PROVINCIA DI BARLE Variante in subal “All.to

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PROVINCIA DI BARLE Variante in subal “All.to
CLIENTE
COMMESSA
CODICE TECNICO
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
9106319
ODL
Contratto Quadro:
7200099656
N° 5000002244 del
06.05.2015
PROGETTISTA
LOCALITÀ
REGIONE PUGLIA
ELABORATO N°
PROVINCIA DI BARLETTA – ANDRIA – TRANI
RSV--E-99656
COMUNE DI BARLETTA
PROGETTO
FOGLIO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
1
di
REV.
0
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1
2
REGIONE PUGLIA
PROVINCIA DI BARLETTA – ANDRIA – TRANI
COMUNE DI BARLETTA
Variante in subalveo su Metanodotto
“All.to Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar”
– attraversamento canale Camaggi – Comune di Barletta (BT)
DOCUMENTAZIONE PER PROCEDURA DI VERIFICA
VERIFIC DI
ASSOGGETTABILITÁ A VALUTAZIONE DI IMPATTO
AMBIENTALE (SCREENING)
Il progettista
Ing. Paolo Marzoli
2
Rev.
Modifiche richieste.
Descrizione
CASOLARO
LOCORRIERE
MARZOLI
FEB.2016
Elaborato
Verificato
Approvato
Data
CLIENTE
PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
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Il presente
te documento e i relativi allegati grafici sono stati prodotti ai sensi della
D.G.R. n°2614 del 28 Dicembre 2009 riguardante la “Circolare esplicativa delle
Procedure di VIA ai fini dell’attuazione della Parte Seconda del D.Lgs. n°152/2006
come modificato dal D.Lgs. n°4/2008” - efficace fino all’approvazione della L.R. di
adeguamento della L.R. n°11 del 2001 (cosi come modificata dalla L.R. n°17 del
2007) al D.Lgs. n°152/2006 (e s.m.i.) - che richiede l’applicazione della norma più
restrittiva in relazione alla difformità delle procedure e sulla possibilità di sottoporre a
verifica di assoggettabilità a VIA i progetti di gasdotti.
In considerazione della suddetta D.G.R., tale documentazione risulta obbligatoria per
consentire la procedura relativa alla fase di verifica di assoggettabilità a valutazione
di impatto ambientale dell’infrastruttura in progetto ai sensi di quanto disposto dall’art.
2 comma 1 lettera k) della L.R. n°17 del 14 Giugno 2007 recante “Disposizioni in
campo ambientale, anche in relazione al decentramento delle funzioni amministrative
in materia ambientale”, in riferimento alle modifiche all’elenco B2 (interventi soggetti
a procedura di verifica di assoggettabilità a VIA), ovvero alla lettera B.2.g/5 con la
sostituzione della parola “superiore”
“superi
con la parola “inferiore”.
I contenuti della documentazione redatta si basano sull’Allegato V “Criteri per la
verifica di assoggettabilità di cui all’articolo 20” del D.Lgs n°4 del 16-01-2008
16
e
“Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.Lgs.
D.L
3-04-2006
2006 n°152, recante
norme in materia ambientale” e sull’art. 20 “Verifica di assoggettabilità” del D.Lgs.
n°152 del 03-04-2006
2006 “Norme in materia ambientale” e sue successive modifiche ed
integrazioni,
azioni, per la realizzazione
ealizzazione di una variante al Metanodotto
Metano
esistente
denominato 'All.to
All.to Comune di Andria DN 150 (6”)'. L'opera si rende necessaria a
seguito del previsto ampliamento del
del Canale Ciappetta Camaggi, in Comune di
Barletta (BT).
CLIENTE
PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
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La documentazione si compone di una relazione e di una serie di elaborati
elaborat grafici
cosi come di seguito elencati:
RSV-E-99656
Verifica di Assoggettabilità a Valutazione di Impatto
Ambientale (Screening)
SIA-E-99656
Piano di lavoro SIA
DF-E-99656
Documentazione fotografica;
PL-D-99656_1
Carta geologica (scala 1:100.000);
PL-D-99656_2
Uso del suolo (scala 1:100.000);
METANODOTTO IN PROGETTO
Disegno n°PL-D-10400
10400
Planimetria Generale (scala 1:10.000);
Disegno n°PL-D-10401
401
Planimetria Generale con P.P.T.R (scala 1:10.000);
Disegno n°PL-D-10402
10402
Planimetria Generale con P.U.G.
P.U.G (scala 1:10.000);
Disegno n°PL- D-10404
10404
Planimetria Catastale (scala 1:2.000);
1:2
Disegno n°PL- D-10405
10405
Rilievo celeri metrico stato di fatto;
Disegno n°PL- D-10406
10406
Rilievo celerimetrico stato di progetto;
Disegno n°PL- D-10407
10407
Sezione stato di fatto;
Disegno n°PL- D-10408
10408
Sezione stato di progetto;
Disegno n°VPE-001
Planimetria Catastale con VPE (scala 1:2.000);
Disegno n°VPE-002
Planimetria Catastale con Pista lavori (scala
1:2.000);
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PROGETTISTA
COMMESSA
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NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
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REGIONE PUGLIA
PROVINCIA DI BARLETTA – ANDRIA – TRANI
COMU
COMUNE
DI BARLETTA
Variante in subalveo su Metanodotto
“All.to Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar”
– attraversamento canale Camaggi – Comune di Barletta (BT)
VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÁ A VALUTAZIONE DI
IMPATTO AMBIENTALE (SCREENING)
Il progettista
Ing. Paolo Marzoli
2
Rev.
Modifiche richieste.
Descrizione
CASOLARO
LOCORRIERE
MARZOLI
FEB.2016
Elaborato
Verificato
Approvato
Data
CLIENTE
PROGETTISTA
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NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
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INDICE
1.
PREMESSA ................................................................................................
................................
............................................ 7
2.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
RIFERIM
RIGUARDANTI LA V.I.A...................................
................................ 8
3.
3.1
STRUMENTI DI TUTELA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
RITORIALE ........................ 14
Strumenti di tutela e pianificazione nazionali e comunitari ........................... 14
3.2
Strumenti di tutela e pianificazione regionali ..................................................
................................
18
3.3
Strumenti di pianificazione e di tutela provinciale ..........................................
................................
27
3.4
Strumenti di pianificazione e di tutela locale ...................................................
................................
28
4.
INTERAZIONE TRA LE OPERE
O
IN PROGETTO E GLI
LI STRUMENTI DI
PIANIFICAZIONE ................................................................................................
................................
.............................................. 28
5.
5.1
5.2
SCELTA PROGETTUALE ................................................................
................................................... 40
Generalità ................................................................................................
................................
............................................. 40
Criteri Progettuali Di Base ................................................................
................................................. 41
6.
6.1
DESCRIZIONE DEL TRACCIATO
TRAC
................................................................
....................................... 42
Metanodotto ................................................................................................
........................................ 42
7.
7.1
CARATTERISTICHE TECNICHE
TECN
E REALIZZAZIONE DELLE OPERE ............. 43
Linea In Progetto ................................................................................................
................................ 43
8.
REALIZZAZIONE DEL METANODOTTO
ME
– ASPETTI TECNICI ......................... 44
9.
INTERVENTI DI RIPRISTINO
RIPRIS
................................................................
.............................................. 49
10.
10.1
10.2
10.3
10.4
ESERCIZIO
ERCIZIO DELL’OPERA ................................................................
.................................................. 50
Esercizio, Sorveglianza Del Tracciato E Manutenzione .................................
................................ 50
Controllo Dello Stato Elettrico Della Condotta
Co
................................
................................................
51
Controllo Della Condotta A Mezzo "Pig" ..........................................................
................................
51
Durata Dell’opera Ed Ipotesi Di Ripristino Dopo La Dismissione .................. 53
11.
INTERVENTI DI OTTIMIZZAZIONE
OTTIMI
E DI MITIGAZIONE
ZIONE AMBIENTALE ........... 54
12.
12.1
12.2
12.3
12.4
12.5
ANALISI AMBIENTALE ................................................................
....................................................... 57
Inquadramento Geologico – Strutturale ...........................................................
................................
58
Inquadramento Geologico Dell'area Di Intervento ..........................................
................................
59
Inquadramento Geomorfologico-Idrogeologico
Geomorfologico
................................
..............................................
62
Inquadramento Pedologico - Uso Del Suolo ....................................................
................................
65
Paesaggio ................................................................................................
................................
............................................ 68
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12.6
Inquadramento Climatico ................................................................
................................................... 70
13.
POTENZIALI FATTORI DI
D IMPATTO ................................................................
.................................. 72
14.
14.1
14.2
SICUREZZA
ICUREZZA DELL'OPERA ................................................................
................................................. 84
Valutazioni Di Possibili Scenari Di Eventi Incidentali .....................................
................................
84
Gestione Dell'emergenza ................................................................
................................................... 86
15.
CONCLUSIONI ................................................................................................
..................................... 91
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PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
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1.
Foglio
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PREMESSA
La presente documentazione viene redatta al fine di una verifica di assoggettabilità a
Valutazione di Impatto Ambientale
A
conseguentemente alla realizzazione
ealizzazione di una
variante al Metanodotto esistente denominato “All.to
All.to Comune di Andria DN150 (6”) –
64 bar”, di proprietà
ietà della Snam Rete Gas S.p.A.. L'opera si rende necessaria a
seguito del previsto ampliamento del
del Canale Ciappetta Camaggi, in Comune di
Barletta (BT).
Lo studio si rende necessario in considerazione della D.G.R. n°2614 del 28
Dicembre 2009 riguardante la “Circolare esplicativa delle Procedure di VIA ai fini
dell’attuazione della Parte Seconda del D.Lgs. n°152/2006 come modificato dal
D.Lgs. n°4/2008” - efficace fino all’approvazione della L.R. di adeguamento della L.R.
n°11 del 2001 (così come modificata dalla L.R. n°17 del 2007) al D.Lgs. n°152/2006
(e s.m.i.) - che richiede l’applicazione della norma più restrittiva in relazione alla
difformità delle stesse sulla possibilità di sottoporre a verifica di assoggettabilità a
VIA i progetti di gasdotti.
La metodologia con cui si ritiene opportuno redigere tale studio è quella di garantire
una visione esaustiva degli impatti possibili e potenziali
potenziali sull'ambiente, partendo da un
quadro informativo completo dal punto di vista della programmazione strategica del
territorio,
per
passare
a
quello
strettamente
connesso
alla
realizzazione
dell'infrastruttura metanifera, fino a terminare con quello ambientale,
ambientale, nello spirito del
rispetto delle normative di settore, secondo le migliori tecniche disponibili,
introducendo tutte le misure di mitigazione e compensazione ad eventuali impatti
ambientali negativi che potrebbero presentarsi in fase di costruzione
costruzion ed esercizio del
metanodotto in progetto.
Lo studio viene articolato su tre sezioni:
Sintesi Strumenti pianificazione e programmazione:
programmazione: viene descritta la finalità
dell'opera ed esaminati gli strumenti di pianificazione e di programmazione territoriale
a carattere nazionale, regionale, e locale, nonché la loro interazione con
l'infrastruttura in progetto;
Sintesi caratteristica Progettuale:
Progettuale: vengono descritti i motivi della localizzazione
planimetrica prescelta, la normativa di riferimento cui l'opera attiene,
attiene, le caratteristiche
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del progetto, le fasi di realizzazione e gli interventi di ottimizzazione e mitigazione
ambientale;
Sintesi Riferimento Ambientale:
Ambientale: viene inquadrata la situazione ambientale e vengono
descritte le componenti ambientali interessate dall'infrastruttura
dall'infrastruttura in progetto.
Individuazione Azioni progettuali e fattori d'impatto
Si valuteranno le correlazioni tra l'opera e l'ambiente in maniera tale da individuarne
gli impatti probabili e più significativi che l'infrastruttura andrà a creare sul contesto
ambientale di riferimento e gli interventi di ottimizzazione e mitigazione necessari ad
eliminare o a limitare le interferenze.
Le misure di ottimizzazione e di mitigazione ambientale vanno a concorrere
all'auspicata integrazione dell'opera in progetto
progetto nel contesto ambientale di
riferimento, contribuendo a ridurre, in maniera alquanto sensibile, l'impatto sul
sistema ambientale di interesse.
Il presente studio, fermo restando la condivisibilità o meno delle analisi effettuate e
dei giudizi di tipo qualitativo/quantitativo espressi, costituirà un valido supporto "alla
decisione" che rappresenta in sintesi la finalità primaria di qualsiasi studio di
valutazione d'impatto ambientale.
2.
NORMATIVA DI RIFERIMENTO RIGUARDANTI LA V.I.A.
Per la redazione del presente
presente studio, si è fatto riferimento alle disposizioni riportate
nelle seguenti normative di carattere comunitario, nazionale, regionale e di quanto
intervenuto nelle loro successive modifiche ed integrazioni, di seguito elencate in
maniera non esaustiva e del tutto esemplificativa.
Riferimenti normativi comunitari
• Direttiva n. 85/337/CEE del 27 giugno 1985: <<Direttiva n. 85/337/CEE del
Consiglio, del 27/06/1985, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di
determinati progetti pubblici e privati.>>
privati.>> (GUCE 20/7/85 serie L, n. 175 del 5
Luglio 1985);
• Direttiva n. 96/61/CE del 24 Settembre 1996: <<Direttiva n. 96/61/CE del
Consiglio,
del
24/09/1996,
sulla
prevenzione
e
la
riduzione
dell'inquinamento>>(GUCE serie L, n. 257 del 10 ottobre 1996);
1996);
integrate
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• Direttiva n. 97/11 CE del 03 Marzo 1997: <<Direttiva n. 97/11/CE del Consiglio,
del 03/03/1997, che modifica la Direttiva n.
85/337/CEE concernente la
valutazione d'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati>>
(GUCE serie L, n. 73 del 14 Marzo 1997);
• Direttiva n. 2001/42/Ce del 27 Giugno 2001:<<Direttiva n. 2001/42/CE del
Parlamento Europeo e del Consiglio, del 27/06/2001, concernente la valutazione
degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente.>> (GUCE serie L, n.
197
7 del 21 Luglio 2001);
• Direttiva n. 35/2003 CE del 26 Maggio 2003: <<Direttiva n. 2033/35/Ce del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 26/05/2003, che prevede la
partecipazione del pubblico nell'elaborazione di taluni piani e programmi in
materia ambientale
ale e modifica le Direttive del Consiglio n. 85/337/CEE e n.
96/61/CE relativamente alla partecipazione del pubblico e all'accesso alla
giustizia>> (GUCE serie L, n. 156 del 25 Giugno del 2003).
Riferimenti normativi nazionali
• Legge n. 349 dell'8 luglio 1986:
1986: “Istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in
materia di danno ambientale”;
• Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 Dicembre 1988: “Norme
tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del
giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della Legge n. 349 dell'08/07/1986, adottate
ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. n. 337 del 10/08/1988”;
• Circolare del Ministero dell'Ambiente dell'11/08/1989: “Pubblicità degli atti
riguardanti la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della
Legge n. 349 dell'08/07/1986, adottate ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. n. 377 del
10/08/1988”;
• Circolare del Ministero dell'Ambiente n. 1092/VIA/A.O.13.1 del 23 febbraio 1990:
“Integrazione
della
circolare
circolare
dell'11/08/1989
del
Ministero
dell'Ambiente,
concernente: "Pubblicità degli atti riguardanti la richiesta di pronuncia di
compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della Legge n. 349 dell' 08/07/1986 modalità dell'annuncio su quotidiani";
• Circolare Ministeriale
nisteriale del 30 Marzo 1990: “Assoggettabilità alla procedura
dell'impatto ambientale dei progetti riguardanti i porti di seconda categoria classi
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II, III, e IV ed in particolare i "porti turistici"; art 6, comma 2 della Legge n. 349
dell'08/07/1986 e del D.P.C.M. n. 377 del 10/08/1988”;
• Circolare Ministeriale dell'01 Dicembre 1992: “Assoggettabilità alla procedura
d'impatto ambientale dei progetti riguardanti le vie di rapida comunicazione. Art. 6
comma 2 della Legge n. 349 dell' 08/07/1986 e successivi D.P.C.M.
D.P.C.M. attuativi”;
• Articolo 40 della Legge n. 146 del 22 Febbraio 1994: “Disposizioni per
l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alla Comunità
europea (l'art. 40 concerne disposizioni in materia di valutazione di impatto
relative
e ai progetti dell'Allegato II della Direttiva 85/337/CEE)”;
• Legge n. 640 del 03 Novembre 1994: “Ratifica ed esecuzione della Convenzione
sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, con
annessi, fatto a Espoo il 25/02/1991”;
• D.P.R. n. 526 del 18 Aprile 1994: “Regolamento recante norme per disciplinare la
valutazione
dell'impatto
ambientale
relativa
alla
prospezione,
ricerca
e
coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi”;
• Legge n. 146 del 22 Febbraio 1994: “Disposizioni per l'adempimento
l'adempimento di obblighi
derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria
1993”;
• Circolare del Ministero dell'Ambiente del 15/02/1996: “Integrazione delle circolari
11/08/1989 a 23/02/1990 n. 1092/VIA/A.O.13.1 del Ministero dell'Ambiente,
concernente - Pubblicità degli atti riguardanti la richiesta di pronuncia di
compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della Legge n. 349 dell'08/07/1986 modalità dell'annuncio sui quotidiani”;
• Circolare Ministeriale n. GAB/96/15208 del 07 Ottobre 1996: “Procedure di
valutazione di impatto ambientale”;
• Circolare Ministeriale n. GAB/96/15326 del 07 Ottobre 1996: “Principi e criteri di
massima della valutazione di impatto ambientale";
• Legge n. 189 del 1 Luglio 1989: “Conversione in legge, con
con modificazioni, del D.L.
n. 115 dell' 01/05/1997, recante disposizioni urgenti per il recepimento della
Direttiva n. 96/2/CE sulle comunicazioni mobili e personali”;
• D.P.R. del 12 aprile 1996: “Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione
dell'art. 40 comma1, Legge 146/1994”, in GU 7 Settembre 1996, n. 210;
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Foglio
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di 93
• D.P.R. dell'11 Febbraio 1998: “Disposizioni integrative al D.P.C.M. n. 377 del
10/08/1988, in materia di disciplina delle pronunce di compatibilità ambientale, di
cui all'art. 6 della Legge n. 349
34 dell'08/07/1986”;
• Articolo 71 del D.Lgs n. 112 del 31 Marzo 1998: “Conferimento di funzioni e
compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli enti locali, in attuazione del
capo I della Legge n. 59 del 15/03/1997. Testo coordinato ed aggiornato al
a D.L. n.
343 del 07/09/2001”;
• D.P.R. del 03 luglio 1998: “Termini e modalità della procedura di valutazione di
impatto ambientale per gli interporti di rilevanza nazionale”;
• D.P.R. del 04 Agosto 1999: “Applicazione della procedura di valutazione di
impatto
o ambientale alle dighe di ritenuta”;
• Legge n. 93 del 23 Marzo 2001: “Disposizioni in campo ambientale”;
• D.Lgs n. 190 del 20 Agosto 2002: “Attuazione della Legge n. 443 del 21/12/2001,
per la realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi
produtti strategici e
di interesse nazionale (Grandi Opere Infrastrutturali)”;
• Circolare del Ministero dell'Ambiente del 25 Novembre 2002: “Integrazione delle
circolari 11/08/1989, 23/02/1990 n. 1092/VIA/A.O.13.I e 15/02/1996 del Ministero
dell'Ambiente, concernente
concernente "Pubblicità degli atti riguardanti la richiesta di
pronuncia di compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della Legge n. 349
dell'08/07/1986", modalità dell'annuncio sui quotidiani”;
• Decreto Legge n. 315 del 14 Novembre 2003: “Disposizioni urgenti in tema di
composizione delle commissioni per la valutazione di impatto ambientale e di
procedimenti autorizzatori per le infrastrutture di comunicazione elettronica”
(Convertito in legge, con modifiche, dall'art. 1 della Legge n. 5 del 16 Febbraio
2004);
• Decreto
creto Legge n. 25 del 18 Febbraio 2003: “Disposizioni urgenti in materia di
oneri generali del sistema elettronico” (Convertito in legge, con modifiche, dall'art.
1 della Legge n. 83 del 17 Aprile 2002);
• Decreto Ministeriale dell'01 Giugno 2004: “Regolamentazione
“Regolamentazione delle modalità di
versamento del contributo di cui al comma 5 dell'art. 3 del D.L. n. 25 del
18/02/2003, convertito, con modificazioni, nella Legge n. 83 del 17/04/2003”;
• Legge n. 308 del 15 Dicembre 2004: “Delega al Governo per il riordino, il
coordinamento
rdinamento e l'integrazione della legislazione in materia ambientale e misure
di diretta applicazione”;
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Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
12
di 93
• D.Lgs n. 152 del 03 Aprile 2006: “Norme in materia ambientale”;
• Decreto Legge n. 173 del 12 Luglio 2006: “Proroga di termini per l'emanazione di
atti di natura regolamentare”;
• Legge n. 228 del 12 Luglio 2006: “Proroga di termini per l'emanazione di atti di
natura regolamentare e legislativa”;
• Decreto Legge n. 300 del 28 Dicembre 2006: “Proroga di termini previsti da
disposizioni legislative”;
• Legge n. 17 del 26 Febbraio 2007: “Proroga di termini previsti da disposizioni
legislative”;
• D.P.C.M. del 07 Marzo 2007: “Modifiche al D.P.C.M. del 3 Settembre 1999,
recante: "Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40 comma 1,
della Legge 22 Febbraio
Febbraio 1994 n. 146, concernente disposizioni in materia di
valutazione dell'impatto ambientale";
• D.P.C.M. n. 90 del 14 Maggio 2007: “Regolamento per il riordino degli organismi
operanti presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare,
ma a
norma dell'art. 29 del D.L. 4 Luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni,
dalla Legge 4 Agosto 2006, n. 248”;
• D.Lgs n. 4 del 16 Gennaio 2008: “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del
D.Lgs 3 Aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”.
• Decreto legge n. 133/2014 recante "Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la
realizzazione
delle
opere
pubbliche,
la
digitalizzazione
del
Paese,
la
semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la
ripresa
esa delle attivita' produttive" (Decreto Sblocca Italia).
• D.P.C.M. 01/03/1991 “Limiti di massima esposizione al rumore negli ambienti
abitativi e nell’ambiente esterno” – G.U del 08/03/1991;
• Legge n.447 del 26/10/1995 - “Legge quadro sull’Inquinamento acustico”
ac
– G.U.
Supplemento ordinario n. 254 del 30/10/1995;
• D.P.C.M. 14 novembre 1997 - “Determinazione dei valori limite delle sorgenti
sonore” – G.U. n.280 del 01/12/97;
• D.M. 16 Marzo 1998 “Tecniche di rilevamento di misurazione dell’inquinamento
acustico” – G.U. n. 76 del 01/04/1998; Circolare n.6 Settembre 2004 Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del territorio “Interpretazione in materia di
inquinamento acustico: criterio differenziale e applicabilità dei valori limite
differenziali” – G.U. n.217 del
de 15/09;
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Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
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Foglio
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• Decreto Legislativo n.194 del 19/08/2005 “Attuazione della Direttiva 2002/49/CE
relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale” – G.U. n.222
del 23/09/2005;
l verifica di
• Decreto ministeriale n. 52 del 30.03.2015 recante le Linee Guida per la
assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale dei progetti di competenza
delle Regioni e delle Province Autonome, previsto dall’articolo 15 del Decreto
Legge 91/2014 entrato in vigore il 26 aprile 2015.
Riferimenti normativi in Puglia
• L.R. 12/04/2001, n. 11 "Norme sulla valutazione dell'impatto ambientale" e s.m.i.
(BURP n° 57 pubblicato il 12/04/2001) disciplina le procedure di valutazione di
impatto ambientale (VIA) nella Regione Puglia;
• L.R. n. 13 del 18 Ottobre 2010 “Modifiche e integrazioni
integrazioni alla legge regionale 12
Aprile 2001, n. 11 (Norme sulla valutazione dell’impatto ambientale)”;
• L.R. 14 Giugno 2007, n. 17 “Disposizioni in campo ambientale, anche in relazione
al decentramento delle funzioni amministrative in materia ambientale”
• L.R. 3 Agosto 2007, n. 25, art. 10 “Modifiche e integrazioni alla legge regionale 12
Aprile 2001, n. 11”;
• L.R. 31 Dicembre 2007, n. 40 art.3 c.12 “Modifiche all’articolo 10 della legge
regionale 10 Luglio 2007, n.17 – Disposizioni in campo ambientale, anche
anch in
relazione al decentramento delle funzioni amministrative in materia ambientale".
• L.R. 19 Febbraio 2008, n.1 art. 26 “Modifiche alla legge regionale 12 aprile 2001,
n. 11, come modificata dalle Leggi regionali nn. 17-40
17 40 del 2007”;
• L.R. 21 Ottobre 2008, n. 31 “Norme in materia di produzione di energia da fonti
rinnovabili e per la riduzione di immissioni inquinanti e in materia ambientale”.
• Reg. Regionale 12 giugno 2006 n. 6 - Regolamento d'applicazione per la
gestione dei materiali inerti da scavo;
• Decreto del Commissario Delegato per l’emergenza Rifiuti in Puglia n.282/CD/A
del 21 novembre 2003; - Acque meteoriche di lavaggio e di prima pioggia;
• DELIBERAZIONE GIUNTA REGIONE PUGLIA 28 DICEMBRE 2009 N. 2668 “Approvazione dell'Aggiornamento del piano di gestione dei rifiuti speciali nella
Regione Puglia”.
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• DELIBERAZIONE GIUNTA REGIONE PUGLIA 28 DICEMBRE 2009 N. 2614
“Circolare esplicativa
ativa delle procedure di VIA e VAS ai fini dell'attuazione della
Parte Seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal
decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4”.
• Legge Regionale n.17 del 30/11/2000 - “Conferimento di funzioni e compiti
amministrativi in materia di tutela ambientale”
• Legge Regionale n.3 del 12/02/2002 - “Norme di indirizzo per il contenimento e la
riduzione dell’inquinamento acustico” – B.U.R.P. n.25 del 20/02/2002;
3.
STRUMENTI DI TUTELA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
TERRITORIAL
Di seguito vengono elencati e descritti tutti gli strumenti che tutelano il territorio
interessato dall’opera in progetto al fine di verificare la coerenza tra il progetto
proposto e la normativa vigente: gli strumenti di pianificazione territoriale definiscono,
defi
infatti, aree nelle quali sono presenti vincoli di qualunque tipo che possono, in varia
misura, influenzare il progetto.
3.1
Strumenti di tutela e pianificazione nazionali e comunitari
Per la stesura della presente trattazione si è analizzato il progetto
proge
in relazione ai
seguenti strumenti pianificatori nazionali e vincoli paesaggistici e naturalistici;
STRUMENTI DI TUTELA PAESAGGISTICA - D.Lgs n. 42 del 22 Gennaio 2004 e
s.m.i.
Il Decreto Legislativo n. 42 del 22 Gennaio 2004 "Codice dei beni culturali
cultural e del
paesaggio, ai sensi dell'art. 10 della Legge 6 Luglio 2002, n. 137", supera il D.Lgs n.
490 del 29 Ottobre 1999 recependone i contenuti, sia in termini di oggetti e di beni
sottoposti a tutela, sia per quanto concerne la gestione della tutela stessa.
stess
Il D.Lgs. n.42/2004, diviso in quattro parti, definisce, in particolare, i beni culturali ed i
beni paesaggistici rispettivamente nella parte seconda e terza.
I beni culturali sono le cose immobili e mobili che ai sensi degli artt. 10 e 11,
presentano interesse
nteresse artistico, storico, archeologico, etno-antropologico
etno antropologico archivistico e
bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali
testimonianze aventi valore di civiltà.
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I beni paesaggistici sono gli immobili e le aree indicate all'art. 134, costituenti
espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e
gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge.
Si tratta di:
•
immobili ed aree indicate all'art. 136, individuati ai sensi degli artt. da 138 a
141;
•
aree indicate all'art. 142;
•
gli immobili e le aree comunque sottoposti a tutela dai piani paesaggistici
previsti dagli artt. 143 e 156.
Le aree indicate dall'art. 142 sono:
a)
i territori costieri compresi in una fascia della profondità
profondità di 300 metri dalla linea
di battigia, anche per i terreni elevati sul mare;
b)
i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri
dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi;
c)
i fiumi, i torrenti, i corsi
corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal Testo Unico
delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio
Decreto 11 Dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una
fascia di 150 metri ciascuna;
ciascun
d)
le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la
catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le
isole;
e)
i ghiacciai e i circhi glaciali;
f)
i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna
dei parchi;
g)
i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal
fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'art. 2 commi
2 e 6, del D.Lgs 18 Maggio 2001 n. 227;
h)
le aree
ree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici;
i)
le zone umide incluse nell'elenco previsto dal D.P.R. 13 Marzo 1976 n. 448;
j)
i vulcani;
m)
le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del
presente codice.
In riferimento al Titolo I: Tutela e valorizzazione dei beni paesaggistici, per l'entrata in
vigore a regime di questo decreto, la norma prevede un termine di quattro anni
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affinché le regioni prive di un piano paesaggistico provvedano all'approvazione dello
dell
stesso, ovvero le regioni provviste di piano paesaggistico verifichino la conformità
con la nuova disciplina e procedano all'eventuale adeguamento così come dettato
dall'art. 156 del Codice stesso.
Inoltre l'art. 145 stabilisce (quarto comma) che i comuni,
comuni, le città metropolitane, le
province e gli enti gestori delle aree naturali protette, provvedano ad adeguare i
propri strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica alle previsioni del piano.
Attualmente in Puglia è stato approvazione il nuovo Piano
Piano Paesaggistico (PPTR) che
sostituisce l’analogo strumento del PUTT.
Nel nuovo Piano sono stati censiti e inclusi nel regime di tutela, i beni paesaggistici
afferenti al D.Lgs. 42/2004 recepiti in toto dal PPTR e da questo cartografati.
D.Lgs n. 62 e n. 63 del 26 Marzo 2008
I Decreti Legislativi n. 62 e n. 63 del 26 marzo 2008 modificano il D.Lgs n.42/2004
fornendo rispettivamente "Ulteriori disposizioni integrative e correttive del D.Lgs
n.42/2004, in relazione ai beni culturali" ed "Ulteriori disposizioni
disposizioni integrative e
correttive del D.Lgs n.42/2004, in relazione al paesaggio".
STRUMENTI DI TUTELA AMBIENTALE PER LA PROTEZIONE DI SPECIE
FLORISTICHE E FAUNISTICHE – DIRETTIVA HABITAT 92/43/CEE
D.P.R. n. 357 dell'08 Settembre 1997
Lo Stato Italiano con ilil D.P.R. n.357 dell'8 Settembre 1997, ha recepito la Direttiva
Habitat, attribuendo alle Regioni la responsabilità della sua attuazione.
La Direttiva Habitat 92/43/CEE prevede la creazione di una rete ecologica europea,
denominata Rete Natura 2000, costituita
costituita da "Zone Speciali di Conservazione" e da
"Zone di Protezione Speciale" ai sensi della Direttiva Uccelli 79/409/CEE.
Le Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) designate ai sensi della Direttiva
79/409/CEE, recepita in Italia con la Legge n. 157 dell'11 Febbraio
Febbraio 1992, sono
costituite da territori idonei per estensione e/o localizzazione geografica alla
conservazione delle specie di uccelli di cui all'allegato I della direttiva citata,
concernente la conservazione degli uccelli selvatici.
Le Zone Speciali di
di Conservazione (Z.S.C.) designate ai sensi della Direttiva
92/43/CEE, sono costituite da aree naturali, geograficamente definite e con
superficie delimitata, che:
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1.
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contengono zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro
caratteristiche geografiche,
eografiche, abiotiche e biotiche, naturali o seminaturali (habitat
naturali) e che contribuiscono in modo significativo a conservare, o ripristinare, un
tipo di habitat naturale o una specie della flora e della fauna selvatiche di cui
all'allegato I e II della
ella Direttiva 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, in uno stato
soddisfacente a tutelare la diversità biologica nella regione paleartica mediante la
protezione degli ambienti alpino, appenninico e mediterraneo;
2.
sono designate dallo Stato mediante un atto regolamentare, amministrativo e/o
contrattuale e nelle quali siano applicate le misure di conservazione necessarie al
mantenimento o al ripristino, in uno stato di conservazione
conservazione soddisfacente, degli
habitat naturali e/o delle popolazioni delle specie per cui l'area naturale è designata.
Tali aree vengono indicate come Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.).
In sostanza si tratta di aree appartenenti ad una rete ecologica comunitaria,
comuni
a cui
applicare le necessarie misure per la salvaguardia, il mantenimento ed,
eventualmente, il ripristino di un habitat naturale soddisfacente alle specifiche
peculiarità del sito.
D.M. 3 Aprile 2000
Il D.M. 3 Aprile 2000 del Ministero dell'Ambiente
dell'Ambiente rende pubblico l'elenco dei Siti di
Importanza Comunitaria (S.I.C.) proposti, unitamente all'elenco delle Zone di
protezione Speciale (Z.P.S.) designate ai sensi della Direttiva 79/409/CEE.
I proponenti di progetti ricadenti nelle aree di tali siti, se non
non è richiesta la Procedura
di Impatto Ambientale, sono tenuti a presentare una relazione volta all'individuazione
e valutazione dei principali effetti che il progetto può avere sul sito.
In applicazione alla Direttiva 92/42/CEE il 22 Dicembre 2003 è stato approvato dalla
Commissione delle Comunità Europee il primo elenco dei
Siti di Importanza
Comunitaria (S.I.C.) della regione biogeografica alpina, il quale contempla 959 siti
localizzati nel territorio comunitario delle Alpi, dei Pirenei, degli Appennini e delle
montagne della Fennoscandinavia.
D.P.C.M. 14/11/97 - Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore
Ai fini del contenimento dell'emissioni acustiche provocate dalle sorgenti sonore
presenti nell'abitato, è in vigore
il presente Decreto, con il quale sono state
classificate le aree urbane in base al loro uso prevalente e non sottoposte a
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zonizzazione acustica secondo i criteri dello stesso DPCM e a ciascuna area è stato
attribuito un valore limite di emissione diurno e notturno.
3.2
Strumenti di tutela e pianificazione regionali
Sussistono in Puglia i seguenti strumenti pianificatori ciascuno con il proprio regime
di tutela:
1) Piano Paesaggistico
Paesaggistic Territoriale Regionale (PPTR) - approvato dalla Giunta
Regionale con delibera n. 176 del 16 febbraio 2015,
2015, pubblicata
pubblicat sul BURP n. 40
del 23.03.2015;
2) Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Puglia (PAI) - Approvato con
deliberazione del Comitato Istituzionale dell’Autorità
dell’Autorità di Bacino della Puglia n. 39
del 30/11/2005;
3) Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali nella Regione Puglia
Puglia - Approvato con
Delibera della Giunta Regionale n. 2668 del 28/12/2009, pubblicato sul B.U.R.P.
n. 16 del 26.01.2010;
26.01.2010
4) Piano regionale delle bonifiche
bonific
- Piano Stralcio, approvato dalla Giunta
regionale con la deliberazione n. 617/2011 e trasmesso al Consiglio regionale,
che lo ha adottato con provvedimento deliberativo n.39/2011;
n.39/2011
5) Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia (PTA) - Approvato con
deliberazione
eliberazione del Consiglio Regionale n.230 del 20/10/2009;
6) Piano Regionale di Qualità dell’aria della Regione Puglia (PRQA) - Adottato
con Delibera di Giunta Regionale n. 686 del 06/05/2008 ed emanato dal
Presidente della Regione Puglia il 21/05/2008;
7) Piano
o Faunistico Venatorio (P.F.V.) per quanto riguarda le aree di tutela
ambientale - Approvato
pprovato con Deliberazione del Consiglio Regionale del 21 luglio
2009, n° 217.
Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR)
A livello regionale la prima legge urbanistica
urbanistica emanata dalla Regione Puglia è stata la
Legge Regionale n. 56 del 1980, seguita dal suo regolamento d'attuazione emanato
con Del.G.R. n.6320 del 1989.
Solo nel 2001 è stata emanata la nuova L.U.R.: Legge Regionale n. 20 del 27 Luglio
2001 "Assetto e utilizzazione
ilizzazione del territorio" che prevedeva, tra l'altro, il Documento
Regionale di Assetto generale (il cosiddetto DRAG).
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Quest'ultimo, che dopo essere stato adottato con Del.G.R. n. 375 del 27 Marzo 2007
è stato definitivamente approvato con Del.G.R. n. 1328
1328 del 2007 dal Settore Assetto
del Territorio della Regione Puglia, fornisce indirizzi, criteri e orientamenti per la
formazione dei Piani Urbanistici generali (PUG).
Il DRAG rappresenta lo strumento che definisce le linee generali dell'assetto del
territorio,
orio, in particolare determina:
a)
il quadro degli ambienti territoriali rilevati al fine della tutela e conservazione dei
valori ambientali e dell'idoneità sociale e culturale della Regione;
b)
gli indirizzi, i criteri e gli orientamenti per la formazione, il dimensionamento
dimensionamento e il
contenuto degli strumenti di pianificazione provinciale e comunale, nonché i criteri
per la formazione e la localizzazione dei Piani Urbanistici Esecutivi (PUE) di cui
all'art. 15 della L.U.R. 20/2001;
c)
lo schema dei servizi infrastrutturali
infrastruttu
di interesse regionale.
Attualmente è in vigore il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (P.P.T.R.).
Approvato dalla Giunta Regionale con delibera n. 176 del 16 febbraio
febbr
2015,
pubblicata sul BURP n. 40 del 23.03.2015 il P.P.T.R. (Piano Paesaggistico
Territoriale Regionale) rappresenta il nuovo piano paesaggistico ai sensi degli artt.
135 e 143 del Codice, con specifiche funzioni di piano territoriale ai sensi dell'art.
dell'ar 1
della L.R. 7 ottobre 2009, n. 20 “Norme per la pianificazione paesaggistica”. Esso è
rivolto a tutti i soggetti, pubblici e privati, e, in particolare, agli enti competenti in
materia di programmazione, pianificazione e gestione del territorio e del paesaggio.
p
Il P.P.T.R. persegue le finalità di tutela e valorizzazione, nonché di recupero e
riqualificazione dei paesaggi di Puglia, in attuazione dell'art. 1 della L.R. 7 ottobre
2009, n. 20 “Norme per la pianificazione paesaggistica” e del D.lgs. 22 gennaio
genn
2004,
n. 42 “Codice dei beni culturali e del Paesaggio” e successive modifiche e
integrazioni (di seguito denominato Codice), nonché in coerenza con le attribuzioni di
cui all'articolo 117 della Costituzione, e conformemente ai principi di cui all'articolo
all'arti
9
della Costituzione ed alla Convenzione Europea sul Paesaggio adottata a Firenze il
20 ottobre 2000, ratificata con L. 9 gennaio 2006, n. 14.
Il P.P.T.R., in attuazione della intesa interistituzionale sottoscritta ai sensi dell’art.
143, comma 2 del Codice, disciplina l'intero territorio regionale e concerne tutti i
paesaggi di Puglia, non solo quelli che possono essere considerati eccezionali, ma
altresì i paesaggi della vita quotidiana e quelli degradati.
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Esso ne riconosce le caratteristiche paesaggistiche,
paesaggistiche, gli aspetti ed i caratteri peculiari
derivanti dall'azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni e ne delimita i
relativi ambiti ai sensi dell'art. 135 del Codice.
In particolare il PPTR comprende, conformemente alle disposizioni del Codice:
a) la ricognizione del territorio regionale, mediante l'analisi delle sue caratteristiche
paesaggistiche impresse dalla natura, dalla storia e dalle loro interrelazioni;
b) la ricognizione degli immobili e delle aree dichiarate di notevole interesse
in
pubblico
ai sensi dell'articolo 136 del Codice, loro delimitazione e rappresentazione in scala
idonea alla identificazione, nonché determinazione delle specifiche prescrizioni d'uso
ai sensi dell'art. 138, comma 1, del Codice;
c) la ricognizione delle
delle aree tutelate per legge, di cui all'articolo 142, comma 1, del
Codice, la loro delimitazione e rappresentazione in scala idonea alla identificazione,
nonché determinazione di prescrizioni d'uso intese ad assicurare la conservazione
dei caratteri distintivi
tivi di dette aree e, compatibilmente con essi, la valorizzazione;
d) la individuazione degli ulteriori contesti paesaggistici, da ora in poi denominati
ulteriori contesti, diversi da quelli indicati all'art. 134 del Codice, sottoposti a
specifiche misure di salvaguardia e di utilizzazione;
e) l'individuazione e delimitazione dei diversi ambiti di paesaggio, per ciascuno dei
quali il PPTR detta 5 specifiche normative d'uso ed attribuisce adeguati obiettivi di
qualità;
f) l’analisi delle dinamiche di trasformazione
trasformazione del territorio ai fini dell'individuazione dei
fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio, nonché la
comparazione con gli altri atti di programmazione, di pianificazione e di difesa del
suolo;
g) la individuazione delle aree gravemente compromesse o degradate, perimetrate ai
sensi dell’art. 93, nelle quali la realizzazione degli interventi effettivamente volti al
recupero e alla riqualificazione non richiede il rilascio dell’autorizzazione di cui
all'articolo 146 del Codice;
h) la individuazione delle misure necessarie per il corretto inserimento, nel contesto
paesaggistico, degli interventi di trasformazione del territorio, al fine di realizzare uno
sviluppo sostenibile delle aree interessate;
i) le linee-guida
guida prioritarie per
per progetti di conservazione, recupero, riqualificazione,
valorizzazione e gestione di aree regionali, indicandone gli strumenti di attuazione,
comprese le misure incentivanti;
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l) le misure di coordinamento con gli strumenti di pianificazione territoriale e di
settore, nonché con gli altri piani, programmi e progetti nazionali e regionali di
sviluppo economico.
Per la descrizione dei caratteri del paesaggio, il P.P.T.R. definisce tre strutture, a loro
volta articolate in componenti ciascuna delle quali soggetta
soggetta a specifica disciplina:
a) Struttura idrogeomorfologica
- Componenti geomorfologiche
- Componenti idrologiche
b) Struttura ecosistemica e ambientale
- Componenti botanico-vegetazionali
botanico
- Componenti delle aree protette e dei siti naturalistici
c) Struttura
ura antropica e storico-culturale
storico
- Componenti culturali e insediative
- Componenti dei valori percettivi
Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)
Risulta, altresì, vigente uno strumento di pianificazione interregionale, il Piano di
Bacino
o Stralcio per l'Assetto Idrogeologico, denominato PAI (Piano per l'Assetto
Idrogeologico), redatto ai sensi dell'art. 17, comma 6-ter,
6 ter, Legge 18 maggio 1989, n.
183, dell'art. 1, comma 1, D.L. 180/1998, convertito con modificazioni dalla L.
267/1998 e dall'art.
'art. 1-bis
1 bis del D.L. 279/2000, convertito con modificazioni dalla L.
365/2000.
Il Piano di Bacino Stralcio per l'Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino della
Puglia (PAI) è finalizzato al miglioramento delle condizioni di regime idraulico e della
stabilità
abilità geomorfologica necessaria a ridurre gli attuali livelli di pericolosità e a
consentire uno sviluppo sostenibile del territorio nel rispetto degli assetti naturali,
della loro tendenza evolutiva e delle potenzialità d'uso.
Il PAI ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo,
normativo e tecnico--operativo
operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le
azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla
valorizzazione del suolo ricadente nel territorio
territorio di competenza dell'Autorità di Bacino
della Puglia.
Le suddette finalità sono realizzate, all'AdB della Puglia e dalle altre Amministrazioni
competenti, mediante:
CLIENTE
PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
22
di 93
• la definizione del quadro di pericolosità idrogeologica in relazione ai fenomeni di
esondazione
ndazione e di dissesto dei versanti;
• la definizione degli interventi per la disciplina, il controllo, la salvaguardia, la
regolarizzazione dei corsi d'acqua e la sistemazione dei versanti e delle aree
instabili a protezione degli abitati e delle infrastrutture,
infrastrutture, indirizzando l'uso di
modalità di intervento che privilegino la valorizzazione ed il recupero delle
caratteristiche naturali del territorio;
• l'individuazione, la salvaguardia e la valorizzazione delle aree di pertinenza
fluviale;
• la manutenzione, il completamento e l'integrazione dei sistemi di protezione
esistenti;
• la definizione degli interventi per la protezione e la regolazione dei corsi d'acqua;
• la definizione di nuovi sistemi di protezione e difesa idrogeologica, ad integrazione
di quelli esistenti,
nti, con funzioni di controllo dell'evoluzione dei fenomeni di dissesto
e di esondazione, in relazione al livello di riduzione del rischio da conseguire.
• Il PAI trova applicazione nei territori su cui ha competenza l'Autorità di Bacino
della Puglia, definiti
definiti secondo le indicazioni contenute nella Legge 183/1989 e
nelle delibere del Consiglio Regionale n. 109 del 18 dicembre 1991 e n. 110 del
18 dicembre 1991 in cui si stabilisce apposita intesa con le Regioni Basilicata e
Campania per il governo sul bacino idrografico interregionale del fiume Ofanto e
dalla Legge Regionale n. 12 del 20 aprile 2001 riguardante l'intesa raggiunta tra le
regioni Abruzzo, Campania, Molise e Puglia per l'istituzione dell'Autorità di Bacino
dei fiumi Trigno, Biferno e minori, Saccione
Sacc
e Fortore.
Piano di gestione di rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate
La Regione Puglia ha vissuto per anni una situazione critica, ossia una situazione
socio-economica-ambientale
ambientale dichiarata di “stato di emergenza” conclusasi il 31
gennaio 2007.
Con l’emanazione del Decreto del Commissario Delegato Emergenza Rifiuti n. 41 del
06/03/2001: «Piano di gestione di rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate», in
attuazione dell’articolo 1, comma 5 dell’Ordinanza del Ministero dell’Interno n. 3077
30
del 04/08/2000, è stato adottato il piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle
aree inquinate della Regione Puglia, a cui è seguito, come suo completamento,
integrazione e modificazione il Decreto del Commissario Delegato Emergenza Rifiuti
CLIENTE
PROGETTISTA
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NR/15381/R
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PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
23
di 93
n.296
296 del 30/09/2002: «Ambiti territoriali ottimali – Autorità per la gestione rifiuti
urbani – Personalità Giuridica.».
Il Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate prevede:
• la definizione di strategie per la riduzione dei volumi, della quantità e della
pericolosità dei rifiuti;
• le linee di indirizzo generale per la gestione dei rifiuti urbani;
• l’organizzazione dei bacini per la gestione associata dei rifiuti urbani;
• la gestione dei rifiuti speciali;
• il piano di bonifica delle aree inquinate.
Gli obiettivi fissati dal Piano di gestione sono:
• la contrazione dei consumi;
• la modifica dei cicli produttivi attraverso lo sviluppo e la diffusione delle
innovazioni di processo di prodotto;
• la sottrazione di maggiori quote di residui dal circuito
circuito dello smaltimento dei rifiuti
attraverso lo sviluppo delle attività di riciclo e riutilizzo dei residui in cicli produttivi.
Il Piano invita le imprese a dotarsi delle certificazioni di qualità ambientale degli
impianti produttivi (EMAS, ISO 14000 e il più recente sistema IPPC di prevenzione e
controllo integrato dell’ambiente), ad adottare le migliori tecnologie disponibili per la
produzione (ECOLABEL), a far ricorso a sistemi di monitoraggio ambientale dei
propri cicli produttivi (sistemi di Ecoaudit).
Ecoaudi
Per quanto riguarda l’azione complessiva, mirata alla sottrazione di quote di rifiuto
urbano, il Piano prevede azioni organizzative, azioni infrastrutturali e azioni di
sensibilizzazione e informazione/formazione.
Gli obiettivi del piano consistono nel procedere ad una raccolta differenziata (RD),
che entro il 2010 abbia raggiunto il 55% del rifiuto urbano prodotto, con incentivi per
la riduzione del rifiuto e il riciclo dello stesso.
A tutt’oggi, nelle more della realizzazione degli impianti di trattamento
trattamento dei rifiuti urbani
attivati dal Commissario delegato e dell’ulteriore sviluppo dei risultati della raccolta
differenziata, la maggiore quota di gestione dei rifiuti urbani continua ad essere
sostenuta dagli impianti di discarica controllata preesistenti
preesistenti al piano regionale; man
mano che tali impianti esauriscono le relative volumetrie, si determinano sul territorio
situazioni di crisi ed emergenza.
CLIENTE
PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
24
di 93
Gli obiettivi e le finalità cui la gestione dei rifiuti deve tendere, secondo la legislazione
comunitaria e nazionale, sono in primo luogo quelli della prevenzione della
produzione dei rifiuti ed in secondo luogo della riduzione della destinazione allo
smaltimento mediante la formazione e l’attivazione di sistemi, azioni e mezzi che
consentano il massimo recupero
recup
di materiali e di energia.
La situazione che oggi si registra relativamente all’autonoma concreta capacità del
sistema produttivo della Regione di destinare al riciclo oggetti qualificati come rifiuti
ovvero di utilizzare prodotti e Materie Prime Secondarie
Secondarie (MPS) derivanti dal
trattamento di rifiuti, può considerarsi oggettivamente di scarso significato e rilevanza
in rapporto al complessivo fabbisogno rapportato alla produzione dei rifiuti stessi.
In realtà, il mercato dell’utilizzazione si dimostra scarsamente
scarsamente ricettivo e quasi
assolutamente disinteressato, tanto da poterne dedurre una mancanza di interesse
economico significativo.
Va detto che l’interesse economico del sistema produttivo a ricevere nei propri
processi MPS derivanti da rifiuti e quindi a concretizzare la vera finale utilizzazione,
che sola giustifica e rende proficue le attività intermedie di messa in riserva,
trattamento e recupero, si fonda generalmente sui molteplici fattori ed elementi che
compongono il mercato, ma viene altresì influenzato
influenzato e condizionato dagli eventuali
pesi ed oneri, anche economici, che direttamente derivano dall’applicazione delle
leggi che regolano la materia.
In mancanza di un sufficiente interesse economico, il possibile incremento del
recupero di materiali da rifiuto e del loro utilizzo può ottenersi solo mediante un
sostegno finanziario adeguato da parte pubblica.
L’utilizzazione dei rifiuti da recuperare è allo stato concreta e verificata per i
quantitativi che si raccolgono in modo differenziato, fatto salvo
salvo il residuo scarto
dell’eventuale trattamento, non precisamente quantificabile, ma contenuto entro limiti
percentualmente modesti.
Relativamente al recupero di materiali da rifiuti speciali (in massima parte residui e
scarti dei processi produttivi), esso è fortemente condizionato da fattori di
convenienza economica e quindi di mercato.
Piano regionale delle bonifiche - Piano Stralcio
Il Piano regionale delle bonifiche - Piano Stralcio, è stato pubblicato nel Bollettino
ufficiale della Regione n.124 del 9 agosto 2011 approvato dalla Giunta regionale con
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NR/15381/R
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PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
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Foglio
25
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la deliberazione n. 617/2011 e trasmesso al Consiglio regionale, che lo ha adottato
con provvedimento
nto deliberativo n.39/2011.
Fanno parte integrante del Piano i seguenti elaborati:
− Piano regionale delle bonifiche - Piano stralcio e relativi allegati e appendici;
− Rapporto ambientale;
−
Sintesi non tecnica del Rapporto ambientale;
−
Dichiarazioni di sintesi;
Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia (PTA)
Il Legislatore Statale, nel recepire la Direttiva 2000/60/CEE del Parlamento Europeo
e del Consiglio dell’Unione Europea del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per
l’azione comunitaria in materia
materia di acque, ha provveduto al riordino, al coordinamento
e all’integrazione delle disposizioni legislative in materia ambientale. In tale ambito,
con riferimento alla materia tutela delle acque, è stata riservata l’intera Sezione II^,
della parte III^, che ha innovato la precedente normativa dettata dal D.Lgs.
n.152/1999 successivamente abrogata.
L’art.61 del citato decreto legislativo attribuisce, tra l’altro, alle Regioni, la
competenza in ordine alla elaborazione, adozione, approvazione ed attuazione dei
“PIANI DI TUTELA DELLE ACQUE”, quale strumento finalizzato al raggiungimento
degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e, più in generale, alla protezione dell’intero
sistema idrico superficiale e sotterraneo. La regione Puglia, partendo da approfondita
e dettagliata analisi territoriale, dallo stato delle risorse idriche regionali e dalle
problematiche connesse alla salvaguardia delle stesse, ha delineato gli indirizzi per
lo sviluppo delle azioni da intraprendere nel settore fognario-depurativo
fognario depurativo nonché per
p
l’attuazione delle altre iniziative ed interventi, finalizzati ad assicurare la migliore
tutela igienico-sanitaria
sanitaria ed ambientale, attraverso il Piano di Tutela delle AcqueAcque
Regione Puglia.
Piano Regionale di Qualità dell’aria della Regione Puglia (PRQA)
Il Piano Regionale di Qualità dell’Aria ottempera a uno specifico obbligo della
Regione Puglia: la vigente normativa nazionale assegna infatti alle Regioni e alle
Province Autonome le competenze del monitoraggio della qualità dell’aria e della
pianificazione
one delle azioni per il risanamento delle zone con livelli di concentrazione
superiori ai valori limite. Il PRQA della Regione Puglia si inserisce in un quadro di
CLIENTE
PROGETTISTA
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NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
26
di 93
riferimento, nazionale e internazionale, in evoluzione e nel quale, dalla stipula del
Protocollo
llo di Kyoto in poi, si delineano gli elementi di una politica ambientale più
consapevole, che individua nei limiti della capacità di carico del pianeta la necessità
di una radicale inversione di tendenza, sia nell’approvvigionamento dalle fonti
energetiche,
e, sia nell’uso e nel risparmio dell’energia stessa. Obiettivo principale del
PRQA è il conseguimento del rispetto dei limiti di legge per quegli inquinanti - PM10,
NO2, ozono - per i quali nel periodo di riferimento sono stati registrati superamenti.
Tuttavia,
avia, mentre per i primi due è possibile attuare interventi diretti di riduzione delle
emissioni, per l’ozono, inquinante secondario, si può intervenire solo sui precursori,
pur nella consapevolezza che le caratteristiche meteoclimatiche della Regione ne
favoriscono
avoriscono la formazione e che l’efficacia delle misure adottate è di portata limitata.
Le misure di risanamento previste nel Piano hanno quindi l’obiettivo di conseguire,
per l’intero territorio regionale, il rispetto dei limiti di qualità dell’aria vigenti.
vigen Il PRQA
non vuole essere strumento di mero adempimento burocratico.
Esso si pone l’obiettivo di innescare un meccanismo virtuoso che coinvolga i più
larghi settori possibili di popolazione e categorie e che, facendo leva sugli strumenti
normativi, tecnologici
ologici e finanziari già esistenti e su quelli introdotti dal Piano stesso,
permetta un approccio alla problematica dell’ inquinamento atmosferico inclusivo,
fondato non solo sulla politica del comando e controllo ma piuttosto sul dialogo tra i
diversi portatori
tatori di interesse, nella certezza che solo un maggiore livello di
consapevolezza e responsabilità ambientale possa condurre a risultati positivi e
duraturi.
Al fine di evitare inefficaci interventi a pioggia, si è scelto di concentrare le risorse
economiche
che disponibili su un numero di misure di risanamento mirate, articolate
secondo quattro linee di intervento generali:
1. miglioramento della mobilità nelle aree urbane;
2. riduzione delle emissioni da impianti industriali;
3. sviluppo delle politiche di educazione
educazione e comunicazione ambientale;
4. interventi per l’edilizia.
Il territorio regionale è stato suddiviso in 4 zone con l’obiettivo di distinguere i comuni
in funzione della tipologia di emissione a cui sono soggetti e delle conseguenti
diverse misure di risanamento da applicare:
• ZONA A: comprendente i comuni in cui la principale sorgente di inquinanti in
atmosfera è rappresentata dal traffico veicolare;
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PROGETTISTA
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NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
27
di 93
• ZONA B: comprendente i comuni sul cui territorio ricadono impianti industriali
soggetti alla normativa
normati IPPC;
• ZONA C: comprendente i comuni con superamenti dei valore limite a causa di
emissioni da traffico veicolare e sul cui territorio al contempo ricadono impianti
industriali soggetti alla normativa IPPC;
• ZONA D: comprendente tutti i comuni che non mostrano
mostrano situazioni di criticità.
Le misure per la mobilità e per l’educazione ambientale previste dal Piano si
applicano in via prioritaria nei comuni rientranti nelle ZONE A e C. Le misure per il
comparto industriale, invece, si applicano agli impianti industriali
industriali che ricadono nelle
zone B e C. Le misure per l’edilizia si applicano in tutto il territorio regionale. Gli
interventi nei comuni rientranti nella zona di mantenimento D si attuano in una
seconda fase, in funzione delle risorse disponibili.
Ulteriore
e obiettivo del PRQA è l’adeguamento della Rete Regionale di Qualità
dell’Aria (RRQA) alla normativa.
Il piano suddivide, come sopra esposto, il territorio regionale
regionale in 4 zone;
zone l’area di
Barletta rientra
entra nella zona C.
C
3.3
Strumenti di pianificazione e di tutela
tute provinciale
Sussistono in Puglia i seguenti strumenti pianificatori ciascuno con il proprio regime
di tutela:
1) Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Barletta
Ba
– Trani –
Andria – Approvato con delibera di Consiglio Provinciale nr. 11 del
de 15 giugno
2015
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Provinciale della Provincia di Barletta – Trani –
Andria (PTCP)
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è lo strumento che determina gli
indirizzi generali di assetto del territorio.
Sulla base
ase della legislazione regionale (articolo 5 della L.R. della Puglia n. 25/2000)
esso è atto di programmazione generale che definisce gli indirizzi strategici di assetto
del territorio a livello sovracomunale, con riferimento al quadro delle infrastrutture,
infrastrutture
agli aspetti di salvaguardia paesistico-ambientale,
paesistico ambientale, all'assetto idrico, idrogeologico e
idraulico-forestale,
forestale, previa intesa con le autorità competenti in tali materie.
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PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
28
di 93
Il Piano Faunistico Venatorio (P.F.V.) per quanto riguarda le aree di tutela
ambientale;
Il Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR) rappresenta uno strumento di
coordinamento dei Piani Faunistico-Venatori
Faunistico Venatori Provinciali ed è lo strumento tecnico
attraverso cui la Regione Puglia assoggetta il proprio territorio Agro-Silvo-Pastorale
Agro
a
pianificazione
cazione faunistico-venatoria
faunistico venatoria finalizzata. Il Piano, di durata quinquennale,
recepisce
gli
studi
ambientali
effettuati
dalle
singole
Province
necessari
all’individuazione dei territori destinati alla protezione, alla riproduzione della fauna
selvatica, a zone
ne a gestione privata della caccia e a territori destinati a caccia
programmata. Inoltre il PFVR, nella parte di natura regolamentare, traccia i criteri e
gli indirizzi per l’attuazione di quanto previsto dalla normativa vigente in materia
venatoria.
3.4
menti di pianificazione e di tutela locale
Strumenti
Piano Regolatore Generale (P.R.G.)
(P.R.G
Il Comune di Barletta è dotato di P.R.G.
P
approvato con Delibera di Approvazione di
Giunta Regionale nr.564 del 17/04/2003, pubblicata sul B.U.R.P. nr. 60 del
10/06/2003.
4.
INTERAZIONE
ONE TRA LE OPERE IN PROGETTO E GLI STRUMENTI DI
PIANIFICAZIONE
4.1
Metanodotto in progetto
L'esame delle interazioni tra le opere in progetto e gli strumenti di pianificazione
territoriali vigenti, nell'ambito della fascia di territorio oggetto d'intervento, è stato
effettuato analizzando quanto disposto dagli strumenti di pianificazione territoriale
sopra menzionati.
Dall'analisi degli strumenti di pianificazione a carattere nazionale si evince che il
metanodotto in oggetto non interferisce con aree sottoposte a vincolo idrogeologico
nè con aree boscate ai sensi del Regio Decreto n°3267 del 30 Dicembre 1923.
Per quanto concerne l'interferenza con i Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.)
istituiti ai sensi della Direttiva 92/43/CEE del 21 Maggio 1992 e con le Zone
Z
di
Protezione Speciale (Z.P.S.) designate ai sensi della Direttiva 79/409/CEE, l'opera
non interferisce con habitat naturali protetti.
CLIENTE
PROGETTISTA
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NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
29
di 93
Per quanto riguarda la presenza del Siti di Interesse Nazionale (SIN), si conferma
che il tracciato in progetto non rientra in aree soggette a contaminazione ambientale.
Per quanto riguarda l’applicazione delle misure di tutela dall'inquinamento acustico,
il Comune di Barletta non ha provveduto a redigere il Piano di Zonizzazione acustica,
e pertanto si dovrà fare riferimento
riferimento al D.P.C.M. 14/11/97 che definisce le sei classi
acustiche in cui è suddiviso il territorio comunale, ognuna delle quali è caratterizzata
da limiti propri.
Classe
I – Aree particolarmente
protette
Descrizione
rientrano in questa classe le aree nelle
elle quali la quiete
rappresenta un elemento base per la loro utilizzazione:
aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo e
allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare
interesse urbanistico, parchi pubblici ecc.
rientrano in questa classe le aree urbane interessate
II – Aree destinate
e ad uso
prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa
prevalentemente
densità di popolazione, con limitata presenza di attività
residenziale
commerciali e assenza di attività artigianali.
III – Aree di tipo misto
rientrano in questa classe le aree urbane interessate da
traffico veicolare locale o di attraversamento, con media
densità di popolazione, con presenza di attività
commerciali, uffici, con limitata presenza di attività
artigianali e assenza di attività industriali; aree rurali
interessate da attività che impiegano macchine
operatrici.
IV – Aree di intensa
attività umana
rientrano in questa classe le aree urbane interessate da
intenso traffico veicolare, con alta densità di
popolazione,
e, con elevata presenza di attività
commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali;
le aree in prossimità di strade di grande comunicazione
e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con
limitata presenza di piccole industrie.
V – Aree prevalentemente rientrano in questa classe le aree interessate da
industriali
insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.
rientrano in questa classe le aree interessate
VI – Aree esclusivamente
esclusivamente da attività industriali e prive di
industriali
insediamenti abitativi.
Tabella A del DPCM 14/11/97
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PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
30
di 93
I valori limite di emissione (tab. B), immissione (tab. C) e qualità (tab. D), per ognuna
delle classi acustiche, distinte tra tempo di riferimento diurno (dalle ore 06.00 alle ore
22.00) e notturno
otturno (dalle ore 22.00 alle ore 06.00) sono i seguenti:
Classi di destinazione d’uso del
territorio
Valori limite di
emissione: Diurno
(06.00 – 22.00)
Valori limite di
emissione: Notturno
(22.00 – 06.00)
I aree particolarmente protette
45
35
II aree prevalentemente
evalentemente residenziali
50
40
III aree di tipo misto
55
45
IV aree di intensa attività umana
60
50
V aree prevalentemente industriali
65
55
VI aree esclusivamente industriali
65
65
Tabella B del DPCM 14/11/97
Classi di destinazione d’uso del
territorio
orio
Valori limite di
immissione: Diurno
(06.00 – 22.00)
Valori limite di
immissione:
Notturno
(22.00 – 06.00)
I aree particolarmente protette
50
40
II aree prevalentemente residenziali
55
45
III aree di tipo misto
60
50
IV aree di intensa attività umana
um
65
55
V aree prevalentemente industriali
70
60
VI aree esclusivamente industriali
70
70
Tabella C del DPCM 14/11/97
Classi di destinazione d’uso del
territorio
Valori di qualità:
Diurno (06.00 –
22.00)
Valori di qualità:
Notturno
(22.00 – 06.00)
I aree particolarmente protette
47
37
II aree prevalentemente residenziali
52
42
III aree di tipo misto
57
47
IV aree di intensa attività umana
62
52
V aree prevalentemente industriali
67
57
VI aree esclusivamente industriali
70
70
Tabella D del DPCM 14/11/97
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PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
31
di 93
La legge regionale del 12 febbraio 2002 n.3 all’art. 17 prevede misure di
contenimento del rumore per emissioni sonore, provenienti da cantieri edili. Infatti,
sono consentite le attività di tipo cantieristico, negli intervalli orari 7.00 - 12.00 e
15.00 - 19.00, fatta salva la conformità dei macchinari utilizzati a quanto previsto
dalla normativa della Unione europea e il ricorso a tutte le misure necessarie a
ridurre il disturbo, salvo deroghe autorizzate dal Comune.
Inoltre, si prevede che le emissioni
emissioni sonore di cui al comma 3, in termini di livello
continuo equivalente di pressione sonora ponderato (A) [Leq(A)] misurato in facciata
dell'edificio più esposto, non possa superare i 70 dB (A) negli intervalli orari di cui
sopra.
le, l’intervento ricade nel Reticolo Idrografico di Connessione della
A carattere regionale
R.E.R. definito come Ulteriore Contesto Paesaggistico delle Componenti Idrologiche
del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (P.P.T.R.).
L’area di intervento ricade all'interno del territorio di competenza dell'AdB della
Regione Puglia, pertanto si è analizzata la Carta delle Aree soggette a Rischio
Idrogeologico del Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico. Dalla stessa si
evince che l'area oggetto di intervento interferisce con
on areali ad Alta Pericolosità
P
idraulica (AP).
Dall’analisi della Carta Idrogeomorfologica
Idrogeomorfologica redatta dalla stessa AdB Regione Puglia,
si segnala l’interferenza con un corso d’acqua episodico coincidente con il canale
Camaggi.
Per quanto riguarda il Piano di Tutela delle Acque, si registra quanto segue:
•
l’area di progetto ricade su una porzione di territorio di competenza
dell’Autorità di Bacino della Puglia in particolare nell’area dei bacini regionali
con immissione in mare (TAV. 1.4 del PTA – Bacini idrografici
drografici e relativa
codifica);
CLIENTE
PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
32
di 93
Figura 1:: Tav.1.4 del PTA Puglia – stralcio dell’area del bacino idrografico con
immissione nel mare – R16-089
•
l’area di progetto ricade su una porzione di territorio per la quale è stata
effettuata
ata una stima dei carichi potenziali annui recapitabili nello stesso
bacino territoriale, tale capacità di carico
carico è compresa tra i valori di 24001
24
e
85000 kg/kmq (TAV. 4.3.1 del PTA – Stima dei carichi potenziali annui nei
bacini idrografici);
Figura 2:: Tav.4.3.1 del PTA Puglia – stralcio dell’area territoriale di riferimento con
indicazione dei bacini idrografici perimetrali in base alla capacità di carico
CLIENTE
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Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
•
Foglio
33
di 93
nell'area di progetto si registra la presenza di acquifero del tipo carico
ca
e
fessurato denominato Acquifero della Murgia (TAV. 6.1A del PTA – Campi di
esistenza dei corpi idrici sotterranei);
Figura 3:: Tav.6.1A del PTA Puglia – campi di esistenza dei corpi idrici sotterranei
•
l'area di progetto rientra
rientra tra quelle censite dal PTA come zona in cui la
risorsa sotterranea (acquifero carsico) non e' sottoposta a stress idrologico
(Tav. 7.5 del PTA - zonizzazione delle aree in cui la risorsa sotterranea e'
sottoposta a stress idrologico);
Figura 4:: Tav. 7.5 del PTA - zonizzazione delle aree in cui la risorsa sotterranea e'
sottoposta a stress idrologico
•
l’area di progetto ricade su una porzione di territorio interessata da un livello
di vulnerabilità degli acquiferi classificabile
classificabile nella vulnerabilità bassa (area in
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verde) e nella vulnerabilità molto bassa (ciano) (TAV. 8.1 del PTA –
Vulnerabilità intrinseca degli acquiferi carsici con fattore "P" );
Figura 5:: Tav.8.1 del PTA Puglia – stralcio dell’area
rea di intervento in relazione alla
vulnerabilità intrinseca degli acquiferi carsici con fattore "P"
•
l’area di progetto ricade su una porzione di territorio interessata da un livello
di vulnerabilità degli acquiferi ottenuta mediante un'analisi comparata con
c
i
caratteri del territorio e con i comprensori estrattivi. Da tale verifica risulta che
l'area è interessata da una vulnerabilità ad indice di protezione alto (area in
verde) e molto alto (area in ciano) (Tav. 8.2 del PTA – Vulnerabilità intrinseca
deglii acquiferi carsici mediante analisi comparata con i caratteri del territorio
e comprensori estrattivi);
Figura 6:: Tav.8.2 del PTA Puglia – aree a Vulnerabilità intrinseca degli acquiferi carsici
mediante analisi comparata con i caratteri del territorio e comprensori estrattivi
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•
Foglio
35
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l’area di progetto ricade su una porzione di territorio il cui stato ambientale dei
corpi idrici sotterranei risulta avere una scarsa qualità (tav. 14.2 del PTA –
Stato ambientale dei corpi idrici sotterranei
sotterr
significativi);
Figura 7:: Tav.14.2 del PTA Puglia – stato ambientale dei corpi idrici sotterranei
significativi
•
dall’esame dell’elaborato relativo alle “Aree di vincolo d'uso degli acquiferi” si
evince che l’area di interesse
interesse ricade in un'area con acquiferi carsici, in
particolare in area vulnerabile da contaminazione salina;
Figura 8:: Tav.B del PTA Puglia – aree di vincolo d'uso degli acquiferi
Stando a quanto riportato sulle DISPOSIZIONI DI PRIMA
PRIMA ATTUAZIONE DEL PIANO
DI TUTELA DELLE ACQUE - PRIME MISURE DI SALVAGUARDIA – l’intervento di
realizzazione del metanodotto non rientra tra le opere soggette ad autorizzazione
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preventiva da parte dell’Ente Competente, in quanto non comporta emungimento da
d
falda acquifera né sversamento di acqua di risulta delle attività negli acquiferi carsici.
Dall’analisi del Piano Regionale di Qualità dell’Aria si è desunto che il territorio di
Barletta ricade in zona C (comprendente
comprendente i comuni con superamenti dei valore
valo limite a
causa di emissioni da traffico veicolare e sul cui territorio al contempo ricadono
impianti industriali soggetti alla normativa IPPC).
IPPC
Nelle aree di tipo C vanno applicate in via prioritaria le misure per la mobilità e per
l’educazione ambientale,
ambientale, si tratta in sostanza di introdurre azioni sociali che portino a
limitare l’utilizzo dei veicoli privati e di privilegiare la mobilità con veicoli a basso
impatto ambientale e la mobilità lenta per i percorsi urbani. I soggetti responsabili di
avviare tali iniziative è la Regione o il Comune di riferimento.
La misure riguardanti il comparto industriale previste dal PRQA Puglia, non risultano
applicabili in questa sede, in quanto non si prevede la realizzazione di insediamenti
industriali che comportano l’emissione in atmosfera di inquinanti (il metanodotto in
progetto e i relativi impianti lungo la linea annessi ad esso, non comporteranno
scarichi di gas tossici in atmosfera, tuttavia ci saranno dei punti di sfiato a monte e a
valle di alcuni tratti di metanodotto, ma tali tubi di sfiato hanno la sola funzione di far
fuoriuscire gas metano in eccesso in caso di rottura della condotta interrata per
cause accidentali, pertanto, in condizioni di normale esercizio del metanodotto, tali
sfiati sono inattivi).
Per quanto riguarda le misure per l’educazione e la conoscenza ambientale, tali
misure sono rivolte sia alla società civile che al mondo imprenditoriale, e dovranno
mirare a promuovere, in primo luogo,
luogo, la conoscenza delle problematiche legate ai
fenomeni di inquinamento atmosferico. Tali misure devono essere avviate dagli Enti
Competenti (Regione
ne Puglia, Arpa e Comune di Barletta).
Barletta
Per quanto riguarda le misure per l’edilizia, queste prevedono l’introduzione di
sistemi innovativi per l’abbattimento degli inquinanti
inquinanti nelle ordinarie pratiche
lavorative. Tali misure devono essere avviate dagli Enti Competenti (Regione Puglia
e Comune di Barletta).
Barletta
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Figura 9:: Ministero dell'Ambiente, Piani di Qualità dell'Aria Puglia 2012
Per quanto riguarda l’applicazione delle misure previste dal PIANO DI GESTIONE DI
RIFIUTI E DELLE BONIFICHE DELLE AREE INQUINATE, le opere in progetto non
comporteranno in fase di esercizio la produzione di rifiuti speciali (e neanche di rifiuti
assimilabili agli urbani)
ani) in quanto tale opera comporta la realizzazione di condotte per
il trasporto del gas, dunque non ci sarà produzione di gas o simili (non sono previsti
siti di stoccaggio del gas lungo lo stesso tracciato). In fase di realizzazione del
metanodotto, vi sarà la necessità di svolgere attività di cantiere, tali attività
comporteranno una modesta produzione di rifiuti specifici (terreno di risulta, inerti,
tavolame di carpenteria, rete plastificata di recinzione, acqua di collaudo delle
condotte) il cui smaltimento
smaltimento potrà essere regolarmente svolto, certificando il tipo di
rifiuto e trasportandolo presso discariche autorizzate.
Si riporta stralcio della tavola 2° "Istituti del Piano in sovrapposizione con aree SIC e
ZPS" del Piano Faunistico Venatorio delle Provincie di Bari - BAT. Si evince che
l'area di intervento non è interessata da zone di caccia o a gestione venatoria dallo
stesso Piano faunistico e pertanto non vi sono interferenze.
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Figura 10:: Stralcio del Piano Faunistico Venatorio della provincia di Bari - BAT - tavola 2a
Per quanto riguarda gli strumenti di Pianificazione Provinciale è stato preso in esame
il Piano Territoriale di Coordinamento
Co
Provinciale di Barletta – Andria –Trani, dal
quale è emerso quanto segue:
•
Sistema
ema Ambientale e Paesaggistico: l’intervento in progetto ricade nel
Reticolo di Connessione della R.E.R. e per quanto concerne gli Ambiti
destinati all’attività
all
agricola d'interesse strategico nel Parco Agricolo
Multifunzionale di Riqualificazione
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Figura 11:: Stralcio del PTCP - BAT - Sistema Ambientale e Paesaggistico
A carattere locale l'uso e l'assetto del territorio comunale di Barletta (BT) è
disciplinato dal Piano Regolatore
R
Generale,, dal quale si evince che l'intervento ricade
in Zona E per attività primarie.
Alla luce di quanto sopra esposto, è possibile asserire che l’intervento
l’in
a farsi è
conforme agli strumenti urbanistici vigenti.
Si riportano in via schematica le principali interazioni Progetto-Vincoli:
Progetto Vincoli:
Strumenti di
pianificazione
ianificazione e di
tutela
AREE SIN
CODICE DEI BENI
CULTURALI D.Lgs 42/04
VINCOLO
IDROGEOLOGICO
R.D.L. 3267/23
AREE SIC/ZPS/ZSC
AREE PARCO
ZAC - DPCM 14/11/1997
Interazione Progetto-Vincoli
Vincoli
Nessuna interazione
Art. 143, comma 1, lett. e)
Nessuna interazione
Nessuna interazione
ne
Interazioni per emissione
ssione acustica solo durante le fasi di
cantiere
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• Componenti
PPTR
Idrologiche
Foglio
–
40
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Ulteriori
contesti
paesaggistici: Reticolo Idrografico di connessione della
R.E.R (Rete Ecologica Regionale);;
PAI
A.P. - Aree ad Alta Pericolosità Idraulica
Carta Idrogeomorfologica: corso d’acqua episodico
PG Rifiuti
Non applicabile
PR Bonifiche
Non applicabile
PTA
Nessuna interazione con falde sotterranee
PRQA
Nessuna interazione
PTCP
Reticolo Idrografico di connessione della
dell R.E.R
PFV
Nessuna interazione
P.R.G.
• Zone per le attività primarie – E
Figura 12:: schema riepilogativo delle interazioni tra l’intervento e le tutela previste dagli
strumenti di pianificazione
5.
SCELTA PROGETTUALE
5.1
Generalità
L‟intervento
intervento oggetto della presente relazione, consiste nella realizzazione di una
variante al gasdotto esistente denominato “Metanodotto All.to Comune di Andria
DN150 (6”) – 64 bar”.
bar”. L'opera si rende necessaria a seguito del previsto
ampliamento del Canale Ciappetta
Ciappetta Camaggi, in Comune di Barletta (BT).
La variante in progetto,
proget
che si individua a Sud del centro abitato del Comune di
Barletta (BT) si svilupperà per una lunghezza complessiva di circa 90.8 m.
Si riportano di seguito le coordinate geografiche che individuano
individuano l’area di intervento:
−
41°18'8.36"N
−
16°17'38.44"E
Dall'analisi della cartografia si evince che l'area di intervento appartiene
appart
al foglio
I.G.M. n°176 I - N.O.
.O. "BARLETTA" (in scala 1:25.000) ed al foglio
fogli n° 423082 della
Carta Tecnica Regionale della
dell Puglia (in scala 1:5.000).
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Catastalmente
la
variante
si
individua
ndividua
nei
fogli
di
Foglio
mappa
41
di 93
n°110
p.lle
196,197,227,228,229, in Comune di Barletta.
5.2
Criteri progettuali di base
L’intero tracciato di progetto è stato definito secondo quanto disposto dal DM
17/04/2008
7/04/2008 “Regola tecnica per la progettazione, costruzione, collaudo esercizio e
sorveglianza delle opere e degli impianti di trasporto di gas naturale con densità non
superiore a 0,8”, della legislazione vigente (norme di attuazione dei PRG vigenti e
vincoli
coli paesaggistici e ambientali) e della normativa tecnica relativa alla
progettazione di queste opere, applicando i seguenti criteri generali di buona
progettazione:
• individuare il tracciato in base alla possibilità di ripristinare la aree attraversate
riportandole
portandole alle condizioni morfologiche e di uso del suolo preesistente
l’intervento, minimizzando l’impatto ambientale;
• transitare
il
più
possibile
in
zone
a
destinazione
agricola,
evitando
l’attraversamento di aree comprese in piani di sviluppo urbanistici
urbanisti e/o industriale;
• evitare zone franose o suscettibili di dissesto idrogeologico;
• percorrere i crinali ed i versanti, ove possibile, lungo le linee di massima
pendenza, evitando, per quanto possibile, passaggi a mezza costa, al fine di
garantire la stabilità
ità e la sicurezza della condotta;
• eseguire le verifiche di stabilità dei versanti in caso di tratti di percorrenza
obbligata a mezza costa;
• evitare, ove possibile, le aree di rispetto delle sorgenti e dei pozzi utilizzati ad uso
idropotabile;
• interessare il meno possibile zone boscate e zone di colture pregiate;
• evitare, ove possibile, zone paludose e terreni torbosi;
• minimizzare il numero degli attraversamenti fluviali realizzandoli in subalveo ed in
zone che offrano sicurezza per la stabilità della condotta,
condotta, prevedendo le
necessarie opere di regimazione idraulica;
• ridurre al minimo i vincoli alle proprietà private determinati dalle servitù di
metanodotto, utilizzando, per quanto possibile, i corridoi di servitù già costituiti da
altre infrastrutture esistenti;
esist
• garantire al personale preposto all’esercizio ed alla manutenzione la possibilità di
accedere ed operare sugli impianti in sicurezza.
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Il tracciato è stato, quindi, definito dopo un attento esame degli aspetti sopra citati e
sulla base delle risultanze
risultanze dei sopralluoghi e delle indagini effettuate nel territorio
d’interesse.
In tal senso sono state studiate ed analizzate tutte le situazioni particolari, sia di
origine
naturale che antropica, che potrebbero rappresentare delle criticità sia per la
realizzazione
zazione e la successiva gestione dell’opera, sia per l’ambiente in cui la stessa
si inserisce, esaminando, valutando e confrontando le diverse possibili soluzioni
progettuali sotto l’aspetto della salute pubblica, della salvaguardia ambientale, delle
tecniche
che di montaggio, dei tempi di realizzazione e dei ripristini ambientali.
6.
DESCRIZIONE DEL TRACCIATO
6.1
Metanodotto
L‟opera
opera in progetto riguarda la realizzazione di una variante al metanodotto
esistente, denominato “All.to
“
Comune di Andria DN150 (6”) - 64 bar”,
bar” in Comune di
Barletta. L‟opera
‟opera
opera si rende necessaria in previsione del futuro allargamento del
Canale Camaggi e prevede la realizzazione di un nuovo tratto, ad una distanza di
circa 9.0 m da quello esistente, per una lunghezza complessiva pari a circa 90.8m.
L'intervento sarà realizzato con tecnica spingitubo, mantenendosi ad una profondità
di circa 3.35m dall’ attuale
ale fondo alveo. Contestualmente al Canale Camaggi, la
variante prevede l‟attraversamento
‟attraversamento dell’ esistente Strada vicinale Crocevia Crocifisso
(sterrata) e della strada di servizio in progetto. Il foro di ingresso della trivellazione si
prevede a circa 12.0m dal ciglio di sponda del canale esistente, passando da una
profondità dii 1.40m a una profondità di 5.75m. La tubazione, raggiunta la profondità
prevista, prosegue orizzontalmente, protetta meccanicamente da un tubo di
protezione DN250, per una lunghezza pari a circa 52.0m. La tubazione risalirà fino a
1.65m circa di profondità,
profondità, e il foro di uscita si prevede a circa 33.0m dal ciglio di
sponda del Canale esistente.
esistente
L’opera in progetto sarà realizzata conformemente a quanto riportato negli allegati
documenti progettuali.
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Figura 13:: Stralcio ortofoto dell’area
dell’area di intervento con individuazione del sito
7.
CARATTERISTICHE TECNICHE E REALIZZAZIONE DELLE OPERE
7.1
Linea in progetto
I materiali e le caratteristiche tecniche dell'opera in progetto sono stati definiti nel
rispetto del D.M. del 17 Aprile 2008 del Ministero
Ministero dello Sviluppo Economico, della
normativa tecnica relativa alla progettazione di queste opere, e dalle prescrizioni di
sicurezza e di salute da attuare nei cantieri (D. Lgs. 81/2008).
Caratteristiche dei materiali
Le tubazioni costituenti l‟opera
l
in progetto sono in acciaio Grado L360 MB, ottenuto
a forno elettrico, saldate longitudinalmente
longi
o senza saldatura. Essendo la pressione
massima di esercizio (MOP) > 16 bar, i tubi saranno conformi alle norme previste
dalla norma UNI EN 1594.
Il diametro nominale da utilizzare è DN 150 (6") - De 168.3 mm, Sp. 7.1 mm.
Protezione meccanica
Lungo il tracciato saranno previste le seguenti protezioni meccaniche:
• Tubo di protezione DN 250 (10”) – Sp. 7.8 mm in acciaio Grado L360 MB di
lunghezza complessiva pari a 52.0
52.0 m, da posizionare in corrispondenza
dell’attraversamento del canale.
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L’intervento avverrà tramite trivella
tri
spingi tubo.
Protezione contro la corrosione
I tubi e tutte le strutture metalliche interrate saranno opportunamente
o
tunamente protetti
mediante sistemi integrati di rivestimento isolante e protezione catodica. In
particolare la protezione passiva sarà costituita da rivestimento
rivestimento con nastri a base di
poliolefina secondo specifica Snam Rete Gas GASD C.09.04.01.
C.09.04.01. I giunti di saldatura
saranno sabbiati e rivestiti in linea con fasce termorestringenti,
termorestringenti, applicate secondo
quanto prescritto dalla specifica Snam Rete Gas GASD C.09.07.01. La protezione
catodica attiva sarà invece garantita
garantita da alimentatori di protezione catodica a corrente
impressa posti lungo la linea che rende il metallo della
della condotta elettricamente più
negativo o uguale a -1 V rispetto all‟elettrodo di riferimento saturo.
Tutti i materiali fuori terra costituenti l'impianto saranno
saranno sabbiati e verrà applicato un
sistema
stema di verniciatura epossidica o poliuretanica secondo
secondo la specifica Snam Rete
Gas GASD. C.09.12.01. In particolare, nel tratto compreso tra le quote -0.80m e +
0.30m rispetto al livello del terreno circostante, le superfici di strutture fuoriuscenti dal
terreno – laddove sprovviste di rivestimento - devono essere protette con resina
termoindurente.
Fascia di asservimento
La costruzione ed il mantenimento dei metanodotti sui fondi altrui, è legittimata dalla
costituzione di una servitù che, lasciate inalterate
inalterate le possibilità di sfruttamento
agricolo dei fondi, limita
limit la fabbricazione nell’ambito
ambito della fascia di asservimento a
cavallo della condotta (servitù non aedificandi). L'ampiezza di tale fascia, in accordo
con le vigenti normative di legge, varia in funzione
funzione delle caratteristiche tecniche del
metanodotto. Per la
a variante in progetto, essendo caratterizzato da un DN 150 (6") e
da una pressione di progetto pari a 64 bar sarà prevista una larghezza della fascia di
asservimento pari a 23.0m a cavallo della condotta (11.5m per parte).
8.
REALIZZAZIONE DEL METANODOTTO – ASPETTI TECNICI
L’opera in progetto verrà realizzata secondo le seguenti modalità tecniche:
Apertura cantiere
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La ditta appaltatrice provvederà ad eseguire le pratiche
pratiche necessarie per avviare e
mobilitare un cantiere temporaneo di lavoro. I lavori saranno effettuati
ettuati in modo da
garantire:
− la sicurezza del personale impiegato per la costruzione ed i montaggi;
− la sicurezza di terzi;
− la salvaguardia dell'ambiente oltre che delle aree interessate
interessate dai lavori
la
medesimi;
− l'integrità
egrità dei materiali impiegati.
Verranno, inoltre, realizzate opere provvisorie come le piazzole di stoccaggio delle
tubazioni e dei materiali occorrenti alla realizzazione
realizzazione dell’ opera, oltre all’esecuzione
all’
ove non presenti, di accessi provvisori alle aree di cantiere dalla viabilità ordinaria.
Apertura dell'area di passaggio
Le operazioni di scavo e di montaggio delle tubazioni richiedono l'apertura di una
fascia di lavoro denominata area di passaggio.
Questa dovrà essere continua ed avere
av
una larghezza
za tale, da consentire la buona
esecuzione dei lavori ed il transito dei mezzi
mezzi di servizio e di soccorso. Dopo aver
delimitato tali aree, si provvederà al taglio della
della vegetazione esistente ed alla
eventuale rimozione con ripiantumazione secondo
secondo le corrette tecniche agricole.
L’area di passaggio, essendo la condotta in progetto
progetto caratterizzata da un DN 150
(6”),
”), avrà una larghezza complessiva pari a 14 m distribuita, secondo senso gas,
come di seguito riportato:
− 8 m a destra;
− 6 m a sinistra
L‟accesso
accesso alle aree di intervento sarà
sarà garantito dalle esistenti strade vicinali.
Deposito tubazioni
Verranno predisposte, in prossimità del cantiere di lavoro o lungo lo stesso, una o più
piazzole per il deposito temporaneo, su appositi stocchi di legno per evitare danni al
rivestimento esterno, delle tubazioni e delle curve necessarie alla realizzazione della
variante.
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Figura 14: Stoccaggio materiale
Sfilamento tubazioni
Consiste nel posizionare le tubazioni ed i pezzi speciali
speciali lungo la pista su appositi
stocchi in legno, predisponendoli testa a testa per la successiva saldatura.
Per queste operazioni, saranno utilizzati trattori posatubi e mezzi cingolati adatti al
trasporto delle tubazioni.
Figura 15: Sfilamento tubazioni
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Saldatura
Consiste nell’unione delle tubazioni di linea e delle curve lungo la pista di lavoro con
saldature ad arco elettrico a filo continuo.
L’accoppiamento sarà eseguito mediante accostamento di testa di due tubi, in modo
da formare,
rmare, ripetendo l’operazione più volte, un tratto di condotta.
I tratti di tubazioni saldati saranno temporaneamente disposti parallelamente alla
traccia dello scavo.
I mezzi utilizzati in questa fase saranno essenzialmente trattori posatubi,
motosaldatrici
ci e compressori ad aria.
Le saldature saranno eseguite in accordo con la norma UNI-EN
EN 12732:2013.
Figura 16: Saldatura
Controlli non distruttivi
Le tubazioni saranno tutte sottoposte a prove non distruttive attraverso controllo
radiografico.
Le singole saldature saranno accettate se rispondenti ai parametri imposti dalla
normativa vigente.
Sabbiatura e fasciatura
Per garantire la continuità del rivestimento in polietilene, tutti i giunti verranno
sabbiati e rivestiti con fasce termorestringenti
termorestringenti e applicate secondo quanto prescritto
dalla specifica Snam Rete Gas GASD C.09.07.01.
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attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
48
di 93
Prima della realizzazione del cunicolo di protezione, il rivestimento della condotta
sarà verificato visivamente e mediante apposita apparecchiatura (holiday
(holi
detector),
provvedendo ove necessario alle opportune riparazioni.
Figura 17: Fascia termorestringente
Posa della condotta
Consiste nel posare all'interno dello scavo, con adeguati
adeguati mezzi meccanici (escavatori
abilitati al sollevamento
evamento o sideboom), i tratti di condotta precedentemente predisposti.
pre
Nel caso di presenza di asperità sul fondo dello
dello scavo, al fine di evitare la
compromissione del rivestimento, sarà realizzato un idoneo
idoneo letto di posa con
materiale arido.
Rinterro della
la condotta
Consiste nel ricoprire la tubazione posizionata nello scavo a cielo aperto
apert con il
materiale precedentemente scavato ed accantonato. Il rinterro deve essere effettuato
con lo stesso materiale scavato e nella successione degli strati preesistenti,
preesi
attraverso l'impiego di appositi mezzi per il movimento terra. A rinterro parziale, verrà
posizionato
to apposito nastro segnalatore. La parte superficiale sarà ripristinata con lo
strato di humus accantonato nella fase di scavo iniziale della trincea.
Collaudo
audo in opera della condotta
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Dopo la posa in opera della tubazione in progetto, si procederà
procederà alla prova idraulica di
tenuta a pressione secondo le modalità ammesse dalla
dalla norma UNI EN 1594 essendo
la MOP > 16 bar.
La condotta e l‟impianto
‟impianto saranno collaudati, secondo il punto
punto 4.4 dell'Allegato A del
D.M. del 17 Aprile 2008, ad
a una pressione pari ad almeno:
- 1.30 MOP essendo la tubazione
tubaz
classificata di 1.a specie
Il collaudo della condotta sarà considerato favorevole
favore e se, dopo almeno 48 ore, la
pressione si è mantenuta costante a meno delle variazioni dovute all'influenza della
temperatura.
Realizzazione dell’attraversamento
l’attraversamento
L’ attraversamento viene realizzato mediante l‟impiego
l
di apposite
pposite attrezzature
spingi tubo (trivelle).
Utilizzando la trivella spingitubo, la messa in opera del tubo di protezione comporta le
seguenti operazioni:
−
scavo del pozzo di spinta;
−
impostazione dei macchinari
macchin e verifiche topografiche;
−
esecuzione della trivellazione mediante l‟avanzamento
l
dell tubo di protezione,
spinto da martinetti idraulici, al cui interno agisce solidale la trivella dotata di
coclee per lo smarino del materiale di scavo.
Contemporaneamente alla messa in opera del tubo di protezione,
protezione, si procede, fuori
opera, alla preparazione
preparazi
del cosiddetto "sigaro". Questo è costituito
uito dal tubo di linea
a cui si applicano alcuni collari distanziatori che facilitano le operazioni di inserimento
e garantiscono nel tempo un adeguato isolamento elettrico della
della condotta. Il “sigaro”
viene poi inserito
nserito nel tubo di protezione e collegato alla linea.
9.
INTERVENTI DI RIPRISTINO
Parte integrale del progetto risultano gli interventi di ripristino i quali si rendono
necessari al fine di riportare, al termine dei lavori, il luogo oggetto di intervento
interve
nel
suo aspetto anteoperam. Pertanto al temine dei lavori si provvederà al ripristino dell’
intera area di intervento cosi da riproporre quell’ equilibrio paesaggistico antecedente
le fasi di cantiere. Ogni opera o manufatto che fosse danneggiato durante
durant
l‟esecuzione
esecuzione dei lavori, sarà
sarà ricostruito con materiali e tipologie costruttive tipiche del
luogo per riportarlo come all’ origine.
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10.
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ESERCIZIO DELL’OPERA
10.1 Esercizio, sorveglianza del tracciato e manutenzione
Terminata la fase di realizzazione e di collaudo dell’opera, il metanodotto in progetto
sarà messo in esercizio. La funzione di coordinare e controllare le attività riguardanti
il trasporto del gas naturale tramite condotte è affidata a unità organizzative sia
centralizzate che distribuite sul territorio.
territori
Le unità centralizzate sono competenti per tutte le attività tecniche, di pianificazione e
controllo finalizzate alla gestione della linea e degli impianti; alle unità territoriali sono
demandate le attività di sorveglianza e manutenzione della rete.
Queste
este unità sono strutturate su tre livelli: Distretti, Esercizio e Centri.
Le attività di sorveglianza sono svolte dai "Centri" Snam Rete Gas S.p.A., secondo
programmi eseguiti con frequenze diversificate, in relazione alla tipologia della rete e
a seconda che questa sia collocata in zone urbane, in zone extraurbane di probabile
espansione e in zone sicuramente extraurbane.
Il “controllo linea" viene effettuato con automezzo o a piedi (nei tratti di difficile
accesso).
L'attività consiste nel percorrere il tracciato della condotta o guardarlo da posizioni
idonee per rilevare:
− la regolarità
à delle condizioni di interramento della stessa;
− la funzionalità
à e la buona conservazione dei manufatti, della segnaletica, ecc.;
− eventuali azioni di terzi che possano interessare la condotta e le aree di rispetto.
Il controllo linea può essere eseguito anche con mezzo aereo (elicottero).
Di norma tale tipologia di controllo è prevista su gasdotti di primaria importanza, in
zone sicuramente extraurbane e, particolarmente,
particolarmente, su metanodotti posti in zone dove
il controllo da terra risulti difficoltoso.
Per tutti i metanodotti, a fronte di esigenze particolari (es. tracciati in zone interessate
da movimenti di terra rilevanti o da lavori agricoli particolari), vengono attuate
ispezioni da terra aggiuntive a quelle pianificate.
I Centri assicurano, inoltre, le attività di manutenzione ordinaria pianificata e
straordinaria degli apparati meccanici e della strumentazione costituenti gli impianti,
delle opere accessorie e delle infrastrutture
infrastrutture con particolare riguardo:
- alla manutenzione pianificata degli impianti posti lungo la linea;
- alla manutenzione delle strade di accesso agli impianti Snam Rete Gas.
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Un ulteriore compito delle unità periferiche consiste negli interventi di assistenza
tecnica e di coordinamento finalizzati alla salvaguardia dell’integrità della condotta al
verificarsi di situazioni particolari quali ad esempio lavori ed azioni di terzi dentro e
fuori dalla fascia asservita che possono rappresentare pericolo per la condotta
(attraversamenti con altri servizi, sbancamenti, posa tralicci per linee elettriche, uso
di esplosivi, depositi di materiali, ecc.).
10.2 Controllo dello stato elettrico della condotta
Per verificare, nel tempo, lo stato di protezione elettrica della condotta, viene rilevato
e registrato il suo potenziale elettrico rispetto all'elettrodo di riferimento.
I piani di controllo e di manutenzione Snam Rete Gas prevedono il rilievo e l'analisi
dei parametri tipici (potenziale e corrente) degli impianti di protezione catodica in
corrispondenza di posti di misura significativi ubicati sulla rete.
La frequenza ed i tipi di controllo previsti dal piano di manutenzione vengono stabiliti
in funzione della complessità della rete da proteggere e, soprattutto, dalla
d
presenza o
meno di correnti disperse da impianti terzi.
Le principali operazioni sono:
− controllo di funzionamento di tutti gli impianti di protezione catodica;
− misure istantanee dei potenziali;
− misure registrate di potenziale e di corrente per la durata di almeno 24 ore.
L'analisi e la valutazione delle misure effettuate, nonché l’eventuale
l’eventuale adeguamento
degli impianti, sono affidate a figure professionali specializzate che operano a livello
di unità periferiche.
10.3 Controllo della condotta a mezzo "pig" (solo per interventi di
manutenzione straordinaria)
Un "pig"" è un'apparecchiatura che dall'interno
dall'interno della condotta consente di eseguire
attività di manutenzione o di controllo dello stato della stessa.
A seconda della funzione per cui sono utilizzati, i pig possono essere suddivisi in due
categorie principali:
- pig convenzionali, che realizzano
realizzano funzioni operative e/o di manutenzione della
condotta;
-
pig intelligenti o strumentali, che forniscono informazioni sulle condizioni della
condotta.
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Pig convenzionali
Sono generalmente composti da un affusto metallico e da coppelle in poliuretano che
sotto la spinta del prodotto trasportato (liquido e/o gassoso), permettono lo
scorrimento del pig stesso all'interno della condotta.
Questi pig vengono impiegati durante le fasi di riempimento e svuotamento
dell'acqua del collaudo idraulico, per operazioni
operazioni di pulizia, messa in esercizio e per la
calibrazione della sezione della condotta stessa mediante l'installazione di dischi in
alluminio.
Pig intelligenti o strumentati
Durante l'esercizio, gli impianti e le tubazioni sono sottoposti periodicamente a
verifiche
ifiche e operazioni di manutenzione per assicurare elevati standard di sicurezza.
L'integrità delle tubazioni viene verificata anche facendo passare al loro interno tali
dispositivi chiamati "pig intelligenti"
intelligenti (figura 18) che consentono di rilevare la presenza
pres
di eventuali difetti.
Questi sono costituiti da sofisticati strumenti elettronici che percorrono l'interno delle
tubazioni spinti dalla differenza di pressione che si crea a monte e a valle del loro
passaggio. I Pig sono equipaggiati con dispositivi capaci di individuare le anomalie
delle condotte.
Figura 18: Pig
L'elaborazione dei dati registrati consente infatti di diagnosticare e localizzare
eventuali ammaccature, ovalizzazioni, corrosioni o altri difetti e di organizzare gli
interventi di riparazione.
La sorveglianza del tracciato sia da terra che con mezzo aereo, l’effettuazione di una
metodica manutenzione, la conoscenza anche particolareggiata dello stato di
protezione catodica o del rivestimento della condotta ed eventuali
eventuali punti strumentati
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della linea costituiscono già di per sé un’idonea garanzia di sicurezza, tanto più se
combinate con le ispezioni effettuate con pig intelligenti che, come abbiamo già
detto, sono in grado di evidenziare e localizzare tutta una serie
serie di informazioni sulle
caratteristiche o difetti della condotta.
Viene generalmente eseguita un’ispezione iniziale per l'acquisizione dei dati di base,
subito dopo la messa in esercizio della condotta (stato zero); i dati ottenuti potranno
così essere confrontati
frontati con le successive periodiche ispezioni.
Eventuali difetti vengono pertanto rilevati e controllati fino ad arrivare alla loro
eliminazione mediante interventi di riparazione o di sostituzione puntuale.
10.4 Durata dell’opera ed ipotesi di ripristino dopo
dopo la dismissione
La vita di un gasdotto è in funzione del sussistere dei requisiti tecnici e strategici che
ne hanno motivato la realizzazione. I parametri tecnici sono continuamente tenuti
sotto controllo tramite l'effettuazione delle operazioni di manutenzione
manutenzione ordinaria e
straordinaria, le quali garantiscono che il trasporto del gas avvenga in condizioni di
sicurezza.
Qualora, invece, Snam Rete Gas S.p.A. valuti che non sono più utilizzabili per il
trasporto del metano la tubazione ed il relativo impianto,
impianto, essi vengono messi fuori
esercizio.
In questo caso la messa fuori esercizio di una condotta consiste nel mettere in atto le
seguenti operazioni:
-
bonificare la linea;
-
fondellare il tratto di tubazione interessato per separarlo dalla condotta in
esercizio;
-
riempire tale tratto con gas inerte (azoto) alla pressione di 0.5 bar;
-
mantenere allo stesso la protezione elettrica;
-
mantenere in essere le concessioni stipulate all'atto della realizzazione della
linea, provvedendo a rescinderle su richiesta delle proprietà;
proprietà;
-
continuare ed effettuare tutti i normali controlli della linea.
La messa fuori esercizio ovviamente comporta interventi molto limitati sul terreno,
rendendo minimi gli effetti sull'ambiente.
Per questa ragione tale procedura è da preferirsi, in alternativa
alternativa alla rimozione della
condotta, la rimozione
imozione infatti, comporterebbe la messa in atto di una serie di
operazioni che inciderebbero sul territorio alla stregua di una nuova realizzazione.
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La messa fuori esercizio di una linea può, in alcuni casi, comportare
comportare il fatto che gli
impianti fuori terra ad essa connessi (impianti accessori) restino inutilizzati per cui, se
questi non sono perfettamente inseriti nel contesto ambientale, Snam Rete Gas Spa
provvede a rimuoverli, a ripristinare l'area da essi occupata
occupata ed a restituirla al normale
utilizzo.
In questo caso gli interventi consistono nel riportare il terreno nelle condizioni
originarie, garantendo la protezione della coltre superficiale da possibili fenomeni
erosivi e favorendo una rapida ricostituzione della
della vegetazione superficiale.
11.
INTERVENTI DI OTTIMIZZAZIONE E DI MITIGAZIONE AMBIENTALE
La realizzazione della nuova condotta e dell'impianto annesso, prevede degli effetti
indotti sul territorio, pertanto è stata prevista sia l’adozione di determinate scelte
sce
progettuali in grado di ridurre “a monte” l’impatto sull’ambiente, sia la realizzazione di
opere di ripristino adeguate. Nel rispetto della vigente normativa tecnica e di quanto
disposto dagli strumenti di pianificazione territoriali vigenti, il tracciato
tracci
del
metanodotto in progetto è stato definito seguendo il criterio principale di ridurre il più
possibile il “consumo” del territorio.
Nella realizzazione della variante in progetto la scelta dell’ubicazione delle varie
componenti è scaturita in seguito
seguito ad un complessivo processo di ottimizzazione cui
hanno contribuito anche le indicazioni fornite da figure professionali esperte
nell’analisi delle varie componenti ambientali interessate.
La progettazione di una condotta destinata al trasporto di gas comporta l’adozione di
alcune scelte di base che consentono di minimizzare le interferenze della stessa con
l’ambiente naturale circostante.
Nel caso in esame, tali scelte possono così schematizzarsi:
−
interramento totale della linea in progetto;
−
ubicazione del tracciato lontano da aree di pregio naturalistico;
−
accantonamento dello strato superficiale del terreno e sua ridistribuzione
lungo la fascia di lavoro;
−
utilizzazione di aree prive di vegetazione naturale e semi-naturale
semi naturale per lo
stoccaggio dei tubi;
−
utilizzazione della viabilità esistente per l’accesso alla fascia di lavoro;
−
adozione delle tecniche dell’ingegneria naturalistica nella realizzazione di
eventuali opere di ripristino;
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−
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programmazione dei lavori, per quanto reso possibile dalle esigenze di
cantiere, nei periodi più idonei dal punto di vista climatico.
Alcune delle sopra citate soluzioni vanno a ridurre effettivamente l’impatto dell’opera
su tutte le componenti ambientali, portando ad una minimizzazione del territorio
coinvolto, altre, invece,
invece, interagiscono più specificatamente sui singoli aspetti: ad
esempio, il completo interramento va a minimizzare sia l’impatto visivo che quello
paesaggistico, l’accantonamento dello strato superficiale del terreno, ricco di
sostanza organica, permette un completo
completo recupero dal punto di vista vegetazionale
delle stesse, in quanto, con il riporto dello stesso sullo scavo, si garantisce il
mantenimento dei livelli di fertilità.
Opere di mitigazione e ripristino
Le opere di mitigazione e di ripristino, che saranno
saranno realizzate successivamente al
posizionamento della condotta, hanno lo scopo di riportare, nel più breve tempo
possibile, l’area interessata dai lavori nel suo stato originario, ripristinando gli equilibri
naturali preesistenti, sia per quanto riguarda la
la morfologia e la difesa del suolo da
fenomeni di degradazione, sia per la ricostituzione della copertura vegetale presente.
E' importante precisare che l'intervento della variante verrà realizzato in un'area in
parte a destinazione agricola,
agricola e in parte antropizzata in attraversamento del canale
Camaggi e contestualmente di una strada vicinale sterrata e di una strada di servizio
in progetto.
Si adotteranno alcune modalità operative funzione dei risultati dei ripristini ambientali
previsti, come ad esempio:
−
in fase di apertura della pista di lavoro, tagliare la vegetazione ordinatamente
e in quantità strettamente indispensabile con l’accantonamento del terreno
fertile;
−
in fase di scavo della trincea, accantonare il materiale di risulta
separatamente dal terreno
terr
fertile di cui sopra;
−
in fase di ripristino della fascia di lavoro, riportare e riprofilare il terreno,
rispettandone l’originaria morfologia e la giusta sequenza stratigrafica: in
profondità il terreno arido ed in superficie la componente fertile.
Cosìì facendo gli effetti relativi alla fase realizzativa saranno limitati al solo periodo dei
lavori e tenderanno ad annullarsi nel tempo, grazie all'azione dei ripristini stessi.
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Questi ultimi verranno eseguiti dopo il rinterro della condotta allo scopo di ristabilire
r
nella zona d’intervento gli equilibri naturali preesistenti.
Le opere di ripristino previste possono essere raggruppate nelle seguenti tre
tipologie principali:
• ripristini morfologici ed idraulici:
interventi mirati alla sistemazione delle strade
strade e dei servizi interessati dal tracciato in
progetto, nonché dei canali di scolo eventualmente interferenti con la direttrice della
condotta in progetto.
• ripristini vegetazionali:
tendono alla ricostituzione, nel più breve tempo possibile, del manto vegetale
veget
anteoperam nelle zone con vegetazione naturale. Le aree agricole saranno
ripristinate al fine di restituirne l’originaria fertilità.
Ripristini morfologici ed idraulici
Si eseguiranno dopo il rinterro della condotta allo scopo di ristabilire nella zona
d’intervento gli equilibri ambientali ed ecosistemici preesistenti ed impedire, nel
contempo, l’instaurarsi di fenomeni erosivi, non compatibili con la sicurezza della
condotta stessa.
Nel caso in esame, tali azioni di ripristino prevedranno esclusivamente
esclusivament la riprofilatura
del terreno interessato dai lavori.
Ripristini vegetazionali
L’area di intervento interessa principalmente aree con vegetazione naturale, perciò il
ripristino di tali soprassuoli comprenderanno tutte le opere necessarie a ristabilire
l’originaria
riginaria destinazione d’uso.
Avranno, pertanto, la finalità di riportare i terreni alla medesima capacità d’uso
presenti prima dell’esecuzione dei lavori.
Al termine dei lavori, il metanodotto risulterà completamente interrato e la fascia di
lavoro sarà interamente
nteramente ripristinata.
Gli unici elementi fuori terra risulteranno essere i cartelli segnalatori
segnalatori del metanodotto.
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12.
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ANALISI AMBIENTALE
La definizione delle interferenze tra l’infrastruttura in progetto e l’ambiente
attraversato ha richiesto l’analisi delle componenti ambientali interessate dalla
realizzazione della stessa.
Nella realizzazione
ealizzazione di una
un variante l’ azione progettuale più rilevante per il suo effetto
sull’ambiente corrisponde allo scavo della trincea di posa della tubazione e degli
impianti.
Tale azione incide maggiormente sul suolo e sulla parte più superficiale del
sottosuolo, sulla copertura vegetale, sull’uso del suolo e sul paesaggio, per una
fascia di territorio di ampiezza corrispondente alla larghezza dell’area di lavoro per
tutto la variante.
Le altre componenti ambientali subiscono un impatto nullo o trascurabile, in
particolare, l’atmosfera viene interessata solamente in relazione ai gas di scarico dei
mezzi di lavoro e al sollevamento di polvere, in caso di lavori effettuati in periodo
siccitoso; tale disturbo è comunque limitato in fase di costruzione, mentre in fase di
esercizio, l’impatto è completamente nullo, la componente rumore e vibrazioni, ha un
impatto ridotto e limitato alle sole fasi di cantiere, in quanto il metanodotto
metan
in progetto
non comporta emissioni di rumore o vibrazioni indotte.
Per quanto riguarda gli impatti socio-economici
socio economici sulla collettività, l’intervento non
sembra restituire ripercussioni negative in quanto l’infrastruttura non sottrae, in
maniera permanente,
nente, beni produttivi, né comporta modificazioni sociali, al contrario si
può affermare che l’intervento ha impatti positivi in termini socio economici, perché
favorisce la crescita economica in termini occupazionali e di produzione di lavoro
nell’indotto.
Per quanto concerne gli aspetti relativi alla flora e fauna, gli impatti sono
estremamente limitati in quanto l’area oggetto di intervento ricade in parte lungo assi
stradali e all'interno del piazzale privato della stazione di servizio e dunque non
presenta peculiarità
liarità di tipo naturalistico (non
(non vi sono alberi, piante ad alto fusto o
piantagioni).
In considerazione di quanto suddetto, l'analisi si concentrerà sui seguenti aspetti:
- Inquadramento geologico, idrogeologico, morfologico;
- Inquadramento climatico;
- Inquadramento pedologico, uso del suolo;
- Paesaggio;
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di 93
Per ognuno dei suddetti ambiti, l’analisi viene indirizzata alla ricerca di una possibile
presenza di fattori di sensibilità e/o criticità: in particolare, in riferimento alle
caratteristiche
tiche climatiche si valuta la loro influenza sugli aspetti vegetazionali.
12.1 Inquadramento geologico – strutturale
La configurazione geologica odierna dell’Italia meridionale, contesto del sito di
interesse, è il risultato di imponenti deformazioni tettoniche che hanno determinato
accavallamenti e traslazioni di masse rocciose e terrigene, anche di notevolissime
proporzioni, da Ovest verso Est, con complessiva contrazione spaziale. A grande
scala la regione può essere inquadrata, dal punto di vista geografico e soprattutto
geologico-strutturale,
strutturale, nell’ambito del sistema orogenico che si estende dal margine
tirrenico a quello adriatico. I tre domini del sistema orogenico sono (Figura
(
19):
-
la Catena rappresentata dall’Appennino Campano-Lucano;
Campano Lucano;
-
l’Avanfossa rappresentata
rapprese
dall’Avanfossa Adriatica;
-
l’Avampaese rappresentata dalla regione Apulo-Garganica.
Apulo Garganica.
I modelli evolutivi proposti dai diversi autori, pur nella loro diversità, concordano nel
definire che il sistema orogenico appenninico si sia formato a partire dall’Oligocene
dall’O
Superiore-Miocene
Miocene inferiore, dal progressivo accavallamento da ovest verso est,
dovuto a compressione, di unità stratigrafico-strutturali
stratigrafico
mesozoico-paleogeniche e di
unità sinorogeniche di avanfossa.
Un ruolo fondamentale nella genesi appenninica viene riconosciuto alla placca Apula
che durante l’orogenesi ha svolto il ruolo di avampaese. L’Unità stratigraficostratigrafico
strutturale Apula di Avampaese, risulta ribassata a sud-ovest
sud ovest da sistemi di faglia
diretta e risulta deformata al di sotto della catena.
L’Avampaese
vampaese Apulo è caratterizzato in superficie da grandi aree carsiche costituite
da rocce calcaree mesozoiche spesse alcuni chilometri e, da un punto di vista
geografico, corrisponde attualmente a buona parte della regione pugliese, e si
distingue in: Gargano,
ano, Murge e Salento.
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Figura 19:: Schema geologico tridimensionale dell’Italia meridionale (Funicello et al.,
1991)
12.2 Inquadramento geologico dell'area di intervento
L’area dell’intervento ricade nel territorio comunale di Barletta,, esattamente nella
parte Sud.
Dal punto di vista geologico, in riferimento alla Carta Geologica d’Italia (scala
1:100.000), l’area di intervento ricade nel Foglio n°176
n°
“Barletta” (figura
igura 20).
Dal punto di vista geologico, il territorio è costituito prevalentemente
prevalentemente da una
successione di depositi
depo
marini riferibili al Pliopleistocene,
leistocene, ed alluvionali, riferibili
all’Olocene.
ne. I depositi marini del Pliopleistocene
Pliopleistocene si presentano con giacitura sub
orizzontale con lieve degrado verso la linea di costa posta a Nord.
Nor
Studi a carattere litostratigrafico e morfologico condotti sui depositi quaternari
affioranti nella tavola F.177 1^ N – O. Barletta, consentono di ritenere i terreni ivi
compresi come sedimenti marini di palio laguna o comunque di bacini chiusi in parte
part
sovrapposti, giustapposti o sottostanti a depositi di facies prevalentemente terrigene
eluviali ed alluvionali. Nella carta geologica ufficiale l’insieme di tali depositi di età
pleistocenica e olocenica vengono individuati con la simboleggiatura Qm – a1.
La morfologia del pacchetto pleistocenico è quella tipica dei terrazzi marini costieri
ossia bassi ripiani con andamento parallelo alla linea di costa che si raccordano alle
spiagge attuali a mezzo gradini o scarpate, di altezza non superiore ai 3 – 4 metri.
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I depositi alluvionali (Olocene) sono di costituzione recente e sono formati da detriti
sciolti di ciottolame calcareo inglobati in matrice sabbiosa e/o argillosa, derivanti dalle
sedimentazioni
fluvio
lacustri
e
dallo
smantellamento
del
“pacchetto”
Pliopleistocenico. In sintesi la carta litologica è caratterizzata dalla presenza sul
Territorio Comunale dei seguenti elementi:
− Terre argillose bruno rossastre a luoghi con pezzame e ciottoli calcari,
prevalentemente nei solchi erosivi (localmente detti Lame);
− Complesso sabbioso siltoso argilloso con presenza di calcare incrostante in
superficie (crosta pugliese);
−
Calcareniti organogene più o meno cementate massicce o in banchi
(localmente
ocalmente detti tufi calcarei);
− Calcari detritici a grana fine o micritrici
micritrici in strati e banchi a luoghi stratiformi
(localmente detti chiancarelle);
− Dolomie calcare grigie massicce o in banchi a luoghi associate a calcari
dolomitici vacuolari.
I vari elementi litologici sono disposti schematicamente secondo fasce parallele alla
costa. A cominciare dalla litoranea e proseguendo verso l’entroterra si susseguono la
crosta pugliese, i tufi calcarei, le chiancarelle.
Ai fini della permeabilità possono individuarsi fasce la cui circolazione idrica avviene
per fessurazione e carsismo (chiancarelle). Questo fenomeno è maggiore (alta
permeabilità) ai margini delle lame. E fasce la cui circolazione idrica avviene per
porosità continua (crosta pugliese).
Le zone dove la permeabilità è nulla sono le lame(estratto
lame
da “Piano
Piano Comunale di
Protezione
ezione Civile_Comune di Barletta_Provincia Barletta – Andria – Trani”).
Nel dettaglio (figura 21)
21) l’area di intervento è caratterizzata da depositi alluvionali
terrazzati incisi nei calcari cretacei essenzialmente ciottoloso-terrosi.
ciottoloso terrosi.
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PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
61
di 93
Figura 20: Carta Geologica d’Italia foglio n.176 "Baletta"
"Baletta" della Carta 1:100000 dell'I.G.M.
con individuazione dell'area di intervento
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PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
62
di 93
Figura 21:: Stralcio e legenda della Carta Geologica d’Italia foglio n.176 "Barletta" della
Carta 1:100000 dell'I.G.M. con individuazione dell'area di intervento
12.3 Inquadramento geomorfologico-idrogeologico
geomorfologico
Il territorio comunale di Barletta si presenta pianeggiante con un andamento a salire
rispetto all’asse ferroviario, in direzione Est – Sud Ovest. Sul territorio è rilevabile un
dislivello di circa 130 mt. tra la Contrada agricola “Quote” ed il Centro abitato.
L’aspetto topografico dominante è quello caratteristico dei terrazzi marini che si
affacciano lungo la linea di costa. Il territorio
territorio verso mare è caratterizzato da
numerose zone pianeggianti, di notevoli estensioni, che costituiscono gli ultimi residui
dell’azione marina in fase di colmamento (regressione). Tali pianori sono a volte
fittamente incisi da solchi erosivi non sempre perpendicolari
perpendicolari alla linea di costa. Verso
monte, l’agro del comune di Barletta è caratterizzato da rilievi collinari con altezza
media di 40 – 50 – 60 m.s.l.m. con morfologia mammellonata, solcati da incisioni
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Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
63
di 93
paleontorrentizie (lame) orientate verso nord Ovest
Ovest con tendenza verso il fiume
Ofanto o in direzione nord est, cioè verso la linea di costa. I rilievi degradano verso il
mare raccordandosi alle spiagge attuali a mezzo di piani dati da antichi terrazzi
marini che assumono un orientamento S.E. – N.W., ossia
sia paralleli alla linea di costa,
mentre il raccordo, tra le strutture morfologiche dei Pianori e delle spiagge attuali,
avviene attraverso un cambio repentino di pendenze con un salto di pochi metri.
metri
Il territorio è caratterizzato dai seguenti elementi morfo
morfo idrogeologici:
− Fiume Ofanto – Corso di acqua perenne che sfocia nel mar Adriatico
Adr
– riviera
di ponente – a circa 5 km dal centro abitato con direzione del flusso idrico da
Ovest ad Est;
− Canale Ciappetta – Camaggio – tipica Lama murgiana, cioè un corso d’acqua
con deflussi concentrati in concomitanza di eventi metereologici intensi e di
lunga durata;
− Canale Tittadegna – opera idraulica situata in Agro di Barletta
Barl
(Contrada
Tittadegna), che intercetta i deflussi non regimati provenienti da un esteso
bacino
no imbrifero che ha origine in zona Montegrosso (Andria) e si estende nel
territorio barlettano interessando diverse contrade agricole.
Il Territorio comunale di Barletta è interessato da due corsi d’acqua, Il fiume Ofanto e
il bacino del canale Ciappetta – Camaggio, tipica lama murgiana, ossia corso
d'acqua
qua con deflussi concentrati in concomitanza di eventi metereologici intensi e di
lunga durata.
L’opera in progetto prevede l’attraversamento in subalveo del canale Ciappetta –
Camaggio.
Il bacino idrografico
co e la relativa rete di drenaggio delle acque
acque meteoriche che
alimenta il canale Ciappetta-Camaggi,
Ciappetta Camaggi, si estende in direzione sud-nord
sud
nei territori
dei comuni di Andria e Barletta per poi sfociare in località Falce del Viaggio
Viaggi ad est di
Barletta. Il canale propriamente detto “Ciappetta-Camaggi”,
“Ciappetta Camaggi”, come già accennato,
a
ne
costituisce l’asta principale. Il Ciappetta-Camaggi
Ciappetta Camaggi e tutte le aste fluviali ad esso
es
afferenti sono individuabili sulla Carta IGM in scala 1:25.000, che costituisce il
riferimento cartografico ufficiale del PAI.
Il tracciato del Canale è confermato nell’ambito della nuova Carta Idrogeomorfologica
Idrogeo
del territorio pugliese (Autorità di Bacino Puglia), e contrassegnato quale “corso
d’acqua episodico”, pertanto potenzialmente in grado di convogliare
convogliare elevati volumi in
caso di precipitazioni
cipitazioni meteoriche intense.
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Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
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attraversamento canale Camaggi – Comune di
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Foglio
64
di 93
Il canale in questione interferisce lungo il suo percorso con una serie di infrastrutture
a rete.
Tra tutte, l’attraversamento del metanodotto la cui modifica
modifica di tracciato è oggetto di
valutazione,
e, risulta essere l’unico a non determinare alterazioni
alterazioni e modificazioni
dell’assetto morfologico ed idraulico e quindi riduzione della capacità di trasporto.
Figura 22:: Stralcio Cartografia del PPTR: Elaborato 3.2.1. Idrogeomorfologia
Idrogeo
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attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
65
di 93
Figura 23:: Stralcio Cartografia di dettaglio del PPTR: Elaborato 3.2.1. Idrogeomorfologia
con individuazione dell’area di intervento
12.4 Inquadramento pedologico - Uso del suolo
Il Comune di Barletta
letta rientra nell’Ambito 5 - Puglia Centrale del Piano Paesaggistico
Territoriale Regionale della Puglia (figura 24).
Figura 24: Ambito 5 del PPTR: Puglia Centrale
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Foglio
66
di 93
L’ambito della Puglia Centrale è contraddistinto da due differenti sistemi insediativi di
lunga durata: il primo, a Nord, fortemente polarizzato e attestato su un pianoro
inclinato che collega l’alta Murgia alla linea di costa; il secondo, a Sud, caratterizzato
da una struttura radiale che vede al suo centro la città di Bari. Da Nord verso Sud, le
lame tagliano trasversalmente il pianoro, articolandolo altimetricamente e definendo
un ritmo riconoscibile sia sulla costa che nell’entroterra tra centri urbani e solchi
carsici dai quali l’insediamento storico prende le distanze. Nella conca barese ili
sistema delle lame diventa radiale e assume il ruolo di limite e di vuoto rispetto al
sistema insediativo dei centri di prima e seconda corona, disposti ad anfiteatro
intorno alla città di Bari.
La dominante agricola della maglia olivetata risulta ancor oggi strutturante e
caratterizzante l’intero ambito. Interruzioni e cesure alla matrice olivetata si
riconoscono in prossimità delle grandi infrastrutture ed intorno ai centri urbani, dove
le tensioni e le attese sui suoli in prossimità del margine urbano creano condizioni di
promiscuità tra costruito e spazio agricolo alterando il rapporto storico tra città e
campagna. I principali agenti di trasformazione sono: le grandi aree industriali e
commerciali che si dispongono lungo la SS16 (Barletta, Trani, Bisceglie) e SS98
(Andria, Corato, Bitonto); i bacini estrattivi localizzati tra Barletta, Andria, Trani; la
dispersione insediativa che si addensa lungo la costa, lungo alcuni assi viari
(Molfetta-Terlizzi,
Terlizzi, Ruvo_Terlizzi, Trani-Corato)
Trani
ed in aree paesisticamente
paesisticame
rilevanti
(tra Corato e il parco dell’Alta Murgia, tra Andria ed il Castel del Monte).
Questi fenomeni di dispersione insediativa si contrappongono ad un rilevante
incremento dell’estensione urbana prodotta dalle grandi periferie che hanno costruito
nuove
ove parti di città, rafforzando il ruolo policentrico di questo territorio.
La lettura di tali processi intorno a Bari ed al suo hinterland mostra alti livelli di
criticità dati dall’estensione dei fenomeni e dai bassi livelli prestazionali di queste
nuove parti di città.
In tale sistema il territorio agricolo ha perso il carattere di matrice frammentandosi e
divenendo relittuale; le lame sono state riassorbite da nuove dinamiche insediative,
quando non presentavano rilevanti salti altimetrici.
La capacità d’uso dei suoli si esprime mediante una classificazione (Land Capability
Classifi cation, abbreviata in “LCC”) finalizzata a valutare le potenzialità produttive
dei suoli per utilizzazioni di tipo agro-silvopastorale
agro silvopastorale sulla base di una gestione
sostenibile, cioè conservativa della stessa risorsa suolo. Tale interpretazione viene
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effettuata in base sia alla caratteristiche intrinseche del suolo (profondità, pietrosità,
fertilità), che a quelle dell’ambiente (pendenza, rischio di erosione, inondabilità,
limitazioni
zioni
climatiche),
ed
ha
come
obiettivo
l’individuazione
dei
suoli
agronomicamente più pregiati, e quindi più adatti all’attività agricola, consentendo in
sede di pianificazione territoriale, se possibile e conveniente, di preservarli da altri
usi.
tema prevede la ripartizione dei suoli in 8 classi di capacità designate con
Il sistema
numeri romani dall’I all’VIII in base al numero ed alla severità delle limitazioni. Le
prime 4 classi sono compatibili con l’uso sia agricolo che forestale e zootecnico; le
classi dalla quinta alla settima escludono l’uso agricolo intensivo, mentre nelle aree
appartenenti all’ultima classe, l’ottava, non è possibile alcuna forma di utilizzazione
produttiva.
L’ambito è caratterizzato da una piattaforma di abrasione marina a morfologia
morfolo
pianeggiante con copertura prevalente ad uliveto a nord e vigneto (per uva da tavola)
a sud. I suoli sotto tali colture sono classificati di quarta classe di capacità d’uso per
le forti limitazioni intrinseche (in particolare la scarsa ritenzione idrica),
idric tali da limitare
la scelta delle colture (IVs). Le aree a morfologia pianeggiante o debolmente inclinate
alla base delle scarpate murgiane e del sud-est
sud est barese fra i comuni di Bari,
Noicattaro
e
Rutigliano
presentano
suoli
senza
o
con
poche
limitazioni
all’utilizzazione agricola, tali da rientrare nella prima e seconda classe di capacità
d’uso (I e IIs). Non richiedono particolari pratiche di conservazione e consentono
un’ampia scelta colturale (Regione Puglia-INTERREG
Puglia
II).
Nel dettaglio, l’area
’area di intervento,
intervento, come si evince dalla lettura della Corine Land
Cover, ricede in “seminativi
seminativi semplici in aree non irrigue”, in “vigneti
vigneti” e in “fiumi,
torrenti e fossi” (vedi elaborato n° PL-D-99656_2 ).
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Foglio
68
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12.5 Paesaggio
L’area del progetto in oggetto ricade nella figura
figura territoriale denominata “Piana olivata
del nord barese” del P.P.T.R..Il
P.P.T.R..Il sistema insediativo di tale area si presenta
fortemente polarizzato attorno ai nuclei urbani collegati da una fitta rete viaria,
attestati generalmente su promontori e in aderenza a insenature naturali usate come
approdi, con la lunga sequenza di torri costiere che cadenza ritmicamente il litorale.
L’ubicazione degli insediamenti risponde ad una specifica logica insediativa da
monte a valle: quelli pre-murgiani
pre
rappresentano dei nodi
di territoriali fondamentali tra
il fondovalle costiero e l’Alta Murgia: a questi corrispondono sulla costa i centri di
Barletta, Trani, Bisceglie e Molfetta, poli territoriali costieri del sistema
siste
insediativo
dell’entroterra.
Un sistema secondario di percorsi
percorsi locali interseca trasversalmente quello principale,
rapportando gli insediamenti costieri con quelli pre-murgiani.
pre murgiani. In particolare è possibile
individuare una prima maglia di percorsi paralleli fra loro e ortogonali alla linea di
costa che, coerentemente
coerentemente con la struttura fisica del territorio, seguono la linea di
massima pendenza da monte a valle; una seconda maglia di percorsi unisce in
diagonale i centri più interni con le città costiere più distanti (Figura 25).
25
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Foglio
69
di 93
Figura 25: Cartografia del PPTR: Elaborato 3.2.8. Le morfotipologie urbane inquadramento generale
Si tratta dunque di un paesaggio costiero storicamente profondo, in cui il carattere
della costa si trasmette fortemente all’interno attraverso un sistema radiale di strade
vicinali ben organizzato che dalle campagne intensamente coltivate e abitate (dense
di costruzioni rurali di vario tipo, che spesso svettano sul mare di olivi) e dai centri
sub costieri si dirigono ordinatamente verso il mare.
All’interno di questa
sta sequenza grande valore possiedono tutti i lembi di campagna
olivata che dall’entroterra giunge fino alla costa.
L’organizzazione agricola storica di questa figura territoriale è articolata in rapporto
al sistema di porti mercantili che cadenzano la costa,
costa, intervallati da ampi
amp spazi
intensamente coltivati.
La maglia olivata risulta ancor oggi strutturante e caratterizzante la figura (e l’intero
abitato). Interruzioni e cesure alla matrice olivata si riconoscono in prossimità delle
grandi infrastrutture e attorno ai centri urbani, dove si rilevano condizioni di
promiscuità tra costruito e spazio agricolo che alternano il rapporto storico tra città e
campagna. Questa dominante si modula in tre paesaggi rurali, disposti secondo
fasce che in direzione parallela
parallela alla linea di costa vanno dal mare verso l’altopiano
murgiano. Il primo è il sistema degli orti costieri e pericostieri che rappresentano dei
varchi a mare di grande valore, che oggi sopravvivono spesso inglobati nelle
propaggini costiere della città contemporanea.
contemporanea. Nell’entroterra si dispone la grande
fascia della campagna olivata scandita trasversalmente dalle lame. La terza fascia è
quella pedemurgiana che gradualmente assume i caratteri silvo-pastorali
pastorali (figura 26).
La matrice agroambientale si presenta
presenta ricca di muretti a secco, siepi, alberi e filari. Il
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70
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mosaico agricolo è rilevante, non intaccato dalla dispersione insediativa; in
particolare intorno ai centri urbani di Ruvo e a Corato.
Figura 26: Cartografia del PPTR: Elaborato
Elaborato 3.2.7. Le morfotipologie rurali inquadramento generale
12.6 Inquadramento climatico
Ubicato sul mare Adriatico,
Adriatico, il comune di Barletta è soggetto al regime di brezza
marina nella stagione estiva. I venti, nel citato periodo, sono prevalentemente deboli
debo
e spirano
irano nelle ore diurne dal mare verso la terra e nelle ore serali e notturne,
nottur
dalla
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terra verso il mare. La stagione estiva, comunque, è caratterizzata ogni anno e per
la durata
urata di circa 10 giorni, da un vento che spira da Sud ad Est denominato
“Favonio”,
vonio”, molto caldo che spesso innesca principi di incendio. Nel periodo invernale,
invece, il vento dominante è la “Tramontana”, di origine Balcanica, vento molto forte
e freddo che spira da nord – nord est. In particolari condizioni
ioni atmosferiche si
verificano nevicate. Nella stagione primaverile e autunnale il clima è frequentemente
instabile
nstabile accompagnato spesso da piogge
e abbondanti e forti nubifragi. Nel periodo
2006 – 2011, senza significative differenze rispetto alle medie degli ultimi decenni,
sul territorio
ritorio comunale le temperature medie, delle massime e delle minime,
min
sono
state rispettivamente pari a 20,50 e 11,68 gradi centigradi, mentre le temperature
estreme
me sono state pari a 45,6 gradi (anno 2007) e - 4 gradi (anno 2009). Nello
stesso periodo la media
edia annuale delle precipitazioni è stata di circa
circa 563,21 millimetri
per anno, con una frequenza di circa 100 giorni di pioggia. (dati ricavati dal data
da base
della Stazione meteo di Bari Palese).
Figura 27: Aree climatiche d’Italia
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13.
Foglio
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di 93
POTENZIALI FATTORI DI IMPATTO
La realizzazione dell'intervento, considerando sia la fase di costruzione che quella di
esercizio, è scomponibile in una serie di azioni progettuali di potenziale impatto nei
confronti dell'ambiente circostante, sia positivamente
positivamente che negativamente.
In generale, si può affermare che nell’intervento i disturbi all'ambiente sono quasi
esclusivamente concentrati nel periodo di costruzione delle opere e sono legati
soprattutto alle attività di cantiere.
Si tratta di disturbi in
in gran parte temporanei e mitigabili, sia con opportuni
accorgimenti costruttivi, sia con le mirate operazioni di ripristino morfologico. In fase
di esercizio, invece le uniche interferenze sono quelle relative alle attività di
manutenzione da parte del personale
p
Snam Rete Gas preposto.
Con la realizzazione delle opere di mitigazione e ripristino, gli impatti residui saranno
notevolmente ridotti fino a diventare trascurabili per gran parte delle componenti
ambientali coinvolte.
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di 93
Azioni progettuali
Apertura fascia di lavoro
Taglio vegetazione--realizzazione opere
provvisorie – area per accatastamento
delle tubazioni
Scavo trincea
Accantonamento del terreno vegetale scavo della trincea - deposito del
materiale
Posa e rinterro
della condotta
Sfilamento dei tubi - saldatura linea controlli non distruttivi - posa delle
condotte - rivestimento giunti sottofondo e ricoprimento attraversamento infrastrutture
Pulitura condotta - riempimento e
pressurizzazione – svuotamento (*)
Collaudo idraulico
(*): l’acqua di collaudo verrà raccolta in
apposite cisterne e trasportata a
discarica autorizzata.
Ripristini
Ripristini morfologici/ripristini
morfo
vegetazionali
Interventi di manutenzione
Verifica dell'opera
dell
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Fattori di impatto e azioni progettuali
Effluenti liquidi
Collaudo idraulico della condotta: la condotta
posata verrà sottoposta a semplice collaudo
idraulico, con acqua portata in cantiere da
apposite autobotti e a fine collaudo raccolta e
trasportata a discarica mediante le stesse.
Emissioni solide
in sospensione
Apertura della fascia di lavoro:
lavoro in presenza
di acqua, si produrranno limitate quantità di
particelle in sospensione, che comunque
rimarranno confinate nella trincea stessa.
Presenza fisica
È dovuta alla
lla presenza di mezzi di lavoro
lungo la linea e relative maestranze.
Modificazione del
soprassuolo
Le interferenze sono generate in via
temporanea dalla presenza dei mezzi di
cantiere e dalle attrezzature utilizzate.
Modificazioni del suolo
e del sottosuolo
Nelle aree a maggiore naturalità si effettuerà
la separazione dello strato superficiale ricco
di humus da quello sottostante. Questo
facilita il recupero dello strato superficiale di
maggiore interesse per lo sviluppo delle
specie vegetali.
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Per una maggiore completezza di informazione nella presente relazione si
considerano nel dettaglio tutti gli aspetti ambientali sui quali
qual si potrebbero
potenzialmente produrre impatti (in fase di cantiere e di esercizio).
UOMO
Sull'ambiente socio-economico
economico non si registrano impatti negativi, infatti le opere non
determinano significativi mutamenti e cambiamenti di destinazione d'uso del suolo
su
né
fenomeni di sottrazione di suolo naturale, trattandosi di opere interrate.
interrate Si può invece
affermare che vi saranno impatti positivi in termini socio economici, perché tale
intervento favorisce la crescita economica in termini occupazionali e di produzione
produ
di
lavoro nell’indotto, oltre a favorire la riduzione dell’inquinamento causato dall’uso dei
combustibili tradizionali (gasolio e benzine), in linea con quanto previsto nel Piano
Energetico Nazionale, che tra le strategie per raggiungere lo sviluppo sostenibile,
annovera anche la sostituzione dei combustibili molto inquinanti con altri a basso
contenuto di carbonio e privi di zolfo (come il metano).
L'opera inoltre è coerente con gli strumenti di pianificazione vigenti nell'area di
intervento.
La fase di esercizio non provocherà alcun tipo di disturbo sulla fauna, poiché la
tipologia di opere non comporta alcuna interruzione fisica del territorio tale da poter
limitare gli spostamenti degli animali . Sulla componente vegetazionale si registra, un
impatto
to a breve termine quasi totalmente reversibile, analogamente, l’impatto a lungo
termine è di ridotte dimensioni, perché l’intervento è completamente.
completamente Nei tratti di
metanodotto che attraversano aree a maggiore naturalità e in fase di cantiere, i danni
e i disturbi maggiori alla flora e alla fauna sono ricollegabili principalmente a sviluppo
di polveri e di emissioni di inquinanti durante le attività di costruzione del
metanodotto.
In particolar modo il transito degli automezzi in entrata e in uscita dal cantiere,
can
avranno un'incidenza sulla vegetazione solo durante la fase di realizzazione
dell'opera, e pertanto si cercherà di evitare il sollevamento di polvere mediante
accorgimenti di tipo organizzativo-gestionale
organizzativo gestionale e idonee misure di mitigazione, quali:
•
bagnature
ture delle gomme degli automezzi;
•
umidificazioni del terreno delle aree di cantiere e dei cumuli di inerti per
impedire l'emissione di polvere;
•
utilizzo di scivoli per lo scarico dei materiali;
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attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
•
controllo e limitazione della velocità di transito dei mezzi;
•
evitare di tenere i mezzi inutilmente accesi;
•
tenere i mezzi in buone condizioni di manutenzione.
Foglio
76
di 93
In riferimento alla fauna, in fase di cantiere i danni e i disturbi maggiori sono
ricollegabili
principalmente
alle
emissioni
sonore
connesse
essenzialmente
all'impiego
ll'impiego delle macchine e dei mezzi quali autocarri per il trasporto dei materiali,
escavatori ed in misura molto minore alla presenza degli operai di cantiere.
Qui di seguito vengono riportate le relative misure di mitigazione (idonee misure a
carattere operativo e gestionale):
•
adeguata programmazione del periodo di esecuzione delle attività;
•
mantenimento in buono stato dei macchinari e dei mezzi potenzialmente
rumorosi;
•
opportuna localizzazione degli impianti fissi di cantiere.
IL SUOLO E SOTTOSUOLO
Contaminazione
taminazione del suolo connessa alla produzione di rifiuti (Fase di cantiere e
Collaudo)
Sulla componente suolo anche in riferimento alla più diretta relazione tra natura della
componente e modalità tecnico-realizzative,
tecnico realizzative, risulta reversibile a breve termine.
L'interazione con il suolo ed il sottosuolo è una prerogativa imprescindibile per
l'attività in progetto in quanto l'intervento è finalizzato alla realizzazione di una
condotta da posizionare interamente al di sotto del piano di campagna.
Per quanto riguarda
arda la posa del metanodotto, la produzione di rifiuti è ricollegabile
alle attività preliminari di pulizia delle aree di lavoro, alla preparazione della pista da
lavoro per la messa in opera della tubazione (resti di vegetazione, ecc) e ai rifiuti
tipici di cantiere (scarti di materiale, inerti, ecc).
In fase di collaudo la produzione di rifiuti è riconducibile all’utilizzo di acqua
pressurizzata che verrà iniettata nella condotta e verrà lasciata per almeno 24 h
all’interno della stessa al fine di verificare
verificare la perfetta tenuta delle saldature. A fine
collaudo, l’acqua verrà smaltita come rifiuto speciale e pertanto è prevista la raccolta
in apposite botti autocarrate che trasporteranno tale rifiuto presso appositi siti di
discarica autorizzati.
In considerazione
razione della tipologia e della quantità dei rifiuti che si verranno a produrre,
delle
modalità
controllate
di
gestione
dei
rifiuti
e
delle
misure
di
CLIENTE
PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
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77
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mitigazione/contenimento messe in opera e nel seguito identificate non si prevedono
effetti negativi, sul suolo e sul sottosuolo.
La gestione dei rifiuti sarà regolata in tutte le fasi del processo di produzione,
stoccaggio, trasporto e smaltimento in conformità alla norme vigenti e secondo
apposite procedure operative.
Si prevede in ogni caso che per i rifiuti
rifiuti generati, ove possibile, si procederà alla
raccolta differenziata volta al recupero delle frazioni riutilizzabili.
Qui di seguito sono riportate le misure di mitigazione previste:
• il trasporto e smaltimento di tutti i rifiuti sarà effettuato tramite società
soci
iscritte
all'albo trasportatori e smaltitori;
• ove possibile sarà preferito il recupero e trattamento piuttosto che lo smaltimento
in discarica;
• si prevede di provvedere alla compattazione dei suoli dell'area di lavoro prima
dello scavo per limitare fenomeni
fen
di filtrazione;
• si prevede di adottare debite precauzioni affinché i mezzi di lavoro non transitino
sui suoli rimossi o da rimuovere;
• di utilizzare quanto più possibile aree vicine a piste già esistenti.
Fenomeni di contaminazione del suolo per effetto
effetto di spillamenti e/o spandimenti che
in fase di cantiere potrebbero verificarsi sono in conseguenza di eventi accidentali
(sversamenti di prodotti inquinanti), da macchinari e mezzi usati per la costruzione.
Le imprese esecutrici dei lavori sono comunque obbligate ad adottare tutte le
precauzioni idonee ad evitare tali situazioni e, a lavoro finito, a riconsegnare l'area
nelle originarie condizioni di pulizia e sicurezza ambientale.
L'impatto non è quindi ritenuto significativo. Non sarà consentito bruciare
bruciar sterpaglia,
residui di legna o di tavolame.
ACQUA
Ambiente idrico - Consumo di risorse per prelievi idrici connessi alle attività di
cantiere
Non vi saranno prelievi idrici in fase di cantiere per scopi ed usi civili.
Per quanto riguarda il collaudo idraulico,
idraulico, fermo restando il fatto che le sue modalità di
realizzazione saranno definite in fase esecutiva, non è prevedibilmente necessario
alcun prelievo da fonti d’acqua naturali nell'area prossima al cantiere.
Le valutazioni effettuate in merito alle misure
misure di mitigazione sono le seguenti:
CLIENTE
PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
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Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
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attraversamento canale Camaggi – Comune di
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• evitare i prelievi di acqua da falda;
• principio di minimo spreco e ottimizzazione della risorsa;
• adeguata
programmazione
delle
attività
(evitare,
per
quanto
possibile,
interferenze con le attività agricole e produttive del
de sito).
Alterazione delle caratteristiche di qualità delle acque superficiali dovute agli scarichi
idrici (Fase di cantiere e collaudo)
In merito alle attività di scarico idrico che possono provocare alterazione delle
caratteristiche di qualità delle acque
acque superficiali, le attività da prendere in
considerazione sono il collaudo idraulico della condotta e gli scarichi idrici nei cantieri
ricollegabili essenzialmente ai soli usi civili e alle acque meteoriche.
Le valutazioni effettuate in merito alle misure di mitigazione sono le seguenti:
• utilizzo di bagni chimici per scopi igienico-sanitari
igienico
del cantiere;
• predisposizione di scoline di drenaggio per l'allontanamento delle acque
meteoriche delle aree di lavoro del cantiere;
• evitare di utilizzare additivi chimici
chimici nell'acqua utilizzata per il test idraulico della
condotta;
• controllo sulle acque utilizzate per il test idraulico della condotta. Nel caso di
apparente contaminazione saranno svolte opportune analisi e in base ai risultati
saranno scelte le modalità di trattamento e smaltimento più adeguate, in accordo
alla normativa vigente;
• principio di minimo spreco e ottimizzazione della risorsa.
Contaminazione delle acque per effetto di spillamenti e spandimenti accidentali
In merito a fenomeni di contaminazione delle
delle acque superficiali per effetto di
spillamenti e/o spandimenti in fase di cantiere potrebbero verificarsi solo in
conseguenza di eventi accidentali (sversamenti al suolo di prodotti inquinanti e
conseguente migrazione in falda) da macchinari e mezzi usati
usati per la costruzione e
per tali motivi risultano poco probabili.
Le imprese esecutrici dei lavori oltre ad essere obbligate ad adottare tutte le
precauzioni idonee ad evitare tali situazioni, a lavoro finito, saranno, inoltre, obbligate
a riconsegnare l'area
rea nelle originarie condizioni di pulizia e sicurezza ambientale.
CLIENTE
PROGETTISTA
COMMESSA
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Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
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L'impatto sulla qualità delle acque superficiali per quanto riguarda tale aspetto risulta
quindi trascurabile in quanto legato al verificarsi di soli eventi accidentali.
Qui di seguito sono sintetizzate le misure di mitigazione previste per prevenire
fenomeni di contaminazione in casi di sversamenti accidentali:
• eseguire il rifornimento dei veicoli o dei macchinari di cantiere e localizzare i
dispositivi per lo stoccaggio delle eventuali sostanze
sostanze chimiche pericolose ad
almeno 50 m dai corpi idrici;
• dove non fosse possibile occorre adottare speciali misure di sicurezza quali, per
esempio, la predisposizione di superfici e pareti assorbenti nell'area destinata ad
ospitare il rifornimento;
• predisporre
isporre per lo stoccaggio di carburanti, lubrificanti e sostanze chimiche
pericolose, apposite aree di contenimento opportunamente protette e delimitate;
• predisporre un piano di emergenza atto a fronteggiare l'eventualità di sversamenti
accidentali di carburanti,
carb
lubrificanti e sostanze chimiche.
• predisporre apposite vasche di raccolta di fanghi bentonitici;
Alterazione dei flussi sotterranei per scavo della trincea e messa in opera della
condotta
Le interazioni del metanodotto con i flussi idrici sotterranei
sotterranei sono ricollegabili nel caso
specifico alle potenziali interazioni con la falda, nel caso in cui questa raggiunga
livelli prossimi al piano campagna.
La condotta, nel caso specifico, avrà profondità di interramento più o meno costante
di circa 5.00 m .
Non si prevede l’intercettazione della falda, per tale esigua profondità.
Qui di seguito sono indicate le misure di mitigazione previste in caso di
intercettazione di falda superficiale:
• rinterro della trincea di scavo con materiale granulare, al fine di preservare la
continuità della falda in senso orizzontale;
• preservare la successione originaria dei terreni (qualora si alternino litotipi a
diversa permeabilità), al fine di ricostruire l'assetto idrogeologico originario.
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ARIA
L'atmosfera viene interessata
interessata unicamente in relazione ai gas di scarico dei mezzi di
lavoro e al sollevamento polvere, in caso di lavori effettuati in periodo siccitoso; tale
disturbo è comunque limitato in fase di costruzione, mentre in fase di esercizio,
l'impatto è completamente nullo in quanto il metanodotto non comporterà emissione
di gas in atmosfera.
In fase di cantiere i danni ed i disturbi maggiori che si possono arrecare alla flora,
fauna ed ecosistemi sono ricollegabili principalmente allo sviluppo di polveri e di
emissionii di inquinanti in atmosfera durante le attività di costruzione della variante.
Le emissioni di polvere potranno essere prodotte da tutte le attività di cantiere nelle
quali è previsto il funzionamento di mezzi e macchinari e la movimentazione di terre.
La polvere sollevata durante la movimentazione e la compattazione del materiale
inerte così come quella prodotta dal traffico degli automezzi in entrata/uscita dal
cantiere sarà contenuta e limitata adottando tutti gli accorgimenti per limitare tale
emissione.
Qualora l'intervento venga realizzato in periodi (autunno/inverno) in cui si ha una
maggiore probabilità di eventi piovosi, l'elevata umidità e le basse temperature
limitano la formazione di polveri.
Essendo lo sviluppo
iluppo del tracciato in aree prossime a reti stradali,, vi sarà l'andirivieni
di camion per il trasporto di materiale di scavo e quello di rinterro. Le emissioni di gas
di scarico proverranno da automezzi in entrata ed in uscita dal cantiere e da mezzi
operativi in movimento. Mentre il quantitativo
quantitativo di gas prodotto giornalmente dai mezzi
operativi sarà pressoché costante, il quantitativo proveniente dagli automezzi sarà
rapportato al traffico giornaliero.
Tutti i mezzi rispetteranno le normative vigenti per quel che riguarda le emissioni di
gas di scarico.
CLIMA
Considerata la modesta criticità degli impatti, l'estensione limitata e la durata
temporanea degli stessi, sono da escludere variazioni delle caratteristiche climatiche
della zona.
PAESAGGIO
Dal punto di vista generale, il sito oggetto di intervento
in
è caratterizzato da un
contesto pressoché seminaturalecon
seminaturalecon presenza di infrastrutture stradali.
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In particolare, all'interno del sito oggetto di intervento non vi sono aspetti di
particolare pregio naturalistico (uliveti, frutteti, opere e manufatti rurali), ma solo
vegetazione spontanea,
spontanea, pertanto, si può affermare che l’impatto paesaggistico
dell’intervento non inficia la qualità estetico-percettiva.
estetico
INTERAZIONI TRA I FATTORI AMBIENTALI
Rifiuti
Le tipologie ed i quantitativi dei rifiuti prodotti (classificabili
(classificabili come non pericolosi)
riguardano esclusivamente la fase di cantiere.
Oltre agli automezzi per il trasporto del personale e dei materiali impiegati, durante la
fase di realizzazione, si prevederà prevalentemente l'utilizzo di mezzi cingolati o
gommati adibiti al movimento terra.
I rifiuti prodotti riguardano principalmente quelli relativi ad eventuali rifiuti di
imballaggio, agli indumenti protettivi, ai rifiuti prodotti dalla riparazione dei mezzi
rimasti in panne, al materiale erbaceo estirpato,
estirpato, ai rifiuti delle operazioni di
posizionamento durante la fase di realizzazione.
Il materiale di scavo, prodotto per il posizionamento della condotta, verrà
completamente riutilizzato durante la successiva fase di ripristino dell'area
interessata dai lavori
ori dopo apposita caratterizzazione.
In particolare lo stesso verrà depositato lateralmente allo scavo per essere
successivamente riutilizzato ridistribuendolo opportunamente allo scopo di riportare
l'area di intervento nelle stesse condizioni morfologiche antecedenti l'inserimento
della condotta.
Mentre direttamente dall'attività di cantiere potranno derivare oli esausti e batterie dei
mezzi operativi rimasti in panne.
Gli imballaggi, il ferro ed i residui vegetali verranno raccolti separatamente e
depositati
ati in cassoni opportunamente predisposti in sito.
Una volta riempiti, i cassoni verranno portati in appositi centri di stoccaggio più vicini
all'area di intervento.
Gli oli esausti e le batterie dei mezzi operativi verranno ritirati dalle ditte che
effettueranno
ueranno le riparazioni dei mezzi operativi stessi e smaltiti presso siti autorizzati.
Rumore e vibrazioni
Le principali fonti di rumore e vibrazioni identificabili in sito saranno riconducibili a:
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•
scavo e posizionamento delle tubazioni;
•
compattazione dei materiali
materiali conferiti, livellamento e stesura del terreno;
•
movimentazione degli automezzi in entrata ed in uscita dal sito;
L’impatto acustico nel tratto di cantiere risulta essere costituito, oltre che dai mezzi di
cantiere, anche dai veicoli circolanti sulla
sulla strada, e pertanto il clima acustico generale
potrà essere contenuto solo per la parte relativa ai mezzi di cantiere, attraverso
misure tecnico-organizzative
organizzative che riducano i tempi e i livelli di emissione.
La durata delle emissioni si protrarrà dal lunedì
lunedì al venerdì per 8 ore giornaliere e
saltuariamente il sabato mattina ma avrà un'intensità variabile.
Odori
L'odore prodotto dall'attività è del tutto trascurabile.
Campi elettromagnetici
Il cantiere non è interessato da fonti magnetiche.
La stima effettuata
uata dagli impatti lungo il tracciato in progetto, può portare
ragionevolmente ad affermare che gli impatti stessi durante la fase di costruzione
dell'opera saranno modesti e di carattere transitorio, legati, nella ristretta fascia dei
lavori, sia alla presenza
senza fisica ed ai disturbi dovuti alle operazioni di cantiere.
CLIENTE
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ARIA
CLIMA
PAESAGGIO
INTERAZIONI AMBIENATLI
ACQUA
provvisorie
--
x
x
--
--
--
x
--
x
Taglio della vegetazione
--
x
x
--
--
--
x
--
x
Accantonamento del terreno
--
--
x
--
x
--
x
--
x
Apertura della fascia di lavoro
--
--
x
--
x
--
x
--
x
Scavo trincea e deposito del
--
--
x
--
x
--
x
--
x
x
--
x
--
x
--
x
--
--
Collaudo idraulico
--
--
x
x
x
--
--
--
x
Rinterro ed esecuzione di ripristini
--
--
x
--
x
--
--
--
x
--
x
--
--
--
--
--
--
--
CULTURALE
FAUNA E FLORA
PATRIMONIO STORICO
UOMO
FASE COSTRUZIONE
SUOLO E SOTTOSUOLO
COMPONENTI AMBIENTALI INTERFERENTI
Realizzazione
zzazione infrastrutture
vegetale
materiale
teriale di risulta
Sfilamento delle tubazioni,
saldature, controllo delle saldature
e recupero della condotta
morfologici
Esecuzione di ripristini
vegetazionali
Tabella 13.1 – Interferenza con le componenti ambientali in fase di costruzione
Nelle tabelle 13.1 e 13.2
13.2 si evidenzia, per il caso in oggetto, l’interazione con le
componenti
nenti ambientali al fine di poter successivamente stimare l’impatto effettivo
della realizzazione dell’opera.
Vengono indicati anche gli impatti potenzialmente presenti in fase di costruzione
(fase di cantiere) e gli impatti potenzialmente presenti in fase di esercizio.
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INTERAZIONI AMBIENATLI
PAESAGGIO
x
--
--
--
--
--
--
--
--
Presenza cartelli di segnalazione
--
--
--
--
--
--
x
--
--
Presenza servitù non aedificandi
x
--
x
--
--
--
--
--
--
Presenza opera fuori terra
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
--
CULTURALE
CLIMA
PATRIMONIO STORICO
ARIA
Messa in esercizio
UOMO
ACQUA
SUOLO E SOTTOSUOLO
FASE ESERCIZIO
FAUNA E FLORA
COMPONENTI AMBIENTALI INTERFERENTI
Esecuzione dei controlli e delle
operazioni di ordinaria
manutenzione
Tabella 13.2 – Interferenza con le componenti ambientali in fase di esercizio
14.
SICUREZZA DELL'OPERA
14.1 Valutazioni Di Possibili Scenari Di Eventi Incidentali
La sicurezza e la salute delle persone, la tutela ambientale e la continuità del servizio
sono obiettivi di primaria e costante importanza per Snam Rete Gas, che si impegna
per il loro miglioramento continuo, anche nell’ottica di svolgere un’attività di pubblico
interesse (DLgs n. 164/2000).
Snam Rete Gas in materia di salute, sicurezza ed ambiente opera secondo
sec
due
direttrici tra loro strettamente collegate:
•
la prevenzione degli scenari incidentali che possono compromettere l’integrità
delle tubazioni tramite l’adozione di adeguate misure progettuali, costruttive e di
esercizio.
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•
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la gestione di eventuali situazioni
situazioni anomale e di emergenza attraverso un
controllo continuo della rete ed una struttura per l’intervento adeguata.
Queste direttrici si articolano in conformità ai principi della politica di Snam Rete Gas,
relativa alla protezione dell’ambiente ed alla salvaguardia della sicurezza dei
lavoratori e delle popolazioni. Tale politica prevede tra l’altro:
•
la gestione delle attività nel rispetto della legislazione, regolamenti, altre fonti
applicabili, prescrizioni e disposizioni aziendali integrative e migliorative;
migl
•
la formazione, informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento del personale
affinché partecipi in modo attivo e responsabile all'attuazione dei principi ed al
raggiungimento degli obiettivi;
•
l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali, la prevenzione
prevenzione dell'inquinamento e la
tutela degli ecosistemi e della biodiversità;
•
la progettazione, localizzazione, realizzazione, gestione e dismissione di attività,
impianti e costruzioni civili nell'ottica della salvaguardia dell'ambiente interno ed
esterno,, del risparmio energetico e della tutela della salute e della sicurezza dei
dipendenti e di terzi;
•
la predisposizione di interventi operativi e gestionali per la riduzione delle
emissioni GHG, con un approccio di mitigazione del cambiamento climatico;
•
la gestione dei rifiuti al fine di ridurne la produzione e di promuoverne il recupero
nella destinazione finale;
•
l’identificazione degli aspetti ambientali, di salute e sicurezza e analisi dei rischi
correlati con le attività svolte e le nuove attività e attuazione
attuazione di misure di
prevenzione e gestione;
•
la predisposizione, accanto alle misure precauzionali, di procedure per
individuare e rispondere a situazioni di emergenza e controllare le conseguenze
di eventuali incidenti;
•
la conduzione e gestione delle attività
attività in un'ottica di prevenzione degli infortuni,
incidenti e malattie professionali;
•
l’effettuazione a diversi livelli di monitoraggi ambientali e di salute e sicurezza,
periodiche revisioni e aggiornamenti delle procedure attraverso sistemi di
controllo (audit)
audit) e report che consentano di valutare le prestazioni e di
riesaminare gli obiettivi e i programmi;
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•
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la comunicazione agli stakeholder della politica, dei suoi programmi di
attuazione e dei risultati ottenuti, nell'ottica della massima trasparenza e
collaborazione;
•
l’allineamento alle migliori tecnologie disponibili, economicamente sostenibili, per
assicurare elevati livelli di sicurezza, tutela ambientale e efficienza energetica;
•
la promozione di attività di ricerca e innovazione tecnologica per il miglioramento
migl
delle prestazioni ambientali e delle condizioni di sicurezza delle attività
dell'azienda;
•
l’utilizzo di fornitori ed appaltatori qualificati in grado di operare per il
miglioramento continuo della salute, della sicurezza e dell'ambiente.
La gestione
one della salute, della sicurezza e dell’ambiente, di Snam Rete Gas è quindi
strutturata:
•
su disposizioni organizzative e ordini di servizio interni, che stabiliscono le
responsabilità e le procedure da adottare nelle fasi di progettazione, realizzazione,
esercizio per tutte le attività della società, in modo da assicurare il rispetto delle leggi
e delle normative interne in materia di salute sicurezza e ambiente;
•
sulla predisposizione di idonee ed adeguate dotazioni di attrezzature e
materiali e risorse interne
interne e su contratti con imprese esterne per la gestione delle
condizioni di normale funzionamento e di emergenza sulla propria rete di trasporto.
Nell’ambito di detta organizzazione, Snam Rete Gas dispone, inoltre, di un sistema
centralizzato di acquisizione,
acquisizione, gestione e controllo dei parametri di processo per il
servizio di trasporto gas, tra cui pressioni, temperature e portate, nei punti
caratteristici della rete. Il sistema viene gestito da una struttura centralizzata di
Dispacciamento, ubicata presso la
la sede societaria a San Donato Milanese.
Tale sistema consente, in particolare, di controllare l’assetto della rete in modo
continuativo, di individuarne eventuali anomalie o malfunzionamenti e di assicurare le
necessarie attività di coordinamento in condizioni
condizioni sia di normalità che di emergenza.
Quanto esposto in termini generali è applicabile allo specifico metanodotto, che una
volta in esercizio sarà perfettamente integrato nella rete gestita da Snam Rete Gas.
14.2 Gestione Dell'emergenza
Introduzione
CLIENTE
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L’elevato
to standard di sicurezza scelto da Snam Rete Gas durante le fasi di
progettazione e costruzione, nonché la predisposizione di un’efficace struttura
organizzativa per la gestione di condizioni di emergenza, consolidatisi nel corso degli
anni hanno contribuito
contribuito a fare del sistema di trasporto italiano una rete molto sicura.
Snam Rete Gas dispone di normative interne che definiscono le procedure operative
e i criteri di definizione delle risorse, attrezzature e materiali per la gestione di
qualunque situazione di emergenza dovesse verificarsi sulla rete di trasporto:
l’insieme di tali normative costituisce un dispositivo di emergenza.
Attivazione del dispositivo di emergenza
L’attivazione del dispositivo di emergenza a fronte di inconvenienti sulla rete di
trasporto
orto gas viene assicurata tramite:
• ricezione di segnalazioni di condizioni di emergenza riscontrate da terzi da parte
delle unità operative decentrate, durante il normale orario di lavoro, e, al di fuori dello
stesso, da parte del Dispacciamento di S. Donato
Donato Milanese , che è presidiato 24 ore
su 24 per tutti i giorni dell’anno;
• il costante e puntuale monitoraggio a cura del Dispacciamento di S. Donato
Milanese di parametri di processo quali pressioni, temperature e portate, che
consentono l’individuazione
l’individuazione di situazioni anomale o malfunzionamenti;
• segnalazione a cura del personale aziendale
I responsabili dell'emergenza
Il Dispositivo di Emergenza Snam Rete Gas assegna ruoli e responsabilità per la
gestione di situazioni di emergenza. La turnazione copre
copre tutto l’arco della giornata e
tutti i livelli operativi partecipano, con responsabilità ben definite, a garantire la
gestione di eventuali situazioni di emergenza.
In particolare nell’organizzazione corrente della Società:
• il responsabile dell’emergenza
dell’emergenza a livello locale (Centro o Centrale) assicura l’analisi
e l’attuazione degli interventi mitigativi, atti a ripristinare le preesistenti condizioni di
sicurezza degli impianti e dell’ambiente coinvolto dall’emergenza e a garantire le
normali condizioni dii esercizio;
• a livello superiore, è definita una struttura articolata che fornisce il necessario
supporto tecnico e di coordinamento operativo al responsabile locale nella gestione
di condizioni di emergenza complesse, assicura gli opportuni provvedimenti
provvediment a fronte
di fatti di rilevante importanza e gestisce i rapporti decisionali e di coordinamento con
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le autorità istituzionalmente competenti. Tale struttura assicura inoltre il necessario
supporto
tecnico
specialistico
al
responsabile
dell’emergenza
press
presso
il
Dispacciamento per problemi di rilevante importanza inerenti la gestione del
trasporto di gas con ripercussioni sui relativi contratti di importazioni ed esportazioni
gas;
• il responsabile dell’emergenza presso il Dispacciamento assicura i provvedimenti
provvedime di
coordinamento e assistenza durante la fase di emergenza e gli interventi operativi
finalizzati alla mitigazione degli effetti sulle persone e ambiente, dovuti all’emergenza
mediante l’intercettazione della linea effettuata tramite valvole telecomandate
telecomand
o con
l’ausilio di personale reperibile locale. Garantisce l’esecuzione degli interventi
operativi sul sistema di trasporto nazionale, atti a mitigare le alterazioni alle normali
condizioni di esercizio durante il persistere di condizioni anomale o di emergenza.
Assicura inoltre, durante emergenze complesse o con ripercussioni su contratti di
importazioni ed esportazioni gas, l’informazione alla Direzione Snam, attuando i
provvedimenti dalla stessa ritenuti opportuni.
Procedure di emergenza
Le procedure
e di emergenza definiscono gli obiettivi dell’intervento in ordine di priorità:
1. eliminare nel minor tempo possibile ogni causa che possa compromettere la
sicurezza di persone e ambiente;
2. intervenire nel minor tempo possibile su quanto possa ampliare l’entità
dell’incidente o delle conseguenze ad esso connesse;
3. contenere, nei casi in cui si rende indispensabile la sospensione dell’erogazione
del gas, la durata della sospensione stessa;
4. eseguire, tenuto conto della natura dell’emergenza, quanto necessario
ne
per il
mantenimento o il ripristino dell’esercizio.
Data la peculiarità di ogni intervento in emergenza, le procedure lasciano ai preposti
la responsabilità di definire nel dettaglio le azioni mitigative più opportune, fermo
restando i seguenti principi:
pr
• l’intervento deve svilupparsi con la maggior rapidità possibile e devono essere
coinvolti ed informati tempestivamente i responsabili dell’emergenza competenti;
• le risorse umane, le attrezzature e materiali devono essere predisposti “con
ampiezza
za di vedute”;
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• per tutto il perdurare di eventuale fuoriuscita incontrollata di gas dalle tubazioni si
farà presidiare il punto dell’emergenza e si raccoglieranno informazioni, quali gli
effetti possibili per le persone e per l’ambiente, le conseguenze per
p le utenze e
l’assetto della rete, necessarie ad intraprendere le opportune decisioni per
l’intervento, nel rispetto degli obiettivi e delle priorità precedentemente indicati.
Mezzi di trasporto e comunicazione, materiali e attrezzature di emergenza
Le unità periferiche dispongono di veicoli e di sistemi di comunicazione adatti alla
gestione delle emergenze. Sono, inoltre, attivi contratti di trasporto di materiali e
contratti per la reperibilità di personale specialistico, mezzi d’opera e attrezzature per
p
intervento di ausilio e di supporto operativo al responsabile dell’emergenza a livello
locale che possono essere attivati anche nei giorni festivi.
Le unità periferiche dispongono altresì di attrezzature utilizzabili in emergenza,
costantemente allineate
allineate ed adeguate alle variazioni impiantistiche della rete. I
materiali di scorta per emergenza, costantemente mantenuti in efficienza, sono
opportunamente dislocati sul territorio.
Principali azioni previste in caso di incidente
Il responsabile dell’emergenza
dell’emergenza a livello locale territorialmente competente è
responsabile del primo intervento di emergenza: messo al corrente della condizione
pervenuta, configura i limiti dell’intervento e provvede per attuarlo nel più breve
tempo possibile, in particolare:
• ordina,
a, se necessario, la chiamata di emergenza dei reperibili;
• accerta e segnala gli elementi riconducibili alla condizione di emergenza e segnala
gli stessi al Dispacciamento e al responsabile a livello superiore, fornendo ad essi
inoltre ogni ulteriore informazione
informazione che consenta di seguire l’evolversi della situazione;
• valuta eventuali interruzioni di fornitura di gas agli utenti, indispensabili al ripristino
delle condizioni di sicurezza preesistenti, gestendo con gli stessi gli interventi e le
fasi di sospensione
spensione della fornitura;
• richiede al responsabile dell’emergenza a livello superiore l’eventuale intervento di
personale
reperibile,
mezzi
d’opera,
e
attrezzature
delle
imprese
terze
convenzionate;
• assicura gli interventi operativi necessari al ripristino,
ripristino, nel minor tempo possibile,
delle condizioni di sicurezza degli impianti delle persone e dell’ambiente.
Il responsabile di livello superiore, svolge un complesso di azioni, quali:
CLIENTE
PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
Foglio
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• assicura e coordina il reperimento e l’invio di materiali e attrezzature
attrezza
previste nel
dispositivo di emergenza, richieste dal responsabile di emergenza a livello locale;
• assicura, in relazione alla natura dell’emergenza, il supporto al responsabile di
necessario, di personale, mezzi d’opera ed attrezzature di imprese terze
ter
convenzionate;
• assicura il supporto tecnico specialistico e di coordinamento al responsabile
dell’emergenza a livello locale durante l’intervento, e nella fase dei rapporti con gli
utenti eventualmente coinvolti in seguito all’intervento di emergenza;
• concorda, se del caso, con il responsabile dell’emergenza presso il Dispacciamento
le azioni da intraprendere.
Presso il Dispacciamento, il responsabile di turno:
• valuta attraverso l’analisi dei valori strumentali rilevati negli impianti telecontrollati
telecontrolla
eventuali anomalie di notevole gravità e attua o assicura qualora necessario, le
opportune manovre o interventi, ivi compresa l’intercettazione della linea e la fermata
della Centrale;
• segue l’evolversi delle situazioni di emergenza e provvede all’attuazione
all’att
delle
manovre atte a contenere le disfunzioni di trasporto connesse con la stessa,
mantenendosi in contatto con il responsabile dell’emergenza locale e di livello
superiore;
• effettua, se del caso, operazioni di coordinamento ed appoggio operativo al
responsabile dell’emergenza locale nelle varie fasi dell’emergenza.
Il responsabile dell’emergenza presso il Dispacciamento:
• decide gli opportuni provvedimenti relativi al trasporto del gas;
• è responsabile degli assetti distributivi della rete primaria
prim
conseguenti
all’emergenza;
• coordina l’informazione alle unità specialistiche di Sede e l’intervento delle stesse,
per problemi di rilevante importanza.
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PROGETTISTA
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NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
15.
Foglio
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CONCLUSIONI
L’intervento in progetto, come ampiamente descritto nei capitoli precedenti, consiste
consist
nella realizzazione di una variante al Metanodotto esistente denominato “All.to
Comune di Andria DN150 (6”) – 64 bar”, di proprietà
ietà della Snam Rete Gas S.p.A..
L'opera si rende necessaria a seguito del previsto ampliamento del
del Canale Ciappetta
Camaggi, in Comune
une di Barletta (BT).
Dal punto di vista
ista delle interferenze con i principali strumenti di pianificazione
attualmente vigenti nell'area di intervento, l'opera in progetto interferisce con
“Reticolo
Reticolo Idrografico di connessione della R.E.R.”,
R.E. ”, identificata come Ulteriore
Contesto Pesaggistico delle Componenti Idrologiche del P.P.T.R.
Inoltre l’intervento in progetto interferisce con areali ad Alta Pericolosità idraulica
(AP) del Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico (P.A.I) dell’Autorità di
Bacino della Puglia.
Relativamente a tali interferenze, in funzione delle caratteristiche tecnico-costruttive
tecnico
delle opere, si può affermare che gli effetti indotti dalla realizzazione delle stesse non
comporteranno nessuna alterazione negativa nelle caratteristiche
caratteristi
idrologiche del sito.
In considerazione della natura dell'opera, le azioni progettuali più rilevanti per i loro
effetti ambientali si verificano durante la fase di installazione della condotta e
corrispondono all'apertura della fascia di lavoro ed allo scavo della trincea di posa.
L’intervento si svilupperà per un arco di tempo ristretto e per una fascia di territorio di
ampiezza corrispondente alla larghezza della fascia di lavoro per tutto lo sviluppo del
tracciato della linea in progetto, interessando
interessando direttamente il suolo e la parte più
superficiale del sottosuolo, sulla copertura vegetale e sul paesaggio.
L'impatto su altre componenti risulta trascurabile o addirittura nullo, sia per la
tipologia dell'opera da realizzare, sia per le modalità di costruzione
costruzione e le relative
tecnologie e scelte progettuali utilizzate.
In particolare per quanto riguarda la fauna gli impatti durante la fase di costruzione
saranno modesti e di carattere transitorio, legati solo alla presenza fisica nella
ristretta fascia dei lavori ed al disturbo acustico dovuto alle operazioni di cantiere. In
fase di esercizio della condotta non ci sarà alcun tipo di disturbo sulla fauna poiché
trattasi di un'opera completamente interrata (a meno delle aree impiantistiche),
impiantistiche) che
non comporterà
à alcuna interruzione fisica del territorio tale da poter limitare gli
spostamenti degli animali e, poiché non si emetteranno rumori e/o vibrazioni, non
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PROGETTISTA
COMMESSA
NR/15381/R
NR/15381/R-L01
PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
Barletta (BT)
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costituirà una barriera acustica al libero movimento
movimento degli stessi animali né al loro
rifugio o riposo notturno.
otturno.
Le componenti che vengono considerate minori, sono l'atmosfera, il rumore,
l'ambiente socio-economico
economico ed il patrimonio storico-culturale.
storico
Per quanto riguarda l'atmosfera, l'opera in progetto non comporta scarichi gassosi in
fase d'esercizio, mentre
mentre in fase di costruzione, le uniche interferenze riguardano le
emissioni di gas di scarico delle macchine operatrici e il sollevamento di polvere,
soprattutto durante le operazioni di scavo e di rinterro della trincea. Le emissioni
prodotte saranno controllate
controllate e dovranno essere conformi ai valori limite fissati dalla
normativa nazionale e comunitaria.
La quantità di polveri sollevata durante i lavori di movimentazione del terreno è
legata alle condizioni meteorologiche; nel caso in esame verrà valutata l'opportunità
l'op
di bagnare artificialmente la fascia di lavoro durante i periodi più secchi, onde evitare
il sollevamento di grossi quantitativi di polvere.
Le interferenze dell'opera sulla componente rumore sono, come nel caso della
componente atmosfera, legate all'uso delle macchine operatrici durante
durant la
costruzione della condotta.
Tali macchine saranno dotate di opportuni sistemi per la riduzione delle emissioni
acustiche, che saranno limitate entro i limiti di legge; in ogni caso, i mezzi saranno in
funzione solo durante il giorno e non tutti contemporaneamente. In fase d'esercizio,
infine, il rumore prodotto dall'opera sarà nullo.
Sull'ambiente socio-economico
economico e sul patrimonio storico-culturale
storico culturale l'impatto negativo è
nullo; infatti, l'opera non sottrae beni produttivi
produttivi e non determina cambiamenti di
destinazione d'uso del suolo, ma unicamente una servitù e non vengono interessate
in alcuna maniera opere di valore storico-culturale.
storico
Sulle componenti suolo e sottosuolo ed ambiente idrico, gli impatti, anche in
riferimento alla più diretta relazione tra natura delle componente e modalità tecnicotecnico
realizzative dell'opera, risultano tutti reversibili a breve termine.
Sulla componente paesaggio
paesaggio si registra un impatto a breve termine e parzialmente
reversibile,
ma
sostanzialmente
riducibile
al
minimo,
mediante
opportuni
accorgimenti tecnico progettuali.
Il rischio relativo alla presenza di esplosioni e fuochi liberi viene controllato
efficacemente
mente dalle politiche di sicurezza e di mantenimento dell'integrità dell'opera
adottate da Snam Rete Gas, valutate partendo dall'analisi dei possibili scenari
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PROGETTO
Variante in subalveo su Metanodotto “All.to
Comune di Andria DN 150 (6”) – 64 bar” –
attraversamento canale Camaggi – Comune di
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incidentali cui potrebbe andare soggetta l’opera ed evidenziando le principali misure
preventive messe in atto sia nelle fasi di progettazione e costruzione che in quella di
gestione.
In conclusione, vista l’analisi svolta si può affermare che in termini generali gli impatti
che si registrano lungo la linea in progetto risultano completamente reversibili.
reversib