TIPOLOGIA B - Redazione di un "SAGGIO
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TIPOLOGIA B - Redazione di un "SAGGIO
TIPOLOGIA B - Redazione di un "SAGGIO BREVE" o di un "ARTICOLO DI GIORNALE" TELEVISIONE E SOCIETA’ ITALIANA NEI PRIMI 50 ANNI DI TRASMISSIONI Da 50 anni ormai la Televisione è presente nella società italiana ed occupa un ruolo determinante sia nella formazione dei singoli (bambini, giovani e adulti), sia nei rapporti interpersonali, nell’economia come nella politica. Gli articoli che seguono ti offrono spunti per operarne un primo bilancio ed esprimere tue riflessioni. CONSEGNE: Svolgi l’elaborato scegliendo tra saggio breve (max 5 colonne) ed articolo di giornale (max 4 colonne, precisando la testata e il tipo di articolo) fornendo anche un titolo coerente con la tua trattazione. 1 La televisione è fatta di parole, ma soprattutto di immagini. E proprio le immagini, più delle parole, sono in grado di colpire in modo immediato il nostro cervello, al quale arrivano senza filtri razionali, senza elaborazioni logiche. Questa è una sensazione intuitiva che ha però spiegazioni oggettive, documentate dagli studi scientifici (soprattutto nel campo della neurobiologia) di questi ultimi dieci anni. I messaggi visivi, già potenti di per sé in quanto colpiscono una parte del cervello che non si sottopone a sequenze logiche, arrivano sul cervello stesso in un momento in cui è distratto. Se si aggiungono i condizionamenti e i concetti ripetuti, abbiamo una televisione facile, che ci consente di immagazzinare passivamente informazioni. Ma proprio per questo consente anche di imparare facilmente, e ciò spiega come la televisione sia stato il mezzo più potente di unificazione linguistica in Italia, dove alla fine della seconda guerra mondiale non si parlava ancora una lingua comune. La TV come possibile insegnante collettiva in una "società di massa"; la TV come cattiva abitudine che contribuisce ad abbassare il livello culturale di tutti: per molto tempo, il dibattito tra intellettuali e filosofi sulla televisione(S) ha oscillato tra queste due idee. Da Televisione e società, www.Webscuola.it 2 Recentemente il linguista Raffaele Simone ha dichiarato (sul quotidiano Il Messaggero) che la lingua della televisione sta «uccidendo l’italiano». Modalità del delitto? Pronunce sbagliate, parole straniere dette male o forzatamente anglicizzate (Bandesbenk per Bundesbank), strafalcioni, usi verbali strampalati: un vero «bradisismo linguistico». …. . Perché? Perché ritengono più funzionale, ai fini di un pieno contatto con il pubblico, un italiano non studiato, non artefatto, non elegante, non difficile, anzi familiare, allettante, comune, quotidiano, simile a quello che la gente adopera davvero: un italiano di massa che non metta soggezione agli incolti. La Tv è terrorizzata dai programmi educativi che rischiano di far precipitare l’audience. Invece funziona bene il chiacchiericcio di conduttori, ballerine e modelle del calendario che, quando non parlano di calcio, sesso, corna e cucina, pontificano su genetica, eutanasia, Ogm, pace nel mondo e muro di Israele. Anch’io, come Raffaele Simone, ho imparato anni fa dalla Storia linguistica dell’Italia unita di Tullio De Mauro che la televisione ha unificato l’italiano, che senza quello strumento i dialetti avrebbero mantenuto assai più a lungo il monopolio assoluto della conversazione, che la Tv, negli anni ’60, raggiunse masse dell’Italia rurale là dove la scuola aveva fallito. La Tv vera scuola, dunque… Quella Tv divulgò i nostri classici, trasmise Non è mai troppo tardi, impose ai dipendenti un italiano forbito e un po’ ingessato, eredità dell’Eiar. Da “Letture” gennaio 2004, Claudio Magazzini, La tv: uccide l’italiano o dà voce agli esclusi? 3 La situazione si è modificata in modo ancor piú spettacolare negli ultimi anni. Si sa che nella settimana-tipo i bambini americani trascorrono all'incirca 40 ore guardando la televisione e giocando con i videogiochi. Se a queste si aggiungono le 40 ore di scuola, compreso il tempo necessario per andarvi e tornarvi e per fare i compiti a casa, restano soltanto 32 ore per avere rapporti con i coetanei e familiari. Se vogliamo capire che cosa sanno i bambini sul mondo e su se stessi, occorrerá esarninare con attenzione ,1'ambiente creato dalla famiglia, dalla scuola, dai coetanei e in particolare dalla televisione. J.Condry, Ladra di tempo, serva infedele, p.26 e 33; in Popper-Condry, Cattiva maestra televisione,1994 4 "E' stata la televisione che ha, praticamente (essa non è che un mezzo), concluso l'era della pietà, e iniziato l'era dell'edonè. Era in cui dei giovani insieme presuntuosi e frustrati a causa della stupidità e insieme dell'irraggiungibilità dei modelli proposti loro dalla scuola e dalla televisione, tendono inarrestabilmente ad essere o aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino alla infelicità (che non è una colpa minore).(...)" Pasolini sul Corriere della Sera del 18 ottobre 1975 5 La fruizione, gli effetti sul pubblico Diverse ricerche sociologiche si sono occupate degli effetti morali, sociali, culturali e politici della TV. La televisione è divenuta un elemento integrante della vita quotidiana a tal punto da rivoluzionarne profondamente ritmi e contenuti, anche se «vedere la TV» non equivale sempre a «guardare la TV»,cioè a prestarvi solerte attenzione. .. Le attivitá di svago e tempo libero pretelevisive ne risultano profondamente modificate o trasformate. Diminuito il tempo della conversazione, degli scambi sociali, della lettura di libri e giornali, l'ascolto della radio, la frequentazione di circoli, ritrovi e teatri, la cura degli hobbies. .. … Qual è il giudizio complessivo sull'influenza della TV, a quasi mezzo secolo dalla sua diffusione di massa? Le tesi di sociologi e studiosi si possono dividere schematicamente in due grandi categorie. Sul primo versante si osserva che la televisione ha offerto e offre a larghe masse in tutto il mondo, isolate dal circuito culturale dei grandi centri urbani e dalle fonti primarie di cultura e intrattemmento, la possibilitá di collegarsi con dimensioni ed esperienze che a loro sarebbero state precluse: «La TV ha reso ogni sera un sabato sera», osserva Percy Tannenbaum. Di contro, ad esempio Gerbner e gli studiosi della Annenberg School of Communication della University of Pennsylvama attnbuiscono alla televisione la responsabilitá d'inculcare negli spettatori timori e angosce, «coltivando» in loro una percezione distorta del mondo reale, creando, in altre parole, veri e propri «teledipendenti». In particolare si lamentano gli effetti negativi sull'immensa platea dei minori e degli adolescenti, sia a causa dell'occupazione del «tempo libero» (sottratto al gioco, all'attivitá sportiva, al dialogo con la famiglia e con gli adulti), sia per i contenuti e le emozioni offerte (sesso violenza, mito del denaro e del successo e, prima ancora, la proposta di cogenti modelli sociali foggiati dall'industria dei consumi su standard genericamente americani). Secondo gli antropologi, il martellamento intensivo e quasi esclusivo di programmi televisivi foggiati su tali modelli porterebbe anche nel Terzo Mondo al rapido declino della cultura tradizionale di quei popoli, fenomeno che si è peraltro giá verificato in Europa, introducendo con le logiche ferree del mercato una sottocultura di tipo consumistico. Giannelli-Rivoltella, Teleduchiamo,1994, p.22-23 6 TV: Finestra aperta sul mondo? TV: Sono una scatola ma una scatola aperta, spalancata sul mondo. Senza di me tu saresti chiuso nel tuo piccolo guscio estraneo alle vicende del mondo che io ti porto in casa. Quello che dici è esatto. Quando, a metà degli anni '50, hai fatto il tuo ingresso nelle nostre case e nella nostra vita, uno slogan ti accompagnava e ci invitava ad acquistarti: "La TV è una finestra aperta sul mondo". E c'è del vero in questo slogan. Nei mesi scorsi ci hai portato in casa la guerra del Golfo (magari gabellando immagini "di repertorio" per immagini reali) e ci hai permesso di toccare con mano i traguardi straordinari raggiunti dalla ricerca scientifica e tecnologica in fatto di armamenti e al tempo stesso l'assurdità di mettere questa intelligenza al servizio della distruzione. Ci hai portato in casa anche l'instancabile appello del Papa alla pace. Ogni giorno ci fai partecipare del respiro stesso del mondo. [...] Da Carlo Maria Martini, Dialogo con il televisore 1997. 7-Illustreró allora brevemente la mia proposta, per la quale ho adottato il modello fornito dai medici e dalla forma di controllo generalmente istituita per la loro disciplina. .. Io propongo che una organizzazione simile sia creata dallo Stato per tutti coloro che sono coinvolti nella produzione di televisione. Chiunque sia collegato alla produzione televisiva deve avere una patente, una licenza, un brevetto, che gli possa essere ritirato a vita qualora agisca in contrasto con certi principi. Questa è la via attraverso la quale io vorrei che si introducesse finalmente una disciplina in questo campo. Chiunque faccia televisione deve necessariamente essere organizzato, deve avere una patente. E chiunque faccia qualcosa che non avrebbe dovuto fare secondo le regole dell'organizzazione, e sulla base del giudizio dell'organizzazione, puó perdere questa patente. L'organismo che avrá la facoltá di ritirare la patente sará una sorta di Corte. K. R. Popper, Una patente per fare la tv, p 21, in Popper-Condry, Cattiva maestra televisione,1994 8- Giocare con lo spot per renderselo amico Anche la pubblicitá, che vediamo sempre con fastidio per i suoi contenuti negativi o comunque perché giunge ad interrompere uno spettacolo gradito, puó diventare un'occasione di piacevole convivialitá tra genitori e fígli. Come? Giocando con gli spot, «smontando il giocattolo», annullando con battute e osservazioni la sollecitazione implicitamente impositiva che il mercato vorrebbe farci giungere. Esistono tanti modi per trasformare la pubblicitá in un momento di divertimento nel divertimento. Si puó per esempio inventare una classifíca del prodotto utile o inutile. Con lo stesso criterio selettivo si possono giudicare gli spot sulla base della loro inventiva, della loro piacevolezza oppure della coerenza rispetto al prodotto reclamizzato. Ha senso far correre un'auto in mezzo a un deserto? É accettabile pubblicizzare un orologio con una scena violenta? Per ché mai si deve ricorrere a ballerine seminude e ammiccanti per reclamizzare un prosciutto? L.Moia, Figli televisivi?,2001, p.44-45 9- TV SPENTA, CEDONO I PAPA’ <<Una tortura non poter vedere il Giro d’Italia…>> La crisi di astinenza sembra colpire più i grandi che i piccoli: questo il primo bilancio Si conclude stasera a mezzanotte il test che ha coinvolto a Caviglia 74 ragazzi, tra i 6 e i 12 anni, e le loro famiglie Si avvia dunque alla conclusione l'esperimento cui sono stati sottoposti i giovanissimi dai ricercatori dell'università di Firenze, dell'università del Minnesota e dell'ospedale pediatrico Meyer, per valutare da un punto di vista scientifico se guardare la televisione incide e in quale maniera sullo sviluppo sessuale e nell'ingresso nell'età della pubertà. In questi sette giorni senza tv la vita domestica e sociale delle famiglie coinvolte nell'esperimento e stata rivoluzionata: si sono riscoperti giochi antichi in sostituzione del video e delle play station: dal gioco dell'oca al risiko, alla dama, ai giochi di gruppo; si sono organizzati tornei di calcio, passeggiate a piedi e in bicicletta. il televisore spento ha fatto anche riscoprire il divertimento racchiuso nelle pagine di un libro o di un fumetto e la necessità quotidiane di sapere e capire cosa avviene nel mondo. Sono stati gli adulti privati dei tg a divorare quotidiani e settimanali, tentando di farli vedere anche ai ragazzi, ma con scarsi risultati. "Troppo complicati e difficili - secondo un bambino di 9 anni e poi parlano solo di politica e di guerra; sono peggio dei telegiornali". Ma nessun giornale sembra aver spento la voglia di tv negli adulti, soprattutto in questi giorni che hanno visto passare per il Valdarno, storica terra di ciclisti, il Giro d'Italia. Molti papà confessano che non aver potuto vedere le immagini del Giro in tv "è stata una vera e propria tortura". Ma nonostante queste privazioni a molti, in fondo, l'esperimento non è dispiaciuto e ha inoltre reso consapevoli i grandi di quanto siano in realtà più videodipendenti dei figli e di quanto non siano del tutto esenti da colpe se i loro bambini stanno attaccati al televisore per ore. Ieri invece i 74 ragazzi, che erano stati sottoposti ad un test sulle urine all'inizio dell'esperimento dopo una settimana di overdose televisiva, ripeteranno l'esame dopo sette giorni di astinenza. Lo scopo è quello di vedere se si è verificata una variazione del livello di melatonina, ormone prodotto dall'ipofisi o dalla ghiandola pineale. Dopo la comparazione tra i due test si avranno i risultati dell'esperimento attesi tra qualche settimana. [ TIRRENO del 16/5/2004 p.26]