nuove frontiere per l`azione ambientale: dallo

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nuove frontiere per l`azione ambientale: dallo
NUOVE FRONTIERE PER L’AZIONE AMBIENTALE: DALLO SVILUPPO
SOSTENIBILE AD AGENDA 21 LOCALE.
AMBIENTE ITALIA ANNO 2- N.1 FEBBRAIO MARZO 2002
Melgiovanni Lucia Anna – ARPA Lombardia Dipartimento Pavia
A volte capita che parole ricorrenti nel linguaggio di un pubblico specializzato vengano
all’improvviso adottate diffusamente e diventino parte integrante di programmi, progetti, discorsi o
slogan, dando per scontato che i concetti sottesi a tali parole siano stati acquisiti per logica
conseguenza da tutti.
Tuttavia, se nei trattati internazionali e nei regolamenti europei, se negli strumenti di
programmazione nazionale e locale parole come SVILUPPO SOSTENIBILE ed AGENDA 21 sono
presenti largamente e con un ruolo sempre più determinante, non sempre la popolarità di questi
concetti è altrettanto universale.
COSA VUOL DIRE SVILUPPO SOSTENIBILE?
Fino a pochi decenni fa lo “sviluppo” veniva inteso come crescita meramente economica, ricchezza
materiale ed espansione generalizzata della produzione industriale ed agricola. Questa accezione
esageratamente univoca del termine è stata pian piano modificata ed estesa ad un’idea di
“sviluppo” fatto non solo di beni materiali ma anche spirituali, di soldi ma anche di cultura, di
ricchezza materiale ma anche sociale, di beni, di servizi di diritti e dignità per tutti. Così è nato il
concetto di sviluppo sostenibile.
La Conferenza mondiale sull’Ambiente di Rio de Janeiro, svoltasi nel 1992, ha identificato
questo concetto con i modelli di sviluppo che dovranno guidare il governo delle società a livello
globale nel XXI secolo, in particolare ha evidenziato che lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i
bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future
di soddisfare i propri.
Una considerazione semplice e profonda: se per garantire il proprio sviluppo l’umanità esaurisce le
risorse non rinnovabili, copre il mondo di scorie nocive e rifiuti pericolosi, rende l’aria irrespirabile,
provoca l’inquinamento delle acque, spinge verso la morte gli ecosistemi, depaupera il patrimonio
di biodiversità della terra, cosa lascia ai propri eredi perché anch’essi possano continuare a cercare
forme di sviluppo della propria qualità della vita?
L’ambiente naturale, così come provvede al cibo, all’aria, all’acqua, fornisce pure, direttamente o
indirettamente, tutte le materie prime e l’energia necessarie al settore economico-industriale per
produrre beni e fornire servizi. Attualmente vengono utilizzate soprattutto materie prime non
rinnovabili quali il petrolio, il carbone ed il metano,materie prime rinnovabili ma non rinnovate per
scadenti forme di gestione come è il caso di molte aree boschive, in minima parte materie prime
rinnovabili quali l’energia solare, quella eolica, le biomasse.
Negli anni passati, il comportamento adottato dai Paesi più industrializzati in termini di consumo di
risorse non rinnovabili e di produzione di rifiuti è stato insensato, guidato da quell’idea di progresso
costante ottenuto attraverso il sempre maggior dominio dell’uomo sulla natura con un
atteggiamento da “padrone assoluto”. Non si è tenuto conto che tale atteggiamento poteva
provocare ferite e rotture nell’ecosistema alla lunga dannose per l’uomo stesso, scaricando, nel
contempo, i costi ambientali sulle future generazioni e su altri Paesi.
E’ certo che la maggior parte delle risorse del Pianeta sfruttate dall’umanità non sono né illimitate
né rinnovabili e che le conseguenze di un utilizzo irrazionale possono essere anche estreme sulla
salute dell’uomo e, comunque, portare ad una generale diminuzione del livello di qualità della vita.
I DOCUMENTI DELLA CONFERENZA DI RIO PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Elaborata durante i lavori della Conferenza e sottoscritta dai Paesi partecipanti, la Convenzione di
Rio ha fissato impegni reciproci per favorire lo sviluppo sostenibile attraverso nuove politiche
nazionali ed internazionali in materia di difesa dell’ambiente e riduzione dell’inquinamento,
sollecitando un maggiore impegno per conseguire stili di vita, di produzione e consumo che
consentano agli ecosistemi di riprodurre le risorse prelevate e di assorbire le conseguenze
dell’inquinamento.
Viene affermata l’idea di sostenibilità come concetto “integrato” e ribadita la necessità di coniugare
nello Sviluppo Sostenibile le tre dimensioni di Ambiente, Economia e Società. I 179 Stati firmatari
hanno convenuto sull’idea che gli obiettivi ambientali devono rappresentare l’opportunità ed il
vincolo per le politiche socio-economiche, perseguendo in modo integrato l’equità nella
distribuzione e nell’accesso alle risorse ambientali e favorendo la tutela di diritti fondamentali
come l’occupazione, la salute, la protezione sociale, i servizi di base, l’abitazione con una
attenzione particolare verso le generazioni future e per i territori e i popoli del mondo meno
sviluppati.
Agenda 21 è l’altro fondamentale documento elaborato dalla Conferenza, contenente un
programma, o meglio, una metodologia per un’azione politico-programmatica in campo ambientale
con lo scopo di indicare obiettivi e metodi di programmazione dello sviluppo sostenibile ai diversi
livelli, da quello globale a quello locale.
Importanza e validità sempre maggiore assumono le azioni di politica ambientale attivate a livello
locale, considerando sia il doppio ruolo rappresentato dei cittadini, al tempo stesso soggetti
“inquinati” ed “inquinatori”, sia la rapidità con cui evolvono i fenomeni ambientali che non può
consentire l’attesa passiva di soluzioni decise e promosse dall’alto.
Perseguire la sostenibilità locale presuppone, inoltre, la definizione di strategie oculate delineate
caso per caso. E’ impossibile infatti imporre identiche politiche ambientali generalizzate per tutte le
città: ogni città è diversa per dimensione, cultura, risorse e deve quindi trovare da sé la propria
migliore vocazione ambientale, attingendo alla propria storia e dotandosi di strumenti adeguati a
risolvere i problemi specifici del proprio contesto. Tale prassi individua il principio di
sussidiarietà, per il quale le decisioni devono esser prese ad un livello il più vicino possibile ai
soggetti interessati: le autorità locali sono sicuramente le più vicine ai problemi, alla popolazione e,
proprio per questo, più vicine alle possibili soluzioni.
L’Agenda 21 è proprio questo: un modo - uno stile decisionale - che consente di identificare gli
obiettivi di sviluppo della città senza compromettere la qualità dell’ambiente, e stabilire criteri,
priorità e modalità di azione locale.
L’APPLICAZIONE DI AGENDA 21 LOCALE IN EUROPA ED IN LOMBARDIA
Con la sottoscrizione della Carta di Aalborg, avvenuta nel 1994 in occasione della Conferenza per
le città sostenibili tenutasi in Danimarca, sono stati definiti i criteri e le modalità di applicazione
della Agenda 21 Locale in Europa.
La Comunità Europea ha introdotto i principi di A21L in numerosi documenti programmatici e di
indirizzo, ricordiamo il V (1992-2000)ed il VI Programma di Azione per l’Ambiente della
Comunità europea (2001-2010) così come, a livello nazionale, il Ministero dell’Ambiente ha
avviato azioni di sostegno per quelle amministrazioni che hanno deciso di aderire alla carta di
Aalborg e di dotarsi di una Agenda 21 locale.
Il piano regionale di sviluppo della Regione Lombardia prevede la realizzazione di azioni di
diffusione,orientamento e supporto a servizio degli enti locali finalizzati a promuovere modelli di
sviluppo sostenibile nella regione, in particolare processi di Agenda 21, con lo scopo di contribuire
al miglioramento delle componenti ambientali della Lombardia e diminuire gli impatti delle attività
antropiche.
Al febbraio del 2001, 92 Comuni, 7 Province, 6 Parchi e 6 Comunità Montane lombarde avevano
sottoscritto ufficialmente la Carta di Aalborg, atto formale che sottolinea l’impegno ad attivare un
percorso di A21L.
Anche tra le priorità strategiche di intervento dell’ARPA della Lombardia, l’ Agenzia Regionale per
la Protezione dell’Ambiente, assumono grande importanza quelle relative ai temi della qualità e
dello sviluppo sostenibile.
Criterio direttivo emergente è quello di fornire supporto tecnico-scientifico alla Regione
nell’individuazione di strumenti e orientamenti per uno sviluppo regionale sostenibile, in accordo
con il sistema delle autonomie locali. Particolare attenzione viene dedicata alla promozione ed
all’incentivazione di Agende 21 locali, anche attraverso il lavoro dei Dipartimenti provinciali di
ARPA, impegnati attivamente nei processi di Agenda 21 locali.
IL PERCORSO PER ATTUARE AGENDA 21 LOCALE
Generalmente sono le autorità locali che avviano un processo di consultazione per raggiungere il
consenso sull’A21L, dialogando con i propri cittadini, le organizzazioni locali e le imprese private.
Questa consultazione permetterà alle autorità di acquisire informazioni per formulare le migliori
strategie e renderà più chiaro ai cittadini il concetto di sviluppo sostenibile.
Tuttavia, per un reale successo del progetto è importante che esso scaturisca da un impegno
collettivo, costruito fin dall’inizio tra diversi attori sociali per consentire la più ampia partecipazione
ai meccanismi decisionali del processo e soddisfare così il principio del coinvolgimento nelle scelte
pubbliche. Così come è indispensabile la condivisione di azioni e responsabilità per l'elaborazione e
lo sviluppo di progetti comuni attraverso azioni di partenariato.
Passaggio fondamentale è la costituzione del Forum, una sorta di assemblea riunita periodicamente
per definire le strategie e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, delegato anche a diffondere le
informazioni e a promuovere il coinvolgimento della popolazione locale. Il principio della
trasparenza è un altro dei presupposti per il percorso di attuazione dell'Agenda 21 Locale,
caratterizzato da chiarezza di comportamenti ed intenti e sviluppato sempre attraverso regole
condivise.
Il Forum è composto dagli enti pubblici, dalla comunità scientifica ed accademica, dalle
associazioni degli industriali, delle piccole e medie imprese, degli artigiani, del commercio, del
turismo e dei servizi, dalle associazioni ambientaliste, dei consumatori e degli utenti, dagli ordini
professionali,dai rappresentanti dei lavoratori: esso esprime gli interessi dell’intera comunità nelle
varie fasi del processo di definizione, attuazione, valutazione e revisione delle politiche ambientali.
A tale scopo il Forum deve poter acquisire tutte le informazioni utili sulle componenti ambientali
caratteristiche della realtà locale che costituiranno il Rapporto sulla qualità dell'ambiente.
L’adeguato supporto informativo viene fornito, tra gli altri, dalle ARPA locali che hanno il compito
di rilevare e rendere disponibili i dati sulla situazione dell’ambiente.
Il Rapporto, aggiornato periodicamente e reso pubblico, costituisce il documento attorno cui si
sviluppa il dibattito fra gli attori locali, ed è il riferimento per identificare priorità ed interventi e
valutare i cambiamenti intervenuti.
Da questo documento scaturisce Il Piano d’Azione Ambientale, il vero e proprio strumento
operativo di A21 Locale, l’impegno dell’amministrazione ad agire sulle priorità ambientali e
territoriali individuate dal Forum.
E’ di grande importanza che la bozza del Piano di Azione sia resa pubblica e sottoposta ad ampio
dibattito prima che vengano adottati provvedimenti vincolanti: questo strumento deve favorire la
formazione di un ampio consenso e non apparire ai cittadini ed agli operatori locali come una
imposizione. Proprio perché la consultazione pubblica non è un puro atto formale, ogni
suggerimento viene attentamente valutato e, se necessario, determina cambiamenti del piano.
L’attuazione dei programmi prevede quindi un attento monitoraggio delle singole azioni per
consentire una definizione tempestiva degli eventuali aggiustamenti, ed una valutazione dei risultati
per individuare le cause dei possibili insuccessi. I risultati del monitoraggio e della successiva
valutazione sono il punto di partenza per una approfondita revisione dell’intero processo, volta
all’aggiornamento del piano di azione.
L’intero processo di azione ambientale è dunque rappresentabile, almeno idealmente, come una
spirale:continuando ad effettuare gli stessi passaggi, non si ritorna mai al punto di partenza, ma si
compiono continui progressi verso la sostenibilità locale. Raggiungendo crescenti livelli di
sostenibilità, la comunità riduce man mano il proprio impatto sull’ambiente locale e globale.
Solo un impegno diffuso a ogni livello di governo e di responsabilità può portare alla piena
sostenibilità e, comunque, il conseguimento di tale obiettivo non determinerebbe la fine del
processo.
Per milioni di anni gli ecosistemi hanno consentito la vita sulla Terra. La sfida che abbiamo di
fronte è quella di ridurre gli effetti negativi delle attività dell’uomo permettendo agli ecosistemi di
continuare a svolgere il proprio compito, estremamente difficile ed articolato. Il tempo a
disposizione è limitato: è necessario attivare un processo permanente, di partecipazione attiva,
mediante il quale i cittadini di oggi e di domani siano in grado di compiere le scelte migliori per se
stessi, per la propria comunità e per l’intero pianeta.