LUIS POSADA CARRILES – IL TERRORISTA AMICO

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LUIS POSADA CARRILES – IL TERRORISTA AMICO
LUIS POSADA CARRILES – IL TERRORISTA AMICO
Reportage di Maurizio Campisi
www.mauriziocampisi.com
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Luis Posada Carriles ha sempre amato definirsi un pittore. I suoi
quadri paesaggistici –scorci ed immagini della sua diletta Cubasono sempre andati a ruba e non tanto per le qualitá artistiche
dell’autore, ma per il suo nome, legato alla lotta contro Fidel
Castro, una lotta viscerale che non si é mai placata nemmeno ora
che é giunto alla vecchiaia.
Posada Carriles é una leggenda negli ambienti anticastristi di
Miami. Un eroe per i cubani esiliati ed un amico, un patriota per
il governo degli Stati Uniti. Poco importa se é stato lui a mettere la
bomba che ha fatto scoppiare in volo un DC8 della Cubana de
Aviación o se sia stato l’artefice di una strategia della tensione
costata morti e feriti, Posada Carriles é il terrorista amico.
Nato a Cienfuegos, a Cuba, nel febbraio del 1928, Posada Carriles
fa tutta la sua vita giovanile nell’isola caraibica. Da bambino
studia dai gesuiti e dai padri mariani, poi all’universitá frequenta
prima medicina, poi chimica e passa presto dalla bottega di
fertilizzanti del padre alla Firestone. Gli esplosivi sono il suo
pallino e con il golpe di Fulgencio Batista si avvicina agli ambienti
della dittatura. Nel regime poliziesco, gli viene affidato il compito
di individuare possibili simpatizzanti della rivoluzione castrista
all’interno della multinazionale dei pneumatici. Quando Fidel
Castro prende l’Avana, si dà alla macchia, finchè nel 1960 si
rifugia nell’ambasciata argentina allegando lo status di
perseguitato politico e quindi ripara a Miami con un
salvacondotto.
Qui, c’è bisogno di volontari per l’operazione 40 e Posada Carriles
finisce nella brigata 2506, che viene inviata ad addestrarsi in
Guatemala, in attesa dello sbarco.
Non combatterà però: le truppe provenienti dal Centroamerica, al
rendersi conto che il presidente Kennedy non darà l’appoggio
previsto per l’invasione nella Baia dei Porci, cambiano rotta
all’ultimo momento e calano a Porto Rico.
Posada, come tutti i cubani che hanno partecipato all’operazione,
é indignato per il voltafaccia dei gringos, ma l’onta subita non fa
che aumentarne il furore guerriero. La Cia chiama e sono in molti
a rispondere. Posada dal 1963 al 1965 viene inviato a Fort
Benning. I militari, conosciuto il suo curriculum universitario che
riporta gli studi in chimica, lo dirigono ad un addestramento
speciale in esplosivi. L’agenzia é generosa e gli paga anche un
salario di 300 dollari alla settimana.
Posada Carriles impara in fretta e passa ad essere egli stesso
addestratore dei gruppi paramilitari in esilio. La perizia acquisita
in questi anni sarà determinante per il suo futuro di bombarolo. A
Miami, intanto, cerca di raggruppare piú cubani possibile,
contando sul fatto che il regime di Fidel Castro ha le ore contate.
Forma la Junta Revolucionaria Cubana, che arruola agenti che
poi vengono inviati nell’isola per destabilizzare il governo castrista.
A Miami sono anni di cospirazioni e poteri occulti. Posada Carriles
ha preso contatto con mafiosi dello stampo di Lefty Rosenthal e
con l’intelligenza venezuelana –la Disip-, ma la relazione più
stretta la stringe con Jorge Mas Canosa, il capo riconosciuto dei
cubani esiliati, appoggiato dal grande capitale –Bacardi in testacacciato dall’isola. Con la Cia, la sua Rece (Representación
Cubana en el Exilio) ha preparato una stagione del terrore in
America Latina. Il primo “lavoro” è un tentativo di sabotaggio a
una nave cubana attraccata in un porto messicano. È il luglio
1965 e Posada Carriles è l’esperto in esplosivi inviato in Messico.
Mas Canosa provvede il C-4 ed i detonatori, ma all’ultimo
momento l’operazione viene cancellata. Il gruppo ripara in
Guatemala, dove riceve l’ordine di preparare il golpe contro il
governo.
Mas Canosa a questo punto lascia il terreno operativo e si
trasforma in uomo d’affari. Sbarca definitivamente a Miami ed in
pochi anni crea un impero valutato in svariati milioni di dollari. La
sua MasTec, gigante delle telecomunicazioni, è quotata in borsa a
New York e crea una fondazione, la FNCA (Fundación Nacional
Cubano Americana), che diventa il punto di riferimento obbligato
per la controrivoluzione. Sul campo lascia un fedele alleato, Luis
Posada Carriles che dopo il Guatemala è approdato in Venezuela,
dove lega con la polizia segreta e, sotto il soprannome di
commissario Basilio, partecipa alla repressione di sindacalisti ed
intellettuali di sinistra. Le prove del suo coinvolgimento nelle
torture e nelle sparizioni vengono fuori con gli anni. Il
commissario Basilio é il diretto responsabile dei sequestri, come
dimostra il dossier preparato dall’economista Jesús Marrero, che
provó la tortura proprio a mano di Posada e del suo gruppo
squadrista.
Per circa dieci anni Caracas diventa il suo centro di operazioni ed
ottiene anche la cittadinanza venezuelana. Con Orlando Bosch –
altro fuoriuscito cubano, legato all’assassinio del ministro di
Salvador Allende, Osvaldo Letelier- fonda la Coru, sigla che sta
per Comitato delle organizzazioni rivoluzionarie, che ha il
beneplacito della solita Cia. Sempre l’agenzia é prodiga in contatti
e fa sí che i due stringano attorno agli ambienti fascisti
latinoamericani ed in particolare con il Cile di Pinochet, diventato
intanto il punto di riferimento per l’eversione ed il terrorismo di
destra.
A Santiago, dove è riparato anche l’italiano Delle Chiaie, Posada
Carriles giunge per essere messo al corrente delle ramificazioni
dell’operazione Condor. Qui ottiene i preziosi contatti che
permettono alla Coru di portare a termine una serie di attentati
dinamitardi contro obiettivi cubani all’estero. Dall’aprile all’ottobre
del 1976 Posada Carriles ed i suoi colpiscono prima l’ambasciata
cubana a Lisbona –causando due morti-, poi il Centro Culturale
cubano in Costa Rica, quindi le agenzie di Cubana de Aviación in
Giamaica e Barbados ed un canale televisivo a Porto Rico.
Il punto di volta della carriera terrorista di Posada Carriles è però
l’attentato al volo 455.
Il 6 ottobre 1976 un Dc 8 della linea aerea cubana scompare in
mare proprio di fronte alla costa di Barbados. I primi dispacci non
lasciano dubbi: si tratta di un attentato, una bomba è scoppiata a
bordo. Ci sono 73 morti e non ci vuole molto per giungere agli
autori materiali ed intellettuali. Posada Carriles e il suo socio
Bosch vengono indicati subito come gli artefici dell’attentato:
l’hanno pianificato nelle lussuose suite dell’Hilton di Caracas,
hanno comprato il materiale al mercato nero e preparato le bombe
che poi hanno affidato ad altri due anticastristi, Freddy Lugo e
Hernán Ricardo Lozano, gli autori materiali. Gli Usa negano per
quasi trenta anni la loro partecipazione nella tragedia, poi i soliti
documenti declassificati dimostrano la responsabilità di Cia, Disip
e Coru sull’intera stagione di bombe e di morti del 1976.
Questa volta, la pressione internazionale é troppo forte. Le
autoritá venezuelane intervengono e nemmeno una settimana
dopo l’attentato, per Posada Carriles si aprono le porte della
prigione. Farà nove anni in attesa del processo, poi i soliti amici –
la FNCA e la Cia- un giorno gli fanno trovare le porte della
prigione aperte. Letteralmente, il terrorista cubano deve solo
oltrepassare le porte del carcere rimasto senza guardie
all’ingresso: nessuno ha visto nulla, nessuno ne sa niente. È
l’agosto 1985 ed oggi si sa anche quanto costò quella fuga: 28.600
dollari, tra mazzette e costi operativi. La fuga é da intreccio
internazionale: Posada Carriles viene prima imbarcato su un
peschereccio e trasferito ad Aruba, quindi giunge in Costa Rica su
un volo privato e portato nel Salvador, sua meta finale. Qui ad
aspettarlo c´é una nuova identitá, quella di Ramón Medina, e ci
sono, soprattutto, la Contra nicaraguense ed Oliver North. La sua
esperienza è ritenuta vitale per la guerra librata contro il
Nicaragua sandinista. Il cubano viene posto sotto gli ordini di
Félix Rodríguez, l’agente CIA che aveva partecipato all’uccisione di
Che Guevara e riceve uno stipendio di tremila dollari al mese. Il
compito é quello di sabotare le iniziative sandiniste e di
appoggiare la logistica delle truppe Contra nel Salvador. Quando
peró il ricognitore di Eugene Hasenfus viene abbattuto sulle
montagne del Nicaragua, scoppia lo scandalo Irangate e Posada
Carriles, che é parte dell’operazione, viene prontamente trasferito
in Guatemala.
Per alcuni anni lavora in copertura come impiegato dell’azienda
telefonica guatemalteca, ma i suoi nemici ne scoprono presto la
copertura e nel 1990 viene ferito in un agguato. Inviato in
Honduras per le cure, riceve la visita dell’Fbi, che gli imputa la
partecipazione in 41 attentati dinamitardi, quasi tutti in America
Latina. Posada Carriles nega, ma nel 1992 è di nuovo in azione.
Il solito Mas Canosa ha istituito un braccio armato della FNCA e
Posada Carriles viene chiamato a dirigerla. Il terrorista non è più
un ragazzino, ha già 64 anni ed invece di pensare alla pensione
viaggia per tutta l’America Centrale con il fine di stabilire contatti
e, soprattutto, per studiare i prossimi obiettivi. È di casa nel
Salvador ed è da qui che organizza gli attentati che colpiscono gli
hotel cubani nel 1997. In uno di questi muore l’italiano Fabio Di
Celmo, che paga con la vita la sua passione per Cuba. Quando gli
autori materiali vengono arrestati, confessano di essere stati
reclutati da Posada Carriles. Lui non smentisce, anzi parla ad una
radio di Miami ed ammette di aver organizzato tutto.
Soggiogato dal potere dei media, intriso dal culto della personalità,
rilascia anche una polemica intervista al New York Times nella
quale ricalca la sua responsabilità sugli attentati e chiama in ballo
la Cia: “Sono loro che ci hanno insegnato tutto. Come usare
l’esplosivo, a mettere le bombe, ad uccidere. Una volta ci
chiamavano patrioti ed ora siamo solo terroristi: i tempi sono
cambiati”. Poi, se la prende con i mezzi di comunicazione,
colpevoli di non dare sufficiente copertura alle sue azioni: ¨senza
pubblicitá, il nostro lavoro non ha senso¨.
Terrorista confesso, Posada si rifugia a Panama dove, nel 2000
cerca di compiere il sogno di tutta una vita, uccidere Fidel Castro,
ospite del summit delle Americhe. La polizia panamense però
scopre la tresca e lo arresta. Ha in suo possesso duecento chili di
esplosivo, sufficienti per fare esplodere non solo Fidel, ma tutto il
summit. Il carcere, peró, non è per lui. Ci rimane solo un paio di
anni ma poi la presidente Mireya Moscoso lo libera. La Moscoso é
prossima alla fine del suo mandato ed é alla ricerca di alleati
potenti perché implicata in vari scandali. Bush papá la
tranquillizza e la presidente concede l’indulto al pensionato
bombarolo che, acclamato dai cubani in esilio, prende la via degli
Usa.
Il Venezuela di Hugo Chávez, ricordandosi dell’evasione di venti
anni prima, ne richiede l’estradizione il 3 maggio 2005. Il
Dipartimento di Stato risponde picche: Posada Carriles non è qui,
dice. A smentirlo, però, è lo stesso terrorista che, con un’intervista
rilasciata al Miami Herald, ammette di essere entrato sotto falso
nome e di aver fatto richiesta di asilo politico. É una bella gatta da
pelare, ma gli Usa lo proteggono di nuovo, incarcerandolo non per
terrorismo come dovrebbero, ma per aver eluso le leggi di
migrazione. Il carcere, in questo caso, é una garanzia per Posada
Carriles, che non puó essere estraditato.
Venezuela e Cuba continuano a richiederlo, ma gli Usa nicchiano,
si tengono stretto il loro protetto, finchè in aprile arriva la
decisione scontata della giudice Kathleen Cardone: Posada deve
uscire di prigione. Legalmente non lo si puó trattenere per aver
ovviato le leggi di migrazione, ma sí lo si puó processare per gli
atti di terrorismo. Ci si aspetta la notificazione ed invece non
succede nulla. Nessun giudice statunitense avanza la richiesta di
un processo per terrorismo.
Lo stesso Roger Noriega, segretario per gli affari in America Latina
di Bush figlio, minimizza: ¨É probabile che quanto si addebiti a
Posada sia tutto una montatura¨, facendo scorgere tutta l’ipocrisia
dell’amministrazione Bush in quanto alla lotta al terrore. Nessuno
stato deve albergare terroristi dichiara Bush nei suoi interventi ai
media, ma si dimentica che ospita nella propria casa uno dei piú
efferati criminali.
Posada Carriles gongola. A Miami, al suo ritorno, gli tributano
un’accoglienza da star: lo chiamano il ¨leggendario combattente¨,
e poco importa che abbia sulla coscienza i 73 tra uomini, donne e
bambini innocenti del volo 455 o la vita di Fabio Di Celmo.
¨É vero, qualcuno é morto, ma non per questo dobbiamo fermarci¨
dichiara.
Ormai oltre gli ottanta anni, Posada Carriles non ha abbandonato
mai il suo credo violento. Quando puó fa un’apparizione pubblica
con qualche celebritá cubano-statunitense, come Gloria Estéfan e
dice che lo fa per la libertá ¨qui negli Stati Uniti, come lá, a Cuba¨.
Come con i suoi quadri, messi in vendita a prezzo politico: 200300 dollari a pezzo, somme simboliche per comprare un pezzo di
libertá nell’isola caraibica.