Hoya rafforza la presenza in Piemonte e Valle d`Aosta

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Hoya rafforza la presenza in Piemonte e Valle d`Aosta
38mm x 31mm
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GIOVEDÌ 24 LUGLIO 2014 ANNO IV N. 745
Hoya rafforza la presenza in Piemonte e Valle d'Aosta
Gianni Trivellato (nella foto, a sinistra) e Raffaele Lualdi (a destra) sono i nuovi responsabili tecnico-commerciali per l'azienda di lenti
oftalmiche in queste due regioni
Trivellato, dopo venticinque anni in azienda con diverse funzioni in cui ha maturato
una lunga esperienza e raggiunto brillanti risultati, seguirà le città di Torino, Asti, Biella
e Vercelli: nell'ultimo decennio è stato Lens Expert, supportando quindi i centri ottici
nella consulenza di prodotto per proporre la migliore soluzione visiva. Lualdi, invece,
opererà con i centri ottici partner delle città e province di Aosta e Cuneo e della
provincia di Torino: vanta un'esperienza decennale di ottico e optometrista in
importanti punti vendita, grazie alla quale ha maturato una profonda conoscenza
tecnica di prodotti e sistemi e un'esperienza di “problem solver” delle esigenze dei
centri ottici. Entrambi faranno capo all'area manager Alessandro Besozzi.
«Da sempre Hoya è vicina agli ottici per la miglior consulenza nella vendita di
prodotti top e sistemi per un’esperienza d’acquisto positiva – commenta una nota del
gruppo - Anche in questo periodo Hoya rafforza la propria presenza sul territorio in due
regioni strategiche: i partner Hoya di Piemonte e Valle d’Aosta potranno, infatti,
contare da subito sull’esperta consulenza di Trivellato e Lualdi».
Da Venezia a Pieve di Cadore: i filtri anti-UV del Doge in tour
Dopo il successo dell’esposizione appena conclusa presso la sede della Biblioteca Nazionale Marciana, la mostra “Occhiali da Doge” si
trasferisce al Museo dell'Occhiale e sarà visitabile da domani fino al 28 settembre
Grazie alla mostra, i visitatori possono ammirare quaranta pezzi unici e rari: occhiali del '700 e
vetri da gondola provenienti da alcune collezioni private italiane ed europee, oltre a un occhiale
che si reputa sia stato di proprietà del Doge Alvise IV Giovanni Mocenigo (vedi b2eyes TODAY del
12 giugno). Obiettivo dell’esposizione è quello di ripercorrere la storia dell’evoluzione dell’occhiale,
ma soprattutto quella delle lenti protettive per il sole, la cui nascita è indissolubilmente legata alla
corporazione dei vetrai di Venezia, che produsse le prime lenti, tutte rigorosamente verdi, in grado
di tagliare completamente i raggi UV. «Perché i veneziani abbiano utilizzato prevalentemente
proprio il vetro verde non è dato di saperlo con certezza – spiega a b2eyes Roberto Vascellari,
ottico, curatore della mostra e referente scientifico del Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore - Si
può ipotizzare che si fosse capito che il verde proteggeva meglio grazie all’esperienza: non è
storicamente documentato alcuno studio scientifico dell’epoca a riguardo. In realtà, ma lo
sappiamo oggi, dopo che l’ho scoperto casualmente nel creare questo catalogo e a seguito di studi
approfonditi condotti dalla Stazione Sperimentale del Vetro di Murano, il vetro verde è l’unico che
riesca a tagliare gli ultravioletti e questo grazie alla presenza dell’ossido di ferro e dell’ossido di
rame. A Venezia ci eravamo inventati così le lenti da sole in grado di proteggere totalmente dai
danni della radiazione luminosa 120 anni prima che fossero scoperti gli UV!».
A distanza di secoli, è scientificamente documentato che l'esposizione solare contribuisce a provocare invecchiamento precoce e
numerose patologie cutanee e oculari, le più importanti delle quali sono infiammazioni della cornea, cheratiti, cataratta e maculopatie.
«Eppure solo il 15% degli italiani tende a indossare sempre gli occhiali da sole – ricorda un comunicato degli organizzatori - Ben il 30% non li
indossa quasi mai o mai e il 18% solo raramente e bambini e anziani sono le categorie più a rischio. Il risultato è che le patologie oculari
dovute all'azione dannosa dei raggi UV sono in aumento». Alla mostra “Occhiali da Doge” e alla storia della nascita delle lenti solari protettive
nella Venezia del 700 è dedicata la rubrica Amarcord sul numero 7 di b2yes magazine, di prossima uscita (nella foto, occhiale a forbice detto
"cassa doppia da Paregin", Collezione Maurizio e Nicoletta Pallone, in Italia). (Nicoletta Tobia)
202mm x 31mm
38mm x 31mm
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GIOVEDÌ 24 LUGLIO 2014 ANNO IV N. 745
Sergio Cappa TODAY
Saramago: una visione futurista della cecità
Nel romanzo dello scrittore portoghese, diventato un bestseller internazionale, una strana epidemia si diffonde in una città immaginaria: gli
abitanti improvvisamente cominciano a vedere tutto bianco
«C'era un vecchio con una benda nera su un occhio, un ragazzino che sembrava strabico [...]
una giovane dagli occhiali scuri, altre due persone senza alcun segno visibile, ma nessun cieco, i
ciechi non vanno dall'oculista» (da Cecità di Josè Saramago, Feltrinelli, Milano: nella foto, la
copertina).
José de Sousa Saramago, premio Nobel per la Letteratura nel 1998, ambienta il romanzo Cecità
(Ensaio sobre a Cegueira) in un tempo e un luogo non precisati, quando all'improvviso l'intera
popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come
avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Un automobilista fermo al semaforo si accorge di
essere diventato improvvisamente cieco: vede tutto bianco. Aiutato a tornare a casa, racconta
l'accaduto alla moglie. I due si recano poi da un oculista, dove trovano un vecchio con una benda
nera su un occhio, un ragazzino che sembrava strabico accompagnato da una donna e una ragazza
con indosso un paio di occhiali scuri. L’oculista non sa dare una spiegazione all’accaduto.
Nel frattempo l'epidemia si diffonde in tutta la città e il governo del paese decide, provvisoriamente, di rinchiudere i gruppi di non vedenti
in vari edifici, allo scopo di evitare il contagio. Nel tentativo di contrastare le violenze scatenate dai ciechi incattiviti, una donna dà fuoco alle
coperte della camerata e le fiamme finiscono per avvolgere tutto l'edificio. Molti muoiono, ma una parte di loro riesce a uscire dove si
confronteranno con i risultati dell'epidemia: cadaveri per le strade, la città in totale abbandono, gruppi di ciechi che occupano le case altrui e
lottano l'uno contro l'altro per assicurarsi il cibo. Mentre il gruppo meno colpito dalla cecità cerca di organizzarsi, tutti inspiegabilmente
guariscono senza alcuna ragione apparente, proprio come all'inizio della vicenda era sopraggiunta l'epidemia.
La “vista bianca” non è ancora contemplata in patologia oftalmica, ma se un giorno la visione futurista di Saramago divenisse realtà,
dovremo tutti fronteggiarla: lo studio, l’aggiornamento e la passione sceglieranno chi sarà pronto alla sfida. [email protected]
Alzheimer, ora si riconosce dagli occhi
Un test della retina non invasivo, grazie a un apparecchio sviluppato dal centro di ricerca Cedar Sinai di Los Angeles insieme alla Neurovision
e già testato su pazienti e soggetti sani di controllo, potrebbe contribuire a riconoscere precocemente e a diagnosticare questa malattia
neurodegenerativa molti anni prima della comparsa dei sintomi
Come riportato da repubblica.it, i risultati dello studio clinico sono stati
recentemente presentati alla Alzheimer's Association International Conference di
Copenaghen. Lo strumento permette, grazie a un sistema di "colorazione" che sfrutta la
curcuma, l'ingrediente principale del curry, di visualizzare nella retina le placche di
frammento beta-amiloide, la proteina che si accumula nel cervello dei pazienti in quantità
tossiche. La retina, infatti, dal punto di vista cellulare fa parte del sistema nervoso e,
proprio come il sistema nervoso, presenta placche di beta-amiloide nei pazienti con
Alzheimer. Per di più la sostanza beta-amiloide finisce nella retina ed è visualizzabile
tramite colorazione con curcuma ben prima che si accumuli nel cervello. Questa
scoperta è merito dei ricercatori del Cedar Sinai ed è stata resa nota un anno fa. A essa
ha fatto seguito l'idea di mettere a punto un test di diagnosi precoce dell'Alzheimer
tramite un esame della retina. Il test ha il vantaggio di essere non invasivo e semplice
come quello adottato dagli oftalmologi per visualizzare, appunto, la retina.
38mm x 31mm
Direttore responsabile: Angelo Magri
Coordinamento redazionale: Francesca Tirozzi
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Supplemento al 24 luglio 2014 di b2eyes.com
reg. presso Tribunale Milano, n. 292, 17-06-2009
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