziali del Puc, a seguito delle quali decidere se accompagnare o meno l'elaborazione delle varianti con il processo di VAS. Al fine di conformarsi al disposto, possono essere impiegati, se del caso, i meccanismi di controllo esistenti onde evitare una duplicazione del monitoraggio. Le informazioni raccolte attraverso il monitoraggio sono tenute in conto nel caso di eventuali modifiche al piano o programma e comunque sempre incluse nel quadro conoscitivo dei successivi atti di pianificazione o programmazione. 7 Rapporto Ambientale 0.3 Comune di Cetara (Sa) La consultazione, la partecipazione e gli attori da coinvolgere Il processo di Valutazione ambientale strategica incrocia quello di redazione, adozione ed approvazione del PUC. La consultazione si è rivolta ai soggetti che, ai sensi del Decreto 4/2008, sono competenti in materia ambientale (autorità definite nel par. 3, art. 6 Dir. 2001/42/CE e lettera s, co.1, art. 5, D. Lgs. n. 152/2006). Tali soggetti sono individuati nel seguente elenco: • Regione Campania – Settori competenti in materie attinenti al piano; • ARPAC; • Azienda sanitaria locale; • Provincia di Salerno – Settori competenti in materie attinenti al piano; • Autorità di Bacino Regionale Campania Sud ed Interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele • Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania • Parco dei Monti Lattari; • Comuni confinanti: Maiori, Vietri sul Mare. Il giorno 16 giugno 2008 in Cetara nella sala consiliare Mario Benincasa si è tenuta l’audizione preliminare alla predisposizione della proposta di PUC e VAS, ai sensi della vigente normativa per le organizzazioni sociali e culturali, ambientaliste, economico – professionali, e sindacali di livello provinciale, nonché di tutti gli interessati con avviso di pubblicazione sul B.U.R.C. n. 22 del 02/06/2008. Di seguito le fasi del processo, la metodologia generale e gli strumenti di coinvolgimento e partecipazione attivati. CONSULTAZIONI E PARTECIPAZIONE: (Direttiva CE n. 42/2001, Art. 6) Fase I – “Conoscitiva” Contenuti: La fase conoscitiva costituisce la prima sezione delle CONSULTAZIONI e rappresenta una “verifica” dello stato di conoscenza delle problematiche ambientali e della sensibilità ambientale del cittadino. Strumenti: La “verifica” avviene attraverso la compilazione di un questionario -­‐ definito “ambientale” – col quale il cittadino dà risposte sulla conoscenza di alcune “questioni” ambientali considerate a campione. Fase II – “Esplicativa” Contenuti: La fase esplicativa costituisce la seconda sezione delle CONSULTAZIONI e consiste nell’illustrazione dei “temi ambientali” e della procedura VAS ai cittadini. Strumenti: L’illustrazione dei “temi ambientali” ai cittadini viene eseguita con l’ausilio di relazioni e di esperienze sulla materia. Vengono interpellati gli Enti e le associazioni che si occupano della materia ambientale mediante la richiesta di un contributo specifico. È prevista la consegna di un secondo questionario costituito da domande più specifiche (a 8 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) risposta multipla ed aperte) che porteranno all’elaborazione di proposte concrete delle risposte che il piano dovrà dare alle problematiche ambientali. Fase III – “Propositiva” Contenuti: La fase propositiva costituisce la terza ed ultima sezione delle CONSULTAZIONI ed è costituita dalla raccolta delle proposte dei cittadini in merito alle questioni ambientali che si ritiene debbano essere affrontate dal piano. Strumenti: Si procede alla fase propositiva mediante la raccolta dei questionari precedentemente consegnati e all’apertura di un dibattito in cui i cittadini spiegano le ragioni delle loro proposte. REDAZIONE DEL RAPPORTO AMBIENTALE: (Direttiva CE n. 42/2001, Art. 5) Fase IV – “Interpretativa” Contenuti: La fase interpretativa è volta all’interpretazione, da parte dei progettisti, delle proposte fatte dai cittadini e all’elaborazione delle azioni di piano. Strumenti: Si procederà alla stesura del “Rapporto Ambientale”. FASI CONTENUTI STRUMENTI ATTORI CONOSCITIVA ESPLICATIVA PROPOSITIVA INTERPRETATIVA “Verifica” dello stato di conoscenza delle problematiche ambientali Questionario Illustrazione dei “temi ambientali” Raccolta proposte Studio delle risposte di piano Relazioni -­‐Questionario Raccolta Proposte Rapporto Ambientale Cittadini Progettisti Cittadini Progettisti Sono stati inoltre predisposti, forniti all’Amministrazione Committente, questionari in grado di coinvolgere i cittadini, le associazioni, le organizzazioni nelle scelte di piano. In seguito gli elaborati del Preliminare e del Rapporto Preliminare Ambientale sono stati pubblicati sul sito del Comune. Successivamente l’Autorità procedente e l’Autorità competente individuarono i SCA e convocarono due tavoli di consultazione in data 21.05.2015 e 10.06.2015. Sono pervenute n. 7 memorie/suggerimenti, la cui sintesi e parere sono riportati nelle seguenti schede di deduzioni: SCHEDA N. 01 Prot.3741 del 09.07.2015 SIG. OLIVA GIUSEPPE SINTESI DELL’OSSERVAZIONE: Trattasi di proposte per il redigendo PUC relative a: Distanza dalle strade: chiede l’introduzione della deroga ai sensi dell’art. 26 del Codice della strada approvato con D.Lgs n. 495/92 e DPR 147/93 relativo a fascia di rispetto stradale (strada di tipo C) fuori del centro abitato pari a 10 – 15 mt. Rampe di collegamento: consentire la realizzazione di rampe di collegamento tra i terrazzamenti di larghezza non superiore a mt. 2,20. A sostegno di tale tesi allega uno stralcio delle NTA del PUC di Ravello Categorie di intervento: le definizioni degli interventi di recupero (art. 3 DPR 380/2001) prevalgono rispetto a quelle contenute nei PRG, PTP, PUT.(Corte Costituzionale 379/1994) RICHIESTA: Recepire le predette proposte nel redigendo PUC PARERE: Il punto 3 dell’art. 26 del Codice della strada consente distanza di 10 mt dal ciglio stradale per strade di tipo C “all’interno delle zone previste come edificabili o trasformabili dallo strumento urbanistico generale …” A parere dello scrivente le rampe di collegamento tra i terrazzamenti possono essere consentite. Le NTA e il 9 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) RUEC stabiliranno le modalità. E’ ben noto che le definizioni delle categorie di intervento del DPR 380/2001 prevalgono su quelle degli strumenti urbanistici. Spetta ai Comuni di definire, in dettaglio, gli interventi compatibili. La ristrutturazione urbanistica, ad esempio, soprattutto nei centri storici va prevista solo in casi e circostanze eccezionali. SCHEDA N. 02 Prot. 3552 del 02.07.2015 ING. MAURO ALIBERTI SINTESI DELL’OSSERVAZIONE: Fa rilevare che, oltre l’hotel Cetus, vi sono attività di Bed & Breakfast. Rappresenta le opportunità fornite dalla L.R. n. 16/2014 per quanto concerne le attività terziarie. Chiede perché solo nell’ambito 6 il Preliminare consenta il recupero, restauro, riuso di manufatti esistenti. RICHIESTA:Recepire le predette proposte nel redigendo PUC PARERE: Le osservazioni sono pertinenti. L’elenco completo delle attività terziarie verrà fornito a breve dalla Committente. Il Preliminare pone, comunque, in evidenza, le opportunità fornite dalla L.R. n. 16/2014. Il redigendo PUC provvederà a formulare norme chiare per i cambi di destinazione di uso. Le NTA del PUC disciplineranno gli interventi di recupero e riuso dei manufatti esistenti in tutto il territorio comunale, ivi compreso il riuso delle rovine, norma già presente nella precedente edizione del PUC non adottato. “Riuso delle rovine Nei manufatti rurali sparsi, ove si sono verificati crolli, sono consentiti interventi di riuso finalizzati ad attività agricole, ricettive, abitative. Il riuso potrà avvenire ricomponendo, nelle parti mancanti, la sagoma dell’originario edificio riscontrabile dal sedime dei muri crollati. Va eseguito un rigoroso rilievo plano altimetrico dell’area di pertinenza e, in adeguata scala grafica (1/50 – 1/20), il rilievo (pianta, prospetti, sezioni) dello stato dei luoghi pre intervento con relativa documentazione fotografica. La soluzione di progetto va raffrontata con quella dello stato dei luoghi. Eventuali ruderi che non vengano utilizzati dovranno essere conservati nella sistemazione degli spazi aperti nella qualità di documenti della storia del luogo. Il progetto di riuso, corredato da rigoroso rilievo grafico e fotografico dello stato dei luoghi nonché dagli elaborati grafici e descrittivi prescritti dal RUEC, deve, in ogni caso, riguardare l’intero complesso.” SCHEDA N. 03 Prot.3704 del 08.07.2015 AUTORITA’ DI BACINO REGIONALE CAMPANIA SUD SINTESI DELL’OSSERVAZIONE: Nella redazione definitiva del PUC occorrerà valutare gli effetti di criticità e ricadute delle previsioni del piano in particolare per quanto riguarda la tutela del rischio idrogeologico, di difesa e caratterizzazione ambientale del suolo. Viene fornito l’indicatore “classe di rischio” per la elaborazione del Rapporto Ambientale RICHIESTA: Recepire le predette proposte nel redigendo PUC PARERE: In accoglimento della specifica osservazione si procederà all'integrazione del Rapporto ambientale con l’indicatore “classe di rischio”. In particolare l’indicatore di tutela e protezione ambientale definito con il codice 3B “vulnerabilità del territorio ed eventi idrogeologici” (pg. 42 del Rapporto) sarà rielaborato con quello proposto. SCHEDA N. 04 Prot.3771 del 13.07.2015 SERVIZIO PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E CARTOGRAFICO PROVINCIA DI SALERNO SINTESI DELL’OSSERVAZIONE: Valutazione di incidenza Nella elaborazione del Piano di monitoraggio riferirsi anche al Piano di monitoraggio del PTCP RICHIESTA: Recepire le predette proposte nel redigendo PUC PARERE: Nella fase di elaborazione del Rapporto Ambientale sarà predisposta la redazione della Valutazione di incidenza Ambientale finalizzata ad esaminare le eventuali interferenze sull’ambiente biotico e a-­‐biotico per tutti i progetti ed esecuzioni di opere materiali ubicati in aree SIC/ZPS. Inoltre si procederà all'integrazione del Rapporto ambientale con ilPiano di monitoraggio del PTCP e con gli indicatori in esso presenti. 10 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) SCHEDA N. 05 Prot.3843 del 14.07.2015 ARPAC SINTESI DELL’OSSERVAZIONE: Definire la portata e il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel Rapporto Ambientale: destinazioni urbanistiche; Piano Regionale Rifiuti; Piano Regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria;Piano Forestale Regionale; Piano di Sviluppo Rurale; Piano di Tutela delle acque; Piano Regionale di bonifica; Piano Regionale Attività Estrattive; Piano Regionale dei Trasporti; Rappresentazione dello stato attuale dell’ambiente – cartografie tematiche Dati e informazioni a scala comunale riferiti a: agricoltura, industria, aria (qualità); acqua (consumi, acque reflue, qualità dei corpi idrici, suolo, rifiuti (produzione di rifiuti, raccolta differenziata, mobiltà (emissioni, rete infrastrutturale), energia (consumi energetici), agenti fisici (rumore, campi elettromagnetici), rischi (naturali e biodiversità (aree naturali protette), paesaggio (qualità visiva, beni vincolati); Descrizione peculiarità ambientali, rapporto tra criticità ambientali e i vincoli con le previsioni del PUC; obiettivi di sostenibilità ambientale; impatti significativi; descrizione delle misure di mitigazione; la sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate; piano d monitoraggio. RICHIESTA: Recepire le predette proposte nel redigendo Rapporto Ambientale PARERE: In accoglimento della specifica osservazione si procederà all'integrazione del Rapporto ambientale con le indicazioni e le fasi suggerite. SCHEDA N. 06 Prot. 2911 del 04.06.2015 Genio Civile SINTESI DELL’OSSERVAZIONE: RICHIESTA: indagini geologiche – dichiarazione di compatibilità tra la previsione urbanistica e la caratterizzazione geomorfologica PARERE: sono attività in itinere. Il PUC, nella stesura definitiva, dovrà porre a base delle proprie scelte i contenuti della relazione geologica e dei grafi allegati. SCHEDA N. 07 Prot.3648 del 06.07.2015 ASSOCIAZIONE CULTURALE “LIBERA LA MENTE -­‐ SAPERE AUDE” SINTESI DELL’OSSERVAZIONE: 1. Riporta una serie di interventi nel corso di incontri di copianificazione presso la Provincia aventi ad oggetto le anacronistiche norme del PUT, i ritardi della Regione relative al Piano Paesaggistico e chiede al Sindaco se è dell’idea che bisogna attendere il Piano paesaggistico e se unitamente ai progettisti ritiene la redazione del PUC “tanto costosa quanto inutile” 2. Chiede al Sindaco e al Gruppo di progettazione se il disposto del comma (punto) 80 della L.R. n. 16/2014: “Fino all’approvazione del piano paesaggistico regionale previsto dal Decreto legislativo n. 42/2004, se i PUC adottati sono conformi agli strumenti urbanistici sovracomunali approvati dalla regione e comportano deroghe al PUT, gli stessi PUC sono approvati con delibera del Consiglio regionale” come va interpretato. Se la deroga può essere ampia chiede se possano essere inserite altre zone del PUT non presenti a Cetara. 3. Chiede se sono state inviate a Regione e Provincia cartografie per segnalare eventuali incongruenze tra zone del PUT e situazioni reali. 4. Chiede al Sindaco se è stato un errore conferire l’incarico del PUC prima dell’approvazione del PTR. 5. Chiede al Sindaco se sia stato un errore non approvare il Regolamento Edilizio del 2007. 6. Chiede al sindaco se sia stato inopportuno non adottare la proposta di PUC e la VAS assunti al protocollo nel giugno 2010. 7. Chiede al Sindaco se non sia il caso di avviare con urgenza i piani di recupero che potrebbero incidere anche sulle perimetrazioni dell’AdB. 8. Chiede se sia possibile con una norma di PUC ridurre la fascia di rispetto cimiteriale. 9. Chiede se la relazione dei Progettisti fa riferimento alla “Legge Regionale n. 16/2000. Individuazione aree destinate ad attività turistiche e ricettive – Adeguamento PRG” 11 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 10. Chiede se nella zona H del PUT “attrezzature turistiche complementari…”possano intendersi quelle consentite dalla Zona territoriale 11 Attrezzature turistiche complementari. 11. Con riferimento agli “elementi incongrui” segnalati dal Preliminare, chiede al Sindaco se quanto esposto anche nella Relazione non faccia parte del Regolamento edilizio, chiede anche il piano del colore. 12. Chiede al Sindaco nelle more della realizzazione della galleria e delle aree di sosta interrate quali provvedimenti intenda adottare per la salute dei cittadini. 13. Chiede se si ritiene fattibile il cambio di destinazione del dismesso edificio “Aldo Moro” e anche un diverso utilizzo della Torre Vicereale. 14. E’ relativa alla proroga dei termini per la redazione del PUC. PARERE: 1. Oltre che un obbligo di legge, la redazione del PUC, pur con i limiti della normativa del PUT, è fondamentale per la vita di un Comune. Il PUC, non è un piano di sviluppo, ma è propedeutico allo sviluppo in quanto in grado di “mettere a sistema” le componenti materiali e immateriali, le risorse, le bellezze paesaggistiche, la mobilità, la sosta, la disciplina edilizia, l’uso del suolo, i settori produttivi, le attrezzature collettive, … 2. In alcune Regioni il PTR ha anche valore di Piano Paesaggistico. La Campania, benché vi fossero molte sollecitazioni in tal senso, ha preferito scegliere altra strada. Anche se il PTR contiene le linee guida per il paesaggio, queste non incidono sulle norme del PUT. In ogni caso è inammissibile introdurre, oggi, per Cetara zone non previste dal PUT per quel territorio. 3. Nel caso di Cetara, considerato che il PUT ha previsto solo poche zone: 1a, 1b, 2, 4, 8, non sono riscontrabili incongruenze tali da richiedere un controllo cartografico. 4. Risposta del Sindaco. Risposta dei progettisti. La legge 16/2004 obbliga i comuni alla redazione del PUC. 5. Risposta del Sindaco. Risposta dei progettisti. Il Regolamento Edilizio del 2007 è stato, comunque fornito ai redattori del PUC, che lo hanno opportunamente considerato e tratti alcuni stralci, citando ovviamente la fonte. 6. Risposta del Sindaco. Risposta dei progettisti. Era in corso la variante al piano di bacino. 7. Risposta del Sindaco. Risposta dei progettisti. La redazione dei piani di recupero può essere avviata anche nel corso della redazione del PUC. 8. No, è prescritta altra procedura. 9. Ai sensi del punto 3 dell’art.2 della legge 16/2000: “… i comuni provvedono ad adeguare i propri strumenti urbanistici …” 10. In effetti per la zona territoriale 11 non vi è una specificazione ulteriore rispetto a quanto consentito nella zona H, ove si eccettui il necessario ricorso a piano particolareggiato esteso alla intera zona. 11. Il RUEC, tra l’altro, disciplina il decoro urbano e contiene norme prestazionali atte anche a rimuovere “elementi incongrui”. Il piano del colore dovrebbe essere parte dei piani particolareggiati e/o di recupero. 12. Risposta del Sindaco 13. Risposta del Sindaco 14. Si ritiene che il PUC possa essere approvato nell’arco temporale previsto dalla proroga. In data 06.10.2015, l’Autorità competente nella persona dell’Ing. Aniello Casola ha espresso parere motivato favorevole con le prescrizioni, delle quali i presente PUC definitivo ha tenuto conto. 12 Rapporto Ambientale 1. IL PIANO URBANISTICO COMUNALE 1.1 Descrizione degli obiettivi del PUC di Cetara Comune di Cetara (Sa) Il PUC di Cetara tende a valorizzare le risorse endogene, in particolare: la natura sostanzialmente incontaminata con irrilevanti e modesti effetti antropici, la morfologia del paesaggio articolata di eccezionale interesse e il borgo marinaro con il suo caratteristico impianto morfologico. In linea con gli orientamenti della politica comunitaria, la definizione dei modelli di sviluppo comporta una diversificazione funzionale delle attività economiche locali in grado di costituire sistemi integrati di offerta. L’agricoltura, o moderna ruralità, deve necessariamente essere correlata con altri settori, segnatamente con l’ambiente e il turismo, in grado di fornire una offerta integrata costruita esaltando le specificità locali. La centralità strategica e le peculiarità dei terrazzamenti e del paesaggio tra natura cultura e colture in questo contesto, ha funzione di riequilibrio rispetto alle inefficienze dei modelli urbano-­‐centrici, nonché di riserva di risorse ambientali, culturali, storiche, umane, fondamentali per una migliore qualità della vita. Fondamentali sono le risorse legate al mare. Il porto e la flotta peschereccia, la colatura e le eccellenze della gastronomia, gli ottimi ristoranti che utilizzano prevalentemente i prodotti locali del mare e della terra hanno veicolato nel mondo il nome di Cetara. Purtroppo la produzione artigianale dei prodotti della pesca ha subito e subisce contrazione per la esiguità delle volumetrie a ciò destinabili. La balneazione e il turismo culturale sono altri settori presenti e potenzialmente da incrementare per qualità e quantità. La salvaguardia dell’ambiente naturale è correlata alla tutela dei valori storico-­‐culturali della edilizia esistente, con una puntuale catalogazione degli edifici di pregio, anche non vincolati, effettuata “sul campo”. Le attrezzature collettive di cui al D.M. 02.04.1968 n. 1444, con eventuali integrazioni, oltre a costituire servizi per la collettività svolgono il ruolo di aggregazione sociale. Per quanto riguarda il patrimonio antropico, il primo tema è quello del centro storico. E’ noto che i centri storici in generale, ma in special modo quelli ricchi di valori artistici e ambientali, costituiscono un patrimonio culturale di grande delicatezza, che soffre l’usura da congestione con conseguenze che ne possono compromettere la doverosa conservazione. Essi vanno preservati mettendoli al sicuro dagli agenti inquinanti (chimici e sonori) e dai carichi dinamici indotti dal traffico automobilistico. Il che consente la loro necessaria valorizzazione: il turismo culturale e di qualità che essi attirano richiede l’accoglienza dell’ambiente, cioè l’ordine, il silenzio, la buona manutenzione degli edifici e delle opere d’arte, l’efficienza e la buona qualità dei servizi. Precipuo compito del Piano urbanistico è quello di “mettere a sistema” le risorse esistenti con interventi materiali e immateriali che consentano di esaltare gli eccezionali valori del contesto. 13 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Il PUC pone particolare attenzione a: • La tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali (aree e paesaggio agricolo, restauro paesistico, …). • La riorganizzazione del sistema urbano mediante la valorizzazione del patrimonio edilizio con mirati interventi di restauro urbanistico-­‐edilizio, e un’idonea, per quantità e qualità, dotazione di attrezzature e servizi. • La riorganizzazione in sistema dei siti e delle preesistenze significative. • Interventi di riqualificazione dell’edilizia di recente realizzazione, degradati e privi di qualità, mediante progetti coraggiosi che consentano il conseguimento di una migliore qualità urbana, anche formale. I risultati attesi: -­‐ definizione di strategie, metodologie e strumenti per la valorizzazione integrata e la promozione globale del patrimonio ambientale e storico-­‐ culturale; -­‐ realizzazione di un piano di interventi, con azioni materiali ed immateriali, e di “progetti campione” di porzioni, anche di ridotta estensione territoriale, che consentano, oltre al recupero di beni immobili, la sperimentazione di tecniche interventive; -­‐ auspicabile istituzione di corsi di formazione nel settore dei beni culturali, ivi compresa la formazione di maestranze che possano apprendere, in cantieri scuola, tecniche e metodi del restauro. La valorizzazione dei beni culturali si connette alle esigenze di sviluppo del turismo. Conseguentemente, va potenziata la ricettività, diffondendo le opportunità sul territorio anche con parziale riconversione del patrimonio edilizio esistente. Il piano urbanistico non è uno strumento di sviluppo; ha però lo scopo di sostenere le condizioni per lo sviluppo disciplinando gli spazi per consentire lo svolgimento ottimale delle attività produttive e di servizio. La questione della rete cinematica e, più in particolare della accessibilità, mobilità e sosta nel territorio di Cetara, costituisce obiettivo specifico prioritario del PUC, cui seguono azioni, progetti, opere in funzione delle scelte dello strumento urbanistico, opportunamente considerate negli atti di programmazione degli interventi in funzione delle risorse pubbliche e private disponibili anche oggetto di convenzioni e/o di project financing. Gli obiettivi e le azioni di piano con essi coerenti possono distinguersi in due diverse categorie: la prima riguarda il superamento delle criticità; la seconda riguarda il conseguimento di più elevati standard di sviluppo e di qualità della vita e dell’ambiente. Le due famiglie di obiettivi e azioni conseguenti sono strettamente interdipendenti, ma alla prima va attribuito un ruolo prioritario: è infatti evidente che non è possibile il conseguimento di una elevata qualità di vita, di ambiente e di sviluppo in generale se non vengono prima rimosse le condizioni di disagio che sono state già descritte. Le criticità sono in gran parte legate: -­‐ alla congestione dell’attuale sistema della mobilità, che induce condizioni di usura del patrimonio storico – ambientale e disfunzioni nella fruibilità di un sito che, nonostante la notorietà, può e deve aspirare a più elevati livelli di domanda di turismo, a condizione che 14 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) si attrezzi per un’offerta adeguata; -­‐ all’inadeguatezza, malgrado i progetti di ampliamento in itinere, del porto rispetto alle esigenze dei luoghi e in generale alla ridotta accessibilità di Cetara mediante il trasporto pubblico; -­‐ alle non ottimali situazioni riscontrabili in alcuni ambiti dell’edificato, per trascuratezza, mancanza di una politica di recupero, valorizzazione, manutenzione del patrimonio edlizio; -­‐ a condizioni di rischio che, benchè localizzate, richiedono una risposta adeguata nell’ottica della parità e complementarietà tra aree insediative e aree naturali e/o agricole in un contesto il cui valore paesistico – ambientale è dovuto proprio all’integrazione tra natura e cultura tra aree insediative e aree naturali e/o agricole in un contesto il cui valore paesistico – ambientale è dovuto proprio all’integrazione tra natura e cultura. La mobilità e la sosta. Pur nel rispetto dei limiti territoriali imposti al PUC, che non può varcare i confini comunali, va riconosciuta l’esigenza di inquadrare il problema della mobilità nel territorio di Cetara nel sistema complessivo della costiera amalfitana. Va riconosciuta priorità all’obiettivo di rendere competitivo rispetto al privato il trasporto pubblico via terra e via mare compatibilmente con la conservazione delle componenti principali del territorio. I limiti funzionali e di tracciato della SS 163 si contrappongono sempre più alla crescita dei flussi di traffico lungo la costiera, dove l’esiguità dei percorsi trasversali, dovuta a cause orografiche e alle tipologie insediative, costringe a concentrare tutti gli spostamenti sulla strada statale. Attraversando i centri urbani che si susseguono lungo il suo sviluppo, l’arteria funge nel contempo da asse di collegamento interurbano e da strada urbana, mentre restano irrisolti i problemi della fluidificazione del traffico urbano con entrata e uscita sulla strada statale e la conseguente domanda di aree per la sosta. L’annosa esperienza maturata con i molti tentativi di riorganizzare e decongestionare le infrastrutture esistenti ha ormai evidenziato l’inadeguatezza di ogni soluzione palliativa e la necessità di scelte coraggiose; purchè esse siano, beninteso, rispettose degli equilibri ambientali e dei valori paesistici. Il tratto urbano della SS 163 è penalizzato dalle interferenze tra flussi interni al nucleo urbano e flussi con origine e destinazione esterni, compresi quelli di attraversamento. La piena e corretta fruibilità dell’ambiente è sacrificata dall’uso forzato della direttrice storica, legata alla caratteristica orografia. La sua pedonalizzazione, accompagnata da un efficiente servizio di trasporto pubblico, potrebbe costituire una valida soluzione, a patto che essa sia integrata con altre azioni strettamente interdipendenti. E’ evidente che il centro storico di Cetara non sarà mai degnamente fruibile senza una completa pedonalizzazione supportata da un sistema di trasporto pubblico con mezzi idonei per dimensioni e tipologia di trazione. La rumorosità, l’inquinamento indotto dagli scarichi e l’esiguità dello spazio residuale che i pedoni devono conquistarsi non consentono di percorrere e visitare i luoghi in serenità e sicurezza. Dall’esigenza di liberare in modo definitivo e radicale il nucleo urbano dai danni del 15 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) traffico su gomma nacque l’ipotesi di una variante in galleria alla SS 163 come soluzione che potrebbe costituire la vera alternativa al percorso di attraversamento sul lato mare. Anche il PTCP, come si è visto in altra parte della presente relazione, propone con evidenza percorsi alternativi (bypass) e aree di parcheggio interrate. Il porto costituisce un elemento sostanziale del sistema infrastrutturale di Cetara. Richiede interventi di adeguamento per renderlo compatibile per l’attracco dei mezzi pubblici (aliscafi di linea e metrò del mare) da realizzare nel contesto del piano regionale per la portualità turistica e passeggeri Infine, va considerato il problema dell’impatto visivo del “fronte del porto”, caratterizzato da volumi inadeguati e da detrattori ambientali che deturpano la vista da mare ponendosi in primo piano rispetto alla retrostante immagine frontale del centro storico. E’ possibile quindi pensare ad una bonifica e ad un ridisegno attraverso uno specifico progetto di riqualificazione nel quale trovino soluzione anche le tematiche connesse al boschetto di pini marittimi. E’ del tutto evidente che la ipotizzata realizzazione della galleria e delle aree di sosta in interrato eliminerebbe la incongrua, ma ora necessaria, sosta degli autoveicoli nell’area a ridosso della infrastruttura portuale. GLI AMBITI Il PUC individua i seguenti ambiti: •ambito della fascia costiera •ambito urbano del nucleo storico di eccezionale valore •ambito urbano del nucleo storico di grande valore con interventi edilizi di recente realizzazione •ambito di eccezionale valore paesaggistico con interventi antropici puntuali •ambito collinare e montano di eccezionale valore paesaggistico AMBITO DELLA FASCIA COSTIERA E’ la macroarea a valle della SS. 163 di eccezionale valore paesaggistico che va tutelata nella sua attuale consistenza. Per gli edifici esistenti in tale fascia saranno consentiti solo interventi di manutenzione. AMBITO URBANO DEL NUCLEO STORICO DI ECCEZIONALE VALORE La parte, di considerevoli dimensioni, del nucleo urbano di Cetara che conserva i caratteri urbanistico-­‐edilizi tradizionali va salvaguardata e tutelata nella sua articolazione plano volumetrica consentendo, nella fase successiva e previa approvazione di PUA anche di modesta estensione, interventi di recupero con esclusione della ristrutturazione urbanistica. AMBITO URBANO DEL NUCLEO STORICO DI GRANDE VALORE CON INTERVENTI EDILIZI DI RECENTE REALIZZAZIONE –EVENTUALI INTEGRAZIONI E COMPLETAMENTI La parte del nucleo urbano a nord, che, pur conservando inalterato il tessuto morfologico originario, ha subito diffuse alterazioni per il rimaneggiamento parziale o totale degli edifici, nonché per la realizzazione, in epoca recente, di nuovi corpi di fabbrica privi di qualsivoglia qualità architettonica, al fine di favorire la complessiva riqualificazione e, 16 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) contestualmente, rendere più funzionali e tecnologicamente al passo con i tempi, va salvaguardata nella sua tessitura insediativa e nei suoi caratteri storico ambientali mediante Piano urbanistico attuativo. In tale ambito andranno realizzate eventuali integrazioni volumetriche sia di nuova edificazione che di completamento. AMBITO DI ECCEZIONALE VALORE PAESAGGISTICO CON INTERVENTI ANTROPICI PUNTUALI L’ampio territorio a monte della SS. n. 163 è costellato da numerosi manufatti di antica recente realizzazione. Va salvaguardata l’integrità fisica, naturalistica e vegetazionale con particolare attenzione ai terrazzamenti esistenti e al ripristino di quelli degradati. Vanno recuperati i sentieri e l’antica viabilità rurale. AMBITO COLLINARE E MONTANO DI ECCEZIONALE VALORE PAESAGGISTICO Interessa una notevole superficie del territorio di Cetara ove coesistono rocce nude, praterie, boschi di latifoglie, vegetazione sclerofilla che costituiscono un insieme di eccezionale valore paesaggistico, nel quale il PUC, nel rispetto dell’art. 68 delle NTA del PTCP, persegue gli obiettivi di: -­‐salvaguardia dell’integrità fisica, naturalistica, vegetazionale e paesaggistica; -­‐ripristinare sentieri naturalistici e antica viabilità rurale e, nel contempo, promuovere ulteriori percorsi naturalistici con lo esclusivo impiego di tecniche della ingegneria naturalistica; -­‐recupero, restauro e riuso di manufatti esistenti; -­‐tutelare le colture esistenti. 17 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 18 Rapporto Ambientale 1.2 Comune di Cetara (Sa) Rapporto con altri piani Di seguito si riporta l’elenco dei Piani e Programmi ritenuti pertinenti al Puc con una sintetica descrizione del loro contenuto. Sulla base di queste considerazioni si procedere all’analisi dell’interazione tra il Puc ed i piani e programmi rilevanti. -­‐ PIANO URBANISTICO TERRITORIALE DELL’AREA SORRENTINO AMALFITANA -­‐ PIANO STRALCIO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO DELL’AUTORITÀ DI BACINO REGIONALE CAMPANIA SUD ED INTERREGIONALE PER IL BACINO IDROGRAFICO DEL FIUME SELE -­‐ PIANO TERRITORIALE DEL REGIONALE DELLA CAMPANIA; -­‐ PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DELLA PROVINCIA DI SALERNO; -­‐ NORME DI SALVAGUARDIA DEL PARCO REGIONALE DEI MONTI LATTARI; -­‐ LE AREE SIC E ZPS ZPS IT8050009 COSTIERA AMALFITANA TRA MAIORI E IL TORRENTE BONEA SIC IT8050054 COSTIERA AMALFITANA TRA MAIORI E IL TORRENTE BONEA SIC IT8030008 DORSALE DEI MONTI LATTARI -­‐ PIANO REGIONALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE -­‐ PIANO REGIONALE RIFIUTI URBANI DELLA REGIONE CAMPANIA -­‐ PIANO REGIONALE DI BONIFICA DELLE AREE INQUINATE -­‐ PIANO REGIONALE DI RISANAMENTO E MANTENIMENTO DELLA QUALITA’ DELL’ARIA -­‐ PIANO TUTELA DELLE ACQUE, D.LGS 152/1999 E S.M.I. -­‐ PIANO FORESTALE REGIONALE CAMPANIA 2008-­‐2013 -­‐ PIANO DI SVILUPPO RURALE 2007-­‐2013 (PSR) 19 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Il Piano Urbanistico Territoriale dell’Area Sorrentino Amalfitana Con la L.R. n. 35 del 27.6.1987 fu approvato ed entrò in vigore il Piano Urbanistico Territoriale dell’Area Sorrentino-­‐Amalfitana, ai sensi dell’articolo 1/bis della legge n. 431/85. L’area investita dal Piano coincide con la superficie territoriale di 34 Comuni compresi nelle province di Napoli e di Salerno ed è suddivisa, ai fini del coordinamento attuativo e gestionale, in sei sub-­‐aree. Cetara fa parte della sub-­‐area 5 insieme ai Comuni di Maiori, Minori, Amalfi, Atrani, Ravello, Tramonti e Scala. La legge n. 35/87 è articolata in quattro Titoli che individuano rispettivamente: -­‐ Le norme generali (artt. 1-­‐6); -­‐ Le norme specifiche prescrittive per altre amministrazioni ed enti (art. 7); -­‐ Le norme specifiche prescrittive per tutti i Comuni dell’area (artt. 8-­‐18); -­‐ Le norme tecniche per la progettazione ed attuazione dei Piani urbanistici esecutivi e degli interventi nell’area (artt. 19-­‐36). Le prescrizioni normative del PUT che interessano il territorio del Comune di Cetara sono le seguenti: Gli artt. 3 e 5 affermano che il PUT prevede norme generali d'uso del territorio interessato e formula direttive a carattere vincolante alle quali i Comuni devono uniformarsi nella predisposizione dei loro strumenti urbanistici o nell'adeguamento di quelli vigenti, vietando, dalla data di entrata in vigore dello strumento e fino all'approvazione dei Piani Regolatori Generali Comunali – ora Piani Urbanistici Comunali -­‐ (ivi incluse le obbligatorie varianti generali), il rilascio di concessioni (ora permessi di costruire). L’art. 17 suddivide il territorio in 16 zone territoriali prescrittive per la formazione dei P.R.G., delle quali si riportano solo quelle che interessano il territorio di Cetara: Zona territoriale 1a (Tutela dell’ambiente naturale – 1° grado) Comprende le maggiori emergenze tettoniche e morfologiche con rocce affioranti e talvolta con vegetazione spontanea. Va trasferita negli strumenti urbanistici generali come zona di “tutela naturale”; la normativa deve: assicurare l’inedificabilità; impedire ogni trasformazione del suolo; impedire l’attraversamento con infrastrutture che non siano quelle previste dal PUT; impedire i rimboschimenti in contrasto con la vegetazione esistente e conservare la vegetazione spontanea; prevedere interventi di restauro del paesaggio; prevedere il restauro conservativo degli edifici esistenti a tutto il 1955; garantire per i Comuni costieri il pubblico accesso al mare mediante il ripristino dei sentieri e dei passaggi pedonali. Zona territoriale 1b (Tutela dell’ambiente naturale – 2° grado) Comprende la parte del territorio prevalentemente a manto boscoso o a pascolo, le incisioni dei corsi di acqua, alcune aree a culture pregiate di altissimo valore ambientale. Va articolata negli strumenti urbanistici generali in zone di tutela differenziate: a) zona di tutela dei terrazzamenti della costiera amalfitana; b) zona di tutela agricola; c) zona di tutela silvo -­‐ pastorale; d) zona di tutela idrogeologica e di difesa del suolo. 20 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Le indicazioni e la normativa degli strumenti urbanistici generali nel rispetto delle caratteristiche differenti devono: -­‐ assicurare la inedificabilità sia pubblica che privata; -­‐ consentire, per l'eventuale edilizia esistente a tutto il 1955, interventi di restauro conservativo, manutenzione ordinaria e straordinaria e demolizione delle superfetazioni; -­‐ prevedere, per le zone a) e b), strade interpoderali, rifacimento dei muri di sostegno dei terrazzamenti e, per le zone b), c) e d), specifici interventi connessi alla tutela del paesaggio agrario e al sostegno dell’agricoltura. Zona territoriale 2 (Tutela degli insediamenti antichi accentrati) Comprende gli insediamenti antichi ed accentrati di interesse storico, artistico ed ambientale. Va articolata negli strumenti urbanistici generali come zona A ai sensi del D.M. 2 aprile 1968 n. 1444, oppure articolata in due zone: di cui una classificata A -­‐ come sopra -­‐ e l' altra di rispetto ambientale. La normativa dello strumento urbanistico generale deve: -­‐ per la zona A prevedere la redazione obbligatoria di piani particolareggiati di restauro e risanamento conservativo; -­‐ per la zona di rispetto ambientale impedire nuova edificazione privata; consentire, per l' eventuale edilizia esistente, quanto previsto relativamente alla zona territoriale 1b per l' edilizia esistente a tutto il 1955; -­‐ consentire interventi pubblici per la realizzazione degli standard. Zona territoriale 4 (Riqualificazione insediativa ed ambientale di 1° grado) Comprende aree agricole ed insediamenti (sparsi, per nuclei e accentrati) di interesse ambientale. Può interessare sia aree di interesse storico–artistico che di recente realizzazione. Pertanto, in funzione della loro condizione edificata o libera, le aree possono essere articolate negli strumenti urbanistici comunali – in relazione al D.M. 2.4.1968 n. 1444 -­‐ come Zone A (in conformità alla Zona 2 del PUT), se di interesse storico–ambientale; come Zone B, se di urbanizzazione recente; come Zone C, di espansione residenziale; come Zone F, per attrezzature pubbliche; come Zone H, per insediamenti turistici ricettivi; come Zone D/1, per insediamenti produttivi artigianali; come Zone E, agricole. Norme di dettaglio disciplinano gli interventi di nuova costruzione nelle zone agricole e di riqualificazione dell’edilizia esistente. Zona territoriale 8 (Parchi territoriali) Comprende aree generalmente in emergenza o di altopiano e che costituiscono un sistema articolato di parchi per il soddisfacimento degli standards relativi ai parchi di interesse territoriale (mq 15/ab). Va trasferita negli strumenti urbanistici generali come “Parco Territoriale”. La corrispondente normativa deve: -­‐ impedire qualsiasi forma di edificazione; -­‐ impedire qualsiasi modificazione del suolo; -­‐ consentire un ampio uso pubblico, che deve essere regolamentato al fine di salvaguardare l’integrità dell’ambiente naturale e delle attività agricole e silvo – pastorali eventualmente esistenti. 21 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di bacino Regionale Campania Sud ed Interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele L’Autorità di Bacino Regionale Campania Sud ed Interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele nasce dall’accorpamento delle Autorità di bacino Regionali Destra Sele e Sinistra Sele e dell’Autorità di Bacino Interregionale del Sele disposto con la finanziaria regionale del 2011 nell’ambito di un quadro di razionalizzazione delle strutture di settore. L'Autorità di Bacino così costituita è attualmente regolamentata da tre distinti Piani Stralcio per l'Assetto Idrogeologico: -­‐ ex Autorità di Bacino Destra Sele, Piano per l'Assetto Idrogeologico adottato con Delibera di Comitato Istituzionale n. 10 del 28/03/11;burc n.26 del 26 aprile 2011 -­‐ ex Autorità di Bacino Sinistra Sele, Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico adottato con Delibera di Comitato Istituzionale n. 11 del 16/04/12; burc n.31 del 14 maggio 2012 -­‐ex Autorità Interregionale del Fiume Sele, Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico adottato con Delibera di Comitato Istituzionale n.20 del 18/09/2012 guri n 247 del 22.10.12 Il territorio del Bacino regionale "Destra Sele" è delimitato dallo spartiacque che parte dalla Punta della Campanella, prosegue attraverso la dorsale carbonatica dei Monti Lattari in direzione nord-­‐est, e giunge al bacino del fiume Irno e alle propaggini meridionali del massiccio Terminio-­‐Cervialto, che raggiunge le maggiore altitudini. Il Piano stralcio è stato adottato con Delibera di Comitato Istituzionale n. 10 del 28/03/11; burcn.26 del 26aprile 2011 Obiettivo di fondo del piano stralcio è la definizione di misure e di interventi volti a ridurre i gradi di rischio e di pericolo idrogeologico esistenti nel bacino. Parte rilevante del piano è quella dedicata all‘individuazione degli squilibri e alla definizione del rischio. Per squilibri si intendono quelle situazioni, manifeste o prevedibili, nelle quali lo stato attuale del territorio presenta condizioni di rischio e/o di degrado ambientale negative per la vita e lo sviluppo delle popolazioni interessate e che pertanto richiedono interventi. Il rischio esprime il valore del danno atteso agli elementi vulnerabili al verificarsi di un evento di data pericolosità. E' evidente che, in assenza di elementi vulnerabili, il danno e pertanto il rischio sono nulli. La sua valutazione avviene mediante una matrice convenzionale. Pericolosità a) Pericolosità da frane. Le aree vengono distinte in quattro fasce (P4, P3, P2, P1). Le aree di maggiore pericolosità (P4 e P3) vengono distinte in aree di pericolo reale e aree di pericolo potenziale. La distinzione, rilevante ai fini normativi, dipende dal loro interessamento o meno da frane in atto o quiescenti. b) Pericolosità da alluvioni. Le aree da pericolo di alluvioni sono così individuate: alveo di piena ordinaria; fasce fluviali categorie A, B (suddivisa in fasce B1, B2, B3) e C; aree soggette a potenziale pericolo di colate – cat. D; corsi d’acqua per i quali non vengono individuate fasce fluviali. Rischio La classificazione del rischio viene eseguita secondo una scala relativa che tiene conto, in 22 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) accordo con quanto prescritto dal DPCM 29/9/98, del danno atteso all'ambiente e agli elementi antropici. La netta separazione tra le classi dipende dalla possibilità o meno di un coinvolgimento diretto delle persone. Vengono distinte, pertanto, quattro classi di rischio: -­‐ moderato, R1: per il quale i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali; -­‐ medio, R2: per il quale sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l'incolumità delle persone, l'agibilità degli edifici e lo svolgersi delle attività economiche; -­‐ elevato, R3: per il quale sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l’interruzione delle attività socioeconomiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale; -­‐ molto elevato, R4: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socioeconomiche. Ferma la distinzione del rischio in classi, il rischio frane viene distinto da quello alluvioni nel seguente modo: a) Rischio Frane. La Carta del Rischio è il risultato dell'incrocio della Carta degli elementi antropici (esistenti e di progetto) con la Carta della Pericolosità da Frana. La ricognizione comprende l'approfondimento a scala 1:5.000 in corrispondenza delle aree a rischio elevato e molto elevato (R3 e R4), opportunamente estese alle nuove aree classificate come P3 e P4. La valutazione del rischio relativo è stata effettuata sulla base della pericolosità relativa e del danno atteso, cioè della perdita dell'incolumità, della vita umana e dei beni materiali. b) Rischio Alluvioni. L’individuazione del rischio alluvioni parte dall'analisi del comportamento idraulico dei diversi tratti d'alveo tenendo conto della presenza, nel bacino e sui tratti d'alveo stessi, di manufatti in grado di modificare le portate defluenti e/o di interferire con le correnti di piena. In generale, il rischio idraulico assume caratteristiche diverse e va quindi analizzato con metodologie diverse a seconda che si considerino: -­‐ i torrenti montani, incisi in formazioni in posto, in cui possono verificarsi dissesti di carattere erosivo al piede dei versanti e, nei casi più gravi, colate rapide di fango o di detrito; -­‐ i tratti pedemontani, alluvionati, in cui si verificano processi di deposito nel breve, medio e lungo termine, con conseguente incremento dei rischi di esondazione per restringimento delle sezioni trasversali; -­‐ i tratti incassati di pianura, in cui si verificano esondazioni in conseguenza delle portate in arrivo dai bacini a monte eccessive rispetto alla capacità di convogliamento idrico. Vengono definite, in funzione delle aree inondabili con diverso periodo di ritorno, le fasce fluviali, rispetto alle quali sono impostate le attività di programmazione contenute nel PSAI. Nel caso del rischio idraulico l'espressione della pericolosità in termini spaziali è fornita dalle fasce di esondazione, che rappresentano il limite raggiungibile dalle acque per un determinato evento di piena. L'attribuzione del valore alla pericolosità è avvenuto tramite i periodi di ritorno. 23 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) La vulnerabilità degli elementi a rischio è valutata sia in relazione alla loro capacità di sopportare le sollecitazioni esercitate dall'evento che all'intensità dell'evento stesso. Il Piano Stralcio individua le necessità di intervento, in termini di compatibilità del rischio, costituite da misure non strutturali e strutturali a carattere intensivo ed estensivo per il riassetto idrogeologico del territorio. Le tipologie di intervento sono le seguenti: a) Regolamentazione dell'uso del suolo nelle aree a rischio (norme di salvaguardia): -­‐ individuazione, delimitazione e disciplina delle aree di pericolo idrogeologico; -­‐ individuazione, delimitazione e disciplina delle aree a rischio idrogeologico. b) Individuazione degli interventi di mitigazione del rischio Misure non strutturali: -­‐ sistemi di monitoraggio e di allerta -­‐ predisposizione di piani di emergenza Misure strutturali di tipo estensivo: -­‐ mantenimento delle aree di espansione naturale e intercettazione del trasporto solido sui corsi d'acqua montani; -­‐ opere di idraulica forestale; -­‐ riforestazione e miglioramento dell'uso agricolo del suolo a fini di difesa idrogeologica. Misure strutturali di tipo intensivo: -­‐ riferite al reticolo idrografico e ai versanti, rappresentate da opere per il controllo e il contenimento dei fenomeni di dissesto; -­‐ riferite all'adeguamento delle infrastrutture viarie di attraversamento o interferenti. Danno potenziale atteso 24 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Rischio da frana Rischio da colata 25 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Il Piano Territoriale Regionale (PTR) Il PTR è legge della Regione Campania. In data 13.10.2008, pubblicata sul BURC, dopo lunghi anni e un complesso iter, la Regione Campania si è dotata dello strumento di pianificazione territoriale, le cui linee e i cui obiettivi devono essere assunti dagli enti e istituzioni per il governo e la gestione del territorio. Il processo di formazione del PTR origina con la formazione delle Linee Guida. Elaborate dalla Regione Campania e approvate con delibera di Giunta Regionale n. 3016 del 15.6.2001, le Linee suddividono la regione in 43 Sistemi Territoriali. La Giunta Regionale della Campania, con delibera n. 287 del 25 febbraio 2005, ha adottato la “Proposta di Piano Territoriale Regionale” (PTR), pubblicata, ai sensi dell’articolo 15 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 (Norme sul Governo del Territorio), sul numero speciale del Bollettino Ufficiale della Regione Campania (BURC) del 13.5.2005, dando cosi inizio all’iter di approvazione del Piano. Ai fini conoscitivi e interpretativi, il P.T.R. suddivide il territorio regionale nei seguenti cinque Quadri Territoriali di Riferimento (QTR): -­‐ Il Quadro delle Reti che attraversano il territorio regionale, costituito dalle reti ecologica, dell’interconnessione e del rischio ambientale; -­‐ Il Quadro degli Ambienti Insediativi, individuati in numero di nove in rapporto alle caratteristiche morfologico-­‐ambientali e alla trama insediativa. Gli ambienti insediativi contengono gli elementi ai quali si connettono i grandi investimenti e per i quali vengono costruite delle “visioni” cui dovrebbero rifarsi i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali; -­‐ Il Quadro dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS), individuati sulla base della geografia dei processi di auto-­‐riconoscimento delle identità locali e di auto-­‐organizzazione nello sviluppo, confrontando il “mosaico” dei Patti territoriali, dei Contratti d’area, dei Distretti industriali, dei Parchi naturali e delle Comunità montane. Tali sistemi sono classificati in funzione di dominanti territoriali (naturalistica, rurale-­‐culturale, rurale-­‐
industriale, urbana, urbano-­‐industriale, paesistico-­‐culturale). Ciascuno degli STS rientra nella matrice di indirizzi strategici in relazione alla tipologia delle sei dominanti suddette. Per i 45 STS viene definita la componente di sviluppo strategico; -­‐ Il Quadro dei Campi Territoriali Complessi (CTC), cioè dei “campi territoriali” nei quali la sovrapposizione dei Quadri Territoriali di Riferimento mette in evidenza gli spazi di particolare criticità, entro i quali si ritiene che la Regione debba promuovere un’azione prioritaria di interventi integrati; -­‐ Il Quadro delle modalità per la cooperazione istituzionale e delle raccomandazioni per lo svolgimento di “buone pratiche”. Il P.T.R., nell’ambito del secondo Q.T.R., individua 9 “Ambienti insediativi”. Il Comune di Cetara è compreso nel n. 2, corrispondente alla “Penisola Sorrentino Amalfitana”. Il riassetto idrogeologico, e più in generale la difesa e la salvaguardia dell’ambiente, costituiscono una delle priorità dell’intera area. Sotto il profilo economico, un primo ordine di problemi riguarda la valorizzazione e il potenziamento delle colture “tipiche” presenti nell’ambito ed in particolare nelle aree collinari, la cui valorizzazione potrebbero integrarsi col sistema economico-­‐turistico della fascia costiera. 26 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) I problemi infrastrutturali e insediativi possono così riassumersi: -­‐ mobilità, accessibilità e sosta; -­‐ scarsa offerta di trasporti pubblici collettivi; -­‐ insufficiente presenza di viabilità trasversale interna; -­‐ scarsa integrazione fra i centri montani e costieri; -­‐ carenza di servizi e di attrezzature (quelle esistenti sono concentrate prevalentemente nei centri di Sorrento, Vico Equense, Castellammare di Stabia e Cava dei Tirreni); -­‐ problemi di dissesto idrogeologico, di erosione della costa alta e dei litorali; carenza di servizi per la nautica da diporto. In particolare il documento di sintesi del PTR (2008), testualmente recita: “Ambiente insediativo n. 2 – Penisola sorrentino-­‐amalfitana -­‐ Organizzazione della mobilità interna con sistemi intermodali. -­‐ Sviluppo e potenziamento delle linee del Metro del Mare e del cabotaggio costiero. -­‐ Strutturazione delle conurbazioni con la distribuzione di funzioni superiori e rare. -­‐ Articolazione dell’offerta turistica integrando la fruizione delle risorse costiere con quella delle aree montane interne puntando anche alla valorizzazione delle colture tipiche. -­‐ Potenziamento del sistema degli approdi anche al fine di integrare il sistema di accessibilità. Completamento, messa in sicurezza e riqualificazione delle strutture ed infrastrutture e di servizi per la nautica da diporto”. I Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) sono individuati sulla base della geografia dei processi di auto-­‐riconoscimento delle identità locali e di auto-­‐organizzazione nello sviluppo, confrontando il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle comunità montane, e privilegiando tale geografia in questa ricognizione rispetto ad una geografia costruita sulla base di indicatori delle dinamiche di sviluppo. Dei 45 “Sistemi Territoriali di Sviluppo”, 12 sono “a dominante naturalistica” (contrassegnati con la lettera A), 8 “a dominante culturale” (lett. B), 8 “a dominante rurale – manifatturiera” (lett. C), 5 “a dominante urbana” (lett. D), 4 “a dominante urbano – industriale” (lett. E) e 8 “costieri a dominante paesistico – culturale – ambientale” (lett. F). Il sistema F7 , “Penisola Amalfitana”, rientra tra quelli a dominante paesistico ambientale culturale, del quale si mette in luce la diminuzione della crescita della popolazione, con un indice negativo pari a – 2,87% nel decennio ’81-­‐’91 e -­‐2,05% nel decennio ’91-­‐’01. La “matrice degli indirizzi strategici” mette in relazione questi ultimi e i diversi STS “al fine di orientare l’attività dei tavoli di co-­‐pianificazione”. Nella matrice, le righe sono costituite dagli STS e le colonne dagli indirizzi: “Interconnessione” (riferito alle previsioni del Piano Regionale dei Trasporti) distinta in: Accessibilità attuale – A1, e programmata – A2; “Difesa e recupero della diversità territoriale: costruzione della rete ecologica”, distinta in: Difesa della biodiversità – B1; Valorizzazione dei territori marginali – B2; Riqualificazione della costa – B3; Valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio – B4; Recupero delle aree dismesse – B5; “Governo del rischio ambientale”, distinta in: 27 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Rischio vulcanico – C1; Rischio sismico – C2; Rischio idrogeologico – C3; Rischio di incidenti industriali – C4; Rischio rifiuti – C5; Rischio per attività estrattive – C6; “Assetto policentrico ed equilibrato”, distinto in: Riqualificazione e messa a norma delle città – D2; “Attività produttive per lo sviluppo economico e regionale”, distinto in: Attività produttive per lo sviluppo industriale – E1; Attività produttive per lo sviluppo agricolo (sviluppo delle “filiere”) – E2a; Attività produttive per lo sviluppo agricolo (diversificazione territoriale) – E2b; Attività produttive per lo sviluppo turistico – E3. I pesi sono i seguenti: 1 – per la scarsa rilevanza dell’indirizzo; 2 – quando l’applicazione dell’indirizzo consiste in “interventi mirati di miglioramento ambientale e paesaggistico”; 3 – quando l’indirizzo “riveste un rilevante valore strategico da rafforzare”; 4 – quando l’indirizzo “costituisce una scelta strategica prioritaria da consolidare”. La riga del Sistema costiero a dominante paesistico – ambientale – culturale (Penisola amalfitana), riporta i seguenti valori: A1 A2 B1 B3 B2 B4 B5 C1 C2 C3 C4 C5 C6 D2 E1 E2 E3 -­‐ -­‐ 4 1 2 4 1 -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ -­‐ 1 -­‐ -­‐ 3 4 28 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della Provincia di Salerno La proposta di PTCP di Salerno ha avuto inizio nel 2006 mentre era in corso di elaborazione il PTR, divenuto legge nell’ottobre 2008. Approvato definitivamente con DCP n.15 del 30.03.2012 è strumento urbanistico sovraordinato, che i PUC dei singoli comuni devono avere come riferimento e guida. Il termine “Co-­‐pianificazione” usato nel passato, quasi sempre, in maniera “virtuale” è, oggi, realtà in quanto l’Amministrazione Provinciale ha attivato la Conferenza di Piano Permanente, con l’obiettivo di supportare i Comuni nel corso della elaborazione del PUC e, contestualmente, assicurare una corretta attuazione del PTCP. Le attività sono “improntate ad un modello partecipativo di intensa collaborazione”. La costruzione del quadro conoscitivo del comune di Cetara, indispensabile e propedeutica alla stesura del PUC, anche nella fase preliminare, segue, pertanto, con i necessari approfondimenti alla scala di maggior dettaglio, le linee guida predisposte dalla Provincia. Ciò premesso, in maniera sintetica, descriviamo le principali proposte e opzioni del PTCP, che si articola in una componente strutturale per le scelte di lungo termine e in una componente operativa, con necessità di verifiche, in un arco temporale definito. La componente strategica è, in pratica, la macro organizzazione del Territorio con indicazioni per la rete ecologica, per il sistema delle aree protette, delle grandi infrastrutture, di quello insediativo residenziale, produttivo,… Tra le disposizioni strutturali, il PTCP: • delimita le aree caratterizzate da livelli omogenei di biodiversità, di valore paesaggistico, di rischio con relative disposizioni normative; • localizza polarità e centralità; • definisce una rete ecologica come sistema di ricomposizione delle aree • da tutelare e valorizzare; i distretti specializzati (industriali, commerciali, …) • traccia le grandi infrastrutture a rete e localizza quelle puntuali; • individua gli ambiti di paesaggio indicandone gli obiettivi; • propone indirizzi strategici per le politiche locali. Nell’ambito delle disposizioni programmatiche, il PTCP: localizza i progetti da realizzare nel breve periodo con relative schede; individua i sottosistemi per tematismi obbligatori per i comuni nell’ambito della redazione del PUC; propone approfondimenti ricognitivi al fine di delineare il quadro strutturale programmatico. La componente strategica risultava presente anche nella stesura preliminare, delineando le grandi scelte sul territorio, ad una funzione di autocoordinamento, con l’obiettivo di rendere esplicite e di rappresentare sul territorio le scelte delle competenze provinciali, e ad una funzione di indirizzo per la pianificazione comunale. Per quanto riguarda il sistema ambientale, il P.T.C.P. si pone come obiettivi la tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e la difesa della biodiversità; la salvaguardia dell’integrità fisica del territorio attraverso il governo del rischio ambientale ed antropico; la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi. 29 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Per quanto riguarda il sistema insediativo, gli obiettivi prevalenti sono: -­‐ il perseguimento di assetti policentrici integrati con la promozione della razionalizzazione; -­‐ l’innovazione e lo sviluppo equilibrato delle diverse funzioni insediative; -­‐ il miglioramento della qualità dei sistemi insediativi; -­‐ il coordinamento delle politiche di sviluppo del territorio attraverso la programmazione-­‐pianificazione di azioni locali e sovralocali; -­‐ la definizione delle interconnessioni con i corridoi trans-­‐ -­‐ europei; -­‐ il raggiungimento della piena efficienza della rete delle interconnessioni di merci e persone; -­‐ il miglioramento dell’efficienza del sistema della mobilità; -­‐ la promozione del più ampio ricorso alle fonti energetiche rinnovabili. Il PTCP elenca una serie di politiche e strategie rivolte agli ambiti locali individuati, in numero di cinque per quanto concerne la valorizzazione e potenziamento delle politiche per il turismo: la costiera amalfitana, in cui promuovere strategie per la realizzazione delle infrastrutture e dei servizi per il turismo; la fascia costiera urbana di Salerno; la fascia costiera del Cilento; le aree interne del Cilento; i territori dei Picentini, dell’Alto e Medio Sele e Tanagro, del Vallo di Diano. La costiera amalfitana rappresenta una realtà turistica consolidata, riconosciuta in ambito internazionale; il PTCP definisce una serie di azioni volte alla razionalizzazione dell’esistente per assicurare la salvaguardia, la valorizzazione e lo sviluppo sostenibile del territorio. L’azione n. 1 “IL PAESAGGIO NATURALE” prevede la “salvaguardia della caratterizzazione e della connotazione paesaggistica ed ambientale del patrimonio naturalistico e forestale” con una serie di modalità quali la tutela delle componenti peculiari, la riqualificazione delle aree degradate, la valorizzazione del patrimonio naturalistico anche a fini turistici, l’adeguamento dei sentieri, … “salvaguardia della connotazione paesaggistica e ambientale della fascia costiera”con misure di salvaguardia del regime di apporti sedimentari, preservazione delle coste alte e delle falesie, mitigazione della erosione, … “ programmazione di azioni per il potenziamento degli interventi di prevenzione e mitigazione dei fattori di rischio naturale e antropico” “ programmazione e attuazione di interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico…” L’azione n. 2 “IL PAESAGGIO ANTROPIZZATO” “valorizzazione dei mosaici agricoli e agroforestali” mediante salvaguardia caratterizzazione morfologica, promozione di colture tipiche, integrazione e 30 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) diversificazione attività agricole, promozione di programmi di manutenzione e risanamento dei terrazzamenti, … “valorizzazione degli aspetti paesaggistici e identitari…. con azioni di recupero ambientale e paesaggistico,…. protezione del fonte mare…” Privilegiare funzioni di interesse pubblico e per il turismo: ricettività, accoglienza, ristorazione,…(di fatto, però, impedite dal PUT), recupero dei percorsi, sistemazioni idrogeoliche, … “recupero e valorizzazione sostenibile dei centri storici…” potenziamento della offerta turistica destagionalizzata, commercializzazione prodotti, … “recupero, adeguamento e riqualificazione paesistico – ambientale” “riqualificazione dei manufatti e insediamenti di scarsa qualità” “conservazione e otenziamento dei servizi di scala locale e sovra locale in una logica di rete e complementarità” Azione n. 4 “LA QUALIFICAZIONE DELL’OFFERTA TURISTICA” “riqualificazione e razionalizzazione della infrastrutturazione costiera per la mobilità e per i servizi turistici” con una serie di modalità quali la riqualificazione delle strutture turistico – ricettive con la creazione di pertinenze per adeguamenti normativi (difficilmente realizzabili nel rispetto delle norme del PUT). “ riqualificazione, potenziamento e adeguamento approdi costieri” Azione n. 5 “IL POTENZIAMENTO DEL SISTEMA DI MOBILITA’” “potenziamento del sistema di mobilità su gomma” Per quanto interessa il territorio di Cetara: collegamento stradale tra Cava dei Tirreni e Maiori e realizzazione nuovo tronco dall’uscita dell’autostrada e soprattutto la realizzazione di tracciati in variante alla SS. N. 163 (bypass) in prossimità del centro di Cetara e contestuale realizzazione di parcheggi interrati. “riorganizzazione delle vie del mare attraverso il potenziamento della rete dei porti e degli approdi” Potenziamento della via del mare Cetara – Salerno Adeguamento delle strutture esistenti in modo da realizzare le vie del mare per tutti i centri costieri Modello turistico peschereccio di Cetara La notevole estensione del territorio della provincia di Salerno è caratterizzata da una molteplicità di paesaggi con significativa prevalenza della componente naturale. Il PTCP ha identificato 43 ambiti di paesaggio, classificati sulla base dei caratteri naturalistici, storico-­‐culturali, antropici, percettivi, socio – economici. Tra le disposizioni strategiche, Il PTCP inserisce le politiche per il paesaggio, definisce, in linea con le disposizioni in materia del PTR (L.R.C. n.13/2008), gli obiettivi della qualità paesaggistica, con una serie di scelte strategiche che di seguito, in sintesi, si riportano: • tutela, valorizzazione finalizzate alla salvaguardia della integrità fisica e identità culturale; • rafforzamento e coordinamento interistituzionale degli enti di gestione delle aree protette; • minimo consumo di suolo; 31 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) • interventi di riqualificazione ambientale, in particolare delle coltivazioni con misure da individuare nei piani di sviluppo rurale; • potenziamento della rete ecologica per il mantenimento della biodiversità; recupero delle matrici storiche del paesaggio; • valorizzazione dei beni culturali: archeologici, dei tessuti e insediamenti storici, dei beni isolati ed emergenze monumentali; • valorizzazione del paesaggio della costa cilentana e amalfitana; • miglioramento dell’accessibilità alla fascia costiera; • riqualificazione dei contesti degradati e miglioramento della qualità dei paesaggi urbani. Il nuovo significato da dare al paesaggio, in linea con le disposizioni ordinamentali nazionali e regionali, rende ineludibile la coerenza con la disciplina d’uso del territorio e delle strategie ed azioni di sviluppo. In fase di elaborazione del PUC, il Comune persegue una “strategia di tutela, valorizzazione e ricomposizione paesaggistico – ambientale” del territorio. A tal fine il PUC: • recepisce, con ulteriori dettagli, i contenuti e le disposizioni della rete ecologica, individuando elementi specifici da sottoporre ad azioni di tutela e di controllo; • individua, in particolare nelle aree agricole, interventi di riqualificazione ecologica; • con maggiori dettagli, rispetto alle cartografie del PTCP, individua i corridoi ecologici e le Core Areas; • individua aree di connessione ecologica; • individua le cosiddette aree periurbane, cioè di frangia urbana, e le tipologie di intervento per una migliore integrazione paesaggistico – ambientale; • prevede modalità di intervento tali da non pregiudicare la rete ecologica provinciale. 32 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Le Norme di salvaguardia del Parco regionale dei Monti Lattari Il Parco regionale dei Monti Lattari è stato istituito col D.P.G.R. Campania n. 781 del 13.11.2003 in conformità alla legge n. 394/1991 e alla L.R. n. 33/1993. La perimetrazione era stata approvata con la deliberazione di Giunta Regionale n. 2777 del 26 settembre 2003. Il Parco, che si estende per circa 160 kmq, interessa i territori di Comuni della penisola sorrentino amalfitana e dei Monti Lattari, includendo, per la provincia di Napoli, territori dei Comuni di Agerola, Casola di Napoli, Castellammare di Stabia, Gragnano, Lettere, Massa Lubrense, Meta di Sorrento, Piano di Sorrento, Pimonte, Sant’Agnello, Sant’Antonio Abate, Vico Equense e, per la provincia di Salerno, territori dei Comuni di Amalfi, Atrani, Cava de’ Tirreni, Cetara, Conca dei Marini, Corbara, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Sant’Egidio del Monte Albino, Tramonti, Vietri sul Mare. Al decreto istitutivo sono allegate le Norme di salvaguardia, finalizzate alla tutela delle aree interessate fino all’entrata in vigore del Piano del parco. All’intero Parco si applicano le norme generali di tutela che riguardano le cave e discariche, la fauna, le singolarità (geologiche, paleontologiche, mineralogiche e i reperti archeologici), la flora e le attività agronomiche e silvo-­‐pastorali, i boschi, le risorse idriche e l’assetto idrogeologico. Altre norme sono dettate per le infrastrutture di trasporto e quelle impiantistiche, la circolazione, gli interventi sul patrimonio edilizio e sugli elementi del sistema insediativo. Il territorio è distinto in relazione a tre tipologie di zone omogenee: la zona A, “Area di tutela integrale”, la zona B, “Area di riserva generale orientata e di protezione” e la zona C, “Area di riqualificazione urbana e ambientale e di promozione e sviluppo economico e sociale”. Nelle zone A, totalmente naturali e con grado nullo di antropizzazione, l’ambiente è tutelato nella sua integrità ecologica; nella zona B è vietato l’esercizio di attività sportive con veicoli a motore; sono protette la flora e la fauna; fuori dai percorsi stradali è consentita la circolazione dei veicoli a motore necessari per lo scavo, per il restauro e la sistemazione delle strutture connesse alle attività istituzionali del Parco; sono consentiti gli interventi per la conservazione e il ripristino del verde, di restauro e risanamento ambientale con l’eliminazione dei detrattori, la realizzazione di piste ciclabili utilizzando percorsi esistenti; sono ammessi gli adeguamenti igienico funzionali dell’edilizia esistente, le attività agro -­‐ silvo -­‐ pastorali con la limitazione volumetrica dei servizi connessi, le attività agrituristiche e artigianali compatibili con gli equilibri ambientali, la realizzazione di attrezzature pubbliche comunali e territoriali; nella zona C vigono le norme dei piani urbanistici, ma integrate dalle norme generali di salvaguardia già accennate. I 10 comuni della Costiera amalfitana i cui nuclei urbani rientrano per intero nel parco 33 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e le Zone di Protezione Speciale (ZPS) Attraverso i Siti di Importanza Comunitaria (Direttiva CEE n. 43/92 “Habitat”) e le Zone di Protezione Speciale (Direttiva CEE n. 409/79 “Uccelli”) la Commissione europea prevede di realizzare il progetto Rete Natura 2000, un’infrastruttura ambientale di connessione tra tutte le aree protette europee (parchi, riserve e le stesse aree S.I.C e Z.P.S.). Gli obiettivi della Direttiva Habitat sono quelli di: favorire l’integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e con le aspettative di sviluppo delle popolazioni locali; conservare non solo gli habitat naturali meno modificati ma anche quelli seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi produttivi, i pascoli, etc), per coinvolgere tutte le aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali hanno permesso il mantenimento di un equilibrio tra uomo e natura. Più del 50% dell’intero territorio comunale è interessato dalla presenza delle aree SIC e ZPS sopra descritte. Nello specifico Il SIC Dorsale dei Monti Lattari, notevolmente esteso a cavallo tra le due province di Napoli e di Salerno, copre la parte settentrionale del territorio di Cetara mentre il SIC/ZPS Costiera amalfitana tra Maiori e il torrente Bonea interessa tutta la fascia costiera e si inoltra nei territori comunali limitrofi di Vietri sul Mare e Minori. I tre SIC e ZPS inglobano al loro interno tutto il centro edificato. Il D.P.R. 8.9.1997 n. 357 (Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonchè della flora e della fauna selvatiche) impone, con l’art. 5: -­‐ di tener conto, nella pianificazione e programmazione territoriale, del valore naturalistico-­‐ambientale dei siti di importanza comunitaria (comma 1); -­‐ di presentare alla Regione (da parte dei proponenti piani territoriali, urbanistici e di settore) una relazione documentata per individuare e valutare i principali effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito medesimo (“Valutazione di incidenza”, comma 2). In particolare per tutti i progetti ed esecuzioni di opere materiali ubicati in aree SIC/ZPS, il PUC prescrive la redazione di una Valutazione di incidenza Ambientale. Dalle schede predisposte dal Ministero dell’Ambiente risultano le caratteristiche principali dei SIC e ZPS che interessano il territorio di Cetara: • SIC IT8050054 Costiera Amalfitana tra Maiori e il Torrente Bonea • ZPS IT8050009 Costiera amalfitana tra Maiori e il Torrente Bonea • SIC IT8030008 Dorsale dei Monti Lattari 34 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) SIC IT8050054 – Costiera amalfitana tra Maiori e il torrente Bonea: il sito è caratterizzato da un ripido versante di natura calcareo-­‐dolomitica con la presenza di piccoli valloni separati e incisi da torrenti che decorrono brevemente lungo le pendici dei Monti Lattari. Significativa è la presenza di macchia mediterranea, vegetazione rupestre delle pendici calcaree, boschi misti di leccio. Importanti sono: l’ avifauna migratrice e nidificante oltre che interessanti comunita' di rettili e chirotteri. I rischi potenziali sono dovuti alla captazione delle sorgenti a scopi domestici ed irrigui, all’eccessiva antropizzazione e a episodi di vandalismo e bracconaggio. ZPS IT8050009 – Costiera amalfitana tra Maiori e il torrente Bonea: domina la macchia mediterranea in diversi aspetti e la vegetazione rupestre delle rupi calcaree. Avifauna nidificante (Falco peregrinus Silvya undata). Interessanti comunità di rettili e chirotteri. 35 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) SIC IT8030008 – Dorsale dei Monti Lattari: il sito è caratterizzato da rilievi di natura calcarea con ripidi versanti percorsi da brevi corsi d'acqua a regime torrentizio e presenza sparsa di coperture piroclastiche. Nelle fasce di vegetazione sono rappresentati i principali popolamenti vegetali dell'Appennino meridionale. Significativa è la presenza di piante endemiche ad arcale puntiforme. Zona interessante per avifauna migratoria e stanziale (Pernis apivorus, Circaedus gallicus, Falco peregrinus, Sylvia undata). I rischi potenziali sono dovuti ad eccessiva antropizzazione, relativo degrado ambientale ed estensione della rete stradale. 36 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Il Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.) Con la delibera di G.R. N. 7253 del 27.12.2001, N. 3093 del 31.10.2003 e N. 1544 del 6.8.2004 è stato varato il Piano Regionale delle Attività Estrattive (P.R.A.E.) della Campania. Con l’Ordinanza N. 11 del 7.6.2006 il PRAE è stato approvato. Il Piano persegue le finalità di regolazione delle attività estrattive in funzione del soddisfacimento del fabbisogno regionale; di recupero ed eventuale riuso delle aree di cava con la cessazione di ogni attività estrattiva in zone ad alto rischio ambientale (Z.A.C.) e in aree di crisi; di riduzione del consumo di risorse non rinnovabili con l’incentivazione del riutilizzo degli inerti; dello sviluppo delle attività estrattive in aree specificamente individuate; della ricomposizione e, ove possibile, la riqualificazione ambientale delle cave abbandonate; di incentivazione della qualità dell’attività estrattiva e di previsione di nuovi e più efficienti sistemi di controllo; di prevenzione e repressione del fenomeno dell’abusivismo nel settore estrattivo. Il P.R.A.E. è stato predisposto considerando tutti gli elementi necessari previsti dall’art. 2 della L.R. n. 54/1985 e s.m. e i., e cioè: l’ambiente geologico; l’inquadramento territoriale delle cave; i materiali lapidei tipici; i fabbisogni e le produzioni; le aree di interesse estrattivo; le cave abusive. La tabella seguente mostra il quadro sinottico delle cave presenti nella Provincia di Salerno e la percentuale sul totale delle cave della Regione: N. % regionale AUTORIZZATE CHIUSE ABBANDONATE TOTALI 62 31,6 97 35,7 261 24,5 420 27,4 Le principali litologie affioranti nell’area provinciale sono: -­‐ calcari mesozoici, rappresentati da una potente pila di sedimenti a litologia calcarea, e calcareo-­‐dolomitica; calcari conglomeratici, calcari detritici e microcristallini spesso ricoperti verso le aree di piana da falde detritiche ad elementi calcarei, formano l’ossatura dei rilievi carbonatici. Le porzioni più prettamente calcaree, presentano elevata fratturazione e carsificazione; -­‐ terreni in facies di flysch (Flysch del Cilento), che caratterizzano i paesaggi cilentani, sono rappresentati da un’ alternanza complessa di argille marnose siltose, marne e areniti carbonatiche, argille varicolori e successioni argilloso-­‐arenacee; -­‐ materiali piroclastici di origine Flegrea (Ignimbrite Campana) e del Somma-­‐Vesuvio, incoerenti nelle piccole zone depresse montane e lungo i versanti a debole o media acclività; incoerenti e/o litoidi nelle aree depresse di fondovalle e nelle porzioni settentrionali più prossime ai centri di eruzione; -­‐ materiale detritico alluvionale ghiaioso e limo-­‐sabbioso dei depositi fluvio-­‐lacustri recenti e attuali. Nel territorio di Cetara non sono presenti cave. 37 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Piano Regionale Rifiuti Urbani della Regione Campania Il piano regionale rifiuti urbani della Regione Campania è stato addotto ai sensi dell’art. 9 della L. 87/2007 Conversione in legge, con modificazioni, del Dl. 61/2007, recante interventi straordinari per superare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti e per garantire l’esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti. Il piano pone in evidenza i principi generali, sia di natura procedurale sia di natura gestionale e attuativa, che rappresentano i valori non negoziabili del piano stesso. Pertanto, essi costituiscono il quadro di riferimento per l’azione della Regione, degli enti locali e degli altri soggetti pubblici e privati coinvolti a vario titolo nel sistema di gestione dei rifiuti in Campania. Il piano individua i principi generali, le indicazioni strategiche, le modalità e i criteri di attuazione per intervenire sui seguenti aspetti legati al ciclo dei rifiuti: • prevenzione e riduzione dei rifiuti urbani; • raccolta differenziata integrata; • impianti di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani residuali; • gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio; • strategie per la riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili; • gestione di altro tipo di rifiuti; • criteri e procedure per la localizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani; • gestione e misure di accompagnamento; • misure di compensazione ambientale a favore dei territori interressati da impianti di trattamento rifiuti. Tra i principi gestionali e attuativi occorre indicare i seguenti: • prevenzione della produzione dei rifiuti urbani e riuso dei beni; • massimizzazione della raccolta differenziata e miglioramento della fase di conferimento; • incremento del riciclo e del recupero dei rifiuti urbani; • valorizzazione della frazione organica dei rifiuti urbani; • riduzione del ricorso alla discarica; • calibrata dotazione impiantistica; • utilizzo di strumenti di incentivazione; • ricorso alle migliori tecnologie disponibili; • contenimento e controllo degli effetti ambientali; • efficienza gestionale e produttiva; • autosufficienza, specializzazione territoriale e integrazione funzionale; • giustizia distributiva; • legalità e tracciabilità dei rifiuti. 38 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Piano Regionale di Bonifica delle aree inquinate Il piano regionale di bonifica (Prb) delle aree inquinate, di cui è attualmente dotata la Regione Campania, è stato predisposto dall’Arpac, sulla base di quanto previsto dal D.lgs 22/1997, a valere sulle risorse della Misura 1.8 del Por Campania 2000-­‐2006 ed è stato approvato in via definitiva con Ordinanza commissariale n. 49 del 1/4/2005 e successivamente con Dgr n. 711 del 13 giugno 2005. nel Prb la Regione Campania ha provveduto a: • definire i criteri e le procedure per l’adozione del piano regionale di bonifica delle aree inquinate e per il suo aggiornamento periodico e la gestione successiva, in ottemperanza a quanto previsto all’art. 19, comma 1, lettera c) del D.lgs 22/1997; • istituire l’anagrafe dei siti da bonificare, disciplinandone la gestione e le competenze e applicando ai siti inseriti in anagrafe un modello di valutazione comparata del rischio al fine di definire l’ordine di priorità degli interventi; • definire i criteri e le procedure per l’inserimento di un sito nel censimento dei siti potenzialmente inquinati; • definire i criteri per la gestione dei siti inquinati e indicare procedure per l’individuazione delle tipologie di progetti di bonifica non soggetti ad approvazione preventiva, di cui all’art. 13 del Dm 471/1999; • specificare le competenze, già individuate dalla normativa nazionale, dei vari soggetti pubblici e privati e le funzioni che sono chiamati a svolgere per rispondere alle esigenze di piano; • individuare le disposizioni finanziarie a supporto delle attività di bonifica. siti censiti 380 Siti censimenti in Provincia di Salerno (Arpac, 2008) Siti con superamento dei limiti abbandoni tabellari 70 94 39 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Piano Regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria Il Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’Aria è stato approvato in via definitiva – con emendamenti – dal Consiglio Regionale della Campania nella seduta del 27 giugno 2007 e pubblicato sul Numero Speciale del BURC del 5/10/07. Partendo dalla situazione emissiva e dai livelli di inquinamento presenti sul territorio regionale, il “Piano” individua le misure da attuare nelle zone di risanamento e di osservazione per conseguire un miglioramento della qualità dell’aria, ovvero per prevenirne il peggioramento negli altri casi (zone di mantenimento). Le risultanze dell’attività di classificazione del territorio regionale, ai fini della gestione della qualità dell’aria ambiente, definite come aggregazioni di comuni con caratteristiche il più possibile omogenee, sono le seguenti: • IT0601 Zona di risanamento -­‐ Area Napoli e Caserta; • IT0602 Zona di risanamento -­‐ Area salernitana; • IT0603 Zona di risanamento -­‐ Area avellinese; • IT0604 Zona di risanamento -­‐ Area beneventana Le zone di risanamento sono definite come quelle zone in cui almeno un inquinante supera il limite più il margine di tolleranza fissato dalla legislazione. La zona di osservazione è definita dal superamento del limite ma non del margine di tolleranza. Il comune di Cetara rientra nella Zona di mantenimento -­‐ Area Salernitana 40 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Piano regionale di Tutela delle Acque, D.lgs 152/1999 e s.m.i. In attuazione della Direttiva 2000/60/CE, che ha istituito un quadro per le azioni da adottare in materia di acque in ambito comunitario, e della Direttiva 2006/118/CE sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento, l'Italia ha emanato norme che ne recepiscono le finalità di tutela e protezione ed i criteri da adottare nella valutazione dello stato quali-­‐quantitativo e delle tendenze evolutive delle acque sotterranee. Il DLgs n.152/2006 "Norme in materia ambientale" dedica la Parte Terza dell'articolato (dall'Art.53 all'art.176), corredata da n.11 Allegati tecnici, alla tutela delle acque dall'inquinamento e alla gestione delle risorse idriche, correlandole alla difesa del suolo e alla lotta alla desertificazione. I successivi DLgs n.30/2009 e DM n.260/2010 hanno contribuito a delineare il nuovo quadro normativo di riferimento. Tali Decreti individuano i criteri per la identificazione e la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei e definiscono le nuove modalità di classificazione dello stato chimico e quantitativo delle acque sotterranee. Il rinnovato quadro normativo prevede che la tutela efficace e la corretta gestione delle risorse idriche siano oggetto di pianificazione settoriale, di competenza delle Regioni e delle Autorità di Bacino, rispettivamente per le scale regionali e di distretto idrografico, attraverso la predisposizione dei Piani di Tutela delle Acque e dei Piani di Gestione delle Acque. Alla scala regionale il Piano di Tutela delle Acque (PTA), adottato dalla Regione Campania nel 2007, ha individuato n. 49 corpi idrici sotterranei significativi, alloggiati negli acquiferi delle piane alluvionali dei grandi Fiumi campani, negli acquiferi dei massicci carbonatici della dorsale appenninica ed in quelli delle aree vulcaniche. Gli acquiferi delle piane alluvionali sono caratterizzati da una permeabilità medio-­‐alta per porosità e sono alimentati per infiltrazione diretta e dai travasi degli adiacenti massicci carbonatici, con una circolazione idrica a falde sovrapposte. I corpi idrici sotterranei ubicati negli acquiferi costituiti dai complessi delle successioni carbonatiche, hanno permeabilità molto elevate per fratturazione e carsismo e sono caratterizzati dalla presenza di importanti falde basali, alimentate da un'elevata infiltrazione efficace e risultano essere i più produttivi della Campania. Le aree vulcaniche ospitano, invece, acquiferi a permeabilità molto variabile per porosità e fessurazione, e sono alimentati prevalentemente da apporti diretti con travasi dagli acquiferi adiacenti e con una circolazione idrica prevalentemente a falde sovrapposte. Le aree collinari, infine, sono caratterizzate dalla presenza di acquiferi a permeabilità molto bassa che ospitano falde idriche molto modeste. Il Piano di Gestione delle Acque (PGA), adottato dal Distretto Idrografico della Regione Campania nel 2010, ha ritenuto opportuno estendere il numero dei corpi idrici sotterranei d'interesse alla scala regionale a n.79. A ciascuno dei corpi idrici individuati è stata assegnata la categoria di rischio di raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. Il piano attua la disciplina generale per la tutela delle acque, mediante: 41 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) • una politica della tutela delle acque che integra gli aspetti qualitativi con quelli quantitativi; • una politica di risanamento e prevenzione basata sugli obiettivi di qualità dei corpi idrici recettori e sulla necessità di diversificare le azioni di prevenzione in base alle criticità presenti sul territorio (aree sensibili e zone vulnerabili). Le finalità si sostanziano in una serie di obiettivi e di contenuti specifici: • effettuare la classificazione dei corpi idrici e delle aree da assoggettare a speciale prevenzione e risanamento; • adottare le misure per la tutela di ciascun corpo idrico prevedendo in caso di necessità anche l’adozione dei provvedimenti integrativi o restrittivi degli scarichi o dell’uso delle acque; • recepire i programmi di miglioramento dell’ambiente idrico; • assicurare la tutela qualitativa e quantitativa per bacino idrografico; • definire le cadenze temporali e le priorità; • disporre gli interventi di bonifica dei copri idrici. Il piano di tutela contiene: • i risultati dell’attività conoscitiva; • l’individuazione degli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione; • l’elenco dei corpi idrici a specifica destinazione e delle aree richiedenti specifiche misure di prevenzione dall’inquinamento e di risanamento; • le misure di tutela qualitative e quantitative tra loro integrate e coordinate per bacino idrografico; • l’indicazione della cadenza temporale degli interventi e delle relative priorità; • il programma di verifica dell’efficacia degli interventi previsti; • gli interventi di bonifica dei corpi idrici. Il piano individua le pressioni e gli impatti delle attività antropiche sullo stato delle acque superficiali e sotterranee al fine di rendere fruibile la lettura delle prescrizioni, gli adempimenti delle misure di salvaguardia e delle azioni di intervento di miglioramento dello stato ambientale delle acque in tutto il territorio regionale. La stima delle pressioni e degli impatti hanno riguardato: 1. lo stato qualitativo dei corpi idrici; 2. le pressioni sullo stato quantitativo dei corpi idrici superficiali e sotterranei. 42 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Piano Regionale Forestale Campania 2008-­‐2013 Il D.lgs 227/2001 (Orientamento e modernizzazione del settore forestale), emenato ai sensi della delega conferita con la L. 57/2001, ha assunto un valore di riferimento normativo generale, rappresentando una vera e propria legge quadro forestale. Sulla base di quanto previsto dall’art. 3 del D.lgs 227/2001, sono state approvate le “Linee guida in materia forestale”, in cui vengono definite, a supporto delle Regioni e Province autonome, le linee di tutela, conservazione, valorizzazione e sviluppo del settore forestale, tenendo conto di tutte le componenti ecologiche, sociali ed economiche e nel rispetto degli impegni internazionali sottoscritti dal nostro Paese, individuando i seguenti obiettivi prioritari: 1. tutela dell’ambiente; 2. rafforzamento della competitività; 3. miglioramento delle condizioni socio economiche degli addetti; 4. rafforzamento della ricerca scientifica. Nella nuova stesura del Pfr, le singole regioni si devono ispirare ai sei criteri di gestione forestale sostenibile concordati a Helsinki nel 1993 e sottoscritti dal nostro paese. Per ciascun criterio vengono individuate una serie di azioni, e gli indicatori correlati, che si rendono necessarie per il pieno rispetto del criterio stesso. In ottemperanza al D.lgs 227/2001, la Regione Campania sta revisionando questo importante strumento di programmazione del settore forestale per il periodo 2008-­‐2013 al fine di la gestione forestale sostenibile, in base ai criteri generali di intervento indicati nel decreto del ministero dell’ambiente Dm 16 giugno 2005. A tal fine, il piano si propone il raggiungimento dei seguenti obiettivi specifici: 1. tutela, conservazione e miglioramento degli ecosistemi e delle risorse forestali; 2. miglioramento dell’assetto idrogeologico e conservazione del suolo; 3. conservazione e miglioramento dei pascoli montani; 4. conservazione e adeguato sviluppo delle attività produttive; 5. conservazione e adeguato sviluppo delle condiziononi socio-­‐economiche. 43 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Piano di Sviluppo Regionale 2007-­‐2013 (PSR) Il Programma di sviluppo rurale della Regione Campania rappresenta un valido strumento di orientamento, regolamentazione e gestione delle politiche di sviluppo rurale. Il regolamento 1698/2005 definisce gli obiettivi generali per lo sviluppo rurale nel seguente modo: a) accrescere la competitività del settore agricolo e forestale sostenendone la ristrutturazione, lo sviluppo e l’innovazione; b) valorizzare l’ambiente e lo spazio naturale sostenendo la gestione del territorio; c) migliorare la qualità di vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche. Le innovazioni fondamentali su cui poggia il disegno strategico del Psr sono: • territorializzazione degli interventi; • integrazione degli strumenti; • politica attiva per il risparmio energetico e per il paesaggio. Articolazione del territorio regionale in macroaree omogenee Il Comune di Cetara ricade nella macroarea A3 – Aree a forte valenza paesaggistico-­‐
naturalistica con forte pressione antropica. 44 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Il regolamento CE 1698/2005 stabilisce che la realizzazione degli obiettivi dovrà essere effettuata attraverso specifiche misure di sviluppo rurale strutturate in 4 assi prioritari: • asse I – Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale; • asse II – Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale; • asse III – Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale; • asse IV – Leader. I fabbisogni. In tali aree i processi di diversificazione economica sono già piuttosto avanzati. Si rileva, tuttavia, un livello di integrazione dell’agricoltura con le altre attività economiche (si pensi al turismo) non all’altezza delle potenzialità. Va inoltre sostenuta la permanenza delle aziende agricole (anche attraverso la diversificazione delle fonti di reddito) per il loro ruolo determinante nella definizione e manutenzione del paesaggio (si pensi, ad esempio, ai terrazzamenti). Tale necessità si propone con paricolare evidenza sopratutto nelle aree protette, che mantengono a fatica i caratteri tipici della ruralità in un contesto particolarmente sensibile all’aggressione urbana. In tali aree la sostenibilità dello sviluppo deve seguire una traiettoria che valorizzi il ruolo multifunzionale dell’agricoltura in sinergia con processi di diversificazione del reddito e di valorizzazione, in chiave ambientale, paesaggistica e storico-­‐culturale, delle risorse territoriali. Si precisa che tali fabbisogni fanno riferimento alla quella parte di territorio rientrante nella perimetrazione delle aree protette, con esclusione per i centri urbani in esse presenti. Con riferimento a detta porzione di territorio, emerge la necessità di dare risposta ai seguenti fabbisogni: − Sostegno alla permanenza delle aziende agricole ed alla diversificazione delle fonti di reddito; − Miglioramento dell’attrattività dei territori. 45 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 1.3 Individuazione degli obiettivi e delle azioni del piano Alla luce dell’analisi svolta per il Piano Urbanistico Comunale, si propone di seguito un quadro sinottico in cui sono stati articolati gli indirizzi strategici del Piano, declinandoli analiticamente sino alle componenti operative. In particolare si è scelto di gerarchizzare gli obiettivi in tre livelli di lettura: obiettivi generali (finalità verso le quali sono dirette le attività di pianificazione), obiettivi specifici (finalità intermedie funzionali al raggiungimento degli obiettivi generali) e azioni (percorsi o metodi che servono per guidare e determinare le decisioni presenti e future). Tale schematizzazione, oltre a fornire uno schema di agevole lettura delle azioni previste, è stata preferita poiché si presta adeguatamente alla costruzione delle matrici di valutazione. Obiettivi generali A TUTELA DEL VALORE PAESAGGISTICO AMBIENTALE E CULTURALE B RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA MOBILITA’ Obiettivi specifici Azioni a1.1 Salvaguardia dei boschi, terrazzamenti e costoni rocciosi e A1 progettazione sentieristica Analisi della vulnerabilità del territorio e fattori di a1.2 rischio idrogeologici Risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto A2 Diffusione del a2.1 Promozione di una gestione concetto di paesaggio culturale integrata del sistema antropico-­‐ (codice bbcc e del naturale paesaggio) b1.1 B1 Accordo pubblico – privato per la realizzazione e gestione di una I siti dei progetti strategici galleria con parcheggi e attrezzature per la decongestione della SS 163 46 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) b1.2 Recepimento di un progetto dell’A.C. per la realizzazione di un parcheggio multipiano e impianto sportivo in Via Cannillo b1.3 Recepimento di uno studio di fattibilità per la realizzazione di un parcheggio in grotta con accesso dall’area di sosta dell’hotel Cetus b1.4 Riqualificazione del Porto C MIGLIORAMENTO DEI LUOGHI DELLA PRODUZIONE E DEI SERVIZI b2.1 Potenziamento dei percorsi trasversali (costa – interno) B2 La rete dei trasporti b2.2 Favorire sistemi di trasporto collettivo o automatizzati c1.1 Promozione di incontri pubblici per condividere strategie c1.2 Sviluppo e valorizzazione delle C1 attività legate alla pesca e al pescato Supporto alle attività produttive tradizionali c1.3 Recepimento di un progetto dell’A.C. per la riqualificazione e valorizzazione del torrente Cetus, atto a fornire ulteriori potenzialità al settore dell’artigianato. 47 Rapporto Ambientale D RIQUALIFICAZIONE NUCLEO URBANO Comune di Cetara (Sa) C2 c2.1 Il turismo e la politica Parziali riconversioni del patrimonio dell’accoglienza edilizio in strutture ricettive d1.1 Ripristino di elementi alterati e/o incongrui anche con azioni dirette e riqualificazione dei contesti D1 significativi Promozione di interventi di qualita’ d1.2 Realizzazione di circa 30 alloggi di edilizia agevolata in zona Cannillo d2.1 Contribuire al soddisfacimento del verde pubblico D2 Individuazione di aree per standards d2.2 Definizione di percorsi e sentieri pedonali 48 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 1.4 Analisi delle interazioni Con riferimento a ciascuno dei piani considerati è stata condotta una analisi di coerenza delle interazioni attraverso la costruzione di una matrice in cui si incrociano le informazioni relative ai rispettivi specifici obiettivi e quelle relative agli obiettivi del PUC. TUTELA DEL VALORE PAESAGGISTICO AMBIENTALE E CULTURALE RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA MOBILITA’ MIGLIORAMENTO DEI LUOGHI DELLA PRODUZIONE E DEI SERVIZI RIQUALIFICAZIONE NUCLEO URBANO + + + + + + + + PTR CAMPANIA + + + + PTCP SALERNO + + + + PARCO REGIONALE DEI MONTI LATTARI + + + + AREE SIC E ZPS + + + + PIANO REGIONALE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE + = + = PIANO REGIONALE RIFIUTI URBANI DELLA REGIONE CAMPANIA + = + + PIANO REGIONALE DI BONIFICA DELLE AREE INQUINATE + + = = PIANO REGIONALE DI RISANAMENTO E MANTENIMENTO DELLA QUALITA’ DELL’ARIA + = = = PIANO TUTELA ACQUE, D.LGS 152/1999 E S.M.I. + = = = PUT AREA SORRENTINO AMALFITANA AUTORITÀ DI BACINO DESTRA SELE 49 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) PIANO FORESTALE REGIONALE CAMPANIA 2008-­‐2013 + + + + PIANO DI SVILUPPO RURALE 2007-­‐2013 (PSR) + + + + Legenda + COERENZA = INDIFFERENZA – INCOERENZA 50 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 2. ANALISI AMBIENTALE DI CONTESTO 2.1 Descrizione degli aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente La penisola Sorrentino-­‐Amalfitana è costituita dal sistema montuoso dei Monti Lattari: si tratta di potenti bancate di piattaforma carbonatica, spesse alcune migliaia di metri, costituite da dolomie, calcari dolomitici, calcari organogeni di piattaforma e clastici lungo le scarpate (giurassico – cretacico). Questa successione litologica si sviluppa in strutture monoclinatiche o poco piegate, accavallate e sovrascorse tra loro. La maggior parte del substrato calcareo è ammantato da una coltre piroclastica dello spessore variabile da pochi decimetri ad oltre 1 metro, proveniente dal distretto vulcanico del Somma – Vesuvio. I due versanti della penisola presentano caratteristiche ambientali molto diverse. Il versante settentrionale, quello sorrentino, è contraddistinto da un sistema naturale di terrazzamenti piani, o in lieve pendio, che trattenendo l’umidità favorscono le coltivazioni; ampi pianori solcati da profonde forre che verso il mare terminano con impervie falesie tufacee. Il versante meridionale, identificato con la nota Costiera Amalfitana è maggiormente influenzato dall’imponente compagine montuosa dei Lattari che in questa direzione si protendono verso il mare con una serie di massicci interrotti da valloni talvolta ampi talvolta simili a profonde incisioni (celebre il vallone di Furore tra Praiano e Conca). La diversità morfologica ha condizionato indissolubilmente il carattere dei paesaggi agrari, degli insediamenti, lo sviluppo del territorio e le relazioni tra le diverse parti. In particolare la natura impervia ha reso difficili le comunicazioni tra i due versanti che anche storicamente era affidata alla strada di valico di Chiunzi (oggi SP1). Oggi la viabilità principale di collegamento che consente di raggiungere tutti i centri è rappresentata dall’anello costiero costituito dalla due strade statali, la SS145 “sorrentina” e dalla SS 163 “amalfitana”; a questa si aggiungono le uniche importanti connessioni trasversali, la SS366 (Castellamare – Agerola) e le strade SP1 e SP2 che dal valico di Chiunzi raggiungono la costiera. L’arco costiero meridionale che va da Cetara a Positano è famoso in tutto il mondo; il suo valore è dovuto soprattutto agli spiccati caratteri geomorfologici, vegetazionali e storico paesistici. Si è soliti identificare la Costiera Amalfitana con tutti i comuni lungo la SS 163 ma, come anticipato, i comuni di Conca dei Marini e Furore per caratteri insediativi e funzionali creano un punto di discontinuità che si relaziona più con l’altopiano di Agerola; anche Positano, ultimo avamposto della costiera segna l’ingresso alla penisola sorrentina, mentre dall’altra parte Cetara, seppur isolata da Capo d’Orso e sovrastata dalla dorsale di monte dell’Avvocata, anticipa in pieno i caratteri di questo ambiente insediativo e dei suoi paesaggi. La vicinanza della montagna al mare che storicamente ha attratto anche i comuni montani (come testimonia la localizzazione dei centri abitati allungati su promontori e speroni), rimane il fattore più attraente di quest’ambito e inserisce a pieno titolo in questo ambiente insediativo anche i centri storici di Scala e Ravello. E’ altrettanto evidente però come la maggior parte del territorio di questi due Comuni che si spinge fino al crinale che congiunge monte Cervigliano a monte Cerreto, con la sua totale assenza di insediamenti e la folta e continua coltre di boschi non possa essere scissa né da un punto di vista funzionale né tanto meno figurativo dal più ampio ambiente insediativo dei Monti Lattari. 51 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Il Sistema Ambientale di Cetara POPOLAZIONE E TERRITORIO Cetara si trova all’estremità orientale della penisola sorrentino –amalfitana sul versante salernitano. Il territorio di Cetara, che comprende anche la piccola frazione Fuenti, è esteso 4,92 Kmq., l’altitudine va dal livello del mare fino a quota 935. Con le sue incisioni erosive e la frastagliata linea di costa, è caratterizzato da valori ambientali originati dalla stretta integrazione tra natura e storia, che nella loro fusione si esaltano reciprocamente. La popolazione residente alla fine del mese di dicembre 2008 è pari a 2361 abitanti, con sostanziale equilibrio tra i due sessi: 1174 maschi e 1187 femmine. La modesta entità della popolazione residente è un dato del tutto indipendente dall’importanza storica e dai valori ambientali del sito. Come gli altri centri del versante salernitano, anche Cetara deve l’accettabile grado di conservazione del contesto antropico e naturale alla particolare condizione del centro edificato, incastonato nello slargo terminale di valloni erosivi, nei quale si addentra dalla costa proiettandosi a fatica nell’imbuto che ne limita la crescita edilizia, costretta dalle scoscese pareti delle acclività più interne. Le unità di paesaggio naturali e antropiche che costituiscono il sistema ambientale sono: i due massicci del Monte del Demanio, a nord, del Monte della Rena, ad ovest, e del Monte Falerio, ad est; le pendici a vegetazione naturale boscate e a sclerofille; i terrazzamenti lungo l’alto versante costiero; la costa scoscesa e frastagliata che si prolunga, al di sotto della SS 163, dal centro edificato alla Punta Fuenti; le componenti di valore storico -­‐ ambientale: il centro di origine altomedioevale, le emergenze costituite dalla chiesa di S. Pietro Apostolo e di quelle di San Francesco, con l’annesso convento, e della Madonna di Costantinopoli; la frazione Fuenti e la torre costiera. Ai terrazzamenti si accosta, dalle quote più elevate, l’alternanza di nudità rocciose e di macchie di vegetazione spontanea nei tratti meno acclivi. La lettura delle matrici storiche insediative e delle relazioni territoriali che nelle varie epoche hanno riguardato sia i diversi centri della costiera che i centri interni, è particolarmente significativa. I centri della costiera hanno origine nel medioevo da un sistema di quattro “marine” principali: Amalfi, Atrani, Regina Maior e Regina Minor, a queste si aggiungevano località minori come Positanum, Plagianum, Cetara e Hercle. Dopo il tramonto della Repubblica marinara ebbe inizio per il sistema urbano amalfitano un lungo periodo di decadenza i centri assecondarono le loro diverse vocazioni economiche: quelli della costa potenziarono, per quanto possibile, le attività marinare e commerciali, mentre quelli interni montani, Tramonti in primo luogo, seguirono la loro vocazione agricola e forestale. Per i centri della costiera col tempo alla vocazione marinara subentrò quella turistica, prima di elite poi di massa. Le recenti dinamiche insediative, che fino agli anni ’70 sono state caratterizzate da rilevanti fenomeni di espansione prevalentemente residenziale rivolta per lo più a un mercato stagionale di seconde case per il turismo, hanno avuto esiti differenti ma sinteticamente si può dire che Cetara, sviluppatosi lungo il tratto finale del torrente Cetus, 52 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) ha mantenuto abbastanza inalterato l'aspetto complessivo dell'abitato sviluppatosi in continuità alla direttrice di impianto del centro storico. La singolarità del paesaggio, la tradizione storica, la mitezza del clima, il centro storico e i suoi monumenti, i prodotti ittici e i limoneti danno vita ad un sistema integrato di valori e di risorse che fa della costiera un territorio ad “economia turistica matura”, come lo definiva il Piano Territoriale di Coordinamento e Piano Paesistico dell’area Sorrentino – amalfitana della Regione Campania del 1977 (poi approvato come Piano Urbanistico Territoriale – PUT) e come già emergeva dallo specifico studio compreso nel progetto di Piano Territoriale di Coordinamento curato dal Provveditorato alle OO.PP. della Campania nel 1968. Nell’area costiera si sono sviluppate forme di turismo esclusivo e del suo indotto (tra cui l’artigianato) a cui si contrappongono forme di turismo di massa (in special modo a Maiori); vi è un’evidente contrapposizione di interessi fra coloro che vorrebbero favorire il turismo di qualità e le miriadi di affittacamere collegati a tour operator che rivolgono la loro offerta al turismo dei “grandi numeri”. In ogni caso, il livello dei servizi turistici sulla costa appare piuttosto buono, mentre si rileva una scarsa dotazione di servizi alla fruizione del patrimonio naturalistico e culturale. Il tessuto produttivo si presenta caratterizzato da una netta prevalenza di microimprese, spesso a carattere artigianale. La presenza di alcune produzioni tradizionali caratterizza fortemente il tessuto economico dell’area; si pensi alle ceramiche di Vietri, alla carta a mano di Amalfi, alla Moda Positano, al settore del legno, al settore agroalimentare (pasta di Gragnano, filiere del vino e dell’olio, produzioni casearie, agrumicoltura) e, a Cetara, della pesca. L’estrema polverizzazione aziendale rappresenta sicuramente un limite per lo sviluppo del settore, a causa dei bassi livelli di efficienza economica e di redditività che essa comporta. D’altra parte, la presenza di un notevole numero di produzioni tipiche di qualità spesso dotate di certificazione europea (vini Costa d’Amalfi Doc, Limone Costa d'Amalfi Igp, ecc) in un territorio relativamente ridotto rende il settore agricolo ricco di potenzialità di sviluppo, in particolare considerando le possibili sinergie ed integrazioni con il settore turistico, a patto di applicare idonee strategie di valorizzazione e promozione delle produzioni agroalimentari e di ridurre con decisione il rischio di perdita della tipicità e della qualità delle produzioni. La pesca, con il patrimonio storico di tecniche e di cultura materiale che essa significa, è un’antica e caratterizzante attività economica di Cetara, tra cui la conserva di alici e di tonno rosso (circa il 60% della produzione nazionale). Quanto alle colture agricole, quelle del limone, della vite e dell’ulivo non garantiscono una redditività significativa: la concorrenza dei paesi mediterranei ha limitato fortemente quella dell’agrumicoltura; i vitigni tipici sono pressocchè scomparsi. Tali colture segnano, però, fortemente il paesaggio: emerge pertanto lo iato tra la loro convenienza economica e l’esigenza di tutela dei terrazzamenti come elemento di forte strutturazione del paesaggio agricolo, nati come risposta alla duplice esigenza di massimizzare le aree coltive e di consolidare le pareti acclivi. TUTELA E PROTEZIONE AMBIENTALE L’Autorità di Bacino Regionale Destra Sele nel 2009 redige il Progetto di variante “aggiornamento del vigente piano stralcio per l’assetto idrogeologico”. Di seguito sono 53 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) riportati alcuni estratti che riguardano le principali analisi e indicazioni relative al comune di Cetara circa la pericolosità e il rischio da frana e pericolosità e rischio idraulico e da colata. Il territorio comunale di Cetara comprende l’intero bacino imbrifero del vallone Grande, delimitato dai crinali e dai rilievi dei Monti del Demanio (932 m. s.l.m.), Monte della Rena (551m. s.l.m.), Monte del Lavoratore (618 m. s.l.m.) e Monte Falerio o Falezzi (684 m. s.l.m.) oltre al versante sudorientale di quest’ultimo digradante verso il mare. L’abitato è ubicato allo sbocco di una stretta forra nell’area del conoide di deiezione costiero del vallone Grande. L’abitato prosegue per circa 1 km seguendo verso l’interno il corso del torrente. I terreni affioranti appartengono alla serie mesozoica calcareo-­‐dolomitica del Sistema di Piattaforma Carbonatica e Bacini (CPBS sensu D’Argenio et alii 1993). In particolare sono presenti nel territorio comunale la parte medio-­‐alta di tale successione (Giurassico), di natura essenzialmente calcarea, e la parte bassa (Trias), di natura prevalentemente dolomitica. I terreni più recenti sono rappresentati dai depositi continentali detritici e alluvionali del pleistocene e dell’olocene, oltre che dai depositi sciolti di copertura detritico-­‐piroclastica. L’assetto geomorfologico è riassumibile in due unità principali: bacino imbrifero del vallone Grande, impostato su una linea di faglia orientata NW-­‐SE, caratterizzato da una morfologia accidentata con numerose confluenze e versanti d’impluvio a controllo strutturale e ad elevata acclività, con presenza di cornici di morfoselezione, dissecate dall’erosione lineare impostatasi su discontinuità strutturali; versante sudorientale di Monte Falerio, che presenta una cornice sommitale e un andamento policiclico (parte superiore più matura e con sviluppo di un reticolo idrografico – parte inferiore a maggiore acclività legata presumibilmente alle successive riattivazioni della faglia costiera Capo d’Orso – Salerno). La linea di costa è segnata da una falesia di età Tirreniana. Scenari di franosità -­‐ La frequenza, l’entità e la tipologia dei fenomeni franosi rilevati sono condizionati fortemente dalla natura e dall’assetto strutturale dei terreni affioranti. Ai diversi ambiti morfostrutturali corrisponde infatti una franosità caratteristica. L’area di affioramento del substrato litoide è caratterizzata da frane del tipo crollo, colata detritica e, laddove è presente una diffusa copertura piroclastica, colata rapida di fango. I crolli coinvolgono prevalentemente le scarpate in roccia situate a più altezze lungo i versanti mentre le colate si innescano per la maggior parte dalle concavità morfologiche che presentano significativi accumuli di depositi di copertura. Si riporta di seguito un quadro riassuntivo degli eventi di frana rilevati e rappresentati nella “Carta inventario dei fenomeni franosi e della relativa intensità in funzione delle massime velocità attese”. Criticità di versante -­‐ Per quanto riguarda le colate rapide, sono stati riconosciuti alcuni gruppi di frane appartenenti ai diversi episodi alluvionali che hanno colpito anche altre 54 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) aree della costiera amalfitana (1910, 1924, 1954). Esse hanno interessato quasi tutti i principali valloni (vallone Grande e tributari), colpendo prevalentemente l’area di versante di Monte della Rena, Monte del Lavoratore e Monte Falerio. In particolare l’evento alluvionale del 1910 causò ingenti danni all’abitato di Cetara con distruzione totale di molti edifici e la perdita di vite umane (120 morti), per l’effetto combinato dell’eccezionale incremento di portata del vallone Grande e dell’enorme contributo all’aumento del carico solido dovuto alle colate rapide detritico -­‐ fangose. Le cause predisponenti tali eventi, analoghe alle condizioni riscontrate in numerose altre aree della Costiera Amalfitana, sono riconducibili all’assetto orografico (versanti ad alta acclività) e alla presenza lungo tali versanti di estese coperture detritico – piroclastiche. In accordo con l’orientamento assunto per la valutazione dell’assetto idro-­‐geologico del territorio, che prevede di inquadrare la franosità pregressa per ambiti geomorfologici omogenei, le criticità legate ai diversi insediamenti e infrastrutture sono state distinte per tipologia, riunendole nei settori di seguito riportati. Si precisa inoltre che sono da considerarsi critiche tutte le aree indicate nella cartografia di Piano a rischio molto elevato R4 e elevato R3, laddove esse sono riferite a edifici e infrastrutture esistenti e non a previsioni di pianificazione urbanistica non ancora attuate. A. Versante in sinistra orografica del vallone Grande (a monte dell’abitato di Cetara) – Colate rapide detritico fangose hanno interessato (nel 1910) tale versante a monte dell’abitato coinvolgendo i depositi detritico-­‐piroclastici accumulati in concavità morfologiche. Queste ultime presentano inoltre, alla loro base, conoidi detritico alluvionali che testimoniano di analoghi e più antichi fenomeni. Per tale area si evidenzia l’esistenza di un “rischio residuo” legato ai depositi ancora presenti lungo il versante e non coinvolti dagli eventi pregressi. B. Versante in destra orografica del vallone Grande (a monte dell’abitato di Cetara) – In tale area è possibile distinguere lungo le cornici morfologiche, presenti a nord, un’area di versante interessata da crolli evolventi in colate detritiche, con presenza alla sua base di depositi detritici; immediatamente a sud si sviluppa un piccolo bacino imbrifero, che presenta numerose cornici di morfoselezione e depositi di copertura lungo i versanti, in concavità morfologiche e nella testata di impluvio, dove sono state riconosciute diverse colate rapide (riconducibili all’evento del 1910). L’insieme delle notizie pregresse e delle attuali osservazioni, confermano lo sbocco del vallone come area di possibile invasione di flussi detritico-­‐fangosi. C. Versante sudorientale di Monte Falerio – Quest’area si presenta scarsamente antropizzata ad esclusione di alcune case sparse e della SS.163 che corre lungo la base del versante. Sono state individuate alcune colate rapide nella parte alta del versante e crolli puntuali lungo la scarpata, sia naturale che artificiale, che sovrasta la strada statale. Presenza di depositi di copertura detritico – piroclastici lungo il versante, in concavità morfologiche e nelle testate d’impluvio. D. Falesia costiera – Tale morfotipo è rappresentato dalla scarpata costiera che segna tutto il margine meridionale della Penisola Sorrentina. L’elevata acclività e lo stato di fratturazione e alterazione dei litotipi affioranti, costituiscono fattori predisponenti per frane di crollo, spesso aggettanti su spiagge particolarmente frequentate nel periodo estivo. E. Area urbana di Cetara e bacino imbrifero del vallone Grande – Il settore della piana costiera individuato sulla carta geomorfologica come “conoide alluvionale quiescente” rappresenta l’area di possibile invasione. Nell’ambito del bacino imbrifero sono state rilevate numerose colate detritico fangose che hanno interessato principalmente aree non antropizzate in presenza di depositi di copertura detritico–piroclastici, localizzati lungo i versanti d’impluvio, le concavità morfologiche e le testate d’impluvio. Le due aree vanno inquadrate in un unico ambito in quanto i processi agenti lungo i versanti del bacino imbrifero e i possibili eventi meteo-­‐idrologici che possono interessarlo, estenderebbero i loro effetti anche all’area costiera urbanizzata. 55 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Pericolosità e rischio da frana -­‐ Gli studi realizzati hanno consentito di ricostruire un quadro esaustivo delle diverse tipologie dei movimenti franosi avvenuti e dell’insieme dei principali fattori predisponenti che concorrono alla suscettibilità a franare del territorio comunale. Sulla base dei dati raccolti, la pericolosità da frana è stata valutata sia per le aree di frana censite, sia per gli ambiti geomorfologici che rappresentano le aree di possibile evoluzione e/o occorrenza di nuove frane. La perimetrazione di aree a diversa classe di rischio è stata ottenuta, infine, dalla combinazione della pericolosità con il danno potenziale atteso. Criticità idrauliche e da colata-­‐ Le aree a suscettibilità da colata (ASC) sono state equiparate, per gli aspetti normativi, ad aree con livello di pericolosità P4. Le carte della pericolosità e del rischio riportano i risultati degli aggiornamenti, mentre nelle monografie di calcolo sono riportate le schede delle opere e dei punti analizzati con rilievi, fotografie e relativi calcoli idraulici. Dal punto di vista idraulico non si rilevano criticità, mentre si evidenzia come un’ampia estensione del fondovalle del Vallone Grande, tra cui la porzione terminale occupata dall’abitato di Cetara, è suscettibile all’invasione da parte di colate rapide di fango; ad accrescere la criticità è il fatto che per un esteso tratto il torrente risulta essere tombinato. Interventi per la mitigazione della pericolosità e del rischio da frana -­‐ Gli interventi per la mitigazione della pericolosità e del rischio da frana dovranno prevedere misure strutturali laddove le condizioni di rischio siano riferite a un’area ben definita (es. pareti verticali soggette a crolli, elevati spessori di depositi di copertura lungo i versanti e incombenti su specifiche aree urbanizzate, frane attive o quiescenti in successioni terrigene ecc...); le misure non strutturali possono costituire integrazione e/o completamento delle precedenti e sono da preferire laddove i livelli di pericolosità e rischio sono diversificati all’interno di un ambito morfologico ampio ma ben definito. 56 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) SVILUPPO SOSTENIBILE Un patrimonio “imponente” testimonia lo storico intreccio tra i livelli di biodiversità e le forme di organizzazione e di evoluzione delle attività umane. Parte consistente delle risorse genetiche di interesse agrario si è formata nel corso dei secoli anche attraverso l’immissione di specie e di biotipi originariamente esterni al territorio della Costiera, immissione che ha richiesto soluzioni originali e specifiche che hanno contribuito alla genesi ed alla strutturazione del paesaggio, a cominciare dalle murecine, i famosi muri a secco che costituiscono la struttura portante dei terrazzamenti, che rappresentano non solo una forma di sistemazione agronomica, ma un insieme di soluzioni per la gestione e la conservazione di tale biodiversità (irrigazione, drenaggio, etc.). In considerazione dell’uso del suolo, delle strutture aziendali e delle sistemazioni sopra citate non stupisce che il grosso della biodiversità individuata si esprima nel campo di quelle che sono generalmente definite come “legnose agrarie”, cioè vite, olivo, fruttiferi ed agrumi, mentre le altre tipologie di colture e le razze animali presentano in termini quantitativi un numero di emergenze minore, anche se non meno rilevanti sul piano della qualità dei prodotti di trasformazione. Si possono delineare nel territorio della penisola alcuni grossi “giacimenti” o meglio sistemi di biodiversità così schematizzati: - un importantissimo giacimento vitivinicolo la cui base è costituita da una quindicina di varietà locali che trovano espressione in due grosse categorie di vini di pregio (definite dai Doc presenti) che si caratterizzano al loro interno per la ulteriore presenza di specificità di prodotto (definite nel quadro normativo attuale come menzioni di sottozona); - un grosso giacimento olivoleicolo e di due oli a denominazione d’origine; - un rilevantissimo patrimonio di risorse nel campo della frutta fresca e secca, con oltre una decina di varietà a vario titolo riconosciute, la cui ricaduta sul piano della utilizzazione è però più limitata rispetto ai casi precedenti; - un altrettanto rilevante patrimonio nel comparto agrumicolo, che esprime anche ricadute di eccellenza sul versante della trasformazione (limoncello, etc.); - in campo erbaceo le emergenze presenti, anch’esse estremamente significative, sono relative soprattutto al comparto ortivo, con la compresenza di varietà diffuse anche in aree contermini e di varietà specifiche ed esclusive dell’area; - sul piano delle razze animali vi è la presenza di due biotipi di grandissimo interesse, uno caprino ed uno bovino, l’Agerolese, la cui presenza si riflette nelle importanti e numerose produzioni casearie della zona. In quest’ultimo caso assume storicamente una importanza decisiva ai fini dell’alimentazione la utilizzazione dei sottoprodotti del bosco e del sottobosco, che tradizionalmente integrano le molto limitate produzioni foraggere della zona. Attraverso i Siti di Importanza Comunitaria (Direttiva CEE n. 43/92 “Habitat”) e le Zone di Protezione Speciale (Direttiva CEE n. 409/79 “Uccelli”) la Commissione europea prevede di realizzare il progetto Rete Natura 2000, un’infrastruttura ambientale di connessione tra tutte le aree protette europee (parchi, riserve e le stesse aree S.I.C e Z.P.S.). Gli obiettivi della Direttiva Habitat sono quelli di: favorire l’integrazione della tutela di habitat e specie animali e vegetali con le attività economiche e con le aspettative di sviluppo delle 57 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) popolazioni locali; conservare non solo gli habitat naturali meno modificati ma anche quelli seminaturali (come le aree ad agricoltura tradizionale, i boschi produttivi, i pascoli, etc), per coinvolgere tutte le aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali hanno permesso il mantenimento di un equilibrio tra uomo e natura. Dalle schede predisposte dal Ministero dell’Ambiente risultano le caratteristiche principali dei SIC e ZPS che interessano il territorio di Cetara: -­‐IT8050054/IT8050054 – Costiera amalfitana tra Maiori e il torrente Bonea (Sic/Zps): il sito è caratterizzato da un ripido versante di natura calcareo-­‐dolomitica con la presenza di piccoli valloni separati e incisi da torrenti che decorrono brevemente lungo le pendici dei Monti Lattari. Significativa è la presenza di macchia mediterranea, vegetazione rupestre delle pendici calcaree, boschi misti di leccio. Importanti sono: l’ avifauna migratrice e nidificante oltre che interessanti comunita' di rettili e chirotteri. I rischi potenziali sono dovuti alla captazione delle sorgenti a scopi domestici ed irrigui, all’eccessiva antropizzazione e a episodi di vandalismo e bracconaggio; -­‐IT8030008 – Dorsale dei Monti Lattari: il sito è caratterizzato da rilievi di natura calcarea con ripidi versanti percorsi da brevi corsi d'acqua a regime torrentizio e presenza sparsa di coperture piroclastiche. Nelle fasce di vegetazione sono rappresentati i principali popolamenti vegetali dell'Appennino meridionale. Significativa è la presenza di piante endemiche ad arcale puntiforme. Zona interessante per avifauna migratoria e stanziale (Pernis apivorus, Circaedus gallicus, Falco peregrinus, Sylvia undata). I rischi potenziali sono dovuti ad eccessiva antropizzazione, relativo degrado ambientale ed estensione della rete stradale. Più del 50% dell’intero territorio comunale è interessato dalla presenza delle aree SIC e ZPS sopra descritte. Nello specifico Il SIC Dorsale dei Monti Lattari, notevolmente esteso a cavallo tra le due province di Napoli e di Salerno, copre la parte settentrionale del territorio di Cetara mentre il SIC/ZPS Costiera amalfitana tra Maiori e il torrente Bonea interessa tutta la fascia costiera e si inoltra nei territori comunali limitrofi di Vietri sul Mare e Minori. I tre SIC e ZPS inglobano al loro interno tutto il centro edificato. ACQUE Il D.Lgs 152/99 introduce un elemento di grande novità in riferimento alle esigenze di conoscenza dello stato e della tutela dell’ambiente marino-­‐costiero, ovvero il concetto di una politica di protezione attiva volta al perseguimento e/o al mantenimento di prefissati obiettivi di qualità ambientale. In accordo con gli attuali orientamenti comunitari non si parla più solo esclusivamente di obiettivi di qualità funzionale (balneazione, molluschicoltura). Gli obiettivi di qualità ambientale presuppongono la ricerca di indicatori di qualità dell’ambiente marinocostiero che vanno identificati tanto sulla base delle caratteristiche e vocazioni naturali quanto sulla base delle loro possibilità di uso compatibile. Dai risultati delle attività di monitoraggio si evince un miglioramento della qualità delle acque ai fini della balneazione, la persistenza di fenomeni erosivi generalizzati, la perdita irreversibile di migliaia di metri quadri di spiaggia ad elevato valore ambientale ed economico a causa della pressione antropica e la presenza di fenomeni di eutrofizzazione nelle aree marine antistanti le foci dei fiumi o gli scarichi urbani. La pesca, una tra le attività economiche più importanti della regione Campania, è 58 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) influenzata dalla bassa produttività dei nostri mari che appaiono sovrasfruttati e dagli impatti provocati dalla tecnica a strascico effettuata in assenza di controlli adeguati. La dotazione di acqua potabile pro capite -­‐ L’analisi del dato relativo alla dotazione pro capite netta mostra valori medi compresi tra i 185 l/ab*g per l’ATO “Sarnese – Vesuviano” ed i 235 l/ab*g per gli ATO “Sele” e “Napoli – Volturno”, con una percentuale degli abitanti serviti con dotazioni superiori a 300 l/ab*g compresa tra il 15% ed il 20%. Tali valori risultano elevati considerando che essi sono calcolati come rapporto tra il volume fatturato ed il numero degli abitanti serviti da ogni singolo gestore, Comune o Azienda, non essendo disponibile, se non raramente, il dato relativo ai volumi erogati ed essendo inoltre la rete di distribuzione caratterizzata da un’elevata percentuale di perdite. Si tratta dunque di un dato che sottostima il consumo di risorsa idropotabile effettivo e ciò appare ancora più evidente quando si consideri il valore medio delle dotazioni pro capite lorde, misurate cioè rispetto ai volumi totali immessi in rete, che sulla base dei dati disponibili risulta infatti pari addirittura a 330 l/ab*g. Il valore delle perdite medie, relativamente alle reti acquedottistiche degli ATO “Sarnese – Vesuviano”, “Sele” e “Napoli – Volturno”, si attesta al 47% del volume immesso in rete con punte del 75-­‐85%. Benché il confronto con il dato nazionale risulti difficile a causa di una notevole variabilità (un intervallo ampio compreso tra il 20 ed il 45% con media attorno al 39%), i valori registrati risultano estremamente elevati, ben al di là della soglia definita fisiologica (10%) e a “livelli assolutamente non compatibili con un sistema moderno di acquedotto” come riporta testualmente un documento redatto dal Comitato per la vigilanza sull’uso delle risorse idriche. MOBILITA’ La natura impervia che caratterizza la Costiera Amalfitana, pur con il suo fascino, è tuttavia causa di una delle principali criticità dell’area, rendendo difficili le comunicazioni terrestri tra i vari centri e i comuni del versante sorrentino. La statale 163 è la direttrice di connessione principale che struttura le relazioni tra i centri della costiera e consente di raggiungere anche la costa settentrionale congiungendosi alla statale 145. Come tutte le aree di punta del turismo italiano, la costiera deve superare la stagionalità delle presenze. Cetara è dotata di tutte le potenzialità per distribuire l’afflusso sull’intero arco dell’anno, puntando sulla valorizzazione delle risorse paesistiche, naturalistiche e storico – ambientali. Si tratta di un processo parzialmente avviato, che può e deve essere ulteriormente spinto al fine di riequilibrare la domanda e l’offerta e superare la congestione estiva, che danneggia l’accessibilità e l’agibilità territoriale della costiera. Le condizioni d’uso cui è sottoposta la SS 163, la quale, attraversando i centri urbani che si susseguono lungo il suo sviluppo, funge nel contempo da asse di collegamento interurbano e da strada urbana, mentre restano irrisolti i problemi della fluidificazione del traffico urbano con entrata e uscita sulla strada statale e la conseguente domanda di aree per la sosta. L’unica strada longitudinale carrabile, che dal mare perviene al parcheggio privato di uso pubblico posto all’estremità nord del paese, è, in genere caratterizzata da congestione per traffico, carenza di aree di sosta e di manovra, per cui, spesso se non si trova da parcheggiare si è costretti a difficili manovre in retromarcia per ripercorrere in discesa la strada principale in cerca di un improbabile possibilità di parcheggiare il proprio 59 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) autoveicolo. L’eccessivo espandersi del parco auto per numero e spesso per dimensioni inaccettabili di ingombro (SUV) ha provocato e provoca, sovente, il collasso di interi nuclei urbani; tale circostanza, per un piccolo comune, che per le sue caratteristiche storico – ambientali, attrae quote importanti della domanda turistica postula decisioni non più rinviabili in tema di accessibilità e di sosta, cui il PUC cerca di fornire proposte, che, condivise dall’A.C. committente e dalla collettività locale vengono, discusse ai tavoli della concertazione interistituzionale. Anche il porto costituisce un elemento sostanziale del sistema infrastrutturale di Cetara. Adeguati interventi per renderlo compatibile per l’attracco dei mezzi pubblici (aliscafi di linea e metro del mare), previsti e da realizzare nel contesto del piano regionale per la portualità turistica e passeggeri, rappresenta una ulteriore sfida per la decongestione del traffico veicolare e per la sperimentazione di modalità di trasporto sostenibili. ARIA Le direttive comunitarie in materia di qualità dell'aria (Direttiva Quadro 1996/62/CE1, Direttive “figlie” 1999/30/CE2 e 2000/69/CE3, Direttiva 2002/3/CE4, Direttiva 2004/107/CE5 ) ed i relativi recepimenti nella normativa italiana (D.Lgs. 351/1999, D.M. 60/2002, D. Lgs. 183/2004) impongono il rispetto di valori limite sulle concentrazioni in atmosfera degli inquinanti normati. In Italia i soggetti responsabili della valutazione e gestione della qualità dell’aria sono le regioni e le province autonome che, in base al D.Lgs. 351/99, hanno l’obbligo di effettuare una valutazione della qualità dell’aria, sia attraverso misure rappresentative dei livelli degli inquinanti riportati nell’allegato I dello stesso decreto, sia attraverso l’uso di modelli o di metodi di valutazione obiettiva. In riferimento a quanto esposto, la Regione Campania, nel Novembre 2005, ha inviato sia all’APAT -­‐ Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici che al MATT -­‐ Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio il suo documento “Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria” (Approvato, con emendamenti, dal Consiglio Regionale della Campania nella seduta del 27 giugno 2007). Il territorio di Cetara, in relazione alla zonizzazione del “Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria”, viene definita zona di mantenimento in cui i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e tali da non comportare il rischio di superamento degli stessi. Nella Regione Campania esiste una rete di monitoraggio della qualità dell’aria non sufficientemente diffusa e, per alcuni tra i principali inquinanti (biossido di azoto, monossido di carbonio, idrocarburi non metanici, ozono, benzene, Idrocarburi Policiclici Aromatici e di polveri sottili), limitata solo ad alcune province. Vi sono, infatti, zone del territorio poco indagate, con conseguente indisponibilità di dati ed informazioni capaci di restituire un quadro sulla qualità dell’aria, e zone costantemente monitorate, per le quali è disponibile una serie storica di dati che delinea lo stato e l’andamento dell’inquinamento atmosferico. In generale, le aree urbane sono maggiormente monitorate rispetto a quelle industriali, e la principale fonte di inquinamento osservata è il traffico veicolare. L’analisi sulla situazione dell’inquinamento atmosferico evidenzia andamenti diversi tra i vari inquinanti. Mentre in alcuni casi si osservano miglioramenti nel corso degli anni, in altri casi permangono situazioni di non conformità alle prescrizioni normative. 60 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) RIFIUTI A seguito della emanazione del D. Lgs. 22/97, il Presidente della Giunta Regionale della Campania – Commissario di Governo per l’emergenza rifiuti -­‐ ha elaborato il Piano Regionale per lo Smaltimento dei Rifiuti.Successivamente,a causa dello stato di emergenza, nel Marzo 2006 è stato elaborato l’adeguamento al Piano ai sensi dell’art. 1 comma 2 del decreto legge 245/2005 convertito in Legge n. 21/06. Il Piano contiene le linee guida per la gestione integrata dei rifiuti sulla base delle seguenti scelte strategiche: -­‐ incentivazione della raccolta differenziata delle frazioni recuperabili; -­‐ selezione dei rifiuti indifferenziati e successivo recupero energetico delle frazioni combustibili; -­‐ selezione dei rifiuti indifferenziati e stabilizzazione delle frazioni umide; -­‐ smaltimento in discariche dedicate dei materiali non utilizzabili. Per l’applicazione di quanto previsto nel Piano regionale, anche nel rispetto delle indicazioni fornite dai diversi atti normativi emergenziali (Ordinanze di protezione civile), sono stati realizzati sette impianti per la selezione della frazione indifferenziata e sono stati avviati i lavori per la realizzazione dei termovalorizzatori di Acerra e di S. M. la Fossa. Dal 1997 ad oggi il sistema di trattamento e smaltimento della frazione indifferenziata ha evidenziato difficoltà connesse alla gestione impiantistica e ritardi nella realizzazione e attivazione dei diversi impianti. Al fine di garantire comunque la regolarità nella raccolta dei rifiuti indifferenziati si è dovuto ricorrere a programmi di trasporto fuori regione. Le difficoltà gestionali del sistema sono risultate sostanzialmente identiche in tutte le province, a causa dell’affidamento del servizio di trattamento e smaltimento della frazione a valle della raccolta differenziata ad un soggetto unico. In sintesi, i fattori che hanno condizionato maggiormente la corretta realizzazione del Piano sono stati i seguenti: -­‐ difficoltà nella realizzazione impiantistica; -­‐ insufficienti risultati della raccolta differenziata; -­‐ difficoltà nel superare l’eccessivo frazionamento nella gestione locale del ciclo dei rifiuti; -­‐ difficoltà nella localizzazione degli impianti a supporto del ciclo (compresi quelli a supporto della raccolta differenziata). Occorre, inoltre, riconoscere che per sviluppare nel territorio un moderno sistema che garantisca efficaci modelli gestionali di raccolta e trattamento, tenendo in debito conto le problematiche sociali e le legittime aspirazioni locali, è necessario un ulteriore, maggiore impegno e coinvolgimento da parte di tutti gli Enti interessati. In tale ottica è stato elaborato l’ “adeguamento al piano” che tiene in debito conto le specifiche competenze locali al fine del superamento dello stato di emergenza. Fortunatamente il territorio di Cetara, rientra nel Consorzio di Bacino per lo smaltimento dei rifiuti SA2, è ancora sostanzialmente risparmiato dalle problematiche gravi in cui versano le Provincie di Napoli e Caserta legate alla questione rifiuti, e non si rilevano al momento siti utilizzati a discarica e a rischio contaminazione. Dati raccolta differenziata (fonte Comune di Cetara) ANNO 2009 2010 2011 2012 2013 % 46,54 49,32 51,82 52,29 53,23 2014 49,59 2015(fino ad agosto) 51,36 61 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 3. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE 3.1 Esame degli obiettivi di protezione ambientale Il presente capitolo ha lo scopo di illustrare e verificare le modalità secondo le quali il Puc, in riferimento alle sue specifiche attribuzioni e competenze, ha fatto propri ed ha perseguito gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario, nazionale e regionale e, più in generale, in che modo il Piano ha preso in considerazione la questione ambientale nella definizione dei propri obiettivi, delle proprie strategie ed azioni di intervento. Gli “obiettivi di protezione ambientale” sono rilevanti in base alle questioni elencate alla lettera f) dell’allegato I alla Direttiva europea, ovvero quale scenario di riferimento per la valutazione degli impatti significativi sull'ambiente (ovvero sulla biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l'interrelazione tra i suddetti fattori), compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi. Per l’analisi degli obiettivi di sostenibilità ambientale si fa riferimento al “Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali dell’Unione europea (Commissione europea, DG XI “Ambiente, sicurezza nucleare e protezione civile”). Di seguito sono elencati i dieci criteri di sviluppo sostenibile: 1. Minimizzare l’utilizzo di risorse non rinnovabili L’impiego di risorse non rinnovabili, quali combustibili fossili, giacimenti di minerali e conglomerati riduce le riserve disponibili per le generazioni future. Un principio chiave dello sviluppo sostenibile afferma che tali risorse non rinnovabili debbono essere utilizzate con saggezza e con parsimonia, ad un ritmo che non limiti le opportunità delle generazioni future. Ciò vale anche per fattori insostituibili -­‐ geologici, ecologici o del paesaggio -­‐ che contribuiscono alla produttività, alla biodiversità alle conoscenze scientifiche e alla cultura (cfr. criteri nn. 4, 5 e 6). 2. Utilizzare le risorse rinnovabili entro i limiti delle possibilità di rigenerazione Per quanto riguarda l’impiego di risorse rinnovabili nelle attività di produzione primarie, quali la silvicoltura, la pesca e l’agricoltura, ciascun sistema è in grado di sostenere un carico massimo oltre il quale la risorsa si inizia a degradare. Quando si utilizza l’atmosfera, i fiumi e gli estuari come “depositi” di rifiuti, li si tratta anch’essi alla stregua di risorse rinnovabili, in quanto ci si affida alla loro capacità spontanea di autorigenerazione. Se si approfitta eccessivamente di tale capacità, si ha un degrado a lungo termine della risorsa. L’obiettivo deve pertanto consistere nell’impiego delle risorse rinnovabili allo stesso ritmo (o possibilmente ad un ritmo inferiore) a quello della loro capacità di rigenerazione 62 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) spontanea, in modo da conservare o anche aumentare le riserve di tali risorse per le generazioni future. 3. Utilizzare e gestire in maniera valida sotto il profilo ambientale le sostanze e i rifiuti pericolosi o inquinanti In molte situazioni, è possibile utilizzare sostanze meno pericolose dal punto di vista ambientale, ed evitare o ridurre produzione di rifiuti, e in particolare dei rifiuti pericolosi. Un approccio sostenibile consisterà nell’impiegare i fattori produttivi meno pericolosi dal punto di vista ambientale e nel ridurre al minimo la produzione di rifiuti adottando sistemi efficaci di progettazione di processi, gestione dei rifiuti e controllo dell’inquinamento. 4. Preservare e migliorare la situazione della flora e della fauna selvatiche, degli habitat e dei paesaggi In questo caso, il principio fondamentale consiste nel conservare e migliorare le riserve e le qualità delle risorse del patrimonio naturale, a vantaggio delle generazioni presenti e future. Queste risorse naturali comprendono la flora e la fauna, le caratteristiche geologiche e geomorfologiche, le bellezze e le opportunità ricreative naturali. Il patrimonio naturale pertanto comprende la configurazione geografica, gli habitat, la fauna e la flora e il paesaggio, la combinazione e le interrelazioni tra tali fattori e la fruibilità di tale risorse. Vi sono anche stretti legami con il patrimonio culturale (cfr. criterio n. 6). 5. Mantenere e migliorare il suolo e le risorse idriche Il suolo e le acque sono risorse naturali rinnovabili essenziali per la salute e la ricchezza dell’umanità, e che possono essere seriamente minacciate a causa di attività estrattive, dell’erosione o dell’inquinamento. Il principio chiave consiste pertanto nel proteggere la quantità e qualità delle risorse esistenti e nel migliorare quelle che sono già degradate. 6. Mantenere e migliorare il patrimonio storico e culturale Le risorse storiche e culturali sono risorse limitate che, una volta distrutte o danneggiate, non possono essere sostituite. In quanto risorse non rinnovabili, i principi dello sviluppo sostenibile richiedono che siano conservati gli elementi, i siti o le zone rare rappresentativi di un particolare periodo o tipologia, o che contribuiscono in modo particolare alle tradizioni e alla cultura di una data area. Si può trattare, tra l’altro, di edifici di valore storico e culturale, di altre strutture o monumenti di ogni epoca, di reperti archeologici nel sottosuolo, di architettura di esterni (paesaggi, parchi e giardini) e di strutture che contribuiscono alla vita culturale di una comunità (teatri, ecc.). Gli stili di vita, i costumi e le lingue tradizionali costituiscono anch’essi una risorsa storica e culturale che è opportuno conservare. 7. Mantenere e aumentare la qualità dell’ambiente locale La qualità di un ambiente locale può essere definita dalla qualità dell’aria, dal rumore ambiente, dalla gradevolezza visiva e generale. La qualità dell’ambiente locale è importantissima per le aree residenziali e per i luoghi destinati ad attività ricreative o di lavoro. Essa può cambiare rapidamente a seguito di cambiamenti del traffico, delle 63 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) attività industriali, di attività edilizie o estrattive, della costruzione di nuovi edifici e infrastrutture e da aumenti generali del livello di attività, ad esempio da parte di visitatori. È inoltre possibile migliorare sostanzialmente un ambiente locale degradato con l’introduzione di nuovi sviluppi. (Cfr. criterio n. 3 relativo alla riduzione dell’impiego e del rilascio di sostanze inquinanti.) 8. Tutela dell’atmosfera su scala mondiale e regionale Una delle principali forze trainanti dell’emergere di uno sviluppo sostenibile è consistita nei dati che dimostrano l’esistenza di problemi globali e regionali causati dalle emissioni nell’atmosfera. Le connessioni tra emissioni derivanti dalla combustione, piogge acide e acidificazione dei suoli e delle acque, come pure tra clorofluocarburi (CFC), distruzione dello strato di ozono ed effetti sulla salute umana sono stati individuati negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta. Successivamente è stato individuato il nesso tra anidride carbonica e altri gas di serra e cambiamenti climatici. Si tratta di impatti a lungo termine e pervasivi, che costituiscono una grave minaccia per le generazioni future. 9. Sviluppare la sensibilità, l’istruzione e la formazione in campo ambientale Il coinvolgimento di tutte le istanze economiche ai fini di conseguire uno sviluppo sostenibile è un elemento fondamentale dei principi istituiti a Rio (Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo, 1992). La consapevolezza dei problemi e delle opzioni disponibili è d’importanza decisiva: l’informazione, l’istruzione e la formazione in materia di gestione ambientale costituiscono elementi fondamentali ai fini di uno sviluppo sostenibile. Li si può realizzare con la diffusione dei risultati della ricerca, l’integrazione dei programmi ambientali nella formazione professionale, nelle scuole, nell’istruzione superiore e per gli adulti, e tramite lo sviluppo di reti nell’ambito di settori e raggruppamenti economici. È importante anche l’accesso alle informazioni sull’ambiente a partire dalle abitazioni e nei luoghi ricreativi. 10. Promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni in materia di sviluppo La dichiarazione di Rio (Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo, 1992) afferma che il coinvolgimento del pubblico e delle parti interessate nelle decisioni relative agli interessi comuni è un cardine dello sviluppo sostenibile. Il principale meccanismo a tal fine è la pubblica consultazione in fase di controllo dello sviluppo, e in particolare il coinvolgimento di terzi nella valutazione ambientale. Oltre a ciò, lo sviluppo sostenibile prevede un più ampio coinvolgimento del pubblico nella formulazione e messa in opera delle proposte di sviluppo di modo che possa emergere un maggiore senso di appartenenza e di condivisione delle responsabilità. Tali criteri possono essere un utile riferimento per la definizione dei criteri di sostenibilità. Il Manuale afferma che i criteri devono essere considerati in modo flessibile, in quanto le autorità competenti potranno utilizzare i criteri che risultino attinenti al territorio in esame ed alle relative politiche ambientali per definire obiettivi e priorità, nonché per valutare e, se possibile, contribuire maggiormente allo sviluppo sostenibile di obiettivi e priorità in atri settori. 64 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 3.2 Analisi di coerenza In assonanza a quanto già fatto nel precedente paragrafo e con riferimento al documento relativo alle strategie di sostenibilità viene condotta l’analisi di coerenza attraverso la costruzione di una matrice in cui si incrociano le informazioni relative agli specifici obiettivi del PUC. Le informazioni contenute nella matrice sono di tipo qualitativo. Obiettivi specifici del PUC TUTELA DEL VALORE PAESAGGISTICO AMBIENTALE E CULTURALE 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + = + + + = = = + + + + + = = + + + = = + RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA MOBILITA’ MIGLIORAMENTO DEI LUOGHI DELLA PRODUZIONE E DEI SERVIZI RIQUALIFICAZIONE NUCLEO URBANO Legenda + COERENZA = INDIFFERENZA – INCOERENZA Alla luce degli esiti della valutazione effettuata, desumibili dal prospetto precedente, non si ritiene necessario procedere ad ulteriori approfondimenti di particolari aspetti critici, in quanto non si riscontrano particolari interazioni negative del PUC di Cetara con il sistema ambientale generale relativo, né sussistono casi di rilevante incertezza valutativa che giustifichino un rimando ad un successivo momento d’indagine. 65 Rapporto Ambientale 4. Comune di Cetara (Sa) EFFETTI DEL PIANO SULL’AMBIENTE 4.1 Valutazione dei possibili effetti del PUC sull’ambiente La fase conoscitiva del rapporto fornisce sia le linee strategiche presenti nel Piano (rappresentate nello schema metodologico della valutazione) sia i principali caratteri territoriali e le informazioni ambientali utili a restituire un quadro di sintesi per la valutazione. La valutazione degli effetti ambientali del PUC di Cetara è stata elaborata mettendo in relazione le azioni di piano e le tematiche ambientali studiate congruenti con l’analisi conoscitiva effettuata, per consentire di indirizzare e stimare la rilevanza delle azioni di piano sugli elementi costitutivi dell’ambiente. La valutazione quantitativa attraverso l'uso di opportuni indicatori ambientali e di sostenibilità, fornirà gli elementi necessari a valutare efficacemente gli effetti del Piano. Ai fini della valutazione quantitativa del piano, si seguirà un percorso metodologico che consenta di: 1. individuare, partendo dalle azioni di piano, i sistemi ambientali (aria, corpi idrici, ecc.) e territoriali (sistema urbano, sistema tecnologico, ecc.) sui quali hanno effetto i fattori di pressione connessi alle azioni; 2. definire, nell’ambito dei sistemi individuati, la valutazione degli effetti (positiva, nulla, negativa, incerta) delle azioni di Piano; 3. identificare, per ciascun sistema, un set di indicatori da utilizzare per la definizione del piano di monitoraggio, idonei a descrivere quantitativamente gli effetti delle azioni di piano sui sistemi interessati. Il percorso di valutazione quantitativa prevede l’utilizzo di matrici, dove vengono incrociate le azioni del PUC con le tematiche territoriali per valutare la rilevanza (positiva, nulla, negativa, incerta) dei fattori di pressione che le azioni di piano esercitano sulle tematiche interressate e, per ogni tematica territoriale, prevede l’utilizzo di un set di indicatori che descrivono quantitativamente gli effetti delle azioni di piano. La valutazione si conclude con la costruzione di un quadro complessivo in cui vengano riassunte le pressioni ambientali e territoriali attese rispetto alle azioni di Piano. 66 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 4.2 Matrice di valutazione INDICATORE VALORE SOGLIA PRIMA DEL PIANO STIMA DOPO IL PIANO Il territorio comunale è già caratterizzato da una alta percentuale di aree sostenibili. V = 0,5 Il Puc prevede sia interventi di recupero, riqualificazione insediativa, ambientale ed urbanistica, e sia integrazione di attrezzature. Tali interventi interessano una notevole superficie territoriale. V = 0.75 1 USO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO Il valore viene considerato in relazione all’indice “aree sostenibili” espresso come rapporto tra il totale delle aree destinate a verde urbano, a parco, a verde attrezzato per il tempo libero, ad aree destinate al recupero e riqualificazione sul totale della superficie territoriale. Scarsa dest. sostenibile -­‐> V = 0 Modesta dest. sostenibile -­‐> V = 0,25 Suffic. dest. sostenibile -­‐> V = 0,5 Buona dest. sostenibile -­‐> V = 0,75 Elevata dest. sostenibile -­‐> V = 1 2 ACCRESCIMENTO E SALVAGUARDIA DEL CONTESTO ABITATIVO E FUNZIONALITÀ DI SPAZI ED EDIFICI Il valore viene considerato in relazione all’indice “standard urbanistici” espresso come rapporto tra la dotazione esistente o di progetto e la dotazione minima da assicurare per ogni abitante, insediato o da insediare. L’art. 11 della L.R. n. 35/1987 prescrive che la quantità minime di superficie da destinare alle attrezzature pubbliche deve essere non inferiore a 27 mq/ab. Scarsa dotazione -­‐> V = 0 Modesta dotazione -­‐> V = 0,25 Sufficiente dotazione -­‐> V = 0,5 Buona dotazione -­‐> V = 0,75 Elevata dotazione -­‐> V = 1 La dotazione di standard esistente non raggiunge nemmeno 1/3 di quella minima. V = 0 3 COMUNICAZIONE AMBIENTALE In questo caso il valore viene considerato in relazione alla quantità/numero di azioni e/o eventi di sensibilizzazione riscontrabili. Assenza di azioni -­‐> V = 0 Modesta pres. di azioni -­‐> V = 0,25 Sufficiente pres. di azioni -­‐> V = 0,5 Buona pres. di azioni -­‐> V = 0,75 Elevata pres. di azioni -­‐> V = 1 Dalle informazioni disponibili si riscontrano alcune iniziative in tal senso. V = 0,25 4 ACCESSIBILITÀ DELLE AREE VERDI PUBBLICHE E DEI SERVIZI LOCALI 5 AREA DISBOSCATA SUL TOTALE DI AREA BOSCHIVA In base all’European Common Indicators (ECI), si considera accessibile un'area verde pubblica o i servizi locali quando l'utente abita entro un raggio di 300 m dalla medesima: 300 m in linea d'aria vengono considerati mediamente equivalenti a circa 450 m di percorso effettivo in area urbana, i quali corrispondono a poco più di 10 minuti di cammino per una persona anziana. Il valore, quindi, viene considerato in relazione all’indice “distanza da percorrere” espresso come rapporto tra la distanza da percorrere e il raggio di 450 ml. Notevol. sopra i limiti -­‐> V = 0 Sopra i limiti -­‐> V = 0,25 Intorno ai limiti -­‐> V = 0,5 Sotto i limiti -­‐> V = 0,75 Notevol. sotto i limiti -­‐> V = 1 Il territorio della Provincia rappresenta il 36,2% della superficie regionale, e quasi la metà della superficie a boschi della Regione (47,8%). Gli ettari di bosco attraversati dal fuoco nel 2007, nell’intera provincia, sono stati 15.122,27 e rappresentano il 42,51% della superficie regionale incendiata, mentre la sola superficie boscata incendiata è stata di 9.575,22 ettari, pari al 40,11% della superficie boscata regionale incendiata. Si sono verificati, nella provincia, 1980 incendi, pari al 34,6% del totale regionale. Il dato sulla superficie media bruciata per incendio è pari a 7,64 Ha (media reg. 6,22 Ha). Assenza di azioni -­‐> V = 0 Modesta pres. di azioni -­‐> V = 0,25 Sufficiente pres. di azioni -­‐> V = 0,5 Buona pres. di azioni -­‐> V = 0,75 Elevata pres. di azioni -­‐> V = 1 La dotazione prevista, ivi comprese le attrezzature esistenti, ammonta a mq. 33,05/ab., così ripartiti: a) Scolastiche mq. 500/2.400 = 0,29 mq/ab b) Interesse comune mq. 3.595/2.400 = 1,50 mq/ab * c) Verde, gioco e sport mq. 54.303/2.400 = 22,62 mq/ab d) Parcheggi mq. 20.930/2400 = mq. 8,72 mq/ab *Escluse le aree di cui alla L.R. 9/1990 V = 1 Il piano prevede svariate azioni per promuovere la crescita culturale e la consapevolezza del valore ambientale, la conoscenza e la cultura sulla biodiversità e lo sviluppo sostenibile e per favorire la cultura della salvaguardia ambientale e del risparmio delle risorse. V = 0,5 Il rapporto tra la distanza da percorrere e il raggio di 450 ml riguardo alle attrezzature esistenti è mediamente pari a 0,95. V = 0,75 Il rapporto tra la distanza da percorrere e il raggio di 450 ml riguardo alle attrezzature di progetto è mediamente pari a 1. V = 0,75 Particolarmente pesante, per il 2007, il bilancio degli incendi che hanno interessato il comune di Cetara (7), secondo nella penisola amalfitana solo a Tramonti (21) e Maiori (15), ma primo per superficie boscata (243,3ha su una superficie totale di 396,6ha). V = 0,25 Tra le azioni di Piano è prevista la salvaguardia dei boschi, dei terrazzamenti e dei costoni rocciosi attraverso la formulazione di norme più puntuali. V = 0,75 67 Rapporto Ambientale 6 LIVELLO DI RICONOSCIMENTO DELL’IDENTITÀ LOCALE 7 ATTRATTIVITÀ ECONOMICO-­‐
SOCIALE 8 MINIMO CONSUMO DI SUOLO 9 BIODIVERSITÀ E AREE PROTETTE 10 VULNERABILITÀ DEL TERRITORIO ED EVENTI IDROGEOLOGICI, VULCANICI E SISMICI 11 INQUINAMENTO ACUSTICO La tipicità del territorio oggetto di studio è fortemente legata ai prodotti enogastronomici locali che hanno contribuito a formare l’identità dei luoghi: Cetara è rinomata per la conserva delle alici e del tonno. La pesca del tonno a Cetara si è trasformata col tempo in una vera industria che preleva circa il 60% del tonno italiano. Assenza di azioni -­‐> V = 0 Modesta pres. di azioni -­‐> V = 0,25 Sufficiente pres. di azioni -­‐> V = 0,5 Buona pres. di azioni -­‐> V = 0,75 Elevata pres. di azioni -­‐> V = 1 Altro tema importante per lo sviluppo del territorio è quello legato al turismo e alla politica dell’accoglienza. Le norme del PUT precludono in zona 1a e 1b la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica e/o ampliamento di quelli esistenti. Scarsa dotazione -­‐> V = 0 Modesta dotazione -­‐> V = 0,25 Sufficiente dotazione -­‐> V = 0,5 Buona dotazione -­‐> V = 0,75 Elevata dotazione -­‐> V = 1 Il valore viene considerato in relazione all’indice di “superficie coperta” espresso come rapporto tra la superficie coperta e la superficie. Elevato consumo suolo -­‐> V = 0 Notevole consumo suolo -­‐> V = 0,25 Medio consumo suolo -­‐> V = 0,5 Modesto consumo suolo -­‐> V = 0,75 Scarso consumo suolo -­‐> V = 1 Il valore viene considerato in relazione all’indice di “biodiversità e aree protette” espresso come rapporto tra aree protette e superficie territoriale. Assenza aree prot. -­‐> V = 0 Modesta pres. aree prot. -­‐> V = 0,25 Discreta pres. aree prot. -­‐> V = 0,5 Notevole pres. aree prot. -­‐> V = 0,75 Elevata pres. aree prot. -­‐> V = 1 Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Bacino Destra Sele è stato redatto ai sensi del comma 6 ter dell’art. 17 della legge 183/89 e dell’art. 1 del D.L. n. 180/98 e dagli artt. 1, 1 bis e 2 del D.L. n. 279/00 convertito con modifiche e integrazioni nella legge n. 365/00. Obiettivo di fondo del piano è la definizione di misure e di interventi volti a ridurre i gradi di rischio e di pericolo idrogeologico esistenti. Elevata pres. rischio -­‐> V = 0 Notevole pres. rischio -­‐> V = 0,25 Discreta pres. rischio -­‐> V = 0,5 Modesta pres. rischio -­‐> V = 0,75 Assenza aree rischio -­‐> V = 1 I valori limite di rumorosità in relazione alle classi di destinazione d’uso del territorio (aree particolarmente protette, aree prevalentemente residenziali, aree di tipo misto, aree di intensa attività umana, aree preval. industriali, aree escl. industriali) sono fissati dal DPCM 14 Nov 97 “Determinazione dei valori limiti delle sorgenti sonore”. I valori di riferimento sono considerati in relazione al superamento o meno di tali limiti. Notevol. sopra i limiti -­‐> V = 0 Sopra i limiti -­‐> V = 0,25 Intorno ai limiti -­‐> V = 0,5 Sotto i limiti -­‐> V = 0,75 Notevol. sotto i limiti -­‐> V = 1 Comune di Cetara (Sa) Dalle informazioni disponibili si riscontrano alcune iniziative in tal senso. V = 0,25 Nell’ambito dell’obiettivo del Piano di supportare le attività produttive tradizionali, sono state previste azioni di promozione di sviluppo e valorizzazione delle attività legate alla pesca e al pescato e incontri pubblici per la condivisione di strategie. V = 0,75 Nel territorio di Cetara, allo stato, risultano in attività l’Hotel Cetus e n. 7 B&B V = 0,25 Sono individuate dal PUC, ove compatibili, parziali riconversioni del patrimonio edilizio del nucleo urbano in strutture ricettive per migliorare l’offerta sia in termini quantitativi che qualitativi. V = 0,75
La superficie coperta esistente è pari a mq V = 0,75 La superficie coperta esistente e di progetto è pari a mq V = 0,75 Più del 50% dell’intero territorio comunale è interessato dalla presenza delle aree SIC e ZPS sopra descritte. Nello specifico Il SIC Dorsale dei Monti Lattari, notevolmente esteso a cavallo tra le due province di Napoli e di Salerno, copre la parte settentrionale del territorio di Cetara mentre il SIC/ZPS Costiera amalfitana tra Maiori e il torrente Bonea interessa tutta la fascia costiera e si inoltra nei territori comunali limitrofi di Vietri sul Mare e Minori. I tre SIC e ZPS inglobano al loro interno tutto il centro edificato. V = 0,75 Per le aree ricadenti nei Siti d’Interesse Comunitario, il PUC prevede nelle NTA, specifiche prescrizioni di salvaguardia e tutela degli ecosistemi. In particolare, per tutti i progetti ed esecuzioni di opere materiali ubicate in tali aree, il Piano prescriverà la redazione di una Valutazione d’Incidenza Ambientale e di uno Studio d’Incidenza Ambientale. V = 0,75 Il territorio di Cetara è notevolmente interessato dal PSAI Destra Sele. V = 0 Ciò rende necessario, ai fini del PUC, l’attenta considerazione delle prospettive di messa in sicurezza, che assumono un ruolo prioritario e pregiudiziale rispetto alle azioni di piano più significative. V = 0,5 Il clima acustico esistente è compatibile quasi totalmente con i limiti massimi di immissione stabiliti dalla normativa di attuazione ed in gran parte già compatibile con i limiti massimi di qualità. V = 0,75 Nell’ambito del processo di formazione del Puc è stato redatto il Piano di Zonizzazione Acustica che prevede tutte le azioni necessarie al mantenumento del clima acustico totalmente compatibile con i limiti massimi di immisione e di qualità fissati dalla legge, nonché ad un miglioramento ulteriore nel corso del tempo. V = 1 68 Rapporto Ambientale 12 PROTEZIONE, CONSERVAZIONE E RECUPERO DEI VALORI STORICI, CULTURALI ED ARCHITETTONICI Il valore di riferimento è considerato in relazione al rapporto tra la superficie destinata ad interventi di recupero e/o conservazione e il totale della superficie pianificata. Scarso recupero -­‐> V = 0 Modesto recupero -­‐> V = 0,25 Discreto recupero -­‐> V = 0,5 Notevole recupero -­‐> V = 0,75 Elevato recupero -­‐> V = 1 Dalle informazioni disponibili, precedentemente al PUC, non si riscontra alcuna azione sistemica in tal senso (escludendo quindi casi isolati di restauro nel centro storico). V = 0,25 13 TUTELA E SVILUPPO DEL PAESAGGIO MARE-­‐TERRA E DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE E TURISTICHE CONNESSE In questo caso il valore viene considerato in relazione alla quantità/numero di azioni di tutela e sviluppo riscontrabili. Assenza di azioni -­‐> V = 0 Modesta pres. di azioni -­‐> V = 0,25 Sufficiente pres. di azioni -­‐> V = 0,5 Buona pres. di azioni -­‐> V = 0,75 Elevata pres. di azioni -­‐> V = 1 Dalle informazioni disponibili si riscontra una mancanza di azioni in tal senso, al contrario si osserva la presenza di turismo stagionale esclusivamente di tipo balneare con alto impatto ambientale. V = 0,25 14 QUALITA’ DELLE ACQUE MARINE 15 MOBILITÀ LOCALE E TRASPORTO PASSEGGERI 16 QUALITÀ DELL’ARIA Dei 483 comuni della Regione Campania definiti "centri balneari" dal Touring Club, Legambiente insieme ai suoi circoli locali ne ha selezionati 287. Sono quelli che presentano un'offerta turistica di qualità ed un buono stato di conservazione dell'ambiente marino e costiero. Nessun punteggio-­‐> V = 0 Scarso punteggio -­‐> V = 0,25 Medio punteggio -­‐> V = 0,5 Buon punteggio -­‐> V = 0,75 Totale punteggio -­‐> V = 1 La natura impervia che caratterizza la Costiera Amalfitana, pur con il suo fascino, è tuttavia causa di una delle principali criticità dell’area per le insostenibili condizioni di traffico, rendendo difficili le comunicazioni terrestri tra i vari centri e i comuni del versante sorrentino. Inoltre è rilevante anche la questione dei parcheggi pubblici che congestiona l’area del porto di Cetara. Nessun miglioramento-­‐> V = 0 Scarso miglioramento -­‐> V = 0,25 Medio miglioramento -­‐> V = 0,5 Buon miglioramento -­‐> V = 0,75 Totale miglioramento -­‐> V = 1 Il valore è considerato in relazione all’indice di qualità dell’aria che esprime la concentrazione in atmosfera degli inquinanti normati. Il valore di riferimento varia in funzione della classificazione comunale. (D.Lgs. 351/1996, D.M. 60/2002, D.Lgs. 183/2004 -­‐ Piano Risanamento Regionale Qualità dell’Aria, 2005) Notevol. sopra i limiti -­‐> V = 0 Sopra i limiti -­‐> V = 0,25 Intorno ai limiti -­‐> V = 0,5 Sotto i limiti -­‐> V = 0,75 Notevol. sotto i limiti -­‐> V = 1 Comune di Cetara (Sa) Notevole è la superficie destinata dal PUC ad interventi in tal senso. Il rapporto tra la superficie destinata alla conservazione dei caratteri storico-­‐culturali, al recupero e riqualificazione insediativa e la superficie pianificata si attesta intorno al 25%. V = 0,75 Il PUC prevede svariate azioni di tutela e sviluppo sostenibile del paesaggio mare-­‐terra e favorisce la localizzazione di nuove attività sostenibili costruendo un’offerta fortemente differenziata comprendente il turismo balneare e quello culturale ed enogastronomico, correlato alla valorizzazione integrata del patrimonio socio-­‐economico, ambientale e paesistico, costituito dalle zone di pregio con i relativi prodotti e dall’edilizia storica. V = 0,75 Cetara risulta avere raggiunto un discreto punteggio legato prIncipalmente alla qualità ambientale e dell’accoglienza . inoltre è indicata come località che offre anche luoghi d'interesse storico-­‐culturale. V = 0,5 Le azioni del PUC tendono ad preservare i tratti di costa con interventi di tutela e salvaguardia delle acque marine e delle fasce di rispetto. V = 0,75 Studi di fattibilità e svariate proposte non hanno fornito ad oggi un adeguata risposta a tale problematica che caratterizza la vita del centro di Cetara. V = 0,25 Il PUC recepisce alcuni progetti strategici che appaiono perseguibili: accordo pubblico – privato per la realizzazione e gestione di una galleria per la SS 163; realizzazione di un parcheggio multipiano interrato in Via Cannillo; riqualificazione del Porto. V = 1 L’intero territorio comunale è classificato come ‘zona di mantenimento’ in cui i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e tali da non comportare il rischio di superamento degli stessi. (Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria, 2005 -­‐ Zonizzazione) V = 0,75 Le azioni del PUC non interferiscono in maniera significativa con la tematica e mantengono sostanzialmente i valori positivi riscontrabili all’attualità non comportando, in prospettiva, il rischio di superamento dei livelli degli inquinanti. V = 0,75 69 Rapporto Ambientale 5. ORGANIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI 5.1 Sintesi delle ragioni della scelta delle alternative Comune di Cetara (Sa) La procedura di valutazione ambientale si esplica nel considerare le scelte del Piano rispetto allo Scenario Zero, ovvero rispetto al mancato intervento e le implicazioni che nel tempo potrà produrre l’evoluzione dell’attuale assetto del territorio, utilizzando come “metro di misura” gli obiettivi di sostenibilità. Sulla base delle analisi sopra mostrate è stata elaborata la tabella di stima degli indicatori. Ogni indicatore evidenzia quantitativamente gli effetti delle azioni suddette. Il prospetto mostra pertanto il quadro complessivo degli effetti delle azioni di Piano sulla tematica territoriale di riferimento, espressi attraverso tali indicatori. Questi ultimi vengono riferiti a un valore soglia definito generalmente da normative o da parametri calcolati sulla base delle informazioni disponibili e/o rilevabili dalla letteratura specialistica. In particolare, come si può notare, nel prospetto è stato operato un raffronto tra la situazione esistente in assenza del PUC e lo scenario degli effetti probabili per via delle azioni del PUC, normalizzando i vari valori soglia secondo una scala a cinque parametri, in modo tale da confrontare insieme gli effetti. Valore prima del PUC Indicatore 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Scenario dopo il PUC 0 0,25 0,5
0,75
1
0
0,25
0,5
0,75
1
70 Rapporto Ambientale 13 14 15 16 Comune di Cetara (Sa) Stima degli indicatori selezionati (Alternativa Ø vs Alternativa Piano) Sulla scorta dei valori appena mostrati vengono costruite le matrici sinottiche degli esiti valutativi, le quali permettono di ottimizzarne il percorso, evidenziando in modo inequivocabile eventuali incongruità del processo di pianificazione. La seguente matrice elaborata per la valutazione quantitativa incrocia le azioni del PUC ordinate in righe e le tematiche territoriali ordinate in colonne. L’incrocio evidenzia la pressione (positiva, nulla, negativa, incerta) dell’azione di piano sulla tematica territoriale in riferimento alla stima degli indicatori sopra analizzati e mostrati. Si schematizzano di seguito le principali azioni di piano: a1.1 Salvaguardia dei boschi, terrazzamenti e costoni rocciosi e progettazione sentieristica a1.2 Risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto a2.1 Promozione di una gestione integrata del sistema antropico-­‐ naturale b1.1 Accordo pubblico – privato per la realizzazione e gestione di una galleria per la decongestione della SS 163 b1.2 Recepimento di un progetto dell’A.C. per la realizzazione di un parcheggio multipiano interrato in Via Cannillo b1.3 Recepimento di uno studio di fattibilità per la realizzazione di un parcheggio in grotta con accesso dall’area di sosta dell’hotel Cetus b1.4 Riqualificazione del Porto b2.1 Potenziamento dei percorsi trasversali (costa – interno) b2.2 Favorire sistemi di trasporto collettivo o automatizzati c1.1 Promozione di incontri pubblici per condividere strategie c1.2 Sviluppo e valorizzazione delle attività legate alla pesca e al pescato c1.3 Recepimento di un progetto dell’A.C. per la riqualificazione e valorizzazione del torrente Cetus, atto a fornire ulteriori potenzialità al settore dell’artigianato. c2.1 Parziali riconversioni del patrimonio edilizio in strutture ricettive d1.1 Ripristino di elementi alterati e/o incongrui anche con azioni dirette e riqualificazione dei contesti significativi d1.2 Realizzazione di 30 alloggi di edilizia agevolata in zona Cannillo d2.1 Contribuire al soddisfacimento del verde pubblico d2.2 Definizione di percorsi e sentieri pedonali a1.1 a1.2 POPOLAZIONE E TERRITORIO TUTELA E PROTEZIONE AMBIENTALE SVILUPPO SOSTENIBILE ACQUA MOBILITA’ ARIA RIFIUTI ↓ ↓↓ ↓↓ ↓ ↓ ↓ ? ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓ ↓ ↓ 71 Rapporto Ambientale a2.1 b1.1 b1.2 b1.3 b1.4 b2.1 b2.2 c1.1 c1.2 c1.3 c2.1 d1.1 d1.2 d2.1 d2.2 Comune di Cetara (Sa) ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓ ↓ ↓ ↓↓ ↓↓ ? ↓↓ ↓ ↓ ? ↓↓ ↓ ? ↓↓ ↓ ↓ ? ↓↓ ↓ ? ↓↓ ↓ ↓ ↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ? ↓↓ ↓↓ ? ↓↓ ↓↓ ↓↓ ? ↓↓ ↓↓ ↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓ ↓↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ ↓↓ LEGENDA ↓↓ effetto fortemente positivo (diminuzione dei fattori di pressione) ↓ effetto positivo (diminuzione dei fattori di pressione) Ø effetto nullo ↑ effetto negativo (aumento dei fattori di pressione) ↑↑ effetto fortemente negativo (aumento dei fattori di pressione) ? effetto non valutabile 72 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) La lettura della matrice di valutazione conferma che le azioni di Piano programmate, in relazione alla sintesi delle principali questioni ambientali e territoriali, sono tese al miglioramento della condizione urbana di Cetara e sostanzialmente offrono un quadro positivo in cui avviare una pianificazione territoriale sostenibile. 73 Rapporto Ambientale 6. IL MONITORAGGIO 6.1 Descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio Comune di Cetara (Sa) La conoscenza dello stato e delle tendenze evolutive dell’ambiente viene acquisita, principalmente, attraverso le attività di monitoraggio e controllo. -­‐ Il monitoraggio è svolto essenzialmente attraverso reti fisse di misura, costituite da centraline sparse nel territorio che periodicamente, raccolgono il valore di parametri fisici, chimici, meccanici, ecc., riferiti essenzialmente alle Tematiche indicate precedentemente, selezionando gli aspetti rilevanti da prendere in considerazione e, trasmettendoli ad un centro operativo di raccolta. -­‐ Le attività di controllo (tra cui quelle relative alla prevenzione, alla repressione di crimini ambientali e alla verifica del risultato di particolari interventi) nella maggior parte dei casi non sono del tutto programmabili, perché svolte a fronte di una necessità di acquisire maggiori informazioni su particolari eventi. Infatti l’operatore spesso non conosce a priori la situazione che dovrà affrontare, ed è sul campo, quando si avvia l’indagine, che via via si scopre di aver bisogno (e di dover elaborare, spesso in tempo reale) di varie tipologie di informazioni di base. Queste informazioni, anche se disponibili su server specializzati, spesso non sono trasportabili in campo, a volte l’intervento viene avviato in una posizione conosciuta del territorio, ma può estendersi anche a distanza. Basti pensare ad un tipico intervento per inquinamento di un corso d’acqua, che può facilmente portare all’individuazione di scarichi illegali, anche a diversi chilometri dal punto di rilievo iniziale. A fronte di un intervento può esserci la necessità di disporre delle ortofoto attuali e/o di quelle di un passato recente e/o remoto di una particolare porzione di territorio, di conoscere particolari normative applicabili (in quella che può essere una ipotesi di infrazione rilevata) oppure individuare il proprietario di una particella catastale o la destinazione d’uso della stessa. Un’altra necessità dell’operatore è di disporre di uno strumento che lo assista nelle varie fasi di controllo e misura. Questo strumento deve essere in grado di posizionarlo correttamente sul territorio, fornendogli tutte le informazioni cartografiche di riferimento e, nel caso, fargli acquisire eventuali variazioni di rilevazioni territoriali. Inoltre l’operatore deve essere assistito, in tutte le fasi di misura, da una guida all’utilizzo di metodologie standard ed un sistema di raccolta, prima validazione ed elaborazione dei dati raccolti, in maniera da poter avere, immediatamente, una risposta sulla qualità rilevata. Analogamente le diverse metodologie di monitoraggio ambientale possono essere suddivise, in buona sostanza, in metodologie di monitoraggio totalmente automatizzate e metodologie basate su operatori umani. -­‐ Per monitoraggio automatizzato si intende una tipologia di monitoraggio dei parametri condotta esclusivamente tramite strumenti di analisi automatizzati. In questo caso l’attività umana è limitata alla fase di progettazione, installazione e manutenzione degli strumenti di analisi necessari per il rilevamento dei parametri. Tale metodologia si basa sull’installazione nei siti di campionamento, di stazioni di rilevamento in grado di 74 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) funzionare senza la presenza di un operatore umano. Ogni stazione, infatti, deve essere funzionalmente ed energeticamente autonoma, e consentire lo scaricamento dei dati da una postazione remota. L’installazione sul territorio in esame di un numero elevato di tali stazioni porta alla formazione di una rete di sensori automatici in grado di registrare il valore dei parametri oggetto di studio in modo continuo nel tempo. D’altra parte il costo di ogni stazione di rilevamento viene notevolmente influenzato dalle strutture di supporto all’apparecchiatura di analisi necessarie a rendere ogni stazione funzionalmente autonoma e dall’infrastruttura di comunicazione. In questa metodologia di analisi, purtroppo, è proprio il costo uno dei fattori più importanti di cui tener conto in quanto comporta un compromesso tra la spesa del progetto e la copertura del territorio (numero di punti di campionamento). -­‐ Parallelamente a quanto appena descritto si assiste oggi più che mai, grazie alle nuove tecnologie, ad un’evoluzione del monitoraggio basato su operatori umani. Il sistema o metodo che qui si suggerisce (che naturalmente andrà verificata nei dettagli attraverso successivi studi di fattibilità ad hoc), è un sistema di monitoraggio “integrato”, in tempo reale, che integra cioè gli elementi dei diversi approcci metodologici e si basa sulla sinergia collaborativa di operatori umani dislocati sul territorio oggetto di osservazione, stazioni o centraline fisse di rilevamento automatizzato, Centro Operativo di elaborazione, coordinamento e gestione. In tal modo si ritiene, possa essere possibile, soprattutto attraverso le nuove tecnologie, ormai relativamente a basso costo, mettere insieme i maggiori punti di forza delle metodologie esistenti e trarne il massimo vantaggio per azioni di sostenibilità ambientale realmente efficaci. In conclusione si propone uno schema idoneo alle attività di monitoraggio che dovrebbero mettersi in campo e che, se sarà possibile avvalersi della strumentazione informatica per la rilevazione e elaborazione dei dati, potrà garantire con efficacia il controllo delle determinanti ambientali nel tempo in relazione all’attuazione del PUC. Lo schema è costituito sostanzialmente da una tabella contenente nelle righe gli indicatori da monitorare e nelle colonne i dati da rilevare per ogni indicatore. In particolare per ognuno di questi ultimi viene indicato sia lo strumento di monitoraggio che la periodicità della raccolta dati, mentre andranno immesse le informazioni relative agli altri campi mostrati: in primo luogo i campi realtivi alla data di inizio e di fine rilevamento, inoltre quello riservato alla registrazione di “Vincoli e Criticità” ovvero le difficoltà incontrate rispetto sia alla raccolta dati e sia al raggiungimento dell’obiettivo di sostenibilità (valore soglia accettabile) e infine il campo “Traguardo” in cui immettere lo stato dell’indicatore (in percentuale) rispetto a quello di soglia accettabile. PERIODICITÀ STRUMENTO DI DI INDICATORE MONITORAGGIO RILEVAMENTO DATI % d’uso di fonti USO SOSTENIBILE 1 anno rinnovabili su DEL TERRITORIO totale energia ACCRESCIMENTO E Programma SALVAGUARDIA 1 anno pluriennale DEL CONTESTO opere pubbliche DATA DATA VINCOLI/ INIZIO FINE CRITICITÀ TRAGUARDO (%) 75 Rapporto Ambientale ABITATIVO E FUNZIONALITÀ DI SPAZI ED EDIFICI COMUNICAZIONE AMBIENTALE ACCESSIBILITÀ DELLE AREE VERDI PUBBLICHE E DEI SERVIZI LOCALI AREA DISBOSCATA SUL TOTALE DI AREA BOSCHIVA LIVELLO DI RICONOSCIMENTO DELL’IDENTITÀ LOCALE ATTRATTIVITÀ ECONOMICO-­‐
SOCIALE MINIMO CONSUMO DI SUOLO BIODIVERSITÀ E AREE PROTETTE VULNERABILITÀ DEL TERRITORIO ED EVENTI IDROGEOLOGICI, VULCANICI E SISMICI INQUINAMENTO ACUSTICO PROTEZIONE, CONSERVAZIONE E RECUPERO DEI VALORI STORICI, CULTURALI ED ARCHITETTONICI TUTELA E SVILUPPO DEL PAESAGGIO MARE-­‐
TERRA E DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE E TURISTICHE CONNESSE QUALITA’ DELLE ACQUE MARINE MOBILITÀ LOCALE E TRASPORTO PASSEGGERI QUALITÀ DELL’ARIA PRODUZIONE DI RIFIUTI RACCOLTA DIFFERENZIATA Comune di Cetara (Sa) Num. eventi 6 mesi Num progetti 6 mesi % superficie boscata (ha) 6 mesi Num. eventi – % partecipaz. 6 mesi % incremento offerta turistica 6 mesi 6 mesi 1 anno Num. di frane e alluvioni che interessano l’abitato 3 mesi Centraline giornaliera Num. progetti 1 anno Dati APT turismo di qualità e stanziale 1 anno Dati Arpac 1 anno Num progetti 1 anno Centraline giornaliera Num. nuove costruzioni (escluse attrezzature) Num. specie animali e vegetali presenti Costo 1 anno smaltimento rifiuti % di raccolta diff. 1 anno sul totale 76 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) Il set di indicatori individuati si integra con quelli di monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi derivanti dall’attuazione del PTCP di Salerno, in particolare sono stati selezionati i seguenti: Cod. SA/I1 -­‐ AREA URBANIZZATA/SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I2 -­‐ SUPERFICIE AREE PROTETTE TERRESTRI/ SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I4 -­‐ SUPERFICIE INTERESSATE DA ZPS/ SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I5 -­‐ SUPERFICIE INTERESSATE DA SIC/ SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I6 -­‐ VALORE DI NATURALITÀ TOTALE/ SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I7 -­‐ SUPERFICIE FRAMMENTATA/ SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I8 -­‐ SUPERFICIE AD ELEVATA NATURALITÀ/ SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I9 -­‐ SUPERFICIE BOSCHIVA/ SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I10 -­‐ SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE/ SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I11 -­‐ SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA/ SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I20 -­‐ NUMERO DI EVENTI DI FRANA REGISTRATI NEL COMUNE Cod. SA/I21 -­‐ NUMERO DI EVENTI DI ALLUVIONE REGISTRATI NEL COMUNE Cod. SA/I26 -­‐ SUPERFICIE DEVEGETATA DA INCENDI/ SUPERFICIE TERRITORIALE COMPLESSIVA Cod. SA/I31 -­‐ IDONEITÀ DELLE ACQUE ALLA BALNEAZIONE Cod. SA/I32 -­‐ KM DI COSTA A RISCHIO PERICOLO DI EROSIONE 77 Rapporto Ambientale 7. Comune di Cetara (Sa) VALUTAZIONE DI INCIDENZA Si riportano di seguito estratti della VI al PUC e quella relativa alla realizzazione del tracciato in variante alla s.s. 163 valutato nel rapporto ambientale del PTCP di Salerno. 78 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 79 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 80 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 81 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 82 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 83 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 84 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) SCHEDA N. 4 -­‐ VALUTAZIONE DI INCIDENZA PTCP SALERNO – 85 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 86 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 87 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 88 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 89 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 90 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 91 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 92 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 93 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 8. CARTOGRAFIA TEMATICA 94 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 95 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 96 Rapporto Ambientale Comune di Cetara (Sa) 97