il Bonfa - G. Bonfantini
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il Bonfa - G. Bonfantini
giornalino d’informazione scolastica dell’ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “GIUSEPPE BONFANTINI” di Novara n u me r o 3 – a n n o 3 MARZO 2012 io ti querelo – – – – À – – – – – – – – – Oramai sembra diventato il protagonista dell’editoriale di queste poche paginette, rivolte a un gruppo di persone che ruotano attorno a quest’Istituto. Ma lui non si rende conto di essere al centro della mia attenzione anche questa sera. Ed è inconsapevole di essere conosciuto anche al Bonfa. È come sempre notte inoltrata: una notte stranamente mite, la porta accostata, l’aria lievemente pungente che entra dalla feritoia creatasi negli infissi e il labrador Alvin, sdraiato a modo suo, al riparo dallo spiffero, proprio sopra le tubature del riscaldamento della cucina. Immobile. Solo un accenno di rigonfiamento della pancia esposta al pubblico ludibrio, testimonia la presenza di un “respiro di vita”. Se non fosse per il fragoroso russare, di certo mi preoccuperei. Ma il segnale di vita è ben udibile! So perché è “cotto”, so perché è immobile, so perché non riesce a combinarne altre… già durante la giornata ha dato il meglio di sé, per non parlare della lunga notte passata. I muratori al lavoro nel cortile e nell’abitazione accanto, ogni giorno, devono destreggiarsi tra le marachelle del quattrozampe di famiglia: mattoni rovesciati (e rotti!), sacchi di cemento voracemente aperti, strutture protettive divelte… insomma la notte è “l’inferno dell’edilizia” grazie a un quaranta chili plus che preferisce distruggere piuttosto che dormire. E la rabbia del padrone dovrebbe aumentare… se fosse un umano sarebbe da querelare! Si, perché oramai sembra diventato di moda denunciare chi commette un minimo sgarbo o chi conversa animatamente contraddicendo l’interlocutore. O come direbbe un ragazzino che ho avuto l’occasione di sentire: “Non si dice denunciare ma denunziare, perché sta meglio! Lo ha detto la prof. a scuola!”. Bha! Anche i ragazzi ora si appellano all’arma della “denucia” per proteggersi, per porre rimedio a uno sgarbo, per intimorire o per far che cosa esattamente non so. Ma, accidenti, è sempre necessario arrivare a questo?! Ben vengano le discussioni se servono a migliorare e correggere certi rapporti, facendo sempre attenzione però, perché in molti sanno discutere, ma non tutti sanno conversare veramente. E allora cominciamo a togliere di mezzo questa inutile minaccia quando siamo alterati o quando non vediamo una via d’uscita nelle nostre conversazioni. Con umiltà incassiamo il colpo o ricerchiamo qualcosa di più innovativo per controbattere anziché questa fantomatica, temutissima, irrealistica denuncia. Quindi riprendendo il popolare aforisma: “Se sei triste sorridi, la morte è peggio. Se sei nervoso sorridi, la morte è peggio. Se le cose non vanno per il verso giusto o il verso desiderato sorridi, la morte è peggio. Beh! Se sei morto sorridi, il peggio è passato!”. Quindi facciamo in modo di non passare la vita tristi e nervosi e soprattutto facciamo in modo di non passarla tra le scartoffie di tribunali tra il martello e l’incudine ad aspettare che qualcuno ci schiacci il dito in mezzo, per ricordarci che i problemi nella vita sono ben altri. Intanto mi giro verso il cagnolone ronfante e anziché querelarlo immagino quanto combinerà nella notte appena cominciata e quanto aumenterà il preventivo dei lavori alla voce “danni dell’animale non querelabile”! 1 Gu. Ro. – Mannaggia alla “NON GITA” qualcosa di Gu.Ro. ma non proprio tutto! Spunti e appunti di Nonciclopedia QUANDO ORAMAI IL GIORNALINO È IN STAMPA SPUNTA FUORI QUESTO ARTICOLO… IN PARTE SCRITTO DALL’AUTORE CITATO MA IN GRAN PARTE GUIDATO DA UN ANONIMO INTERVENTO TRATTO DA NONCICLOPEDIA, FARCITO DALL’AUTORE STESSO, DI “OPERE BONFANTINIANE” DEGLI ULTIMI TEMPI… O MEGLIO DELLE ULTIME GITE! UNA SIMPATICA VISIONE DELLE GIORNATE TANTO “CONDANNATE” DAI DOCENTI QUANTO “OSANNATE” DAI DISCENTI. C onfesso che quest’anno mancherà! Non per tutti (perché per qualche fortunato ci sarà!) ma mancherà certamente l’appuntamento con la “gita scolastica”. Il periodo di austerity, la poca motivazione a passare diversamente il tempo insieme, l’eterna indecisione, hanno di certo contribuito a far sì che quest’anno la maggior parte delle classi dell’Istituto non partecipi ad alcuna gita di più giorni in Italia o all’estero. E anche a un prof. manchera’ questo momento, al di là delle notti insonni, al di là della fatica quotidiana nel mantenere viva l’attenzione e nel rispondere alle decine di domande… ma la gita è un appuntamento unico per approfondire conoscenze e per “imparare” a capire meglio i propri studenti lasciati liberi dal guinzaglio dell’aula scolastica. Ma piace comunque ricordare questi momenti attraverso quelli fondamentali che creano il contorno caratterizzante di queste giornate. La gita scolastica o, più pomposamente, la visita d'istruzione (o ancor meglio gita di distruzione) è, in assoluto, l’attività più attesa dagli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Parlando di superiori, poi, l’attesa raggiunge livelli eccezionali. PROVE DI CONVINCIMENTO DEI PROFF. ACCOMPAGNATORI Il primo giorno di scuola è caratterizzato dai riti di riambientazione: la caccia al banco più defilato, la personalizzazione dello stesso con affreschi e bassorilievi di scolorina, l’impostazione grafica del diarioagenda, prezioso strumento, la cui compilazione impegnerà le migliori energie degli alunni/e nel corso dell’intero anno. Dal secondo giorno il tormentone è sempre lo stesso: "Prof., lei ci porta in gita, vero!?". Alla fatidica domanda solo i più esperti e cinici riescono a glissare, tutti gli altri, senza neanche cogliere gli oscuri e minacciosi presagi di quel "vero!?", balbettano un assenso variamente condizionato, considerato però dagli alunni come giuramento firmato con il sangue. Una volta assicuratasi, in questo subdolo modo, la disponibilità di almeno sei/dodici professori più tre di riserva, si passa alla fase due: la destinazione. Vengono proposte con convinzione granitica le localita’ più incredibili, in numero direttamente proporzionale al numero degli alunni, cioè 20 alunni, 30 località diverse!. Poi iniziano sanguinose lotte intestine nelle quali ognuno decanta le meraviglie della sua scelta. In due mesi di concertazione vengono ridotte a tre sostenute da agguerrite fazioni che pongono sistematicamente il veto sulle altre proposte. Esemplificando: “Andiamo a Barcellona!”. C’è chi dice che gli spagnoli (o le spagnole, a seconda) hanno il sangue caliente (loro non dicono proprio così, ma ci siamo capiti insomma!). E c’è chi dice: “C’è stato mio cugino l’anno scorso e mi ha detto che le ramblas sono da sballo!!!”. E ancora l’obiezione: “Tre giorni partono per il viaggio”. Contro-obiezione: "Mio zio con la Porsche, casello-casello, ci ha messo otto ore!". “No, no, non capite… niente… andiamo in Giamaica, 2 – spiagge incontaminate, reggae, fumo obbligatorio! Ci sta alla grande! C’è andato un mio amico l’anno scorso e non è ancora tornato”. Obiezione: "Non costerà un po’ troppo?". Controobiezione: "Vendiamo gli arredi scolastici e tutto il materiale dell’aula di informatica; il ricavato lo investiamo in marjiuana giamaicana che rivendiamo! Ho anche un cugino che lavora in una fabbrica di cartine!". Obiezione due: "Troveremo degli accompagnatori?". Contro-obiezione: "Il supplente di scienze ha giurato che ci avrebbe portato in capo al mondo!". “No raga! Andiamo a Monaco di Baviera, Munchen insomma!”. Motivazioni? “C’è la più grossa birreria d’Europa, mio fratello ha detto che c’è una discoteca a 16 piani con i decibel in progressione e che dal 12° in poi balli fissato alle pareti con delle cinghie altrimenti l’onda d’urto ti fa volare di sotto; e i buttafuori sono naziskin espulsi dal movimento perché troppo violenti: uno sballo!”. Obiezione: “Va che nelle birrerie gli italiani non sono graditi”. Contro-obiezione: "Io parlo inglese! Ho la sufficienza (quasi!). E poi mia zia da giovane è andata all’Oktober-fest e lì danno da bere a cani e porci." La tensione dura mesi e mesi, senza giungere a un accordo, sinché la classe non viene aggregata all’ultimo momento a una gita di tre giorni con le prime, nei monasteri francescani del centro Italia. Perché chi decide è il fantomatico Consiglio di Classe che passa la palla alla Commissione Gite. Va anche detto che la destinazione, in realtà, non è assolutamente il problema principale degli studenti, le priorità sono ben altre! A questo scopo sarebbero da analizzare le motivazioni ufficiali della gita scolastica, come da P.O.F. (per i non addetti ai lavori trattasi del Piano dell’Offerta Formativa, in pratica ciò che una scuola si propone di fare): finalita’ di socializzazione. IL VIAGGIO (IN PULLMAN) Cinque minuti dopo essere saliti sul pullman (sorvoliamo sulla furibonda caccia ai posti in fondo, prova di destrezza e coraggio con la quale si determinano i rapporti di dominanza all’interno del gruppo) gli studenti hanno già indossato cuffiette o auricolari sparando i lettori mp3 a volumi da discoteca. Se un incauto prof. chiede che musica stanno ascoltando deve farlo utilizzando l’alfabeto muto o segnalando con le bandierine, perché mai e poi mai uno studente abbasserà il volume, continuando a urlare seccato: "Prof.! Si spieghi meglio! Non sento!". Se, per caso fortuito, il prof. riuscirà a farsi capire, gli toccherà, per par-condicio, farsi il giro di tutti gli studenti che gli infileranno sino al timpano auricolari con cerume giallognolo di mesi, ben personalizzato, alzeranno il volume e ammiccheranno complici come a dire: "Questa sì che è musica, eh?". Il prof tornerà al suo posto in stato semi-confusionale rimpiangendo i “classici” e ascoltabili 883 e per qualcuno anche Mino Reitano. Dopo mezz’ora quasi tutti dormono. Al risveglio si passa alla fase socializzante numero due: i cellulari o meglio quegli aggeggi che oltre a mandare mail, navigare in internet, scattare foto, ascoltare musica e altro, funzionano anche per chiamare casa!. Ognuno tira fuori il suo (ultimissimo modello, mica come quel mattone che ha il prof.!) e scrive decine e decine di messaggini, o ancora meglio fa squilli a tutti gli amici e fidanzati presenti in agenda. Quando ha finito, si predispone a ricevere telefonate, messaggi e squilli dagli stessi. Il tutto può andare avanti ore (da notare che spesso buona parte degli amici si trovano sullo stesso pullman, magari due sedili più in là: benedetta “comunicazione moderna”). La terza fase socializzante è il film da pullman. La visione è accompagnata da pesanti commenti-apprezzamenti sui principali attori-attrici, da continue richieste di alzare o abbassare il volume all’autista spesso contemporaneamente; questa è la principale causa della ”sindrome schizofrenica indotta antistudente”, tipica patologia che colpisce il 98% degli autisti!. E poi la classica situazione del dialogo tra prof. e studente. Il docente che tenta di stimolare un minimo di consapevolezza. “Prof. ma dove siamo?! Me lo chiede mia madre al telefono!”. I pensieri (da figlio più che da prof. vanno a un “Quale informazione di fondamentale importanza può essere per una madre a due ore dacché ha salutato il figlio in partenza per Roma?!? Lo sta seguendo su Google Maps con l’opzione View?!? *questo forse lo dico perché mia madre lo fa veramente ancora adesso!!!!!]). Munito di calma il prof. risponde: "Se guardi i cartelli verdi, ogni due km c’è scritta l’uscita più vicina e 3 – la sua distanza". Prof., dove siamo?”, “Hai visto?”, “Il cartello”, “Quale cartello?”, “Quello che abbiamo appena passato”, “Che palle, prof.! Ma non fa prima a dirmelo lei?”, “Si, ma devi imparare, ecco, guarda quel cartello”. Ed ecco il cartello che indica Roma 180 km. “Siamo a Roma mamma!”. Sc-iopa studente! L’AUTOGRILL, IL TEMPIO DELLO STUDENTE “GITAIOLO” Il prezioso tempo del viaggio merita certamente un approfondimento degno di nota! Esistono infatti singolari statistiche che stabiliscono che il tempo che intercorre fra la partenza del pullman e la domanda: "Prof., quando ci fermiamo all’autogrill?" non può superare i cinque minuti. L’autogrill non è un semplice luogo di sosta, spesso è il punto di arrivo o il fine ultimo, in una parola: l’impellenza. Cos’è che spinga generazioni di studenti a porsi come ragione di vita la fermata in questi luoghi resta ancora oggi un mistero. Forse il fascino della Rustichella o dell’Amalfi? La tentazione del “menù buon mattino”? L’autoctona signora al tavolino delle offerte dei servizi igienici? O saranno quei colori, quegli audaci abbinamenti fra formaggi e salumi tipici, hitparade e accessori per macchina? Ma allora basta andare al supermercato più vicino! Cos’ha l’autogrill che l’Ipercoop di Novara non ha? Chissà... forse è l’effetto mandria creato dal gruppo, forse è il sentirsi parte di un popolo di viaggiatori. Comunque sia, la sosta in autogrill è un momento irrinunciabile della gita scolastica, e così si vedono queste scolaresche prenderli allegramente d’assalto e uscire cariche di ogni ben di dio: patatine, lattine, caramelline, salatini, dolcetti, noccioline, ma anche pile, macchine fotografiche usa e getta, occhiali da sole del tutto atipici, peluches, dvd. Un’autentica frenesia, nessuno che si sogni di portarsi queste cose da casa, vuoi mettere comprarle in autogrill pagandole il doppio? Che soddisfazione! Ingenti patrimoni vengono bruciati nel giro di pochi minuti insieme, ahinoi, a enormi quantità di tabacco (minimo due sigarette a testa per recuperare il no-smoking da pullman). ACQUA, GEL E VALIGIA! Il professore veramente organizzato ha già con sé l’elenco delle camere d’albergo, la loro capienza e la dislocazione sui piani. Grazie a ciò è in grado di formare i gruppi camera durante il viaggio. Questa attività, di particolare delicatezza, porta via due ore buone e almeno metà fegato del malcapitato docente che comincia a farsi film su cosa accadrà combinando alcuni gitanti!. Da una parte ci sono i ragazzi che fanno garbate proposte del tipo: “No io con lui no, puzza e non si lava”, “No, prof. ci aveva promesso una quadrupla, si ricordi che ha una macchina e quattro ruote belle gonfie!”, “Prof. noi dieci ci stringiamo nella tripla senza problemi!”. Dall’altra i colleghi che fanno e disfano abbinamenti in base ai profili psicologici, alle affinità caratteriali o alla pura e semplice limitazione del danno che inciderebbe notevolmente sulla caparra. Dopo faticose trattative si giunge, in genere, a una conclusione soddisfacente per tutti: ogni studente ha la sua camera, ogni camera ha i suoi studenti. Bene! Corre l’obbligo di rilevare che tutto ciò risulta totalmente inutile: un puro esercizio di retorica e di arte contrattuale, o forse semplicemente una tattica per illudere i professori. Infatti, 4 – nessuno studente che si rispetti dormirà mai nella camera che gli è stata assegnata, pena l’esposizione al pubblico ludibrio. Dormire poi è una parola grossa, richiama lenzuola profumate, guanciali di piume, materassi confortevoli, mentre, prima di tutto, i nostri eroi provvedono a personalizzare le loro camere con innaffiature di bevande, briciolame alimentare assortito, coltri di fumo modello raffineria, puzza di piedi e deodoranti coprenti che peggiorano notevolmente l’aria già alquanto sopra i livelli consentiti di Pm10! E poi pare che in gita, per definizione, non si dorme, al massimo si deve schiattare di sonno! È il fisico che, a dispetto del cervello che avrebbe programmato chissà quali altre spericolate avventure, a un certo punto, dopo due notti di scorribande, marca visita stramazzando al suolo. Gli studenti vengono ritrovati privi di sensi nei luoghi più disparati: terrazzini, corridoi, divani del corridoio, ascensori. Va da sé che durante il giorno si registri qualche scompenso: intere scolaresche si aggirano per le strade delle più belle capitali europee in stato di trance, zombie al rallentatore, sguardi vacui, articolando a fatica monosillabi solo in caso di esigenze primarie: fa-me, se-te, pi-pì. I professori commentano soddisfatti: "Però, oggi sembrano più tranquilli". Durante l’ultima conferenza mondiale sull’acqua i vari esperti internazionali si sono scordati di menzionare una tra le principali cause del progressivo impoverimento delle risorse idriche: la gita scolastica. Mi spiego. Io non so con quale frequenza il 15/19enne medio si faccia la doccia a casa propria. Di sicuro so che in gita la doccia diventa un’attivita’ irrinunciabile. Vengono stabiliti turni rigorosi all’interno delle camere in modo da permettere minimo una o due docce quotidiane a testa. Alunni notoriamente poco avvezzi ai detergenti si sottopongono ad attese snervanti pur di potersi avvalere del diritto-dovere di farsi una sana doccia. Non è un caso che nella top ten delle domande più frequenti in gita, accanto alla già menzionata sull’autogrill e alla sempre gettonata: "Prof., ci porta in discoteca?", mantiene saldamente un’onorevole terza posizione la seguente: "Prof., ma c’è tempo per farsi la doccia, vero?". E così le camere, prima di cena, si trasformano in luoghi quasi irreali, dove, in mezzo a nuvole di vapore profumato ed effluvi deodoranti, i ragazzi/e si scambiano i doccia-shampoo, si consigliano balsami alle erbe, si abbandonano a sottili distinguo sull’efficacia degli antitraspiranti e dei gel e delle cere "effetto bagnato". Dopo di che ha inizio il rito della vestizione. È necessaria una premessa: come mai i professori si presentano alla partenza della gita con una valigia medio-piccola più zainetto, mentre gli studenti (e ancor più le studentesse) arrancano con due valigioni rigonfi modello crociera più zainetto, borsetta, marsupio? Tra l’altro questa pratica fa indiavolare in zero secondi l’autista che come il decimo livello di Tetris non riesce a incastrare queste maxi tessere colorate e strabordanti. E qui il carattere dell’autista è ben evidenziabile a seconda di quanti santi del paradiso vengono menzionati, il responsabile della gita si regola su come dovrà vivere per i giorni successivi. I proff. si limitano a portare il necessario ma gli studenti portano tutto il guardaroba (più qualche capo sottratto ai fratelli/sorelle maggiori). Ovvio che non potranno indossare tutto ma la scelta del vestito da mettere quella sera non ammette limitazioni di sorta. "Prof., come sto?". E alle volte maledici il giorno in cui non hai deciso di mettere la sciarpa per non perdere la voce! I corridoi degli alberghi si trasformano in passerelle da sfilata parigine dove le studentesse incrociano esibendo ardite toilette e improbabili abbinamenti in un turbinio di minigonne, scarpe con tacchi e punte, magliette adesive, jeans strappati, ombelichi e schiene nude. Per non parlare del trucco! Dove sono finite le innocenti ragazzine che nelle lunghe mattine di scuola con gli occhi insonnoliti e il volto emaciato abbozzano tentativi di attenzione? Rimmel, mascara, rossetti e fondotinta operano trasformazioni inimmaginate. Capita di entrare nella sala dell’albergo per la cena e uscirne imbarazzati 5 – pensando di avere sbagliato comitiva, o di aver lasciato qualche “non riconosciuto” in sala da pranzo. E invece sono proprio loro, novelle cenerentole (così credono, in realtà sembrano uscite dal Rocky Horror Pictures Show) pronte per un giro di danza con invisibili principi. I professori si stringono nei pulloverini: "Cosa si inventa per il dopo cena?" VISITA LIBERA & VISITA GUIDATA: L’ETERNA LOTTA! La visita a chiese, musei e monumenti vari è l’odiato scotto che gli studenti sono costretti a pagare per andare in gita. In tal senso essi hanno elaborato svariate strategie per limitarne al massimo l’impatto. Occorre distinguere due tipologie: la visita libera e la visita guidata. La visita libera è decisamente la più apprezzata. Con un po’ di allenamento alcuni studenti sono in grado di girarsi musei immensi in una manciata di minuti. “Il Louvre in dieci minuti”, “San Pietro COMPRENSIVO DI scontro con turista giapponese intento a far foto con recupero della macchina fotografica e scuse, in tre minuti”. I più abili in ogni caso dopo pochi metri, camminando in retromarcia, riescono dall’ingresso e festa finita. Ma il vero terrore è la visita guidata! Non c’è scampo, e lo studente lo sa. Le guide seguono corsi che ricalcano l’addestramento delle teste di cuoio tedesche, ma più difficili. Quando questi personaggi, per molti versi decisamente eroici, mettono le mani su un gruppo-gita, non c’è tentativo di fuga che tenga: due ore di approfondimento psicologico sui personaggi storici caratterizzanti o sul monumento di turno, non te le leva nessuno. Inutile fingere malori: le guide sono in grado anche di effettuare piccoli interventi chirurgici con mezzi di fortuna e conoscono tutte le tecniche di pronto soccorso. È capitato di un simpatico studente che finse, con simulazione da dieci e lode, uno svenimento per evitare un museo di Budapest, ma fu prontamente rianimato da una gigantesca guida ungherese maschio con massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca!. Inutile aggregarsi ad altri gruppi (sono sempre più lenti del tuo, legge che segue alla lettera le Leggi di Murphy); ancora più rischioso far finta di perdersi! Si rischierebbe un secondo giro con approfondimento sui punti di riferimento topografici del sottosuolo in compagnia di Piero Angela! INSOMMA COME SI FA A RINUNCIARE A UN’ESPERIENZA SIMILE?! IN FONDO SOLO QUESTE OCCASIONI EVIDENZIANO L’INCAPACITÀ DEL MONDO DEGLI ADULTI DI VEDERE LE DEFORMAZIONI PRODOTTE DAI FILTRI E DALLE ECCESSIVE AMPLIFICAZIONI MEDIATICHE. IN QUESTE OCCASIONI UN ADULTO CAPIREBBE DI AVERE DI FRONTE UNA GENERAZIONE ASSOLUTAMENTE “NORMALE” DATE LE CARATTERISTICHE DI QUELLA FASE ODIOSA E INCOMPRENSIBILE DELLA VITA CHE È L’ADOLESCENZA! dai documenti presentati a un Dirigente Scolastico della “bella Italia” Egregio Preside Carli, oggi dovremmo già essere di rientro dalla gita ad Amsterdam. Purtroppo mi è impossibile lasciare la città, in quanto la classe risulta del tutto irreperibile. Nessuno dei colleghi è riuscito a rintracciarli e non sappiamo dove iniziare a cercarli. Ho già contattato i genitori degli alunni: alcuni mi hanno accusata di aver “perso la classe”, altri mi hanno risposto con una certa faciloneria che si potrebbe riassumere con l’espressione usata dal padre di Brusa: “Ma cosa vuole! So’ regazzi…”. Confesso di essere allibita e sconcertata. Spero la situazione si risolva entro poche ore, senza rendere necessario il coinvolgimento delle forze dell’ordine locali. La terrò aggiornata. prof.ssa Spallozzi 6 – UN’EMOZIONE NON DA POCO! a cura di Laura Colombo (4^ A) U n pomeriggio nell’azienda dell’Istituto, per coprire il turno giornaliero. Un pomeriggio pre-natalizio avvolti nel freddo pungente di uno degli inverni più ghiacciati degli ultimi decenni. La cornice della pianura con una natura che sta riposando in attesa della lontana primavera, sotto una spessa coperta di neve e ghiaccio. In attesa che appaia quel “mare a quadretti” nelle terre comprese tra il Sesia e il Ticino: "la pianura del riso". Anche se, guardando intorno, si trovano filari di pioppi, salici, marcite, campi di mais, canali e fossi ricchi di pruni e biancospini. Inizia così l’avventura di una delle studentesse dell’Istituto presenti ai parti delle nostre vacche in azienda. Sono le ore 17 e la piccola Siria viene al mondo. “Non è passato molto tempo da quando sono spuntate le zampine al momento di dover cogliere ogni attimo così da intervenire”, racconta Laura poterselo ricordare per sempre Colombo della 4^ A. “Ero molto agitata, fortunatamente c’era il personale dell’azienda. Quando abbiamo visto che le zampine “erano fuori” di un po’, siamo andati a prendere i cordini per tirare, una volta “legata” abbiamo iniziato a tirare. So benissimo che bisogna tirare solo quando la futura mamma ha le contrazioni, però non so perché, ma in quel momento la mia mente era vuota pronta a cogliere ogni attimo così da poterselo ricordare per sempre. Ho scritto “per sempre” perché non capita a tutti di veder nascere un vitello. È un’esperienza fantastica che non si studia sui libri, puoi studiare perfettamente tutto ma se non provi non sarai mai in grado. Non so bene come spiegarvi cosa ho provato nel momento in cui ho visto uscire il musetto, la voglia di vederla nascere era tanta”. Prosegue poi Laura: “Una volta nata mi sentivo come una “bambina al parco giochi” è stata un esperienza bellissima, ero emozionata, non era la prima volta che vedevo un parto ma stavolta è stato diverso. Mi sembrava di aver fatto una cosa lontana dal mio mondo. Lo so che non tutti hanno voglia di fermarsi a scuola dopo le ore di lezione però ve lo consiglio. Se si capiterete nel giorno “giusto” è veramente fantastico e perché no anche molto istruttivo”. Vi sono luoghi che portano in sé ricordi di un mondo, un mondo finito per sempre. Un mondo che ha una collocazione geografica e temporale ben precisa, i luoghi della Bassa Novarese […] quell’ampia distesa di luoghi compresi tra le colline e il Po, dove scorrono fiumi azzurri come il Ticino e la Sesia, e dove la nebbia da novembre ci avvolge in un meraviglioso silenzio malinconico, ma bello. – € Nando è un "camminante", di quella generazione scomparsa di uomini liberi e strani, giramondo nelle campagne. E Andromeda è la sua fisarmonica, cui ha dato il nome della costellazione che contempla prima di addormentarsi sul fieno. Un viaggio nella memoria della Padania agreste, tra le stagioni degli amori e le prime lotte sociali. 7 – salvare una Vacca con la V maiuscola di Andrea Lucchi (5^ C) D i cosa parlo? O meglio cosa scrivo? Sto parlando della razza Varzese, ormai a rischio estinzione se non si attueranno subito delle misure adatte! La Varzese è l’unica razza autoctona della Lombardia, nel 1960 erano allevati circa 40 000 capi, ora, ai giorni nostri, dove la Frisona per le alte produzioni fa da padrona, la nostra vacca col mantello fromentino, non conta più di 70 capi distribuiti nel nord Italia. Ma quali sono i pro e i contro di questa razza??? pro contro longevità (vacche e buoi fino a 20 anni) ormai le lattazioni e l’ingrassamento sono rapidi attitudine al lavoro i trattori l’hanno anticipatamente prepensionata latte di alta qualità gli agricoltori puntano sulla quantità sinonimo di guadagno buona produzione di carne razza non specializzata Insomma possiamo dire che la Varzese è una vacca di altri tempi, non è riuscita a stare al passo, a cavalcare l’onda di miglioramento genetico che ha investito le altre razze e ora inevitabilmente sta pagandone le conseguenze. Considerando il fatto che la zootecnia italiana è vittima di un periodo di crisi (come tutti i settori) come può sopravvivere una razza che non è specializzata? La risposta si può cercare solo nelle produzione tipiche del Made in italy, come la toma di Montebore, uno dei formaggi più antichi e ricercati di tutto il mondo, è solo grazie a questo formaggio particolare e all’ottima qualità organolettica del suo latte che questa razza non è del tutto scomparsa. Dei passi per il recupero della Varzese sono stati compiuti dall’Assessorato alle Politiche Agricole della Provincia di Milano che negli ultimi anni ha attuato numerose attività di divulgazione, sperimentazione e di ricerca. Infatti proprio nell’anno appena trascorso è iniziato un progetto di identificazione dei capi e delle dosi di seme disponibile, oltre che allo studio dei rapporti di parentela e l’uso di piani di riproduzione che evitino la consanguineità. Sembra anche che si stia provando la strada del selezionamento come vacca da carne visto che in nessun modo potrebbe essere competitiva con razze già specializzate da latte anche se tutti i formaggi prodotti da latte di Varzese sono riconosciuti e promossi nell’intera regione Lombardia. La palla è ormai in mano ad istituzioni e associazioni di categoria e speriamo che non facciano il grave errore di perdere una razza che rievoca ancora le tradizioni e la storia di una zootecnia italiana che non è mai stata in pessime condizioni come ora. 8 – CURIOSITÀ contadine il l atte – l’or o bia nco dell e stal le I valori nutritivi e la composizione del latte delle diverse specie variano molto l’una dall’altra. Tra i latti degli animali domestici quello di coniglia è veramente straordinario: grazie al suo altissimo contenuto in grasso, calcio, fosforo e proteine permette ai coniglietti di raddoppiare il loro peso in soli sei giorni. Cani e gatti ne impiegano nove mentre per l’uomo sono necessari almeno 180 giorni. Il latte più dolce è quello della donna e della cavalla con un contenuto di lattosio del 6,9%. Il latte più “dietetico” è quello di asina con solo 44 kcal/100 gr (contro i 202 del latte di coniglia) sembrerebbe quasi un latte parzialmente scremato. COMPOSIZIONE TIPO DI LATTE DI TRE ANIMALI DOMESTICI latte di... % acqua % proteine % lattosio % grassi % sali Valore energetico vacca 87,47 3,51 4,92 3,68 0,74 729 kcal/kg pecora 82,70 6,10 4,60 5,80 0,80 980 kcal/kg capra 85,50 4,00 5,00 4,80 0,70 790 kcal/kg IL LATTE D'ASINA Tra i tanti tipi di latte, quello di asina si avvicina più di ogni altro a quello di donna. Al contrario di quello vaccino, che deve per forza di cose essere allungato con acqua ed addizionato con molliche di pane (vista la ridotta digeribilità e le grosse differenze nutrizionali che lo separano dal latte materno), il latte di asina è stato ampiamente usato in passato quando l'allattamento umano (madre o nutrice) non era disponibile. Fortunatamente, oggigiorno questi espedienti non sono più necessari, dal momento che esistono dei prodotti, chiamati latti artificiali, in grado di riprodurre la composizione nutritiva del latte materno sia in termini quantitativi che qualitativi. Ciò che invece non si può riprodurre in laboratorio con altrettanta facilità, è la ricchezza di anticorpi e di sostanze battericide presenti nel latte umano, fondamentali per assicurare al bambino un corretto sviluppo. Una di queste, chiamata lisozima, è presente anche nel latte di asina. Nonostante ciò, i latti artificiali vincono comunque il confronto con l'alimento, proprio perché studiati e prodotti per avvicinarsi il più possibile alle caratteristiche nutrizionali del latte materno ed alle esigenze del bambino. L'utilizzo del latte di asina per l'alimentazione del neonato è quindi caduta in disuso. Diverso è il discorso per quei neonati, non allattati al seno, che diventano allergici alle formulazioni a base di latte vaccino. In tal senso il latte di asina, opportunamente integrato, può essere considerato una valida alternativa alle formulazioni ipoallergeniche (idrolisati di proteine del latte vaccino). L'ultima parola, in tal senso, spetta esclusivamente al pediatra, considerata anche la necessità di ulteriori approfondimenti clinici su questa applicazione del latte di asina. Assolutamente da evitare, in questi casi, i latti di bufala, di capra e di pecora, che possono scatenare reazioni allergiche anche importanti, per il fenomeno della cross-reattività (al contrario del latte di asina, contengono proteine con sequenze amminoacidiche simili a quelle del latte vaccino). Come tutti i latti di origine animale, anche quello di asina contiene lattosio e non può quindi essere adatto alle persone intolleranti al lattosio (per le quali esistono appositi latti delattosati o sostituti vegetali, come il latte di riso o di soia). 9 – progetto: PROJECT made in Bonfa Sportiamo insieme P er quest’anno scolastico la prof.ssa Anna Barbieri, docente di Educazione Fisica della sede di Novara, ha promosso con entusiasmo il progetto denominato “Sportiamo Insieme” che vede coinvolti i ragazzi disabili iscritti presso il nostro Istituto ed i loro compagni normodotati. Le finalità del progetto sono tante, molte legate strettamente all’attività motoria come promuovere l’attività motoria per migliorare l’immagine di sé, lo sviluppo delle capacità senso-percettive, l’acquisizione di una maggiore autonomia personale e di capacità motorie utili alla vita quotidiana e scolastica, migliorando qualità della vita di relazione e avviando l’attività sportiva come stile di vita per il rafforzamento della personalità. Altre più mirate al raggiungimento di obiettivi educativi trasversali a tutte le discipline scolastiche come la tolleranza, la cooperazione, il lavoro di gruppo, lo sviluppo della personalità, la stima in se stessi, la fiducia di sé, l’autocontrollo, il benessere psicologico, la riduzione dell’ansietà, il senso del benessere e la riduzione dei livelli di isolamento. Le attività si svolgono all’interno della palestra dell’associazione A.S.H.D. e presso il giardino botanico e le strutture sportive dell’Istituto “G. Bonfantini” con il coinvolgimento attivo di alunni normodotati. In programma anche una possibile escursione trekking con il Liceo Artistico, in località da definirsi, e quindi la possibile partecipazione ai Campionati Studenteschi. Da questa esperienza ci si aspetta che i ragazzi raggiungano tutti gli obiettivi previsti e che imparino a valutare l’efficienza fisica per mantenerla e migliorarla, che sviluppino un senso di lavoro collaborativo considerando il contributo di tutti nel rispetto dei tempi e delle diversità di ognuno, il coinvolgimento nell’attività sportiva, anche extrascolastica, del maggior numero di soggetti. I compagni di classe normodotati parteciperanno all’attività in condizioni disagiata per meglio capire le difficoltà dei compagni in situazione di svantaggio. Grazie a questo progetto la scuola parteciperà ad un altro progetto promosso dalla Provincia in collaborazione con l’associazione A.N.G.S.A che si intitola “Il tesoro ritrovato”. Questo progetto ha lo scopo di rilevare e presentare tutte le attività che si svolgono presso le scuole della Provincia di Novara che hanno come finalità l’integrazione degli alunni disabili. Prevede inoltre la presentazione dei lavori svolti con questa finalità. Il “Bonfantini” presenterà appunto il progetto di cui sopra per come lo vivono i nostri alunni nella descrizione cioè che di questo ne fanno sulle pagine del giornalino scolastico. In bocca al lupo ragazzi e ragazze! la responsabile del gruppo H - prof.ssa Elisabetta Iurilli Ogni bambino ha dentro di sè un tesoro che consiste nella sua vita e nel suo futuro, ma l'autismo è un disturbo dello sviluppo che impedisce ai bambini di rapportarsi con la famiglia e con gli altri. Nella maggior parte dei casi, oltre a comportamenti ripetitivi, l’autismo è associato a ritardo mentale, epilessia e disturbi dell’umore. Purtroppo questa sindrome colpisce un bambino ogni 150 e non è curabile, ma da qualche anno grazie a interventi mirati, si possono ottenere dei sostanziali miglioramenti. L'autismo e la sua diffusione si possono combattere, consentendo ai bambini colpiti il raggiungimento di buoni livelli di linguaggio, apprendimento e reciprocità sociale. Alla base del recupero c'è la diagnosi precoce del disturbo (entro i primi 3 anni di vita). Ad un intervento precoce vanno associati terapie mirate cognitivo-comportamentali riconosciute dalla comunità scientifica e somministrate da professionisti del settore. Il controllo delle istituzioni sanitarie competenti fa parte della riuscita di queste buone prassi. Nella maggior parte dei casi le terapie e i progetti vengono sostenuti economicamente dalle famiglie, ma i costi sono molto elevati e non tutte riescono a garantire cure sufficienti ai loro figli. Così l'autismo vince il bambino e la società lo perde. Chi perde un bambino perde un tesoro... aiutiamo questi amici speciali a portare alla luce il loro tesoro... 10 – Cari compagni di classe, vi racconto brevemente cosa faccio quando vado fuori dalla scuola! Il martedì spesso vado a fare attività motoria alla palestra dell’associazione A.S.H.D. di Novara. Con i compagni giochiamo a basket, calcio, pallamano, usiamo il cerchio e ci divertiamo tanto. Respiriamo con la bocca e respiriamo con il naso!!! Con i cerchi ci scambiamo e corriamo. Io mi diverto molto. Ritorniamo in classe per fare il pomeriggio e prendiamo un pulmino tutto per noi! Silvia Corrao – 4^ D Il martedi andiamo all’associazione A.S.H.D. a fare ginnastica con il progetto “Sportiamo insieme” con Manuel, Gimmy, le gemelle Vanessa e Giorgia, Silvia e Andrea accompagnati dai proff. Giovanna, Anna, Sara e Mario. Viene il pulmino a prenderci alle 9:10, poi si inizia con il riscaldamento con due o tre giri del campo, poi giochiamo a basket e calcio. Io ero già iscritto a questa associazione con l’attività di ippica, con il cavallo che si chiama Paola, che vive ad Oleggio. Sapete, io la accarezzo, la spazzolo, gli do' da mangiare le carote, le barbabietole e i ravanelli, poi vado a fare un giro con lei. Quando facciamo questo progetto la parte che mi piace di più e giocare a calcio, io faccio l’attaccante e faccio tanti goal! Andrea Quaglio – 3^ D Cari compagni di classe, il martedì alle 9:10 vado con alcuni compagni e altri professori a fare attività sportive presso la palestra dell’associazione A.S.H.D. Appena arrivati in palestra ci cambiamo e facciamo una corsa come riscaldamento, facciamo degli esercizi ad esempio ci passiamo la palla, saltiamo nei cerchi, facciamo delle capriole. Dopo iniziamo a fare alcuni giochi di squadra come calcio o basket. Il gioco che mi piace dì più è calcio, e ogni volta faccio il portiere, perché è il mio ruolo preferito. Un martedì abbiamo fatto una partita di basket contro i professori. È stato tanto divertente anche se per prendere una palla sono scivolato e caduto. Alla fine dei giochi ci mettiamo tutti in cerchio e facciamo degli esercizi di respirazione e rilassamento. Dopo andiamo a cambiarci e ci prepariamo per tornare a scuola. Verso le 11:15 sono in classe. Mi piace molto fare questa attività sportiva tanto che mi sono iscritto con questa associazione anche a nuoto. Manuel Bellantone – 3^ B 11 – Ogni martedì quando vado la alla palestra c’è la mia prof. Anna Barbieri e ci sono tanti ragazzi: Silvia, Manuel, Andrea, io e Vanessa. Ma, poi, facciamo il corpo libero e giochiamo a palla a canestro e a calcio, ci sono altri proff. di nome Mario, due donne e Debora. Giochiamo a palla e canestro maschi contro femmine e vincono sempre le femmine, ma sono triste perche non può venire Sandra (l’assistente comunale, ndr). Tutti prendiamo un pullman rosso dove ci sono tre posti dietro e tre posti davanti vicino all’autista. All’andata io e Vanessa ci sediamo vicino a Silvia, ma al ritorno vicino a Manuel e ascoltiamo le canzoni dal telefonino. Durante il viaggio parliamo anche di calcio e delle squadre che abbiamo fatto giocando a calcio. L’Inter vince sempre e poi il Milan fa anche il gol, ma il fuori gioco l’ha fatto la Vanessa, mentre l’ultimo gol dell’Inter l’ha fatto la prof. Anna Barbieri! Poi, il portiere l’ho fatto io ma paravo con le gambe perché avevo paura di farmi male il polso sinistro dove mi è arrivata dal mio amico Manuel una pallonata. Alla fine della mattinata di progetto la prof. Barbieri ci ha detto di andare a cambiare la maglia. Io ho quella dell’Inter. Mia sorella quella della’Adidas!. Giorgia Brognoli – 2^ A Mi diverto con Gimmy e Manuel a giocare a palla a canestro e a calcio e anche insieme al prof. Mario, e a Silvia, Andrea e Giorgia. Dopo aver fatto la ginnastica giochiamo a palla a canestro in squadre di maschi contro femmine. Dopo giochiamo a pallone in squadre Inter contro Milan. A canestro vincono le femmine mentre a calcio vince l’Inter cioè la squadra di Giorgia. Arriva il pullman e ci riporta a scuola dove le gemelle (noi!) raccontano a Sandra tutto ciò che hanno fatto. Vanessa Brognoli – 2^ C A me il progetto “Sportiamo insieme” piace molto perché il martedì insieme alle gemelle Giorgia e Vanessa e altri amici della scuola andiamo in una palestra vicino a scuola. La prof.ssa Barbieri ci aspetta la in palestra dove ci allena per fare lo sport. Il momento più bello è quando ci fa fare la partita di palla a canestro perché insieme a noi giocano anche i nostri professori che ci accompagnano. Il professore De Filippo, mio prof preferito, è molto bravo ma non riesce mai a togliermi la palla. A me non piace tanto fare sport, ma andare il martedì al progetto mi piace molto! Grazie anche alla presenza di Giorgia, Vanessa, Manuel, Marica, Andrea e Silvia. GianMaria Amato – 2^ A 12 – altro su… Sportiamo insieme “S portiamo insieme” è un progetto promosso e sostenuto da insegnanti di Educazione Fisica particolarmente sensibili alle problematiche dei ragazzi diversamente abili, tanto da ideare un'iniziativa per coinvolgerli nelle attività sportive. Per chi non sopporta vedere i propri studenti diversamente abili saltare le ore di attività motoria perché considerate un ostacolo. Nel discutere di questo problema alcuni docenti novaresi hanno maturato la convinzione di dover far qualcosa per dare la possibilità anche a questi ragazzi di svolgere attività sportive, in primo luogo per apportare dei giovamenti fisici, ma soprattutto per allontanarli da possibili forme di depressione, isolamento e mancanza di autostima. “Sportiamo insieme ha già riscosso un notevole successo così da essere esteso a diversi Istituti Superiori novaresi tra cui il Liceo Artistico, il “Bonfantini”, il “Ravizza” e il “Bellini”. I propositi non finiscono qui perché toccherà anche i ragazzi normodotati! Durante le ore di Educazione Fisica potranno essere bendati, fatti sedere su sedie a rotelle simulando così degli handicap sui loro corpi, per poter vivere in prima persona tutti i limiti e gli imbarazzi dei compagni disabili. La sensibilizzazione proseguirà poi nelle ore di Italiano sotto forma di dibattito cosicché in molti potranno realizzare quanto sia dura vivere con alcuni disagi. Disagi che, fortunatamente, sport e caparbietà hanno reso sormontabili. Ma ecco i 20 sport in programma per i Giochi Paralimpici di Londra 2012. Tiro con l'arco paralimpico Paralympic Sailing Paralimpici di atletica Paralympic Equestrian Paralympic ripresa Sedia a rotelle Rugby Calcio a 5-a-side Canottaggio paralimpico Basket in carrozzina Paralympic Table Tennis Boccia Paralimpici Ciclismo Strada Paralimpici Ciclismo Pista Sedia a rotelle Scherma Nuoto Paralimpico Seduto Pallavolo Paralympic Judo Powerlifting Goalball Football 7-a-side 13 – 14 – I diplomati (e gli attuali studenti) del Bonfa che si raccontano anche al di fuori della scuola: tra esperienze di vita studentesca e novità nel mondo del lavoro Ora tocca a voi!!! Il vostro aereo e’ li’ che vi attende dall’aeroporto di Malpensa, 7 Febbraio 2012 – a cura di Diego Durantini (ex allievo, corso C) H o appena finito di leggere velocemente l'ultimo numero de “Il Bonfa” ed ora sto gettando sulla tastiera le mie dita scrivendo le prime cose che mi passano per la testa. Ne ho bisogno: non scrivo in italiano da una vita e devo togliermi di dosso questa ruggine. Quindi, se non volete leggere parole a caso per le prossime righe, saltate direttamente alla fine del pezzo. In caso contrario, provate a chiudere (figurativamente!) gli occhi e farvi portare in questo viaggio nel tempo. Il mio tempo, quello che ho vissuto ieri (l'ultima volta che sono stato al Bonfa) e quello che ho vissuto più di dodici anni fa (l'ultima volta che sono stato uno studente del Bonfa). Quindi allacciatevi le cinture! Io l'ho appena fatto, avete sentito quel click metallico? E decolliamo insieme. Mentre rolliamo in pista, ed il paesaggio innevato fuori dal finestrino si lascia ammirare un'ultima volta, per abituarci a tornare indietro nel tempo, comando a queste dita di scrivervi di ieri. Freddo. No, di più! Se i denti non battono, non vi siete ancora fatti un'idea precisa. Ma non importa. Oggi si torna al Bonfa dopo qualche anno, e un bagaglio d'esperienza che svuoterò fra qualche minuto. La scuola non è cambiata, fa un po' meno impressione ora, l'orto botanico è molto più ricco. E tutto è bianco. E ghiacciato. Dentro, la prof. Saronni mi aspetta per parlare ai ragazzi di quinta (A prima, e C poi), e per rivederci dopo tanto tempo. Ed è sempre un piacere. Perché proprio io dovrei parlare ai ragazzi di quinta? Beh, siamo ormai sulla pista, i motori rombano all'improvviso e l'ultimo respiro rimane a metà dentro i polmoni... e siamo in volo, verso l'estate del 1999. Un diploma, la voglia di godermi l'estate e poi chissà. Un test d'ingresso e l'università in qualche mese. Biotecnologie Vegetali: la scelta. Nuovo, innovativo, combina ciò che ho imparato al Bonfa con quello che mi affascina e che ancora non conosco: biologia molecolare, genetica, ricerca... e subito qualcosa va male. Il test è molto più difficile di quanto mi aspettassi. Ne prendono 200, io arrivo 264esimo. Ma vengo ripescato. Sono dentro, per il rotto della cuffia, ma sono dentro. L'impatto con l'università vera e propria è anche peggio. All'improvviso mi ritrovo con migliaia di pagine da studiare, nozioni da ricordare. Non è semplice. A luglio del primo anno ho dato solo un esame (chimica inorganica, grazie alla prof. Barsuglia!), sono vicino a mollare... ma resisto. E così, un esame dopo l'altro, arrivo a completare i miei studi in corso nonostante il pessimo inizio. E nemmeno sfiguro: 107/110, tesi in genetica del mais. Spoiler alert: qui vi arriva la prima morale! Ce la potete fare!!! So benissimo quello che si dice di chi va al Bonfa, hanno preso per il cuBo pure me. Ma voi sbattetevene, non fatevi condizionare. Se avete un sogno, un'idea per il vostro futuro, perseguitela, metteteci tutti voi stessi ed inseguitela... la raggiungerete! Fuori dal finestrino le nubi si sono diradate e le alpi svizzere sono ormai alle spalle. I miei occhi indugiano per un attimo sul panorama innevato al confine tra Francia e Germania... 15 – Germania... è proprio lì che il nostro volo ci porta ora. Colonia, sulle sponde del Reno. Splendida città, fantastiche persone... e incredibili ricordi, impareggiabile esperienza. Dopo la laurea decido che voglio fare ricerca. Mi piace, mi appassiona, mi affascina e mi rapisce. Fare ricerca, ad alto livello e nel mio campo, in Italia, è estremamente difficile. Ed un'esperienza all'estero è quello che voglio. L'occasione arriva quando mi offrono un posto per un dottorato a Colonia. Il progetto: studiare una famiglia di geni che regolano lo sviluppo dell'embrione delle piante, usando mais, ed anche studiare l'evoluzione di questi geni, partendo da Physcomitrella patens (il comune muschio) per arrivare alle piante più evolute. L'impatto con la realtà al di fuori dell'Italia è devastante. Pensavo di sapere abbastanza inglese per farmi capire, ma mi accorgo subito che non è nemmeno sufficiente a comprare il pane. Passo i primi sei mesi a cercare di capire quello che mi dicono. Passo i secondi sei mesi a cercare di far capire quello che io dico. Poi migliora, riesco ad essere un po' più me stesso, ma continuo a migliorare il mio inglese. La mia ricerca continua, e dopo 4 anni esatti ottengo il dottorato (Ph.D all'estero). Spoiler alert: seconda morale in arrivo. Ragazzi, un consiglio di cuore: imparate l'inglese e, se potete, fate una o piu’ esperienze all'estero. Già da ora. Vi fa crescere. Vi apre gli occhi. Vi fa conoscere gente e luoghi che altrimenti non avete nemmeno idea esistano. Andate, partite, senza remore ne paure. In una parola, vivete!!! Ricapitoliamo: 1999 esco dal Bonfa, 5 anni e mezzo dopo mi laureo (2005), 4 anni ancora e anche il dottorato è fatto (2009). ci rimangono ancora 2 anni è un pezzo, giusto?!?!? L'inglese è buono, l'idea è cambiata. Non voglio più fare ricerca di base, voglio fare ricerca applicata, magari breeding (miglioramento varietale). Ed arriva un'altra offerta irrinunciabile. Un progetto su una specie tropicale (Jatropha curcas) per migliorarla, iniziare un programma di breeding, allo scopo di utilizzare Jatropha per la produzione di biocarburanti. Bello, ci piace. Proviamo a vedere se mi prendono. Mi hanno preso! E quindi si parte di nuovo. Per dove? Avete ragione, mi sono dimenticato. San Diego, California. E chi l'avrebbe mai detto?!?!? Uno studentello qualunque 10 anni prima si diploma al Bonfa, e non solo riesce a laurearsi, non solo ottiene un dottorato (il più alto livello d'istruzione possibile), ma ora se ne va in California. Spoiler alert: terza morale. La più ovvia. Se ce l'ho fatta io, ce la potete fare anche voi! Non sono un genio, non vincerò premi Nobel e non ho sacrificato la mia vita per raggiungere questi obiettivi e fare ciò che ho fatto. Chiedete a chi mi ha avuto come alunno se non mi credete. Ho semplicemente inseguito con voglia e determinazione le mie ambizioni, ho coltivato le mie passioni, mi sono dato da fare ed ho imparato ad essere indipendente. L'ho fatto io. Se lo volete, lo farete pure voi! Sono rimasto a San Diego per poco più di due anni, fino a novembre dell'anno scorso. Poi, ho deciso di ritornare in Europa, il mio continente, che scorre incredibilmente piano là sotto, fuori dal finestrino, nonostante so che stiamo sfiorando i 900 Km/h. Rimangono solo tre mesi per arrivare a ieri, 6 febbraio 2012. E mentre il volo rallenta per atterrare morbido e farci ritornare senza troppi scossoni al presente, noto che la neve domina ancora il paesaggio sottostante. Lo sapevo, Suzanne me l'aveva detto ieri sera, via Messenger. Fra pochi minuti atterreremo. L'aeroporto: Schiphol Amsterdam. La destinazione finale: Wageningen. Eggià, vivo in Olanda ora. Il mio aereo è atterrato qui. Ma non è la mia destinazione finale. Qui faccio solo scalo. Non so ancora quando il mio viaggio ripartirà, e quale sarà la sua destinazione. So quello che voglio ora, e so che volevo proprio essere qui, in questo aereo che mi riporta a casa, dopo aver passato qualche giorno in patria. Ed aver salutato un'altra volta la mia scuola, il Bonfa. Ora tocca a voi!!! Il vostro aereo è lì che vi attende, i motori sono caldi, i serbatoi pieni, il comandante aspetta istruzioni. Quelle ali non sono fatte per volare bassi. Sono fatte per assaporare la brezza quando il sole tramonta sul Pacifico, o per essere inebriati dal più folle carnevale in terra alemanna, o ancora per ammirare l'alba tra i picchi guatemaltechi. Sono fatte per portarvi dove voi volete. Sono fatte per farvi vivere, senza limiti! 16 – e dopo il Bonfantini UNIVERSITÀ?! Ecco cosa offre il territorio novarese. L’ Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” è nata nel 1998 con una struttura tripolare unica in Italia. Un Ateneo giovane e “a misura di studente”. L’attività di formazione si svolge su un’area geografica piuttosto ampia: tre città diverse, sedi istituzionali dell’Ateneo: Alessandria Novara Giurisprudenza Economia Scienze Matematiche, www.eco.unipm.it Fisiche e Naturali Farmacia Scienze Politiche Medicina, Chirurgia www.sp.unipmn.it Scienze della Salute ALTRO?! Vercelli Lettere e Filosofia www.lett.unipmn.it e Ecco cosa fanno i diplomati del Bonfa. N I RAGAZZI DELLA EX QUINTA A... sul mondo del lavoro e all’universita’ A nove mesi dal diploma ecco alcuni impieghi di alcuni studenti della ex 5^ A dell’anno scolastico 2010/2011… qualcuno prosegue negli studi, qualcun altro si “butta” nel tortuoso mondo del lavoro! SILVIA LA PORTA studentessa di Infermieristica - Novara SIMONE VALENTINI studente di Viticoltura ed Enologia - Milano ALBERTO BUSNELLI studente di Viticoltura ed Enologia - Milano GABRIELE PRINI studente di Scienze e Tecnologie Agrarie – Milano e aiutante presso Pizzeria La Ruota FEDERICO FERRARA operaio presso Riseria Fortina - Cavagliano MATTEO CRUGNOLA impiegato presso azienda di famiglia - Novara ALESSANDRA MISEROCCHI SIMONE D’ADDEO studente di Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa - Torino VALENTINA RUZZA barista presso bar Airone - Novara studentessa di Tecniche Erboristiche – Imola (attualmente ha lasciato) 17 MARTA VOLPI studentessa di Sistemi del Verde – Milano STEFANO ZENNARO tirocinante presso Columbian Carbon Europa – Trecate (attualmente incarico finito) ERICA AMATO studentessa di Igiene Dentale - Novara – A dai la tua opinione su TEMI DI ATTUALITA’ o PROBLEMATICHE D’INTERESSE PUBBLICO o NELL’AMBITO SCOLASTICO scrivi una mail a [email protected] uno SGUARDO al FUTURO: NetWorK MarKeting un’alternativa a quello che noi oggi conosciamo come lavoro: parola a un’ex studentessa profilo dell’autrice Valentina Guidetti ex studentessa del Bonfa, diplomata nell’anno scolastico 2009/2010 ha studiato anche presso Università degli Studi di Milano – Biotecnologie Industriali e Ambientali, parla Italiano e Inglese, abita a Briona, nata il 4 agosto 1991 citazioni preferite: "Perché civile, esser civile, vuol dire proprio questo: dentro, neri come corvi. Fuori, bianchi come colombi. In corpo fiele, in bocca miele". (Luigi Pirandello) I n questo articolo voglio rendere nota l’esistenza concreta di un’alternativa a quello che noi oggi conosciamo come lavoro tradizionale, sia che si tratti di impiegato, professore (e quindi dipendente statale), sia che si tratti di un manager di un’azienda o di un fabbro… il quadro attuale dell’economia non è sicuramente roseo, e non lo sarà per molto tempo. Coloro che dovranno muoversi ad affrontare questa situazione di stallo saranno i giovani, con le proprie idee e tanta voglia di fare e mettersi in gioco. Ormai nemmeno la laurea è sufficiente per trovare un lavoro sicuro, stabile e duraturo. Le previsioni statistiche parlano chiaro sulla disoccupazione e sul fatto che in futuro probabilmente, nemmeno esisterà il cosiddetto posto fisso. Qualcosa di quest’epoca industriale, sembra proprio essersi inceppato. Se ci guardiamo intorno quante persone si considerano DAVVERO felici? Oppure, quante di loro hanno realizzato e vissuto i propri sogni? Siamo sempre di corsa, usiamo sempre più spesso frasi come: “Non ho tempo”, “Non vedo l’ora che arrivi fine mese per la busta paga!”, “Il mio capo mi sfrutta! E i soldi restano sempre uguali”. Fermiamoci un attimo davanti a questa frenesia e domandiamoci: “Ma dove stiamo andando così di corsa?”. Non molti hanno più una reale risposta. Perché? Perché siamo letteralmente posseduti dal nostro lavoro. Più lavoriamo e più guadagniamo, così ci hanno sempre insegnato. Più lavori, maggiori potranno essere i tuoi risparmi per la pensione! Chi vedrà più la famigerata pensione?! Il concetto di pensione, penso che debba sparire. L’essere umano in quanto individuo LIBERO dovrebbe poter vivere ed agire secondo i propri potenziali e realizzarsi di giorno in giorno, non lavorare in un meccanismo subdolo che, con il passare degli anni, toglie anche la forza ai sentimenti, alimentando, invece, il simbolismo ed il consumismo eccessivo. Vorrei farvi ragionare un attimino. Provate a rispondere, così da valutare riguardo queste cose, cosa ne pensate e cosa ne sapete: 1) come funziona ora l’economia? Chi ha più soldi a questo mondo?; 2) cosa conosci davvero riguardo alla circolazione del denaro?; 3) sei padrone della tua vita e del tuo lavoro, oppure il tuo lavoro ti possiede? E quindi vivi per lavorare, aspettando una pensione che ti darà molto poco, SE l’avrai... 18 – Bene, per la maggior parte delle persone troveremo risposte tipo: 1) i soldi ce li hanno le persone che hanno lavorato duro e hanno magari alle spalle una famiglia di imprenditori, da cui rilevano un’azienda consolidata negli anni; oppure i soldi li hanno i ladri, i politici o coloro che lavorano in proprio (se sono fortunati)!; 2) so solo che nelle mie tasche ne ho poco!; 3) lavoro per vivere. Spesso mi sento da solo. In conseguenza a quanto detto, ora vi racconto come vanno le cose secondo il mio modo di vedere. Analizziamo i cosiddetti quadranti del flusso dei soldi (“I quadranti cashflow” cit. Robert Kiyosaki, famoso economista, professore ed autore di best sellers). E = Employee, ovvero i lavoratori dipendenti. Questa fascia include mansioni che partono dal facchino di un’impresa arrivando anche ai presidenti. Ognuno di loro dirà sostanzialmente “Voglio un lavoro sicuro, che mi dia un resoconto immediato e una buona pensione”. Quello che interessa è quindi una posizione ritenuta sicura. S = Self Employed ovvero i lavoratori autonomi, i cui principi non si discostano molto dai precedenti, e la loro attività è basata su un’affermazione tipo: “Se vuoi che una cosa sia fatta bene, falla tu stesso!”. Lavorano da soli, per esempio le estetiste, parrucchiere, il macellaio o chiunque abbia una propria attività. E se si dovessero ammalare? Chi lavora per loro? Lo stipendio che fine farà? B = Business Owner: nel terzo quadrante, in alto, ci sono poi i titolari d’impresa, come Bill Gates, che hanno costruito un’impresa enorme e dalla quale possono vivere di rendita. E per definizione una grande impresa deve essere almeno composta da 500 dipendenti. E questo significa avere un’idea geniale da lanciare e promuovere, determinazione per arrivare a farla conoscere, imparare a gestire documenti con le banche, commercialisti, avvocati (senza contare i possibili debiti che si possano contrarre durante il cammino... ed innumerevoli altri fattori, gestire documenti riguardo ogni singolo dipendente ed eventuali problemi per infortuni eccetera. Insomma, un titolare d’impresa sicuramente sta cercando di costruirsi “un buon sistema” che funzioni, costruendo una rete, possibilmente con persone intelligenti, sveglie e magari di fiducia. Quindi, loro vogliono che siano altre persone a dirigere il business con loro o se ad un certo livello, per loro. I = Investitors: gli investitori, che hanno i soldi che lavorano per loro. E qui, per un “uomo medio” o si vince una fortuna al Superenalotto dalla quale si farà in modo di avere rendite future (es. costruirsi appartamenti o addirittura case da affittare) oppure non è una cosa a cui tutti possono arrivare. Riassumendo le differenze agli estremi dei due quadranti di destra e sinistra: i lavoratori dipendenti quindi, lavorano per i ricchi! Gli operai si spaccano la schiena e i dirigenti vanno in giro con la Porsche. Inoltre, qualsiasi dipendente può essere licenziato in qualunque momento. E qui dove finisce tutta quella sicurezza? Gli investitori hanno i soldi che lavorano per loro, hanno rendite passive. Qualcosa non sta funzionando per la maggior parte delle persone. Ci hanno sempre tramandato questo tipo di conoscenza: vai a scuola, studia, lavora duro per ottenere un buon lavoro, che possa darti promozioni, uno stipendio mensile fisso. La maggior parte di noi, infatti, vive da lavoratore dipendente. E se ci facciamo caso, nel corso degli anni, si abbandonano le proprie passioni, gli interessi, si accantonano i propri sogni... è chiaro! Ci manca il tempo, dobbiamo lavorare! Ma quindi questi investitori cos’hanno? La bacchetta magica? No. La soluzione è più semplice del previsto: il valore delle persone del quadrante a sinistra è la stabilità; il valore delle persone del quadrante a destra, è quello che vogliono. I loro obiettivi e sogni. È evidente che prima di diventare investitori sia necessario essere titolari d’impresa. Ci sono due possibilità, fondamentalmente, per diventare titolari d’impresa. Il franchising come ad esempio McDonald. Se puoi investire dai 600.000,00 € ai 900.000,00 € e dirigi bene un McDonald diventerai un titolare d’impresa. Tuttavia: McDonald decide se puoi costruire una filiale nella tua città; McDonald decide le strategie di marketing; McDonald può spostarti dove vuole; McDonald sfrutta molti giovani,tra quelli più “svegli” ,dopo averli assunti e valutati, alcuni li rendono manager, affibbiando loro il controllo di un centro Mc ad orari e ritmi assurdi, affidando mansioni importanti (anche di tipo bancario) senza alcuna sicurezza e spesso senza riconoscere gli straordinari. L’altra possibilità per diventare titolare d’impresa è il network marketing: non è necessario investire denaro. Non c’è rischio d’impresa. Si ha un sistema di appoggio e un’equipe di persone aventi esperienza in campo, che potranno seguire e sostenere. E in ultimo: tutti volontari che può essere tanto un vantaggio, quanto uno svantaggio. Vantaggio, perché c’è gestione propria di tempo e risorse personali. Svantaggio, perché non c’è la banca che ricorda il mutuo da 19 – pagare, non c’è il capo che ricorda la puntualità e quindi si rischia di non restare sempre focalizzati sull’attività. Da qui, si capisce l’essenzialità dei propri obiettivi e sogni. Cari colleghi bonfantiniani, sono loro la vostra benzina. Una persona veramente determinata a raggiungere un obiettivo non si ferma di fronte ad una tempesta! Dunque, come si sviluppa un’attività di network marketing? Partiamo da questo ragionamento: tutti siamo consumatori. Tutti ci laviamo i denti, facciamo la doccia, teniamo alla nostra salute... quindi, tutti, abbiamo bisogno di prodotti di largo consumo. E dietro a tutto quello che noi consumiamo c’è sempre una fabbrica. Prendiamo in esempio Colgate, produttore mondiale di dentifricio. Alla fabbrica produrre il dentifricio, costa 30 unità. Prima che il dentifricio arrivi al consumatore, passa diversi step, nei quali c’è sempre qualcuno che vuole guadagnare, tra essi ci sono i trasporti, l’intermediazione oppure, la pubblicità, che, inoltre, è uno dei più dispendiosi. Come ultima fase arriva al supermercato e al consumatore. Quest’ultimo metterà 100 acquistando il dentifricio. E non guadagnerà nulla. Per questo motivo, si definisce, “passivo” il consumatore nel mercato tradizionale. Guardate l’immagine e fate i conti. Con il passare degli anni, quanti soldi sono contenuti in quel 70%?! Con il network marketing, invece, il consumatore è direttamente collegato alla fabbrica. Non esistono più quegli step intermedi. Quel 70% nel network marketing viene distribuito tra i consumatori con le provvigioni. Immaginate quanti siano. Quindi, il consumatore è direttamente collegato alla fabbrica. Non appena si collega avrà: uno sconto del 25% garantito, su tutti i prodotti, la possibilità di commercializzare i prodotti, avendo delle provvigioni. La possibilità di creare una rete che significa, in pratica, collegare tanti consumatori (che saranno collegati alla fabbrica) ed ogni volta che qualcuno si laverà i denti, tu guadagnerai soldi. Basta acquistare un codice, comprare direttamente dalla fabbrica (ricordo lo sconto del 25%) e parlare della possibilità di fare rete con altre persone. Ognuno potrà godere degli stessi benefici. Si tratta solo di fare il passaparola. Traduciamo in numeri questa possibilità di fare rete. È utilizzata una scala che và dal 3% al 21%. L’obiettivo ultimo è portare i membri della tua rete al 21% per avere riconosciuta per sempre un bonus di 4% su ognuno dei fatturati. La crescita dei profitti, quindi, può essere esponenziale, per ognuno! Perché chi entrerà in rete con te, farà a sua volta una propria rete e così via. In questo modo, in 2-5 anni puoi arrivare dove spingerai tu. Le prospettive lavorative ad oggi rasentano lo zero... i numeri sulla disoccupazione sono concreti e spaventano. Inoltre, chi non vorrebbe una propria attività per poter gestire la propria vita al meglio e realizzare i propri sogni? Si tratta di costruire un proprio business, una propria rete, in cui il singolo individuo gode delle stesse possibilità di chi lo invita. Il guadagno è proporzionale al proprio impegno. Siete voi a gestire il vostro tempo e le vostre strategie. L’attività potrete tramandarla di generazione in generazione. Mentre nel settore tradizionale no. Ne vale la pena? A voi la decisione. per ulteriori informazioni sul Network Marketing: numero cellulare: 347.6480384 e-mail: [email protected] contatto Facebook: Valentina Guidetti 20 – FREE-PARABEN a cura della prof.ssa Elisabetta Iurilli e della redazione C ari lettori del giornalino scolastico, approfitto di questo spazio per condividere con voi un’informazione appresa da poco, che mi ha davvero turbato. Qualche giorno fa, una mia amica, sensibile ai problemi della salute, mi ha informato di una cosa di cui non sospettavo assolutamente l’esistenza, forse per ignoranza, forse per superficialità, fatto sta che non avevo il minimo sospetto di ciò ed è per questo che ne sono rimasta scossa. Questa mia amica quindi, mi ha detto CHE TUTTI I PRODOTTI DI USO COMUNE PER LA CURA DEL CORPO SONO FATTI UTILIZZANDO PRODOTTI DERIVATI DEL PETROLIO, i cosiddetti parabeni. Chiaramente dopo essere stata scossa da questa informazione che mi ha fatto sentire ingenuamente esposta ad un pericolo per la mia salute e per quella dei miei cari, mi sono informata. Ho scoperto che questi prodotti sono presenti dovunque, nei dentifrici, negli shampoo, nelle creme idratanti, nei balsami per i capelli, nei lucidalabbra, nei rossetti ed in mille altri prodotti di uso quotidiano. Queste sostanze sono utilizzate sia come conservanti che come emollienti. TUTTE LE CASE PRODUTTRICI NE FANNO UN GRANDE USO, SONO PRESENTI SIA NELLE CREME CHE TROVIAMO COMUNEMENTE NEI SUPERMERCATI, SIA IN QUELLE SUPERCOSTOSE CHE SI ACQUISTANO IN PROFUMERIA. La cosa che mi ha particolarmente turbato è sapere che tutti noi ne facciamo un grande uso senza essere informati di questo aspetto nocivo,gli ingredienti con cui sono fatte queste creme o dentifrici o quant’altro vengono scritti in caratteri piccolissimi difficilissimi da leggere, soprattutto per una “tardona” come me che ha bisogno ormai degli occhiali, ma giuro che anche con questi non si riesce a leggere nulla. Insomma spalmiamo sul nostro corpo delle sostanze derivanti del petrolio senza saperlo! Mettiamo in bocca, senza saperlo, sostanze derivanti dal petrolio. Le sostanze incriminate sono: benzylparaben e pentylparaben, isopropyl-, isobutyl- e phenyl-parabens, methyl-paraben e l’ethyl-paraben, butyl-paraben e il propylparaben. Va da se che ho scoperto, leggendo qualcosa su internet, che all’uso di queste sostanze è legato l’aumento di tumori al seno e sicuramente alla pelle. Ci tengo a precisare di non avere nessuno interesse privato nel voler divulgare queste informazioni, l’unico motivo che mi spinge a farlo è la convinzione che le scelte quotidiane debbono essere fatte in assoluta consapevolezza dei vantaggi e svantaggi che tali scelte possono determinare. Sperando di essere riuscita nell’intento di informare, vi ringrazio dell’attenzione e vi invito a fare acquisti consapevoli, in generale ed in particolare ad acquistare prodotti con il marchio FREE PARABEN!!! Capita sempre più frequentemente di leggere sulle etichette e sulle confezioni di cosmetici, shampoo e creme “paraben free” oppure “senza parabeni”. Ma che cosa sono i parabeni e a cosa servono? Sono conservanti di sintesi usati spesso in sinergia con altri composti, come gli isiotiazolinoni e l’imidazolidinil-urea, che insieme impediscono l’inquinamento microbico di molti cosmetici, in particolare delle emulsioni e delle soluzioni acquose, ma che possono anche indurre sensibilizzazione cutanea. Per questo motivo è preferibile usare la quantità minima necessaria per raggiungere l’effetto preservante. I conservanti, parabeni compresi, scongiurano anche la proliferazione di germi patogeni che possono essere causa di rischi seri per i consumatori. Sono attualmente allo studio sostanze che abbiano le stesse proprietà battericide e funghicide, ma prive di effetti collaterali sulla pelle. Nel frattempo però, molte aziende di provata serietà scientifica, continuano ad utilizzare i parabeni per la conservazione dei loro prodotti. Sembra che i parabeni siano composti chimici poco tossici, sebbene in alcuni soggetti possano indurre la comparsa di reazioni allergiche. Tuttavia, recenti studi hanno stabilito che questi conservanti possono essere anche causa di una lieve alterazione della funzionalità del sistema endocrino sebbene, al momento, non sia possibile caratterizzare e quantificare il rischio, in particolare di tipo cancerogeno. Luminari della medicina hanno affermato che il legame diretto tra il cancro al seno e i parabeni e i sali d’alluminio, contenuti in deodoranti e anti-traspiranti, è solo un’ipotesi che va confermata da studi epidemiologici a lungo termine e soprattutto condotti su un maggior numero di campioni. Alcuni ricercatori non sono dello stesso parere insistendo nell’indicare gli antitraspiranti quali possibili responsabili dei tumori al seno. I dubbi, quindi, restano e spronano gli scienziati a cercare alternative. La necessità di conservare i prodotti però resta. E, ancora una volta, Madre Natura fornisce una possibile alternativa. Attualmente, oltre ai conservanti di sintesi, se ne possono usare alcuni di origine naturale che svolgono un’attività antimicrobica. Sono gli oli essenziali di limone, timo, lavanda e mirto australiano, l’acido usnico che si estrae dal lichene islandico e l’estratto di caprifoglio giapponese. Ma anche una formulazione perfetta, dove il rapporto tra le componenti oleose ed acquose, tra emulsionanti naturali, oli essenziali, estratti vegetali e tutti gli altri ingredienti è equilibrato, favorisce la stabilità e l’asetticità del cosmetico. A voi il responso! 21 – il peggior uso che puoi farne è fumarla! (cit. beppe grillo, 1997) canapa (Cannabis sativa, L. 1753) è il nome generico di piante a fiore (Angiosperma) che, unitamente al luppolo (Humulus lupulus), è uno dei due generi appartenenti alla famiglia delle Cannabaceae, dette anche Cannabinacee, ordine delle Urticales. Le specie o varietà della canapa son state utilizzate in un gran numero di modi diversi: carta, corde, abbigliamento, vele in fibra di canapa; le foglie, i fiori, i semi a uso edule (ovvero commestibile). La canapa viene considerata utilizzabile in medicina umana e veterinaria. Molti composti chimici da essa estratti, i cannabinoidi sono psicotropiinebrianti. fonte Wikipedia e www.narconontop.org C onvenzionalmente il termine “cannabis” viene usato per indicare soltanto la pianta coltivata per ottenere prodotti psicoattivi o medicinali, e viene esteso alle sostanza psicoattive che vengono ottenute dalla pianta. Il più importante principio attivo della cannabis è il tetraidrocannabinolo (THC). I principali derivati della cannabis sono HASHISH e MARIJUANA. La marijuana (chiamata in mille modi come “erba”, “maria”, “canna”, “spino”, “paglia”, “brace”, etc.) è una mistura grigioverde di foglie, gambi, semi e fiori secchi triturati di Cannabis sativa ossia la pianta della canapa. La maggior parte dei consumatori di marijuana fuma questa droga attraverso sigarette preparate manualmente (gli “spinelli” o “joint”) o con pipe d’acqua (“bong”). Diffusa anche la pratica di preparazione dei “blunt” ovvero sigari di marijuana preparati tagliando i sigari e sostituendo il tabacco con la marijuana spesso combinata con altre pericolose droghe quali crack o cocaina. Il principale principio attivo contenuto è il delta-9tetraidrocannabinolo (THC) che origina effetti di ALTERAZIONE MENTALE caratteristici dell’intossicazione da marijuana. Chi fa uso di marijuana può anche sperimentare piacevoli sensazioni (colori e suoni intensi, tempo che scorre lentamente) MA la bocca diventa asciutta e il consumatore può avvertire rapidamente gli stimoli della fame e della sete. Le mani potrebbero iniziare a tremare e diventare fredde mentre l’euforia passa dopo poco e si comincia ad avvertire stanchezza e depressione. Vi sono casi di ansia, paura, diffidenza e panico. La marijuana crea danni perché altera le capacità della persona di memorizzare e ricordare gli eventi e di spostare l’attenzione da una cosa ad un’altra. Il THC interrompe la coordinazione e l’equilibrio legandosi ai ricevitori nel cervelletto e alle parti del cervello che regolano l’equilibrio, la postura, la coordinazione dei movimenti ed il tempo di reazione. Alcuni studi dimostrano che approssimativamente dal 6 al 10% delle vittime di incidenti mortali risultavano positive al THC. In molti di questi casi è stata rilevata anche la presenza di alcol. Uno studio condotto da “National Highway Traffic Safety Administration”, ha evidenziato che una singola dose, anche moderata, di marijuana altera le prestazioni alla guida di un automezzo. Inoltre, se una dose, anche piccola, è assunta 22 – insieme a sostanze alcoliche, gli effetti prodotti sono notevolmente più elevati rispetto agli effetti che derivano dall’assunzione di una soltanto di tali droghe. Gli utilizzatori di marijuana che hanno assunto dosi elevate di droga possono manifestare psicosi tossiche acute, come allucinazioni, illusioni e spersonalizzazione, una perdita del senso di identità personale, o auto-riconoscimento. Benché le cause specifiche di questi sintomi siano ancora ignote, sembra che questi sintomi si verifichino più spesso quando una dose elevate di cannabis è consumata in cibo o bevande piuttosto che fumata. Si è constatato che chi fa uso di marijuana incontra maggiori difficoltà nel tentativo di smettere di fumare tabacco, comprovato da uno studio bruciore e rossore di bocca e gola tra fumatori adulti che metteva a confronto chi tosse pesante fumava tabacco e marijuana problemi respiratori e chi fumava solo tabacco. produzione eccessiva di catarro Uno studio ha evidenziato malattie respiratorie in forma acuta che chi fuma spesso infezioni polmonari marijuana, ma non fuma tendenza a soffrire di ostruzione delle vie aeree tabacco, ha maggiori problemi di salute e perde raddoppia e triplica il rischio di cancro ai polmoni (la più giorni di lavoro dei non marijuana contiene dal 50 al 70% in più di idrocarburi rispetto fumatori. Nello stesso al fumo di tabacco). Il fumo di marijuana produce alti livelli di studio molti dei giorni di un enzima che converte determinati idrocarburi nella loro malattia usati da chi fumava forma cancerogena, livelli che possono accelerare i cambiamenti che in definitiva producono le cellule maligne. marijuana derivavano da Chi ne fa uso, di solito, inala più a fondo e trattiene il respiro malattie respiratorie. più a lungo di chi fuma tabacco, il che incrementa l’esposizione dei polmoni a fumo cancerogeno. Questo vuol dire che, a parità di sigarette, fumare marijuana incrementa il rischio di cancro più che fumare tabacco. il THC altera la capacità del sistema immunitario di combattere le malattie infettive e il cancro. Chi è esposto al THC o a sostanze correlate, sviluppa infezioni batteriche e tumori più facilmente rispetto a chi non è esposto a tali sostanze. maggior rischio di attacco cardiaco nella prima ora successiva all’assunzione (quattro volte rispendo al normale) questo perché la marijuana fa crescere la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca e riduce la capacità di trasportare ossigeno del sangue. Cosa può provocare l’assunzione di marijuana? un LINK molto interessante – l’intervento del comico Beppe Grillo “Quella cannabis fuorilegge che alcuni fumano, ma che potrebbe essere usata per produrre carta, carburanti e addirittura la carrozzeria delle auto. Tra l’altro la carrozzeria era molto resistente e rispettava l’ambiente. *…+ Perché è scomparsa la canapa? SEMPLICE! La canapa non fa business perché la canapa è coltivabile potenzialmente da tutti e tutti avrebbero potuto produrre carburante a casa, la canapa potrebbe essere di tutti… invece plastica, metallo e petrolio sono delle lobby!” UN INTERVENTO CONDIVISIBILE O MENO DEL COMICO BEPPE GRILLO DURANTE UNO SPETTACOLO DEL SUO TOUR DEL 1997, PER PENSARE AI MILLE USI POSITIVI CHE POTREBBE AVERE LA CANNABIS… UNA CURIOSITÀ CHE HA DELL’INCREDIBILE. http://www.youtube.com/watch?v=tUvnT4Dl0O A 23 – LA STORIA DELLA CANNABIS Risale al 2300 a.C il primo riferimento all'uso farmacologico della canapa come rimedio contro malaria, reumatismi, emicrania, ecc. Nel V-IV secolo a.C., in Cina i contadini la usavano per pagare le tasse al Governo centrale. CURIOSITÀ – UN’AUTO DI… Sempre in Cina si scoprì che dalle fibre della canapa e dalla corteccia del gelso, se sminuzzate e mescolate, si poteva ricavare un supporto su cui scrivere più conveniente e leggero delle tavolette di legno o bambù. Un’azienda nordamericana sta costruendo un In Israele, nel 1990, sono state ritrovate ceneri carbonizzate di canapa in una tomba nei pressi di Gerusalemme risalenti al 1600 a.C. Era spesso impiegata in caso di parti difficili. e raggiungerà una velocità massima di 90 Tra il 1400 e il 1000 a.C. in India la Marijuana (ganja) era usata sia durante le cerimonie religiose, per favorire la meditazione, sia per curare insonnia, febbre, dissenteria e malattie veneree. Nel VIII secolo a.C., i Traci e gli Sciiti, gruppo di tribù nomadi indoiraniche fecero conoscere anche la cannabis come tessuto e come psicotropo, per aiutare l'anima a staccarsi dal corpo ed accompagnare i morti alla loro nuova dimora. Nel VI secolo a.C., Gautama Buddha disse di aver vissuto un periodo nutrendosi esclusivamente di semi di canapa. In una tomba di una principessa sciita, risalente a più di 2000 anni fa, degli archeologi russi hanno trovato, insieme a tessuti ed oggetti preziosi, anche un piccolo vaso contenente cannabis. prototipo di macchina elettrica in fibra di canapa indiana. Avrà un’autista, tre passeggeri km/h. Mezzo secolo fa Henry Ford costruì una macchina fuori di canapa e resina, ma l’idea non ebbe successo. Ora l’azienda canadese Industrie Motive sta costruendo il Gheppio, un prototipo di auto elettrica realizzato in fibra di canapa indiana. L’auto potrà percorrere tra i 40 e i 160 km prima di dover essere ricaricata, a seconda del tipo di batteria. Sarà alimentata da un motore prodotto da Boucherville, Que.-based TM4 Electrodynamic Systems. Il corpo della vettura sarà realizzata con un materiale resistente composito impatto prodotto da stuoie di canapa, una pianta della Risalgono al VI secolo d.C., i primi disegni botanici della cannabis ritrovati a Constantinopoli. famiglia della cannabis. Il materiale è stato fornito Nel 600 d.C., Maometto permette l'uso della cannabis, ma proibisce l'alcool. società che fornisce servizi tecnici e finanziamenti per Bhang e hashish sono nominate in molte storie della raccolta di storie arabe Le Mille e una Notte, raccolte tra l'undicesimo e il diciottesimo secolo d.C. da Alberta innova-Technology Futures, contribuire a commercializzare nuove tecnologie. La canapa viene coltivata in Vegreville, Alta. (CANADA) Il papiro Ebers ci tramanda le prime notizie sull'uso curativo della canapa in Egitto: come antiinfiammatorio per l'utero, come ingrediente per clisteri ed impacchi per ferite. Una nave Cartaginese (VIII - II sec a.C.) piena di steli di canapa, è stata trovata al largo delle coste siciliane: si ipotizza fosse fatta masticare ai rematori per alleviare la fatica. Inoltre era utilizzata per calafatare le navi e per farne fun i. I Pigmei, gli Zulù e altre tribù africane iniziarono ad usarla sia come medicamento sia come sostanza sacra. A Pompei, tra le rovine dell'eruzione, sono stati ritrovati semi di canapa carbonizzati, probabilmente usati come cibo. Galeno (130-200 d.C. ca.) esalta le virtù della canapa e riporta che i Romani mangiavano dolci di cannabis durante i banchetti per stimolare l'ilarità. Furono gli Arabi a fondare la prima fabbrica di carta in Europa nel 1150, utilizzando la canapa coltivata nella provincia di Alicante, in Spagna. Con l'invenzione di Gutemberg della stampa a caratteri mobili, si iniziò a stampare la Bibbia su carta di canapa. Nel 1494, in Inghilterra ha inizio l'industria della carta di canapa. Nel 1533, Enrico VIII ordina ai contadini inglesi di coltivare un quarto di acro ogni sessanta a cannabis. Nel 1563, in Inghilterra, la regina Elisabetta rinnova il decreto Quando Napoleone invase l'Egitto nel 1798, i francesi sostituirono l'alcool, introvabile, con l'hashish, che portarono e resero famoso in tutta Europa. Fu la canapa la causa dell'invasione della Russia da parte di Napoleone nel 1812: un trattato vietava alla Russia di vendere canapa all'Inghilterra, ma il patto non fu rispettato. 24 una – vISTO PER VOI – RECENSITI DA NOI A.C.A.B. : peccato per la trama il titolo era interessante… “ACAB” è, come molti ben sanno, l’acronimo di “All Cops Are Bastard”, che, tradotto letteralmente, significa “Tutti i Poliziotti Sono Bastardi”. Un titolo sicuramente provocatorio e, per certi versi, accattivante. Ebbene, come giustamente scrive Tommaso Della Longa, autore del libro “Quando lo Stato uccide”, in un recente articolo pubblicato su “Il Secolo d’Italia”, se qualcuno si aspettava un film di denuncia verso i troppi episodi di abusi di potere da parte delle Forze dell’Ordine, si sbagliava di grosso ed è sicuramente rimasto molto deluso. Battute sarcastiche che di certo non avrebbero fatto abbozzare neanche un minimo sorriso a qualsiasi persona che abbia avuto minimamente a che fare, anche come semplice testimone, con situazioni relative ad azioni reali, e violente, dei reparti della Celere. Sorvolando sulla rappresentazione, piuttosto assurda e a tratti tragicomica, degli ultras allo stadio e degli “scontri” tra le tifoserie, questa pellicola risulta essere la storia, spesso irreale, assurda e mal confezionata, di quattro agenti della Celere di Roma: “Mazinga” (Marco Giannini), il più anziano e il più alto di grado tra i protagonisti, “Cobra” (Pierfrancesco Favino), “Negro” (Filippo Nigro) e Adriano (Domenico Diele) detto anche “Spina”, essendo, in pratica, “Ma voi pensate che spaccare la l’ultimo arrivato nel gruppo. faccia alla gente sia una cosa che La loro vita, densa di contraddizioni ed episodi più o meno mi piace ? Prima di decidere chi spiacevoli, e la loro attività lavorativa si intrecciano sono gli innocenti e i colpevoli, inevitabilmente con eventi d’attualità del recente passato che dovrebbe almeno chiedersi come però, ad un occhio piuttosto attento, risultano essere inseriti, funziona. Il lavoro della celere. Ma all’interno della trama, con un notevole pressapochismo e in quei momenti hai il cuore che te altrettanta incompetenza. Nel corso del film, inoltre, la sensazione batte forte, l'adrenalina che sale... è che la volontà degli autori sia anche quella di tentare di a mille, la testa che te rimbomba che sembra che te và a scoppia’ giustificare determinate reazioni, violente e sconsiderate, degli dentro il casco non senti niente. uomini in divisa che verrebbero scatenate dall’odio profondo che Hai solo i tuoi fratelli accanto... la società, presumibilmente, prova nei loro confronti e dalle solo su i tuoi fratelli puoi contare" problematiche che gli stessi protagonisti sono costretti a vivere quotidianamente. Alla fine il film risulta essere, a mio parere, “Sono pronto a mostrare il petto e nient’altro che un’accozzaglia abominevole di luoghi comuni e non voglio essere bendato ma tu stupidi stereotipi, che fanno passare in secondo piano la reale hai il coraggio di guardarmi negli problematica degli abusi di polizia. Concludo non con il solito invito occhi?” a boicottare il film, le battaglie da portare avanti sono altre, ma con un consiglio: se volete vedere veramente cos’è la vita da stadio, il miglior film va in scena ogni domenica nella curva della vostra città! le frasi del film Tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Bonini, e basato su una storia vera, ACAB - All Cops are Bastards riprende uno slogan che, creato dagli skinheads nell'Inghilterra degli anni Settanta, è diventato nel tempo un richiamo universale alla guerriglia nelle città, nelle strade, negli stadi. I protagonisti sono Cobra (Piefrancesco Favino), Negro (Filippo Nigro) e Mazinga (Marco Giallini), tre "celerini bastardi" che hanno imparato sulla loro pelle cosa significhi essere bersaglio della violenza; quella stessa violenza che rispecchia una società esasperata e senza regole, governata dall'odio e dal rancore. 25 – VendoCercoOffro Una bacheca pubblica per condividere annunci di studenti per altri studenti per vendere, cercare, offrire libri, oggetti, fumetti, moto e altro ancora… ● LAVORO ● PROPOSTO lavoro come agente di commercio, non oltre i 30 anni, studente di Agraria o ramo economico, spiccata attitudine alle relazioni commerciali. Non necessarie particolari conoscenze linguistiche. Conoscenze informatiche basilari. Importo retributivo indicativo di € 1.200 netti da Maggio 2012 presso Regione Piemonte – Valle d’Aosta. Informazioni www.fertil.it o [email protected] ● ● ● ● MANUALE ● ● GABBIETTA ● VENDESI libro usato “MANUALE D’ESTIMO” – seconda edizione; Stefano Amicabile della Hoepli. Per INFORMAZIONI [email protected] VENDESI gabbietta per conigli nani o cavie peruviane (dim. 60 x 40 cm). Per INFORMAZIONI [email protected] ● ● ● ● ● ● ● LIBRI USATI ● VENDESI libri usati dal 1° al 5° anno di studi I.I.S. “G. Bonfantini”. Per INFORMAZIONI [email protected] ● ● ● ● BORSA DI STUDIO ● borsa di studio per personale tecnico dedicato alla S.C. Presidio Multizonale di Profilassi e Polizia Veterinaria, della durata di un anno, con facoltà di proroga, con un impegno orario di n° 36 ore settimanali, nell’ambito del progetto regionale di razionalizzazione e riorganizzazione delle modalità di trasporto dei campioni ufficiali in ambito veterinario e con disponibilità da parte del vincitore a spostamenti sul territorio regionale e dell’Area Funzionale Sanitaria n° 2. Trattamento economico pari a € 20.000,00 annui. Richiesta cittadinanza italiana, idoneità fisica all’impiego, diploma di Perito Agrario o Perito Chimico, attestato ECDL, patente di guida categoria B o superiore. Ulteriori informazioni alla S.C. Servizio Personale della ASL NO dal lunedì al venerdì o allo 0321/374593. ● ● ● 26 – SPORTIVANDO CALENDARIO CALCETTO C ome da tradizione bonfantiniana prosegue, fin dai primi di dicembre 2011, il torneo di calcetto tra le classi dell’Istituto. Cinque colorati gironi pronti a sfidarsi a suon di calci (… al pallone!) con prorompente entusiasmo e la giusta dose di competitività. Ecco qualche risultato ottenuto e le squadre che disputeranno le semifinali in marzo. La pianificazione è a cura di Christian Cartesan (5^ D) Le semifinali ARANCIO VERDE GIALLO BLU ROSSO Ecco i 5 gironi del torneo 2011/2012: – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – STUPID SITUATIONS: Incredibili incidenti fuori dal campo di giocatori professionisti Charles Akonnor,che ha giocato nella Michael Blattel del Saarbrücken si logorò Bundesliga tedesca, si è infilato l'antenna del telefonino dentro una narice, procurandosi un'emorragia. un nervo della gamba mentre si trovava… a letto. David Batty del Leeds United si scontrò con il Canizares,portiere della nazionale spagnola, si è triciclo del figlio, spezzandosi un tendine d'Achille. Almeno il piccolo uscì incolume dall'incidente. fatto sfuggire dalle mani un flacone di profumo, poi calpestò i cocci: nervo del piede spezzato. il brasiliano Ramalho accusò mal di denti; gli prescrissero una supposta e lui che fece? La inghiottì! Tre giorni fermo per indisposizione. Robbie Keane del Tottenham si ruppe i legamenti di un ginocchio nell'avventarsi con foga eccessiva sul suo telecomando. Peter Nielsen del Moenchengladbach si slogò Darren Barnard del FC Barnsley scivolò sul un braccio mentre, secondo lui, sedeva sulla poltroncina davanti alla tivù. pavimento della cucina sulla pipì del suo cane. Non giocò per 5 mesi. Dirk van der Ven si ruppe alcune falangi di Vidar Riseth fu la vittima di una brandina usata una mano nel tentativo di far partire il motore del suo tagliaerba. per i massaggi: la brandina, evidentemente malferma, crollò rompendo i suoi tendini d'Achille. 27 – la bacOca una sorta di bacheca che raccoglie tutte le stranezze e le frasi da ricordare che rendono più allegre le lezioni e le “avventure” scolastiche è possibile segnalarle a [email protected] AI EM A STIUDENT! FERMATEVI, È SCRITTO PICCOLO MA s vi s t e a l l u c i n a n t i d i p r o f f . e s t u d e n t i d e l B o n f a Questa è la traccia, dopo vi detto la traccia. Il bello di quest’ora è che è sabato! Ragazzi! Attenti alle macchine che sta passando la moto! Me la torni?! Ha visto che puzza? Verga doveva essere impersonale come il perito quando scrive le stime di Estimo! Se fossi stato un perito sarei già morto. Ti faccio uscire fuori dal muro! Ringrazia che lui è maestro e io son professore. Non ho caputo. Riputi! Lettera D di Bologna. Si ma dai! Guarda che puzza! Mi faccio interrogare sulla fitotria. (Fitoiatria, ndr.) È una vacca a Triplice Alleanza (triplice attidutine, ndr.) Prof. la faccio semplice: in pratica i Giacobini erano gli ultras della rivoluzione francese. Va bene così? Devo finire il programma il più possibile presto. Questo giallo non gialla. Non statevene con le braccia in mano! Prof. non si offenda ma lei ora per me è come la cacca per le mosche! La prego mi aiuti! FER MATEVI! Un uomo era seduto in una stazione della metropolitana di Washington DC e iniziò a suonare il violino, era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo lasso di tempo, poiché era l'ora di punta, è stato calcolato che 1.100 persone sarebbero passate per la stazione, la maggior parte di loro con l’intento di andare a lavorare. Passarono tre minuti e un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava. Rallentò il passo, si fermò per alcuni secondi, e poi si affrettò per riprendere il tempo perso. Un minuto dopo il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna lanciò il denaro nella cassettina e, senza neanche fermarsi, continuò a camminare. Pochi minuti dopo qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma poi guardò l'orologio e ricominciò a camminare. Chiaramente era in ritardo per il lavoro. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo invitava a sbrigarsi, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Infine la madre lo trascinò via ma il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi. Nei 45 minuti che il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un po'. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Tirò su $ 32. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, né ci fu alcun riconoscimento. Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei musicisti più talentuosi del mondo. Aveva appena eseguito uno dei pezzi più complessi mai scritti, su un violino del valore di $ 3.5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston, dove i post in media costavano $ 100. Questa è una storia vera. Joshua Bell era in incognito nella stazione della metro, il tutto organizzato dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La prova era se in un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato? Una delle possibili conclusioni di questa esperienza potrebbe essere: “Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo? redazione de “Il Bonfa” – responsabile docenti (quello con cui prendersela se non andasse bene qualcosa) prof. Guido Rossi; hanno collaborato a questo numero gli ex studenti della 5^ A a.s. 2010/2011, Laura Colombo, Lorenzo Vergani, Andrea Lucchi, prof.ssa Anna Barbieri, Christian Cartesan, prof.ssa Annamaria Papadopoli, Ruben Pozzato, Diego Durantini, prof.ssa Elisabetta Iurilli, A.N.G.S.A. Novara, prof.ssa Debora Infantino, Valentina Guidetti, Silvia Corrao, Giorgia e Vanessa Brognoli, Gianmaria Amato, Manuel Bellantone, Andrea Quaglio, sig.ra Antonella Camerlengo, fonti bibliografiche e internet citate negli articoli di riferimento, sorrisi, consigli e critiche pertinenti e costruttive. E speriamo di non aver dimenticato nessuno! STAMPATO IN PROPRIO – Vignale (Novara), 28 cinquemarzoduemiladodici