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ECONOMIA CREDITO ● LE DINAMICHE DEL CREDITO E LE ASPETTATIVE PER IL FUTURO Crescono i finanziamenti al settore agricolo Aumenta l’accesso al credito anche se i nuovi fidi non sono destinati a investimenti ma a coperture finanziarie per fronteggiare emergenze di liquidità delle aziende di Roberto Grassa N on appare certamente fuori da pericoli di crisi il quadro macroeconomico e finanziario internazionale ed europeo a chiusura del 2010 e non altrettanto allegro si presenta sul piano prospettico il 2011, viste le risultanze del primo trimestre di quest’anno, che sottolineano una crisi economica e finanziaria ancora aperta. Il pil negli Usa e in Europa I dati parlano chiaro: negli Usa il prodotto interno lordo (pil) ha evidenziato un ritmo di crescita inferiore allo scorso anno, segnando +0,4%, contro +0,8% dello scorso anno, mentre in zona euro il pil ha marcato una media di +1,7%, ovvero un trend di crescita quasi insperabile viste le performance americane. La crescita del pil dell’Italia è stata inferiore alle attese anche nel primo trimestre del 2011, con un +0,1% sul trimestre precedente e +1% rispetto alle risultanze dello scorso anno. In ripresa si evidenzia la crescita della Francia e della Germania dove il pil è aumentato, rispettivamente, dell’1% e dell’1,5% rispetto ai dati registrati nel primo trimestre del 2010. Lenta ripresa pertanto della nostra economia, ma tuttavia quasi in linea con le previsioni di altri Paesi europei e con- forme all’indice di fiducia espresso dal sistema delle piccole e medie imprese (pmi) e dei consumatori europei. con la crescita media dell’eurozona, riconferma una spinta forte verso l’accesso al credito, più performante anche della stessa Germania che segna un incremento medio degli impieghi del 2,6%. Forte spinta al credito Come emerge dal grafico 1, il trend nein Italia gativo che coinvolge tutto il sistema banSe questo contesto macro può definirsi cario europeo vede nel corso dell’ultimo comune alla media europea, non si può trimestre 2009 e fino al terzo trimestre dire la stessa cosa per le dinamiche fi- 2010 un andamento dell’accesso al crenanziarie e in particolare per la contro- dito certamente negativo e ben lontano tendenza italiana rispetto al ricorso al dagli anni 2007-2008 durante i quali si credito, considerato che la flessione de- registravano dinamiche forti. Un dato inequivocabile che sembra anni gli impieghi bancari ha colpito nell’ultimo biennio tutta l’eurozona, a eccezione luce distante dalle dinamiche di crescita che fino al 2008 hanno dell’Italia che insistentevisto gli impieghi bancamente mostra un trend L’incidenza ri ai fini creditizi increin ascesa. mentarsi a doppia cifra, I dati dicono che in delle sofferenze per poi avviarsi verso una zona euro solo nell’ul- bancarie parabola discendente che timo semestre, e con dell’agricoltura particolare nel primo si mantiene stabile in soli 18 mesi ha determinato un forte blocco trimestre 2011, si sono degli investimenti. registrati trend positiL’Italia in questa prima parte del 2011 vi nel ricorso al credito bancario, con una media di crescita rispetto al 2010 non sembra temere confronti con gli altri Paesi dell’euro, ben lontana dalla del 4,3%. Italia e Francia in questo ambito han- Spagna e ugualmente distante da Gerno rappresentato i picchi massimi del mania e Francia, che vedono crescere trend evolutivo, marcando rispettiva- maggiormente il loro pil e prudenzialmente ricorrono a nuovi indebitamenmente +5,4% e +5,3%. L’Italia anche in questo periodo del- ti per attivare nuove politiche di invel’anno, sebbene non abbia un pil in linea stimento. ▶ 26/2011 • L’Informatore Agrario © 2011 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. 31 ECONOMIA CREDITO GRAFICO 1 - Andamento degli accessi al credito da parte di imprese non finanziarie (variazioni % annue) 12 nifatturiera, proseguendo con il settore costruzioni e per fi nire con il commercio. 10 Stabili le sofferenze 6 4 2 0 –2 –4 –6 –8 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 101112 1 2 3 4 5 6 7 8 9 101112 1 2 3 2008 2009 2010 2011 Francia Eurozona Germania Italia Spagna La variazione tendenziale dell’Italia da giugno 2010 è stata corretta per tener conto dell’effetto del regolamento Bce/2008/32 e di alcune modifiche apportate alle segnalazioni di vigilanza. Per gli altri Paesi i dati non hanno subìto questa correzione. Fonte: elaborazioni Direzione strategie e mercati finanziari Abi (Associazione bancaria italiana) su dati Bce (Banca centrale europea). 32 Un incremento in ragione di anno solare di ben il 4%, ovvero una performance rispetto alla dinamica del 2009 del +54% circa. Un primato che porta con sé il peso della caduta drastica di altri comparti e settori, a partire dall’industria ma- Destinazione e utilizzi I dati della Banca d’Italia riportati nell’ultimo Bollettino 2011 – primo trimestre – segnano le consistenze degli affidamenti in agricoltura, silvicoltura GRAFICO 2 - Variazioni annue dei finanziamenti bancari per settore produttivo (*) –6 –11 0,4 1,0 0,4 Agricoltura, silvicoltura e pesca Variazione (%): Commercio Costruzioni all’ingrosso e al dettaglio e attività dei servizi di alloggio e ristorazione 12-2009/12-2008 3-2010/3-2009 9-2010/9-2009 3-2011/3-2010 –7,0 –6,1 –5,0 –2,5 –0,8 –2,6 –1,0 –0,8 –1 0,7 7,1 0,9 1,6 4 3,3 4,8 4,9 9 11 14 Percentuale Anche in questo caso, per quanto si leggano chiari segnali di ripresa verso l’accesso al credito bancario, bisogna considerare la durata e la destinazione di questi nuovi impieghi. Emerge con forza che buona parte dei nuovi fidi in Italia non sono destinati a investimenti. Infatti, in questa dinamica di crescita i finanziamenti a breve termine segnano ben +7,1%, ovvero un ribaltamento di fronte rispetto a quanto registrato lo scorso anno e lo scorso biennio. Allo stesso modo i dati dell’ultimo semestre dicono con pari chiarezza che circa il 46% degli impieghi è tarato sul medio termine. Ulteriore segnale sulla destinazione delle risorse finanziarie. Si tratta di coperture finanziarie per far fronte a emergenze di liquidità, a medie dilazioni di pagamento su acquisto di beni durevoli e dotazioni impiantistiche, ma certamente non si tratta di fonti di copertura per investimenti strutturali. Anche in questa circostanza, tuttavia, l’agricoltura si è dimostrata in controtendenza rispetto ad altri ambiti produttivi e, ancora una volta, ha esaltato la sua dinamica con una crescita dell’11% (grafico 2), ovvero un trend che non si vedeva da 4 anni circa. Evidenza di un settore in forte ascesa che vede l’agricoltura italiana, la silvicoltura e la pesca primeggiare nel ricorso al credito bancario a dispetto di quanto si è registrato nel 2010 e nella prima parte del 2011 in tutti gli altri settori della produzione. L’incidenza delle sofferenze (finanziamenti e rate di finanziamenti non pagati da oltre 180 giorni) in agricoltura si mantiene pressoché stabile al 6,7%, rispetto al 6,5% del 2010 (grafico 3) e segna inderogabilmente la fine del triste primato statistico quale settore a più elevata incidenza di posizioni a sofferenza, considerando che il commercio ha ormai raggiunto il 7,1% e il comparto delle costruzioni ha evidenziato un livello di incidenza del 6,7% al pari del comparto agricolo. Resta molto elevato il rapporto tra fidi concessi, ovvero accordati, e componente utilizzata. Indice storicamente alto per il comparto agricolo e tendenzialmente in crescita, ma certamente preoccupante con un’incidenza del +87% quale performance più allarmante degli ultimi 5 anni e sintomatica di una carenza di liquidità diff usa e perdurante. –0,1 Percentuale 8 Industria manifatturiera, estrazione dei minerali e servizi 6-2010/6-2009 (*) Col termine finanziamenti si intendono oltre agli impieghi anche le sofferenze e le operazioni pronti contro termine attive. Fonte: elaborazioni Abi su dati Banca d’Italia. L’Informatore Agrario • 26/2011 © 2011 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. ECONOMIA CREDITO 5 4,8 5,3 5,1 5,4 5,7 6 5,7 6,1 5,9 6,1 6,7 7 6,2 6,5 6,5 6,5 6,7 8 5,8 6,2 6,5 6,8 7,1 GRAFICO 3 - Rapporto sofferenze lorde su impieghi creditizi per settore produttivo Percentuale e pesca a ben 40,89 miliardi di euro, di cui 11,23 erogati alle imprese dell’area Nord-ovest, 13,63 erogati nel Nord-est, 8,13 miliardi concessi alle pmi agricole del Centro, 4,92 finanziati al Sud e, infine, 2,97 miliardi impiegati nelle Isole. In termini generali il settore agricolo, sul totale degli impieghi bancari concessi in Italia al sistema delle imprese, assorbe circa il 4,25%, con evidenze del 3,2% nel Nord-ovest, 5,3% nell’area Nordest, 3,8% nel Centro e 5% al Sud. Un Sud che con quasi il 7% conferma il maggior indebitamento agricolo nazionale. Osservando in modo più dettagliato la distribuzione geografica e in particolare la destinazione d’uso dei finanziamenti bancari, si scopre come ben 15,97 miliardi sono stati erogati con durate di medio-lungo termine e secondo una localizzazione che vede primeggiare il Nord-ovest con 4,85 miliardi, seguito dal Nord-est con 4,77 miliardi, dal Centro con 3,51, poi dal Sud con 1,92 e, infine, dalle Isole con 0,9 miliardi. Rilevante il dato che emerge in linea generale su questi affidamenti, ovvero che il 52% (circa 8,2 miliardi) sono stati erogati a fronte di esigenze di investimento immobiliare (costruzione di fabbricati rurali) e in taluni casi supportati da pubbliche contribuzioni, con incidenze assai contenute (circa 4% pari a complessivi 610 milioni). Sul piano delle sofferenze – dati al primo trimestre del Bollettino di Bankitalia – si sono registrate consistenze pari a 2,7 miliardi di euro su un totale posizioni censite a sofferenza pari a 58,69 miliardi, ovvero un’incidenza netta del 4,6%. La quantificazione delle imprese agricole con fidi censiti a sofferenza è pari a 13.254 su un totale di 271.118, ovvero la sofferenza media per singola impresa agricola è pari a circa 204.000 euro. 4 3 2 1 0 Agricoltura, silvicoltura e pesca Commercio Costruzioni all’ingrosso e al dettaglio e attività dei servizi di alloggio e ristorazione Dicembre 2009 Settembre 2010 Marzo 2010 Dicembre 2010 Industria manifatturiera, estrazione dei minerali e servizi Giugno 2010 Fonte: elaborazioni Abi su dati Banca d’Italia. In senso più generale, il dato lordo delle sofferenze in agricoltura, silvicoltura e pesca, mostra una evidenza del 6,7%, attestandosi ancora come settore certamente meno rischioso rispetto al commercio, in linea con l’edilizia, il commercio e il dato medio della stessa industria. Impieghi meno rischiosi ma oneri finanziari più alti Gli indicatori sui tassi, nonostante gli impieghi in agricoltura si dimostrino progressivamente sempre meno rischiosi rispetto ad altri comparti produttivi, rimarcano ancora una volta come sui finanziamenti per cassa le incidenze di onere finanziario siano più elevate della media. Sui fidi autoliquidanti l’impresa agricola paga mediamente il 4,29% di tasso, contro una onere medio di altri settori pari al 3,76% (circa lo 0,53% in più, ovvero 530 euro su base annua ogni 100.000 euro di fido). Sui finanziamenti a medio-lungo termine il maggior costo finanziario incide per circa 0,5%, ovvero un tasso medio del 5,21%; in termini pratici ciò significa che un’impresa agricola su un mutuo a 15 anni di 100.000 euro paga nel corso degli anni oneri finanziari per oltre 48.000 euro, rispetto a un’impresa di altro settore che, mediamente, andrebbe a pagare circa 42.000 euro. A oggi circa 4,6 miliardi di euro necessitano di un intervento di riposizionamento sul medio e lungo termine. Si tratta di debiti residui di prossima scadenza che per carenza di adeguati flussi fi nanziari non potrebbero essere onorati dalle imprese agricole se non previa dilazione sul lungo termine (almeno 10-15 anni). Roberto Grassa Buona parte dei nuovi fidi degli agricoltori italiani non è destinata a investimenti Per commenti all’articolo, chiarimenti o suggerimenti scrivete a: [email protected] 26/2011 • L’Informatore Agrario © 2011 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. 33 ECONOMIA CREDITO ● DIVERSE FORME E OPPORTUNITÀ DI FINANZIAMENTO Il leasing: quando, come e perché di Luigi Duranti P er operazioni di locazione finanziaria, o leasing, si intendono quelle operazioni di locazione di beni mobili e immobili, acquistati o fatti costruire dal concedente su scelta e indicazione dell’utilizzatore che ne assume tutti i rischi e con facoltà di quest’ultimo di divenirne proprietario al termine della locazione stessa dietro versamento di un prezzo stabilito. Si tratta, dunque, di operazioni complesse consistenti, oltre che nel rapporto locativo finanziario intercorrente tra concedente e utilizzatore, anche nell’acquisto o nella costruzione del bene da parte del concedente. La locazione finanziaria, o leasing, rappresenta un contratto atipico, in quanto mai disciplinato in maniera compiuta e non espressamente normato dal Codice civile. Esso infatti risulta dalla combinazione dei tipi di contratti di «vendita a rate con riserva della proprietà» (art. 1523) e di «locazione» (art. 1571 e seguenti). Leasing finanziario e operativo In relazione ai soggetti coinvolti e allo scopo del finanziamento, il leasing può articolarsi secondo due modalità: ● finanziario; ● operativo (o diretto). Leasing finanziario. È di gran lunga la modalità più comune tanto che, normalmente, con il termine leasing (senza ulteriori aggettivi) si intende il leasing finanziario; esso è contraddistinto dall’esistenza di un rapporto trilaterale in quanto vi intervengono: ● il fornitore, cioè colui che vende al locatore il bene (macchina, attrezzatura o immobile) che sarà utilizzato dal locatario; ● il locatore, che svolge la funzione di intermediario fi nanziario ed è rappresentato dal soggetto (generalmente una società finanziaria specializzata) che ac- 34 Questi contratti presentano vantaggi operativi e gestionali rispetto ad altre formule di finanziamento. Fiscalmente il leasing in agricoltura è più appetibile per le società di capitali sendolo in proprietà dietro pagamento di un modesto importo, generalmente inferiore al valore del bene in quel momento. Leasing operativo. Detto anche renting, viene offerto dallo stesso fornitore del bene e consiste, pertanto, in un rapporto bilaterale. Questo tipo di contratto coincide, agli effetti pratici, con il noleggio, a cui è accomunato dalla caratteristica, quasi sempre presente, di totale assenza del riscatto al termine del contratto. In generale, la durata del contratto è breve e l’ammontare del canone è proporzionato all’utilizzo del bene piuttosto che al suo costo. Si tratta in genere di beni caratterizzati da lunga obsolescenza che conservano un notevole valore che rende reiterabile la locazione stessa. Il lease-back Una particolare fattispecie nella locazione fi nanziaria è rappresentata dal lease-back (detto anche sale and leaseback): si tratta di una particolare forma di finanziamento che consiste in un contratto di vendita di un bene, stipulato tra il proprietario del bene stesso e una società finanziaria, la quale contestualmente lo assegna in locazione finanziaria (leasing finanziario) al medesimo cedente; il cedente, pertanto, si trasforma da proprietario del bene a suo utilizzatore. Come in tutti i contratti di leasing, anche nel contratto di lease-back l’utiIl ricorso al leasing non è ancora molto entrato lizzatore ha la possibilità nella mentalità degli agricoltori di riscattare il bene al termine del contratto di locaquista il bene dal fornitore e lo concede zione (diritto-opzione d’acquisto o, se– in leasing – all’utilizzatore; condo il linguaggio dei regolamenti co● l’utilizzatore o locatario (talvolta det- munitari, patto d’acquisto) a un prezzo to anche conduttore) che utilizza il bene pre-determinato. Si tratta di un contratto che, secone assume su di sé tutti i rischi e benefici do la giurisprudenza, pur potendo coconnessi con la proprietà del bene. Nel leasing finanziario di solito la du- me qualsiasi altro contratto essere imrata del contratto è quasi coincidente piegato per scopi illeciti e fraudolenti, con la vita utile del bene e il valore at- in particolare ai fi ni della elusione del tuale dei canoni dovuti in base al con- divieto del patto commissorio cioè il tratto tende a eguagliare il costo del bene patto con il quale creditore e debitore convengano che, in caso di mancato all’inizio del rapporto contrattuale. L’utilizzatore, alla scadenza prestabili- pagamento, la cosa data in pegno o in ta, può avere la facoltà di esercitare l’op- ipoteca passi in proprietà del creditore, zione di riscatto del bene stesso, acqui- non realizza la suddetta violazione di L’Informatore Agrario • 26/2011 © 2011 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. ECONOMIA CREDITO per sé, ma solo se, per le circostanze del caso concreto (difficoltà economiche dell’impresa venditrice che legittimano il sospetto di un approfittamento della sua condizione di debolezza, sproporzione tra il valore del bene trasferito e il corrispettivo versato dall’acquirente che confermi la validità di tale sospetto) l’operazione si atteggi in modo da perseguire un risultato contrario al divieto sancito dall’art. 2744 del Codice civile (violazione del divieto di patto commissorio). Caratteristiche dei contratti di leasing Canone. Tutti i contratti di leasing (ivi inclusi quelli inerenti il settore agricolo) prevedono il pagamento di un canone da parte dell’utilizzatore a favore del locatore o, nel solo caso del leasing operativo, a favore del fornitore. Detto canone è tipicamente periodico (mensile, semestrale, annuale). Aspetti fiscali. Dal punto di vista fiscale (questa è l’unica disciplina che si è direttamente interessata alla locazione finanziaria) la materia (ammortamenti) è regolata dall’art. 102, comma 7, del Tuir. Questo comma è stato introdotto recentemente allo scopo di fissare un periodo minimo di durata del contratto. La norma in tal senso è assai articolata, ma enuncia con chiarezza che la durata dei contratti di leasing non può comunque scendere sotto un minimo stabilito caso per caso. Il leasing consente all’utilizzatore di ottenere alcuni vantaggi fiscali e gestionali tipici delle aziende gestite in contabilità ordinaria. Sono pertanto escluse la maggior parte delle aziende agricole afferenti a società di persone, o ditte individuali, in cui si adotta un regime contabile semplificato e una gestione dell’Iva forfettaria. I vantaggi in sintesi sono i seguenti: ● frazionamento dell’Iva nei canoni periodici; ● possibilità di fruire di un ammortamento accelerato; ● detraibilità fiscale dei canoni; ● disponibilità immediata del bene senza immobilizzare l’intera somma necessaria per acquistarlo; ● possibilità di ottenere sconti sul prezzo di acquisto grazie al pagamento in un’unica soluzione da parte del locatore; ● il leasing non diminuisce la capacità di indebitamento dell’utilizzatore. La minor appettibilità del leasing per le aziende agricole in termini fiscali (fatta Principali modalità di leasing applicabili alle diverse filiere del settore agricolo leasing immobiliare («costruito» e «da costruire») su beni immobili Operatività leasing ordinaria leasing strumentale leasing targato industriale (veicoli > 35 q) su beni mobili leasing auto Operatività leasing particolare destinato a particolari settori con patto di acquisto eccezione per le realtà gestite come società di capitali), non esclude il suo utilizzo come modalità di finanziamento a fronte di altri vantaggi operativi, gestionali e accessori. Leasing immobiliare Il leasing immobiliare (sia nella formula «costruito» sia «da costruire») trova applicazione ed è in molti casi riferibile a tutte le operazioni di investimento che l’azienda agricola realizza a valere sugli immobili rurali asserviti al cosiddetto capitale fondiario, siano essi di natura residenziale (agriturismi e case di abitazione), sia produttiva (magazzini, locali di lavorazione e stoccaggio, laboratori piuttosto che cantine o frantoi) e che comunque risultano finalizzati al processo produttivo dell’azienda. I vantaggi connessi sono: ● nessun immobilizzo di capitale; ● canoni fiscalmente deducibili per la quota riferibile all’immobile (società di capitali); ● deducibilità fiscale in 18 anni rispetto a un ammortamento ordinario di circa 30 anni; ● rateazione e finanziamento dell’Iva (azienda in contabilità ordinaria); ● consulenza su aspetti giuridici urbanistici e catastali; ● verifica su agibilità e destinazione dell’immobile; ● controllo circa la conformità alle direttive Ue su sicurezza e inquinamento; ● prefinanziamento con anticipi ad avanzamento lavori; ● imposta ipotecaria e catastale non sono componenti di costo iniziale in quanto finanziabili; ● l’imposta di registro è abrogata a far leasing energetico lease-back data dai contratti stiplati con decorrenza 1-1-2011. Una particolare forma di leasing immobiliare adottabile anche nella «costruzione» del capitale fondiario agrario è, come accennato in precedenza, il lease-back che, mediante il patto d’acquisto, consente all’imprenditore agricolo di rientrare nella piena proprietà del cespite (bene) precedentemente «venduto» alla società finanziatrice. Leasing mobiliare Il leasing su beni mobili può essere sia di natura strumentale (linee di lavorazione prodotti, piuttosto che vasi vinari o impianti per la trasformazione del latte) sia riferibile all’acquisto di automezzi: targato industriale (trattrici piuttosto che macchine agevolatrici) e automobili utili al perseguimento dello scopo di impresa, con evidenti vantaggi se solo si pensa alla totale assenza di incombenze legate all’amministrazione del mezzo. Con riguardo allo specifico settore primario, il leasing di natura mobiliare è finalizzato dunque al finanziamento del cosiddetto capitale di dotazione (capitale di medio termine dell’azienda agricola) a sostegno dei vari cicli produttivi. Anche per il leasing su beni mobili possiamo configurare i seguenti vantaggi: ● nessun immobilizzo di capitale; ● velocità di stipula; ● minimo anticipo; ● canoni e servizi fiscalmente deducibili nei limiti di legge; ● rateazione e finanziamento dell’Iva; ● servizi di assistenza clienti di assistenza sinistri a disposizione per tutta la durata del contratto concessi dalla società finanziaria. 26/2011 • L’Informatore Agrario © 2011 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. 35 DEDUZIONI E IMPOSTE A CONFRONTO CON L’ACQUISTO DIRETTO Il quadro fiscale del leasing Una problematica da sempre oggetto di discussione in ambito di valutazioni degli investimenti aziendali riguarda la scelta tra l’acquisto diretto del bene strumentale, sia esso mobile o immobile, oppure il ricorso al leasing. Fino a qualche anno fa l’opzione per l’una o l’altra forma di acquisizione aveva delle implicazioni molto forti anche sul piano fiscale, potendosi dire, senza timore di smentita, che sostanzialmente il leasing conteneva maggiori vantaggi in termini di deduzione soprattutto sul piano della «velocità» con cui l’azienda poteva dedurre i relativi costi. Acquisto o leasing, differenze quasi nulle Alla luce, invece, dei continui interventi normativi che si sono succeduti negli anni e da ultimo anche in considerazione delle variazioni che hanno riguardato le imposte indirette per i leasing immobiliari, è possibile affermare che vi è ormai sostanziale indifferenza tra le due tipologie: la tempistica di deducibilità dei canoni di leasing, infatti, si è sempre più avvicinata al normale decorso dell’ammortamento, mentre le imposte indirette (ad esempio l’imposta di registro, di successione, ecc.) sono del tutto «neutrali», potendo tutt’al più ragionare sulla fruizione anticipata o meno del complessivo credito Iva. Se ciò è vero per le aziende in contabilità ordinaria, lo è ancor di più per quelle che possono fruire di regimi particolari, come nel caso delle attività agricole che hanno optato per la tassazione catastale e per il regime speciale Iva. In tali ipotesi, infatti, fermo restando che sul piano Iva l’applica- Leasing per le energie rinnovabili Particolare rilevanza ha assunto negli ultimi anni il ricorso alla locazione fi nanziaria per il fi nanziamento degli impianti destinati alla produzione di energia da fonti rinnovabili a cura di imprenditori agricoli, sia nella realizzazione di impianti fotovoltaici (a terra e integrati), sia nell’esecuzione di impianti a biomasse-biogas (agroenergie). In entrambi i casi è lo strumento del leasing immobiliare che ben si presta al sostegno di tali tipologie di investimenti, caratterizzato da un’adegua- 36 zione del regime speciale (ossia delle percentuali di compensazione) non consente il riconoscimento di alcun credito Iva, sul fronte delle imposte sui redditi qualsiasi discussione in ordine alla velocità con cui poter dedurre i costi connessi ai canoni di leasing rispetto all’ordinario processo di ammortamento viene meno. E questo dal momento che, appunto, la tassazione non tiene conto della contrapposizione costi/ricavi, ma si fonda solo sulle determinazioni fondiarie (reddito dominicale e reddito agrario). Pertanto l’alternativa acquisto diretto o leasing deve essere valutata soprattutto sul piano finanziario. Eventualmente aggiungendo qualche ulteriore considerazione solo in merito alle situazioni in contabilità ordinaria (anche semplificata) circa la velocità con cui è possibile dedurre il costo sostenuto, dovendo tener conto delle diverse regole che disciplinano il trattamento fiscale del leasing e in particolare le seguenti problematiche: ● durata minima del contratto di leasing sia per quanto concerne i beni mobili sia i beni immobili; ● necessità di individuare gli interessi impliciti del contratto stesso; ● regole specifiche che disciplinano la deducibilità delle autovetture aziendali. Durata minima del contratto Per quanto concerne la durata minima del contratto di leasing, essa rappresenta un parametro fondamentale per ottenere la deducibilità dei canoni di competenza. In merito, l’articolo 102, comma 7 del ta percentuale di anticipo (20%) e un prezzo di riscatto tendente allo zero (data la scarsa fungibilità dei suddetti beni). Con riguardo agli impianti fotovoltaici va evidenziato che i casi in cui si configura la possibilità di strutturare un contratto di leasing mobiliare, sono riconducibili alla possibilità tecnicoeconomica di rimozione dell’impianto, ovvero dei moduli che lo compongono (principalmente i pannelli), dal luogo in cui sono installati. A tal fi ne è infatti necessario: ● che i moduli possano essere rimossi dal terreno o fabbricato dove sono posizionati, senza che tale opera di rimozio- L’Informatore Agrario • 26/2011 © 2011 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. Tuir prevede che per i contratti stipulati a decorrere dall’1-1-2008 è necessario che il periodo di durata sia pari ai due terzi (in precedenza, alla metà) del periodo di ammortamento corrispondente ai coefficienti tabellari di cui al decreto ministeriale 31-12-1998 in relazione all’attività esercitata, se si tratta di beni mobili. Ad esempio, se una società procede all’acquisto di un impianto avente il coefficiente di ammortamento del 20%, significa che la durata ordinaria dell’ammortamento è pari a 60 mesi. Pertanto, affinché un leasing stipulato per tale impianto possa essere considerato deducibile è necessario che il contratto duri almeno 40 mesi. Deduzione dei costi Quanto già esposto evidenzia l’indiretto vantaggio fiscale addotto da un leasing: il contribuente, infatti, può dedurre i costi afferenti al bene in un periodo di tempo più breve, ossia 40 mesi rispetto ai canonici 60 mesi dell’ammortamento, potendo effettuare delle analisi di convenienza. Ad esempio, se il soggetto è già in perdita fiscale, potrebbe essere conveniente optare per l’acquisto e il relativo ammortamento, rinviando nel tempo dei costi che altrimenti potrebbero rimanere non dedotti in quanto non fruiti nemmeno con i riporti della perdita stabiliti ex lege. Beni immobili. Nel caso di beni immobili il periodo di durata del contratto di leasing dovrà essere sempre i due terzi del periodo di ammortamento, ma con un minimo di 11 anni e un «minimo del massimo» di 18 anni. Nello specifico la regola dei periodi minimi di 11 e 18 ne alteri la loro funzionalità o pregiudichi la loro possibilità di riutilizzo; ● l’intervento di rimozione o reinstallazione non sia antieconomico. Al riguardo, l’Agenzia delle entrate con la circolare n. 38/E del 23-6-2010 ha specificato quando si può parlare di bene immobile e non di bene mobile. Limiti in agricoltura del leasing Tra le motivazioni più diffuse che limitano, viceversa, la diff usione e il ricorso al leasing da parte degli operatori economici agricoli vanno annoverate: ● la già citata «esclusione» di alcuni van- ECONOMIA CREDITO anni deve essere rapportata al riscontro effettuato in funzione dei 2/3 della durata dell’ammortamento. Ad esempio, se un immobile è ammortizzabile secondo le regole ordinarie in 15 anni, i relativi 2/3 sono pari a 10 anni, ma in questo caso comunque il contratto di leasing non può essere inferiore a 11 anni. Se invece la durata ordinaria è di 18 anni, allora è il parametro dei 2/3, pari a 12 anni, a essere «utile» per la deduzione e i contratti che daranno diritto alla deduzione saranno solo quelli di durata non inferiore a 12 anni. Laddove invece la durata dell’ammortamento sia particolarmente ampia, ad esempio 33 anni, il cosiddetto «minimo del massimo» trova applicazione, in quanto i 2/3, pari a 22 anni, sono superiori alla soglia dei 18 anni. In tale ultimo caso, dunque, i leasing che consentono la deduzione sono quelli aventi una durata minima di 18 anni. Beni strumentali. Per i veicoli che sono beni strumentali resta valida la regola vista in precedenza dei 2/3 della durata dell’ammortamento ordinario, mentre nel caso degli automezzi a deducibilità limitata, quali autovetture e autocaravan, disciplinati dall’art. 164, comma 1, lettera b, del Tuir si prevede che affinché vi sia deducibilità fiscale sia mantenuta la durata corrispondente al periodo di ammortamento, ossia 48 mesi. In tale ipotesi, dunque, saranno solo le motivazioni di carattere finanziario a far decidere per le diverse opzioni di acquisizione, dovendo rammentare che le regole specifiche del citato articolo 164 (in primo luogo la deducibilità limitata al 40% del costo sostenuto), trovano applicazione secondo l’Amministrazione finanziaria anche per la deducibilità dei relativi interessi passivi. Filomena Maio taggi per le aziende non gestite in contabilità ordinaria; ● il retaggio culturale tipico degli operatori agricoli a pensare al capitale di impresa come a un capitale di proprietà e non di terzi (per cui la forma alternativa del fi nanziamento ricorrendo a un mutuo, ancorché caratterizzata dalla concessione di garanzie ipotecarie, resta culturalmente più competitiva); ● in ultimo, l’incompatibilità o comunque le limitazioni, come forma di finanziamento degli investimenti aziendali, con l’ammissibilità degli stessi agli aiuti comunitari e regionali previsti dai programmi di sviluppo rurale. Luigi Duranti ● METTE IN RELAZIONE L’AGRICOLTORE CON LA BANCA L’intermediazione migliora l’accesso al credito Il servizio presenta all’agricoltore le opportunità di credito più intressanti per le sue necessità e al contempo facilita la valutazione della banca sull’affidabilità del richiedente di Fabio Tracagni L a situazione che si è venuta a creare in questi ultimi anni a causa della crisi finanziaria che ha colpito l’economia mondiale ha significato un cambiamento tangibile del modo di fare credito delle banche. Gli istituti bancari, anche se con modalità diverse, sono oggi più selettivi nella concessione dei finanziamenti. Di fatto è divenuto, se non più difficile, certamente più difficoltoso l’ottenimento di un fi nanziamento per gli imprenditori di tutti i settori, compresi quelli agricoli. Difficile valutare l’impresa agricola Per l’agricoltura è anche da considerare che permane, per il sistema bancario, una mancanza di rilevanza strategica. Ad allontanare molte banche da questo comparto è spesso l’oggettiva difficoltà ad apprezzare in maniera adeguata la capacità di credito dei clienti che operano nel settore primario. In effetti la maggioranza delle imprese agricole sono individuali, non obbligate a tenere una contabilità di tipo civilistico; questo significa per le banche l’impossibilità di disporre di dati contabili «pubblici» e, quindi, di avere un’immediata «lettura» del quadro economico, finanziario e patrimoniale dell’azienda che chiede il finanziamento. È una situazione che esiste anche in altri settori; si pensi al piccolo commercio e alle piccole imprese artigiane. In agricoltura però tutto è molto più complesso, significa infatti valutare un’impresa impegnata su più settori con fonti di reddito diversificate, che vanno dalla coltivazione all’allevamento e all’agriturismo, ma vuole dire anche disporre di conoscenze approfondite – e di personale specializzato – su un comparto, come quello dell’agricoltura, che presenta aspetti fortemente peculiari di rilevante complessità. La carenza informativa e la parziale inabilità delle banche a trattare adeguatamente le informazioni del settore primario stanno, fra l’altro, rendendo per le imprese agricole difficoltoso o, almeno, non completamente «trasparente» l’approccio alle nuove regole sul credito di Basilea. Di conseguenza da parte degli addetti bancari all’istruttoria delle operazioni 26/2011 • L’Informatore Agrario © 2011 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. 37 ECONOMIA CREDITO Mentre un tempo c’erano istituti bancari specializzati nel credito agrario, ora l’agricoltore deve destreggiarsi tra prodotti offerti da più banche di credito vengono spesso richieste garanzie supplettive proprio per sopperire a questa «insufficiente conoscenza». D’altra parte per le aziende agricole, che da sempre hanno difficoltà strutturali ad autofinanziarsi, la necessità di accedere a fonti di finanziamento bancario è quasi obbligatoria ed è indispensabile che ciò avvenga alle migliori condizioni possibili. Non sempre è per esse semplice orientarsi tra le molteplici proposte di credito, molte delle quali sono di difficile lettura. È d’altronde importante, al momento di accendere un mutuo che impegna l’azienda per anni, ottenere tassi e condizioni adeguate alle proprie possibilità fi nanziarie ed economiche. «Per le banche c’è indifferenza – si legge in un bollettino recente dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana – a vendere prodotti con tasso fisso o variabile. La redditività per la banca è la stessa». Per l’impresa questa scelta è invece importante, per non rischiare di penalizzare l’attività aziendale degli anni futuri. Diviene, quindi, essenziale per l’imprenditore essere accompagnato in queste decisioni da professionisti in grado di 38 parlare lo stesso «linguaggio» della banca e dare indicazioni sul miglior approccio con l’istituto bancario nella richiesta di un finanziamento. L’approccio al credito di ieri e quello di oggi Fino a ieri chi operava in agricoltura si rivolgeva alla «propria» banca, solitamente quella più vicina, utilizzata anche per le necessità non legate all’azienda; il funzionario di quell’agenzia era il consulente di fiducia a cui rivolgersi per ogni esigenza di finanziamento. Allora vi erano gli istituti specializzati sul credito agrario, che facevano solo quello; c’era il credito agevolato per l’agricoltura, che riusciva a soddisfare tutte le esigenze aziendali di breve e lungo periodo. Poche erano le imprese con più interlocutori bancari, ma era anche scarsa la concorrenza fra le banche. Oggi l’offerta creditizia per l’agricoltura si è modificata. Sono cambiati gli interlocutori bancari. Di fatto non ci sono più aiuti pubblici sulle operazioni di credito per l’agricoltura, i tassi e le condizioni sono quelle del libero mercato, ma sono subordinate alla valutazio- L’Informatore Agrario • 26/2011 © 2011 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l. ne della banca in merito all’affidabilità dell’impresa richiedente. È indispensabile pertanto per l’imprenditore agricolo avere un quadro informativo il più dettagliato possibile circa i diversi prodotti offerti dalle banche e le condizioni per l’ottenimento dei finanziamenti. In questi ultimi tempi, in effetti, è nata dalle imprese agricole una forte richiesta di assistenza e consulenza ai servizi creditizi e finanziari al di fuori del circuito bancario. Alla fine del 2010 Confagricoltura, proprio per dare una risposta a questi interrogativi, ha costituito una società di mediazione creditizia specializzata nell’assistenza e consulenza alle imprese del settore sul credito per l’agricoltura denominata «Credito fertile - Mediazione creditizia». Oggi essa opera in Emilia-Romagna, ma l’obiettivo è quello di strutturarsi per una operatività in tutte le regioni italiane. Si ricorda che il mediatore creditizio è la persona fisica o giuridica che professionalmente mette in relazione, anche attraverso attività di consulenza, banche o intermediari finanziari con la potenziale clientela al fine della concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma. Svolge la sua attività senza essere legato alle parti da rapporti di collaborazione, di dipendenza o di rappresentanza. In pratica, il mediatore creditizio è in grado di dare informazione/formazione in ambito fi nanziario alle imprese, ma anche consulenza alla loro gestione finanziaria e assistenza al reperimento e al miglior utilizzo delle operazioni di finanziamento attraverso accordi quadro con le banche, ma anche con Ismea e altri enti che operano per il settore agricolo, e in linea generale di migliorare le comunicazioni fra sistema bancario e impresa richiedente. Fra l’altro, per l’esercizio di tale attività è necessaria l’iscrizione all’Albo dei mediatori creditizi tenuto dall’Ufficio italiano dei cambi. Recentemente tutta la regolamentazione sul mediatore creditizio è stata riformata con il decreto legislativo 13-10-2010 n. 141, attuativo della direttiva comunitaria n. 48/2008, prevedendo per i mediatori creditizi requisiti di accesso più elevati e l’istituzione di un nuovo elenco. Fabio Tracagni Per commenti all’articolo, chiarimenti o suggerimenti scrivete a: [email protected]