Partecipazione e Agenda 21 Locale. Regione Lombardia

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Partecipazione e Agenda 21 Locale. Regione Lombardia
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Partecipazione
e Agenda 21 Locale
“Azione di accompagnamento agli Enti Locali
DocUP Obiettivo 2 Misura 3.5 Sottomisura B”
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Promotore del progetto
Regione Lombardia
Direzione Generale Qualità dell’Ambiente
Assessore Domenico Zambetti
Direttore Generale Franco Picco
Coordinamento del progetto
Autorità Ambientale Regionale Anelisa Ricci
Staff tecnico Autorità Ambientale Regionale
Elena Conte, Michela Lafranconi, Silvia Vaghi
Referente per la Comunicazione
Cinzia Ieva
Supporto metodologico di progetto
ABCittà coop. sociale onlus – Focus Lab srl
Supervisione e Coordinamento tecnico - scientifico
Raymond Lorenzo, Walter Sancassiani
Coordinamento organizzativo ed operativo
Annalisa Rossicairo, Annamaria Maggiore
Responsabili Casi di Sperimentazione
Alessandra Solci, Simone Zamatei, Cristian Zanelli
Con il contributo di Marcello Archetti
Comunicazione e Sito Web Agenda 21 Regione
Gaia Lembo, Walter Sancassiani, Nando Nasi
Indirizzo e supervisione
Regione Lombardia Elena Conte, Michela Lafranconi, Silvia Vaghi
Ideazione e redazione delle Linee Guida
Walter Sancassiani, Raymond Lorenzo
Con il contributo di Annamaria Maggiore, Alessandra Solci Simone Zamatei, Cristian Zanelli
Coordinamento editoriale
Focus Lab Walter Sancassiani
Progetto grafico ed impaginazione
Focus Lab Nando Nasi
Comunicazione e Sito Web Agenda 21 Regione
Gaia Lembo, Walter Sancassiani, Nando Nasi
Si ringraziano tutti gli Enti che hanno reso possibile l’attuazione del progetto
Comunità Montana Valsassina Valvarrone Vald’ Esino e Riviera,
Comune di Castellanza, Comune di Cividate Camuno
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Prefazione
Cari Amministratori
Come Voi sapete da tempo la Regione Lombardia riconosce, fra le priorità di governo, la promozione
di uno sviluppo economico sostenibile, che integri allo stesso livello gli aspetti economici, ambientali
e sociali. Questo percorso presenta molte sfide a cui la Regione sta rispondendo con una molteplicità
di azioni: attività di indirizzo, di incentivo e di supporto per l’introduzione di strumenti di sostenibilità
e di gestione ambientale. Gran parte di questi interventi sono rivolti sia agli Enti Locali lombardi che
al mondo delle imprese.
Nel Documento Unico di Programmazione (Obiettivo 2), la strategia di sostenibilità ambientale viene
perseguita sia attraverso una stretta collaborazione dell’Autorità Ambientale Regionale, che opera all’interno della Direzione Generale Qualità dell’Ambiente, nella gestione del programma, sia attraverso
l’attuazione di specifiche misure di finanziamento.
Fra queste, con la Misura 3.5 “Promozione delle Agenda 21 locali e di altri strumenti di sostenibilità ambientale” si incentiva l’introduzione di strumenti di sostenibilità locale presso gli Enti pubblici, fra cui: l’Agenda
21 Locale, l’EMAS, i Piani per la mobilità sostenibile, la Carta Europea del Turismo sostenibile.
Proprio nella Misura 3.5 è stata introdotta una modalità gestionale particolarmente innovativa: se da
una lato si è voluto fornire il tradizionale sostegno finanziario agli Enti Locali, dall’altro è stata attivata
un’azione sperimentale che mette a disposizione una consulenza tematica qualificata, scelta attraverso
la modalità della gara ad evidenza pubblica.
La scelta di attivare questo percorso è stata dettata dall’obiettivo di migliorare e sviluppare la governance interistituzionale, operando attivamente per la crescita della consapevolezza e della capacità
progettuale dei territori svantaggiati e dall’esigenza regionale di seguire da vicino e valutare i risultati
delle azioni promosse.
La sperimentazione ha riguardato 3 temi di particolare rilevanza strategica: l’applicazione di strumenti
di Agenda 21 ai temi dell’energia e del paesaggio e la metodologia per la partecipazione. Gli Enti interessati dalla sperimentazione sono stati scelti sulla base di candidature volontarie e sono distribuiti
nelle province di Brescia, Como, Lecco, Mantova, Milano Pavia e Varese.
Le Linee guida che pubblichiamo scaturiscono dal percorso condotto e ne mettono in evidenza caratteristiche e punti di forza e di debolezza. Da una prima valutazione dei risultati conseguiti, emergono
elementi estremamente positivi sia in termini di risultati concreti, sia in termini di crescita di un
dialogo aperto fra la Regione e gli Enti Locali.
La Regione intende quindi rafforzare nel tempo le attività intraprese, in un’ottica di collaborazione e
dialogo con il territorio e gli Enti Locali, nella certezza che solo una condivisione degli obiettivi a tutti
i livelli possa portare a dei risultati significativi.
Domenico Zambetti
Assessore alla Qualità dell’Ambiente
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
Indice
Premessa .................................................................................................................. 8
Gli Enti Locali coinvoltii nell’azione di sperimentazione ..................................................... 10
Guida alla lettura ......................................................................................................... 11
I PARTE - L’Agenda 21 e la partecipazione
1. INTRODUZIONE ALL’AGENDA 21 LOCALE ............................................................. 14
Governance e sviluppo sostenibile locale ............................................................. 14
Agenda 21 nel Mondo. I contenuti di base e gli ambiti ........................................... 16
Agenda 21 Locale in Europa. La Campagna Europea Città Sostenibili ....................... 20
Gli Aalborg Commitments. Un rafforzamento per le Agende 21 Locali ...................... 21
Le componenti chiave dell’Agenda 21 Locale: Partecipazione,
Piani di Azione e Progetti ................................................................................... 23
Agenda 21 Locale in Italia .................................................................................. 24
Agenda 21 Locale in Lombardia ......................................................................... 28
2. CONDIZIONI PER LA PARTECIPAZIONE E L’AGENDA 21 LOCALE .............................. 30
La partecipazione. Il “cuore” del processo A21L e della sostenibilità ....................... 30
I diversi livelli della partecipazione ...................................................................... 30
L’Agenda 21 Locale rispetto ad altri strumenti legislativi di partecipazione ................ 31
Le condizioni necessarie per un processo A21L partecipato ................................... 32
In Lombardia. Rapporti tra pianificazione settoriale e Agenda 21 locale .................... 35
In Lombardia. La programmazione negoziata regionale e le relazioni
con l’Agenda 21 Locale ..................................................................................... 36
I vantaggi e benefici della partecipazione nei processi di Agenda 21Locale ............... 37
II PARTE – Il processo di Agenda 21 Locale. Come gestire la partecipazione
1. LE BASI DI RIFERIMENTO PER VARIE APPLICAZIONI DI A21L ................................. 42
2. COME ORGANIZZARSI PER LA PARTECIPAZIONE NEI PROCESSI DI A21L ................ 44
Gli Enti Pubblici Promotori. Diversi livelli di promozione ........................................ 44
Il ruolo politico della Giunta e dei singoli Assessorati ............................................ 45
Il ruolo e la partecipazione dei tecnici .................................................................. 47
Esempi ........................................................................................................... 48
3. CON CHI FARE L’AGENDA 21 LOCALE ? GLI ATTORI DELLA PARTECIPAZIONE ........... 49
La comunità e gli stakeholders-major groups dell’Agenda 21 ONU .......................... 49
Cosa possono fare i vari attori per l’Agenda 21 Locale? ......................................... 50
La mappatura dei vari attori e la legittimazione ..................................................... 53
Esempi ........................................................................................................... 56
4. LA COMUNICAZIONE NEI PROCESSI DI AGENDA 21 LOCALE .................................. 57
Esempi ........................................................................................................... 59
5. COSA FARE? UNA SCELTA RAGIONATA DEL “LIVELLO DI PARTECIPAZIONE”
DA ATTIVARE ........................................................................................................ 60
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6. COME FARE? LA FACILITAZIONE DEL PROCESSO DI PARTECIPAZIONE .................... 62
Perché la facilitazione e il facilitatore .................................................................. 62
I possibili ruoli del facilitatore ............................................................................ 63
La logistica ...................................................................................................... 65
Tecniche strutturate nella gestione di gruppi ....................................................... 67
Esempi ........................................................................................................... 70
7. LA PARTECIPAZIONE NELLE FASI DEL PROCESSO DI A21L ..................................... 71
Il Forum Agenda 21 Locale ................................................................................ 71
I Gruppi di lavoro tematici ................................................................................. 75
La fase di analisi .............................................................................................. 77
La fase di definizione del Piano d’Azione A21L ...................................................... 80
La fase di attuazione del Piano di A21L ................................................................ 84
La fase di monitoraggio e valutazione di A21L ...................................................... 87
Esempi ........................................................................................................... 91
III Parte - Sperimentare la partecipazione sul campo
INTRODUZIONE ALLE AZIONI DI SPERIMENTAZIONE NELL’AMBITO
DELL’ACCOMPAGNAMENTO ..................................................................................... 96
CASO 1. COMUNITÀ MONTANA VALSASSINA VALVARRONE, VAL D’ESINO E RIVIERA
PLIS partecipati per lo sviluppo sostenibile locale ............................................... 101
CASO 2. COMUNE DI CASTELLANZA
Agenda 21 dei Ragazzi a Castellanza ................................................................. 110
CASO 3. COMUNE DI CIVIDATE CAMUNO
Un Eco-museo del Parco del Barberino come ambito di programmazione
strategica ....................................................................................................... 119
RIFLESSIONI SUGI ESITI DELL’AZIONE DI “ACCOMPAGNAMENTO/SPERIMENTAZIONE”
E RACCOMANDAZIONI PER IL FUTURO .................................................................. 129
Bibliografia di riferimento ............................................................................................ 135
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
Premessa
Nel periodo 2004- 2005 la Regione Lombardia (D.G. Qualità dell’Ambiente – Struttura Azioni per lo
Sviluppo Sostenibile) ha promosso un’Azione di Indirizzo e Accompagnamento per gli Enti Locali delle aree interessate dalla programmazione del Doc.U.P. Ob2 che hanno avviato(o intendevano avviare)
un processo di Agenda 21 Locale. L’azione di supporto è consistita sostanzialmente, attraverso una
misura a titolarità regionale (sottomisura 3.5b), nel fornire un Servizio di consulenza regionale agli
Enti Locali delle aree in questione.
Obiettivo primario dell’attività è stato quello di aumentare la building capacity delle Pubbliche Amministrazioni locali, la capacità degli attori pubblico-privati di costruire insieme programmi ed azioni
per lo sviluppo sostenibile. Si è voluto agire alla base dei processi decisionali, prima della definizione
dei progetti, per far crescere la cultura della sostenibilità e al contempo ottimizzare tempi e risorse,
raggiungendo risultati concreti. Per questo la chiave di lettura di tutto il percorso di sostegno regionale agli Enti Locali è stata quella di lavorare per attuare delle micro-azioni pilota dove si è molto
valorizzato l’aspetto di co-progettazione fra gli enti e i diversi attori sociali .
Innanzitutto ci si è concentrati su tre filoni tematici scelti sulla base delle caratteristiche-vocazioni di sviluppo delle aree Doc.U.P. Ob2, rilevate attraverso l’analisi dei Programmi Integrati di Sviluppo Locale (PISL):
Organizzazione della partecipazione, tema trasversale delle politiche ambientali attraverso il quale
si sono voluti fornire al territorio gli strumenti del “progettare insieme” per la concretizzazione dei
principi di una buona “governance”a livello locale.
Paesaggio, beni culturali e turismo sostenibile, con il quale si è cercato di creare uno spazio applicativo
per le misure specifiche di salvaguardia-gestione-pianificazione dei paesaggi, contenute nella Convenzione Europea del Paesaggio, e per le indicazioni che sono emerse sul turismo a livello comunitario.
Energia, dove si sono sperimentati percorsi volti alla responsabilizzazione degli attori locali ed alla
costruzione di efficaci politiche atte a contrastare il cambiamento climatico.
Per ogni area tematica, le attività di supporto sono state poi articolate in:
• azioni di accompagnamento a tutti gli enti locali delle aree Ob.2, attraverso l’organizzazione di iniziative di comunicazione, partecipazione, formazione e la predisposizione
di uno spazio web, che consente di accedere a tutta la documentazione elaborata e di
agevolare lo scambio di informazioni;
• azioni di sperimentazione degli approcci presentati in queste Linee Guida, attraverso
la supervisione e partecipazione diretta degli esperti tematici ad alcuni processi locali di
Agenda 21 o di pianificazione partecipata riconducibile all’A21L. La scelta delle esperienze
di sperimentazione - qui presentate - è stata effettuata in base alle candidature avanzate
dagli enti durante le iniziative di comunicazione;
• elaborazione di queste linee guida, rese disponibili anche via internet, che contengono, tra l’altro, gli esiti delle attività di accompagnamento e sperimentazione.
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Il progetto è stato presentato a Milano il 3 febbraio 2005 (Forum d’Avvio) ed è proseguito con iniziative decentrate sul territorio, laboratori a Milano che hanno permesso di stabilire un contatto diretto
ed un proficuo dialogo tra Regione ed Enti Locali e fra enti stessi.
Numerosi e diversificati sono stati i livelli istituzionali coinvolti (Province, Comunità Montane, Enti
parco e Comuni) nelle sperimentazioni attivate e significativi i risultati raggiunti per quel che riguarda
la coesione/integrazione fra enti di differente livello nella definizione ”partecipata” delle proposte
progettuali e per quanto concerne la maggiore condivisione delle informazioni e degli obiettivi da
raggiungere.
Sono state collaudate infatti modalità di collaborazione innovative fra enti sovraordinati (Comunità
Montane e/o Province ) e Comuni. Questi ultimi, nel corso della sperimentazione, hanno spesso
assunto la funzione di area-laboratorio di un’esperienza pilota che poi risultasse replicabile nel resto
del territorio della Comunità Montana o Provincia.
Gli esiti sperimentativi mettono in luce come la presenza di una consulenza regionale specifica e le
modalità di lavoro “interattive” abbiano contribuito ad una più rilevante autonomia nella gestione del
processo decisionale da parte degli enti promotori, codificando un sistema dinamico di “passaggio di
competenze”, fondato sulla condivisione.
L’intero progetto di Accompagnamento, infine, si è rivelato un ulteriore strumento attraverso cui la
Regione Lombardia non solo ha incentivato approcci sostenibili allo sviluppo locale ma soprattutto ha
cercato di offrire un concreto apporto alla realizzazione di un sistema di conoscenza che permettesse
di individuare sinergie tra progettualità in atto e potenziali, interazioni con altre politiche-programmi,
ossia di focalizzare il quadro degli interventi che interessano un determinato territorio, con l’intento di
mettere in atto azioni consapevoli e durature.
Autorità Ambientale Regionale
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
Gli Enti Locali coinvolti nell’azione di sperimentazione
Comuni Obiettivo 2
Sostegno Transitorio
Enti locali coinvolti nelle Sperimentazioni
Comuni
Enti sovracomunali:
Comunità Montane e Province
Tema della
sperimentazione
Enti coinvolti
Paesaggio
Provincia di Brescia, CM Valle Trompia e Comuni Alta Valle Trompia
Comune di San Giacomo delle Segnate e Comuni Agenda 21 Basso
Mantovano
CM Alpi Lepontine e Comuni di Menaggio, Grandola ed Uniti, Plesio
CM Oltrepò Pavese e Comuni di Zavattarello e Ruino
Partecipazione
CM Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera
Comune di Castellanza
Comune di Cividate Camuno
Energia
Provincia di Mantova, Comuni A21 Basso Mantovano, Comune di Suzzara
CM Parco Alto Garda Bresciano
CM Valcuvia e Comune di Marchirolo
CM Valtellina di Tirano e Comune di Grosio
Comuni di Busto Arsizio e Legnano
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Guida alla lettura
Le Linee Guida Agenda 21 Partecipazione intendono fornire agli Enti locali lombardi
uno strumento guida di lavoro per preparare, impostare, gestire, facilitare, realizzare piani
e progetti di A21L, al fine di cogliere meglio le numerose opportunità, ancora inespresse,
offerte dall’A21L, sia come strumento di partecipazione intersettoriale e di governance
locale in attuazione dell’A21 dell’ONU, che come modalità di gestione tra Enti pubblici e
comunità locali per risolvere problemi e orientare modelli di sviluppo sostenibile.
Le Linee Guida Partecipazione sono da un lato il risultato di diverse esperienze
pregresse e, dall’altro, di un lavoro svolto in modo partecipato durante la Misura di
Accompagnamento 1.5 di promozione delle Agende 21 Locali. L’accompagnamento ha
previsto diversi momenti di scambio di conoscenze, competenze ed esperienze, sia a
livello istituzionale, attraverso aggiornamenti interni tra tecnici della Regione Lombardia ed esperti tematici; parallelamente, momenti di partecipazione all’esterno, mediante
workshop territoriali e Forum con vari referenti di Enti Locali interessati e i vari soggetti
delle comunità locali coinvolti nella sperimentazione di progetti di A21L.
Le Linee Guida Partecipazione sono organizzate in tre sezioni:
■ Parte I. “Cos’è? Perché?” che introduce e illustra sinteticamente i concetti
e i contenuti trasversali originari dell’Agenda 21 Locale dell’ONU e delle varie
evoluzioni delle politiche di sviluppo sostenibile, dei nuovi approcci di governance e delle sue ricadute, delle esperienze di A21L a livello internazionale,
europeo, italiano e regionale, degli strumenti di gestione a disposizione e dei
vari attori e dei possibili collegamenti tra A21L e altri strumenti di pianificazione regionale, per passare dai principi alle pratiche.
■ Parte II. “Come? Chi? Quando? Dove? Quanto?”. Questa sezione illustra
le modalità operative, tra teoria e pratica, su come impostare, gestire e realizzare percorsi di partecipazione multisettoriale durante le varie fasi di un
percorso di A21L (analisi, definizione di Piano di obiettivi e azioni, attuazione,
monitoraggio e valutazione). Per ogni fase sono indicate sinteticamente approcci di base, indicazioni operative chiave, strumenti di gestione, ed esempi
applicati sia sul territorio lombardo che in altre Regioni.
■ Parte III. “Chi? Come? Dove? Esempi di applicazione e sperimentazione
di A21L in Aree Ob.2”. Questa sezione rendiconta, tramite la forma del racconto, il percorso di sperimentazione di diverse modalità di partecipazione
in contesti e progetti di A21L in tre Enti pubblici (Comune di Castellanza,
Comune di Cividate Camuno, Comunità Montana Valsassina Valvarrone, Val
d’Esino e Riviera) con una riflessione conclusiva sulle tre sperimentazioni e
su possibili miglioramenti e piste di lavoro future.
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
I PARTE
L’Agenda 21 e
la partecipazione
Partecipazione e Agenda 21 Locale
1. INTRODUZIONE ALL’AGENDA 21 LOCALE
Governance e sviluppo sostenibile locale
Con la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 su Ambiente e Sviluppo (UNCED United Nations Conference on Environment and Development) si è affermato il concetto
di “sviluppo sostenibile”, introdotto ufficialmente nel 1987 dalla Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo (WCED), conosciuta come Commissione Brundtland. A
Rio, 178 governi di tutto il mondo sottoscrissero il programma di AGENDA 21, un documento di principi, obiettivi e azioni per la promozione di uno sviluppo più equilibrato
rispetto alle variabili sociali, ambientali ed economiche per il 21°secolo.
Sebbene esistano molte definizioni di “sviluppo sostenibile”, quelle più note ufficialmente e riconosciute a livello internazionale sono due: quella sancita dalla Conferenza di Rio, che lo definisce come:
“lo sviluppo che soddisfa i bisogni delle persone esistenti senza compromettere
la capacità delle future generazioni di soddisfare i loro bisogni”.
Al di là delle varie definizioni e percezioni il concetto di sviluppo sostenibile e di
sostenibilità, per sua natura dinamico in base al contesto e ai criteri di riferimento presi in
esame, dovrebbe riguardare tre dimensioni: ambientale, sociale ed economica. Nonostante le varie definizioni esistenti, emergono tre aspetti di fondo dello sviluppo sostenibile:
1. Arrestare il degrado ambientale,
2. Impedire l’impoverimento delle future generazioni (equità intragenerazionale);
3. Migliorare la qualità della vita e l’equità tra le attuali generazioni (equità intergenerazionale).
4. Favorire la partecipazione di tutti gli attori sociali, istituzionali ed economici
nelle soluzioni.
Il contributo della Commissione Brundtland nel 1987 poneva prevalentemente attenzione sugli aspetti ambientali dello sviluppo. Nel 1992 il Summit di Rio ha “allargato”
il concetto di sviluppo sostenibile integrato agli aspetti sociali. La sostenibilità sociale è la
precondizione e il supporto per la sostenibilità ambientale. La sostenibilità economica è a
sua volta essenziale per permettere la sostenibilità ambientale, istituzionale e sociale.
Per raggiungere lo sviluppo sostenibile nelle sue varie dimensioni sono quindi
necessarie azioni ed interventi di diversa natura e a diversi livelli:
• soluzioni tecnologiche,
• soluzioni di re-distribuzione delle risorse,
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• strumenti di mercato,
• valori individuali e stili di vita,
• riforme istituzionali ed economiche.
A livello internazionale sono stati elaborati diversi approcci teorici e operativi,
sulle modalità per raggiungere modelli di sviluppo sostenibile, provenienti da vari ambiti disciplinari: istituzioni, organismi intergovernativi, università e centri di ricerca, imprese e finanza, Organizzazioni Non Governative (Ong). Tra quelli più noti e dibattuti:
il Fattore 4, l’Impronta Ecologica, lo Spazio ambientale, l’Eco-efficienza, the Natural
Step, l’Impronta Ecologica, la politica integrata di prodotto (IPPC), la Corporale Social
Responsibilty.
Anche la gamma degli strumenti gestionali ambientali, finanziari e sociali orientati
allo sviluppo sostenibile si sono continuamente diffusi ed evoluti a livello internazionale,
europeo e nazionale. Alcuni sono focalizzati sulle procedure, altri sulla rendicontazione,
altri ancora sulla partecipazione e la capacity building. Tra i più noti: sistemi di gestione
ambientale (Reg. U.E. EMAS, ISO14001), Analisi del ciclo di vita dei prodotti (LCA),
etichettatura ecologica (Ecolabel), Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) e Valutazione Ambientale Strategica (VAS), Contabilità ambientale, Bilancio Ambientale, Bilancio
Sociale, Bilancio di Sostenibilità, Cleaner Production/Technologies, Eco-design, Politiche Integrate di Prodotto, Acquisti Verdi (Green Purchasing), auditing e certificazioni
sociali di prodotti e processi produttivi, finanza socialmente e ambientale responsabile
(Socially Responsabile Investing), Agenda 21 Locale.
Nel 2001, nell’ambito del processo di riforma della Commissione Europea, è stato
pubblicato il Libro Bianco sulla Governance dell’Unione Europea1. Il documento della
Commissione Europea si inserisce in un dibattito internazionale avviato da diversi anni
tra le organizzazioni intergovernative, che si basa sul presupposto che di fronte a problemi sempre più complessi e interconnessi dal punto di vista economico, sociale e ambientale, i modelli tradizionali di presa alle decisioni tipicamente di governo istituzionale
(government) mostrano sempre più limiti rispetto alla loro accettazione da parte di vari
attori sociali ed economici nonché di efficacia in termini di risultati ottenuti.
Il Libro Bianco introduce la transizione verso modelli e processi decisionali più
inclusivi e allargati al coinvolgimento attivo di altri attori (governance) per la definizione
e realizzazione di politiche di settore a vari livelli. Per l’UE la governance è l’insieme di
regole, processi e comportamenti che riguardano le modalità in cui sono esercitati, i
poteri a livello europeo, in particolare per quanto riguarda l’apertura, la partecipazione,
la rendicontazione, l’efficacia e la coerenza.
L’approccio di governance si basa su nuovi approcci come quello della sussidiarietà (intesa come declinazione delle decisioni a più livelli e tra vari attori con una
loro maggiore inclusione), coinvolgimento e consultazione costante degli stakeholders
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
lungo i processi decisionali, progetti in partnerships, rendicontazione a vari livelli (accountability).
Le nuove implicazioni e i principi di governance rafforzano il quadro delle politiche per lo sviluppo sostenibile, sia a livello globale che a livello locale. I principi
di intersettorialità, lo sviluppo di capacità progettuali (capacity building), l’approccio
multi-stakeholders ai problemi e alle soluzioni, per cui ogni attore ha responsabilità
da attuare rispetto alla promozione di modelli di produzione e consumo maggiormente
sostenibili, la consultazione e partecipazione dei vari stakeholders lungo il ciclo di vita
dei progetti e delle decisioni, sono infatti tutti principi chiave, come indicati già tra i
40 capitoli dell’Agenda 21 di Rio, nel 6° Programma di Azione Ambientale dell’Unione
Europea, nei nuovi Aalborg Commitments della Campagna Europea Città Sostenibili, sia
negli ultimi documenti internazionali e nazionali relativi alle politiche ambientali, sociali
e di sviluppo locale.
Agenda 21 nel Mondo
Il Programma di Agenda 21 sancito alla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 su
Ambiente e Sviluppo (UNCED - United Nations Conference on Environment and Development) stabilisce i principi e i criteri a cui devono orientarsi le politiche dello sviluppo,
a livello globale, nazionale e locale, e fissa numerosi obiettivi e azioni da perseguire con
40 Capitoli.
I 40 capitoli del Programma Agenda 21 definiscono gli ambiti tematici per raggiungere uno sviluppo sostenibile, ed individuano gli strumenti di attuazione necessari
e il ruolo dei diversi attori-stakeholders sociali, economici, culturali (9 Major Groups).
Una delle principali finalità dell’Agenda 21 è ottenere una maggiore integrazione delle variabili ambientali, e sociali, istituzionali ed economiche nelle politiche di sviluppo
(vedi contenuti Box Contenuti dell’Agenda 21).
Il documento finale del summit di Rio raccomanda che l’Agenda 21 venga adottata
a livello nazionale, elaborando uno schema di riferimento che possa servire da documento
quadro per la definizione di politiche di sviluppo sostenibile a livello settoriale e locale.
I contenuti e gli ambiti dell’Agenda 21
I° parte – Dimensioni economiche e sociali
Capitolo 1 Preambolo
Capitolo 2 Cooperazione internazionale per promuovere lo sviluppo sostenibile nei paesi in via di sviluppo e nelle relative politiche domestiche
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Capitolo 3 Lotta alla povertà
Capitolo 4 Cambiamento dei modelli di consumo
Capitolo 5 Dinamiche demografiche e sostenibilità
Capitolo 6 Protezione e promozione della salute umana
Capitolo 7 Promozione dello sviluppo sostenibile a livello urbano
Capitolo 8 Integrazione ambiente e sviluppo nei processi decisionali
II° parte – Conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo
Capitolo 9 Protezione dell’atmosfera
Capitolo 10 Approccio integrato alla pianificazione e gestione delle risorse
territoriali
Capitolo 11 Lotta alla deforestazione
Capitolo 12 Gestione di eco-sistemi fragili: Lotta alla desertificazione e alla
siccità
Capitolo 13 Gestione di eco-sistemi fragili:
sviluppo sostenibile delle montagne
Capitolo 14 Promozione dell’agricoltura sostenibile e dello sviluppo rurale
Capitolo 15 Conservazione della diversità biologica
Capitolo 16 Gestione ambientale delle biotecnologie
Capitolo 17 Protezione degli oceani, tutti i tipi di mari e aree costiere
Capitolo 18 Protezione della qualità delle acque, gestione integrata e
approvvigionamento delle risorse idriche
Capitolo 19 Gestione ambientalmente sostenibile delle sostanze chimiche
Capitolo 20 Gestione ambientalmente sostenibile dei rifiuti pericolosi
Capitolo 21 Gestione ambientalmente sostenibile dei rifiuti solidi e loro
smaltimento
Capitolo 22 Gestione ambientalmente sostenibile dei rifiuti radioattivi
III° parte – Rafforzamento del ruolo dei diversi attori
Capitolo 23 Preambolo
Capitolo 24 Azioni delle donne verso lo sviluppo equo e sostenibile
Capitolo 25 Bambini e giovani per lo sviluppo sostenibile
Capitolo 26 Rafforzamento del ruolo delle minoranze etniche e delle loro
comunità
Capitolo 27 Rafforzamento del ruolo delle organizzazioni non-governative
Capitolo 28 Iniziative delle amministrazioni di supporto all’Agenda 21
Locale
Capitolo 29 Rafforzamento dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali
Capitolo 30 Rafforzamento del ruolo del commercio e delle imprese
Capitolo 31 Ruolo della comunità scientifica e tecnologica
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
Capitolo 32 Rafforzamento del ruolo degli agricoltori
IV° parte – Mezzi di attuazione
Capitolo 33 Risorse e meccanismi finanziari
Capitolo 34 Trasferimento di tecnologie ambientalmente compatibili,
cooperazione e know-how
Capitolo 35 Scienza per lo sviluppo sostenibile
Capitolo 36 Promozione dell’educazione, sensibilizzazione pubblica e
Formazione
Capitolo 37 Meccanismi nazionali e internazionali di cooperazione con i
paesi in via di sviluppo
Capitolo 38 Accordi istituzionali internazionali
Capitolo 39 Strumenti e meccanismi legali internazionali
Capitolo 40 Informazione per i processi decisionali
Da Rio a Johannesburg. L’evoluzione delle politiche per la sostenibilità a livello internazionale
Dopo la Conferenza di Rio sono state definite numerose politiche e iniziative internazionali ed europee al fine di dare avvio alla fase di realizzazione dei 40 capitoli
dell’Agenda 21. Numerosi governi hanno definito dei Piani per lo Sviluppo Sostenibile a
livello nazionale, adattando le azioni sulla base delle specifiche condizioni e problematiche ambientali e sociali esistenti nei singoli paesi.
Nel 2002 si è svolto un bilancio decennale sulle politiche di sviluppo sostenibile e
un monitoraggio sull’avanzamento dell’Agenda 21 a livello mondiale con la Conferenza
ONU “Rio +10 – Stoccolma +30” tenutasi a Johannesburg in Sud Africa. Al Summit di
Rio +10 è stata svolta un’analisi sui progressi raggiunti, su quanto non è stato ancora
realizzato, sui problemi ancora irrisolti, sugli ostacoli che impediscono un percorso più
efficace verso lo sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Per quanto riguarda il ruolo degli Enti locali è stata formulata una nuova fase: “From
Local Agenda To Local Action“.
I documenti approvati al Summit di Johannesburg sono stati:
• Dichiarazione Politica di Johannesburg: si tratta del documento di indirizzo, articolato in 37 articoli, che contiene le linee guida per giungere allo sviluppo sostenibile.
• Piano d’Azione, strutturato in 11 capitoli, individua numerosi impegni/azioni
dei governi e delle autorità locali (Type 1 Initiatives), da realizzare anche con
la collaborazione di Organizzazioni Non Governative e settore privato (Type 2
Partnership Initiatives)
(http://www.un.org/events/wssd/)
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Gli Impegni: il Piano d’Azione di Johannesburg per lo sviluppo sostenibile in
sintesi
• Combattere la povertà: dimezzare entro il 2015 il numero di persone che vive
con un reddito giornaliero inferiore ad un dollaro
• Garantire acqua potabile: dimezzare la percentuale di coloro che non hanno
accesso all’acqua potabile entro il 2015
• Difesa della salute dell’uomo: dimezzare la percentuale delle persone senza
assistenza sanitaria entro il 2015.
• Promozione dell’educazione: l’educazione allo sviluppo sostenibile contribuisce a modificare comportamenti, abitudini e stili di vita in maniera diretta
ed efficace
• Tutela della biodiversità: integrare gli obiettivi della tutela della biodiversità
con le strategie e con i piani pro sviluppo sostenibile.
• Difesa delle risorse dei mari e degli oceani: fermare lo sfruttamento eccessivo delle risorse entro il 2015, delineare una rete di aree marine protette
entro il 2012.
• Verso un’agricoltura sostenibile: migliorare la produttività agricola dell’Africa e la sicurezza del cibo, dare priorità alle pratiche agricole che rispettano le
conoscenze tradizionali e l’ambiente.
• Lotta alle sostanze chimiche: ridurre la produzione e l’uso di prodotti chimici
tossici entro il 2020.
• Il futuro delle energie rinnovabili: significativo incremento delle tecnologie
rinnovabili,
• Protezione del clima: conferma degli obiettivi della convenzione Quadro sui
cambiamenti Climatici.
• L’Azione locale dell’Agenda 21: promuovere e adottare le strategie nazionali
per l’attuazione dell’Agenda 21 entro il 2005
• Aiuti allo sviluppo: istituzione di un Fondo volontario mondiale per la Solidarietà, ribadito l’invito di raggiungere il target almeno dello 0,7% del PIL a
favore dei Paesi del Terzo Mondo.
• Le nuove collaborazioni: oltre 500 progetti di partnership per lo sviluppo
sostenibile.
• Diritti, principi e valori: diritto di accesso al cibo, all’acqua, alla terra, alle
risorse naturali, alla sanità, all’educazione.
19
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Esperienze di Agenda 21 nel Mondo
Negli ultimi 10 anni più di 6000 governi locali di tutto il mondo hanno intrapreso processi di Agenda 21 Locale come base per politiche di buona governance e come
punto di partenza per far avanzare politiche di sviluppo sostenibile. In 113 Paesi di
tutto il mondo, leader dei governi locali, personale degli Enti Locali e cittadini stanno lavorando in partnership per accelerare la transizione verso comunità sostenibili,
eque e sicure. Assieme stanno cercando di intervenire su diversi problemi prioritari
quali la gestione della risorsa acqua, la disoccupazione, la povertà, la salute e i cambiamenti climatici.
La partecipazione più significativa si rileva in Europa, dove 5292 enti locali si
sono impegnati nel processo A21L, costituendo più dell’80% delle esperienze condotte
a livello mondiale. Si registra inoltre, al livello globale, un aumento notevole del numero
di Paesi in cui sono stati avviati uno o più processi, inclusi 28 Paesi africani. Campagne
nazionali su Agenda 21 Locale sono in atto in 18 Paesi: questo significa che attraverso
questo supporto, è stato attivato il 41% circa delle esperienze di Agenda 21 Locale complessivamente considerate a livello mondiale. Le campagne nazionali sono più frequenti
in Europa, e nella regione asiatica del Pacifico.
In Europa, 8 Paesi vantano 2011 processi avviati. La regione asiatica del Pacifico
presenta 6 Paesi attivi con campagne nazionali, attraverso le quali è supportato più del
75% dei processi in corso.
La presenza di una campagna nazionale è dunque in genere direttamente correlata
ad un numero alto di processi di A21L. I gruppi di stakeholders sono coinvolti nel 73%
dei casi di A21L. Il grado di coinvolgimento degli stakeholders varia dal fornire semplicemente indicazioni/indirizzi per le politiche, alla gestione dell’intero processo e budget
previsto. I gruppi di stakeholders hanno un maggiore potere decisionale nei Paesi a basso
reddito. Ancora poco inclusi e coinvolti risultano essere alcuni gruppi particolarmente
sotto-rappresentati come donne, minoranze etniche e giovani. Il 61% degli enti locali che
ha intrapreso un percorso di A21L ha sviluppato Piani di Azione Locali.
(2002, ICLEI, Local Governments’ response to Agenda 21: Summary Report of
Local Agenda 21 Survey with regional focus)
Agenda 21 Locale in Europa
A livello europeo sono numerose le iniziative avviate negli ultimi 10 anni volte a
promuovere l’A21L nei paesi membri. Gli obiettivi dell’Agenda 21 sono stati introdotti nei documenti politici e di programmazione nei paesi membri dell’Unione Europea.
Il VI° Programma d’Azione Ambientale 1993-2000 “Verso uno Sviluppo Sostenibile”
dell’Unione Europea, riconosce la necessità di sviluppare approcci “dal basso” che prevedano il coinvolgimento attivo del più ampio numero di attori istituzionali, sociali,
economici e culturali nel perseguire uno sviluppo sostenibile.
20
Per l’appuntamento del Summit per lo Sviluppo Sostenibile (WSSD) di Johannesburg (2002), la Commissione Europea ha presentato una Comunicazione al Consiglio
e al Parlamento Europeo dal titolo “Dieci anni dopo Rio: prepararsi al vertice mondiale
sullo sviluppo sostenibile del 2002”, nella quale vengono presentate le priorità dell’Ue e
le misure che dovranno essere prese in vista di questo evento.
http://europa.eu.int/comm/environment/index_it.htm
http://europa.eu.int/comm/environment/wssd/index_en.html
Il grado di evoluzione delle esperienze di A21L varia significativamente a livello
europeo. Se nei paesi del Nord-Europa, in particolare Inghilterra, Olanda, Paesi Scandinavi, i processi di A21L sono iniziati precocemente da metà anni ’90 con un’ampia
diffusione e un consistente impulso da parte dei Governi centrali.
Negli ultimi anni la tendenza si sta invertendo. I paesi mediterranei, in particolare
Spagna e Italia, si segnalano come i nuovi centri dove si manifestano i maggiori fermenti di coinvolgimento da parte delle autorità locali sull’A21L. Il fenomeno appare tuttavia
essere ancora alle fase iniziali rispetto alle esperienze del Nord-Europa già consolidate
da tempo e rivolte verso un’evoluzione dei processi di A21L e una maggiore integrazione nell’ambito delle politiche di sostenibilità.
La Campagna per le Città Europee Sostenibili
A parte le istituzioni intergovernative, diversi network sono stati creati a livello
europeo negli ultimi dieci anni al fine di promuovere progetti e iniziative di A21L e di
sostenibilità a livello urbano, in particolare la Campagna per le Città Europee Sostenibili,
istituita in occasione della Conferenza di Aalborg del 1994. La finalità della Campagna è
di promuovere progetti e iniziative per la sostenibilità urbana in Europa in collegamento con i programmi dell’Unione Europea nell’ambito dell’ambiente urbano e di attuare
l’Agenda 21 Onu su scala locale europea in attuazione del Cap. 28 del Piano ONU.
A metà 2005 oltre 2000 autorità pubbliche europee aderiscono alla Campagna Europea Città Sostenibili, avendo sottoscritto la Carta di Aalborg, e dovrebbero avere avviato
ufficialmente processi di A21L. I partecipanti rappresentano piccole città con meno di
20.000 abitanti, città medio-piccole fino a 100.000 abitanti, grandi città e province tra
100.000 e 1 milione di abitanti, e capitali e metropoli con oltre 1 milioni di abitanti.
Complessivamente la Campagna rappresenta 32 paesi europei e oltre 140 milioni
di cittadini europei. L’aggiornamento della Conferenza di Aalborg si è tenuto a Lisbona
nell’ottobre del 1996, ad Hannover nel 2000 e di nuovo ad Aalborg nel 2004.
Gli Aalborg Commitments. Un rafforzamento per le Agende 21 Locali
L’ultima Conferenza della Campagna Europea si è svolta ad Aalborg, in Danimarca
(Aalborg+10), come appuntamento e bilancio decennale dall’avvio della Campagna. In
questa occasione, a cui hanno partecipato oltre 1000 rappresentanti di Enti pubblici
21
Partecipazione e Agenda 21 Locale
di 25 paesi, sono stati definiti e approvati gli Aalborg Commitments, ossia i nuovi impegni e targets tematici da realizzare da parte degli Enti aderenti alla Campagna come
nuovo percorso di lavoro, a distanza di 10 anni dai principi della Carta di Aalborg (box
10 Aalborg Commitments). Nel 2006 e nel 2010, gli Enti Locali firmatari degli Aalborg
Commitments su scala europea dovranno analizzare e rendicontare il raggiungimento
degli obiettivi rispetto agli Aalborg Commitments.
Sintesi 10 Aalborg Commitments. http://www.aalborgplus10.dk/
1 Governance
Ci impegniamo a rafforzare i nostri processi decisionali tramite una migliore
democrazia partecipatoria.
2 Gestione Locale Per La Sostenibilità
Ci impegniamo a mettere in atto cicli di gestione efficienti, dalla loro formulazione alla loro implementazione e valutazione.
3 Risorse Naturali Comuni
Ci impegniamo ad assumerci la piena responsabilità per la protezione, la
conservazione e la disponibilità per tutti delle risorse naturali comuni.
4 Consumo Responsabile e Stili di Vita
Ci impegniamo ad adottare e a incentivare un uso prudente ed efficiente delle risorse, incoraggiando un consumo e una produzione sostenibili.
5 Pianificazione e Progettazione Urbana
Ci impegniamo a svolgere un ruolo strategico nella pianificazione e progettazione urbane, affrontando problematiche ambientali, sociali, economiche,
sanitarie e culturali per il beneficio di tutti.
6 Migliore Mobilità, Meno Traffico
Riconosciamo l’interdipedenza di trasporti, salute e ambiente e ci impegniamo a promuovere scelte di mobilità sostenibili.
7 Azione Locale Per La Salute
Ci impegniamo a proteggere e a promuovere la salute e il benessere dei nostri cittadini.
8 Economia Locale Sostenibile
Ci impegniamo a creare e ad assicurare una vivace economia locale, che
promuova l’occupazione senza danneggiare l’ambiente.
9 Equità e Giustizia Sociale
Ci impegniamo a costruire comunità solidali e aperte a tutti.
10 Da Locale A Globale
Ci impegniamo a farci carico delle nostre responsabilità per conseguire pace,
giustizia, equità, sviluppo sostenibile e protezione del clima per tutto il pianeta.
22
Le componenti chiave dell’Agenda 21 Locale: Partecipazione, Piani di Azione e
Progetti
Se l’Agenda 21 è sia un Programma di Azione per lo sviluppo sostenibile su scala
internazionale, promosso dall’ONU, l’Agenda 21 Locale (d’ora in avanti A21L) è la sua
attuazione su scala locale come previsto dal Cap. 28 dei Major Groups, relativo al ruolo
degli Enti locali.
Su scala locale, l’A21L assume una molteplice dimensione: è uno strumento
che prevede la partecipazione della comunità locale e dei vari portatori di interesse
(stakeholders-Major groups), è un Piano di Azione in quanto è il prodotto di un processo di partecipazione; infine è anche un insieme di progetti operativi in attuazione del
Piano di Azione locale.
L’Agenda 21 prevede, coerentemente con i 40 capitoli del Programma ONU, un
approccio tematico trasversale alla sostenibilità, ambientale, economico e sociale, e
un approccio intersettoriale dal punto di vista del ruolo attivo dei vari attori portatori di
interessi (stakeholders) rispetto alle politiche di sviluppo sostenibile.
Nel contesto italiano, l’A21L è spesso interpretata come uno strumento promosso esclusivamente dagli Enti pubblici, il cui risultato (Piano di Azione) è da realizzare da
parte degli Enti pubblici. I documenti ufficiali prevedono invece, quanto meno a livello
teorico, che ogni attore dei Major Groups, di cui gli Enti pubblici sono uno dei nove
indicati (Cap. 28), abbia un ruolo attivo e una responsabilità da svolgere nella realizzazione di azioni di sostenibilità locale. In diversi paesi, la gestione del processo di A21L
è spesso gestita da attori non istituzionali.
L’Iclei (International Council for Local Environmental Initiatives), il primo network
storico di supporto agli Enti pubblici nell’attuazione di politiche ambientali e di sviluppo sostenibile, ha definito l’A21L come “Un processo partecipato, multisettoriale per
raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 21 a livello locale attraverso la preparazione e la
realizzazione di un Piano d’Azione strategico a lungo termine, che indirizzi le priorità
locali per quanto concerne lo sviluppo sostenibile”.
Aspetti chiave di un’Agenda 21
• L’integrazione dei temi: gli obiettivi ambientali sono legati agli obiettivi economici e sociali;
• L’integrazione degli interessi: in una cultura del dialogo e della partecipazione, tutti i gruppi della società devono essere coinvolti;
• Il carattere di lungo termine: i provvedimenti e i progetti si basano su obiettivi a lungo termine in accordo con il principio di precauzione;
23
Partecipazione e Agenda 21 Locale
• La sua dimensione globale: sono misurati gli impatti dell’azione locale sullo
sviluppo globale, sono individuati i modi per contrapporsi alla distribuzione
iniqua dei consumi e della ricchezza a livello globale;
• La gestione sostenibile delle risorse: l’utilizzo delle risorse naturali si basa
sul tasso con cui le nuove risorse si formano; l’input di sostanze nell’ambiente naturale è basato sulla sua capacità di degradarle.
Dal punto di vista operativo, il processo dovrebbe articolarsi lungo un processo
dinamico strutturato per tappe-fasi di avanzamento, improntato ad un’ottica di
miglioramento continuo; un approccio utilizzato da molte amministrazioni locali
in Europa e nel Mondo.
Per la Campagna Europea Città Sostenibili, il percorso suggerito all’interno della
Carta di Aalborg (Parte III) prevede in modo simile i seguenti passaggi:
• Individuazione degli strumenti di programmazione e delle risorse finanziarie
esistenti nonché di ogni altro piano e programma di supporto;
• Individuazione sistematica, da realizzarsi facendo ampio ricorso alla consultazione dei cittadini, dei problemi e delle rispettive cause;
• Attribuzione di priorità per affrontare i problemi individuati;
• Formazione di un punto di vista comune per quanto riguarda un modello sostenibile di collettività attraverso un processo di partecipazione che coinvolga
tutti i settori interessati;
• Valutazione delle opzioni strategiche alternative;
• Adozione di Piani locali di azione a lungo termine orientati alla sostenibilità e
che comprendano obiettivi misurabili;
• Programmazione dell’attuazione del Piano, compresa la realizzazione di uno
scadenzario e l’attribuzione delle diverse responsabilità tra le parti;
• Istituzione di sistemi e procedure di relazione e monitoraggio dell’attuazione
del Piano di Azione.
Agenda 21 in Italia
In Italia, l’attivazione concreta di processi di A21L e le iniziative e gli strumenti di
supporto sono abbastanza recenti. Sebbene il Governo italiano abbia deliberato a fine
1993, con apposita Delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE), un Piano Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile in Attuazione dell’Agenda 21, ratificando le dichiarazioni di Rio sulla Biodiversità e sui Cambiamenti climatici,
è dal 1996 che il concetto di sviluppo sostenibile nella sua dimensione urbana e locale
viene ripreso esplicitamente da parte del Ministero dell’Ambiente con la creazione di un
“Gruppo di lavoro sulle città sostenibili”.
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A partire dal 1996, è stato promosso il progetto “Città sostenibili delle bambine
e dei bambini” che ha portato nel 1998, con un decreto istitutivo del Ministero dell’Ambiente, all’approvazione del Parlamento del Riconoscimento di Città sostenibili delle
bambine e dei bambini da assegnare ai Comuni italiani.
Nel 1998 con l’approvazione del Nuovo Programma per la Protezione dell’Ambiente si prevede tra i vari settori d’intervento, uno relativo agli strumenti per
lo sviluppo sostenibile. Nell’ambito di quest’area di intervento è previsto l’aggiornamento del Piano Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e all’Iniziativa Attuazione
dell’Agenda 21 approvato dal CIPE nel 1993 in attuazione dell’Agenda 21 di Rio de
Janeiro. Un primo progetto in questa direzione è stato “Agenda 21 per le aree urbane:iniziative pilota nelle città medio-piccole” e l’elaborazione di un modello base
di A21L. È stato inoltre promosso negli ultimi anni un Premio annuale per le Città
Sostenibili.
Prima del Summit WSSD di Johannesburg nel settembre 2003, il Ministero dell’Ambiente ha elaborato, tramite un percorso di consultazione con vari gruppi di interesse, la nuova Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia.
(http://www.minambiente.it/svs/agenda21/agenda.htm)
Un ruolo di supporto istituzionale a livello nazionale nell’ambito dell’A21L è svolto dall’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT).
Tra le iniziative, la pubblicazione di un manuale per l’attuazione dei processi di A21L per
enti pubblici di diverso livello, aggiornato con una seconda edizione (vedi bibliografia),
la creazione di una banca dati sulle “buone pratiche” “Gelso”, l’organizzazione di seminari sui temi dell’A21L per i tecnici delle Agenzie regionali.
(http:www.apat.gov.it/)
Un fondamentale impulso all’A21L nel contesto italiano è rappresentato dalla costituzione del Coordinamento Nazionale Agende 21 Locali, costituito ufficialmente a
Ferrara nell’aprile del 1999 e successivamente come associazione nel 2000, al quale
aderiscono attualmente circa 400 enti tra amministrazioni locali di vario livello e organismi privati.
Il coordinamento nazionale è stato promosso volontariamente da alcuni Enti pubblici sulla base della necessità di coordinamento e confronto tra gli enti locali coinvolti
in processi di A21L. I principali obiettivi del Coordinamento mirano a promuovere i
processi di A21L in Italia; monitorare, diffondere e valorizzare le esperienze di A21L in
corso; favorire lo scambio di informazioni sui temi correlati all’A21L; attivare momenti
di formazione negli Enti di appartenenza; favorire progetti di partnerships tra enti locali
su ricerche e progetti sull’A21L; stimolare il coinvolgimento e l’impegno delle amministrazioni nei network internazionali di A21L. Il coordinamento svolge le sue attività
25
Partecipazione e Agenda 21 Locale
tramite vari gruppi di lavoro tematici, un sito web di informazione e una newsletter di
informazione.
(www.a21italy.org)
Le amministrazioni pubbliche italiane che aderiscono alla Campagna Europea
Città Sostenibili sono attualmente oltre 800. Nel 1998 erano 25, nel 1999 44, nel 2000
circa 70, nel 2001 482, nel 2002 513, ad inizio 2004, 852. Il grande balzo di adesioni è
avvenuto dal 1999 (51 Enti) al 2003, con una crescita di oltre nuove 800 adesioni, oltre
un terzo.
Diverse recenti iniziative a livello nazionale hanno contribuito ad un notevole nuovo interesse e attivismo delle amministrazioni pubbliche italiane rispetto all’A21L, in
particolare tramite appositi incentivi economici messi a disposizione degli Enti pubblici
da parte del Ministero dell’Ambiente con due Bandi di co-finanziamento, uno nel 2000 e
uno nel 2002 e da vari Bandi regionali e provinciali.
Dal punto di vista dei risultati derivanti dalle esperienze di A21L italiane, l’ultima indagine su scala nazionale del 20042 mostra un quadro articolato, sintetizzato di seguito:
Agenda 21 Locale in Italia in sintesi
• I processi di A21L avviati sono distribuiti su tutto il territorio nazionale.
• I processi maggiormente avanzati si collocano principalmente nel Nord-Est e
nel Centro Italia.
• Quattro macro-aree generali di avanzamento delle A21L italiane: “fase iniziale” con 87 Enti (34%) in avvio e 24 (9%) giunti all’attivazione del Forum;
fase “matura”, con 31 enti (12%) giunti all’analisi dei problemi e 58 (23%)
alla definizione del Piano di Azione; fase “avanzata” con 36 Enti (14%) alla
realizzazione del Piano di Azione; fase “consolidata” con 19 Enti (8%) giunti
al monitoraggio.
• Le Province sono il livello di enti che si posizionano nelle fasi maggiormente
avanzate.
• Ad inizio 2004 sono 160 i Forum A21 avviati (nel 2002 erano 45). 115 Forum
in più come nuove opportunità di partecipazione delle comunità locali con
processi di A21L.
• 23 settori – stakeholders delle comunità locali partecipano in diverso modo
nei Forum e gruppi di lavoro di A21L.
• I Forum A21L sono coinvolti anche per altri progetti degli Enti pubblici nel
65% dei casi, al di là degli strumenti di consultazione consolidati.
26
• Le principali aree problematiche ambientali-territoriali indicate dai partecipanti dei Forum A21L sono in ordine di importanza Mobilità e trasporti, Acqua,
Rifiuti ed Aria. Tra i problemi economici turismo, agricoltura, attività produttive in generale, lavoro e occupazione e terziario. I problemi sociali più
citati sono formazione-educazione, salute-sicurezza, partecipazione, servizi e
coesione sociale, comunicazione, cultura e informazione e, in misura minore,
consumi, pari opportunità e diritti umani.
• Oltre la metà degli Enti, 69 (pari al 61%), ha definito un Piano di Azione di
A21L per la sostenibilità locale e 35 Enti (31%) in parte (55 in più rispetto al
2002). Se si considerano quelli realizzati e quelli in corso di realizzazione, i
Piani di Azione sono a quota 104.
• Il 41% dichiara di avere definito target, il 37% in parte, il 25 % non ancora.
• Sono stati elaborati Piani Operativi di A21L per il 50% dei casi e 27% in
parte
• 1309 progetti di A21L sono stati realizzati negli Enti giunti in fase di attuazione.
• Nel 45% dei casi sono realizzati dei progetti in partnerships.
• 19 Enti (8%) sono giunti al monitoraggio come fase di verifica del raggiungimento degli obiettivi e target dei Piani Operativi di A21L.
• Le maggiori ricadute sono nelle politiche ambientali-territoriali, a seguire le
politiche sociali e culturali e in misura minore le politiche economiche.
• I risultati ottenuti secondo gli Enti intervistati sono, in ordine di importanza,
una maggiore condivisione delle informazioni e migliore dialogo, valorizzazione dei progetti esistenti dei vari attori coinvolti; maggiore e migliore partecipazione nei processi decisionali; soluzioni migliorative a problemi esistenti
in varie aree ambientali, sociali ed economiche; maggiore coordinamento e
integrazione degli interventi; infine, maggiore capacità progettuale dei vari
attori.
• Le difficoltà che i processi di A21L incontrano ad inizio 2004 sono di varia
natura. In ordine di importanza: insufficienti risorse, difficoltà a co-responsabilizzare i partecipanti del Forum ad assumere impegni e a realizzarli; tempi lunghi dalle fasi di ideazione a quelle di realizzazione; scarsa integrazione
nelle politiche di settore e scarsa continuità politica di supporto. Seguono la
mancanza di risultati in tempi brevi, scarsa attuazione delle indicazioni del
Piano nelle politiche dell’Ente. Sono invece minime le difficoltà tecniche e
normative e i problemi legati alla comunicazione dei risultati.
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
Agenda 21 in Lombardia
Nell’ambito delle politiche di sviluppo sostenibile e dei vari strumenti di attuazione correlati, la Regione Lombardia ha avviato negli ultimi anni varie azioni di supporto
alla promozione e diffusione delle Agende 21 Locali, tramite azioni di indirizzo e incentivazione (vari Bandi), in collaborazione con partner istituzionali e tecnici.
Dall’ultima indagine regionale del 2004, risultano 117 i processi di A21L formalmente avviati da parte di Comuni (56%), aggregazioni di Comuni (18%), Comunità
Montane (12%), Parchi (4%), Province (10%).
49 Enti coinvolti sono ancora in fase di adesione alla Carta di Aalborg, 51
hanno realizzato la Relazione Stato Ambiente, 33 hanno attivato Forum di A21L, 17
hanno approvato Piani di Azione e 16 enti sono in fase di attuazione e monitoraggio
del Piano di Azione. (Regione Lombardia-FLA – Sostenibilità e Agenda 21 in Lombardia – Indagine 2004)
Tra i punti di forza dei Forum A21L lombardi già insediati, sono indicati: l’occasione di reale coinvolgimento della comunità nei processi decisionali e nella definizione di
azioni concrete per il miglioramento del proprio territorio; la costruzione di partenariati
tra pubblico e privato e, più in generale, l’opportunità di collaborazione concreta tra i
diversi attori operanti sullo stesso territorio (anche se, d’altra parte, il 35% degli Enti
giunti alla fase attuativa del processo ha ritenuto più importante coinvolgere nella fase
di concertazione solo i soggetti operanti all’interno della Pubblica Amministrazione); le
attività di concertazione come strumento di consapevolezza e conoscenza riguardo alle
criticità del proprio ambiente.
Tra i punti di debolezza: la scarsa partecipazione di particolari attori ritenuti importanti per l’efficacia del processo; la difficoltà nel dare continuità ai lavori dei tavoli nel
tempo (in particolare dopo la realizzazione del primo Piano d’Azione).
Nell’ambito di questa indagine è stato chiesto ai partecipanti di segnalare eventuali esperienze di partecipazione realizzate, a livello locale, anche al di fuori del processo di A21L. In base alle informazioni raccolte, circa il 50% degli Enti intervistati ha
avviato o è a conoscenza dell’esistenza di processi partecipati sul proprio territorio. La
maggior parte dei progetti censiti riguarda il lavoro di tavoli tematici che affrontano
problematiche specifiche e puntuali, nonché esperienze di progettazione partecipata,
finalizzate generalmente alla riqualificazione di aree dismesse o alla progettazione di
spazi pubblici e sociali.
Diverse amministrazioni sono impegnate in progetti destinati a bambini e adolescenti, con lo scopo di far emergere le priorità e i bisogni percepiti dai minori in relazione al territorio in cui vivono. Alcuni Comuni, ad esempio, hanno istituito il Consiglio
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Comunale dei ragazzi, per avvicinare i giovani ai meccanismi decisionali su cui si basa il
sistema democratico e per far emergere proposte concrete da sottoporre poi all’analisi
del Consiglio Comunale. Altre esperienze riguardano la gestione dei servizi alla persona
e i contratti (o comitati) di zona, come organi di consultazione e concertazione sulle
problematiche vissute nei diversi quartieri. Particolarmente significativa appare la programmazione partecipata sperimentata da alcuni Enti, che prevede il coinvolgimento dei
portatori di interesse nella definizione di importanti strumenti di programmazione e pianificazione, come il PRG e il PTCP. Gli Enti lombardi paiono a un buon punto per quanto
riguarda la definizione delle politiche mediante modalità partecipative; in particolare, gli
strumenti di pianificazione territoriale vengono sempre più spesso predisposti con il
contributo dei soggetti direttamente coinvolti dalla loro attuazione.
Dalla fine del 2004, la Regione Lombardia ha avviato un’Azione di supporto rivolta agli Enti pubblici delle aree interessate dalla programmazione del Doc.U.P. Ob2 per
attivare e potenziare processi di Agenda 21 Locale con 12 Enti su tre ambiti tematici
(energia, paesaggio, partecipazione), le cui sperimentazioni sono rendicontate in queste
Linee Guida (III Parte – Sperimentazione).
Nuovi bandi di supporto alle Agende 21 e all’introduzione di altri strumenti di
gestione di governance ambientale sono previsti per il 2006 rivolti a vari enti locali su
scala regionale.
Di supporto alle azioni di accompagnamento è stato inoltre predisposto un sito
web regionale Agenda 21 con funzione di informazione, rendicontazione e guida per
tutti gli enti della Regione impegnati in processi di Agenda 21 Locale.
(www.agenda21.lombardia.it)
29
Partecipazione e Agenda 21 Locale
2. CONDIZIONI PER LA PARTECIPAZIONE E L’AGENDA 21
LOCALE
“Uno dei prerequisiti fondamentali per raggiungere lo sviluppo sostenibile è la
più ampia partecipazione nei processi decisionali” (Agenda 21, Cap. 23)
La partecipazione. Il “cuore” del processo A21L e della sostenibilità
La partecipazione è al cuore dello sviluppo sostenibile e dell’A21L. Le forme e i
percorsi verso la sostenibilità possono variare da luogo a luogo, ma un elemento di cui
non è possibile fare a meno è la partecipazione. Negli ultimi anni il tema della partecipazione è al centro del dibattito nelle varie politiche di settore. I motivi di tale nuovo
interesse verso la partecipazione, ricorrente in modo dinamico e ciclico in base al contesto socio-politico, possono tuttavia ricercarsi in tre fenomeni. Innanzitutto alla luce
dei nuovi orientamenti di governance nella promozione delle politiche intergovernative
e comunitarie; secondariamente come elemento di ripensamento rispetto ai numerosi
casi di conflitto territoriale, come la sindrome NIMBY, tra settori della cittadinanza e
istituzioni locali di vario livello, rispetto alle modalità di deliberazione pubblica. Infine
per rispondere alla crescente domanda di maggiore apertura, trasparenza, ascolto e
dialogo, proveniente da ampi settori della società civile verso le istituzioni locali.
I diversi livelli di partecipazione
Tuttavia, sotto il termine partecipazione si celano spesso azioni e iniziative pubbliche sostanzialmente assai differenti, che prevedono strumenti gestionali e modalità
operative con risultati e problematiche assai diverse3: informazione, consultazione, coprogettazione o progettazione partecipata e delega alla gestione autonoma di progetti
(empowerment). Inoltre, i diversi livelli sopracitati di partecipazione vanno distinti rispetto alle fasi del ciclo di vita di un processo decisionale: dall’analisi dei problemi, alla
definizione di progetti-soluzioni, all’attuazione alla verifica dei risultati.
Tab. 1. Fasi e livelli di partecipazione
Fasi del processo Analisi
partecipativo problemi
Livelli
di partecipazione
Empowerment
Progettazione
partecipata
Consultazione
Informazione
30
Ideazione
soluzioni
Elaborazione
soluzioni
Realizzazione e
gestione
Verifica e
valutazione
Nel caso dell’informazione, l’ente promotore del processo fornisce indicazioni su
una politica o un progetto che intende realizzare. L’analisi, le valutazioni e le decisioni
sono state già effettuate; gli attori coinvolti hanno solo l’opportunità di essere informati.
Non si tratta dunque di deliberazione.
Nel caso della consultazione, invece, gli attori sono ascoltati e hanno l’opportunità di influenzare le decisioni, tramite le informazioni e opinioni che forniscono.
Nel caso della progettazione partecipata, l’analisi dei problemi e l’elaborazione di
soluzioni sono definiti congiuntamente dai vari attori e dall’Ente pubblico che promuove
il processo/progetto. Le decisioni per la loro realizzazione sono di tipo multisettoriale
in base a competenze, risorse e responsabilità: alcune da parte dell’ente promotore,
altre da parte dei singoli attori che hanno partecipato, altre in partnership. È il caso dei
processi di Agenda 21 locale o di Piani integrati o progetti in partnership, sia volontari
che supportati dalle normative di settore. Possono rientrare in questo livello anche i
processi in cui le decisioni sono prese dal promotore, realizzate in gran parte da questo,
ma chiaramente ispirate dagli attori coinvolti.
Nel caso dell’empowerment, infine, gli attori sono in grado di definire e gestire
autonomamente progetti/azioni per conto proprio, anche se spesso in collaborazione
con il supporto di un ente pubblico.
L’Agenda 21 Locale rispetto ad altri strumenti legislativi di partecipazione
Un processo di Agenda 21 Locale si colloca nella gamma degli strumenti di partecipazione volontari, pur avendo una triplice connotazione, come Piano strategico di
Azione dell’ONU, come processo partecipato, come insieme di progetti locali. È uno
strumento ibrido multi-forme, sia strumento di governance, piano strategico e operativo, strumento di partecipazione, di integrazione e di supporto ad altri strumenti di
governo, che fa della sua diversità un fattore di molteplici opportunità e criticità.
Inoltre, a differenza di altri strumenti normativi, è interdisciplinare dal punto di
vista dei temi da affrontare, e intersettoriale dal punto di vista degli attori da coinvolgere.
Prevede inoltre in modo integrato sia fasi di lavoro e competenze strategiche,
creative, analitiche, progettuali, tecniche, relazionali, gestionali e comunicative.
Tra gli strumenti di partecipazione normativi si segnalano: l’accesso agli atti amministrativi (L 241/90), Uffici Relazioni con il Pubblico (URP), Referendum consultivi,
Petizioni e istanze, Iniziative di legge popolare, Consulte tematiche, Sedute aperte del
Consiglio comunale o provinciale, Centri di ascolto.
Questi strumenti promossi a livello amministrativo e rivolti principalmente ai
singoli cittadini prevedono delle modalità specifiche di attuazione previsti da appositi
regolamenti o contenute nello Statuto degli Enti Pubblici:
31
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Altri strumenti, più complessi tecnicamente e rivolti a specifici attori (in primis
Enti pubblici, settore imprenditoriale, organizzazioni sindacali, enti di controllo) nel
campo della programmazione e pianificazione territoriale e dello sviluppo locale, prevedono a loro volta strumenti di partecipazione: Accordi volontari, Tavoli di concertazione
tematici, Protocolli d’intesa, Conferenze dei servizi.
Ancora più specifici sono, i Piani di settore promossi nell’ambito delle varie
politiche di settore che permettono spazi di partecipazione “tecnica” quali: Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) (L. n. 349/1986, Dpr 21/4/1996, Dir.UE 337/85),
Programmi di riqualificazione urbana (DM 21/12/1994) (Protocolli d’Intesa, Accordi
di programma, Contratti di quartiere (D.L. 22.10.1997), Programmazione negoziata
(Del. Cipe 21/3/1997 , DM 8/10/1998), Patti Territoriali, Contratti d’Area, Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio – PRUSST, Piani
Strategici.
Se gli strumenti normativi che permettono la partecipazione di semplici cittadini o di gruppi organizzati sono previsti da specifiche norme e promossi da Autorità
pubbliche, esistono altri strumenti di partecipazione che possono essere promossi da
altri soggetti, senza particolari procedure amministrative o tempi stabiliti da legge o
normative.
I principali strumenti di partecipazione volontari possono prevedere modalità
operative formali, complesse, articolate e momenti semplici, quali: Mostre, Feste, Fiere,
Concerti, Gruppi di lavoro, Forum, Focus group, Interviste, Indagini pubbliche, campagne di sensibilizzazione.
Gli strumenti volontari offrono il vantaggio di essere maggiormente flessibili e
adattabili sia in termini progettuali e gestionali in funzione degli obiettivi del progetto
in questione che degli attori promotori e coinvolti. Ogni strumento va utilizzato in
base al contesto del progetto e agli attori coinvolti in quanto presentano singolarmente
vantaggi e svantaggi. Il più delle volte è opportuno utilizzare una combinazione di questi strumenti. Non ultimo, ogni strumento di partecipazione prevede l’uso di apposite
tecniche (vedi II Parte)
Le condizioni necessarie per un processo A21L partecipato e comunicativo
Affinché possano esserci buone possibilità di successo sia sotto l’aspetto del
processo (ampia e rappresentativa partecipazione e condivisione del Piano d’Azione)
sia sotto l’aspetto dei risultati (realizzazione degli obiettivi e delle azioni del Piano di
Azione A21L) è necessaria la combinazione di diversi fattori, tecnici, metodologicoorganizzativi, di comunicazione, di motivazione, di risorse umane ed economiche, riassunti di seguito.
32
• Amministratori - livello politico. Deve essere fondamentale l’impegno dell’ente pubblico che promuove il progetto di A21L come una delle priorità di
programma di legislatura, parallelamente alla consapevolezza sui pro e contro
del processo di A21L e dei progetti partecipati in generale, la coerenza nel
garantire ricadute operative e nel recepire con continuità le indicazioni degli
attori coinvolti nei processi decisionali.
• Dirigenti e funzionari pubblici – livello tecnico. Cruciale è l’impegno, il supporto tecnico, la motivazione al cambiamento, la convinzione e la disponibilità
al lavoro intersettoriale e partecipato, alla flessibilità, alla capacità di recepire
indicazioni non tecniche e metodologie di lavoro nuove negli strumenti gestionali consolidati.
• Facilitatori – livello organizzativo. Strategico è il ruolo dei facilitatori dei
gruppi di lavoro tematici che devono avere appropriate competenze relazionali, organizzative e gestionali nel sapere motivare i partecipanti, sintetizzare
e negoziare i diversi punti di vista e valorizzare le conoscenze e le capacità
(building capacity) dei partecipanti.
• Attori (stakeholders) – livello partecipativo. È decisivo il ruolo dei partecipanti considerato il focus sulla partecipazione dello strumento di A21L. Deve
emergere la massima rappresentatività dei diversi settori della comunità locali, la loro comprensione del processo, delle “regole del gioco”, dei limiti
e delle opportunità dell’A21L, la motivazione al cambiamento, la reciproca
legittimazione tra gli attori, la disponibilità ad assumersi responsabilità dirette
e a negoziare posizioni diverse.
• Tempo. È un fattore determinante in termini di efficacia e efficienza tra processo e risultati viste le caratteristiche di complessità e articolazione come
quello di un processo di A21L. Da un lato il processo non può essere eccessivamente breve per potere svolgere adeguatamente le varie fasi; dall’altro
non può essere altrettanto dilatato rischiando di fare perdere motivazioni e
visibilità dei risultati.
Si tratta complessivamente di un processo di medio-termine, in particolar
modo per i tempi amministrativi nel passaggio dalla fase di progettazione a
quella di attuazione e di verifica.
• Comunicazione. È una componente essenziale al processo di A21L. Deve
essere attivata con continuità prima, durante, e dopo il processo di A21L,
all’interno degli enti promotori e del Forum e all’esterno nella comunità locale; deve essere mirata per singoli attori, adottando linguaggi diversificati, e
integrata mediante l’impiego di strumenti consolidati e multi-mediali per comunicare, spiegare, motivare e rendicontare. Le informazioni devono essere
veicolate trasversalmente e verticalmente alle organizzazioni; devono essere
accessibili, verificabili e aggiornate (vedi sezione dedicate in II Parte).
33
Partecipazione e Agenda 21 Locale
• Organizzazione. È indispensabile un’adeguata struttura organizzativa per impostare, gestire e coordinare con efficacia, efficienza, pragmatismo e flessibilità le varie fasi del processo e i vari attori coinvolti.
• Risorse. Per la realizzazione dell’intero processo di A21L sono necessarie
adeguate risorse umane e finanziarie.
Attivare un processo di A21L per un Ente locale diventa dunque una scelta impegnativa e complessa se impostata e gestita correttamente ma parallelamente costituisce
una fonte di innovazione istituzionale e di concreta attuazione di nuovi approcci di governance secondo le nuove impostazioni dell’ONU e dell’UE.
Tra le varie condizioni di fondo alcune risultano cruciali e rilevanti per gli esiti finali:
la scelta e consapevolezza su quale livello di partecipazione si intende avviare il processo
di A21L con i vari attori locali (informazione, consultazione, progettazione partecipata); il
livello di “garanzia istituzionale” rispetto a quanto e quando si intende integrare e recepire
le indicazioni-proposte emerse in modo condiviso dai vari stakeholders locali nel processo di A21L; infine, il grado di integrazione delle indicazioni dle Piano di Azione all’interno
dei vari Assessorati negli strumenti di politica di settore corrente.
I cittadini coinvolti nei processi decisionali, e nell’Agenda 21 in particolare, chiedono infatti un confronto con l’amministrazione su tutti i temi che riguardano il miglioramento della qualità urbana e delle condizioni di vita. La possibilità di instaurare una
rinnovata fiducia tra comunità locale e i funzionari pubblici, requisito essenziale per il
successo del processo partecipativo, deriva quindi dalla capacità dell’amministrazione
di fornire risposte unitarie alle esigenze espresse dai cittadini.
Una possibile strategia è quella della creazione di uffici dedicati alla partecipazione e all’Agenda 21 di carattere interdipartimentale – che prevedano al loro interno la
presenza di competenze di tipo multidisciplinare – che svolgano un ruolo di coordinamento dell’azione pubblica per quanto riguarda le attività di coinvolgimento attivo dei
cittadini, anche se vanno comunque tenuti presenti alcuni ostacoli che se sottovalutati
possono compromettere l’efficacia dell’azione di questi uffici: – agli uffici di carattere
inter-dipartimentale spesso non viene riconosciuta un’adeguata legittimazione e visibilità all’esterno e nei confronti delle altre strutture interne all’amministrazione; - le
risorse umane svolgono attività a tempo parziale perché impiegate in altri uffici; - di
frequente si tratta di strutture “senza portafoglio” e quindi con una limitata capacità di
investimento.
Di fronte a questi ostacoli, spesso si fa ricorso – con successo – alla costruzione,
formazione e accompagnamento di tavoli di lavoro intersettoriali e/o inter-istituzionale
34
che hanno il compito di coordinare il processo, creare sinergie ed opportunità per collaborazione (e flusso di informazione) in rete.
A prescindere della possibilità di uffici “ad hoc”, può essere funzionale la possibilità di integrare e recepire criteri di sostenibilità (es. Aalborg Commitments) e i
progetti del Piano di Azione A21L durante la preparazione dei PEG (Piani Economici di
Gestione) o in fase consuntiva, come legame tra strumenti-piani di governance volontaria e strumenti normativi gestionali cogenti, come il Bilancio comunale.
In Lombardia. Rapporti tra pianificazione settoriale e Agenda 21 locale
Come si è visto nel paragrafo precedente, in Italia numerosi strumenti negli ambiti delle pianificazioni e programmazioni territoriale, ambientale, economica, sociale
iniziano a prevedere e/o a favorire un grado sempre crescente di partecipazione della
collettività, partenariati tra soggetti pubblici e privati, sussidiarietà tra i diversi livelli di
governo del territorio. Rispetto questi strumenti, il processo di A21L non si pone come
duplicato, ma ha piuttosto lo scopo di valorizzarne tutte le possibili sinergie e di integrarle in una strategia complessiva.
In questa prospettiva gli enti della Regione Lombardia sono favoriti da una legislazione avanzata nella definizione di strumenti di programmazione settoriale che si
ispirano a modelli di governance e ai principi della sostenibilità.
• Il Piano Territoriale degli Orari4. Istituito come strumento per il coordinamento da parte dei Comuni degli orari degli esercizi commerciali, degli uffici e dei
servizi pubblici a favore dei tempi per la famiglia, la declinazione lombarda
ne fa emergere chiaramente la valenza spaziale-territoriale ponendo, tra i criteri generali di ispirazione dell’attività dei Comuni, la mobilità sostenibile di
persone e merci finalizzata al miglioramento della vivibilità e della qualità ambientale, l’accessibilità e la fruibilità temporale dei servizi pubblici e privati e
la riqualificazione degli spazi urbani. La norma pone in capo al Sindaco, a cui
è affidata l’elaborazione delle linee guida del piano, la responsabilità di attuare
forme molto allargate sia di concertazione con le istituzioni ed i portatori di
interesse che di partecipazione della comunità locale. Inoltre, per l’attuazione
del piano, il sindaco promuove degli accordi con i soggetti partecipanti al
tavolo di concertazione.
• Il Piano di Governo del Territorio5. La legge, ispirata ai criteri di sostenibilità
che introduce la valutazione ambientale dei piani, pur mantenendo il solito schema di approvazione del piano, inserisce l’obbligo della consultazione
delle parti sociali ed economiche prima dell’adozione del piano; soprattutto
prevede, tra i documenti costituenti il piano, un Piano dei Servizi, la cui redazione è già cogente da alcuni anni6, che viene fondato sulla ricognizione dei
35
Partecipazione e Agenda 21 Locale
fabbisogni e le esigenze della popolazione e prevede fortemente la concertazione pubblico-privato. In particolare per l’elaborazione del Piano dei Servizi
viene ritenuto fondamentale come elemento di conoscenza preliminare “la
ricognizione delle esigenze della popolazione, permanente e/o temporanea,
delle organizzazioni e degli enti operanti sul territorio, quali le associazioni
sportive, le associazioni religiose ecc., anche attraverso interviste, sondaggi,
ecc.”7: in questo primo periodo di applicazione della norma, spesso per questi
scopi si è fatto uso dei metodi dell’indagine sociologica, ma in realtà, come
già altrove messo in evidenza8, l’analisi dei bisogni potrebbe essere occasione
di lavoro per un tavolo trasversale ai settori (e alle relative programmazioni)
dell’ente e spingersi finanche al coinvolgimento di Forum, quale quello dell’Agenda 21 locale.
In Lombardia. La programmazione negoziata regionale e le relazioni con l’Agenda 21
Locale.
Gli strumenti di programmazione negoziata regionale sono normati dalla l. r. 14
marzo 2003 n. 2 Programmazione negoziata regionale, che fornisce anche degli spunti
interessanti relativi allo sviluppo di processo di Agenda 21 Locale. I quattro strumenti
previsti sono:
•
•
•
•
l’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale;
il Programma Integrato di Sviluppo Locale;
il Contratto di Recupero Produttivo;
l’Accordo di Programma.
Di questi, il Programma Integrato di Sviluppo Locale (PISL) era già stato introdotto nel Documento Unico di Programmazione Obiettivo 2 2000-2006 quale principale
strumento attuativo del DocUP stesso rispetto al principio di concentrazione. I principi
secondo i quali gli strumenti andrebbero predisposti e attuati sono: governance, sussidiarietà, partenariato locale, integrazione e concentrazione, territorializzazione della
programmazione e sviluppo sostenibile9.
I primi tre strumenti sono a carattere tipicamente strategico attraverso l’esplicitazione degli obiettivi, la definizione di partnership, la ricognizione delle risorse, l’individuazione delle azioni e degli interventi funzionali al raggiungimento degli obiettivi, la
definizione dei tempi e delle modalità di monitoraggio e controllo, mentre l’ultimo promuove una modalità di “coordinamento delle attività necessarie all’attuazione di opere,
interventi e programmi di intervento di interesse regionale[…] che richiedono l’azione
integrata e coordinata di enti locali o comunque di amministrazioni, soggetti pubblici,
società a maggioranza pubblica che gestiscono pubblici servizi.”10
36
Tra gli strumenti di programmazione negoziata, il PISL è stato ampiamente sperimentato nelle aree Ob.2 (29 PISL formalizzati). Le criticità riscontrate11, che possono
estendersi alla programmazione negoziata in generale, riguardano:
• deficit di sussidiarietà orizzontale: il partenariato reale non esiste ancora ed è
debole soprattutto la rappresentanza del sociale e del privato (sui PISL Ob. 2
ben 22 non hanno una rappresentanza del privato);
• mancanza di animazione e di progettualità del territorio: sarebbe opportuno
costruire la programmazione negoziata non come strumento burocratico, ma
come occasione di costruzione di coalizioni locali di sviluppo a partire da
problemi specifici e ben definiti;
• necessità di un raccordo più stretto con linee guida del progetto regionale:
è importante che la Regione definisca modalità di condivisione di regole e
strategie con i territori e giochi un ruolo di accompagnamento.
In questo senso un processo di Agenda 21 locale, in quanto processo partecipato
mirato ad obiettivi di sviluppo sostenibile, può contribuire alla costituzione di tavoli di
lavoro che vedano impegnati gli operatori presenti sul territorio, sia pubblici che privati, dai quali emergano proposte progettuali che in tutto o in parte possono trovare nel
PISL lo strumento finanziario attuativo12.
I vantaggi e benefici della partecipazione - comunicazione nei processi di Agenda 21
Locale
La partecipazione nelle sue numerose forme, e dunque anche nei processi di
Agenda 21 Locale, offre numerosi benefici di tipo sociale, umano, culturale, istituzionale, economico, tecnico, elencati di seguito.
• Promuove una maggiore informazione, educazione, formazione e conseguente maggiore consapevolezza degli attori coinvolti sui problemi e sulle possibili
soluzioni in un’ottica di sviluppo sostenibile;
• Crea un senso di appartenza al processo e, quindi, di co-responsabilità dei
cittadini verso la loro comunità e verso gli obiettivi di sostenibilità;
• È un elemento chiave per ogni processo di costruzione del consenso e per
una migliore articolazione dei processi decisionali a livello locale;
• Crea le condizioni per un maggiore empowerment degli attori coinvolti;
• Contribuisce a prevenire futuri conflitti ambientali, istituzionali, sociali e ridurre quelli esistenti;
• Favorisce maggiore dialogo ed empatia tra gli attori, e di conseguenza maggiore legittimazione e fiducia;
37
Partecipazione e Agenda 21 Locale
• Permette di valorizzare la diversità socio-culturale di una comunità
• Stimola lo sviluppo delle capacità, competenze e conoscenze (building capacity) per promuovere e gestire progetti autonomamente;
• Facilita l’apprendimento e la formazione continua degli attori coinvolti e di chi
promuove;
• Permette di avere prospettive multi-settoriali e di valorizzare le diversità socio-culturali;
• Favorisce le condizioni per attivare delle partnerships tra diversi attori;
• Rinforza la consapevolezza sulle relazioni tra aspetti economici, sociali ed
ambientali.
• Incoraggia politiche, programmi, obiettivi e decisioni che mirano ad attuare lo
sviluppo sostenibile a livello locale;
• Coinvolge molte persone e rinvigorisce quantitativamente e qualitativamente
i processi democratici locali;
• Permette di realizzare i principi della sussidiarietà e della governance locale;
• I processi partecipati sono più lunghi e faticosi ma più efficaci perché condivisi, con vantaggi dal punto di vista ambientale, economico, istituzionale e
sociale;
• Contribuisce ad investire sul capitale umano-sociale di una comunità locale;
• Rafforza il senso di appartenenza e di identità della comunità locale;
• Stimola a rendere più consapevoli la comunità locale sulla complessità e le
implicazioni da considerare nel governo della comunità locale;
• Contribuisce a fare vivere l’approccio del “pensare globalmente, agire localmente”.
In sintesi, la natura e l’impostazione della partecipazione strutturata, interdisciplinare e intersettoriale intrinseca dell’A21L, contribuisce potenzialmente a sviluppare
le capacità gestionali e progettuali (Capacity Building) di tutti gli attori coinvolti, sia
all’interno delle istituzioni che nella comunità locale, sviluppando il Capitale Sociale del
territorio coinvolto, dimensione strategica per impostare e realizzare politiche e progetti
di sviluppo sostenibile.
38
Note
1
CEE, Libro Bianco sulla Governance , Bruxelles 5 agosto 2002 (COM 2001 – 428 definitivo),
2
Coordinamento A21L Italiane (a cura di W.Sancassiani), Agenda 21 Locale in Italia 2004, 2004
W. Sancassiani “Gestire i processi deliberativi: problemi e soluzioni” in La Deliberazione Pubblica, (a cura
di L.Pellizzoni), Melteni, 2005
3
Previsto dalla l. r. 28 ottobre 2004 n.28 Politiche regionali per il coordinamento e l’amministrazione dei
tempi della città, attuativa della legge nazionale n.53/2000, che prevedeva un intervento di regolamentazione
da parte delle regioni per l’attribuzione dei fondi per la realizzazione e l’implementazione dei piani. Secondo
l’art.23 della legge, l’elaborazione del piano territoriale degli orari è obbligatoria per i comuni con popolazione
superiore a 30.000 abitanti e facoltativa per i comuni con popolazione inferiore ai 30.000 abitanti.
4
5
Introdotto dalla l. r. 11 marzo 2005 n.12 Legge per il governo del territorio.
Legge Regionale Lombardia 15 gennaio 2001 n.1 “Disciplina dei mutamenti di destinazione d’uso di immobili e norme per la dotazione di aree per attrezzature pubbliche e di uso pubblico”
6
Regione Lombardia, Criteri orientativi per la redazione del Piano dei Servizi ex art.7 comma 3 della L.. 15
gennaio 2001 n.1)
7
Regione Lombardia – DG Territorio e Urbanistica, Piano dei Servizi. Linee guida alla redazione, Milano
2005
8
Per le definizioni vedi Regolamento regionale 12 agosto 2003 n.18 attuativo della legge regionale 14 marzo
2003 n.2 “Programmazione negoziata regionale”
9
10
Art. 6 comma 1 della l.r. n. 2/2003
11
Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia e del Consorzio METIS - Politecnico di Milano
Autorità Ambientale Regionale, “Linee Guida – L’integrazione dell’ambiente nei Programmi Integrati di
Sviluppo Locale”, Milano 2004
12
39
Partecipazione e Agenda 21 Locale
40
II PARTE
Il processo di
Agenda 21 Locale
Come gestire la partecipazione
41
Partecipazione e Agenda 21 Locale
1. LE BASI DI RIFERIMENTO PER VARIE APPLICAZIONI DI A21L
L’obiettivo di questa II Parte mira a fornire indicazioni, modalità operative di gestione ed applicazione della partecipazione nelle varie fasi di un processo di A21L con
vari esempi.
Va sottolineato che esistono da diversi anni diverse Guide e manuali per attuare
percorsi di A21L elaborati da organismi internazionali, agenzie di sviluppo europee ed
italiane, esperti, Enti pubblici di vario livello, con approcci tecnici e impostazioni diversificate a cui si rimanda per il dettaglio1.
Questa seconda parte intende invece ricordare le fasi tipiche di base riconosciute
su scala internazionale ed evidenziare i nodi più rilevanti nel passaggio tra principi e
pratiche.
Come indicato nella I Parte, indipendentemente dalla dimensione e dal contesto
istituzionale e territoriale in cui si applica, un’A21L è parallelamente un processo, un
piano di azione, un progetto-dei progetti di attuazione e un processo di lavoro partecipato, in quanto coinvolge più soggetti lungo un percorso strutturato di varie fasi di
lavoro.
Vanno inoltre ricordati, a prescindere dalle risorse disponibili, due caratteristiche
di fondo di un’A21L:
• un approccio tematico integrato che veda analisi e azioni riguardanti temi
ambientali, sociali ed economici;
• un approccio gestionale e una partecipazione intersettoriale, sia all’interno dell’Ente pubblico promotore, sia tra i vari portatori di interessi locali
(stakeholders) (vedi: I contenuti dell’Agenda 21 ONU in I Parte).
Le fasi tipiche di A21L, a prescindere dal taglio-approccio usato, dovrebbero prevedere il seguente percorso schematizzato.
42
Le fasi tipiche di un processo A21L.
Pubblico
43
Partecipazione e Agenda 21 Locale
2. COME ORGANIZZARSI PER LA PARTECIPAZIONE NEI
PROCESSI DI A21L
Gli Enti Pubblici Promotori. Diversi livelli di promozione
Nell’A21L, l’ente locale è sicuramente il soggetto chiave con maggiori responsabilità di governo istituzionale del territorio (vedi Cap. 28 Agenda ONU e possibili azioni I
Parte), ma non può da solo “fare l’Agenda 21”, in quanto ogni attore sociale, in quanto
causa e possibile soluzione ai problemi di sostenibilità, può svolgere un ruolo chiave in
funzione delle proprie risorse e competenze, modelli di produzione, gestione e consumo
(vedi Ruolo Major Groups Agenda 21 ONU e azioni dei singoli attori in sezione 3).
Il ruolo pubblico-istituzionale con un’A21L è di favorire il cammino della comunità locale verso lo sviluppo sostenibile, dando esempi concreti nelle proprie politiche
e gestione, mantenendo il coordinamento e fornendo sostegno al percorso-processo.
Tuttavia, non necessariamente tutte le fasi di un processo di A21L devono essere promosse e gestite da un Ente pubblico, come dimostrano diverse esperienze straniere,
dove invece vari soggetti possono gestire a rotazione o in partnership le fasi di analisi,
gestione di gruppi di lavoro e nelle fasi di attuazione dei progetti derivanti da un Piano
di Azione di A21 Locale.
L’A21L può essere promosso ad almeno “5 diversi livelli istituzionali”:
• A21L Comunale o tra Associazioni di Comuni o A21L di Quartiere-Circoscrizione;
• A21L Provinciale,
• A21L Regionale,
• A21L negli Enti Parchi,
• A21L delle Comunità Montane.
È fondamentale che i diversi progetti di A21L istituzionale su diversa scala territoriale interagiscano con modalità coordinate e sinergiche. L’obiettivo è l’effettiva “integrazione” tra tutte le politiche e le azioni delle singole amministrazioni, finora svolte in
maniera spesso non coordinata nelle prassi correnti.
Un maggiore coordinamento tra vari Piani di settore normativi degli Enti locali
diventa infatti sempre più una necessità gestionale e amministrativa, al fine di rispondere con maggiore efficacia ed efficienza alla complessità e interdipendenza di problemi
e soluzioni.
44
Parallelamente, le nuove impostazioni di politiche di governance comunitarie prevedono da parte degli Enti locali anche la promozione di politiche e strumenti volontari,
allargando i processi decisionali, rendendo ancora più complessa la gestione e il coordinamento tra strumenti normativi e soggetti istituzionali e strumenti di gestione volontari di governance e attori sociali diversificati (stakeholders), come nel caso di A21L.
Secondo gli intenti ONU, l’Agenda 21 in generale, e anche su scala locale con
l’A21L, dovrebbe costituire un “Piano dei Piani”, un Meta Piano di riferimento per tutte
le politiche di settore che hanno obiettivi di sviluppo sostenibile ambientale, economico
e sociale.
Di fatto, nel contesto operativo istituzionale italiano, essendo l’A21L uno strumento volontario, non cogente dal punto di vista normativo, flessibile dal punto di vista
delle procedure di applicazione, dei tempi di applicazione e dell’incertezza delle risorse,
eleva l’innovazione di questo strumento-piano, ma contemporaneamente rende più difficile la sua integrazione con Piani di settore già esistenti o la possibilità di tararli come
strumenti di attuazione operativa di un Piano di Azione di A21L.
Il ruolo politico della Giunta e dei singoli Assessorati
L’aspetto dell’”impegno” dell’ente locale è estremamente importante per garantire il successo e il progresso di A21L. È necessario che vi sia un reale e ampio impegno
intersettoriale da parte della Giunta rispetto al processo di A21L promosso volontariamente. Proprio perché l’A21L è un percorso e impegno volontario e intersettoriale, è
richiesta a livello politico una maggiore consapevolezza sulle opportunità e le implicazioni delle politiche di governance in generale, rispetto ad altri strumenti di gestione e
Piani di settore.
Il Sindaco che con la sua Giunta si impegna realmente in un processo A21L, sceglie la strada più complessa e lunga della trasparenza nei processi decisionali su scelte
che riguardano la qualità della vita e del territorio di una comunità locale; la ricaduta
immediata di tale strada è quella di far sì che cittadini e i vari attori sociali siano in grado
di valutare le scelte dell’Amministrazione nella loro complessità e si sentano parte attiva
delle politiche intraprese.
L’”impegno” non dovrebbe essere solo formale (per esempio, l’adesione alla Carta
di Aalborg o agli Aalborg Commitments), ma anche effettivo, attraverso un investimento
diretto del Sindaco, della Giunta, dei singoli Assessori e anche delle Commissioni consigliari, tenendo conto naturalmente delle varie percezioni e sensibilità rispetto ai temi
della partecipazione e della sostenibilità e delle responsabilità ai diversi livelli.
Inoltre l’”impegno” da parte del Consiglio Comunale, con l’appoggio anche da
parte dell’opposizione, è una condizione favorevole per la vita e il supporto ad un
processo di A21L, che per sua natura e origine (documento ONU) dovrebbe essere
bi-partisan.
45
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Un’”impegno” politico formale, sostanziale e intersettoriale dell’Amministrazione
nelle varie fasi di un percorso di A21L, si manifesta attraverso l’allocazione di risorse
economiche e umane dedicate, non ottimali ma sufficienti per essere in grado di favorire
una migliore realizzazione dei “passaggi operativi” di una A21L, permettendo di evitare
“sorprese” e false aspettative, sia all’interno dell’Ente che tra i partecipanti coinvolti.
In sintesi, nel promuovere un percorso di A21L, a livello politico, va valutata non
solo la parte valoriale, ossia l’adesione a valori e principì generali di sviluppo sostenibile
da vari punti di vista, ma soprattutto vanno analizzati sin dall’inizio le effettive motivazioni e capacità dell’Ente nella loro applicazione tramite i vari Asessorati e Servizi.
È auspicabile una valutazione e convinzione politica sulla “Garanzia istituzionale” rispetto al grado di recepimento delle possibili indicazioni dei partecipanti e
dei Piani di Azione che possono emergere dai gruppi di lavoro e dal Forum A21L.
Invece di un singolo Assessorato con la responsabilità della gestione dell’A21L, per
sua natura dai contenuti e dagli apporti tecnici trasversale, è preferibile una “Cabina
di Regia” (meglio se coordinata direttamente dal Sindaco o, nel caso di altri enti
territoriali dal presidente) per condividere la definizione di priorità, le risorse, le
modalità d’intervento e di comunicazione. Una tale task force “organizzata” deve
essere individuata attraverso atti formali da parte della Giunta o del Consiglio e deve
vedere coinvolti, con modalità da considerare di volta in volta, anche i responsabili
dei Piani Esecutivi di Gestione (PEG).
Condizioni politiche di base
• Consapevolezza sulle opportunità di approcci di governance per la sostenibilità e le implicazioni rispetto alla partecipazione dei vari attori esterni nelle
decisioni;
• Impegno trasversale della Giunta, dei vari Assessorati e del Consiglio Comunale;
• Risorse umane ed economiche sufficienti per dare continuità alle fasi di lavoro di A21L;
• Passare da politiche “a silos” a politiche trasversali,
• Premiare e valorizzare i progetti che prevedono un coinvolgimento trasversale
di diversi Assessorati;
• Istituire una Cabina di Regia o Gruppo di lavoro interassessorile.
46
Esempio casi in Lombardia
Agenda 21L del Consorzio Intercomunale di Cesano Maderno, Desio, Meda e
Seveso (www.agenda21intercomunale.it), Monza (Biassono, Lissone, Muggiò,
Seregno) Peschiera Borromeo, Sala Marasino, Corbetta (Comuni Est-Ticno),
Somma Lombardo)
http://agenda21.lombardia.it/index/mappa/
Esempio caso in altra regione.
Agenda 21 Intercomunale di 4 Comuni: Carpi, Soliera, Mirandola, Novi (Mo). Di
supporto all’organizzazione degli Uffici A21L dei 4 Comuni, e prima di partire con
l’attivazione del Forum, sono stati svolti workshop formativi-creativi sulla definizione di scenari negativi e positivi di sostenibilità territoriale, a cui hanno partecipato 40 dirigenti e funzionari e Sindaci dei 4 Comuni dei rispettivi Assessorati
Urbanistica, Ambiente, Servizi Sociali, Attività Produttive, al fine di confrontare
in modo interattivo analisi, idee e progetti inter-comunali nonché le condizioni
operative di supporto alla gestione del Forum e dei gruppi di lavoro tematici, con
un gruppo di coordinamento A21 intercomunale.
Il ruolo e la partecipazione dei tecnici
Come indicato precedentemente, oltre all’impegno politico sostanziale, una dimostrazione di impegno effettivo da parte dell’Ente locale è l’attivazione di un organismo interno impegnato nell’attuazione dell’A21L. La scelta del personale dell’équipe
operativa interna è di notevole importanza per la gestione delle varie fasi di A21L e del
coordinamento con altri progetti in corso dell’Ente: motivazione e convinzione, competenze tecniche, organizzative e relazionali sono i prerequisiti.
Il management pubblico diventa il principale promotore di innovazione; sono
molti i casi in cui funzionari pubblici hanno trovato tramite progetti di A21L nuovi stimoli professionali. I funzionari hanno trovato terreno fertile nei bisogni di Assessori e
Sindaci che, da parte loro, hanno saputo vedere in A21L uno strumento di governo utile
a perseguire obiettivi di sviluppo, tutela ambientale e positiva visibilità.
Tuttavia, a volte, si corre però il rischio di una forte sovraesposizione dei
funzionari, chiamati a coprire ruoli che possono sovrapporsi a quelli squisitamente
politici: il rischio forse è eliminabile, ma il grado di attenzione per evitarlo deve
essere alto.
Quando inizialmente non ci sono competenze interne all’Ente pubblico, può essere utile ai funzionari interni, il supporto tecnico di esperti esterni per l’impostazione
metodologica, la supervisione e la gestione in varie fasi del processo di A21L (soprat47
Partecipazione e Agenda 21 Locale
tutto per quanto riguardo le innovazioni processuali), anche se un’Agenda 21 non può
essere affidata esclusivamente a consulenti esterni.
Il Processo Agenda 21 introduce temi, procedure, metodi e contenuti nuovi,
spesso non adeguatamente accettati nella maggiore parte degli Enti Locali per vari motivi: L’A21L ha una natura multipla in quanto progetto-piano di azione-processo partecipativo; richiede “intersettorialità orizzontale” di azione tra i vari Assessorati, quando
solitamente le organizzazioni pubbliche sono invece organizzate e gestite per progetti
in modo “verticale”; richiede un impegno continuo lungo il lungo il ciclo di vita di un
progetto e con risultati di medio e lungo termine, in un contesto operativo di frequente
emergenza e con una richiesta di risultati a breve termine; infine, in quanto strumento
di respiro internazionale e volontario non è recepito come vincolante dal punto di vista
giuridico, tecnico ed economico.
Come hanno dimostrato alcune ricerche empiriche presso numerosi enti pubblici
italiani ed europei impegnati su progetti di A21L e sostenibilità2, sono diversi i fattori
che possono concorrere a migliorare l’organizzazione di un Ente nella promozione e
gestione di processi di A21L: visibilità interna ed esterna per i settori e le persone coinvolti in buone pratiche, motivazioni derivanti da incentivi sulla realizzazione di progetti
strategici, capacità di ascolto e dialogo con vari attori esterni ed interni, gruppi di lavoro
trasversali, nuovi strumenti di valutazione e progettazione con maggiore integrazione di
criteri di sostenibilità nelle varie politiche di settore, continuo aggiornamento e scambio
di informazione su implicazioni di sostenibilità, attivazione di partnership, aspetti spesso dal costo economico minimo.
Esempi in Lombardia
http://agenda21.lombardia.it/index/mappa/
http://62.101.84.82/Ambiente/Agenda21.nsf/Agenda21
Esempio in altra regione
Comune di Castellarano (Re). Comune di 15000 abitanti. Prima della fase di attivazione del progetto di A21L “Castellarano Sostenibile”, i dirigenti dei Servizi di Area,
e i rispettivi Assessori, sono stati coinvolti in 4 incontri preliminari di formazione
e preparazione, con una fase di analisi e valutazione dei progetti in corso rispetto
a criteri di sostenibilità ONU e UE. Nella fase successiva del percorso partecipato i
dirigenti e i diversi Assessori hanno partecipato ai vari incontri dei gruppi di lavoro.
I dirigenti sono coordinati da un referente per i progetti di sostenibilità tra i vari
Assessorati, di supporto al Sindaco e al segretario generale.
48
3. CON CHI FARE L’AGENDA 21 LOCALE?
GLI ATTORI DELLA PARTECIPAZIONE
La comunità e gli stakeholders-major groups dell’Agenda 21 Onu.
Il Piano di Azione Agenda 21 originario dell’ONU, sottoscritto da 178 Governi,
prevede tra i suoi 40 Capitoli-Obiettivi di attuazione 9 relativi al ruolo dei principali
gruppi-settori (Major Groups) della società civile (vedi Major Groups dal Cap. 24 al Cap.
32 - I Parte), fondamentali per la realizzazione di Piani di azione di A21 per lo sviluppo
sostenibile su scala globale e locale.
Ne consegue che anche su scala locale, i processi-progetti di A21L debbano
prevedere il coinvolgimento attivo e la responsabilità di queste categorie di soggetti
portatori di interesse diretti e indiretti (stakeholders) rispetto alle politiche locali per la
sostenibilità, sia a livello urbano che extraurbano.
Anche se il documento individua ruoli e azioni di 9 macro-categorie di attori chiave, i potenziali partecipanti possono essere altri molto più specifici in base al contesto
livello locale.
Altri attori locali
Enti pubblici in generale (Enti Parco,
Comunità Montane, Consorzi, Autorità di Bacino, Agenzie di controllo,
Agenzie di sviluppo), Associazioni di
categoria e di settore, Scuole di ogni
ordine e grado (insegnanti, studenti), Istituti di ricerca, Gruppi studenteschi, Gruppi parrocchiali, Gruppi
giovanili, Associazioni sportive, Ordini professionali, Associazioni della
Terza età e anziani, Associazioni portatori di handicap, Media locali (Tv,
radio e quotidiani locali), Forze di
sicurezza, cittadini in generale.
Molti degli attori sopra citati sono coinvolti da tempo individualmente o insieme
ad altri in vari progetti sul territorio in quanto organizzazioni formalmente costituite e
pubblicamente riconosciute.
49
Partecipazione e Agenda 21 Locale
A differenza di un dibattito nazionale che spesso tende a distinguere tra stakeholders e cittadini, nel documento ONU si sottintende che il cittadino è attore “trasversale”
ai gruppi organizzati o strutturati, ed è quindi attore-soggetto fondamentale nei progetti di A21L, a prescindere dalle categorie professionali o di settore rappresentate. In
sostanza, nelle pratiche concrete di A21L, molti partecipanti si presentano sia come
“rappresentanti” di un’associazione o di un comitato sia come cittadini.
Rispetto alla partecipazione nei processi di A21L, l’ONU individua diverse azioni
e ruoli per i singoli attori istituzionali, sociali ed economici di seguito sintetizzati.
Cosa possono fare i vari attori per l’Agenda 21 Locale ?
Il ruolo degli Enti Pubblici
Molti dei problemi e delle soluzioni elencati nell’Agenda 21 dell’ONU hanno le
loro radici a livello locale: ecco perché è fondamentale il ruolo delle Autorità
pubbliche che operano sul territorio (Agenda 21, Cap. 28).
Cosa possono fare?
1. Pianificare il territorio, le attività industriali e commerciali in un’ottica di sviluppo sostenibile.
2. Coinvolgere i vari settori della comunità nei processi decisionali.
3. Promuovere processi di Agenda 21 Locale nella propria comunità.
4. Applicare i Bilanci e sistemi di gestione ambientale e la Valutazione di Impatto
Ambientale.
5. Prevenire attività e processi produttivi nocivi per l’ambiente e la salute dei
cittadini.
6. Divulgare i migliori esempi di gestione ambientale.
7. Realizzare progetti e stabilire alleanze con imprese, associazioni, scuole.
8. Offrire a tutti informazioni, pari opportunità e accesso ai servizi.
9. Valutare periodicamente i progressi effettuati e comunicarli.
50
Il ruolo dell’impresa e del commercio per lo sviluppo sostenibile
Se da un lato le attività industriali sono una delle principali fonti dei problemi ambientali, dall’altro le imprese possono trovare e offrire risposte concrete (Agenda
21, Cap. 30).
Cosa possono fare?
1. Gestire i prodotti e i processi in modo responsabile sotto il profilo sanitario,
della sicurezza e dell’ambiente.
2. Progettare eco-prodotti, attraverso l’analisi degli impatti nel loro ciclo di vita
e l’eco-design.
3. Ridurre i rifiuti e impiegare al meglio le risorse.
4. Introdurre sistemi di gestione e contabilità ambientale (Reg. U.E. Eco-Management e Auditing - EMAS, Standard ISO14001).
5. Garantire la sicurezza e la salute dei dipendenti e delle comunità locali.
6. Coinvolgere dipendenti, fornitori ed altre imprese nel miglioramento ambientale.
7. Istituire strutture di servizi e di consulenza ambientale per imprese e artigiani.
8. Comunicare all’esterno le prestazioni ambientali dell’impresa.
Il ruolo dell’Università, della Ricerca e degli Ordini professionali per lo
sviluppo sostenibile
Dal mondo della scienza e della tecnica possono venire risposte concettuali e
tecnologiche per raggiungere uno sviluppo sostenibile e per attuare obiettivi di
Agenda 21 Locale. A livello internazionale sono sempre più numerose le Università che si ispirano alla Carta di Copernico su principi di ricerca orientati allo
sviluppo sostenibile (Agenda 21, Cap. 31).
Cosa possono fare?
1.
2.
3.
4.
5.
Elaborare programmi di studio e ricerca sullo sviluppo sostenibile.
Promuovere corsi per nuovi profili professionali e momenti di aggiornamento.
Introdurre codici di condotta etica nella ricerca.
Sviluppare partnership di ricerca applicata con le imprese.
Promuovere attività di divulgazione scientifica.
51
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Il ruolo dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali
Salvaguardia dell’ambiente e del posto di lavoro: due obiettivi che mettono lavoratori e sindacati in una posizione cruciale rispetto allo sviluppo sostenibile
(Agenda 21, Cap. 29).
Cosa possono fare?
1. Elaborare insieme alle imprese programmi di miglioramento ambientale e sociale.
2. Sostenere l’introduzione di tecnologie più pulite.
3. Introdurre procedure e sistemi di gestione ambientale secondo standard internazionali riconosciuti.
4. Promuovere la formazione su gestione ambientale e sicurezza.
5. Comunicare all’esterno i risultati raggiunti.
6. Realizzare piccole azioni-obiettivi per migliorare sicurezza e prestazioni ambientali degli impianti produttivi.
Il ruolo dell’agricoltura
Sfruttamento eccessivo delle risorse, uso di sostanze pericolose, danni alla catena alimentare e all’ambiente: i rischi dell’agricoltura possono essere un’opportunità per orientarsi verso modelli sostenibili (Agenda 21, Cap. 32).
Cosa può fare?
1. Adottare pratiche e tecnologie rispettose dell’ambiente, orientate alla qualità e
sicurezza alimentare.
2. Riconvertire i sistemi agricoli secondo l’agricoltura biologica e integrata.
3. Ridurre e riciclare le sostanze chimiche (fertilizzanti, antiparassitari) lungo
tutte le fasi della produzione.
4. Introdurre sistemi di gestione ambientale secondo standard e marchi di qualità riconosciuti a livello nazionale e internazionale.
5. Valutare gli effetti e i costi sociali e ambientali nell’utilizzo di organismi geneticamente modificati e nella produzione di specie transgeniche.
6. Sviluppare, insieme a ricercatori ed Università, tecniche agricole sostenibili.
7. Introdurre codici di condotta e corsi di aggiornamento per gli agricoltori sottolineando le implicazioni sociali, economiche ed ambientali delle varie tecniche agricole.
8. Collaborare con le istituzioni per incentivare tecniche di produzione eco-compatibili e sicure.
52
Il ruolo delle associazioni, delle scuole, dei consumatori e dei cittadini
Anche le associazioni di volontariato sociale e ambientale, le associazioni culturali e dei consumatori, le scuole, le circoscrizioni, i comitati, i singoli cittadini
possono avere quotidianamente un ruolo concreto nel promuovere e realizzare
progetti che permettano vantaggi ambientali, sociali ed economici a livello locale
e globale (Agenda 21, Cap. 27).
Cosa possono fare?
• Informarsi sulle problematiche e le implicazioni dello sviluppo sostenibile.
• Divulgare i propri progetti presenti e futuri e le iniziative di successo sul territorio.
• Realizzare, nella vita di tutti i giorni, azioni concrete coerenti con gli obiettivi
di Agenda 21: consumare meglio, acquistando prodotti con marchi di qualità
ambientale e sociale; ridurre i consumi di acqua; fare la raccolta differenziata
dei rifiuti; utilizzare mezzi pubblici, bici o viaggiare insieme ad altri per ridurre
l’impatto ambientale degli spostamenti.
• Collaborare con Enti pubblici, imprese ed altre associazioni per mettere in
pratica e diffondere le iniziative di Agenda 21 locale o progetti coerenti con
tali obiettivi.
La mappatura dei vari attori locali e la legittimazione
Il successo di un progetto partecipato dipende da molti fattori e condizioni come
descritto in precedenza, ma il livello di partecipazione dei vari attori, l’intersettorialità e
la loro rappresentatività sono aspetti cruciali, se debbono essere individuate soluzioni
di vario tipo per problemi complessi come quelli legati alla sostenibilità ambientale,
sociale ed economica.
In processi strutturati e interdisciplinari come quelli di A21L, l’approccio dovrebbe essere basato, anziché sulla domanda diffusa, e riduttiva, “Chi c’era, o quanta gente
c’era?” come indicatore di misura della partecipazione, su domande invece del tipo
“Chi rappresenta chi e cosa?” e “Chi fa cosa per/con chi?”, “Quali bisogni vanno soddisfatti?”, “Gli interessi legittimi dei vari settori della comunità sono rappresentati nel
processo?”, “Quali competenze e responsabilità sono richieste?”.
Per rispondere a queste varie domande al fine di preparare al meglio i percorsi di
A21L, diventa necessario svolgere una mappatura o analisi degli attori locali-stakeholders da coinvolgere, cioè di coloro che sono direttamente o indirettamente interessati
53
Partecipazione e Agenda 21 Locale
dalla questione, positivamente o negativamente – in base ai probabili effetti che le decisoni possono produrre sul contesto territoriale e sui soggetti stessi.
Data la natura integrata dell’Agenda 21 Locale e, dunque, l’ampiezza dei temi
individuati, la gamma di soggetti chiamati a fare parte del processo dovrebbe essere la
più ampia e inclusiva possibile.
Le modalità e gli strumenti di supporto a disposizione per gli Enti che promuovono il processo sono diversi.
Operativamente è spesso conveniente iniziare dai contatti e dalle relazioni già
esistenti tra Ente pubblico e i vari attori della comunità può rilevare. Molti degli attori
indicati dall’A21 dell’ONU citati in precedenza sono infatti coinvolti in generale, direttamente o indirettamente, da tutti gli Enti pubblici di qualsiasi livello in vari progetti sul
territorio, come ogni “Agenda 21 inconscia”.
Sono infatti in generale disponibili in ogni Assessorato gli indirizzari e contatti
degli interlocutori/attori/associazioni/esperti di quel specifico settore in quanto organizzazioni formalmente costituite e pubblicamente riconosciute.
Tuttavia, al di là della basilare necessità di avere i contatti di tutti potenziali attori
da coinvolgere, spesso non è sufficiente per coinvolgere. Occorre che vi sia una legittimazione tra l’Ente che promuove il processo e gli attori invitati a partecipare, e una
legittimazione tra gli stessi attori.
La legittimazione reciproca si fonda sulla credibilità reciproca, ossia nella disponibilità e nella fiducia di lavorare insieme nonostante le differenze su un obiettivo
condiviso di carattere generale (sviluppo sostenibile locale).
Nella realtà quotidiana, l’insieme di esperienze negative pregresse, conflitti passati
e in corso su progetti discutibili e uno scetticismo diffuso di fronte alle reali capacità di
realizzare piani molto ambiziosi, può ridurre la credibilità e la legittimazione dei vari attori
coinvolti o da coinvolgere. Per questi motivi, come descritto precedentemente, le condizioni operative, la chiarezza e consapevolezza sui livelli di partecipazione e di impegni e le
garanzie istituzionali sono cruciali per facilitare la legittimazione tra l’Ente proponente e i
vari attori al fine di avviare e gestire un percorso di governance efficace.
Il lavoro di mappatura può essere svolto, ad esempio, svolgendo un’analisi per
ogni attore potenzialmente da contattare, rispetto ad alcuni fattori:
•
•
•
•
•
54
Interesse in relazione al progetto,
Effetto del progetto sull’interesse in gioco dell’attore,
Importanza dell’attore per il successo del progetto,
Livello di influenza dell’attore nelle varie fasi del progetto,
Livello di conflittualità su progetti pregressi similari.
Può essere ulteriormente utile valutare il potenziale ruolo dei singoli attori locali
lungo le fasi del ciclo di vita del progetto, ad esempio in fase di impostazione, analisi,
definizione di progetti, attuazione, monitoraggio e verifica.
Parallelamente è consigliabile rilevare i bisogni, le aspettative iniziali e i possibili
contributi dei vari attori, svolgendo delle interviste dirette. Non ultimo, come base informativa di analisi del contesto, è importante monitorare il grado di conflittualità e/o
collaborazione con l’Ente, i motivi, le tattiche, i messaggi utilizzati, l’agenda tematica e
i progetti realizzati.
Indicazioni per la mappatura – analisi degli attori
• Chi è responsabile per (o chi ha introdotto) il tema (o questione)?
• Chi nella comunità è direttamente influenzato dalla questione?
• Chi all’interno, vicino o all’esterno alla comunità, è indirettamente influenzato dal tema?
• Chi può subire effetti positivi o negativi dipendenti dal tema / questione?
• Chi sono i “senza voce” per i quali è necessario prevedere una speciale
attenzione?
• Chi sono i rappresentanti di coloro che verosimilmente saranno influenzati?
• Chi può avere trattato lo stesso tema / percorso in altri contesti?
• Chi può essere interessato a conoscere il tema / processo?
• Chi è responsabile nel monitorare/regolamentare il percorso e/o i temi o
ambiti considerati?
• Chi può fornire informazione, risorse, ecc.?
• Chi sono i possibili oppositori al percorso e/o alle decisioni / scelte?
• A chi è di beneficio il mantenimento dello stato attuale?
• Chi verosimilmente si potrebbe mobilitare a favore o contro l’iniziativa?
• Chi può contribuire con risorse umane, finanziarie e/o tecniche?
Una buona pratica da proseguire – in tutte fasi del processo A21 – è semplicemente chiedersi:
– “Chi è già coinvolto” (forum, gruppi di lavoro, staff, ecc.) e chiedere a tutti
– “Chi, seconda voi, manca ancora?
– “Chi potrebbe contribuire al miglioramento del processo?”
55
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Esempio in Lombardia
“Workshop genitori – bambini” per promuovere l’A21 Locale
Nel Comune di Castellanza, a 25 km da Milano, è in corso da circa un anno e
mezzo un processo di Agenda 21 Locale. È stato costituito il Forum ed è stata
elaborata la Relazione sullo Stato dell’Ambiente. Il processo ha individuato un
ventaglio di azioni da attuare, ma vive parallelamente una situazione di grande
criticità a livello di partecipazione della comunità e dei vari soggetti istituzionali.
E nata così l’Agenda 21 Locale dei Ragazzi a Castellanza. Per due mesi i referenti
dell’Ente e delle scuole hanno programmato quattro incontri con l’intenzione di
innescare azioni collaborative, tra scuola, famiglia, enti e territorio, per affrontare i problemi e criticità emerse nell’indagine. Per coinvolgere maggiormente le
famiglie nei laboratori e informare e motivare la comunità locale rispetto all’A21
è stato organizzato un workshop che ha permesso ai presenti di conoscere i
Forum e Tavoli Tematici. Grazie ad un’attività di consultazione e visualizzazione
grafica i genitori hanno potuto capire quanto i laboratori scolastici programmati
facciano parte integrante del processo più ampio di Agenda 21. I temi dei laboratori e quindi dei Tavoli di Agenda 21, sono stati portati a conoscenza dei bambini
i quali hanno potuto declinarli sulla base delle loro esigenze.
L’intero processo di questo caso è presentato in III Parte.
Esempi in altre Regioni
Workshop di progettazione di A21 a Scuola
60 studenti di due 2 licei e 2 Istituti tecnici di Carpi (MO) hanno realizzato un
workshop di simulazione di un’Agenda 21 L con giochi di ruolo, definendo degli
scenari e progetti di miglioramento ambientale sulla mobilità e l’arredo urbano
nel quartiere scolastico. Nell’arco di un mese gli studenti hanno svolto un’indagine-analisi conoscitiva presso attori istituzionali con vari interviste (Comune,
Arpa, Asl) e successivamente, tramite un workshop adattato con metodo EASW
di una giornata, hanno lavorato in quattro gruppi di lavoro tematici ricoprendo
ruoli di imprenditori, amministratori, tecnici e cittadini per definire scenari positivi e idee di miglioramento con azioni e impegni di settore. Successivamente
il Piano di Azione di A21L per la scuola è stato presentato al Sindaco e ai vari
Assessori per l’attuazione concreta dei progetti.
56
4. LA COMUNICAZIONE NEI PROCESSI DI AGENDA 21
LOCALE
Da diversi anni la comunicazione relativa alle problematiche ambientali locali e
globali, è promossa in varie forme e con vari strumenti da una pluralità di soggetti, quali
mass media, enti pubblici, aziende pubbliche e private, associazioni del volontariato,
attori politici, agenzie ed enti di controllo e dalla pubblicità.
L’approccio e la medodologia di Agenda 21 locale rappresentano anche per la
comunicazione una sfida e un’occasione di innovazione con ricadute di contenuto e di
metodo.
Nei processi di Agenda 21 sperimentati a livello locale la comunicazione non è
solo uno strumento di supporto alla realizzazione di programmi e azioni, bensì un elemento integrante e co-essenziale, dalla fase di promozione, analisi, costruzione scenari,
definzione del Piano di Azione, attuazione, monitoraggio e verifica.
Pensare, prefigurare, confrontare, costruire mondi sostenibili possibili è un processo di costruzione ambientale-sociale-economica attraverso la relazione comunicativa-formativa tra diversi attori con interessi diversificati.
Il processo di costruzione di un’A21L rappresenta una notevole opportunità interattiva di co-informazione e co-apprendimento/co-formazione tra tutte categorie sociali
e i singoli che vi prendono parte.
Il passaggio da una comunicazione incentrata sull’ambiente in pericolo (a volte
amplificato, altre volte minimizzato) ad una comunicazione “per la sostenibilità” e
l’A21L, richiede diverse azioni e passaggi per permettere una logica di miglioramento
di continuo:
• Una periodica analisi dei bisogni informativi emergenti, un costante e preventivo monitoraggio delle “percezioni”, dei “comportamenti” delle “motivazioni”
verso l’ambiente, la costante verifica (auditing) della efficacia delle azioni intraprese e degli strumenti utilizzati quali presupposti metodologici di base per
strategie e piani di comunicazione;
• Il passaggio da un’informazione unidirezionale “a una via” alla comunicazione “a due vie”, articolata in un processo dinamico di ascolto – comunicazione
– interazione;
57
Partecipazione e Agenda 21 Locale
• Il passaggio dalla comunicazione episodica, dell’emergenza, casualità, rincorsa ai problemi, a una comunicazione continua e preventiva e integrata lungo
tutte le fasi dei processi decisionali (prima, durante, dopo);
• favorire un’informazione volta a sensibilizzare, che dà consigli, per il cambiamento degli atteggiamenti, al coinvolgimento diretto, alla motivazione e coresponsabilizazione e partecipazione attiva dei vari attori rispetto ai problemi,
opportunità, rischi e responsabilità di ciascuno, relative a progetti di pubblico
interesse sul territorio;
• Offrire una comunicazione credibile e attendibile per quanto riguarda le fonti,
la disponibilità di dati e informazioni sull’ambiente che siano comprensibili a
tutti, aggiornati, confrontabili (nello spazio e nel tempo), verificabili e rilevanti,
secondo standard riconosciuti a livello regionale, nazionale e internazionale.
• Superare una comunicazione monotematica e di emergenza verso una comunicazione integrata e trasversale, orientata a descrivere la complessità dei
temi interdisciplinari/intersettoriali e a evidenziare le implicazioni di tutti gli
aspetti ambientali, sociali, economici, i loro relativi costi-benefici, le loro implicazioni ambientali, sociali, economiche a breve, medio e lungo termine, le
possibili soluzioni tecnologiche, economiche, normative, gestionali, sociali,
culturali;
• Da comunicazioni ad attori ristretti e consolidati a comunicazioni ad attori
diversificati e nuovi, al fine di promuovere una più ampia partecipazione di
attori nelle fasi di progettualità e attuazione, con riguardo anche a settori sociali ritenuti di scarso “peso” nelle decisioni, come soggetti marginali, deboli,
anziani e nuove generazioni (bambini, giovani);
• Facilitare la semplificazione e riduzione dei codici comunicativi, con l’adozione di una pluralità di linguaggi da utilizzare in modo appropriato a seconda dei
contesti e degli attori coinvolti: messaggi “al cuore, alla testa, all’occhio”; mix
di linguaggi dedicati: tecnico-statistico, divulgativo-informativo, emozionale,
estetico-artistico, di rendicontazione, improntati a conciliare “rigore scientifico e immaginazione”;
• Sviluppare e integrare l’utilizzo dei tradizionali strumenti di comunicazione
informativi/mono-direzionali con l’implementazione di strumenti interattivi,
multimediali (iper-testi cd-rom, mailing list, Internet – web e video conference, ecc.) e partecipativi (Forum, workshops, focus group, momenti informaliconviviali)”;
• Ridurre l’utilizzo di strumenti di comunicazione ad alto impatto ambientale e
promuovere strumenti di comunicazione più sostenibili ambientalmente che
utilizzano in modo appropriato, efficace e oculato le risorse materiali e immateriali.
58
Esempio in regione.
Sito Web Agenda 21 Regione Lombardia
Il sito svolte diverse funzioni comunicative. Oltre a informare sulle attività di
supporto all’accompagnamento di A21Locali su specifici temi, aggiorna sulle
sperimentazioni in corso, raccoglie documenti di tipo normativo e tecnico, indica
eventi e iniziative sul tema A21L, rimanda a vari siti di approfondimento internazionale, nazionale nonché alle varie A21L sul territorio regionale.
http://agenda21.lombardia.it/
Esempi in altre Regioni
Comune e Provincia di Reggio Emilia
Tutte le fasi del processo di A21L (dalla preparazione, analisi, definizione del
Piano, attuazione progetti, monitoraggio, revisione), dal 2000 in poi sono state
supportate da vari strumenti di comunicazione rivolti a vari interlocutori: campagna di spot radiofonici, poster, trasmissioni televisive, brochure informative
per singoli attori, riviste periodiche dedicate, rapporti tecnici, sito web dedicato, bilancio triennale delle attività di A21L, feste, oltre a vari anni di Forum,
focus group tematici, che hanno portato alla realizzazione di 250 progetti in
partnership.
59
Partecipazione e Agenda 21 Locale
5. COSA FARE? UNA SCELTA RAGIONATA DEL “LIVELLO DI
PARTECIPAZIONE” DA ATTIVARE
Sulla base dell’analisi del contesto locale, degli stakeholders e delle risorse disponibili all’interno dell’amministrazione, è possibile scegliere l’approccio e il livello di
partecipazione che si intende ottenere.
Livello di Partecipazione
Elementi descrittivi
Informazione
È sostanzialmente un approccio “prendere o
lasciare”.
La comunità potrebbe non accettare il fatto di
non potere esprimere la propria opinione.
Le informazioni verranno giudicate non solo in
base al contenuto ma anche in virtù dell’opinione che si ha dell’Amministrazione.
La comunicazione viene giudicata in base alle
risposte che l’ascoltatore ottiene.
Consultazione
Si dà alla comunità una ristretta possibilità di
scelta e un ruolo marginale nella decisione.
Si offrono alcune alternative, si raccolgono osservazioni che vengono considerate, si lascia
uno spazio alla negoziazione.
Non c’è coinvolgimento nella fase attuativa.
Coinvolgimento attivo.
Progettazione Partecipata
Significa decidere e agire “insieme”, ciò comporta condividere una visione e gli obiettivi di
sviluppo.
Occorre un rapporto di fiducia tra i vari attori e
la sensazione di poter influire.
L’orizzonte temporale del processo è ampio.
I processi sono molto strutturati e le tecniche
più complesse.
Responsabilizzazione verso l’autogestione
delle azioni
(empowerment)
È il livello più alto di partecipazione e prevede
un’azione di empowering.
Si può prevedere la possibilità della creazione
di nuove organizzazioni atte a gestire risorse e
avviare progetti e iniziative. I
l processo è gestito nei tempi e nelle modalità scelte dai gruppi locali, si può prevedere
un’azione di monitoraggio.
60
Il seguente schema evidenzia le problematiche di riferimento correlate ai diversi
approcci e livelli della partecipazione (vedi I Parte).
Vengono inoltre segnalate alcune indicazioni sulle condizioni adatte o non adatte
per l’applicazione di ciascuno dei livelli di coinvolgimento della comunità locale.
Condizi Condizioni in cui è adatta
Condizioni contrarie
Non ci sono grandi spazi di azione, ad esempio per motivi di conformità alle norme.
L’azione intrapresa non ha evidenti ricadute
sugli altri attori.
All’inizio del processo come premessa per
ulteriori iniziative.
Si utilizza come unico mezzo per raggiungere
obiettivi di sviluppo locale.
Esistono alternative decisionali e attori legittimamente interessati a esplorarle.
Si desidera migliorare un servizio.
Si ha una chiara visione e un quadro preciso
per l’implementazione del progetto e appare
esservi un limitato numero di alternative.
Le alternative sono espresse in termini di effetti sulla comunità.
Non si ha intenzione di tenere conto delle osservazioni fatte dalla comunità
Si utilizza come unico mezzo per realizzare
obiettivi di sviluppo locale.
Non si ha una visione chiara del problema.
L’amministrazione è in grado di gestire le osservazioni ed è disposta ad usarle per scegliere e modificare le alternative.
Si ha a disposizione molto tempo.
Non si ha la possibilità di ottenere risultati
senza una forma di coinvolgimento.
C’è un forte sostegno politico.
I vari attori beneficiano dell’azione comune
(gioco a somma positiva).
Non si hanno le risorse o le competenze per
intraprendere.
Un attore detiene la maggior parte del potere e
delle risorse e intende prevalere.
L’impegno alla partecipazione è superficiale.
La comunità manifesta l’intenzione di intervenire nella decisione, ma non un interesse a
impegnarsi nell’azione per un lungo periodo.
Esiste un impegno a trasferire potere (e responsabilità) ai singoli o ai gruppi appartenenti
alla comunità.
Ci sono gruppi interessati nell’avviare e gestire
iniziative.
Le iniziative locali sono considerate positive in
astratto e sono calate con un approccio di tipo
top down.
Non c’è disponibilità a intraprendere azioni
formative e a fornire sostegno.
Non ci sono risorse disponibili a lungo termine.
L’orizzonte temporale è corto.
61
Partecipazione e Agenda 21 Locale
6. COME FARE? LA FACILITAZIONE DEL PROCESSO DI
PARTECIPAZIONE
Perché la facilitazione e il facilitatore
La facilitazione serve a migliorare il funzionamento dei gruppi di lavoro. La facilitazione rende le relazioni di gruppo più dinamiche. I Facilitatori-animatori assistono i
gruppi nel definire e raggiungere obiettivi condivisi attraverso l’utilizzo di una gamma
di esercizi e attività sinergiche. Promuovono processi d’apprendimento collaborativo
e fanno ricorso a metodi per la risoluzioni di problemi e conflitti. Utilizzano tecniche
“creative” e soprattutto “flessibili” per stimolare lo sviluppo organizzativo e la progettualità del gruppo.
Il processo Agenda 21 Locale, per sua natura e funzione complessa, ha bisogno
di facilitazione e, dunque, di “facilitatori”. Il successo di un percorso Agenda 21 locale
dipende da un’attenta, dalla definizione del percorso-processo (per tutto il suo iter), che
sia coerente e che tenga conto dei fattori e del contesto politico, tecnico e sociale dei
partecipanti e del luogo.
Il processo deve essere trasparente; la sua costruzione e la sua presentazione dovrebbero essere chiari e compresi da “tutti” fin dall’inizio. Deve essere gestito in modo
tale da dimostrare le sua necessaria indipendenza da coloro che lo avviano e lo finanziano. Per questo motivo è preferibile che il facilitatore sia una figura “esterna” all’ente
locale promotore. Ciò non deve escludere che il facilitatore / conduttore esterno possa
avvalersi e formare figure all’interno dell’Ente che possono affiancarlo nella facilitazione
di Forum e gruppi di lavoro di A21L, in modo da sviluppare le competenze apprese e
utilizzarle in altri ambiti e progetti.
Il profilo del Facilitatore (caratteristiche e competenze)
• Saper Essere (attitudini): ottimisti; onesti e aperti; con senso dell’umorismo;
socievoli; sicuri di sè (senza essere “egocentrici”); pronti a rivedere il proprio
punto di vista; stare dalla parte dei “deboli”; trovare il piacere di stare con e
conoscere persone di provenienze diverse (età, cultura, ecc.); provare piacere
nell’imparare e nel trasmettere le proprie conoscenze; ecc.
• Sapere: comunicare; competenze progettuali ed espressive, multi-mediali;
mettere in relazione le persone e lo spazio urbano (comportamenti, percezioni, processi cognitivi e valori); conoscere il contesto in cui opera (urbanistico, amministrativo; politico, ecc.); ascoltare gli altri (oltre a prendere
appunti, tenere un diario, riflettere criticamente); comunicare questioni tec62
niche in una maniera comprensibile per non-esperti; sapere comunicare e
fare comunicare; sapere identificare risorse e creare sinergie; sapere gestire
informazione.
• Saper fare e saper far fare:
gestire processi di gruppo (facilitare la cooperazione; promuovere
la capacità di fare decisioni collettive; guidare discussioni / riunioni
e negoziare tra interessi diversi);
tecniche per stabilire obiettivi collettivi, guidare simulazioni e raccogliere opinioni diverse (interviste,
indagini, ecc.); scegliere tecniche
e metodologie per fare esprimere
gli altri, e fare progettare nel modo
più appropriato in base alla fase del
processo; comunicare entusiasmo
e motivazione per garantire l’attrazione di nuovi alleati.
I possibili ruoli del facilitatore
Nella gestione della comunicazione interpersonale all’interno di gruppi di progettazione condivisa, il facilitatore è chiamato a svolgere numerosi “ruoli”. Ciascuno di questi
ruoli, se svolto bene, contribuisce alla qualità ed efficacia del processo.
L’urbanista statunitense Daniel Iacofono3, ha identificato quattro ruoli principali
che, a nostro avviso, tracciano bene le mansioni centrali del facilitatore: animatore,
navigatore, interprete e “problem solver”.
Il facilitatore come animatore:
garantisce che tutti siano coinvolti; rappresenta il collante che mantiene il gruppo
unito in momenti difficili. Introduce nuove idee e stimoli quando il ritmo si rallenta. Crea
un’atmosfera comoda e creativa. Alcuni suggerimenti per il facilitatore animatore…
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offrire un benvenuto caloroso;
stabilire un rapporto con ciascun partecipante;
essere amichevole;
sciogliersi, muoversi e dimostrarsi energetico;
favorire prospettive multiple;
mantenere una sensibilità all’umore del gruppo e al contesto.
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
Il facilitatore come navigatore:
focalizza il gruppo sul compito in questione; mantiene l’agenda e programma
condiviso (“la rotta”); controlla il ritmo (e l’orologio) per garantire la conclusione di
tutte le attività; struttura le discussioni di gruppo, come necessario, per raggiungere gli
obiettivi; suggerisce attività e nuove strategie per mantenere il processo in movimento;
visualizza in tempo reale gli interventi e l’evoluzione della discussione su appositi cartelloni (memoria del gruppo) per (rin)tracciare il progresso dell’incontro. Alcuni suggerimenti per il facilitatore navigatore…
• accogliere, per primo, l’approvazione dell’agenda da parte del gruppo di lavoro;
• assegnare un limite di tempo per ciascun elemento in agenda;
• ristrutturare elementi dell’agenda, strada facendo, se la situazione necessita
di modifiche;
• focalizzare solo un compito alla volta;
• utilizzare la grafica murale per visualizzare e rinforzare il processo.
Il facilitatore come interprete:
apre canali di comunicazione; chiarisce le incomprensioni; riformula interventi
confusi o vaghi per confermare il loro significato o intenzione; spiega le idee “complesse” in tale modo che tutti possono comprenderle; assicura che tutto l’input del gruppo
sia documentato adeguatamente; identifica punti chiave di consenso. Alcuni suggerimenti per il facilitatore interprete…
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chiarire subito il ruolo di “interprete”;
“sdoganare” interventi complessi, imprecisi o che mirano a manipolare;
sottolineare o evidenziare temi o idee importanti;
ricordare (concisamente) il singolo contributo dei partecipanti;
riformulare creativamente questioni vaghe o complesse;
evidenziare i legami tra idee espressi e commenti (degli altri) a proposito;
trascrivere commenti sinteticamente e con cura;
identificare punti consensuali.
Il facilitatore come “problem solver”:
crea un’atmosfera di “non giudizio” per la risoluzione dei problemi con creatività; svolge un ruolo neutrale (“terza parte”) per assistere nella risoluzione di problemi;
assicura che tutte le parti possano esprimere i loro punti di vista ed opinioni; aiuta il
superamento di conflitti attraverso discussioni mirate; interviene, quando e come necessario, per risolvere potenziali conflitti; evidenzia le aree di accordo per costruire il
consenso. Alcuni suggerimenti per il facilitatore problem solver…
• facilitare e rinforzare un’atmosfera di “non giudizio” e senza animosità;
• assicurare l’inclusione di tutti partecipanti;
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indicare le aree di accordo e riconoscere quelle di disaccordo;
focalizzare la discussione sulle aree di disaccordo;
rimanere neutrale e difendere il processo;
riconoscere le ostilità;
intervenire direttamente, se necessario;
incoraggiare idee creative e nuove rispetto al problema;
uscire dal ruolo di facilitatore quando necessario;
prestare particolare attenzione alle “persone difficili”;
aiutare i partecipanti più timorosi ad intervenire.
La logistica
Oltre alla figura del facilitatore, per una buona riuscita dei processi partecipati
sono necessari alcuni accorgimenti e strumenti tecnici per “facilitare la facilitazione del
facilitatore” da utilizzare in base all’approccio o al metodo scelto.
Le condizioni di base dal punto di vista logistico per mettere a proprio agio i partecipanti e rendere più piacevoli e interattivi i lavori di gruppo di A21L sono diverse:
• Spazi aerati e luminosi;
• Disposizione sedie (movibili) a semicerchio o a cerchio o a “ferro di cavallo”;
per rendere più interattive fisicamente le relazioni tra i partecipanti;
• Pareti vuote o supporti mobili per appendere cartelloni, foto, disegni, schemi,
mappe;
• Facile accessibilità alle sede senza barriere architettoniche;
• Bevande.
Strumenti di supporto:
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Video lettore e videoproiettore
Televisore
Lavagna luminosa
Lucidi
Cartelloni movibili e porta cartelloni
Computer portatile e stampante
Fotocopiatrice
Post-it (diversi formati e colori)
Foglietti colorati
Colla
Nastro adesivo
Penne colorate
Forbici
Bollini adesivi colorati.
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
Organizzazione di un workshop publico
• Controllare che tutti i partecipanti chiave comprendano quello che è proposto,
• Controllare che non ci siano altre consultazioni programmate nello stesso periodo,
• Controllare che non ci siano altri incontri locali nella stessa data,
• Scegliere e prenotare anticipatamente la sede del laboratorio, focus-group,
Forum,
• Prevedere tempo adeguato per sistemare lo spazio (e per risistemarlo alla conclusione),
• Prevedere tutti gli assistenti necessari: altri facilitatori, ricezione, rinfresco,
ecc.
• Preparare (per tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazione dell’evento) una tabella delle fasi di lavoro previste dove sono indicate esattamente le mansioni
(chi è responsabile per cosa, quando, dove, come, ecc),
• Programmare un momento per impartire/ricordare le istruzioni (briefing) per i
facilitatori (almeno un’ora o due prima di ciascun workshop).
Materiali ed attrezzature
• Controllare qualità dei materiali prima dell’incontro. Portarne in misura superiore al necessario,
• Controllare i muri disponibili per appendere i cartelloni per la visualizzazione;
controllare la qualità dell’adesivo scelto (e ottenere il permesso del gestore
dello spazio ...): nastro adesivo, puntine, ecc.),
• Lavagne a fogli mobili, se possibile per ciascun sottogruppo (specialmente,
se i muri sono scarsi), numerosi fogli carta,
• Pennarelli grossi (minimo uno per partecipanti, più quelli per i facilitatori),
• Pennarelli fini (meno) se è previsto un lavoro su planimetrie,
• Blocchi di Post-it® (rettangolari) in vari colori (dove necessario),
• Carta schizzi / lucida (dove è previsto lavoro su planimetrie),
• Bollini colorati autoadesivi (per votazioni su diversi aspetti e per diversi
stakeholders, locazioni su mappe, ecc.).
Preparazione dello spazio
• L’équipe deve arrivare con molto anticipo,
• Sistemare tavoli, sedie, cartelloni ai muri, ricezione dei partecipanti, tavolo
per materiali, eventuale proiettore,
• Numerare tavoli, concordare sistema per collocazione dei partecipanti,
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• Preparare tavoli dei sotto gruppi (carta, penne, primo brief – mansioni (importante: non distribuire tutte le mansioni all’inizio),
• I Facilitatori sistemano i loro materiali (in modo da non mischiarli con quelli
per i partecipanti),
• Preparare uno spazio per eventuale rinfresco o bevande,
• Appendere sui muri i cartelloni con le “regole di base”, l’agenda-programma
della giornata, lo schema del percorso e le varie tappe di lavoro), in modo che
i partecipanti abbiano sempre ben presente l’intero processo,
• Controllare che sia facile trovare la sala dall’ingresso.
Dettagli sul programma
• È essenziale produrre (per ciascun incontro) delle “note di gestione” da discutere / distribuire a tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazione (leader, facilitatori, assistenti).
• Definire tempi appropriati per tutte le attività e fasi (programma dettagliato)
• Preparare materiali (briefs, descrizione attività, schede) da utilizzare e decidere
come distribuirli (p.e., all’inizio, dal centro – coordinatore –, dai facilitatori, ecc.)
• Scegliere come fare il briefing (dal leader, dai facilitatori, mix, ecc.)
• Definire quando fare briefing (tutto insieme, a fasi, all’interno della stessa
attività, ecc.)
• Come, quando e chi informare i gruppi dei tempi (Nb. sempre avvertire della
scadenza del tempo in anticipo)
• Come spostare l’attenzione dalla chiusura di un’attività alla discussione, feedback, ecc.
• Definire le modalità di raccolta delle risposte-contributi (feedback) dei partecipanti e preparazione dei materiali necessari (p.e., fogli grandi sui quali
prendere appunti, griglie, ecc.)
Tecniche strutturate nella gestione di gruppi
Esistono inoltre numerose e specifiche tecniche derivanti da vari approcci disciplinari, la gran parte di impostazione anglosassone e ideate originariamente principalmente nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, cooperazione decentrata, nota
come Participatory Rural Appaisal o nella pianificazione territoriale nota come Community Planning o Community Building.
Anche il contesto italiano ha visto negli ultimi anni l’introduzione e la diffusione
e adattamenti di queste tecniche di supporto ai progetti di A21L e ad altri processi
decisionali inclusivi / partecipati / multistakeholder in campo urbanistico, sociale, ambientale, economico.
67
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Tra le tecniche più note, di chiara impostazione anglosassone e nord-europea,
si segnalano: Open Space Technology (OST), European Awarness Scenario Workshop
(EASW), Guided Visualization, Participatory Appraisal, Participatory Strategic Planning,
Planning for Real, Choices Method, Community Appraisal, Community Indicators, Appreciative Inquiry, Future Search, Citizens Juries, Project Cycle Management-PCM. 4
Di seguito sono invece elencate delle attività tipiche di facilitazione di attività di
gruppi di lavoro, tipicamente utilizzate in processi di A21L.
Presentazione e scambio di informazioni
Obiettivo: permettere alle persone di scambiare fatti, punti di vista ed idee. Processo: i partecipanti pongono domande, discutono le differenze e acquisiscono una
migliore comprensione degli altri. Attraverso tali scambi, una riunione va oltre una semplice presentazione di materiali la quale avrebbe potuto essere svolta con più efficacia
attraverso memorandum, rapporti.
Creazione di Idee (Brainstorming).
Obiettivo: generare il più ampio ventaglio di idee in un contesto “non giudicante”.
Processo: i partecipanti sono incoraggiati ad esprimere tutte loro opinioni ed idee rilevanti, anche se non fattibili o condivise. Tutti sono invitati a trattenere commenti o critiche (“giudizi”) fin quando tutto il gruppo ha avuto l’opportunità di esprimere il proprio
conbributo trascritto. La valutazione delle idee e delle opinioni espresse normalmente
accade più tardi nella stessa riunione o in una riunione successiva.
Creazione di visioni-scenari (Visioning – Scenario Building).
Obiettivo: sviluppare visioni-scenari di un risultato o situazione futura desiderata.
Processo: i partecipanti scambiano e discutono le proprie Visioni-scenari ed eventualmente condividono e si accordano su una visione comune, che rappresenta complessivamente i desideri e valori comuni del gruppo. Questa attività è estremamente importante per i processi di pianificazione territoriale (p.e., uno spazio aperto, una scuola,
una città, ecc.). L’approccio può essere applicato con efficacia per questioni o temi più
“astratti”, per esempio la gestione di servizi, strutture organizzative, ecc. Costruire una
Vision è il primo passo essenziale in qualsiasi processo di pianificazione strategica o a
lungo termine (in particolare in Agenda 21 Locale).
Risoluzione di Problemi (Problem solving).
Obiettivo: trovare soluzioni ad uno o più problemi. Processo: l’enfasi è posta sulla
creatività e sull’innovazione. Il facilitatore, e l’agenda, posticipano discussioni ed attività non indirizzate allo sviluppo di soluzioni dei problemi in questione. Mentre questo
tipo di riunione può utilizzare altre ‘tecniche’ (scambio d’informazione, brainstorming,
ecc.) il suo focus principale resta il superamento di un ostacolo o la risoluzione di uno
specifico problema.
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Valutare le alternative.
Obiettivo: si considerano idee e/o proposte sviluppate precedentemente per
identificare la miglior azione da realizzare. Processo: I partecipanti valutano le argomentazioni delle alternative in questione e assegnano delle priorità … da quella più
desiderabile a quello meno desiderabile. È possibile che in alcuni casi i partecipanti
identifichino un’opzione ibrida che integra le componenti più attraenti o caratteristiche
di diverse alternative.
Decidere consensualmente (Shared decision making).
Obiettivo: determinare definitivamente un piano d’azione.Processo: le decisioni
possono essere raggiunte in una varietà di modi, inclusi una votazione maggioritaria
o consensuale di gruppo. Anche se è molto più difficile raggiungere un consenso, è
preferibile perché serve per costruire una coesione del gruppo e costituisce un forte
fondamento per l’implementazione del Piano di Azione.
Elaborazione ed attuazione di azioni (Action Planning).
Obiettivo: sviluppare e realizzare un dettagliato piano d’azione. Processo: richiede attività interattive e attenzione al metodo. Spesso si lavora in sotto-gruppi dove
ciascuno focalizza un particolare compito. Questa tipologia di riunione, che ha un’impostazione partecipata, indirizza il gruppo alla definizione e realizzazione di uno o più
compiti specifici in brevissimo tempo. I compiti, di solito, si realizzano attraverso prodotti tangibili.
Consolidare il Gruppo (Team Building)
Obiettivo: consolidare il senso (“spirito”) del gruppo e rinforzare le relazioni tra
i partecipanti. Processo: richiede una buona capacità di ascolto attivo, empatia, individuare e gestire le dinamiche di gruppo e i comportamenti dei singoli partecipanti. È
il “succo” del lavoro e delle “capacità del facilitatore”, fondamentale nella gestione di
riunioni e processi partecipati.
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
Esempio
Applicazione di “tecniche strutturate” in A21L
In molti processi di A21L in Italia è stata utilizzata la metodogia EASW UE® (European Awareness Scenario Workshop).. Promosso dalla Commissione Europea. È
stato utilizzato in centinaia di città in tutta Europea e in diversi ambiti tematici (sviluppo locale, recupero urbano, programmazione sociale ecc.). Un EASW è articolato su 1 o 2 giornate e due attività principali: lo sviluppo di visioni/scenari di settore e proposte di idee/progetti. Consente ai circa 40 partecipanti di quattro gruppi
di settore (imprese, associazioni di volontariato-cittadini, tecnici, amministratori)
di sperimentare tutte le fasi tipiche di un processo decisionale inclusivo: creatività
per costruire scenari ed esplicitare bisogni, analisi e confronto per trovare visioni
comuni; pragmaticità per elaborare piste di lavoro fattibili; negoziazione sulle priorità; di decisione di gruppo sulle priorità previo votazione. Dal punto di vista della
partecipazione, si sperimentano quattro livelli operativi: lavoro individuale, a coppie, in gruppo e in plenaria. In Italia è stato soprattutto utilizzato come momento
propedeutico ai processi di A21L in oltre 50 casi, a livello di Province, Regioni,
Comuni di varie dimensioni, Comunità montane, scuole. www.cordis.lu/easw.
Sono diversi anche i casi di applicazione di Open Space Tecnology (OST) a processi di A21L, cosi come adattamenti del metodo GOPP (Goal Oriented Project
Planning-PCM (Project Cycle Management) in alcuni recenti casi di A21L con
approccio per “progetti pilota”.
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7. LA PARTECIPAZIONE NELLE FASI DEL PROCESSO DI A21L
Il Forum Agenda 21L
Il Forum A21L, organo di consultazione e progettazione partecipata permanente,
è il luogo centrale che mette in rete gli attori locali e rappresenta lo spazio di analisi e
definizione di politiche e azioni per la sostenibilità locale. Il Forum deve essere il più
possibile inclusivo e rappresentativo di tutti i vari portatori di interesse della comunità
che abita ed opera nel territorio in questione. Fondamentali, inoltre, sono le presenze di
rappresentanti di Enti ed aziende sovracomunali o contigue che interagiscono, comunque, con le politiche e le pratiche locali.
Una variabile chiave per l’efficace funzionamento ed il grado di successo dell’A21L è quindi la sua configurazione: non solo la qualità degli attori o la loro tipologia
ma la densità della rete, la presenza di élite consapevoli, la sua “chimica”. Perché il Forum svolga le proprie funzioni, non è sufficiente un generico interessamento al processo decisionale di coloro che vi prendono parte: è necessario il reciproco riconoscimento
degli attori e delle aspettative, la loro autonomia (per rendere veramente democratiche
le riunioni) e il loro grado di legittimazione e rappresentatività, la formalizzazione e la
condivisione delle regole di funzionamento, il suo avvallo da parte delle istituzioni locali.
Il raggiungimento di questo obiettivo si basa sulla qualità dei processi comunicativi e
partecipativi innescati.
Il “coinvolgimento”, anche indiretto, di una sempre maggiore parte della cittadinanza è facilitato dalla qualità e densità delle “trasmissioni” comunicative. I promotori
dell’A21 devono “trasmettere” rapidamente a tutta la cittadinanza i materiali dei lavori e
delle decisioni prese dal Forum, nonché notizie sulle altre attività e politiche riconducibili ai fini dello sviluppo sostenibile con vari strumenti (vedi Comunicazione).
Le risoluzioni del Forum
hanno valore di raccomandazione
per l’Amministrazione Comunale,
in quanto l’Agenda 21 è uno strumento decisionale e deliberativo
non cogente dal punto di vista normativo, ma strategico in quanto
strumento di governance.
La sede delle decisioni ufficiali per il recepimento e l’applicazione del Piano di Azione è la
Giunta e il Consiglio comunale o
provinciale. Tuttavia le decisioni
71
Partecipazione e Agenda 21 Locale
del Forum “impegnano” anche i singoli attori per quanto concerne la realizzazione di
singoli Piani di Azione di settore-categoria o realizzati in partenariato. Va ricordato che
il Forum può quindi identificare ed attivare azioni che prescindono dalle competenze
dell’Ente e che coinvolgono, anche autonomamente, gli altri attori della società civile. La
concertazione è facilitata dove l’impegno ufficiale dell’ente, fin dall’inizio, è più forte.
Le regole per la gestione del Forum, che dovrebbero rispecchiare i principi della
progettazione partecipata, vengono individuate e condivise da tutti i membri attraverso
un percorso operativo – formativo, e un memorandum o apposito regolamento condiviso. Il Forum mira ad un processo decisionale non semplicemente maggioritario, ma
di vero consenso. Il Forum garantisce la comunicazione del processo e delle sue scelte
agli appartenenti delle associazioni, aziende e realtà rappresentate e, più importante,
alla cittadinanza intera per facilitare una sempre maggiore inclusività e condivisione del
Piano d’Azione.
Il Forum ha anche bisogno di tempo. Il Forum produce infatti risultati attraverso
fasi successive, in quanto percorso di partecipazione strutturata: (a) comprensione e
condivisione degli obiettivi, (b) definizione di regole di funzionamento, (c) analisi delle
criticità di un territorio, (d)costruzione di una visione strategica, (e) individuazione di
obiettivi ed azioni, (f) selezione delle priorità e delle responsabilità, (g) attuazione dei
piani e progetti, (h) monitoraggio e valutazione e rendicontaione dei risultati.
Tutto ciò ha bisogno di tempo e
non può essere accelerato o forzato
come si trattasse di una burocratica raccolta di osservazioni ad un atto di programmazione. Si tratta di un processo di
apprendimento continuo e reciproco.
Il Forum, e soprattutto i gruppi di
lavoro tematici, hanno bisogno tuttavia
di non perdere tempo. D’altra parte i
soggetti locali lavorano spesso su base
volontaria o con risorse umane limitate. È importante che le riunioni siano
convocate avendo le idee chiare sugli
argomenti da affrontare. Le necessità di
incontro vanno minimizzate valorizzando al massimo la circolazione di informazioni.
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Regole del Forum per i partecipanti
Condivisione delle regole del Forum. È essenziale che vengano definite e consolidate delle “regole” per garantire un processo di partecipazione, valido per
tutti.
Finalità chiare. La condizione essenziale per conseguire credibilità consiste nel
rendere chiaro, fin dall’inizio del processo, gli obiettivi da intraprendere, le modalità di lavoro, i compiti e i limiti del processo e del Forum.
Convinzione nel conformarsi ai risultati. Entrare in un processo che ha per scopo
il raggiungimento di soluzioni condivise può dare un risultato deludente se una o
più parti pongono e mantengono veti sui risultati. Ovviamente devono essere posti
limiti ad ogni decisione proposta dai gruppi ma allo stesso tempo, per quanto
possibile, dovrebbe essere vietato che siano poste precondizioni. Se ciò non è
possibile occorre almeno che queste vengano esplicitate sin dall’inizio.
Chiarezza, onestà, credibilità. La convinzione di poter conseguire l’obiettivo
deve divenire un chiaro messaggio per coloro che sono coinvolti nel processo;
questo può essere assicurato solo se tutte le parti in causa si comportano lealmente e se il processo della costruzione del consenso si basa contemporaneamente sulle due modalità di ascolto e domanda attraverso l’esplorazione delle
necessità, piuttosto che sulla difesa delle posizioni acquisite.
Informazione di base. I conflitti spesso si sviluppano solo perché gruppi differenti si confrontano partendo da informazioni importanti fondate su basi e
problematiche differenti. Il processo consensuale dà importanza alla diffusione
di informazioni, alla ricerca di minimi comuni denominatori ed all’acquisizione di
ulteriori informazioni utili per portare avanti il processo.
Scambio reciproco delle esperienze. Se l’informazione, i comportamenti ed i
valori vengono alla luce e sono condivisi da tutti ad ogni passaggio nel processo
ci sarà, inevitabilmente, un cambiamento graduale nelle percezioni (dei singoli),
accompagnato dallo sviluppo delle conoscenze individuali e di gruppo. Ciò può
aiutare a prevenire i conflitti e mettere ciascuno nelle condizioni di salire (qualora non lo avesse già fatto) sul gradino successivo del processo.
L’identificazione di molteplici variabili. Sulla base delle proprie provenienze settoriali, esperienze e competenze, assicurare che ogni problematica complessa non
abbia una singola e netta soluzione. Sebbene insorgano ostacoli quando i cittadini
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Partecipazione e Agenda 21 Locale
pervengono ai punti in questione da direzioni differenti, il fatto che le soluzioni e
variabili siano diverse ed innovative crea il fondamento per soluzioni condivise e
creative (“un nuovo problema”) frutto di una vera scelta collettiva.
La ricerca del terreno comune. Sebbene i problemi complessi richiedano
maggiore impegno e fattori da considerare, rimane importante (e fondamentale) la ricerca e la costruzione di quei punti ove esistano condivisione e di quelli
che quasi sempre esistono comunque fin dall’inizio del processo o che possono essere sviluppati in tempi brevi. Nel caso dove gli obiettivi siano piccoli la
“cerimonia di festeggiamento” della loro soluzione aiuta ad accrescere fiducia
e rispetto reciproco, elementi che sono basilari per costruire piattaforme in
grado di raggiungere obiettivi più difficili.
Le decisioni come frutto del consenso. In molti casi si fa massicciamente ricorso
al faticoso sistema del voto di maggioranza come ultima ratio. Spesso ciò avviene
in situazione dove invece un altro approccio avrebbe garantito una decisione differente e magari più largamente condivisa. Lavorando nella direzione di decisioni
che sono sostenuto davvero da tutti, aumenta considerevolmente la possibilità che
i soggetti coinvolti rafforzino, invece di affossare, l’incremento del processo.
Responsabilità condivise dei risultati e del processo. Una volta che il processo è avviato, coloro che ne sono coinvolti non sono più attori passivi che aspettano il deus-ex-machina che gli risolva tutti i problemi. Ognuno deve assumere
un ruolo attivo nella ricerca di soluzioni migliorative, prendere responsabilità per
sostenere le decisioni e sottoporre a verifica puntuale i miglioramenti raggiunti.
Curare l’organizzazione. Tutti i principi e regole del mondo possono essere
completamente ribaltati per motivi puramente organizzativi o operativi: la scelta
infelice del luogo di ritrovo (ricordiamo che nessuno è quello giusto); pochi inviti e mancate spiegazioni pregresse; date scelte male; mancanza di materiali di
lavoro, d’informazione o di generi di conforto; ausili didattici / informatici fuori
uso; scarsa puntualità, mancanza di chiarezza e di diffusione delle notizie; ecc.
Occorre dunque valutare queste varie condizioni organizzative di contesto.
74
Esempio in Lombardia
Processi propedeutici all’avviamento di un Forum Agenda 21 Intercomunale.
(Comuni di Cesano Maderno, Desio, Meda e Seveso)
I quattro Comuni si sono accordati per attuare un percorso formativo e di accompagnamento dei soggetti istituzionali responsabili di Agenda 21 locale in un
percorso partecipato. La prima fase (formativa / partecipata) del programma ha
permesso al tavolo tecnico sovracomunale l’acquisizione di competenze e metodologie adeguate per la costruzione di progetti, piani, azioni consensuali e per
facilitare processi partecipati, e l’identificazione di azioni strategiche necessarie
per l’attivazione del forum.
Si è deciso di realizzare azioni esemplificative di coinvolgimento della comunità
attraverso 4 workshop cittadini (uno per ciascun Comune) e un pre-forum Intercomunale sulle tematiche di Agenda 21. Il tutto per supportare il gruppo tecnico
sovracomunale nella programmazione del percorso partecipato in generale e del
forum cittadino oltre ad una prima ipotesi progettuale delle fasi successive.
http://www.agenda21intercomunale.it
http://62.101.84.82/Ambiente/Agenda21.nsf/Agenda21
Esempi in altre Regioni
In molti processi di A21L giunti alla seconda e terza fase di monitoraggio dei
Piani di Azione operativi o di revisione, come a Ferrara, Modena, Bologna, Reggio Emilia, Torino, tra le prime esperienze in Italia, i Forum A21L sono spesso
coinvolti e consultati periodicamente nell’elaborazione e valutazione di Piani e
politiche di Settore. www.a21italy.it
I Gruppi di lavoro tematici
I Gruppi di lavoro tematici sono il “cuore” e il “polmone” della partecipazione nei
processi di A21L. È all’interno di gruppi più ristretti, rispetto alle sessioni plenarie del
Forum, dove può svolgersi una partecipazione strutturata, attiva e continuativa, dove
devono essere elaborati scenari, azioni e impegni, in sintesi dove avviene il confronto,
l’ascolto, l’approfondimento, la progettazione partecipata.
Gli obiettivi dei gruppi di lavoro tematici sono molteplici. Nei gruppi devono essere raggiunti gli obiettivi più generali dell’intero processo, ossia la definizione di un
Piano di Azione, nonché singoli obiettivi di realizzazione delle varie fasi di lavoro: dall’elaborazione di scenari di riferimento all’analisi dei problemi, dalla selezione di priorità
di intervento alla definzione dei target da raggiungere e degli indicatori di verifica, dal75
Partecipazione e Agenda 21 Locale
l’individuazione dei ruoli alle risorse necessarie alle modalità di verifica.
Ulteriori obiettivi qualitativi di processo, riguardano le dinamiche di gruppo che
devono favorire, con l’ausilio del facilitatore, un clima di lavoro adeguato, il confronto
di punti di vista diversi, la libera espressione dei singoli partecipanti, lo sviluppo di
capacità di ascolto, di dialogo, di progettazione partecipata.
Per quanto concerne la gestione, il ruolo chiave è affidato al facilitatore (vedi
sezione 6) che articola, conduce e visualizza la discussione, fa intervenire i tecnici dell’Ente nell’illustrare o fornire dati e informazioni di supporto al lavoro di gruppo, ma al di
là di questa figura, è necessaria la condivisione di alcune “regole di lavoro” da parte di
tutti i partecipanti, come descritto in precedenza. Le modalità di lavoro possono variare
in funzione delle fasi di lavoro: visite sul campo, interviste ad attori-testimoni, sessioni
di brain-storming, scenario workshop, simulazioni.
La condivisione delle “regole” di lavoro dei gruppi
• Accettazione delle diverse percezioni e motivazioni dei partecipanti rispetto al
processo partecipato;
• Approccio costruttivo sui contenuti;
• Accettazione delle modalità di lavoro proposte dal facilitatore e loro condivisione;
• Legittimazione reciproca tra i diversi attori partecipanti, tra i partecipanti e il
facilitatore, tra i partecipanti e l’organizzazione promotrice del processo partecipato;
• Diversità di punti di vista come arricchimento e non come conflitto;
• Orientamento al risultato/obiettivi del gruppo e del Forum;
• Disponibilità al confronto ed alla negoziazione;
• Concisione e rilevanza negli interventi;
• Pazienza e rispetto delle diversità/confronto sui contenuti;
• Tutti i partecipanti sono “esperti” di qualcosa e tutti hanno qualcosa da apprendere;
• Comunicazione e trasparenza fra promotori e partecipanti sulle opportunità e
le criticità del processo;
• Rilevanza locale (partire dall’esistente, dal contesto e
dai problemi locali);
• Rispetto degli orari e delle
fasi del programma di lavoro previsti;
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• Continuità dell’impegno nei vari incontri;
• Equilibrio tra eccesso di scetticismo e ottimismo;
• Accettazione dei tempi della partecipazione, ossia equilibrio tra il “ tutto subito” e “vedremo con calma, forse, ecc..”;
• Disponibilità al cambiamento e all’innovazione insieme agli altri attori e all’interno della propria organizzazione;
• Flessibilità sui metodi di lavoro e sui tempi;
• Clima accogliente; entusiasmo; disponibilità alla partnership.
• Risorse umane, logistiche ed economiche appropriate.
La fase di Analisi
Per comprendere dove si vuole andare e valutare se si è sulla “rotta giusta” è indispensabile sapere “da dove si parte”. Nel processo di Agenda 21 la costruzione di un
Quadro Diagnostico della situazione in corso e l’individuazione ed utilizzo di indicatori
che permettano la valutazione dei progressi verso gli obiettivi prefissati sono, rispettivamente, il punto di partenza e lo strumento di navigazione per il “viaggio” verso lo
sviluppo sostenibile.
Di solito, nel contesto italiano, il Quadro Diagnostico nell’A21L viene chiamato
Rapporto sullo Stato dell’Ambiente (RSA) o, più recentemente, con un approccio più integrato e coerente con i contenuti dell’Agenda 21 dell’ONU, come Rapporto sullo Stato
Socio-Economico e Ambientale che prevede una raccolta di dati rispetto alla situazione
ambientale, la sociale ed economica. Attraverso questi dati, vengono discussi i problemi del territorio. Una lettura condivisa dei dati di analisi permette, successivamente,
l’identificazione delle priorità di intervento che saranno alla base di un Piano d’Azione.
Data la sua importanza nel processo la costruzione e lo svolgimento della fase
di analisi dovrebbe essere il più possibile partecipata e condivisa con i soggetti del
territorio e con i funzionari dei vari Settori-Assessorati dell’Amministrazione. Questo
approccio, finora nei casi Italiani, non è di solito molto comune. L’analisi dovrebbe
essere sia di tipo oggettivo ma anche soggettivo, tecnici pubblici ma anche esperti e
tecnici dei vari attori e tra i cittadini.
Elaborare il RSA, per molti vuol dire stendere un documento tecnico, un compito
(o responsabilità) di tipo principalmente scientifico. Senza negare l’importanza di questa impostazione, va detto che troppo spesso questi documenti risultano poco accessibili e “appetibili” a molti attori partecipanti e creano difficoltà e scarso coinvolgimento
in una fase, invece, cruciale per passare a definire delle priorità di azione.
I problemi, già espressi, rispetto alla scarsa intersettorialità nell’azione delle
Amministrazioni hanno portato ad una eccessiva attenzione sui dati ambientali nei
77
Partecipazione e Agenda 21 Locale
RSA e ad un ruolo sovrastimato
di questo strumento di analisi,
dovuto nel contesto italiano alla
gestione dell’A21L da parte principalmente degli Assessorati all’Ambiente.
Inoltre, le risorse e il tempo dedicato per realizzare un
RSA spesso non si conciliano
con i tempi del processo partecipato e rispetto alle varie fasi di
un processo di A21L, in quanto
nel momento in cui i dati sono
pubblicati o rischiano di non essere più rappresentativi della situazione in corso.
Fermo restando che tutti i nuovi approcci di governo del territorio prevedano analisi
multi-dimensionali, la migliore garanzia di un’analisi integrata e intersettoriale, coerente
con l’approccio A21 dell’ONU, rimane nel ruolo attivo del Forum A21 e dei gruppi di lavoro. Per essere efficaci, gli indicatori utilizzati devono essere significativi, sintetici, credibili,
aggiornati, verificabili, accessibili e soprattutto comprensibili anche ai non addetti ai lavori, per permettere un coinvolgimento allargato e una maggiore consapevolezza.
Di supporto all’analisi del territorio possono essere usati vari strumenti e approcci come ad esempio: Indicatori Comuni Europei ICE UE, Ecobilanci, Eco-budget,
Bilancio Sociale, GIS, Relazioni sullo stato dell’economia locale. Altre fonti di informazione possono essere individuate sia all’interno dei vari uffici dell’Ente pubblico, tra i
partecipanti-stakeholders, presso gli enti di controllo (Arpa, ASL), Università e Camera
di Commercio.
Spesso interviste mirate a vari protagonisti, testimonianze di casi, visite guidate sul
territorio dove sono presenti i problemi dibattuti, consentono una maggiore comprensione e conoscenza diretta delle problematiche, delle loro cause e delle possibili soluzioni.
I tempi per una fase di analisi possono essere molto variabili. Da 2/3 incontri per
ciascun gruppo di lavoro, se il taglio vuole essere basato sui dati già esistenti all’interno
dell’Ente e tra i partecipanti, oppure diversi mesi se devono essere svolte indagini, visite
guidate, o ancora di più, se devono essere impostati per la prima volta RSA e Relazioni
sullo stato socio-economico. Molto dipende dunque dalla risorse economiche disponibili, dai tempi, dai dati e dalle fonti esistenti e dal “taglio operativo” scelto complessivamente per l’A21L. Nelle esperienze di A21L del Nord-Europa, ad esempio, per la parte
di analisi si dedica molto meno tempo e risorse, a beneficio invece della definizione e
attuazione di progetti operativi.
78
Indicazioni per un’analisi partecipata
• Affrontare la fasi di analisi (problemi e cause) all’interno dei gruppi tematici;
• Dedicare il tempo giusto “né troppo, né poco”: l’Agenda 21 e il Forum non
sono centri studi.
• Integrare analisi con dati oggettivi e analisi soggettive (esperienze e testimonianze dei partecipanti, parallelamente a dati già disponibili;
• Diversificare varie fonti informative di vari settori (Uffici dell’Ente, Banche
dati di Enti di Controllo, Università, Centri studi di associazioni di categoria,
ricerche di associazioni di consumatori, ambientaliste);
• Invitare esperti e testimonianze dirette sul tema in discussione (pubbliche,
private, associazione),
• Fare visite guidate sul territorio dove sono presenti i problemi dibattuti;
• Fare interviste mirate a interlocutori chiave e rappresentativi;
Esempio in Lombardia
Mappatura partecipata per un Eco-museo del Parco del Barberino come ambito
di programmazione strategica. Il Comune di Cividate Camuno è stato selezionato nell’ambito della Misura 3.5 di Accompagnamento per la sperimentazione di una
proposta comune in rete per il Parco del Barberino attraverso la sperimentazione di
costruzione di un Eco-Museo. Un apposito Tavolo di Coordinamento ha previsto una
mappatura dei progetti in atto o previsti per il Parco del Barberino da parte delle realtà
operanti sul territorio ed ha quindi evidenziato la necessità di un allargamento della
base partecipativa per raccogliere informazioni, condividere possibilità, costruire una
proposta comune e promuovere le opportunità date dal processo di Agenda 21.
Si è deciso di contattare alcuni rappresentanti degli stakeholders locali con cui i
componenti del Tavolo avevano già rapporti, tenendo presente che una volta costruita una proposta strutturata e comunicabile, si renderà necessaria l’interazione con
i diversi livelli di governo del territorio, con le amministrazioni dei Comuni limitrofi
e con gli abitanti di Cividate Camuno. Per proseguire questi obiettivi il Tavolo ha
effettuato, nelle fasi successive, la ricerca di dialogo e sinergie con le altre realtà comunali limitrofe; la ricerca di modalità di interazione con Agenda 21 Locale della Valle
Camonica, PLIS del Parco del Barberino e della Valle dei Magli; l’allargamento della
partecipazione al Tavolo Territoriale di Progetto di altre realtà associative e istituzionali del territorio comunale; e infine la decisione di mantenere il Tavolo Territoriale di
Progetto al di là dell’esperienza di sperimentazione.
L’intero processo di questo caso è presentato in III Parte.
79
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Esempi in altre regioni
Fase di ascolto e analisi partecipata.
Comune di Castellarano (Re). Comune di 15.000 abitanti. Durante la fase di analisi del territorio sono state svolte 3 attività partecipate parallele di conoscenza, ascolto e mappatura del territorio. La prima riguardante i dirigenti d’area
che hanno sottoposto a valutazione i propri progetti di PEG (Piano Economico
di Gestione) rispetto a indicatori ONU e Aalborg Commitments, seguiti da una
SWOT analysis sul profilo di sostenibilità per singoli Assessorati e in generale
del Comune. Una seconda attività ha riguardato un’indagine sulla percezione della qualità della vita, rivolto a 500 famiglie, utilizzando l’indicatore 1 ICE UE come
valutazione soggettiva su 10 temi chiave. Una terza, ha riguardato un’indagine
sulla percezione e sulle buone pratiche di sostenibilità in corso presso tutti gli
stakeholders (imprese, associazioni di categoria, di volontariato sociale). Queste
tre attività di analisi diversificate, oltre al confronto con dati tecnici esistenti
più di tipo classico, sono serviti come base per passare alle successive fasi di
creazione di scenari e progetti di A21L, partendo dalla conoscenza di ciò che è in
corso e realizzato da parte di diversi soggetti.
La fase di definizione del Piano d’Azione A21L
L’obiettivo del Piano d’Azione di A21L è la definizione condivisa di obiettivi e
priorità d’intervento per lo sviluppo sostenibile locale, coerenti con Agenda 21 ONU, e
per risolvere le criticità specifiche emerse durante la fase di analisi.
Un Piano d’Azione dovrebbe essere il risultato del confronto, della discussione
e delle proposte progettuali emerse durante i gruppi di lavoro tematici e validate dal
Forum, come risultato del lavoro dei vari soggetti che vi hanno partecipato.
Un Piano di Azione strutturato dovrebbe raccogliere i seguenti contenuti:
• La definizione degli obiettivi generali e di scenari per aree tematiche
• La definizione degli obiettivi specifici per aree tematiche
• L’individuazione delle priorità di intervento per aree tematiche
• L’individuazione delle priorità di intervento a breve, medio e lungo periodo
coerente con la fase di analisi precedente,
• La definizione delle azioni
• Modalità di attuazione delle azioni prioritarie,
• La definizione dei ruoli di ogni singolo attore per l’attuazione delle singole
80
azioni (es. Ente promotore, imprese, associazioni di volontariato, scuole, sindacati, altri enti pubblici, singoli cittatini, ecc.)
• La scelta dei target (risultati misurabili) da raggiungere per ogni obiettivo
• La scelta degli Indicatori (per ogni azione – obiettivo),
• La definizione delle modalità di monitoraggio (tempi, modalità, ruoli).
L’elaborazione di un Piano di Azione richiede infatti almeno 4/5 incontri per ogni
gruppo di lavoro tematico (e del Forum per validare), al fine di definire il più possibile
in modo esaustivo i contenuti di massima sopra citati in modo intersettoriale e partecipato. Questa fase è ciò che distingue la partecipazione occasionale dalla partecipazione
progettuale e strutturata e continua.
Per ogni programma (o azione) tematico devono essere definite: fonti informative, opere e interventi (con relativi costi, regolamenti e norme, incentivi e disincentivi
economici, piani di comunicazione, tempi di realizzazione, sistemi di valutazione, e dovrebbe essere verificata la compatibilità reciproca tra i vari programmi, al fine di evidenziare lacune, incongruenze o sovrapposizioni in alcune aree di intervento. Dovrebbe
essere inoltre verificata la rispondenza dei programmi tematici ai principi generali, alla
visione locale e agli obiettivi stabiliti dal Forum.
Una buona fase di analisi su “cosa c’è già?” rispetto ai progetti in corso dovrebbe
permettere di evitare la definizione di azioni già in corso o previste da vari soggetti, al
di là delle attività del Forum.
Per la sua definizione, è quindi necessario un ruolo attivo e propositivo dei vari
attori coinvolti nel Forum A21L che richiede di mobilitare e mettere in rete la maggior
quantità possibile di risorse disponibili: finanziarie, educative, organizzative,
gestionali, politiche).
Dopo la validazione da parte del
Forum, come passaggio istituzionale,
Il Piano di Azione del Forum dovrebbe
essere discusso, recepito e adottato formalmente dalla Giunta Comunale o Provinciale, nonché dal Consiglio comunale
o provinciale. Il momento di impegno
formale da parte dell’Ente promotore e
della comunità locale nell’”adottare” ufficialmente il Piano d’Azione è essenziale
per il successo, la credibilità e prosecu81
Partecipazione e Agenda 21 Locale
zione dell’intero processo e, soprattutto, per il raggiungimento degli obiettivi previsti.
È essenziale inoltre che il Forum comunichi al Consiglio il percorso che ha portato
alla costituzione del Forum, le varie fasi del processo con le motivazioni che hanno portato a determinate scelte, quali le difficoltà incontrate e le opzioni poste di volta in volta
a confronto, le metodologie impiegate per stabilire priorità, obiettivi e target, informazioni queste fondamentali per assicurare la trasparenza al processo di Agenda 21.
Durante questa fase è fondamentale che il Forum e l’Amministrazione attivino
momenti di comunicazione, dibattito e consultazione con l’intera cittadinanza e i vari
attori che non hanno potuto partecipare ai gruppi di lavoro, soprattutto dove alcuni programmi prospettino provvedimenti vincolanti che potrebbe portare il Piano ad essere
percepito dalla popolazione e dagli operatori come qualcosa di calato dall’alto. La bozza
del Piano dovrebbe essere diffusa presso le Circoscrizioni, le biblioteche, i vari uffici
pubblici, via internet o sintesi cartacee o con incontri di presentazione mirati.
Dopo questa fase di consultazione e discussione pubblica finale, l’Amministrazione e il Consiglio possono passare all’”adozione” del Piano d’Azione del Forum. È
importante inoltre che la Giunta indichi anche i suoi impegni per il proprio Piano di
Azione Operativo A21L per le parti di competenza del Comune o della Provincia. L’Amministrazione e la cittadinanza dovrebbero celebrare e diffondere questo atto e questo
momento il più possibile.
Più recentemente, rispetto alle impostazioni “classiche” nella definizione di Piani
di Azione che richiedono tempi medio-lunghi di attuazione da un lato, consistenti risorse, e che rimandano a successive fasi di attuazione operative, in alcune esperienze si
stanno sperimentando e attuando approcci di “Agenda 21 Locale per progetti pilota”.
In sostanza, invece di definire un PAL, che rimanda successivamente all’elaborazione di
Piani Operativi e poi di progetti, si effettua un percorso inverso, ma integrato, che parte
comunque da obiettivi strategici per varie aree tematiche, ma che identifica fin dai primi
incontri dei gruppi di lavoro alcuni priorità di intervento. Da queste priorità i partecipanti
elaborano in modo maggiormente approfondito dei progetti pilota, mediante tecniche di
lavoro e facilitazione più specifiche, permettendo di sviluppare un maggiore approfondimento qualitativo, di rendere più operativi e fattibili i progetti proposti per tutti gli attori
coinvolti, e di sviluppare maggiori competenze tra i partecipanti e i referenti dell’Ente.
Indicazioni di sintesi per il Piano di Azione
• Affrontare la fase di definizione del Piano di Azione all’interno dei gruppi tematici cercando di avere la massima rappresentatività;
• Approfondire e descrivere tutte le voci chiave di base di un Piano di Azione
(es. obiettivi generali e scenari per aree tematiche, obiettivi specifici, priorità,
82
azioni-modalità di attuazione, ruoli di ogni singolo attore per l’attuazione, target
(risultati misurabili) da raggiungere, Indicatori, modalità di monitoraggio);
• Garantire un’adozione e recepimento del Piano di Azione dal punto di vista
istituzionale (Giunta e Consiglio comunale e provinciale);
• Valutare anche approcci “più brevi” in termini di operatività quando ci sono
poche risorse, con progetti pilota partecipati intersettoriali di A21L mirati e
coordinati in un quadro organico di obiettivi A21L.
• Comunicare i risultati e i contenuti del Piano di Azione del Forum con vari
strumenti.
Alcuni Esempi in Lombardia
Tra i vari enti: Mantova, Pavia, Brescia, Lecco, S. Donato, Sesto San Giovanni,
Cesano Maderno, Desio, Meda, Seveso, Cinisello, Sondrio, Milano, Cremona,
Desenzano, Comuni Area Nord Milano, Varese.
http://62.101.84.82/Ambiente/Agenda21.nsf/Agenda21
http://agenda21.lombardia.it/index
Esempi in altre regioni
A21L per “progetti pilota”
In diversi Enti, sia piccoli Comuni (come esempio di continuità un piccolo-medio
Comune come Castellarano – RE che Province, si sono impostati ed elaborati
negli ultimi anni Piani d’Azione di A21L con un approccio “per progetti pilota”.
Definiti inizialmente degli scenari di sostenibilità (metodo EASW e SWOT) e un
Piano di obiettivi strategici su ambiti ambientali, economici e sociali, si selezionano come prima fase interventi prioritari su ambiti sociali, economici e ambientali. Su queste priorità, scelte dai partecipanti sulla base dell’analisi precedente,
i gruppi di lavoro tematici del Forum, utilizzando in diversi casi un adattamento
della metodologia GOPP – Project Cycle Management, elaborano in modo dettagliato e secondo un Quadro Logico tutte le fasi, i tempi, ruoli, costi, aspetti di
valutazione e fattibilità, ricadute intersettoriali e ostacoli, il tutto in modo dettagliato ma in un numero ridotto di incontri. I progetti sono quindi collegati al PEG
dell’ente con voci di costo certe e uffici responsabili di riferimento. L’approccio è
sintetizzabile con il motto: “pochi progetti, ma innovativi, velocemente operativi
e finanziabili” che vede un focus maggiore sull’operatività, l’innovazione gestionale, la logica di partnership trasversali e lo sviluppo di competenze e capacità
progettuale dei partecipanti, sia all’interno dell’Ente che all’interno del Forum.
83
Partecipazione e Agenda 21 Locale
La fase di attuazione del Piano di A21L
Le esperienze più consolidate di A21L in Italia, nonché varie ricerche qualitative
europee, indicano che sia preferibile distinguere tre livelli di attuazione:
• un livello di attuazione istituzionale, con l’elaborazione di un Piano di Azione
Operativo di A21L in attuazione del Piano d’Azione Locale (PAL) emerso dal
Forum;
• un livello di attuazione in partnership di azioni A21 Locale tra Comune e
vari stakeholders, per realizzare in modo collaborativo con accordi volontari
alcune delle azioni del PAL;
• un livello di attuazione di Agenda 21 Locale di settore (per stakeholders), da
parte dei singoli attori del Forum di singole azioni e progetti emersi dal PAL.
Questo approccio diversificato e multi-livello stimola a rendere più partecipata
e co-responsabile la fase di attuazione, oltre che più coerente con i principi ispiratori
dell’Agenda 21 dell’ONU sul ruolo dei vari stakeholders per la sostenibilità (vedi: Cosa
possono fare i vari attori per l’Agenda 21 Locale? – II Parte); non ultimo, permette
di gestire progetti più fattibili dal punto di vista delle risorse umane ed economiche,
anziché “caricare” su un unico soggetto attuatore, di solito individuato nell’ente pubblico promotore.
Per quanto concerne il livello istituzionale, una volta adottato ufficialmente
dal Consiglio Comunale, il Piano d’Azione Locale A21L (P.A.L) deve prevedere un
programma- Piano operativo di attuazione e verificare l’integrazione tra i piani e i
programmi esistenti con le azioni del P.A.L. A questo fine dovrebbe essere nominato da parte dell’Amministrazione un funzionario responsabile per ogni singolo
Settore con la possibilità, a seconda delle competenze della figura o la natura dell’azione, di avere una persona responsabile per più programmi oppure una Cabina
di Regia A21 o gruppo di coordinamento per l’attuazione. Si dovrebbe cercare,
inoltre, di garantire nelle scelte dello staff i livelli di intersettorialità previsti nel
P.A.L e da lì elaborare tra i vari Assessorati il Piano di Azione Operativo. È chiaro
che il Consiglio Comunale/provinciale dovrà assegnare ai singoli programmi e funzionari le idonee risorse finanziarie; in altri casi la specifica “attuazione” del Piano
comporta unicamente il riorientamento delle attività in corso e non sono necessarie
pertanto risorse aggiuntive.
Nel caso di programmi o azioni svolte prevalentemente da soggetti esterni all’Amministrazione (imprese, enti, organizzazioni, volontariato…), il funzionario responsabile o coordinatore dell’equipe A21, potrà limitarsi ad un’opera di coordinamento con
le altre azioni.
La comunicazione interna ed esterna della “rete di azioni-progetto A21 Locale”
84
rimane fondamentale in questa fase. Vanno inoltre monitorati i Piani di Attuazione e i
vari progetti di A21L e raccolti come buone pratiche in riferimento alle nuove azioni e
ai programmi attuati. Gli scambi con altre realtà di A21L aiutano non solo a diffondere i
propri risultati ma anche ad apprendere dagli altri e a migliorare le proprie azioni, anche
in corso d’opera.
Indicazioni di sintesi per l’attuazione del Piano di Azione
• Distinguere tra Piano di Azione A21 del Forum e Piano di Azione A21L del
Comune/Provincia e i vari Piani di Azione Opertativi A21L dei singoli attori
partecipanti in attuazione del Piano di Azione del Forum;
• Identificare referenti responsabili per l’attuazione dei progetti A21L all’interno
dei vari Assessorati;
• Prevedere risorse certe per l’attuazione dei progetti e il loro recepimento formale nel PEG-Bilancio con responsabilità e centri di costo formalizzati;
• Distinguere tra interventi culturali, tecnologici, infrastrutturali, economici,
normativi;
• Individuare e ottimizzare i collegamenti tra i progetti di A21L e i
Piani e progetti di settore;
• Coordinare i progetti del Piano di
Azione Operativo dell’Ente e i vari
Piani-progetti di A21L dei vari attori esterni del Forum;
• Comunicare i risultati e i contenuti
delle fasi di attuazione.
Alcuni Esempi in Lombardia
Mantova, Pavia, Brescia, Lecco,
S.Donato, Sesto San Giovanni,
Cesano Maderno, Desio, Meda, Seveso, Cinisello, Sondrio, Milano, Cremona,
Desenzano, Comuni Area Nord Milano, Varese.
http://62.101.84.82/Ambiente/Agenda21.nsf/Agenda21
http://agenda21.lombardia.it/index
Esempio di Promozione delle Agenda 21 locali e di integrazione con altri strumenti di sostenibilrità ambientale
85
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Comunità Montana Valtellina di Tirano
La Comunità Montana Valtellina di Tirano ha iniziato nel 2002 un percorso di lavoro incentrato sui temi della sostenibilità con l’avvio di due progetti cofinanziati
dalla sottomisura 3.5 A del DocUP Ob2.
1. Attivazione di un processo di Agenda 21 locale nella C.M. Valtellina di Tirano Con questo progetto la C.M. ha assunto un ruolo promotore nella costruzione
di una cultura della sostenibilità nel territorio attuando diversificate iniziative:
l’organizzazione di un concorso e di lezioni introduttive presso le Scuole medie inferiori per l’ideazione del logo ufficiale del processo di Agenda 21 locale
(con successiva mostra dei lavori), la preparazione di materiali di supporto
didattico di carattere generale (es. RSA Junior) e dedicato a temi specifici
(es. EnergiA21), la diffusione della Relazione sullo Stato dell’Ambiente presso i cittadini e di materiale informativo rivolto a target specifici (es. Pic-nic
sostenibile per i turisti), l’attivazione delle pagine web “Clicca la sostenibilità”
(www.cmtirano.so.it). La CM ha poi previsto una serie di momenti partecipativi adeguati alle peculiarità di un processo intercomunale, con alternanza di
Forum Istituzionali, Forum Intercomunali e Forum Tematici.
2. Adozione di un Sistema di Gestione Ambientale e registrazione EMAS II - Il
percorso di registrazione è itinere ma la CM ha già adottato la propria Politica Ambientale, approvata all’unanimità da parte dell’Assemblea dell’Ente nel
febbraio 2005.
I due progetti, che risultano essere sinergici tra loro, sono tuttora in corso ma
hanno già dato i primi risultati innescando processi che coinvolgono gradualmente l’intero territorio interessato dalla Comunità Montana. La C.M. ha infatti
partecipato attivamente alle iniziative di accompagnamento promosse dall’Autorità Ambientale regionale rivolte agli enti locali per la diffusione degli strumenti
di sostenibilità ambientale (www.agenda21.lombardia.it) e ha giocato un ruolo
di traino, affiancando e sostenendo i propri comuni:
• con il Comune di Grosio ha affrontato un percorso sperimentale inerente la
ricerca di strumenti di pianificazione urbanistica sostenibili sotto il profilo
energetico e ambientale (progetto regionale “Azioni di indirizzo e accompagnamento dei processi di Agenda 21 in Ob2”);
• insieme ai 6 comuni Ob2 ha ideato il progetto “Realizzazione di iniziative di
comunicazione e diffusione degli appalti verdi” richiedente cofinanziamento
a valere sul secondo bando della Misura 3.5 A (progetto regionale “Appalti
verdi in Ob2”).
86
Infine, la Comunità Montana Valtellina di Tirano, operando in contemporanea su
diversi fronti di programmazione inerenti tematiche di natura sovracomunale, sta
compiendo lo sforzo di integrare fra loro e rendere sinergici i processi di Agenda 21
locale, EMAS II, i nuovi indirizzi sulla gestione turistica e il Piano Integrato di Sviluppo Locale M.A.S.T.E.R., di cui è capofila (rif. Integrazione PISL giugno 2005).
Esempi in altre regioni
Piani di A21L Operativi
In diversi Enti, a conclusione della definizione dei Piani di Azione di A21L da
parte dei Forum, sono stati elaborati dei Piani di Azione A21L Operativi da parte
degli Enti pubblici promotori del processo, che descrivono gli impegni e le azioni
previste da parte di ogni Assessorato e Servizio in attuazione delle azioni definite
dal Forum. È il caso ad esempio di Province e Comuni come Ferrara, Modena,
Torino, Rimini, Piacenza, Reggio Emilia, Bologna. In questi casi si è cercato di
collegare le azioni del Piano Operativo, sia a vari Piani di Settore esistenti e in
fase di progettazione che al PEG, al fine di rafforzare lo strumento di A21L integrando maggiormente le indicazioni del Forum nella gestione e programmazione
ordinaria degli enti collegate a centri di costo formali, con la possibilità di monitorare e verificare periodicamente i risultati con appositi Report di monitoraggio.
In diverse di queste esperienze, anche i partecipanti-stakeholders hanno adottato progetti operativi di settore in attuazione del Piano di Azione A21 del Forum.
www.a21italy.it
La fase di monitoraggio e valutazione di A21L
Dopo che sono stati definiti i Piani di Azione Operativi di A21L e attuati i relativi progetti, subentra la fase finale del “ciclo di vita” del processo di A21L, ossia il monitoraggio e la
valutazione. La mancanza di monitoraggio verificabile, continuo e integrato, sia sul processo
che sui prodotti ottenuti, vanifica la possibilità di valutare i cambiamenti sia positivi che negativi. Impedisce inoltre di valorizzare sia i risultati intangibili di un’A21L, come lo sviluppo
di saperi e competenze progettuali diffuse sul territorio (Capacity Building), la valorizzazione
delle esperienze e delle buone pratiche riuscite di sostenibilità dei vari attori, come memoria
collettiva. Non ultimo, limita la cultura del progetto e l’approccio di una logica di miglioramento continuo in un processo complesso e dinamico come quello delle A21L.
Per la fase di monitoraggio è fondamentale utilizzare opportuni indicatori di verifica per misurare i target, ossia gli obiettivi misurabili dei singoli interventi, che dovrebbero essere stati già definiti all’interno dei gruppi di lavoro del Forum durante la fase di
definizione del Piano di Azione del Forum e dei Piani Operativi.
87
Partecipazione e Agenda 21 Locale
In caso contrario occorrerà
capire se le difficoltà insorte sono
risolvibili e quali modifiche si rendono necessarie (risorse umane
insufficienti, tempi non adeguati,
impegni e ruoli non mantenuti,
inefficacia costi/benefici...), evidenziando come la flessibilità nella
ricerca dello sviluppo sostenibile
di una città è essenziale quanto la
trasparenza e la democraticità lungo il processo di Agenda 21.
Il sistema di indicatori, usati
per il monitoraggio, comprensibili
e significativi per la cittadinanza e
i vari attori sociali ed economici, consentirà di valutare in maniera trasparente, di valutare se il PdA ha determinato sul territorio locale gli effetti previsti.
I risultati andranno resi pubblici al fine di potere rivedere l’intero processo e aggiornare il Piano di Azione con più efficacia sui vecchi target, individuandone di nuovi,
in una logica di miglioramento continuo.
Di supporto alla valutazione e monitoraggio possono essere considerati set di
impegni e relativi indicatori di livello internazionale, come gli indicatori per i 40 Capitoli
dell’Agenda 21 definiti dall’ONU (Commissione per lo Sviluppo Sostenibile) o di livello
europeo come gli European Common Indicators (indicatori comuni di sostenibilità UE)
e gli Aalborg Commitments, per verificare e confrontare i propri dati con quelli di tutti
gli enti locali che in Europa li adottano.
Come sottolineato dalle più recenti iniziative europee (Aalborg Commitments,
Campagna EU Città Sostenibili, 6° programma di Azione Ambientale, nuova Strategia
Urbana UE) gli indicatori di sostenibilità sono indicatori capaci di catturare le diverse
dimensioni della sostenibilità e di adattarsi alle specificità dei contesti locali.
È utile dunque considerare tali indicatori sia come riferimenti di indirizzo nella
fase di elaborazione delle strategie per la sostenibilità locale sia come verifica dei risultati che si stando raggiungendo in fase di attuazione del Piano.
Dal punto di vista operativo, il monitoraggio può avvenire attraverso il Forum in
sessione plenaria o con specifici gruppi di lavoro tematici, consentendo un maggiore
coinvolgimento di tutti soggetti e un continuo e periodico processo di esamina e d’indagine, di controllo e di miglioramento degli strumenti utilizzati e delle azioni previste. Lo
svolgimento della valutazione richiede un’attenta e metodica documentazione di tutte
le fasi del processo.
88
Si possono svolgere valutazioni di tipo analitico-quantitativo quando i dati lo permettono oppure di tipo qualitativo. Questa documentazione può prendere molte forme
– schede di rilevamento collegate alle schede del Piano di Azione Operativo, diario,
video su attuazione dei progetti, questionari, diagrammi, foto documentazione degli
elaborati ed i prodotti realizzati.
Indicazioni di sintesi per il monitoraggio
• Valutare periodicamente il processo e i prodotti risultati del percorso di A21L
al fine di valorizzare gli aspetti positivi e di correggere gli aspetti critici;
• Valutare tramite i Forum con sessioni plenarie su aspetti generali, con i gruppi
di lavoro tematici su singoli aspetti, con la Giunta e il Consiglio comunale o
provinciale su aspetti e fasi strategiche dell’esperienza di A21L,
• Utilizzare un mix di strumenti di valutazione: schede di rilevamento collegate
alle schede del Piano di Azione Operativo e alle schede del PEG per quanto
riguarda gli Enti; interviste mirate a soggetti esterni, questionari di monitoraggio e di valutazione rivolti ai partecipanti sui progetti A21L dell’Ente e sui
loro progetti di settore;
• Utilizzare indicatori di Agenda 21 ONU e UE di sostenibilità come supporto di
riferimento;
• Correggere e rividere i target e gli indicatori utilizzati per nuovi interventi;
• Comunicare i risultati del monitoraggio e delle valutazioni con vari strumenti
(Siti web, newsletter, mailing list elettroniche, bacheche pubbliche, comunicati
stampa, spot radio, incontri mirati, scuole, riviste, giornalino comunale, ecc).
Esempi-spunti di valutazione
Partecipanti
• Chi sono i partecipanti?
• Che fascia d’età hanno? Quali gruppi sociali rappresentano?
• Quali sono i ruoli dei vari partecipanti nei gruppi e nel Forum?
• Chi raccoglie la documentazione?
• Qual è la tipologia di informazione richiesta e fornita?
• Sono svolte attività di ricerca nel processo?
• Che “poteri” e ruolo deliberativo possiedono i vari partecipanti?
• Quale livello di partecipazione è stato principalmente utilizzato nelle varie fasi
di lavoro?
89
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Il processo. Le metodologie
• Quali metodologie e tecniche sono state utilizzate?
• Qual è il livello di accesso all’informazione tra i partecipanti e tra questi e gli
Uffici dell’Ente?
• Quali sono i tempi delle varie fasi e lo scarto tra quanto programmato e realizzato ?
• Quali modalità di valutazione del processo sono utilizzate nei gruppi e nel
Forum ?
• Con quali criteri?
D) Sviluppo di competenze.
• Si sono sviluppate delle nuove competenze tra i partecipanti?
• Quali apprendimenti? Su quali temi ?
• Sono cresciuti i livelli e la condivisione di responsabilità tra i vari attori?
• In quale fase del processo si è verificato un maggiore sviluppo delle capacità
informative, progettuali, di azione e di valutazione e?
E) Trasformazione, qualificazione del contesto
• Quali trasformazioni-cambiamenti tangilibili e intangibili si sono realizzati attraverso la partecipazione?
• Quale è il livello qualitativo e quantitativo dei risultati raggiunti?
• Le trasformazioni sono da ritenersi valide in rapporto agli obiettivi stabiliti dal
gruppo?
• Ci sono indicatori di maggiore sostenibilità raggiunta?
F) Implicazioni socio-politiche.
• Quali sono state le ricadute sociali, economiche, politiche, istituzionali?
• Quali sono i limiti socio-politici, economici, istituzionali incontrati nel processo?
• Si prevede continuità nella partecipazione?
• Quali condizioni per migliorare ?
90
Alcuni esempi in Lombardia
Mantova, Comuni Area Nord Milano, Lecco, S.Donato, Sesto San Giovanni, Cesano Maderno, Meda, Seveso, Desio, Cinisello.
http://62.101.84.82/Ambiente/Agenda21.nsf/Agenda21
http://agenda21.lombardia.it/index
Esempi in altre regioni
Piani di Monitoraggio A21L e valutazione del processo
Diverse Province sono giunte alla 2° e 3° fase di monitoraggio del loro Piano
Operativo di A21L. A volte la valutazione viene fatta internamente confrontando
le azioni realizzate rispetto ai target prefissati, tramite schede e interviste, oppure
mediante Forum plenari periodici di valutazione e monitoraggio non solo del PO
A21 ma anche dei progetti realizzati dai partecipanti in partnershipp o autonomamente. In alcuni Comuni si sono valutati aspetti più qualitativi del processo A21L
da parte dei partecipanti per quanto riguarda il grado di soddisfazione, crescita
di conoscenze e competenze. Il Comune e la Provincia di Reggio Emilia hanno ad
esempio realizzato un Bilancio di 3 anni delle attività e dei progetti di A21L.
91
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Note
ICLEI, (ed. Hewitt, N.) , Local Agenda 21 Planning Guide, ICLEI, Freiburg,1995;
– ICLEI - FLA, Guida europea all’Agenda 21 Locale, FLA,1999;
– Regione Emilia-Romagna (a cura di Sancassiani W.), A scuola di Agenda 21 – Guida e Pratiche, 2000 e
2004;
– ICLEI, Accelerating sustainability: Local Authorities Self-Assessment of Local Agenda 21 (LASALA), 2001;
– Associazione Agenda 21, Manuale Agenda 21, 2001;
– Lafferty W (ed), Sustainable Communities in Europe, Earthscan, 2002;
– Provincia Autonoma di Trento, (a cura di Forrer F.) Agenda 21 per lo sviluppo sostenibile Linee Guida,
2002;
– APAT, (a cura di Lorenzo R., Vannucci S.,) Agenda 21 Locale 2003 Dall’Agenda all’Azione: linee di indirizzo ed esperienze, 2004;
– Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, (a cura di Sancassiani W.), Agenda 21 Locale in Italia 2004;
– Regione Lombardia-FLA, (a cura di Pareglio S.),Guida Europea all’Agenda 21 Locale, Fondazione Lombardia Ambiente, 2004.
1
Progetto UE DISCUS (Developing Institutional and Social Capacity for Urban Sustainability) 2001-2004
– www.governingsustainablecities.org
2
Iacofano, D. Meeting of the Minds. A guide to successful meeting facilitation. MIG Communications, Berkeley, Ca. 2001. (www.migcom.com).
3
Una panoramica sugli approcci e le tecniche di facilitazione: Bobbio L. (a cura di), A più voci, Rubbettino, 2005
– Pellizzoni L. (a cura di) La Deliberazione Pubblica, Meltemi, 2005, oltre alle numerose referenze specifiche
indicate in Bibliografia di riferimento su approcci e tecniche di partecipazione.
4
92
93
Partecipazione e Agenda 21 Locale
94
III PARTE
Sperimentare
la partecipazione
sul campo
95
Partecipazione e Agenda 21 Locale
INTRODUZIONE ALLE AZIONI DI SPERIMENTAZIONE
NELL’AMBITO DELL’ACCOMPAGNAMENTO
Dall’Agenda all’Azione
L’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici ha pubblicato
nel maggio 2004 “Agenda 21 Locale 2003. Dall’Agenda all’Azione: linee d’indirizzo ed
esperienze” 1, che ha suggellato in Italia il passaggio da una fase di conoscenza dei
principi dello sviluppo sostenibile e di avvicinamento degli enti locali all’Agenda 21
locale, cui tanto hanno contribuito le “Linee guida per le Agende 21 locali”2, a una
di consapevolezza del contributo dei processi partecipativi e di buona governance
per la costruzione di percorsi operativi e nuove competenze: dall’Agenda all’Azione,
appunto.
In quella sede è stata proposta un nuova formalizzazione degli “ingredienti operativi” che garantiscano un processo efficace, inclusivo, duraturo nel tempo e nello spazio, definiti “Passaggi Operativi Essenziali” (POE). Ci è sembrato a questo punto utile
richiamarli per collegare quanto detto nelle parti precedenti alla dimensione operativa
rappresentata dall’accompagnamento e dalla sperimentazione. I POE possiedono, in
molti casi, una certa congruenza cronologica rispetto alle fasi standard del processo
A21, ma possono trovare spazio d’applicabilità in ciascuna di esse.
Dei 13 POE identificati nel manuale APAT in questa sezione si sono estrapolati
i nove più pertinenti al processo di accompagnamento e sperimentazione di seguito
illustrato.
Comprendere – ossia portare tutti soggetti coinvolti a capire (fin dall’inizio e in
tutte le fasi successive) perché lo sviluppo sostenibile è importante per loro stessi, per
la loro comunità e globalmente, e “comprendere” come il processo Agenda 21 Locale
e la sua strategia di partecipazione possa aiutare il raggiungimento del nuovo modello
di sviluppo.
Impegnarsi – assicurare che l’Amministrazione e la comunità locale siano impegnate e preparate a intraprendere un percorso nuovo, lungo e complesso. L’assunzione
di questo “impegno” dovrebbe essere per ciascun soggetto quello di capire ed essere
convinto dell’importanza dell’A21 e comprendere il proprio ruolo e responsabilità per
poter valutare gli investimenti temporali e materiali che si prefigurano.
Mobilitare risorse – identificare, procurare e valorizzare le risorse materiali e
umane necessarie per garantire la continuità del processo. Si tratta di valorizzare le
“risorse” del territorio – esistenti e potenziali – con la prospettiva di non avere più biso96
gno di figure esterne (e retribuite) alle gestione ordinaria. Così, le “buone pratiche” e le
capacità/conoscenze già esistenti nell’Ente e sul territorio diventano parte del processo
A21 senza costi aggiuntivi; attraverso interazioni sinergiche con altri settori e con altri
livelli di governo si può accedere a linee di finanziamenti riconducibili ai fini del progetto
/ processo.
Organizzare - creare una struttura operativa intersettoriale per tradurre l’impegno in azione. Una dimostrazione di impegno effettivo da parte dell’ente locale è quello
della costituzione di un organismo interno impegnato nell’attuazione dell’A21L. Non
esiste, in linea di principio, una tipologia organizzativa “perfetta” dell’ente locale più
permeabile all’A21L. Ma deve essere integrata, pragmatica e flessibile.
Coinvolgere e trasmettere - attraverso la comunicazione e la partecipazione,
individuare e consolidare connessioni e sinergie con soggetti e iniziative all’interno dell’ente e nella comunità locale. Il “coinvolgimento”, anche indiretto, di una parte sempre
più ampia della cittadinanza è facilitato dalla qualità e densità delle “trasmissioni” comunicative. I promotori dell’A21 devono “trasmettere” rapidamente a tutta la cittadinanza
gli atti, materiali e decisioni intraprese, nonché notizie sulle altre attività e politiche
riconducibili ai fini dello sviluppo sostenibile.
Esaminare ed integrare – identificare azioni, processi e politiche già in atto,
programmate o potenziali che possano aiutare e rinforzare il processo Agenda 21 Locale. Il raggruppamento delle azioni settoriali sotto le aree tematiche identificate per lo
sviluppo sostenibile permette non soltanto una lettura immediata della intersettorialità
delle singole aree, ma anche la distribuzione delle azioni all’interno di uno o più temi.
Le sinergie o integrazioni potenziali o “virtuali” vengono così condivise nel gruppo permettendo maggiori comprensioni reciproche, accelerando i tempi verso reali forme di
collaborazione integrata.
Indagare e valutare – monitorare come si procede e decidere come rispondere a
eventuali problemi. Nel processo di Agenda 21 la costruzione di un Quadro Diagnostico
della situazione in corso e l’individuazione e utilizzo di indicatori che permettano la valutazione dei progressi verso gli obiettivi sono, rispettivamente, il punto di partenza e lo
strumento di navigazione per tutto il “viaggio” verso lo sviluppo sostenibile.
Pianificare e condividere – sviluppare una vision condivisa dello sviluppo sostenibile locale e intraprendere la pianificazione condivisa di programmi e azioni per raggiungerla. Facilitare la “pianificazione” di azioni in una maniera “condivisa” e partecipata
richiede competenze e sensibilità non comuni alle professioni e alle amministrazioni e
necessita un’assimilazione nella “pratica consapevole” di nuove modalità di sperimentazione e accompagnamento. A questi fini, l’accompagnamento e la formazione in opera
sino indispensabili.
97
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Monitorare e aggiornare – sviluppare una sempre maggiore consapevolezza del
processo e dei risultati concreti e valutare come migliorarli. L’intenzione è di aggiornare
tutte le azioni e le politiche intraprese e di garantire la (eventuale) normalizzazione del
Processo Agenda 21 e, quindi, dello sviluppo sostenibile. Attraverso un mirato coinvolgimento di tutti soggetti - ormai convinti degli obiettivi, consapevoli e competenti - si
innesca un continuo processo di esamina (ricognizione) e d’indagine, di controllo e di
miglioramento degli strumenti e delle azioni.
Un percorso di apprendimento reciproco e di pianificazione partecipata
Nei processi partecipativi, il primo passo è rappresentato dalla comprensione /
conoscenza del contesto, delle questioni e, soprattutto, degli (e tra gli) attori in campo.
Così è avvenuto nel percorso di “accompagnamento”.
Per strutturare il percorso e definire meglio gli obiettivi e le strategie è stato
dunque necessario che le tre èquipe di esperti (una per ciascuna area tematica) e i
tecnici della Regione si “conoscessero” e si confrontassero sulle base delle proprie
(diverse) esperienze di A21L e di gestione di processi partecipati in generale ai fini
di costituire un Gruppo di Lavoro omogeneo. Il 14 gennaio 2005 il Gruppo di Lavoro
ha organizzato e partecipato a un “Workshop di autoformazione e aggiornamento”.
Durante il WS, pur riconoscendo che non esiste un ricetta o modello standard per
l’A21L, si è tentato di: (a) costruire un linguaggio coerente e comune; (b) ridefinire i
passaggi essenziali di A21L, evidenziandone le criticità e possibili modalità di superamento e (c), attraverso un’analisi “SWOT” per ciascun area tematica, identificare i
“punti di forza”, “punti di debolezza”, “le opportunità” e “i rischi” da affrontare nell’azione di accompagnamento. In questo modo le tre èquipe hanno potuto meglio
“progettare insieme” il percorso che ha portato alla sperimentazione, svolgendo
congiuntamente la programmazione e parte della conduzione delle “azioni di accompagnamento”.
Il “Forum d’Avvio” per l’azione di accompagnamento si è tenuto il 3 febbraio 2005
e ha alternato momenti di informazione, comunicazione e coinvolgimento diretto dei
partecipanti. La giornata, apertasi con un “attività di benvenuto” per “presentarsi e conoscersi” e per aggiornare la mappatura dello stato d’avanzamento dei processi di A21L
nelle aree del Doc.U.P. Ob2, ha visto susseguirsi due momenti distinti: una prima parte
informativa, finalizzata alla condivisione del percorso e degli strumenti di accompagnamento attivati dalla Regione e a una migliore comprensione dell’intreccio tra l’Agenda
21 e le aree tematiche (Paesaggio & Turismo, Energia e Partecipazione); una seconda
parte interattiva e partecipativa, finalizzata al confronto delle esperienze già avviate
(buone pratiche, criticità e opportunità) con riguardo alle fasi o stadi d’avanzamento
e, soprattutto, alla motivazione dei partecipanti per una maggiore e più consapevole
adesione alle successive azioni di accompagnamento e sperimentazione. Il numero di
presenze e le riflessioni emerse nei successivi Work Shop Territoriali testimoniano l’efficacia della strategia partecipativa.
98
Nelle date del 23 febbraio, 24 febbraio e 9 marzo si sono tenuti tre “workshop
territoriali” (WST) rispettivamente a Varese, Brescia e Pavia, ai quali hanno partecipato diversi rappresentanti dagli enti locali e di altre agenzie territoriali ai tre WST. La
tecnica di facilitazione utilizzata è stata l’action planning. La scelta di usare la parola
scritta (post-it dai singoli, posizionati e analizzati collettivamente per ambiti tematici)
ha permesso a tutti di intervenire nella riflessione circa i temi affrontati e ha facilitato i
confronti tra realtà territoriali all’interno dei gruppi e fra i gruppi (carosello finale). Le attività proposte hanno offerto una reale possibilità di dialogo, condivisione e formazione
in opera. Il clima positivo di lavoro partecipato ha facilitato l’analisi e l’interpretazione
del processo di Agenda 21 Locale da parte dei partecipanti.
Nello specifico, i partecipanti sono stati suddivisi in gruppi tematici che hanno focalizzato la “fase 1” (start up e l’organizzazione) e “fase 2 – 3” (Forum ed
analisi) del processo di Agenda 21 in un’ottica innovativa3. Attraverso un’analisi
dei punti di forza, delle criticità e delle opportunità delle esperienze già attivate,
si è iniziato a individuare, per ciascuna “fase”, “quello che serve” (atteggiamenti,
strategie, strumenti, risorse esterne ed interne, ecc:) per poter operare meglio sul
territorio. Alcuni esempi di quanto emerso dai WST sono stati presentati nella Parte
2 di queste Linee Guida; di seguito riportiamo due brevi passaggi sulla fase “start
up” individuati da un gruppo di lavoro durante il WST di Varese, non potendo, per
brevità, restituire l’intera sintesi:
Porre le condizioni per la creazione di un gruppo di coordinamento:
• Attenzione al coordinamento intersettoriale
• Presa a carico politica
• Apertura a soggetti esterni all’Amministrazione (comunicazione)
Modificare le modalità di lavoro:
• Attenzione agli interessi e ai benefici di ogni attore chiamato a collaborare
• Chiarezza rispetto alle finalità/obiettivi individuati dal processo di A21
• Ricercare una condivisione anche esterna all’Amministrazione
Da questo semplice esempio pare evidente il grado di approfondimento della
riflessione e dell’ analisi condotte dai partecipanti. Da questo si può desumere – moltiplicandolo per “50” – quanto è stata utile ed efficace la partecipazione attiva dei rappresentanti locali per individuare e definire meglio sia le tipologie e caratteristiche di
casi per la sperimentazione sia le strategie e risorse da mettere in campo per garantire
la loro migliore riuscita.
99
Partecipazione e Agenda 21 Locale
A conclusione dei WST, gli enti locali, motivati e consapevoli delle finalità e del
valore del percorso successivo, hanno espresso la loro candidatura per avviare le sperimentazioni .
Tra le candidature espresse, gli enti locali individuati dal Gruppo di Lavoro relativamente al tema “Partecipazione” sono stati:
• il Comune di Castellana;
• il Comune di Cividate Camuno;
• la Comunità Montana Valsassina Valvarrone, Val d’Esino e Riviera.
Nel maggio 2005 i tre enti, con l’accompagnamento e la facilitazione di un esperto della Cooperativa ABCittà, hanno cominciato a lavorare sulla programmazione della
sperimentazione (definizione del quadro di riferimento, condivisione obiettivi, aspetti
organizzativi, individuazione dei ruoli, ...) partendo dalla piattaforma proposta nella
fase di presentazione delle candidature. Il “racconto” delle singole sperimentazioni è
qui presentato.
100
CASO 1. COMUNITÀ MONTANA VALSASSINA VALVARRONE,
VAL D’ESINO E RIVIERA
PLIS partecipati per lo sviluppo sostenibile locale
Contesto/tipologia dell’ente
La Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino e Riviera
raggruppa i comuni di: Barzio, Bellano,
Casargo, Cassina, Colico, Cortenova,
Crandola, Cremeno, Dervio, Dorio, Esino Lario, Introbio, Introzzo, Margno,
Moggio, Morterone, Pagnona, Parlasco,
Pasturo, Perledo, Premana, Primaluna,
Sueglio, Taceno, Tremenico, Varenna,
Vendrogno e Vestreno. Il territorio interessato, normalmente indicato con
il nome di Valsassina, è suddiviso in
quattro zone: Valsassina, Valvarrone,
Val d’Esino e la Riviera.
Fine essenziale dell’Ente C.M. è la valorizzazione delle zone montane, a partire dal
riconoscimento del carattere di assoluta preminenza alla conservazione dell’ambiente
naturale e rivalutando il ruolo e il contributo che le popolazioni montane esprimono a
presidio del territorio.
Densità popolazione
82 per Kmq
Altitudine max
2600
Altitudine min
210
Superficie svantaggiata
373,26 Kmq
Superficie montana
373,26 Kmq
Superficie totale
37.326 Kmq
N. Comuni membri
28
Sperimentazione: perché?
La Comunità Montana, pur non avendo ancora avviato Agenda 21, ha avanzato
la propria candidatura all’azione di sperimentazione proposta dalla Regione Lombardia
individuando, quale principale elemento di criticità locale, la scarsa compartecipazio101
Partecipazione e Agenda 21 Locale
ne e condivisione, della popolazione e dell’associazionismo, al processo decisionale
di istituzione delle aree protette sul territorio. L’istituzione del Parco Regionale della
Grigna Settentrionale e le possibili prossime istituzioni dei P.L.I.S. (Parchi Locali di
Interesse Sovracomunale) “Alta Valsassina Valvarrone – Legnone Pizzo Tre Signori” e
“Conca di Morterone – Resegone” erano quindi oggetto di avversione spesso dovuta
a scarsa, o non corretta, informazione di categorie particolari di portatori di interesse (cacciatori, agricoltori, operatori forestali, ecc.). L’idea iniziale era quindi quella di
attivare un processo di coinvolgimento delle componenti amministrative e sociali in
merito all’istituzione di aree protette, sperimentando il metodo di Agenda 21, in ambito
di partecipazione, a una azione di possibile realizzazione.
Obiettivi della sperimentazione
Obiettivo generale: innesco di un processo capace di sviluppare pratiche metodologiche e operative partecipate per l’integrazione di Agenda 21 con gli strumenti di
pianificazione e gestione territoriali vigenti o in corso di attuazione.
Obiettivo di processo: promozione del concetto di parco come risorsa locale e
occasione di coinvolgimento attivo della popolazione (riferimento al Parco Regionale e
ai progetti di P.L.I.S).
Obiettivo specifico: attivazione di un percorso partecipato di informazione, sensibilizzazione e consultazione rivolto a diversi soggetti amministrativi e sociali, coinvolti
e coinvolgibili, nell’azione di istituzione di P.L.I.S.
Percorso della sperimentazione
10 maggio 2005, AZIONE 1: L’équipe locale di progetto
Particolare attenzione si è posta, a partire dalla prima azione di sperimentazione,
al concetto di interesettorialità. Il processo di ascolto è iniziato nella sede del primo incontro a partire dai presenti, quali primi portatori di interesse nonché attori, essi stessi
facilitanti, nelle successive azioni previste per l’allargamento della partecipazione.
Primo risultato raggiunto
quindi la definizione condivisa
del programma di massima della sperimentazione (vedi box 01):
obiettivi, passaggi operativi e declinazione del processo di Agenda
21 Locale in chiave di “valorizzazione delle progettualità in corso
di realizzazione”. Sulla base delle
esigenze emerse dall’équipe di
progetto, hanno assunto di importanza i progetti di P.L.I.S. “Alta Val102
sassina Valvarrone – Legnone Pizzo Tre Signori” e “Conca di Morterone – Resegone”
quali scenari di applicazione delle azioni successive.
L’allargamento della partecipazione procede per cerchi concentrici
Programma della sperimentazione:
1.
2.
3.
4.
5.
Equipe locale di progetto;
Workshop locale intercomunale;
Indagine locale;
Verifica dei risultati emersi e progettazione della consultazione allargata;
Sensibilizzazione e consultazione allargata (integrazione al programma di una
manifestazione locale).
7 giugno 2005, AZIONE 2:
Workshop locale – La pianificazione condivisa dell’ascolto locale
Incontro condotto da Marcello Archetti (Antropologo urbano – ABCittà), Marta
Ferrario (Facilitatrice di ABCittà), Cristian Zanelli
L’organizzazione di un workshop intercomunale ha permesso di presentare in
modo chiaro la sperimentazione in atto a livello territoriale e i temi connessi. Il P.L.I.S.
è stato interpretato come occasione di sviluppo locale sostenibile, capace di attivare un
processo di partecipazione a livello interistituzionale, intersettoriale e di coinvolgimento “dal basso” della comunità. In questa ottica le attività di workshop hanno:
• mirato alla condivisione del programma operativo di indagine locale per
l’ascolto attivo;
• declinato, in tempo reale, le azioni e i tempi della sperimentazione;
• costruito in modo partecipato un temario di indagine (vedi tabella 02);
• individuato i testimoni da intervistare, informare e consultare (vedi tabella 03
e 04).
103
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Scheda del temario per indagine
0)
Comune di appartenenza (dell’intervistato)
1)
Secondo lei, che cosa è un Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS)?
2)
Nel futuro, che cosa dovrà essere il PLIS? Come lo vorrebbe? Come se lo immagina?
3)
Nel futuro, che cosa non dovrà essere il PLIS? Come non lo vorrebbe?
4)
Quale dovrà essere la funzione principale del PLIS (a cosa serve? Che attività ci
dovrebbero essere svolte?) E perché?
5)
Secondo Lei, quale tipo/forma di gestione del parco servirebbe? Chi dovrebbe
“comandare”?
6)
Attualmente, quale è il problema principale del parco?
6.1) Mi dica la soluzione a questo problema
7)
Secondo le sue esigenze/necessità, che cosa si aspetti dalla costruzione del
PLIS?
8)
Quali attività/iniziative/azioni Lei proporrebbe per migliorare la costruzione del
PLIS?
9)
Quale nome darebbe al PLIS?
10) Che tipo/forma/livello di coinvolgimento Lei potrebbe dare alla costruzione del
PLIS?
11) Liberi suggerimenti
Tabella 02
Dal 15 giugno 2005 al 15 agosto 2005 ca., AZIONE 3: Indagine locale
A cura di Marcello Archetti (Antropologo urbano – ABCittà)
L’azione di indagine è stata condotta a livello locale da operatori incaricati dalla
Comunità Montana che, sulla base delle indicazioni metodologiche fornite dagli esperti
tematici, hanno intervistato i portatori di interesse locali in merito ai temi condivisi nel
workshop con i tecnici e gli amministratori (vedi tabelle 02, 03 e 04).
Di seguito alcune indicazioni dal documento di sintesi dell’indagine redatto da
ABCittà.
Il dato che emerge in modo più chiaro segnala la necessità di informazione
locale sulle reali caratteristiche e potenzialità del progetto di P.L.I.S. (d.1, d.6, d.8,
d.10). La percezione registrata dallo strumento attivato localmente riconosce nel progetto una occasione di valorizzazione del territorio (d.2), ma parallelamente segnala il
104
Comuni di appartenenza degli intervistati
N°
%
Sueglio
11
14%
Vestreno
10
12%
Introzzo
9
11%
Premana
8
10%
Tremenico
8
10%
Margno
7
9%
Vendrogno
7
9%
Crandola
6
7%
Casargo
5
6%
Pagnona
5
6%
Altro
5
6%
TOTALE
81
100%
Tabella 03
Categorie di riferimento degli intervistati
%
agricoltori
6,8%
albergatori e impiegati nel turismo
16,9%
artigiani
10,2%
boscaioli
3,4%
cacciatori
6,8%
casalinghe
8,5%
consiglieri comunali oltre gli intervenuti al ws
6,8%
commercianti
6,8%
insegnanti
5,1%
operai
6,8%
pensionati
8,5%
varie
13,6%
Tabella 04
105
Partecipazione e Agenda 21 Locale
timore di una nuova struttura burocratica fortemente vincolante per le attuali attività
(d.3). Protezione, salvaguardia, tutela e valorizzazione del parco, promozione turistica
e ambientale sono indicate come le più importanti attività da svolgere all’interno del
P.L.I.S. (d.4), ma il dato attuale, come già accennato, è quello di una diffusa disinformazione che spesso genera incomprensioni tra le amministrazioni coinvolgibili e
scarso interesse fra gli abitanti (d.1, d.6, d.8, d.10). Le “vie di uscita” sono identificate nel processo informativo-partecipativo che la sperimentazione ha cominciato a
mettere in atto (d.6).
L’attività/iniziativa principale da attivare localmente è quella di avere più informazione e partecipazione tramite confronti e incontri momenti pubblici di aggregazione
(d.8), la disponibilità a essere coinvolti è alta e già accenna a concrete possibilità sul
piano gestionale delle aree (d.10).
106
12 settembre 2005, AZIONE 4:
Programmazione-progettazione della fase conclusiva della sperimentazione
Con l’obiettivo di allargare costantemente il raggio di azione del processo informativo-consultativo avviato dalla sperimentazione e quindi rispondere alle necessità e
aspettative emerse dall’indagine realizzata, l’équipe di progetto ha colto l’occasione offerta dalla Manifestazione Zootecnica Valsassinese per organizzare e attivare uno spazio
informativo-consultivo sul tema: PLIS partecipati per lo sviluppo sostenibile locale.
La condivisione dei i risultati e la lettura interpretativa dell’indagine locale hanno
costituito le basi per la progettazione dei pannelli informativi (a esempio: vedi box 02 testo integrale di uno dei pannelli informativi realizzati da Marzia Fioroni con il supporto
di ABCittà) e l’organizzazione delle attività proposte ai fruitori della manifestazione.
24 - 25 settembre, AZIONE 5:
Spazio informativo consultivo presso la Manifestazione Zootecnica Valsassinese
Facilitatori: Barbara Vitali (C.M. Consulente settore agricoltura), Giorgio Colombo
(C.M. Guardia forestale), Cristian Zanelli (Esperto tematico di ABCittà)
Al fine di agevolare diversi livelli di informazione, ascolto attivo, consultazione
e partecipazione locali si sono realizzate, presso lo stand della Comunità Montana, una
serie di attività che hanno animato la riflessione allargata ai fruitori della manifestazione
circa i temi proposti dalla sperimentazione. Lo spazio informativo, posto in relazione
alla mostra micologica realizzata dagli operatori della C.M., ha invitato le persone ad accostarsi ai temi della sostenibilità locale
in funzione dell’esperienza e degli interessi personali sollecitati dai facilitatori.
Strumenti di coinvolgimento attivati:
• fruizione di pannelli relativi al
P.L.I.S. (vedi box 02) e al racconto
del processo partecipato attivato;
• consultazione guidata di una sintesi dell’indagine svolta;
• costante possibilità di aggiungere
un proprio personale parere su un
apposito pannello dal titolo “questo è il parco che vorrei / questo
è il parco che non vorrei – e perché”.
• box 02 – pannello informativo (testo)
107
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Risultati e prospettive
Il processo partecipato attivato localmente dalla sperimentazione P.L.I.S. partecipati per lo sviluppo sostenibile locale ha ripercorso e declinato, in senso trasversale e
con riferimento a una singola azione progettuale, le fasi caratterizzanti dell’Agenda 21
(vedi: 9. la partecipazione nelle fasi del processo di A21L - p. n°?).
I momenti organizzativi (azione 1) e di workshop intercomunale (azione 2) hanno
costruito le premesse di interesettorialità (interna all’Ente C.M.) e interistituzionalità
(con i referenti dei comuni interessati) richieste nelle fasi di analisi e costruzione del
piano di azione.
L’attivazione, lo svolgimento dell’indagine locale (azione 3) e la proposizione dei
risultati emersi a un pubblico allargato (azioni 4 e 5) corrispondono all’attuazione e al
costante monitoraggio del piano. Si ipotizza che la prosecuzione dell’iter progettuale di
istituzione del/i P.L.I.S. rilancerà il processo a un livello superiore di sviluppo.
Con riferimento ai Passaggi Operativi Essenziali per la gestione di un processo
partecipato di Agenda 21L si possono facilmente, anche se non cronologicamente, reinterpretare le azioni condotte dalla sperimentazione secondo lo schema seguente.
P.O.E.
Azioni della sperimentazione (vedi paragrafi)
Comprendere
Azione 1 e 2
Impegnarsi
Azione 2
Mobilitare risorse
Azione 2 e 3
Organizzare
Azione 1 e 4
Coinvolgere e trasmettere
Azione 3 e 5
Esaminare e integrare
Azione 2 e 4
Indagare e condividere
Azione 4 e Prosecuzione dell’iter progettuale
Aggiornare
Prosecuzione dell’iter progettuale
La sperimentazione ha quindi promosso e facilitato azioni che, puntualmente hanno ripercorso i diversi livelli della partecipazione (vedi: Livelli di partecipazione – Parte
1). In sintesi si può affermare che le azioni di indagine e l’integrazione della manifestazione locale (azioni 3 e 5) hanno permesso di attivare canali di ascolto, informazione e
consultazione; mentre la restanti azioni indirizzate, all’intersettorialità, interistituzionalità e organizzazione operativa, hanno creato solide basi non solo per la realizzazione della sperimentazione, ma soprattutto per il “naturale” proseguimento del progetto locale
orientato a raggiungere i livelli della progettazione partecipata e dell’empowerment.
108
Gli obiettivi raggiunti con la conclusione della sperimentazione costituiscono i
riferimenti metodologici e le potenzialità formali per l’istituzione del/i P.L.I.S. I passaggi
formali richiesti, avviabili con i primi comuni che già hanno manifestato il proprio impegno formale all’istituzione dell’area di protezione-tutela ambientale, e le nuove azioni
di sviluppo attivabili a livello locale dalla Comunità Montana (educazione ambientale in
loco, riqualificazione di sentieri, continua informazione, altro) rilanceranno il processo
codificando nuovi obiettivi. Il P.L.I.S. e il processo per la sua istituzione potranno diventare possibilità costanti per la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini. La stessa
fruizione e cura del parco, così innescate, potranno diventare elementi caratterizzanti di
un nuovo rapporto tra popolazione e territorio, nella direzione di una sempre maggiore
sostenibilità.
Quadro dei partecipanti alle azioni locali proposte dalla sperimentazione
Comunità Montana
Ferruccio Adamoli (Assessore all’Ambiente, Agricoltura e
Forestazione), Giacomo Camozzini, (C.M. Referente locale
della sperimentazione), Barbara Vitali (C.M. Consulente
settore agricoltura), Marzia Fioroni (C.M. Consulente settore ambiente), Giulio Zanetti (C.M. Consulente forestazione), Giorgio Colombo (C.M. Guardia forestale)
Équipe locale di progetto
Ferruccio Adamoli (Assessore all’Ambiente, Agricoltura e
Forestazione), Giacomo Camozzini, (C.M. Referente locale
della sperimentazione), Barbara Vitali (C.M. Consulente
settore agricoltura), Marzia Fioroni (C.M. Consulente settore ambiente), Giulio Zanetti (C.M. Consulente forestazione)
Comune di Casargo
Pina Scarpa (Sindaco), M.Grazia Lazzari (Assessore)
Comune di Crandola
Lino Artusi (Sindaco), Andrea Bongini (Segretario Comunale)
Comune di Introzzo
Walter Buzzella (Sindaco)
Comune di Margno
Giuseppe Malugani (Vice sindaco)
Comune di Premana
Antonio Guanola (Vice sindaco), Giovanni Pianola (Assessore)
Comune di Tremenico
Ferruccio Adamoli (Sindaco), Giuliano Alpago (Assessore
Unione dei comuni della
Valvarrone
Aristide Arnoldi (Tecnico)
Comune di Vendrogno
Pierantonio Acerboni (Sindaco)
Staff di ABCittà
Marcello Archetti (Antropologo urbano – ABCittà), Marta
Ferrario (Facilitatrice di ABCittà), Cristian Zanelli (Esperto
tematico di ABCittà)
109
Partecipazione e Agenda 21 Locale
CASO 2
AGENDA 21 DEI RAGAZZI A CASTELLANZA
Contesto e tipologia dell’ente
Il comune di Castellanza, che dista 25 Km da Milano, si sviluppa nella parte sudest della provincia di Varese, si trova a metà strada fra il capoluogo lombardo e l’aeroporto di Malpensa.
Il territorio comunale è attraversato dal fiume Olona che, costantemente monitorato nel suo percorso, è uno dei corsi d’acque più inquinati della Lombardia.
Per quanto riguarda le attività produttive, negli ultimi dieci anni si è assistito ad
una conversione dell’industria a favore del terziario avanzato, cioè alla produzione di
servizi caratterizzati da un elevato grado di innovazione tecnologica e informatica.
L’università “Carlo Cattaneo” - LIUC, fondata nel 1991 e insediata nell’ex industria
tessile Cantoni, concorre a questa trasformazione che a tutt’oggi sta caratterizzando
Castellanza.
Superficie
N. abitanti
Altitudine
Densità popolazione
6,92 kmq
14.570
(M 6.964, F 7.606)
216 m slm
2.105,5 per Kmq
Sperimentazione: perché?
A Castellanza è in corso da circa un anno e mezzo un processo di coinvolgimento
degli abitanti in Agenda 21 Locale.
È stato costituito il Forum ed è stata elaborata la Relazione sullo Stato dell’Ambiente, scaricabile dal sito http://agenda21.castellanza.org.
Il Forum ha evidenziato le seguenti priorità tematiche:
• Mobilità e Ambiente (tavolo di lavoro 1);
• Rifiuti e attività economiche (tavolo di lavoro 2).
Il processo ha attivato un ventaglio di azioni da completarsi entro maggio 2005,
ma vive parallelamente una situazione di criticità a livello di partecipazione della comunità e dei vari soggetti istituzionali.
Nella sperimentazione, i primi momenti formativi e di co-pianficazione hanno servito individuare nel coinvolgimento diretto dei ragazzi la strategia migliore per superare
l’attuale difficoltà e rilanciare il lavoro degli adulti e in particolare le attività dei tavoli
tematici.
110
I bambini sono stakeholders speciali
La partecipazione dei bambini, con una strategia articolata a loro misura, ci
può condurre verso territori e comunità più conviviali e sostenibili. Questa affermazione nasce da: (a) una lettura della “caratteristiche” dell’infanzia; (b) da
un’impostazione strategica partecipata e (c) dalla lettura di numerosi progetti di
partecipazione svolti con bambini e ragazzi.
A) Il bambino ha un approccio più “ecologico” perché:
• non segue una razionalità strumentale né una risoluzione lineare di problemi senza contestualizzazione;
• non oggettivizza la realtà, che rappresenta un
soggetto con una vita propria, con identità, con
‘diritti innati’;
• possiede una visione prospettica, cioè non si mette al di fuori dal suo contesto o dal suo ambiente;
• possiede una visione globale dell’insieme… non
separa i componenti di un problema o dell’ambiente;
• vive nel hic et nunc… ma allo stesso tempo è
proiettato biologicamente verso il futuro.
Questo approccio è valorizzato e sviluppato dalla
progettazione partecipata.
B) La proposta strategica partecipata dovrebbe quindi:
• partire dal locale e dall’esistente. Ovvero, si applica un’ottica “territorialista”;
• esplorare i sentimenti e il senso d’appartenenza che ci legano all’ambiente
della vita quotidiana;
• facilitare l’espressione dei “significati” e il riconoscimento dell’“identità” dei
luoghi sulla base delle diverse percezioni;
• ripercorrere la storia recente (e non solo) attraverso il coinvolgimento di altri
testimoni importanti (genitori, anziani, ecc);
• leggere le caratteristiche dei luoghi a partire da quelle ‘naturali’, evidenziando
le interdipendenze e le complessità.
C) I “progetti” pensati dai bambini vanno sempre nella direzione di una maggiore sostenibilità, perché:
• sono spesso minimalisti, di piccola scala e diffusi nel territorio (“piccolo è bello”);
• riguardano luoghi vicini… sotto casa e vicino alla scuola, raggiungibili con
111
Partecipazione e Agenda 21 Locale
una mobilità non motorizzata;
• privilegiano il ricupero e la riqualificazione;
• sono sensibili alle diversità - ambientali, sociali e funzionali urbane- presenti
nei luoghi;
• possiedono forti legami con la natura;
• privilegiano la dimensione sociale, con una riscoperta del vicinato e della densità urbana;
• sono attenti alla qualità ambientale attraverso comportamenti di prevenzione
e di cura, sottolineando le responsabilità personali;
• sono quasi sempre non-finiti e in evoluzione e prevedono un ruolo per i bambini e
adulti nella continua creazione, trasformazione e manutenzione dei luoghi scelti.
Per attivare una Agenda 21 locale è auspicabile verificare la motivazione personale all’azione, divulgando le ‘buone pratiche’ intraprese dalla propria comunità
ristretta (famigliari, colleghi, amici). Quale migliore partenza quindi se non con
le giovani generazioni e in “casa loro” - ovvero nella comunità scolastica? La
scuola, aderendo a questo progetto, avvia un processo educativo e formativo in
campo ambientale e diventa un luogo progettuale in grado di proporre e attivare
processi di innovazioni sostenibili sul territorio.
Condizione prioritaria per attivare tale percorso è stata la costituzione di un tavolo
di lavoro intersettoriale (tecnici, politici dell’Amministrazione, consulenti, dirigenti scolastici e insegnanti) e la sua formazione sul tema di Agenda 21 dei ragazzi.
Il percorso formativo ha permesso di mettere a punto le modalità di partecipazione di bambini e ragazzi attraverso la condivisione di strumenti e la pianificazione
condivisa. L’obiettivo prevedeva di attivare processi di Agenda 21 Locale nelle scuole
del territorio e la costituzione di una rete per la promozione del tema della sostenibilità
in ambito didattico e la sua diffusione nel territorio.
Obiettivi
Obiettivo di processo: attivazione dell’Agenda 21 dei Ragazzi
all’interno del processo di Agenda
21 Locale.
Obiettivo specifico: formazione e accompagnamento per la
programmazione delle attività nelle
scuole.
112
Percorso
La sperimentazione ha previsto quattro incontri formativi di progettazione partecipata dei
percorsi da svolgere con i ragazzi e un workshop finale di attivazione del Forum dei Ragazzi.
30 maggio 2005, AZIONE 1: contestualizzazione del progetto di sperimentazione
I partecipanti (insegnanti, dirigente scolastico, consulente Agenda 21 per l’Amministrazione, tecnico dell’Amministrazione Comunale) hanno condiviso e quindi approvato
l’obiettivo della sperimentazione. Il coinvolgimento di bambini e ragazzi, scuole e famiglie
nel processo di Agenda 21 Locale è stato percepito da tutti come un’importante opportunità per allargare gli orizzonti della partecipazione e (ri)motivare i soggetti locali.
I partecipanti hanno illustrato le attività da loro svolte connesse con i temi riportati nella
Relazione sullo Stato dell’Ambiente: la mobilità, attraverso l’iniziativa “Andiamo a scuola a
piedi” che si ripeterà questo autunno; la produzione, la gestione e il riciclo dei rifiuti; lo stato
del fiume Olona; ecc. Inoltre sono stati presentati i risultati di un indagine effettuata nell’anno
precedente attraverso questionari somministrati alle famiglie e rielaborati in classe.
A partire da questo repertorio di conoscenze ed attività il gruppo ha pianificato lo
sviluppo e l’approfondimento delle tematiche in oggetto attraverso la pianificazione di
laboratori scolastici. Per ogni laboratorio è stato deciso un monte ore pari a 33 (un’ora
alla settimana per l’intero anno scolastico) per le classi prime (quattro classi per un
totale di 98 alunni coinvolti). Le proposte sono state inserite nel Piano di Diritto allo
Studio presentato per l’anno 2005-2006.
Circa le tematiche da affrontare nei laboratori, è stata data priorità agli aspetti
legati alla mobilità in quanto problema fortemente sentito nel Forum degli adulti. Già in
questa prima fase progettuale, alcuni adulti “genitori” si sono candidati per facilitare la
comunicazione ed integrare il lavoro delle scuole e le attività del Forum.
Per rafforzare e sostenere il percorso nelle scuole è emersa l’importanza di integrarlo con altre esperienze di coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi presenti sul territorio di Castellanza (ad esempio il “Sindaco difensore dei bambini “, iniziativa di UNICEF).
30 giugno 2005, AZIONE 2: la partecipazione della scuola
L’incontro si è proposto di offrire strumenti per la valutazione del grado di partecipazione di bambini e ragazzi in un percorso che li coinvolge ed in particolare in un
processo di Agenda 21.
La valutazione delle attività fatte ha permesso di individuare modi e forme per
passare a modalità di partecipazione più evolute che permettessero, attraverso il lavoro dei laboratori, di presentare all’Amministrazione Comunale nel corso del Consiglio
Comunale Aperto (maggio 2006) proposte concrete sui temi che costituiscono attualmente le priorità del Forum. Inoltre i laboratori permetteranno ai ragazzi di individuare
ulteriori indicatori di qualità ambientale per il Forum. I laboratori si arricchiranno grazie
alla collaborazione di insegnanti di altre discipline in una prospettiva integrata.
113
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Le tematiche ipotizzate
Temi
(dalla Relazione sullo Stato Titolo del Laboratorio
dell’Ambiente)
(tematica specifica)
Classi
Insegnanti
Aria
L’inquinamento dell’aria
IAeIB
Laboccetta
Rumore
L’inquinamento acustico
prime
Laboccetta
Uso del suolo e struttura
urbana
Le strutture sportive di
Castellanza
seconde
Il gioco
prime
Reti stradali
Mazzaferro
Laboccetta
Acque superficiali e sotterranee
Fiume Olona
prime
Laboccetta
Risorse Naturali
Risorse naturali
prime
Spallino
Risorse naturali o acque
superficiali speciali
prime
Ragione
Gli alberi del parco dei
platani
prime
Le materie
prime
Laboccetta
Attività produttive
Attività produttive
prime
Ragione
Rifiuti
Rifiuti e raccolta differenziata (già fatto)
prime
Ragione
Mobilità
Uso della bicicletta
Tutte le
classi
Mazzaferro
Attività sportiva in ambiente naturale (orienteering)
Tutte le
classi
Mazzaferro
La tabella evidenzia come tutti i temi trattati all’interno della Relazione sullo Stato
dell’Ambiente (ad esclusione di “Energia e consumi”) sono stati o possono essere oggetto di coinvolgimento dei ragazzi.
5 settembre 2005, AZIONE 3: la programmazione dei laboratori
Sulla base di una traccia generale da parte del conduttore gli insegnanti hanno
un’ipotesi di percorso comune che soddisfala i seguenti obiettivi:
• sostenere il livello propositivo dei ragazzi;
114
• coinvolgimento costante delle famiglie sulle tematiche dei laboratori;
• stimolare i ragazzi stessi a formulare proposte concrete sulla base delle tematiche di Agenda 21 Locale;
• sviluppare ulteriori indicatori e suggerimenti utili per il Forum di Agenda 21
degli adulti già attivato;
• presentare i risultati all’Amministrazione Comunale nel corso del Consiglio
Comunale Aperto (maggio 2006).
I laboratori saranno gestiti dagli insegnanti stessi che adatteranno lo schema
condiviso in relazione ai diversi contesti e alle attitudini individuali.
Obiettivi generali
Finalità
Presentazione
del progetto
Progettazione
Analisi del
territorio
Letture del territorio
- Presentazione del laboratorio
Azioni sul territorio
- Workshop 08.10.05
Avvio del Forum dei
Ragazzi
- Primo disegno del territorio
- Uscita (sopralluoghi e
rilievi)
- Indagine fra gli abitanti
(altri bambini, genitori,
nonni, cittadini, passanti)
Trasformare la classe in laboratorio,
mettere a proprio agio, capire il livello
di conoscenza della realtà e del territorio, facilitare relazioni di collaborazione, presentare un modo diverso
di lavorare, valorizzare la memoria e
l’esperienza come strumenti di conoscenza, uscire sul territorio, divertire
e divertirsi, favorire le relazioni, allargare la partecipazione, …
- Conoscenza dei parchi e
delle aree verdi di Castellanza
- Analisi dei problemi e
delle risorse locali
- Costruzione di proposte
di progetto
- Individuazione delle priorità di intervento
Riflettere sui dati raccolti, rileggere
le indicazioni in vista del tema assegnato, raccogliere i desideri, cominciare a pensare al futuro, provare a
scardinare i luoghi comuni sull’uso
dello spazio, lavorare in gruppo, …
- Mappe affettivo-cognitive
- Allargamento della partecipazione: indagine
conoscitiva per le famiglie
- Formulazione di nuovi
indicatori
- Esecuzione di disegni,
planimetrie e plastici
- Verifica della fattibilità
delle proposte
- Negoziazione della fattibilità delle proposte
Liberare il pensiero sul tema dello
spazio in termini progettuali, condividere la lettura delle cartografie,
utilizzare e far utilizzare nuovi linguaggi (costruire plastici, disegnare
planimetrie, …), ragionare sulla fattibilità dell’intervento, confrontarsi
con altri saperi, stabilire e scegliere
delle priorità, interagire, …
- Costruzione di mangiatoie
per uccelli
- Piantumazioni
- Progetti e proposte dei
ragazzi sul miglioramento
di Castellanza
- Presentazione dei progetti
elaborati alle autorità e
agli abitanti
- Consegna del materiale
progettuale agli organi
competenti
Restituire in modo chiaro il lavoro
svolto, raccontare l’esperienza,
presentare le idee emerse, simulare
le azioni e gli interventi, organizzare
spazi espositivi, organizzare eventi,
informare, coinvolgere, allargare la
partecipazione, …
- Maggio 2006
Consiglio Comunale
Aperto
(Sindaco difensore dei
Bambini e delle Bambine)
115
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Lo studio e l’analisi del territorio di Castellanza sarà la base comune per tutti i
percorsi dei laboratori.
Parallelamente per sviluppare il processo partecipativo sulle tematiche di agenda
21 è stato programmato che tutte le classi sarebbero state coinvolte su:
• “Educazione alla sicurezza stradale finalizzata all’usa corretto della bicicletta”
• “Orienteering un’attività veramente pluridisciplinare”.
20 settembre 2005, AZIONE 4: la programmazione dei laboratori
Incontro condotto da Marcello Archetti (Antropologo Urbano – ABCittà).
Durante l’incontro si è svolto un momento formativo sull’utilizzo degli strumenti
di coinvolgimento delle famiglie e di allargamento della partecipazione condotto da Marcello Archetti (Antropologo Urbano – ABCittà). È stato pianificato e definito il percorso
dei laboratori:
• Scopriamo l’ambiente, un percorso dallo studio degli ambienti della terra,
all’analisi dei parchi di Castellanza, alla costruzione di oggetti utili per i parchi;
Durante la pianificazione sono stati previsti inoltre tre momenti di coinvolgimento delle famiglie nel corso dell’anno:
• un work shop (8 ottobre 2005) per la presentazione dei percorsi dei laboratori quale base di partenza per un ulteriore coinvolgimento dei ragazzi e
l’allargamento della partecipazione a genitori e alla comunità attraverso uno
strumento di consultazione;
• un coinvolgimento intermedio (prima o dopo le vacanze natalizie) per arrivare
alle famiglie tramite i ragazzi con modalità (questionari, mappe affettivo cognitive …) da mettere a punto dal gruppo degli insegnanti;
• un evento di restituzione finale che potrebbe corrispondere alla presentazione
pubblica dei risultati dei laboratori scolastici (esempio in occasione del Consiglio Comunale Aperto per la manifestazione “Sindaco difensore dei diritti dei
bambini” oppure festa scolastica di fine anno).
8 ottobre 2005, AZIONE 5: il workshop di avvio del Forum Ragazzi
Partecipanti: 100 ragazzi delle classi prime e 30 adulti (genitori, insegnanti, dirigente scolastico, consulente per Agenda 21 Locale, referente Amministrazione Comunale). Quattro facilitatori ABCittà ed esperto tematico.
Il work shop ha coinvolto insegnanti, genitori e ragazzi delle classi prime che si
sono avvalsi di attività che facilitassero la comunicazione e il dialogo.
116
Griglia di lavoro
Parte
teorica
(studio dei
temideilaboratori)
Analisi del
territorio
(uscite/cartografia/fotografia…)
Applicazioni pratiche
(Manufatti/
piantumazione/…)
Progettazione
(Di manufatti o proposte )
Idee / suggerimenti generali
sul percorso
Competenze extrascolastiche (di ragazzi o genitori) da
mettere in campo
Possibili coinvolgimenti/
Interventi in classe
(lasciare nome e cognome
num tel)
Collegamenti con attività
presenti sul territorio
Suggerimenti su attività/
eventi
I partecipanti hanno potuto esprimere sulla griglia di lavoro (vedi tabella) predisposta il proprio parere sui percorsi dei laboratori e dare suggerimenti, idee e disponibilità per migliorare il loro funzionamento e la loro gestione.
I genitori in modo particolare hanno potuto cogliere le connessioni esistenti tra le
azioni previste dai laboratori e quelle messe in campo da Agenda 21 Locale.
I ragazzi hanno acquisito consapevolezza di lavorare a scuola con la possibilità di
incidere significativamente all’interno di un processo più ampio.
Risultati e prospettive
Il coinvolgimento dei ragazzi si colloca all’interno del processo di Agenda 21
avviato localmente, che possiede già un proprio Piano d’Azione.
La sperimentazione ha prodotto i seguenti risultati:
• promozione di Agenda 21 per insegnanti, genitori e ragazzi che hanno avuto
modo di comprenderne le finalità (“come il processo Agenda 21 Locale e la
sua strategia di partecipazione può aiutare il raggiungimento di un nuovo
modello di sviluppo”, cfr. POE)
117
Partecipazione e Agenda 21 Locale
• avvio di una comunicazione tra istituzioni (scuola e ufficio ecologia dell’amministrazione comunale) che non hanno finora avuto occasioni di dialogo;
• impegno degli insegnanti nella gestione di attività per i ragazzi a scuola in
connessione con il processo avviato dall’amministrazione locale;
• impegno dell’amministrazione nel sostenere il percorso degli insegnanti e
nell’accogliere i suggerimenti dei ragazzi;
• impegno dei genitori dei ragazzi coinvolti a “mobilitare risorse” (POE) per la buona riuscita dei percorsi che si svolgeranno a scuola (ad esempio la proposta di farsi tramite
per una forma di autofinanziamento scolastico in tema con i laboratori attivati);
• acquisizione da parte degli insegnanti di strumenti nuovi (action planning) per
la programmazione condivisa di attività scolastiche.
Ed ha delineato le seguenti prospettive:
• possibilità di “coinvolgere e trasmettere” (POE), grazie alla capacità dei ragazzi
di essere un volano promozionale delle iniziative e dei contenuti del processi di
Agenda 21 (con altri ragazzi, con le famiglie, con altri cittadini adulti);
• attivazione di sinergie (scuola/territorio), che accelereranno “i tempi verso
reali forme di collaborazione integrata”;
• opportunità di operare cambiamenti concreti attraverso idee, progetti e proposte che emergeranno dai ragazzi durante il lavoro nei laboratori;
• interessamento e coinvolgimento delle famiglie dei ragazzi coinvolti e degli
insegnanti nei tavoli di lavoro di Agenda 21 Locale;
• possibilità di avviare uno scambio di competenze fra i diversi soggetti che
partecipano al processo (genitori, insegnanti, ragazzi, ufficio ecologia).
Nel corso della sperimentazione il livello di partecipazione (Parte 1) di genitori e
ragazzi si è attestato sulla consultazione. Entrambi hanno infatti avuto modo di influire
significativamente sul percorso dei laboratori che si svolgeranno a scuola.
Gli insegnanti hanno invece sperimentato un percorso di progettazione partecipata che li ha portati a pianificare in modo condiviso le attività scolastiche.
Componenti del Tavolo Territoriale di Progetto e Attori coinvolti
Agenda 21 Locale
Roberto Maviglia
Comune di Castellana – Ufficio Ecologia
Fabio Spadoni
Scuola Secondaria di Primo Grado
Insegnanti
Carmela Laboccetta, Lucia Bertolini, Ermanno Rossigni, Donata Ragione, Domenica Mazzaferro, Guido Spallino
Ragazzi della classi prime
100 ragazzi
Genitori
30 genitori delle classi prime
118
Caso 3
COMUNE DI CIVIDATE CAMUNO
Un Eco-museo del Parco del Barberino come ambito di
programmazione strategica
Contesto/tipologia dell’ente
Il Parco del Barberino fu istituito dall’Amministrazione Comunale il 5 novembre 1986. Geograficamente si colloca in una posizione molto interessante: l’altitudine varia dai 250 ai 400 m s.l.m., ha forma stretta e allungata e si può suddividere
grosso modo in tre zone: il Bardisone, dal folto bosco ceduo inframmezzato da
radure coltivate a vigneto o utilizzate per il pascolo ovino; la zona centrale, intensamente coltivata a vigneto, con piccole aree a prato da falcio e alcuni campi di
granoturco; il colle del Barberino, da cui il Parco prende nome, con boschi di pino
nero misti a latifoglie.
Il Parco del Barberino è un esempio di riqualificazione delle bellezze naturali e
paesaggistiche della Valle Camonica, bellezze troppo spesso trascurate e quindi non
adeguatamente valorizzate e mantenute.
Sito web
www.comune.cividate-camuno.bs.it
Distanza da Brescia
64 Km
Altezza sul livello del mare
275 m
Superficie del territorio comunale
3.33 Kmq
Abitanti del comune
2.639
Sperimentazione: perché?
La proposta di candidatura per il percorso di sperimentazione è stata maturata
all’interno dell’Ufficio tecnico con il supporto dell’intera Amministrazione.
L’idea è nata dalla pluriennale lettura delle dinamiche di gestione del territorio
comunale che ha evidenziato uno scollamento tra la qualità delle risorse ambientali e
dei processi di trasformazione messi in campo e i risultati ottenuti.
Questo ha portato ad esprimere una parziale insoddisfazione rispetto agli esiti,
alle potenzialità di cogliere e rendere concrete le opportunità che negli anni si sono
presentate.
Il territorio di Cividate Camuno, infatti, pur limitato dimensionalmente è ricco di
emergenze ambientali significative ed in esso hanno e stanno convergendo svariati processi di gestione del territorio ai diversi livelli di governo, senza di fondo trovare delle
modalità fertili di interazione e valorizzazione.
119
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Agenda 21 è stata quindi colta come opportunità di scardinare dinamiche in atto
fornendo una occasione di ri-lettura delle politiche-progettualità in campo e come un
momento per sperimentare una nuova modalità di lavorare assieme a diverse realtà
istituzionali e non.
Obiettivi della sperimentazione
La proposta di candidatura della sperimentazione è nata con l’obiettivo di perseguire un miglioramento nella valorizzazione e fruizione delle risorse ambientali locali
con la necessità di cercare un coordinamento tra le progettualità in atto.
Questo obiettivo si è andato declinando nell’opportunità di focalizzare gli sforzi
su un ambito territoriale definito che è riconosciuto come sotto-valorizzato rispetto alle
sue potenzialità: il Parco del Barberino.
L’idea è stata di provare a raccogliere attorno ad una proposta comune, da verificare nel corso della sperimentazione, i singoli sforzi dei vari attori che, attraverso il
lavoro quotidiano e la messa in campo di nuove progettualità, sono attivi nella difesa e
promozione del Parco.
L’ istituzione di un Eco-Museo, inteso come sistema territoriale con la funzione di
filtro di inquadramento delle risorse esistenti, è stata quindi ritenuta una valida e fertile
possibilità per attivare un processo di cambiamento nel Parco del Barberino.
Questa idea potrebbe infatti rispondere alla necessità di non lavorare più in un
ottica di manutenzione, ma di attivare un cambiamento che nasca e sia esso stesso
veicolo di una nuova filosofia che permetta una migliore la fruizione delle risorse locali
esistenti, attivando nuove modalità di lavoro e nuove offerte sul territorio.
La proposta è partita considerando le risorse del territorio di Cividate Camuno
con la volontà di impostare connessioni con le altre realtà locali dei territori circostanti,
lavorando per una proposta che sapesse mettere in rete il Parco del Barberino con le
altre emergenze, i poli territoriali significativi, presenti sul territorio.
In questo quadro di intenti si è posta particolare attenzione alle interazioni tra
il lavoro impostato con il percorso di sperimentazione e le politiche-progettualità che
investono il territorio ai diversi livelli, e nello specifico con: Agenda 21 locale della Valle
Camonica, Programma Pluriennale di Intervento del PLIS del Parco del Barberino, PISL
del Parco del Barberino e della Valle dei Magli.
Percorso della sperimentazione
Il percorso di sperimentazione è stato organizzato in tre fasi all’interno delle quali
si è proceduto su un doppio binario con incontri direttamente gestiti dall’esperto tematico e momenti di lavoro autogestiti volti a garantire un passaggio di competenze ai soggetti proponenti la sperimentazione e a facilitare una gestione autonoma del processo
da parte della rete di soggetti che nel corso del lavoro si è andata costituendo.
Le fasi del percorso, conoscenza-progettazione-implementazione, sono state de120
lineate in stretta rispondenza con le quattro fasi caratterizzanti un processo di Agenda
21 locale, analisi-piano d’azione-attuazione-monitoraggio, favorendone la sperimentazione sul campo in riferimento ad un’azione concreta e delimitata.
Relazione tra le fasi di Agenda 21 locale e le fasi del percorso di sperimentazione
Fasi di Agenda 21
locale
Fasi del percorso di
sperimentazione
Analisi
Piano d’azione
Conoscenza
Progettazione
Attuazione
Monitoraggio
Implementazione
Il percorso di seguito descritto è stato portato avanti da un gruppo di lavoro
riunito in un Tavolo Territoriale di Progetto con il compito di progettare, coordinare
e valutare lo sviluppo del processo. La relazione è stata approfondita su un piano di
collaborazione attiva, portata avanti attraverso il confronto e la costruzione condivisa di
una proposta operativa.
Sono state messe in campo azioni di Ascolto attivo finalizzate a costruire un
quadro di riferimento al fine di approfondire la relazione tra i soggetti partecipanti e
rafforzare le sinergie tra le progettualità in atto e potenziali. Quindi per sviluppare una
visione collettiva di uno stadio o di un risultato futuro desiderato, i partecipanti hanno
condiviso e discusso le proprie ‘Vision’ verso una visione comune che rappresenta i
desideri e valori del gruppo.
Nel processo di allagamento della partecipazione alle potenzialità messe in atto
dal percorso di sperimentazione il Tavolo Territoriale di Progetto ha promosso un
coinvolgimento di diversi soggetti per valutare alternative, prendendo in considerazione idee e/o proposte sviluppate in altri ambiti per identificare il migliore corso
d’azione.
Fase di conoscenza
17 maggio 2005: 1° incontro di sperimentazione - “La definizione del per-corso di
sperimentazione”
Si è lavorato sulla programmazione della sperimentazione (definizione del quadro
di riferimento, condivisione obiettivi, aspetti organizzativi, individuazione dei ruoli, ...)
partendo dalla piattaforma presentata per la scelta delle candidature e sulla costituzione
di un Tavolo Territoriale di Progetto.
31 maggio 2005: 2° incontro di sperimentazione - “Il Parco del Barberino come luogo di progettualità ”
Si è lavorato sulla mappatura e condivisione dei diversi progetti che investono il
Parco del Barberino per iniziare a costruire una proposta comune che valorizzi i singoli
sforzi e implementi le risorse in atto.
121
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Scheda di Mappatura dei progetti in atto o previsti per il Parco del Barberino
Titolo del progetto
Descrizione della problematica sulla quale si interviene
Contesto e luoghi interessati
Sistema degli attori o soggetti coinvolti
Obiettivi
Durata e fasi dell’azione
Procedure, metodi e strumenti utilizzati
Risultati conseguiti
Elementi di successo
Problematiche rimaste aperte
Referente del progetto
Scheda di Valutazione della proposta per un Eco-museo del Parco del Barberino
Soggetto / Appartenenza
Aspettative
Dubbi
Opportunità
Criticità / Ostacoli
Fase di progettazione
21 giugno 2005: 3° incontro di sperimentazione - “La strutturazione di una proposta
comune”
Si è lavorato per mettere a sistema le informazioni prodotte e definire uno schema per redigere un piano di azione per l’Eco-Museo del Parco del Barberino.
7 luglio 2005: 1° incontro in autonomia del Tavolo Territoriale di Progetto
Si è lavorato per condividere le informazioni acquisite dall’azione di mappatura e
strutturare una prima proposta organica per l’Eco-Museo del Parco del Barberino.
10 agosto 2005: 2° incontro in
autonomia del Tavolo Territoriale
di Progetto
Si è lavorato per approfondire le azioni individuate, valutando
quelle ritenute pertinenti e prioritarie, con lo scopo di avere una base
ragionata per l’elaborazione di un
piano di azione locale.
122
Scheda di Impostazione della struttura con cui costruire la proposta per un
Eco-museo del Parco del Barberino
Dare un nome al progetto che esprima l’idea che si vuole portare avanti
Definire l’obiettivo generale a cui il progetto vuole tendere
Definire le differenti azioni che concorreranno al raggiungimento dell’obiettivo
generale
In base alle azioni individuare le fasi in cui organizzare il piano di lavoro
Valutare i momenti in cui allargare la partecipazione nella costruzione della proposta
ad altri soggetti esterni al Tavolo tramite incontri puntuali
Scheda di Impostazione per strutturare una prima proposta organica
per un Eco-museo del Parco del Barberino
Titolo del progetto
PIANO D’INTERVENTO
(Che cosa, come, dove,
quando si realizzerà? Chi
sarà coinvolto?)
Natura ed obiettivi del progetto
Modalità di realizzazione dell’intervento: fasi e azioni
Strumenti impiegati
Tempi di realizzazione del progetto
Fase di implementazione
12 settembre 2005: 4° incontro di sperimentazione - “Il Parco del Barberino come
risorsa comune”
Si è lavorato per comunicare il percorso di sperimentazione e aprire un confronto
sui risultati raggiunti con i rappresentanti dei Comuni del PISL del Parco del Barberino
e della Valle dei Magli e i referenti di Agenda 21 locale della Valle Camonica al fine di
individuare delle strategie comuni utili alla gestione del territorio, auspicando la nascita
di nuove sinergie con le azioni in corso.
20 settembre 2005: 3° incontro in autonomia del Tavolo Territoriale di Progetto
Si è lavorato per approfondire e valutare gli scenari che si sono delineati durante
il percorso di sperimentazione e decidere se e come continuare l’impegno dei singoli
attori al di là dello specifico della sperimentazione.
6 ottobre 2005: 4° incontro in autonomia del Tavolo Territoriale di Progetto
Si è lavorato per informare le realtà associative e le scuole del Comune su cosa è
123
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Agenda 21 locale e presentare le finalità, il metodo di lavoro e lo stato di avanzamento
della sperimentazione di Cividate Camuno proponendo un allargamento della partecipazione al Tavolo Territoriale di Progetto al fine di promuovere una consulta permanete,
attivare delle relazioni che costituiscano una rete di soggetti in grado di mobilitarsi e
implementare le varie progettualità che hanno come oggetto il territorio del Comune e
più nello specifico il Parco del Barberino.
18 ottobre 2005: 5° incontro di sperimentazione - “Le integrazioni al PISL del Parco
del Barberino e della Valle dei Magli”
Si è lavorato per definire le possibilità effettive e le modalità operative di integrazioni al
PISL del Parco del Barberino e della Valle dei Magli approfondendo le proposte e le modalità
di lavoro emerse dal percorso di sperimentazione in riferimento al processo di progettazione
e gestione di azioni di trasformazione per il Parco del Barberino (v. tapella pag. 126).
Risultati e prospettive
Diversi sono stati i risultati raggiunti con il percorso di sperimentazione sia a
livello di prodotti spendibili direttamente sul piano operativo che di adozione di modalità
di lavoro e di scelte strategiche di processo.
Risultati raggiunti in ordine cronologico rispetto al percorso di sperimentazione
Costituzione di un Tavolo Territoriale di Progetto interistituzionale e intersettoriale per condurre
la sperimentazione
Inizio di un lavoro di mappatura delle progettualità in atto e potenziali, portate avanti da diverse
realtà territoriali, aventi come oggetto il Parco del Barberino proponendo una scheda comune di
rilevamento
Elaborazione di una griglia progettuale per un piano d’azione locale sul Parco del Barberino
Individuazione di tematismi legati al tema generale della partecipazione che potrebbero accompagnare le diverse aree di intervento di un piano d’azione locale sul Parco del Barberino
Ricerca di dialogo e sinergie con le altre realtà comunali limitrofe
Ricerca di modalità di interazione con agenda 21 locale della valle camonica, plis del Parco del
Barberino e nello specifico il programma pluriennale di intervento, pisl del Parco del Barberino e
della Valle dei Magli
Decisione di dare nuovo peso al pisl del Parco del Barberino e della Valle dei Magli
Decisione di mantenere il Tavolo Territoriale di Progetto al di là dell’esperienza di sperimentazione
Allargamento della partecipazione al Tavolo Territoriale di Progetto di altre realtà associative e
istituzionali del territorio comunale
Lavoro specifico sulle integrazioni al pisl del Parco del Barberino e della Valle dei Magli
124
Si riscontra una sostanziale risposta agli obiettivi prefissati con la capacità di
leggere durante il percorso nuove opportunità e di tradurle in risorse, lo spirito promosso da Agenda 21 locale di interazione tra i vari strumenti di governo del territorio
e di interrelazione tra attori di diversa natura è stato quindi pienamente sperimentato e
preso a carico.
Inoltre si può affermare che in riferimento ai Passaggi Operativi Essenziali, che
propongono una concettualizzazione degli aspetti o ingredienti operativi fondamentali
per la gestione di un processo A21 locale veramente partecipato, il percorso di sperimentazione ha promosso azioni che, compatibilmente alla fase in cui si trovava il
lavoro, ne hanno esplorato le potenzialità.
P.O.E.
Percorso di sperimentazione
Fase di
conoscenza
Comprendere
Fase di
progettazione
X
Impegnarsi
X
X
Mobilitare risorse
X
Organizzare
X
Fase di
implementazione
X
X
X
Coinvolgere e trasmettere
X
X
Esaminare e integrare
X
X
X
Indagare e valutare
X
X
X
Pianificare e condividere
X
X
Monitorare e aggiornare
X
X
La sfida aperta è di riuscire a rendere ordinario quanto sperimentato con la ricerca e l’attivazione di nuove risorse di natura politica-economica-relazionale.
Il percorso di sperimentazione ha posto le basi per un processo di trasformazione più consapevole e sostenibile ma è ora necessaria una strutturazione di più ampio
respiro: facendo riferimento alla struttura di un processo unitario di Agenda 21 locale la
sperimentazione ha lavorato a livello dei Gruppi di lavoro tematici, rimane da approfondire la possibilità all’adesione o all’attivazione di un Forum.
Il futuro richiederà inoltre di lavorare pienamente e con maggiore consapevolezza su tutti i livelli della partecipazione dei processi di Agenda 21 locale, informazione
– consultazione - coinvolgimento attivo - empowerment, approfondendone la portata
e le specificità nei singoli passaggi operativi, con particolare attenzione agli aspetti di
comunicazione.
125
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Griglia di lavoro per l’elaborazione di un piano d’azione
per un Eco-museo del Parco del Barberino
Ricettività
Sede fisica
Aree di
sosta
Percorsi
Agricoltura
Manutenzione
Area di intervento e
Relativa declinazione
126
Segnaletica,
Percorsi,
Cura del
Territorio,
Bosco
Azioni in atto
Azioni possibili
Interventi di natura ordinaria
( piano pluriennale del
PLIS )
Supporto ai lavori da parte
di persone “svantaggiate”,
Feste di inaugurazione legati ai lavori finiti
Produzione,
Commercializzazione,
Educazione
Ambientale,
Riscoperta della cultura
locale-memoria storica,
Acqua
Viabilità,
Accesso,
Didattica,
Nuovi collegamenti
ippo-ciclo-pedonali-escursionistici,
Promozione
Sperimentazione di nuove
produzioni
(vite-piccoli frutti),
Agriturismo,
Visite didattiche,
Marchi
Progettazione della strada
intercomunale che collega
cividate alla zona dell’ospedale di Esine,
Un progetto con ANAS sulla
SS N° 42 per la riqualificazione delle aree pertinenziali
e delle case cantoniere
Percorsi vita,
Percorsi natura,
Visite didattiche,
Gare mountain bike,
Passeggiate culturali,
Segnaletica turistica,
Produzione audio-video
Relax,
Didattica,
Visita alle
“emergenze territoriali”
Giardino degli aromi,
Visite guidate,
Visite didattiche
Centro informazioni,
Punto scuole,
Museo,
Accesso all’area
Nuova costruzione,
Riuso,
Mostre,
Conferenze
Pernottamento,
Ospitalità,
Ristorazione,
Bar
Area attrezzata per camper,
Rivitalizzazione centro
anziani,
Redazione di convenzioni
con bar o ristoranti
Specifiche
Rete di attori
Tematismo legato al tema
della partecipazione
Coinvolgimento della comunità
L’IGT valuterà modelli di localizzazione di alcune colture.
Si valuta il reinserimento della
canapa
Animazione socio-economica
La gestione delle relazioni
parco- scuole potrà venir fatta
da ERSAF,
I percorsi verranno riqualificati secondo l’ordine individuato
dal programma triennale
(ERSAF)
Informazione
Comunicazione
Svago
Apprendimento
Nel caso di riuso bisognerebbe acquisire un nuovo immobile di proprietà della curia
Aspetti
organizzativi
Approfondimento
Effetti moltiplicatori
Si individuano due zone possibili per l’insediamento di
questa azione
Accoglienza
127
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Componenti del Tavolo Territoriale di Progetto e Attori coinvolti
Alpini
Ballardini Ciro
AVIS- AIDO
Beatici Igino
Centro Anziani
Bonetti Luciano
Comune di Bienno
Ballardini Cirio - uff. tecnico
Comune di Breno
Pezzoni Emanuela - uff. tecnico
Comune di Cividate Camuno
Bellesi Roberto - Consigliere Assistenza-Servizi sociali, Castagna Maria - Area tecnica,
Damiola Cesare - Ass. Urbanistica e Lavori
Pubblici, Damioli Simona - area tecnica,
Damioli Tommaso - Vice Sindaco e Ass. Agricoltura, Dellanoce Maria - Area demografica,
Gelfi Francesco - Sindaco, Santicoli Giovanni
- Resp. Uff. tecnico, Vangelisti Fausto - Consigliere
Comune di Esine
Federici Giuseppe - uff. tecnico
Comune di Prestine
Monchieri Franco - Sindaco
Comunità Montana Valle Camonica
Vangelisti Fausto
Consorzio IGT Valcamonica
Bonomelli Sergio, Mensi Matteo
Coop. Rosa Camuna
Bonomelli Sergio
Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste
Davini Giovanna
Fam. caduti e disp. in guerra
Cucchini Carlo, Disetti Gianfranco
Gruppo sportivo oratorio
Giuseppe Moscardi
Invalidi sul lavoro
Damiola Giuseppe
Ist. Comprensivo cividate
Cucchini Rina, Piccoli Giuliana, Vielmi Romana, Violi Vittorio
Parco Adamello
Ducoli Vittorio, Piazzani Marco, Zanella Stefano
Polisportiva Cividatese
Sandrinelli Stefano
Pro Loco Cividatese
Damioli Mario
Protezione civile
Toniolo Giovanni
Sezione cacciatore
Damiola Guglielmo
128
RIFLESSIONI SUGI ESITI DELL’AZIONE DI
“ACCOMPAGNAMENTO / SPERIMENTAZIONE” E
RACCOMANDAZIONI PER IL FUTURO
In quest’ultima sezione si intende “tirare le somme” delle tre sperimentazioni e
del percorso d’accompagnamento in generale, riflettendo criticamente sugli esiti e prospettando - attraverso un confronto con gli obiettivi e i termini del prossimo “III° bando
misura 3.5 A” – alcune raccomandazioni per consolidare i risultati finora raggiunti e
migliorare le strategie e valorizzare le risorse che la Regione intende mettere in campo.
Il tutto per innescare, diffondere e normalizzare “… processi e progetti di sviluppo
sostenibile ispirati ai principi di partecipazione e di buona governance che consentano
di comprendere e cogliere al meglio le opportunità offerte da Agenda 21 Locale”.
La fase d’accompagnamento nelle tre sperimentazioni si è conclusa nel mese
di ottobre 2005. In un workshop / seminario, tenutosi il 27 ottobre presso sede della
Regione Lombardia, le tre esperienze sono state presentate e analizzate. I rappresentanti degli enti locali, affiancati dagli esperti tematici, hanno raccontato il percorso della
propria sperimentazione evidenziando su richiesta della Regione: (a) i risultati positivi
e esempi di miglioramento operativo; (b) evidenze riconducibili ad un maggiore ruolo
attivo dell’ente nei processi innescati; (c) esempi di competenze apprese e di nuove
consapevolezze; (d) eventuali nuovi obiettivi e strategie per lo sviluppo del processo
con indicazioni delle esigenze / risorse necesarie. È emersa una sostanziale ed unanima
soddisfazione circa le azioni e supporti attivati dalla Regione. In tutti casi, gli enti promotori hanno espresso l’intenzione di continuare i percorsi iniziati in questa fase, anche
autonomamente.
Successivamente, è stato presentato un caso di Agenda 21 Locale4 che ha evidenziato l’importanza strategica dell’accompagnamento e formazione da parte di esperti
esterni, nell’ambito della partecipazione, soprattutto in alcuni passaggi cruciali del suo
percorso. Il processo presentato in atto da cinque anni ha raggiunto – grazie all’accompagnamento esterno - un alto livello operativo cerca gli aspetti considerati, anche in
queste Linee Guide, come essenziali in un buon processo di Agenda 21L. Dopo l’ascolto
del caso, i partecipanti hanno estrapolato alcune “componenti essenziali” (rispetto alla
partecipazione e comunicazione) e individuato indicazioni utili per i passaggi successivi
programmati dalla Regione.
Segue una breve sintesi delle osservazioni e valutazioni rispetto alle sperimentazioni e alcune indicazioni da tenere presenti nel futuro bando della Regione Lombardia
e nelle successive azioni sul territorio.
129
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Risultati positivi e esempi di miglioramento operativo
Tra i risultati ottenuti si segnala: (a) un forte rilancio del processo A21L poco
condiviso localmente, attraverso il coinvolgimento delle scuole e quindi dei genitori che
ha permesso di acquisire nuovi nuovi approcci operativi e metodologici trasformando
le idee in azioni (Castellanza); (b) la partecipazione attiva di tutti i comuni circostanti
che ha facilitato l’interazione degli strumenti ordinari (PLIS, PISL, ecc.) con il processo
di A21, introducendo elementi di concretezza in un percorso percepito fino ad allora
come astratto e lontano dalla pratica quotidiana (Cividate Camuno); (c) l’attivazione
delle consultazioni pubbliche (la dove non esiste A21) attraverso l’identificazione e la
messa in rete delle risorse umane disponibili negli enti e sul territorio ha creato maggior
comprensione del PLIS (da parte degli abitanti) e maggior condivisione (enti e abitanti)
degli obiettivi e del processo (C.M Valsassina, ecc.).
Ruoli attivi e “leadership” dell’ente
La preoccupazione della Regione, confermata dalle precedenti indagini del Coordinamento Nazionale dell’Agenda 21, riguarda il fatto che, in molti casi, i progetti presentati per finanziamento pubblico dipendano eccessivamente dalla presenza di consulenti
esterni. Quando i fondi finiscono e i consulenti si allontanano, in molti casi, i processi
si fermano. Si crede che le sperimentazioni descritte abbiano risultati differenti. Nel
caso di Castellanza, la programmazione partecipata delle attività previste per AS 2005
– 2006 e il coinvolgimento dei genitori, da subito, non solo ha garantito la continuità
del percorso attivato ma ha confermato il ruolo promotore dell’ente che, attraverso la
partecipazione, raccoglierà il contributo attivo di altri soggetti territoriali e dei settori
interni. A Cividate Comuno e nella Valsassina, con il metodo partecipativo sono state
superate le difficoltà di dialogo tra amministrazioni grazie alla costituzione di un GdL
che ha raggiunto un buon livello di “riconoscimento”. Nei due casi, i partecipanti hanno
dimostrato di aver lavorato in autonomia e senza accompagnamento e, cosa ben più
importante, hanno confermato la loro intenzione di continuare con questa moldaità.
Competenze apprese e nuove consapevolezze
Come già detto, il processo di accompagnamento e sperimentazione è stato
strutturato come un percorso di formazione in opera con una particolare attenzione
volta all’apprendimento reciproco. I partecipanti hanno valutato positivamente questo
aspetto dell’esperienza. In fatti, hanno dimostrato consapevolezza delle “componenti”
che rappresentano le condizioni essenziali per innescare e consolidare efficaci processi
di partecipazione. Tra questi possiamo citare: (a) l’importanza di curare la comunicazione in tutte le fasi (forme, canali, linguaggi e tempi); (b) il prestare attenzione alla qualità
della facilitazione del processo; (c) l’importanza di fare capire a tutti i soggetti coinvolti
che “cosa aspetta loro” e “a che cosa possono contribuire” (condivisione degli obiettivi
130
e della responsabilità); (d) le opportunità offerte dall’A21L per il coordinamento dei
diversi progetti locali; (e) il prestare attenzione ai tempi di programmazione e realizzazione; (f) il sapere valorizzare le risorse del territorio (per es., utilizzare avvenimenti
pubblici per diffondere l’info e interesse; innescare maggiore responsabilità dei tecnici
nel svolgere nuovi compiti come nel caso delle indagine e workshop a Valsassina;
ecc.); (g) riconoscere la criticità della continuità degli incarichi e costruire alternative;
(h) l’importanza del ruolo catalizzatore delle scuole e quindi delle giovani generazioni
nel diffondere l’informazione e coinvolgimento attivo.
Nuovi obiettivi… che cosa serve?
Si è già detto che, in tutti casi, i percorsi di partecipazione innescati (ed accompagnati) nelle sperimentazioni non intendono concludersi alla fine di questa fase. Nel
caso della C.M. Valsassina, il fatto che tre dei cinque comuni, prima dubbiosi, abbiano
accettato la sfida garantirà che al PLIS di proseguere. Importante la segnalazione della
necessità di ulteriore formazione sul tema “parchi” per gli stessi amministratori. Inoltre, è stata sottolineata l’esigenza di coinvolgere gli enti sovralocali (provincia, regione,
ecc.). A Castellanza è stata individuata l’importanza dell’interazione dell’A21L con la
scuola e le altre realtà territoriali. Nel contempo, hanno segnalato il bisogno di precisare meglio ruoli e competenze e di individuare ulteriori fondi per le scuole stesse. Le
osservazioni pervenute dal gruppo di Cividate Camuno rispecchiano le richieste degli
altri enti: le strategie di partecipazione innescate hanno facilitato il progresso e/o successo delle attività finora svolte ed è essenziale proseguire con questo approccio. Viene,
comunque, segnalato, che gli enti coinvolti non si sentono ancora abbastanza preparati
per curare questi aspetti in modo autonomo. Richiedono, tutti, ulteriore formazione e
qualche accompagnamento nel gestire la facilitazione dei passaggi “delicati” del processo (mediazione dei conflitti, capacity building, ecc.).
“Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra. – Ma quale è la pietra che sostiene il ponte? Chiede Kublai Kan. – Il ponte non è sostenuto da questa o quella
pietra, - risponde Marco, - ma dalla linea dell’arco che esse formano. Kublai
Kan rimane silenzioso riflettendo. Poi soggiunge: - Perché mi parli delle pietre?
È solo l’arco che m’importa. Polo risponde: - senza pietre non c’è l’arco. (Italo
Calvino, Le città invisibili).
Componenti essenziali per costruire ‘ponti sostenibili’… verso il prossimo Bando
Per concludere il nostro percorso in bellezza” i facilitatori della Coop ABCittà hanno utilizzato una “metafora” in modo da facilitare la sintesi di quello che era stato finora
espresso e per individuare gli aspetti da rinforzare e valorizzare nella fase successiva
prospettata dalla Regione Lombardia. La metafora sorge dal “dialogo” tra Kublai Khan e
Marco Polo riportato nelle Città Invisibili di Italo Calvino. Essi parlano di “ponti”5. Quan131
Partecipazione e Agenda 21 Locale
do Marco Polo dichiara che “senza pietre non c’è l’arco” egli parla (nella nostra ottica)
di “partecipazione”. “L’arco” nella nostra metafora è la strategia della partecipazione
mentre “le pietre” sono i componenti essenziali per garantire la qualità e l’efficace della
stessa. Tali componenti sono state ampiamente trattate in queste linee guide e sono
propri quelle su cui è stata posta attenzione nel corso del workshop.
Su un grande foglio appeso al muro è stato disegnato un ponte. L’arco del ponte
è stato diviso in sezioni (le “pietre”). A ciascuna sezione o “pietra” è stata assegnato
un titolo. I titoli rappresentavano le componenti essenziali presentate nelle Linee Guide,
individuate e condivise nei ws e applicate nelle sperimentazioni: informazione e comunicazione; coinvolgimento della comunità allargata; reti locali (Forum, stakeholders,
ecc.); competenze gestionali e partecipative; co-progettazione, intersettorialità e strumenti integrati; impegno politico consapevole e consensuale.
I partecipanti sono stati invitati a riempire ciascuna sezione con le loro riflessioni
basate sull’esperienza della sperimentazione e d’altri processi riconducibili ad Agenda
21L. Riflessioni intese a dare ulteriore definizione ai punti di forza e criticità di ciascun
componente e, soprattutto, ad offrire suggerimenti e osservazioni utili alla stesura del
Bando Regionale e quindi alla migliore riuscita dello sviluppo del processo.
Le loro raccomendazioni per il Bando e per la gestione delle fasi successive sono
state:
Informazione e comunicazione:
■ Informazione su A21 all’interno dell’amministrazione
■ Diffusione obbligatoria di una pagina web di A21
■ Finanziare la produzione di materiale comunicativo
Coinvolgimento della comunità allargata:
■ Coinvolgimento della scuola fondamentale
■ Catena di obiettivi e impegni… momenti di allargamento
Reti locali (forum, stakeholders, ecc.):
■ Solo i comuni si possono presentare da soli
■ C.M. e province solo se portano con sé i comuni
■ Coinvolgere associazioni, avviare rapporti con il mondo imprenditoriale… nel
gruppo di lavoro
■ Parternariato: incentivi e promozione di collaborazioni con la società civile
Competenze gestionali e partecipative:
■ Decidere di co-finanziare il lavoro in più (non quello ordinario)
■ Definizione di profili e competenze del GdiL
■ Adesione consapevole
132
■
■
■
■
■
■
Differenziare il ruolo direttivo e il ruolo operativo
Presentare l’organigramma dell’Ente
Supporto regionale per comunicazione e partecipazione
Segreteria tecnica
Guida del processo all’interno dell’amministrazione
I collaboratori per la partecipazione, in questa fase, sono esterni all’amministrazione
Co-progettazione, intersettorialità e strumenti integrati:
■ Valorizzare le competenze dei componenti dell’équipe
■ Definire gli apporti dei singoli attori
■ Risorse per una segreteria tecnica
■ Spese di personale per il progetto in misura del 20% (?)
■ Segnalare le competenze specifiche dei responsabili di A21
■ Organigramma dell’Ente
■ Obbligo di collaborazione sovra-comunale (provincia, comunità montane,
ecc.)
■ Dalla C.M. ai comuni: creare una catena di obiettivi e impegni
Impegno politico consapevole:
■ Individuare il referente tecnico e politico
■ Coinvolgere almeno tre assessorati
L’arco della partecipazione, come
l’arco di un ponte, si basa su principi, forme e tecniche che garantiscono
l’equilibrio della struttura (o del processo nel nostro caso). In entrambi i casi
l’arco richiede progettazione e organizzazione. Gli ingegneri ci insegnano che i
ponti falliscono principalmente nelle fasi
di costruzione. Per questo, è fondamentale che vengano progettate e organizzate con cura sia le strategie sia le risorse
messe in campo dal Bando, sia i processi da esso innescati e accompagnati.
Se l’opportunità (le risorse, le competenze, ecc.) e la volontà (impegno politico e sociale) di partecipare efficacemente non prosegue per tutto l’arco del processo
A21L… i nostri “ponti” crolleranno prima di raggiungere l’altra sponda.
133
Partecipazione e Agenda 21 Locale
Note
Lorenzo R. e Vannucci S., Agenda 21 Locale 2003 - Dall’Agenda all’Azione: linee di indirizzo ed esperienze.
APAT, Roma 2004. Il testo integrale del manuale può essere scaricato direttamente da http://www.apat.gov.
it/site/_contentfiles/00137200/137279_Manuali_31_2004.pdf
1
Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (a cura dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia), Linee
guida per le Agende 21 locali, Roma 2001
2
3
Nella nostra declinazione, rispetto ai POE:
“start up” = un’adesione consapevole ai principi di sostenibilità e della partecipazione (conoscere e impegnarsi)
“l’organizzazione” = l’integrazione di A 21 con gli strumenti di programmazione complessi (mobilizzare risorse e organizzarsi)
“forum” = attivazione di tavoli tematici (coinvolgere, trasmettere e pianificare)
“analisi” = definzione della priorità d’azione (indagare, attuare e aggiornare)
Il caso dell’Agenda 21L del Consorzio Intercomunale di Cesano Maderno, Desio, Meda e Seveso presentato
dall’arch. Sabrina Bobbiesi dell’Agenzia InnovA21.
4
“Ponti” riclamano, al nostro avviso, un aspetto centrale di processi di sviluppo sostenibili in un’ottica di
partecipazione: le innumerevoli interconnessioni essenziali – tra pezzi di territorio; tra sistemi naturali, sociali
ed economici; tra settori, tra istituzioni e tra persone – per ricostituire ed integrare l’insieme delle cose.
5
134
Bibliografia di riferimento su Agenda 21 Locale
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APAT, 2004, (a cura di Lorenzo R., Vannucci S.,) Agenda 21 Locale 2003 Dall’Agenda all’Azione: linee di indirizzo ed esperienze
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