qui - Associazione Luca Coscioni
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Presidenza Michele De Luca, Marco Gentili, Mina Welby Roma (Italia) Via di Torre Argentina 76 00186 tel.: +39.06.689.79.286 fax: +39. 06.23.32.72.48 Posta Certificata: Segretario Filomena Gallo Vice Segretari Sabrina Di Giulio, Gustavo Fraticelli [email protected] Tesoriere Marco Cappato Direzione Maria Teresa Agati, Angiolo Bandinelli, Andrea Boggio, Tommaso Ciacca, Marcello Crivellini, Alessandro Frezzato, Luigi Manconi, Marina Mengarelli, Mirella Parachini, Gianfranco Spadaccia, Fabrizio Starace, Silvio Viale Al Direttore dell’Ufficio Centrale Stupefacenti Dott.ssa Germana Apuzzo e p.c. Referente Dott.ssa Giulia Mele [email protected] Giunta Rocco Berardo, Angelo Calandrini, Avy Candeli,Vittorio Ceradini, José De Falco, Claudio Lunghini, Matteo Mainardi, Marco Perduca, Elena Paola Rampello Francesca Re, Simone Sapienza, Mihai Romanciuc, Valentina Stella Consiglio Generale Adolfo Allegra, Andrea Ballabeni, Maurizio Bolognetti, Alessandro Bracciali, Alessandro Capriccioli, Paola Cirio, Gilberto Corbellini, Tonina Cordedda, Rodolfo Coscioni, Giulio Cossu, Domenico Danza, Roberto Defez, Sergio De Muro, Francesco Di Donato, Silvano Dalla Libera, Marco Favara, Anna Pia Ferraretti, Carlo Flamigni, Antonino Forabosco, Cesare Galli, Alessandro Gerardi, Luca Gianaroli, Ivan Innocenti, Marisa Jaconi, Severino Mingroni, Luigi Montevecchi, Francesco Orzi, Luisa Panattoni , Mario Riccio, Eddo Rugini, Vidmer Scaioli, Romano Scozzafava, Guido Silvestri, Giulia Simi, Antonella Soldo, Piergiorgio Strata, Giuseppe Testa, Rosalba Trivellin, Carlo Troilo, Gaetano Valentino Collegio Revisori dei Conti Cecilia Angioletti, Rita Cian, Marco Maria Freddi Luca Coscioni ha ricevuto il sostegno di 96 premi Nobel: Alexei Abrikosov, Peter Agre, George Akerlof, Zhores Alferov, Sidney Altman, Philip Anderson, Werner Arber, Kenneth J. Arrow, David Baltimore, Baruj Benacerraf, Paul Berg, Sir James Black, Gunter Blobel, Norman E. Borlaug, Paul Boyer, Herbert C. Brown, Thomas Cech, Steven Chu, Stanley Cohen, Claude Cohen-Tannoudji, Leon N. Cooper, Pierre De Gennes, Johann Deisenhofer, Cristian De Duve, Richard R. Ernst, John B. Fenn, Edmond H. Fischer, Val Fitch, Jerome I. Friedman, Robert Furchgott, Ivar Giaever, Walter Gilbert, Vitaly Ginzburg, Donald A. Glaser, Shelly Glashow, Cliwe W. J. Granger, Paul Greengard, Roger Guillemin, Lee Hartwell, Herbert A. Hauptman, James J. Heckman, Alan Heeger, Dudley Herschbach, Antony Hewish, Gerard 'T Hooft, H. Robert Horvitz, Sir Godfrey Hounsfield, Timothy Hunt, Sir Aaron Klug, Walter Kohn, Arthur Kornberg, Herbert Kroemer, Sir Harold W. Kroto, Paul C. Lauterbur, Leon M. Lederman, J.M.Lehn, Alan G. Macdiarmid, Rudolph Marcus, Daniel McFadden, Robert Merton, Mario Molina, Kary B. Mullis, Erwin Neher, Christiane NuessleinVolhard, Paul M. Nurse, George A. Olah, Douglas D. Osheroff, Martin L. Perl, William D. Phillips, John Polanyi, Ilya Prigogine, Richard J. Roberts, Josè Saramago, Reinhard Selten, Jens Chr. Skou, Richard E. Smalley, Hamilton O. Smith, Robert M. Solow, Jack Steinberger, Horst L. Stormer, John Sulston, Henri Taube, Richard E. Taylor, Donnall E. Thomas, Daniel C. Tsui, Sir John Vane, Harold Varmus, Martinus Veltman, Klaus Von Klitzing, John Walker, Steven Weinberg, Carl Wieman, Eric F. Wieschaus, Kurt Wuthrich, Rolf Zinkernagel All’Ufficio di Gabinetto SEDE [email protected] Alla Direzione Generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico [email protected] Oggetto: Riscontro alla Vostra nota n. DGDFSC/8/I.6.b/2015/19/154006218 Gentilissimi, a seguito della Vostra del 10 febbraio u.s. alleghiamo alla presente il contributo sintetico di natura tecnica ed al contempo chiediamo audizione del Dott. Vidmer Scaioli per poter illustrare lo stesso. Restiamo in attesa di un Vostro riscontro. L’occasione ci è gradita per augurarVi buon lavoro ed inviarVi cordiali saluti. Roma, 19 Febbraio 2015 Avv. Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica 1 Nota Tecnica: Punti critici per elaborare una strategia nazionale e linee guida per la cannabis terapeutica L'Associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica intende contribuire con il presente documento alle attività del gruppo di lavoro per l’avvio del progetto pilota per la produzione di cannabis; si tratta di una serie di riflessioni volte alla richiesta della stesura di una strategia nazionale e di chiare linee guida sulla cannabis terapeutica che includano anche normative regionali di “minima”. Il documento è stato redatto dal Dottor Vidmer Scaioli, specialista in neurologia e neurofisiopatologia, dirigente medico neurologo e direttore struttura semplice di elettrodiagnostica presso l'istituto Carlo Besta di Milano, membro del Consiglio Generale dell'Associazione, sulla base della sua esperienza relativa a oltre 150 pazienti esaminati, affetti dalle più varie patologie neurologiche e non, e che includono anche il settore pediatrico e della cosiddetta terza età. Introduzione L’ utilizzazione della cannabis terapeutica è in espansione in tutto il mondo occidentale. Ricerche farmacologiche di base e su modelli sperimentali hanno permesso di identificare nuovi potenziali ambiti di utilizzazione clinica, brevetti farmacologici, brevetti di dispositivi biomedici nonché l’avvio di protocolli di ricerca clinica multicentrica. Tuttavia, in Italia l'accessibilità da parte di pazienti ai farmaci cannabinoidi rimane fortemente limitata se posta in relazione alla crescente domanda. Scopo di questo documento è quello di analizzare, sia pure sinteticamente, quattro peculiarità del “caso Italia” circa la cannabis terapeutica e avanzare alcune proposte in conclusione. 1) I fattori che oggi limitano l'accessibilità della cannabis terapeutica Sulla base delle testimonianze raccolte da pazienti, direttamente in ambulatorio, o tramite segnalazioni online e telefoniche pervenute all'Associazione Luca Coscioni, emerge che l'accessibilità da parte dei pazienti, sia che si rivolgano alle strutture sanitarie, ivi inclusi i Centri del Dolore, sia che si rivolgano direttamente al medico curante, sia ancora fortemente limitata per vari motivi. Questo stato di cose determina una “migrazione sanitaria” e, cosa molto più preoccupante, il ricorso al mercato clandestino. Sulla base di quanto raccolto e analizzato, i tre fattori che al momento limitano maggiormente l'accessibilità della cannabis terapeutica ai pazienti sono rappresentati da: 1 - il prezzo al pubblico, oggettivamente molto alto al punto tale da risultare inaccessibile ai pazienti a basso reddito; 2 - il “rifiuto” alla prescrizione della cannabis da parte di medici e di strutture sanitarie, tuttora molto diffuso, anche da parte dei centri del dolore; 3 - la discontinuità di disponibilità dei cannabinoidi legata al fatto che l'Italia, non producendo né coltivando piante in grado di fornire le inflorescenze dalle quali si ricavano i galenici, è dipendente dalla importazione dei medicinali dall'Olanda e con un unico referente. I tre punti evidenziati sopra sono particolarmente critici e segnalano una situazione prodottasi in conseguenza di una legislazione oltremodo severa nei confronti di coloro i quali detengono quantitativi superiore al cosiddetto minimo tollerato (cosiddetto uso personale) e soprattutto nei confronti di coloro i quali coltivano la cannabis in proprio per uso terapeutico, una coltivazione che, malgrado la sentenza della Consulta che ha reso incostituzionale la normativa del 2006 in materia di sostanze stupefacenti, resta punita con pene che possono arrivare a sette anni di carcere. 2 Va inoltre precisato che per alcune patologie importanti i quantitativi minimi che la legge attualmente consente per un uso cosiddetto personale sono del tutto inadeguati a un eventuale fabbisogno giornaliero che per alcuni pazienti può arrivare fino a 3-5 grammi. Il rifiuto alla prescrizione rappresenta un fattore oltremodo delicato e preoccupante. Per rifiuto si intende la non prescrivibilità per difetto di conoscenza della normativa da parte del medico, oppure la non prescrivibilità per pregiudizio derivante da un retaggio culturale che vede tuttora la cannabis ritenuta una sostanza stupefacente proibita (spesso pazienti riferiscono reazioni dei medici del tipo “qui non si prescrivono droghe”; “lei non sa che rischi corre”, “noi non ci vogliamo compromettere” ecc. ecc.). In alcuni casi è stata anche registrata la non prescrivibilità senza alcuna motivazione. Il rifiuto alla prescrizione è purtroppo diffuso su tutto il territorio nazionale ed è indipendente dal fatto che il paziente e/o il medico si trovino in una regione che abbia o meno legiferato ulteriormente in materia. Non sempre, anche nelle regioni che hanno adottato una normativa specifica sui cannabinoidi medici, esistono chiare indicazioni relative in materia di galenico. 2) Gli aspetti clinico terapeutici, le nuove modalità di assunzione e le caratteristiche dei cannabinoidi in rapporto ai principi attivi Va da subito esplicitato che, con il passare del tempo e l'avvio dell'applicazione della legge, nonché l'adozione di ulteriori normative a livello regionale, lo spettro delle patologie che possono beneficiare dell'uso dei cannabinoidi si è ulteriormente arricchito andando a coinvolgere settori ritenuti fino a qualche anno fa non accessibili o discutibili, in particolare nel settore pediatrico e neuropediatrico. Fino a qualche anno fa, era impensabile poter prescrivere i cannabinoidi in epoca pediatrica, in particolare a bambini di 712 anni, considerando i 12 anni come il limite di età stabilito nel bugiardino del Sativex per l'utilizzo terapeutico della sclerosi multipla in epoca pediatrica. L'utilizzazione della cannabis in epoca pediatrica rappresenta attualmente uno dei più interessanti settori della ricerca farmacologica a livello internazionale assieme all'utilizzazione della cannabis in ambito oncologico, intendendo per ambito oncologico non solo ciò di cui è noto tradizionalmente della cannabis, quali l'utilizzazione per contrastare gli effetti collaterali dei chemioterapici (nausea, vomito, inappetenza), ma anche per il dolore di tipo neoplastico o il dolore neuropatico da chemioterapici. Inoltre, se ne segnala l'uso in attività antineoplastica-antitumorale in associazione alle terapie chemioterapiche e anche radioterapiche per un documentato effetto sinergico positivo di attività antineoplastica. I tumori per cui si sono avuti i più interessanti riscontri sono quello cerebrale, quello polmonare e della mammella. Oltre all'incremento delle patologie che possono giovarsi del trattamento, è altrettanto meritevole di considerazione la modalità con la quale la cannabis può essere somministrata. Infatti, oltre alla classica preparazione in tisana, negli ultimi tempi si sono affermate sia la modalità con nebulizzatori che le procedure di estrazione in olio e alcool. Le diverse modalità di somministrazione amplificano la possibilità di utilizzazione terapeutica tanto in ambito domiciliare che in quello cosiddetto di day-service o in strutture residenziali e centri oncologici per malati terminali. La possibilità di poter estrarre, e quindi concentrare, importanti quantitativi di principi attivi ha sicuramente dei vantaggi in alcuni importanti patologie ma presenta l’indiscusso svantaggio economico per il singolo utente-paziente in quanto i costi, o oneri economici, si incrementano sensibilmente fino a raggiungere il migliaio di euro al mese. Il costo delle sostanze pone la problematica di come garantire ai pazienti la possibilità di accedere a trattamenti con cannabinoidi in modo lecito; infatti sono proprio i prezzi alti che tuttora inducono i pazienti meno abbienti all'autocoltivazione o all'approvvigionamento dei derivati della cannabis nel mercato nero, oppure con acquisti in paesi dove il prezzo della cannabis è sensibilmente inferiore a quello italiano, come ad esempio in Spagna dove è possibile acquistare cannabis con le 3 caratteristiche terapeutiche al prezzo di cinque/sei euro per 1 grammo. In tutti i casi summenzionati il cittadino incorre in sanzioni penali o amministrative importanti. Al fine di predisporre un adeguato piano terapeutico, i cannabinoidi possono essere distinti in quattro categorie: 1 - quelli ad alto tasso di THC, quali il Bedrocan; 2 - quelli a prevalente contenuto di THC, quali il Bedrobinol; 3- quelli a prevalente contenuto in CBD, quali il Bediol e il Sativex; 4 - quelli a esclusivo contenuto in CBD, quali l’Epidolex. Il Sativex e l'Epidolex sono brevettati dalla multinazionale del farmaco GWB. Il Sativex è licenziato in Italia dall’Agenzia Italiana del Farmaco per la della sclerosi multipla, l'Epidolex è licenziato dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti per il protocollo multicentrico nelle epilessie farmaco resistenti in epoca pediatrica. E’ auspicabile che, sia a fini terapeutici che per lo sviluppo di trial, anche in Italia si possa disporre quanto prima di cannabinoidi Made in Italy con queste caratteristiche principali. 3) La problematica medico scientifica e della ricerca, le principali iniziative in ambito di ricerca scientifica e le iniziative editoriali e divulgative Pur in riferimento alle tuttora persistenti difficoltà che i pazienti hanno di ottenere prescrizioni, qualche primo segnale positivo si sta manifestando in ambito medico scientifico. In particolare è da segnalare una prima significativa pubblicazione in italiano che fa seguito a un testo analogo pubblicato oltre 40 anni fa negli Stati Uniti. Il primo documento a livello internazionale che affronta la tematica dell'uso terapeutico dei derivati della cannabis viene pubblicato negli Stati Uniti nel 1971 e s'intitola “Marijuana, la medicina proibita” a cura di Lester Grinspoon e James B. Balakar. Il libro è disponibile in Italia dal 2002 grazia a Editori Riuniti. Ecco un estratto dell'introduzione di Grinspoon: “Quando cominciai a occuparmi della marijuana nel 1967, non dubitavo che si trattasse di una droga molto nociva che, sfortunatamente, veniva usata da un numero sempre maggiore di giovani incoscienti che non ascoltavano o non potevano capire i moniti sulla sua pericolosità. La mia intenzione era di descrivere scientificamente la natura e il grado di questa pericolosità. Nei tre anni successivi, mentre passavo in rassegna la letteratura scientifica, medica e profana, il mio giudizio cominciò a cambiare. Arrivai a capire che anch’io, come molte altre persone in questo paese, ero stato sottoposto a un lavaggio del cervello. Le mie credenze circa la pericolosità della marijuana avevano scarso fondamento empirico. Quando completai quella ricerca mi convinsi che la cannabis fosse considerevolmente meno nociva del tabacco e dell’alcool, le droghe legali di uso più comune”. Il primo contributo simile a quello di Grinspoon e Balakar pubblicato in Italia è molto recente. Si tratta di “Cannabis, erba Medica” di Luigi Gori, Tania Re, Matteo Floridia, Gioacchino Calapai e Irene Ruffino pubblicato per EDRA Editori nel 2015. Il testo si presenta come una guida illustrata che, superando pregiudizi culturali, fornisce in modo semplice ed esaustivo le conoscenze essenziali sui cannabinoidi, sulla preparazione di prodotti galenici a base di cannabis, sulla conservazione e dispensazione, nonché su tutte le loro possibili applicazioni terapeutiche, modalità d’uso ed il relativo impatto socio – economico. Il testo si cala nella realtà italiana dove, per l'appunto, l’utilizzo medico della cannabis è un tema scottante d’attualità e rappresenta un modello terapeutico solo parzialmente noto ai clinici e ai farmacisti. Cannabis. “Erba” medica può rappresentare lo strumento ideale per colmare le necessità di aggiornamento dal punto di vista delle informazioni scientifiche (dalla botanica alla fitoterapia passando per la farmaco-tossicologia) e dal punto di vista della normativa di regolamentazione e controllo della pratica farmaceutica e clinica. 4 Nel maggio del 2014, a Madrid si è tenuto il primo convegno internazionale su cannabinoidi e l'epilessia. In Italia tale tipo di approfondimenti è totalmente assente. La Società Scientifica Italiana di Neurofisiologia Clinica ha recentemente accolto la proposta di inserire tra le questioni meritorie di un approfondimento scientifico il tema della cannabis. Si tratta di un raro caso di una società scientifica che in Italia ha deciso di affrontare ufficialmente il tema della cannabis. In seno alla SSINC verrà proposto al comitato direttivo una più esplicita presa di posizione in materia di cannabis terapeutica nonché la sollecitazione all'emanazione di direttive più precise e linee guida da parte del governo relative al tema della terapia e ricerca scientifica sui cannabinoidi, come esigenza di fornire ai pazienti risposte più organiche e coerenti circa l’accesso alla terapia e aspettative di risultato. 4) Il problema socio-sanitario e politico-sanitario E’ indubbio che in Italia ci troviamo di fronte a un contesto fortemente lacerato da decenni di politiche proibizioniste che hanno avuto ripercussioni strutturali anche in merito al diritto alla salute. Il problema cardine è rappresentato dalla mancanza di una legge quadro nazionale e dalla emanazione di linee guida sull’utilizzazione della cannabis terapeutica che possano far chiarezza sul merito delle leggi e su come garantire il diritto alla salute dei cittadini. Come conseguenza della eterogenea legiferazione a livello regionale, anche in quelle regioni che hanno adottato ulteriori norme e i relativi regolamenti, l’accesso alla cannabis terapeutica resta oltremodo confuso e lacunoso e di fatto per i pazienti l'accesso ai cannabinoidi rimane, purtroppo, una meta da conquistare faticosamente e a caro prezzo. L'esperienza degli anni scorsi segnala inoltre che, ogni qualvolta una regione decida di legiferare sul tema, si inneschi un conflitto centro-periferia tale per cui, se va bene, lo Stato non fa ricorso alla consulta ed impugna il provvedimento. Secondo buona prassi medica, ogniqualvolta si concretizza una situazione clinica che potrebbe trarre giovamento dall'uso della cannabis, questa dovrebbe esser portata a conoscenza del paziente al fine di coinvolgerlo nel processo decisionale e aiutarlo ad affrontare i dubbi e sostenerlo nelle sue scelte. Oggi purtroppo in Italia accade il contrario: il paziente non trova risposte ai propri bisogni, si documenta in modo autonomo sulla questione e raramente viene sostenuto da esperti o da letteratura qualificata. Si tratta di un peregrinare che, in un numero consistente di casi, si conclude con un rifiuto o non prescrizione variamente motivati dai medici che, come detto, si giustificano con generiche affermazioni del tipo “non vi sono evidenze”, “non prescriviamo droghe”, “è vietato per legge”, “non vogliamo grane”, fino a consigli del tipo “vuole finire nei guai?”. Oltre a problemi legati alle convinzioni personali dei medici, l'Associazione Luca Coscioni ha anche registrato la mancanza di conoscenza della legge da parte di medici che non erano al corrente delle modalità di prescrizione dei cannabinoidi; talvolta è stato segnalato una sorta di imbarazzo legato al dover proporre una terapia il cui onere resta comunque a carico del paziente. Se il paziente o la famiglia dispongono di mezzi economici, il problema della reperibilità viene affrontato e risolto. Il problema invece si pone in tutta la sua drammaticità a quei pazienti con più limitate possibilità economiche i quali o rinunciano alla terapia oppure ricorrono al mercato illegale e clandestino esponendosi al rischio di incorrere in sanzioni, anche penali, oltre che alla totale mancanza di certezza relativa alla qualità della sostanza acquistata. Si consideri ad esempio che un paziente che necessita di circa 500 mg al giorno di galenico deve pagare circa 500 euro mese; nel caso in cui si tratta di patologie maggiore il costo può arrivare a 4000-6000 euro per un ciclo di tre mesi. Sono da salutare le recenti decisioni delle regioni Puglia e Toscana che hanno annunciato la rimborsabilità dei farmaci cannabinoidi da parte del sistema sanitario nazionale. Questi esempi virtuosi devono servire da stimolo affinché le altre 18 regioni consentano l'accesso a tali terapie assumendosene i costi ancora molto alti in virtù dell'importazione dei prodotti. 5 Conclusione e Raccomandazioni Sulla base di quanto sopra esposto, l'Associazione Luca Coscioni propone una serie di punti cardine per un dispositivo normativo legislativo e linee guida nazionali che prevedano: - tempi certi, quanto più brevi possibili, per i decreti governativi risultati dal lavoro del Comitato al fine di affrontare le lacune informative e tecniche evidenziate qui sopra; - una legge quadro nazionale “di minima” in tema di cannabis terapeutica che tenga conto delle principali indicazioni ed evidenze, ma con aperture in riferimento a continui avanzamenti nella ricerca e applicazioni cliniche nazionali e internazionali; - vincoli temporali alle regioni per predisporre una legge in materia di cannabis terapeutica e regolamenti attuativi; - enfasi del concetto che la cannabis terapeutica non introduce un aggravio di spesa, bensì consente di offrire una opportunità di cure i cui costi sono da considerarsi risibili in relazione al contesto attuale e/o a cure simili di altra natura; - enfasi sulle esigenze specifiche del paziente strettamente correlate alla patologia di base e alle caratteristiche del paziente stesso, se adulto o bambino, ovvero alle co-morbosità e alle terapie in corso o pregresse; - chiarezza relativa ai costi delle terapie che possono essere ripartiti tra regioni e Stato e quota di contributo da parte del paziente (un cosiddetto ticket). Un'ulteriore distinzione può essere fatta tra pazienti che avviano un trattamento di tipo domiciliare e quelli che sono in carico a una struttura - sia farmacia interna dell'ospedale o della ASL - per provvedere al reperimento del cannabinoide ritenuto più appropriato per il paziente; - la predisposizione di una sorta di registro nazionale che possa consentire la raccolta di informazioni relativamente alle sostanze somministrate, le patologie per cui queste vengono prescritte e il progresso dell’uso delle stesse al fine di iniziare un monitoraggio dei benefici dell’uso dei cannabinoidi in quanti più contesti possibili. Inoltre, l'Associazione Luca Coscioni ritiene che anche il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, in collaborazione con quello della Salute, debba proporre e sostenere linee di ricerca finalizzate ai principali ambiti di utilizzazione clinica e di ulteriore ricerca specifica, quali quella oncologica, neuro oncologica, internistica e neurologica, nonché della terapia del dolore nelle varie forme e condizioni che possono esser trattate coi farmaci cannabinoidi. Infine l'Associazione Luca Coscioni ritiene che occorra prendere in considerazione l’avvio di una fase di più ampia regolamentazione legale della cannabis e suoi derivati: - totale de-criminalizzazione del possesso e consumo sulla marjiuana, in particolare se a scopo terapeutico, - legalizzazione dell’auto-coltivazione, sia a scopo terapeutico che ludico, tenendo separati i due piani/livelli, promuovendo campagne che chiariscano che ciò che può essere consentito per uso ludico non lo è altrettanto per uso terapeutico. 6