“EUGENIO PAZZINI” VERUCCHIO IL MISANTROPO di MOLIÈRE

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“EUGENIO PAZZINI” VERUCCHIO IL MISANTROPO di MOLIÈRE
TEATRO COMUNALE “EUGENIO PAZZINI” VERUCCHIO
comunicato stampa, Verucchio 17 marzo 2010
IL MISANTROPO di MOLIÈRE
VENERDI! 19 MARZO
Produzione Compagnia Gank - Teatro Stabile di Genova
Regia ALBERTO GIUSTI
con
ANTONIO ZAVATTERI / MASSIMO BRIZZI / ALBERTO GIUSTA
ALESSIA GILULIANI / BARBARA MOSELLI / FEDERICO GIANI
ALEX SASSATELLI / FRANCESCA MASELLA
Il Teatro di Verucchio dà spazio ai giovani attori della Compagnia Gank. “Una proposta in
parte coraggiosa ma anche dovuta perché è giusto che abbiano spazio le giovani
compagnie teatrali, che l!arte del teatro possa rinnovarsi nel tempo. E! importante che
cresca una nuova generazione di attori”, così il direttore artistico Gianluca Venturini.
Magnifica pittura della società mondana, leggera del suo tempo, IL MISANTROPO è uno
dei grandi capolavori di Molière che ben concorre a portare subito in primo piano la
tragicomica condizione di Alceste, inevitabilmente condannato alla “bile nera”, al fallimento
e alla malinconia, a causa dello spietato capriccio della sorte che lo ha fatto innamorare di
una rappresentante di quella società frivola e incostante che egli detesta.
Molière, in uno dei suoi testi più psicologicamente ricchi, ribadisce la necessità di essere
se stessi in un mondo in cui prevalgono le convenzioni e le formalità, dove non è possibile
coltivare sentimenti veri ma ribadisce anche la necessità di non isolarsi dagli altri. Da
questa situazione prende vita un testo ancora attualissimo, che mette a nudo,
prepotentemente, i vizi dell!umanità, primo fra tutti l!ipocrisia. Un testo amaro,che fa
sorridere e commuove, perché raccontato senza vie di mezzo, nel quale chi è carnefice è
vittima, allo stesso tempo. Non possiamo che voler bene a questi esseri umani così pieni
di contraddizioni, così feroci, ma fragili, quindi, così umani. Commedia in 5 atti, scritta e
rappresentata nel 1666.
L'intreccio è piuttosto semplice, l'interesse sta tutto nell'analisi del carattere dei personaggi
e nella descrizione dell'ambiente. Alceste un giovane nobile e sincero fin troppo, detesta le
convenzioni di un mondo fasullo e finto e vorrebbe fuggire e isolarsi da quel mondo ma vi
è legato dall'amore per Celimene. Nella scena che apre la commedia, Alceste rivela subito
allo spettatore il suo carattere. Dialogando con l'amico Filinto egli spiega le cause che gli
fanno aborrire i rapporti umani. Tutti sono falsi ed ipocriti e pur di seguire le convenzioni
sociali sono disposti a mentire, a sostenere di provare sentimenti che in realtà non nutrono
e per opportunismo elargiscono sorrisi ovunque. Questo indigna profondamente Alceste
che dichiara di detestare tutto il genere umano. Molière ribadisce la necessità di essere se
stessi in un mondo in cui prevalgono le convenzioni e le formalità, dove non è possibile
coltivare sentimenti veri. Ma ecco la vera capacità psicologica di Molière: dopo avere
sostenuto questo ci informa che tutta la ragione non sta dalla parte di Alceste. Cosa
saremmo se fossimo puri ma isolati? Nulla di nulla! Quando Alceste esclama “ io odio tutti
gli uomini” l'amico gli risponde “ nel mondo occorre una virtù praticabile, a furia di
saggezza si può meritar biasimo. La perfetta ragione fugge ogni estremo e vuole che si sia
savi con moderazione”. Il concetto di “virtù praticabile” vorrei fosse il pilastro del mio
lavoro di regista e del lavoro degli attori che con me collaborano: le sfumature
arricchiscono, le estremizzazioni creano soltanto solchi profondi; un uomo non è solo uno,
è un'infinità di occasioni per stupire chi lo sta ad osservare.
>Inizio spettacoli ore 21.15 >ingresso " 16,00 – ridotto "10,00
>per prenotazioni tel. 0541 670168 – 334 1612868
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Daniela Berti
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