Lo sfruttamento criminale del minore

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Lo sfruttamento criminale del minore
Curioso come George
di Matthew O' Callaghan
Presentazione critica
Introduzione al film
Alla vecchia maniera
Alla base di Curioso come George (Curious George, USA, 2006) c’è il personaggio della popolare
scimmia dei libri per bambini creata da H.A. e Margret Rey all’inizio nel 1941. Anzi, originariamente
questa figura dalla curiosità insaziabile che si metteva sempre nei guai, era al centro anche del loro primo
testo illustrato per l’infanzia pubblicato nel 1939 a Parigi e si chiamava Fifi. H.A. si occupava delle
illustrazioni mentre Margret lavorava ai testi e allo sviluppo della trama. Quando i nazisti, nel maggio
1940, avanzarono verso la metropoli transalpina, i due coniugi, entrambi ebrei-tedeschi, dovettero
trasferirsi negli Stati Uniti. Lì, grazie a un editore, all’inizio degli anni Quaranta hanno continuato a
pubblicare le avventure della celebre scimmia che nel frattempo ha cambiato nome ed è stata chiamata
George. Il progetto cinematografico ha avuto una lunga gestazione fino a quando è diventato concreto
grazie alla Universal e alla Imagine Entertainment. Tra i produttori del film c’è anche Ron Howard,
famoso per aver diretto film come Cocoon, l’energia dell’universo (Cocoon, USA, 1985) e Apollo 13 (id.,
USA, 1995). Il regista è invece Matthew O’ Callaghan, che nel corso degli anni ha ricoperto diverse
mansioni tra cui, per esempio, animatore e sceneggiatore di Basil l’investigatopo (The Great Mouse
Detective , USA, 1986) di Ron Clements, Burny Mattinson, Dave Michener e John Musker e supervisore
degli effetti speciali per Mission to Mars – Alle origini della vita ai confini dell’ignoto (Mission to Mars,
USA, 2000) di Brian De Palma, oltre ad aver diretto Topolino strepitoso Natale (Mickey’s Twice Upon a
Christmas, USA, 2004) assieme a Theresa Cullen che non solo ha presentato il primo Topolino tutto
computerizzato ma anche celebri personaggi della Disney come Paperino, Minnie, Pippo e Pluto. Lo spirito
di questo cartoon è voluto restare fedele alle illustrazioni del libro che l’ha ispirato. Viene, infatti,
utilizzata una grafica semplice ma molto funzionale che appare molto e simile a molti film d’animazione
degli anni Quaranta. Non a caso la pellicola è realizzata in 2D proprio per mantenerne intatto lo spirito, le
tonalità cromatiche utilizzate sullo sfondo sono neutre (la città, il museo) mentre alcuni dettagli sono resi
con colori accesi come, per esempio, il vestito e soprattutto il cappello giallo di Ted o la lingua verde.
Una delle caratteristiche del film è anche il suo ritmo elevato, tipico dei film d’avventura. La vicenda
di si svolge tra la città e la tribù africana e questa contrapposizione di spazi geografici permette di
mettere in evidenza una varietà di soluzioni differenti non solo da un punto di vista grafico ma soprattutto
narrativo. Lo stesso personaggio di Ted potrebbe ricordare quello dell’archeologo Indiana Jones,
protagonista delle tetralogia di Steven Spielberg in cui, sia pure in modo molto più attenuato, c’è
un’incosciente curiosità verso l’ignoto. Inoltre alcune immagini danno quella sensazione di continuo
movimento propria del genere come, per esempio, l’inquadratura dall’alto dai grattacieli, simile a quelle
di Spider-Man (id., USA, 2002) di Sam Raimi. L’ultimo aspetto riguarda gli attori che hanno partecipato al
film. Le caratteristiche di alcuni loro ruoli si allineano, infatti, alle caratteristiche dei protagonisti, come
la comicità stralunata di Will Ferrell per Ted, l’aria da sognatrice romantica di Drew Barrymore per la
maestra Maggie e quella un po’ bisbetica di Joan Plowright per la cantante d’opera.
Il ruolo del minore e la sua rappresentazione
Una metafora per l'adozione
Il personaggio della scimmietta George possiede una predisposizione al gioco e un’innata allegria. Ciò è
evidente sin dal primo incontro con Ted quando vuole giocare a “bu-bu-settete” e con il suo cappello;
vede infatti in lui la possibilità di evadere da un luogo che ormai sembra stargli stretto (la giungla
africana) per confrontarsi con la nuova realtà metropolitana. Crede così di trovare nell’uomo col vestito e
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Curioso come George – scheda critica
il cappello giallo la persona che si può occupare di lui. Prima di quel momento, il fatto di essere cresciuto
autonomo e libero, non gli ha impedito comunque di avere un’enorme curiosità per mondi e realtà
diverse. E una volta che ci si confronta, si nota subito come l’attitudine ludica, lo stupore e la sua
meraviglia quando guarda le cose come se fosse per la prima volta e l’incoscienza dei pericoli che corre,
lo rendono molto simile a un bambino di circa due anni. In George, infatti, si confondono il coraggio con la
mancata consapevolezza del rischio. Al tempo stesso però ha bisogno di avere un contatto fisico con tutto
ciò che si trova davanti a lui: la carta igienica, il pesce dell’acquario, la vernice che viene gettata nella
vasca della cantante d’opera e i palloncini che lo fanno volare in aria anticipando forse una soluzione
visiva e narrativa presente nel recente cartoon della Pixar Up (id., USA, 2009) di Pete Docter e Bob
Peterson. Il suo personaggio possiede anche quelle caratteristiche proprie di alcuni dei protagonisti di
certi film d’animazione apparendo quasi un incrocio di due eroi della Disney come Bambi e Peter Pan; di
quest’ultimo pare avere la stessa predisposizione a volare come si vede in una scena. Però George è anche
una figura – che nell’analisi di Curioso come George appare immediato associarlo ad un minore – alla
ricerca di affetto e questo si può vedere quando si aggrappa alle gambe di Ted. Molto probabilmente vede
in lui una specie di genitore adottivo (un ruolo simile potrebbe essere già incluso nel rapporto creato dai
libri per bambini dei coniugi Rey) e, da questo punto di vista, la guida del museo Bloomsberry può essere
associata a quei personaggi tipici di quei bambini dell’orfanotrofio che si scelgono il proprio genitore,
quindi la propria famiglia. Oltre all’allegria però in George c’è anche la tristezza. Dal momento in cui
viene catturato dall’accalappiacani e imbarcato per l’Africa, c’è in lui tutta la sofferenza e il dolore per il
distacco e la separazione. In quel preciso momento potrebbe apparire come una sorta di versione animata
dell’Oliver Twist di Charles Dickens. Lo stesso Ted però si rende conto del senso di vuoto causato
dall’assenza della scimmietta dopo che, dal suo ritorno dall’Africa, le aveva riempito la propria esistenza.
Proprio quando non c’è più, si rende conto che ha perso un pezzo della sua nuova vita, in altre parole, un
figlio adottivo. Ed è per questo che si mette alla sua ricerca.
Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici
Curioso come George è da consigliare, senza dubbio, agli studenti delle elementari e delle medie
inferiori proprio per la capacità di creare un divertimento immediato ma anche di dar modo agli alunni di
affezionarsi all’umanità dei personaggi. Per quanto riguarda la rappresentazione della giungla, il paragone
più immediato può essere con Il libro della giungla (The Jungle Book, USA, 1967) di Wolfgang
Reitherman. Il destino di George nella grande città però è anche simile ai quattro animali che vanno via
dallo zoo e girano per la grande città di Madagascar (id, USA, 2005) di Eric Darnell e Tom McGrath. C’è
poi un’immagine in cui la figura di George viene ingrandita e la sua visione semina il panico tra gli
automobilisti e crea lo stesso spavento di King Kong. Infine, la rappresentazione del museo Bloomsberry,
che era prossimo alla chiusura prima del ritrovamento dell’idolo gigante, possiede lo stesso fascino
decadente di quello di Una notte al museo (Night at the Museum, USA, 2006) e Una notte al museo 2 – La
fuga (Night at the Museum: Battle of the Smithsonian, USA, 2009), entrambi diretti da Shawn Levy, per il
modo in cui s’incrociano commedia e avventura.
Simone Emiliani
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