il Bonfa - G. Bonfantini

Transcript

il Bonfa - G. Bonfantini
giornalino d’informazione scolastica
dell’ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE
“GIUSEPPE BONFANTINI” di Novara
n u me r o 3 – a n n o 3
MARZO 2012
io ti querelo
–
–
–
–
À
–
–
–
–
–
–
–
–
–
Oramai sembra diventato il protagonista dell’editoriale di queste poche
paginette, rivolte a un gruppo di persone che ruotano attorno a quest’Istituto.
Ma lui non si rende conto di essere al centro della mia attenzione anche questa
sera. Ed è inconsapevole di essere conosciuto anche al Bonfa. È come sempre
notte inoltrata: una notte stranamente mite, la porta accostata, l’aria lievemente
pungente che entra dalla feritoia creatasi negli infissi e il labrador Alvin, sdraiato
a modo suo, al riparo dallo spiffero, proprio sopra le tubature del riscaldamento
della cucina. Immobile. Solo un accenno di rigonfiamento della pancia esposta al
pubblico ludibrio, testimonia la presenza di un “respiro di vita”. Se non fosse per
il fragoroso russare, di certo mi preoccuperei. Ma il segnale di vita è ben udibile!
So perché è “cotto”, so perché è immobile, so perché non riesce a combinarne
altre… già durante la giornata ha dato il meglio di sé, per non parlare della lunga
notte passata. I muratori al lavoro nel cortile e nell’abitazione accanto, ogni
giorno, devono destreggiarsi tra le marachelle del quattrozampe di famiglia:
mattoni rovesciati (e rotti!), sacchi di cemento voracemente aperti, strutture
protettive divelte… insomma la notte è “l’inferno dell’edilizia” grazie a un
quaranta chili plus che preferisce distruggere piuttosto che dormire. E la rabbia
del padrone dovrebbe aumentare… se fosse un umano sarebbe da querelare! Si,
perché oramai sembra diventato di moda denunciare chi commette un minimo
sgarbo o chi conversa animatamente contraddicendo l’interlocutore. O come
direbbe un ragazzino che ho avuto l’occasione di sentire: “Non si dice denunciare
ma denunziare, perché sta meglio! Lo ha detto la prof. a scuola!”. Bha! Anche i
ragazzi ora si appellano all’arma della “denucia” per proteggersi, per porre
rimedio a uno sgarbo, per intimorire o per far che cosa esattamente non so. Ma,
accidenti, è sempre necessario arrivare a questo?! Ben vengano le discussioni se
servono a migliorare e correggere certi rapporti, facendo sempre attenzione
però, perché in molti sanno discutere, ma non tutti sanno conversare veramente.
E allora cominciamo a togliere di mezzo questa inutile minaccia quando siamo
alterati o quando non vediamo una via d’uscita nelle nostre conversazioni. Con
umiltà incassiamo il colpo o ricerchiamo qualcosa di più innovativo per
controbattere anziché questa fantomatica, temutissima, irrealistica denuncia.
Quindi riprendendo il popolare aforisma: “Se sei triste sorridi, la morte è peggio.
Se sei nervoso sorridi, la morte è peggio. Se le cose non vanno per il verso giusto o
il verso desiderato sorridi, la morte è peggio. Beh! Se sei morto sorridi, il peggio è
passato!”. Quindi facciamo in modo di non passare la vita tristi e nervosi e
soprattutto facciamo in modo di non passarla tra le scartoffie di tribunali tra il
martello e l’incudine ad aspettare che qualcuno ci schiacci il dito in mezzo, per
ricordarci che i problemi nella vita sono ben altri. Intanto mi giro verso il
cagnolone ronfante e anziché querelarlo immagino quanto combinerà nella
notte appena cominciata e quanto aumenterà il preventivo dei lavori alla voce
“danni dell’animale non querelabile”!
1
Gu. Ro.
–
Mannaggia
alla “NON
GITA”
qualcosa di Gu.Ro. ma non proprio tutto! Spunti e appunti di Nonciclopedia
QUANDO ORAMAI IL GIORNALINO È IN STAMPA SPUNTA FUORI QUESTO ARTICOLO… IN PARTE
SCRITTO DALL’AUTORE CITATO MA IN GRAN PARTE GUIDATO DA UN ANONIMO INTERVENTO
TRATTO DA NONCICLOPEDIA, FARCITO DALL’AUTORE STESSO, DI “OPERE BONFANTINIANE”
DEGLI ULTIMI TEMPI… O MEGLIO DELLE ULTIME GITE! UNA SIMPATICA VISIONE DELLE
GIORNATE TANTO “CONDANNATE” DAI DOCENTI QUANTO “OSANNATE” DAI DISCENTI.
C
onfesso che quest’anno mancherà! Non per tutti (perché per qualche fortunato ci sarà!) ma
mancherà certamente l’appuntamento con la “gita scolastica”. Il
periodo di austerity, la poca motivazione a passare diversamente il tempo insieme, l’eterna
indecisione, hanno di certo contribuito a far sì che quest’anno la maggior parte delle classi dell’Istituto
non partecipi ad alcuna gita di più giorni in Italia o all’estero. E anche a un prof.
manchera’ questo momento, al di là delle notti insonni, al di là della fatica quotidiana
nel mantenere viva l’attenzione e nel rispondere alle decine di domande… ma la gita è un
appuntamento unico per approfondire conoscenze e per “imparare” a capire meglio i propri studenti
lasciati liberi dal guinzaglio dell’aula scolastica. Ma piace comunque ricordare questi momenti
attraverso quelli fondamentali che creano il contorno caratterizzante di queste giornate. La gita
scolastica o, più pomposamente, la visita d'istruzione (o ancor meglio gita di distruzione) è,
in assoluto, l’attività più attesa dagli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Parlando di superiori,
poi, l’attesa raggiunge livelli eccezionali.
PROVE DI CONVINCIMENTO DEI PROFF. ACCOMPAGNATORI
Il primo giorno di scuola è caratterizzato dai riti di riambientazione: la caccia al banco più defilato, la
personalizzazione dello stesso con affreschi e bassorilievi di scolorina, l’impostazione grafica del diarioagenda, prezioso strumento, la cui compilazione impegnerà le migliori energie degli alunni/e nel corso
dell’intero anno. Dal secondo giorno il tormentone è sempre lo stesso: "Prof., lei ci porta
in gita, vero!?". Alla fatidica domanda solo i più esperti e cinici riescono a glissare, tutti gli altri,
senza neanche cogliere gli oscuri e minacciosi presagi di quel "vero!?", balbettano un assenso
variamente condizionato, considerato però dagli alunni come giuramento firmato con il sangue.
Una volta assicuratasi, in questo subdolo modo, la disponibilità di almeno sei/dodici professori più tre
di riserva, si passa alla fase due: la destinazione. Vengono proposte con
convinzione granitica le localita’ più incredibili, in numero
direttamente proporzionale al numero degli alunni, cioè 20 alunni, 30 località diverse!. Poi iniziano
sanguinose lotte intestine nelle quali ognuno decanta le meraviglie della sua scelta. In due mesi di
concertazione vengono ridotte a tre sostenute da agguerrite fazioni che pongono sistematicamente il
veto sulle altre proposte. Esemplificando: “Andiamo a Barcellona!”. C’è chi dice che gli spagnoli (o le
spagnole, a seconda) hanno il sangue caliente (loro non dicono proprio così, ma ci siamo capiti
insomma!). E c’è chi dice: “C’è stato mio cugino l’anno scorso e mi ha detto che le ramblas sono da
sballo!!!”. E ancora l’obiezione: “Tre giorni partono per il viaggio”. Contro-obiezione: "Mio zio con la
Porsche, casello-casello, ci ha messo otto ore!". “No, no, non capite… niente… andiamo in Giamaica,
2
–
spiagge incontaminate, reggae, fumo obbligatorio! Ci sta alla grande! C’è andato un mio amico l’anno
scorso e non è ancora tornato”. Obiezione: "Non costerà un po’ troppo?". Controobiezione: "Vendiamo gli arredi scolastici e tutto il materiale dell’aula di informatica; il ricavato lo
investiamo in marjiuana giamaicana che rivendiamo! Ho anche un cugino che lavora in una fabbrica di
cartine!". Obiezione due: "Troveremo degli accompagnatori?". Contro-obiezione: "Il supplente di
scienze ha giurato che ci avrebbe portato in capo al mondo!".
“No raga! Andiamo a Monaco di Baviera, Munchen insomma!”. Motivazioni? “C’è la più grossa birreria
d’Europa, mio fratello ha detto che c’è una discoteca a 16 piani con i decibel in progressione e che dal
12° in poi balli fissato alle pareti con delle cinghie altrimenti l’onda d’urto ti fa volare di sotto; e i
buttafuori sono naziskin espulsi dal movimento perché troppo violenti: uno sballo!”. Obiezione: “Va che
nelle birrerie gli italiani non sono graditi”. Contro-obiezione: "Io parlo inglese! Ho la sufficienza
(quasi!). E poi mia zia da giovane è andata all’Oktober-fest e lì danno da bere a cani e porci."
La tensione dura mesi e mesi, senza giungere a un accordo, sinché la classe non viene aggregata
all’ultimo momento a una gita di tre giorni con le prime, nei monasteri francescani del centro Italia.
Perché chi decide è il fantomatico Consiglio di Classe che passa la palla alla Commissione Gite. Va
anche detto che la destinazione, in realtà, non è assolutamente il problema principale degli studenti, le
priorità sono ben altre! A questo scopo sarebbero da analizzare le motivazioni ufficiali della gita
scolastica, come da P.O.F. (per i non addetti ai lavori trattasi del Piano dell’Offerta Formativa, in pratica
ciò che una scuola si propone di fare): finalita’ di socializzazione.
IL VIAGGIO (IN PULLMAN)
Cinque minuti dopo essere saliti sul pullman (sorvoliamo sulla furibonda caccia ai posti in fondo, prova
di destrezza e coraggio con la quale si determinano i rapporti di dominanza all’interno del gruppo) gli
studenti hanno già indossato cuffiette o auricolari sparando i lettori mp3 a volumi
da discoteca. Se un incauto prof. chiede che musica stanno ascoltando deve farlo utilizzando
l’alfabeto muto o segnalando con le bandierine, perché mai e poi mai uno studente abbasserà il
volume, continuando a urlare seccato: "Prof.! Si spieghi meglio! Non sento!". Se, per caso fortuito, il
prof. riuscirà a farsi capire, gli toccherà, per par-condicio, farsi il giro di tutti gli studenti che gli
infileranno sino al timpano auricolari con cerume giallognolo di mesi, ben personalizzato, alzeranno il
volume e ammiccheranno complici come a dire: "Questa sì che è musica, eh?". Il prof tornerà al suo
posto in stato semi-confusionale rimpiangendo i “classici” e ascoltabili 883 e per qualcuno anche Mino
Reitano. Dopo mezz’ora quasi tutti dormono.
Al risveglio si passa alla fase socializzante numero due: i cellulari o meglio quegli
aggeggi che oltre a mandare mail, navigare in internet, scattare foto, ascoltare musica e altro,
funzionano anche per chiamare casa!. Ognuno tira fuori il suo (ultimissimo modello, mica come quel
mattone che ha il prof.!) e scrive decine e decine di messaggini, o ancora meglio fa squilli a tutti gli
amici e fidanzati presenti in agenda. Quando ha finito, si predispone a ricevere telefonate, messaggi e
squilli dagli stessi. Il tutto può andare avanti ore (da notare che spesso buona parte degli amici si
trovano sullo stesso pullman, magari due sedili più in là: benedetta “comunicazione moderna”).
La terza fase socializzante è il film da pullman. La visione è accompagnata da
pesanti commenti-apprezzamenti sui principali attori-attrici, da continue richieste di alzare o
abbassare il volume all’autista spesso contemporaneamente; questa è la principale causa
della ”sindrome schizofrenica indotta antistudente”, tipica patologia che colpisce il 98% degli autisti!.
E poi la classica situazione del dialogo tra prof. e studente. Il docente che tenta di stimolare un minimo
di consapevolezza. “Prof. ma dove siamo?! Me lo chiede mia madre al telefono!”. I pensieri (da figlio
più che da prof. vanno a un “Quale informazione di fondamentale importanza può essere per una
madre a due ore dacché ha salutato il figlio in partenza per Roma?!? Lo sta seguendo su Google Maps
con l’opzione View?!? *questo forse lo dico perché mia madre lo fa veramente ancora adesso!!!!!]).
Munito di calma il prof. risponde: "Se guardi i cartelli verdi, ogni due km c’è scritta l’uscita più vicina e
3
–
la sua distanza". Prof., dove siamo?”, “Hai visto?”, “Il cartello”, “Quale cartello?”, “Quello che abbiamo
appena passato”, “Che palle, prof.! Ma non fa prima a dirmelo lei?”, “Si, ma devi imparare, ecco,
guarda quel cartello”. Ed ecco il cartello che indica Roma 180 km. “Siamo a Roma mamma!”.
Sc-iopa studente!
L’AUTOGRILL, IL TEMPIO DELLO STUDENTE “GITAIOLO”
Il prezioso tempo del viaggio merita certamente un approfondimento degno di nota!
Esistono infatti singolari statistiche che stabiliscono che il tempo che intercorre fra la partenza del
pullman e la domanda: "Prof., quando ci fermiamo all’autogrill?" non può
superare i cinque minuti. L’autogrill non è un semplice luogo di sosta, spesso è il punto di arrivo o il
fine ultimo, in una parola: l’impellenza. Cos’è che spinga generazioni di studenti a porsi come ragione
di vita la fermata in questi luoghi resta ancora oggi un mistero. Forse il fascino della Rustichella o
dell’Amalfi? La tentazione del “menù buon mattino”? L’autoctona signora al tavolino delle offerte dei
servizi igienici? O saranno quei colori, quegli audaci abbinamenti fra formaggi e salumi tipici, hitparade e accessori per macchina? Ma allora basta andare al supermercato più vicino! Cos’ha l’autogrill
che l’Ipercoop di Novara non ha? Chissà... forse è l’effetto mandria creato dal gruppo, forse è il sentirsi
parte di un popolo di viaggiatori. Comunque sia, la sosta in autogrill è un momento irrinunciabile della
gita scolastica, e così si vedono queste scolaresche prenderli allegramente d’assalto e uscire cariche di
ogni ben di dio: patatine, lattine, caramelline, salatini, dolcetti, noccioline, ma anche pile, macchine
fotografiche usa e getta, occhiali da sole del tutto atipici, peluches, dvd. Un’autentica
frenesia, nessuno che si sogni di portarsi queste cose da casa, vuoi mettere comprarle in
autogrill pagandole il doppio? Che soddisfazione! Ingenti patrimoni vengono bruciati nel giro di pochi
minuti insieme, ahinoi, a enormi quantità di tabacco (minimo due sigarette a testa per recuperare il
no-smoking da pullman).
ACQUA, GEL E VALIGIA!
Il professore veramente organizzato ha già con sé l’elenco delle camere
d’albergo, la loro capienza e la dislocazione sui piani. Grazie a ciò è in grado di formare i gruppi
camera durante il viaggio. Questa attività, di particolare delicatezza, porta via due ore buone e almeno
metà fegato del malcapitato docente che comincia a farsi film su cosa accadrà combinando alcuni
gitanti!. Da una parte ci sono i ragazzi che fanno garbate proposte del tipo: “No io con lui no, puzza e
non si lava”, “No, prof. ci aveva promesso una quadrupla, si ricordi che ha una macchina e quattro
ruote belle gonfie!”, “Prof. noi dieci ci stringiamo nella tripla senza problemi!”. Dall’altra i colleghi che
fanno e disfano abbinamenti in base ai profili psicologici, alle affinità caratteriali o alla pura e semplice
limitazione del danno che inciderebbe notevolmente sulla caparra. Dopo faticose trattative si giunge,
in genere, a una conclusione soddisfacente per tutti: ogni studente ha la sua camera, ogni camera ha i
suoi studenti. Bene! Corre l’obbligo di rilevare che tutto ciò risulta totalmente inutile: un puro esercizio
di retorica e di arte contrattuale, o forse semplicemente una tattica per illudere i professori. Infatti,
4
–
nessuno studente che si rispetti dormirà mai nella camera che gli è stata assegnata, pena l’esposizione
al pubblico ludibrio. Dormire poi è una parola grossa, richiama lenzuola
profumate, guanciali di piume, materassi confortevoli, mentre, prima di tutto, i nostri eroi provvedono
a personalizzare le loro camere con innaffiature di bevande, briciolame alimentare assortito, coltri di
fumo modello raffineria, puzza di piedi e deodoranti coprenti che peggiorano notevolmente l’aria già
alquanto sopra i livelli consentiti di Pm10! E poi pare che in gita, per definizione, non si dorme, al
massimo si deve schiattare di sonno! È il fisico che, a dispetto del cervello che avrebbe programmato
chissà quali altre spericolate avventure, a un certo punto, dopo due notti di scorribande, marca visita
stramazzando al suolo. Gli studenti vengono ritrovati privi
di sensi nei luoghi più disparati: terrazzini, corridoi, divani
del corridoio, ascensori. Va da sé che durante il giorno si
registri qualche scompenso: intere scolaresche si aggirano
per le strade delle più belle capitali europee in stato di
trance, zombie al rallentatore, sguardi vacui, articolando a
fatica monosillabi solo in caso di esigenze primarie: fa-me,
se-te, pi-pì. I professori commentano soddisfatti: "Però,
oggi sembrano più tranquilli".
Durante l’ultima conferenza mondiale sull’acqua i vari
esperti internazionali si sono scordati di menzionare una tra
le principali cause del progressivo
impoverimento
delle
risorse
idriche: la gita scolastica. Mi spiego. Io non so con quale frequenza il 15/19enne
medio si faccia la doccia a casa propria. Di sicuro so che in gita la doccia diventa
un’attivita’ irrinunciabile.
Vengono stabiliti turni rigorosi all’interno delle camere in modo da permettere minimo una o due
docce quotidiane a testa. Alunni notoriamente poco avvezzi ai detergenti si sottopongono ad attese
snervanti pur di potersi avvalere del diritto-dovere di farsi una sana doccia. Non è un caso che nella top
ten delle domande più frequenti in gita, accanto alla già menzionata sull’autogrill e alla sempre
gettonata: "Prof., ci porta in discoteca?", mantiene saldamente un’onorevole terza posizione la
seguente: "Prof., ma c’è tempo per farsi la doccia, vero?". E così le camere, prima di cena, si
trasformano in luoghi quasi irreali, dove, in mezzo a nuvole di vapore profumato ed effluvi deodoranti,
i ragazzi/e si scambiano i doccia-shampoo, si consigliano balsami alle erbe, si abbandonano a sottili
distinguo sull’efficacia degli antitraspiranti e dei gel e delle cere "effetto bagnato". Dopo di che ha
inizio il rito della vestizione. È necessaria una premessa: come mai i professori si presentano alla
partenza della gita con una valigia medio-piccola più zainetto, mentre gli studenti (e ancor più le
studentesse) arrancano con due valigioni rigonfi modello crociera più zainetto, borsetta, marsupio? Tra
l’altro questa pratica fa indiavolare in zero secondi l’autista che come il decimo livello di Tetris non
riesce a incastrare queste maxi tessere colorate e strabordanti. E qui il carattere dell’autista è ben
evidenziabile a seconda di quanti santi del paradiso vengono menzionati, il responsabile della gita si
regola su come dovrà vivere per i giorni successivi. I proff. si limitano a portare il
necessario ma gli studenti portano tutto il guardaroba (più
qualche capo sottratto ai fratelli/sorelle maggiori). Ovvio che non potranno indossare tutto ma la
scelta del vestito da mettere quella sera non ammette limitazioni di sorta. "Prof., come sto?". E alle
volte maledici il giorno in cui non hai deciso di mettere la sciarpa per non perdere la voce! I corridoi
degli alberghi si trasformano in passerelle da sfilata parigine dove le studentesse incrociano esibendo
ardite toilette e improbabili abbinamenti in un turbinio di minigonne, scarpe con tacchi e punte,
magliette adesive, jeans strappati, ombelichi e schiene nude. Per non parlare del trucco! Dove sono
finite le innocenti ragazzine che nelle lunghe mattine di scuola con gli occhi insonnoliti e il volto
emaciato abbozzano tentativi di attenzione? Rimmel, mascara, rossetti e fondotinta operano
trasformazioni inimmaginate. Capita di entrare nella sala dell’albergo per la cena e uscirne imbarazzati
5
–
pensando di avere sbagliato comitiva, o di aver lasciato qualche “non riconosciuto” in sala da pranzo. E
invece sono proprio loro, novelle cenerentole (così credono, in realtà sembrano uscite dal Rocky
Horror Pictures Show) pronte per un giro di danza con invisibili principi. I professori si stringono nei
pulloverini: "Cosa si inventa per il dopo cena?"
VISITA LIBERA & VISITA GUIDATA: L’ETERNA LOTTA!
La visita a chiese, musei e monumenti vari è l’odiato scotto che gli studenti sono costretti a pagare per
andare in gita. In tal senso essi hanno elaborato svariate strategie per limitarne al massimo l’impatto.
Occorre distinguere due tipologie: la visita libera e la visita guidata.
La visita libera è decisamente la più apprezzata. Con un po’ di allenamento alcuni studenti sono in
grado di girarsi musei immensi in una manciata di minuti. “Il Louvre in dieci minuti”,
“San Pietro COMPRENSIVO DI scontro con turista giapponese
intento a far foto con recupero della macchina fotografica
e scuse, in tre minuti”. I più abili in ogni caso dopo pochi metri, camminando in
retromarcia, riescono dall’ingresso e festa finita. Ma il vero terrore è la visita guidata! Non c’è scampo,
e lo studente lo sa. Le guide seguono corsi che ricalcano l’addestramento delle teste di cuoio tedesche,
ma più difficili. Quando questi personaggi, per molti versi decisamente eroici, mettono le mani su un
gruppo-gita, non c’è tentativo di fuga che tenga: due ore di approfondimento psicologico sui
personaggi storici caratterizzanti o sul monumento di turno, non te le leva nessuno. Inutile fingere
malori: le guide sono in grado anche di effettuare piccoli interventi chirurgici con mezzi di fortuna e
conoscono tutte le tecniche di pronto soccorso. È capitato di un simpatico studente che finse, con
simulazione da dieci e lode, uno svenimento per evitare un museo di Budapest, ma fu prontamente
rianimato da una gigantesca guida ungherese maschio con massaggio cardiaco e respirazione bocca a
bocca!. Inutile aggregarsi ad altri gruppi (sono sempre più lenti del tuo, legge che segue alla lettera
le Leggi di Murphy); ancora più rischioso far finta di perdersi! Si rischierebbe un secondo giro con
approfondimento sui punti di riferimento topografici del sottosuolo in compagnia di Piero Angela!
INSOMMA COME SI FA A RINUNCIARE A UN’ESPERIENZA SIMILE?! IN FONDO SOLO QUESTE
OCCASIONI EVIDENZIANO L’INCAPACITÀ DEL MONDO DEGLI ADULTI DI VEDERE LE DEFORMAZIONI
PRODOTTE DAI FILTRI E DALLE ECCESSIVE AMPLIFICAZIONI MEDIATICHE. IN QUESTE OCCASIONI
UN ADULTO CAPIREBBE DI AVERE DI FRONTE UNA GENERAZIONE ASSOLUTAMENTE “NORMALE”
DATE LE CARATTERISTICHE DI QUELLA FASE ODIOSA E INCOMPRENSIBILE DELLA VITA CHE È
L’ADOLESCENZA!
dai documenti presentati a un Dirigente Scolastico della “bella Italia”
Egregio Preside Carli,
oggi dovremmo già essere di rientro dalla gita ad Amsterdam. Purtroppo mi è impossibile
lasciare la città, in quanto la classe risulta del tutto irreperibile. Nessuno dei colleghi è
riuscito a rintracciarli e non sappiamo dove iniziare a cercarli. Ho già contattato i genitori
degli alunni: alcuni mi hanno accusata di aver “perso la classe”, altri mi hanno risposto con
una certa faciloneria che si potrebbe riassumere con l’espressione usata dal padre di Brusa:
“Ma cosa vuole! So’ regazzi…”. Confesso di essere allibita e sconcertata. Spero la situazione
si risolva entro poche ore, senza rendere necessario il coinvolgimento delle forze dell’ordine
locali. La terrò aggiornata.
prof.ssa Spallozzi
6
–
UN’EMOZIONE NON DA POCO!
a cura di Laura Colombo (4^ A)
U
n pomeriggio nell’azienda dell’Istituto, per coprire il turno giornaliero. Un pomeriggio pre-natalizio
avvolti nel freddo pungente di uno degli inverni più ghiacciati degli ultimi decenni. La cornice della
pianura con una natura che sta riposando in attesa della lontana primavera, sotto una spessa coperta
di neve e ghiaccio. In attesa che appaia quel “mare a quadretti” nelle terre comprese tra il Sesia e il Ticino:
"la pianura del riso". Anche se, guardando intorno, si trovano filari di pioppi, salici, marcite, campi di mais,
canali e fossi ricchi di pruni e biancospini. Inizia così l’avventura
di una delle studentesse dell’Istituto presenti ai parti delle
nostre vacche in azienda. Sono le ore 17 e la piccola Siria
viene al mondo. “Non è passato molto tempo da quando sono
spuntate le zampine al
momento
di
dover
cogliere ogni attimo così da
intervenire”, racconta Laura
poterselo ricordare per sempre
Colombo della 4^ A. “Ero
molto agitata, fortunatamente
c’era il personale dell’azienda. Quando abbiamo visto che le
zampine “erano fuori” di un po’, siamo andati a prendere i
cordini per tirare, una volta “legata” abbiamo iniziato a tirare.
So benissimo che bisogna tirare solo quando la futura mamma ha
le contrazioni, però non so perché, ma in quel momento la mia
mente era vuota pronta a cogliere ogni attimo così da poterselo
ricordare per sempre. Ho scritto “per sempre” perché non capita
a tutti di veder nascere un vitello. È un’esperienza fantastica che
non si studia sui libri, puoi studiare perfettamente tutto ma se non provi non sarai mai in grado. Non so bene
come spiegarvi cosa ho provato nel momento in cui ho visto uscire il musetto, la voglia di vederla nascere era
tanta”. Prosegue poi Laura: “Una volta nata mi sentivo come una “bambina al parco giochi” è stata un
esperienza bellissima, ero emozionata, non era la prima volta che vedevo un parto ma stavolta è stato diverso.
Mi sembrava di aver fatto una cosa lontana dal mio mondo. Lo so che non tutti hanno voglia di fermarsi a scuola
dopo le ore di lezione però ve lo consiglio. Se si capiterete nel giorno “giusto” è veramente fantastico e perché
no anche molto istruttivo”.
Vi sono luoghi che portano in sé ricordi di un mondo,
un mondo finito per sempre.
Un mondo che ha una collocazione geografica e temporale ben precisa, i luoghi della Bassa Novarese […]
quell’ampia distesa di luoghi compresi tra le colline e il Po, dove scorrono fiumi azzurri come il Ticino e la
Sesia, e dove la nebbia da novembre ci avvolge in un meraviglioso silenzio malinconico, ma bello.
–
€
Nando è un "camminante", di quella generazione scomparsa di uomini liberi e strani,
giramondo nelle campagne. E Andromeda è la sua fisarmonica, cui ha dato il nome
della costellazione che contempla prima di addormentarsi sul fieno. Un viaggio nella
memoria della Padania agreste, tra le stagioni degli amori e le prime lotte sociali.
7
–
salvare una Vacca
con la V maiuscola
di Andrea Lucchi (5^ C)
D
i cosa parlo? O meglio cosa scrivo? Sto parlando della razza Varzese, ormai a rischio estinzione se
non si attueranno subito delle misure adatte!
La Varzese è l’unica razza autoctona della Lombardia, nel 1960 erano allevati circa
40 000 capi, ora, ai giorni nostri, dove la Frisona per le alte produzioni fa da padrona, la nostra vacca col
mantello fromentino, non conta più di 70 capi distribuiti nel nord Italia.
Ma quali sono i pro e i contro di questa razza???
pro
contro
longevità (vacche e buoi fino a 20 anni)
ormai le lattazioni e l’ingrassamento sono
rapidi
attitudine al lavoro
i trattori l’hanno anticipatamente
prepensionata
latte di alta qualità
gli agricoltori puntano sulla quantità sinonimo
di guadagno
buona produzione di carne
razza non specializzata
Insomma possiamo dire che la Varzese è una vacca di altri tempi, non è riuscita a stare al passo, a cavalcare
l’onda di miglioramento genetico che ha investito le altre razze e ora inevitabilmente sta
pagandone le conseguenze. Considerando il fatto che la zootecnia italiana è vittima di un periodo
di crisi (come tutti i settori) come può sopravvivere una razza che non è specializzata?
La risposta si può cercare solo nelle
produzione tipiche del Made in italy, come la
toma di Montebore, uno dei formaggi più antichi e ricercati
di tutto il mondo, è solo grazie a questo formaggio
particolare e all’ottima qualità organolettica del suo latte che
questa razza non è del tutto scomparsa. Dei passi per il
recupero della Varzese sono stati compiuti
dall’Assessorato alle Politiche Agricole della
Provincia di Milano che negli ultimi anni ha attuato
numerose attività di divulgazione, sperimentazione e di
ricerca. Infatti proprio nell’anno appena trascorso è iniziato
un progetto di identificazione dei capi e delle dosi di seme
disponibile, oltre che allo studio dei rapporti di parentela e
l’uso di piani di riproduzione che evitino la consanguineità. Sembra anche che si stia provando la strada del
selezionamento come vacca da carne visto che in nessun modo potrebbe essere competitiva con razze già
specializzate da latte anche se tutti i formaggi prodotti da latte di Varzese sono riconosciuti e promossi
nell’intera regione Lombardia. La palla è ormai in mano ad istituzioni e associazioni di categoria e speriamo
che non facciano il grave errore di perdere una razza che rievoca ancora le tradizioni e la storia di una
zootecnia italiana che non è mai stata in pessime condizioni come ora.
8
–
CURIOSITÀ
contadine
il l atte – l’or o bia nco dell e stal le
I
valori nutritivi e la composizione del latte delle diverse specie variano molto l’una
dall’altra. Tra i latti degli animali domestici quello di coniglia è veramente
straordinario: grazie al suo altissimo contenuto in grasso, calcio, fosforo e proteine
permette ai coniglietti di raddoppiare il loro peso in soli sei giorni. Cani e gatti ne
impiegano nove mentre per l’uomo sono necessari almeno 180 giorni.
Il latte più dolce è quello della donna e della cavalla con un contenuto di lattosio del
6,9%. Il latte più “dietetico” è quello di asina con solo 44 kcal/100 gr (contro i 202 del
latte di coniglia) sembrerebbe quasi un latte parzialmente scremato.
COMPOSIZIONE TIPO DI LATTE DI TRE ANIMALI DOMESTICI
latte di... % acqua % proteine % lattosio % grassi % sali Valore energetico
vacca
87,47
3,51
4,92
3,68
0,74
729 kcal/kg
pecora
82,70
6,10
4,60
5,80
0,80
980 kcal/kg
capra
85,50
4,00
5,00
4,80
0,70
790 kcal/kg
IL LATTE D'ASINA

Tra i tanti tipi di latte, quello di asina si avvicina più di ogni altro a quello di donna. Al contrario di quello vaccino,
che deve per forza di cose essere allungato con acqua ed addizionato con molliche di pane (vista la ridotta
digeribilità e le grosse differenze nutrizionali che lo separano dal latte materno), il latte di asina è stato
ampiamente usato in passato quando l'allattamento umano (madre o nutrice) non era disponibile.
Fortunatamente, oggigiorno questi espedienti non sono più necessari, dal momento che esistono dei prodotti,
chiamati latti artificiali, in grado di riprodurre la composizione nutritiva del latte materno sia in
termini quantitativi che qualitativi. Ciò che invece non si può riprodurre in laboratorio con altrettanta facilità, è la
ricchezza di anticorpi e di sostanze battericide presenti nel latte umano, fondamentali per assicurare al bambino un
corretto sviluppo. Una di queste, chiamata lisozima, è presente anche nel latte di asina. Nonostante ciò, i latti
artificiali vincono comunque il confronto con l'alimento, proprio perché studiati e prodotti per avvicinarsi il più
possibile alle caratteristiche nutrizionali del latte materno ed alle esigenze del bambino. L'utilizzo del latte di
asina per l'alimentazione del neonato è quindi caduta in disuso. Diverso è il discorso per quei neonati,
non allattati al seno, che diventano allergici alle formulazioni a base di latte vaccino. In tal senso il latte di
asina, opportunamente integrato, può essere considerato una valida alternativa alle formulazioni ipoallergeniche
(idrolisati di proteine del latte vaccino). L'ultima parola, in tal senso, spetta esclusivamente al pediatra, considerata
anche la necessità di ulteriori approfondimenti clinici su questa applicazione del latte di asina. Assolutamente da
evitare, in questi casi, i latti di bufala, di capra e di pecora, che possono scatenare reazioni allergiche anche
importanti, per il fenomeno della cross-reattività (al contrario del latte di asina, contengono proteine con sequenze
amminoacidiche simili a quelle del latte vaccino). Come tutti i latti di origine animale, anche quello di
asina contiene lattosio e non può quindi essere adatto alle persone intolleranti al lattosio (per
le quali esistono appositi latti delattosati o sostituti vegetali, come il latte di riso o di soia).

9
–
progetto:
PROJECT
made in
Bonfa
Sportiamo insieme
P
er quest’anno scolastico la prof.ssa Anna Barbieri, docente di
Educazione Fisica della sede di Novara, ha promosso con entusiasmo
il progetto denominato “Sportiamo Insieme” che vede coinvolti i
ragazzi disabili iscritti presso il nostro Istituto ed i loro compagni
normodotati. Le finalità del progetto sono tante, molte legate strettamente
all’attività motoria come promuovere l’attività motoria per migliorare
l’immagine di sé, lo sviluppo delle capacità senso-percettive, l’acquisizione di
una maggiore autonomia personale e di capacità motorie utili alla vita
quotidiana e scolastica, migliorando qualità della vita di relazione e avviando
l’attività sportiva come stile di vita per il rafforzamento della personalità. Altre
più mirate al raggiungimento di obiettivi educativi trasversali a tutte le
discipline scolastiche come la tolleranza, la cooperazione, il lavoro di gruppo,
lo sviluppo della personalità, la stima in se stessi, la fiducia di sé,
l’autocontrollo, il benessere psicologico, la riduzione dell’ansietà, il senso del
benessere e la riduzione dei livelli di isolamento. Le attività si svolgono
all’interno della palestra dell’associazione A.S.H.D. e presso il
giardino botanico e le strutture sportive dell’Istituto “G. Bonfantini” con il
coinvolgimento attivo di alunni normodotati. In programma anche una possibile escursione trekking con il Liceo
Artistico, in località da definirsi, e quindi la possibile partecipazione ai Campionati Studenteschi. Da questa
esperienza ci si aspetta che i ragazzi raggiungano tutti gli obiettivi previsti e che imparino a valutare l’efficienza
fisica per mantenerla e migliorarla, che sviluppino un senso di lavoro collaborativo considerando il contributo di
tutti nel rispetto dei tempi e delle diversità di ognuno, il coinvolgimento nell’attività sportiva, anche
extrascolastica, del maggior numero di soggetti. I compagni di classe normodotati parteciperanno all’attività in
condizioni disagiata per meglio capire le difficoltà dei compagni in situazione di svantaggio. Grazie a questo
progetto la scuola parteciperà ad un altro progetto promosso dalla Provincia in collaborazione con
l’associazione A.N.G.S.A che si intitola “Il tesoro ritrovato”. Questo progetto ha lo scopo di
rilevare e presentare tutte le attività che si svolgono presso le scuole della Provincia di Novara che hanno come
finalità l’integrazione degli alunni disabili. Prevede inoltre la presentazione dei lavori svolti con questa finalità. Il
“Bonfantini” presenterà appunto il progetto di cui sopra per come lo vivono i nostri alunni nella descrizione cioè
che di questo ne fanno sulle pagine del giornalino scolastico. In bocca al lupo ragazzi e ragazze!
la responsabile del gruppo H - prof.ssa Elisabetta Iurilli
Ogni bambino ha dentro di sè un tesoro che consiste nella sua vita e nel suo futuro, ma l'autismo è un disturbo dello sviluppo che
impedisce ai bambini di rapportarsi con la famiglia e con gli altri. Nella maggior parte dei casi, oltre a comportamenti ripetitivi,
l’autismo è associato a ritardo mentale, epilessia e disturbi dell’umore. Purtroppo questa sindrome colpisce un bambino ogni 150 e
non è curabile, ma da qualche anno grazie a interventi mirati, si possono ottenere dei sostanziali miglioramenti. L'autismo e la sua
diffusione si possono combattere, consentendo ai bambini colpiti il raggiungimento di buoni livelli di linguaggio, apprendimento e
reciprocità sociale. Alla base del recupero c'è la diagnosi precoce del disturbo (entro i primi 3 anni di vita). Ad un intervento
precoce vanno associati terapie mirate cognitivo-comportamentali riconosciute dalla comunità scientifica e somministrate da
professionisti del settore. Il controllo delle istituzioni sanitarie competenti fa parte della riuscita di queste buone prassi. Nella
maggior parte dei casi le terapie e i progetti vengono sostenuti economicamente dalle famiglie, ma i costi sono molto elevati e non
tutte riescono a garantire cure sufficienti ai loro figli. Così l'autismo vince il bambino e la società lo perde.
Chi perde un bambino perde un tesoro... aiutiamo questi amici speciali a portare alla luce il loro tesoro...
10
–
Cari compagni di classe, vi racconto brevemente cosa faccio quando
vado fuori dalla scuola! Il martedì spesso vado a fare attività
motoria alla palestra dell’associazione A.S.H.D. di Novara.
Con i compagni giochiamo a basket, calcio, pallamano, usiamo il
cerchio e ci divertiamo tanto.
Respiriamo con la bocca e respiriamo con il naso!!!
Con i cerchi ci scambiamo e corriamo. Io mi diverto molto.
Ritorniamo in classe per fare il pomeriggio e prendiamo un pulmino
tutto per noi!
Silvia Corrao – 4^ D
Il martedi andiamo all’associazione A.S.H.D. a fare ginnastica con
il progetto “Sportiamo insieme” con Manuel, Gimmy, le gemelle
Vanessa e Giorgia, Silvia e Andrea accompagnati dai proff.
Giovanna, Anna, Sara e Mario. Viene il pulmino a prenderci alle
9:10, poi si inizia con il riscaldamento con due o tre giri del campo,
poi giochiamo a basket e calcio.
Io ero già iscritto a questa associazione con l’attività di ippica, con
il cavallo che si chiama Paola, che vive ad Oleggio. Sapete, io la
accarezzo, la spazzolo, gli do' da mangiare le carote, le barbabietole
e i ravanelli, poi vado a fare un giro con lei.
Quando facciamo questo progetto la parte che mi piace di più e
giocare a calcio, io faccio l’attaccante e faccio tanti goal!
Andrea Quaglio – 3^ D
Cari compagni di classe,
il martedì alle 9:10 vado con alcuni compagni e altri professori a
fare attività sportive presso la palestra dell’associazione A.S.H.D.
Appena arrivati in palestra ci cambiamo e facciamo una corsa come
riscaldamento, facciamo degli esercizi ad esempio ci passiamo la
palla, saltiamo nei cerchi, facciamo delle capriole. Dopo iniziamo a
fare alcuni giochi di squadra come calcio o basket.
Il gioco che mi piace dì più è calcio, e ogni volta faccio il portiere,
perché è il mio ruolo preferito. Un martedì abbiamo fatto una
partita di basket contro i professori. È stato tanto divertente
anche se per prendere una palla sono scivolato e caduto. Alla fine
dei giochi ci mettiamo tutti in cerchio e facciamo degli esercizi di
respirazione e rilassamento. Dopo andiamo a cambiarci e ci
prepariamo per tornare a scuola. Verso le 11:15 sono in classe.
Mi piace molto fare questa attività sportiva tanto che mi sono
iscritto con questa associazione anche a nuoto.
Manuel Bellantone – 3^ B
11
–
Ogni martedì quando vado la alla palestra c’è la mia prof. Anna Barbieri e
ci sono tanti ragazzi: Silvia, Manuel, Andrea, io e Vanessa.
Ma, poi, facciamo il corpo libero e giochiamo a palla a canestro e a calcio, ci
sono altri proff. di nome Mario, due donne e Debora. Giochiamo a palla e
canestro maschi contro femmine e vincono sempre le femmine, ma sono triste
perche non può venire Sandra (l’assistente comunale, ndr).
Tutti prendiamo un pullman rosso dove ci sono tre posti dietro e tre posti
davanti vicino all’autista. All’andata io e Vanessa ci sediamo vicino a
Silvia, ma al ritorno vicino a Manuel e ascoltiamo le canzoni dal
telefonino. Durante il viaggio parliamo anche di calcio e delle squadre che
abbiamo fatto giocando a calcio. L’Inter vince sempre e poi il Milan fa
anche il gol, ma il fuori gioco l’ha fatto la Vanessa, mentre l’ultimo gol
dell’Inter l’ha fatto la prof. Anna Barbieri! Poi, il portiere l’ho fatto io ma
paravo con le gambe perché avevo paura di farmi male il polso sinistro dove
mi è arrivata dal mio amico Manuel una pallonata.
Alla fine della mattinata di progetto la prof. Barbieri ci ha detto di andare
a cambiare la maglia. Io ho quella dell’Inter. Mia sorella quella
della’Adidas!.
Giorgia Brognoli – 2^ A
Mi diverto con Gimmy e Manuel a giocare a palla a canestro e a calcio e
anche insieme al prof. Mario, e a Silvia, Andrea e Giorgia.
Dopo aver fatto la ginnastica giochiamo a palla a canestro in squadre di
maschi contro femmine. Dopo giochiamo a pallone in squadre Inter contro
Milan.
A canestro vincono le femmine mentre a calcio vince l’Inter cioè la squadra
di Giorgia. Arriva il pullman e ci riporta a scuola dove le gemelle (noi!)
raccontano a Sandra tutto ciò che hanno fatto.
Vanessa Brognoli – 2^ C
A me il progetto “Sportiamo insieme” piace molto perché il martedì
insieme alle gemelle Giorgia e Vanessa e altri amici della scuola andiamo
in una palestra vicino a scuola.
La prof.ssa Barbieri ci aspetta la in palestra dove ci allena per fare lo
sport. Il momento più bello è quando ci fa fare la partita di palla a
canestro perché insieme a noi giocano anche i nostri professori che ci
accompagnano.
Il professore De Filippo, mio prof preferito, è molto bravo ma non riesce
mai a togliermi la palla. A me non piace tanto fare sport, ma andare il
martedì al progetto mi piace molto! Grazie anche alla presenza di
Giorgia, Vanessa, Manuel, Marica, Andrea e Silvia.
GianMaria Amato – 2^ A
12
–
altro su…
Sportiamo insieme
“S
portiamo insieme” è un progetto promosso e sostenuto da insegnanti di Educazione Fisica particolarmente sensibili alle
problematiche dei ragazzi diversamente abili, tanto da ideare un'iniziativa per coinvolgerli nelle attività sportive. Per chi non
sopporta vedere i propri studenti diversamente abili saltare le ore di attività motoria perché considerate un ostacolo. Nel
discutere di questo problema alcuni docenti novaresi hanno maturato la convinzione di dover far qualcosa per dare la possibilità anche a
questi ragazzi di svolgere attività sportive, in primo luogo per apportare dei giovamenti fisici, ma soprattutto per allontanarli da
possibili forme di depressione, isolamento e mancanza di autostima. “Sportiamo insieme ha già riscosso un notevole successo così da
essere esteso a diversi Istituti Superiori novaresi tra cui il Liceo Artistico, il “Bonfantini”, il “Ravizza” e il “Bellini”. I propositi non
finiscono qui perché toccherà anche i ragazzi normodotati! Durante le ore di Educazione Fisica potranno
essere bendati, fatti sedere su sedie a rotelle simulando così degli handicap sui loro corpi, per poter vivere in
prima persona tutti i limiti e gli imbarazzi dei compagni disabili. La sensibilizzazione proseguirà poi nelle ore
di Italiano sotto forma di dibattito cosicché in molti potranno realizzare quanto sia dura vivere con alcuni
disagi. Disagi che, fortunatamente, sport e caparbietà hanno reso sormontabili.
Ma ecco i 20 sport in programma per i Giochi Paralimpici di Londra 2012.
Tiro con l'arco
paralimpico
Paralympic Sailing
Paralimpici di atletica Paralympic Equestrian
Paralympic ripresa
Sedia a rotelle Rugby
Calcio a 5-a-side
Canottaggio
paralimpico
Basket in carrozzina
Paralympic Table
Tennis
Boccia
Paralimpici Ciclismo Strada
Paralimpici Ciclismo Pista
Sedia a rotelle
Scherma
Nuoto Paralimpico
Seduto Pallavolo
Paralympic Judo
Powerlifting
Goalball
Football 7-a-side
13
–
14
–
I diplomati (e gli attuali studenti) del Bonfa che si raccontano
anche al di fuori della scuola: tra esperienze di vita
studentesca e novità nel mondo del lavoro
Ora tocca a voi!!!
Il vostro aereo e’ li’ che vi attende
dall’aeroporto di Malpensa, 7 Febbraio 2012 – a cura di Diego Durantini (ex allievo, corso C)
H
o appena finito di leggere velocemente l'ultimo numero de “Il Bonfa” ed ora sto gettando sulla
tastiera le mie dita scrivendo le prime cose che mi passano per la testa. Ne ho bisogno: non scrivo in
italiano da una vita e devo togliermi di dosso questa ruggine. Quindi, se non volete leggere parole a
caso per le prossime righe, saltate direttamente alla fine del pezzo. In caso contrario, provate a chiudere
(figurativamente!) gli occhi e farvi portare in questo viaggio nel tempo. Il mio tempo, quello che ho vissuto
ieri (l'ultima volta che sono stato al Bonfa) e quello che ho vissuto più di dodici anni fa (l'ultima volta che
sono stato uno studente del Bonfa). Quindi allacciatevi le cinture! Io l'ho appena fatto,
avete sentito quel click metallico? E decolliamo insieme. Mentre rolliamo in pista, ed il paesaggio innevato
fuori dal finestrino si lascia ammirare un'ultima volta, per abituarci a tornare indietro nel tempo, comando
a queste dita di scrivervi di ieri. Freddo. No, di più! Se i denti non battono, non vi siete ancora fatti un'idea
precisa. Ma non importa. Oggi si torna al Bonfa dopo qualche anno, e un bagaglio d'esperienza che
svuoterò fra qualche minuto. La scuola non è cambiata, fa un po' meno impressione ora, l'orto botanico è
molto più ricco. E tutto è bianco. E ghiacciato. Dentro, la prof.
Saronni mi aspetta per parlare ai ragazzi di quinta (A prima, e C
poi), e per rivederci dopo tanto tempo. Ed è sempre un piacere.
Perché proprio io dovrei parlare ai ragazzi di quinta? Beh, siamo
ormai sulla pista, i motori rombano all'improvviso e l'ultimo respiro
rimane a metà dentro i polmoni... e siamo in volo, verso l'estate del
1999. Un diploma, la voglia di godermi l'estate e poi chissà. Un test
d'ingresso e l'università in qualche mese. Biotecnologie Vegetali: la
scelta. Nuovo, innovativo, combina ciò che ho imparato al Bonfa
con quello che mi affascina e che ancora non conosco: biologia
molecolare, genetica, ricerca... e subito qualcosa va male. Il test è
molto più difficile di quanto mi aspettassi. Ne prendono 200, io
arrivo 264esimo. Ma vengo ripescato. Sono dentro, per il rotto
della cuffia, ma sono dentro. L'impatto con l'università vera e
propria è anche peggio. All'improvviso mi ritrovo con migliaia di
pagine da studiare, nozioni da ricordare. Non è semplice. A luglio del primo anno ho dato solo un esame
(chimica inorganica, grazie alla prof. Barsuglia!), sono vicino a mollare... ma resisto. E così, un esame dopo
l'altro, arrivo a completare i miei studi in corso nonostante il pessimo inizio. E nemmeno sfiguro: 107/110,
tesi in genetica del mais. Spoiler alert: qui vi arriva la prima morale! Ce la potete fare!!! So
benissimo quello che si dice di chi va al Bonfa, hanno preso per il cuBo pure me. Ma voi sbattetevene, non
fatevi condizionare. Se avete un sogno, un'idea per il vostro futuro, perseguitela, metteteci tutti voi stessi
ed inseguitela... la raggiungerete! Fuori dal finestrino le nubi si sono diradate e le alpi svizzere sono ormai
alle spalle. I miei occhi indugiano per un attimo sul panorama innevato al confine tra Francia e Germania...
15
–
Germania... è proprio lì che il nostro volo ci porta ora. Colonia, sulle sponde del Reno. Splendida città,
fantastiche persone... e incredibili ricordi, impareggiabile esperienza. Dopo la laurea decido che voglio fare
ricerca. Mi piace, mi appassiona, mi affascina e mi rapisce. Fare ricerca, ad alto livello e nel mio campo, in
Italia, è estremamente difficile. Ed un'esperienza all'estero è quello che voglio. L'occasione arriva quando
mi offrono un posto per un dottorato a Colonia. Il progetto: studiare una famiglia di geni che regolano lo
sviluppo dell'embrione delle piante, usando mais, ed anche studiare l'evoluzione di questi geni, partendo
da Physcomitrella patens (il comune muschio) per arrivare alle piante più evolute. L'impatto con la realtà al
di fuori dell'Italia è devastante. Pensavo di sapere abbastanza inglese per farmi capire, ma mi accorgo
subito che non è nemmeno sufficiente a comprare il pane. Passo i primi sei mesi a cercare di capire quello
che mi dicono. Passo i secondi sei mesi a cercare di far capire quello che io dico. Poi migliora, riesco ad
essere un po' più me stesso, ma continuo a migliorare il mio inglese. La mia ricerca continua, e dopo 4 anni
esatti ottengo il dottorato (Ph.D all'estero). Spoiler alert: seconda morale in arrivo. Ragazzi, un consiglio di
cuore: imparate l'inglese e, se potete, fate una o piu’ esperienze
all'estero. Già da ora. Vi fa crescere. Vi apre gli occhi. Vi fa conoscere gente e luoghi che altrimenti
non avete nemmeno idea esistano. Andate, partite, senza remore ne
paure. In una parola, vivete!!!
Ricapitoliamo: 1999 esco dal Bonfa, 5 anni e mezzo dopo mi laureo
(2005), 4 anni ancora e anche il dottorato è fatto (2009). ci rimangono
ancora 2 anni è un pezzo, giusto?!?!? L'inglese è buono, l'idea è
cambiata. Non voglio più fare ricerca di base, voglio fare ricerca
applicata, magari breeding (miglioramento varietale). Ed arriva un'altra
offerta irrinunciabile. Un progetto su una specie tropicale (Jatropha
curcas) per migliorarla, iniziare un programma di breeding, allo scopo di
utilizzare Jatropha per la produzione di biocarburanti. Bello, ci piace.
Proviamo a vedere se mi prendono. Mi hanno preso! E quindi si parte di
nuovo. Per dove? Avete ragione, mi sono dimenticato. San Diego,
California. E chi l'avrebbe mai detto?!?!? Uno studentello qualunque 10
anni prima si diploma al Bonfa, e non solo riesce a laurearsi, non solo
ottiene un dottorato (il più alto livello d'istruzione possibile), ma ora se ne va in California. Spoiler alert:
terza morale. La più ovvia. Se ce l'ho fatta io, ce la potete fare anche voi! Non
sono un genio, non vincerò premi Nobel e non ho sacrificato la mia vita per
raggiungere questi obiettivi e fare ciò che ho fatto. Chiedete a chi mi ha
avuto come alunno se non mi credete. Ho semplicemente inseguito con
voglia e determinazione le mie ambizioni, ho coltivato le mie passioni, mi
sono dato da fare ed ho imparato ad essere indipendente. L'ho fatto io. Se
lo volete, lo farete pure voi! Sono rimasto a San Diego per poco più di due
anni, fino a novembre dell'anno scorso. Poi, ho deciso di ritornare in
Europa, il mio continente, che scorre incredibilmente piano là sotto, fuori
dal finestrino, nonostante so che stiamo sfiorando i 900 Km/h. Rimangono
solo tre mesi per arrivare a ieri, 6 febbraio 2012. E mentre il volo rallenta
per atterrare morbido e farci ritornare senza troppi scossoni al presente,
noto che la neve domina ancora il paesaggio sottostante. Lo sapevo, Suzanne me l'aveva detto ieri sera, via
Messenger. Fra pochi minuti atterreremo. L'aeroporto: Schiphol Amsterdam. La destinazione finale:
Wageningen. Eggià, vivo in Olanda ora. Il mio aereo è atterrato qui. Ma non è la mia destinazione finale. Qui
faccio solo scalo. Non so ancora quando il mio viaggio ripartirà, e quale sarà la sua destinazione. So quello
che voglio ora, e so che volevo proprio essere qui, in questo aereo che mi riporta a casa, dopo aver passato
qualche giorno in patria. Ed aver salutato un'altra volta la mia scuola, il Bonfa.
Ora tocca a voi!!! Il vostro aereo è lì che vi attende, i motori sono caldi, i serbatoi pieni, il comandante
aspetta istruzioni. Quelle ali non sono fatte per volare bassi. Sono fatte per assaporare la brezza quando il
sole tramonta sul Pacifico, o per essere inebriati dal più folle carnevale in terra alemanna, o ancora per
ammirare l'alba tra i picchi guatemaltechi. Sono fatte per portarvi dove voi
volete. Sono fatte per farvi vivere, senza limiti!
16
–
e dopo il
Bonfantini
UNIVERSITÀ?!
Ecco cosa offre il territorio novarese.
L’
Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” è nata nel 1998
con una struttura tripolare unica in Italia. Un Ateneo giovane e “a misura di
studente”. L’attività di formazione si svolge su un’area geografica piuttosto ampia:
tre città diverse, sedi istituzionali dell’Ateneo:
Alessandria
Novara
 Giurisprudenza
 Economia
 Scienze Matematiche,
www.eco.unipm.it
Fisiche e Naturali
 Farmacia
 Scienze Politiche
 Medicina, Chirurgia
www.sp.unipmn.it
Scienze della Salute
ALTRO?!
Vercelli
 Lettere e Filosofia
www.lett.unipmn.it
e
Ecco cosa fanno i diplomati del Bonfa.
N I RAGAZZI DELLA EX QUINTA A...
sul mondo del lavoro e all’universita’
A nove mesi dal diploma ecco alcuni impieghi di alcuni studenti della ex 5^ A dell’anno scolastico
2010/2011… qualcuno prosegue negli studi, qualcun altro si “butta” nel tortuoso mondo del lavoro!
SILVIA LA PORTA
studentessa di
Infermieristica - Novara
SIMONE VALENTINI
studente di Viticoltura ed
Enologia - Milano
ALBERTO BUSNELLI
studente di Viticoltura ed
Enologia - Milano
GABRIELE PRINI
studente di Scienze e
Tecnologie Agrarie –
Milano e aiutante presso
Pizzeria La Ruota
FEDERICO FERRARA
operaio presso Riseria
Fortina - Cavagliano
MATTEO CRUGNOLA
impiegato presso azienda
di famiglia - Novara
ALESSANDRA MISEROCCHI
SIMONE D’ADDEO
studente di Lingue e
Culture dell’Asia e
dell’Africa - Torino
VALENTINA RUZZA
barista presso
bar Airone - Novara
studentessa di Tecniche
Erboristiche – Imola
(attualmente ha lasciato)
17
MARTA VOLPI
studentessa di Sistemi
del Verde – Milano
STEFANO ZENNARO
tirocinante presso
Columbian Carbon Europa –
Trecate (attualmente
incarico finito)
ERICA AMATO
studentessa di Igiene
Dentale - Novara
–
A
dai la tua opinione su TEMI DI ATTUALITA’ o
PROBLEMATICHE D’INTERESSE PUBBLICO
o NELL’AMBITO SCOLASTICO
scrivi una mail a [email protected]
uno SGUARDO al FUTURO:
NetWorK MarKeting
un’alternativa a quello che noi oggi conosciamo come lavoro: parola a un’ex studentessa
profilo dell’autrice
Valentina Guidetti
ex studentessa del Bonfa, diplomata nell’anno scolastico 2009/2010
ha studiato anche presso Università degli Studi di Milano – Biotecnologie Industriali e
Ambientali, parla Italiano e Inglese, abita a Briona, nata il 4 agosto 1991
citazioni preferite:
"Perché civile, esser civile, vuol dire proprio questo: dentro, neri come corvi. Fuori,
bianchi come colombi. In corpo fiele, in bocca miele". (Luigi Pirandello)
I
n questo articolo voglio rendere nota l’esistenza concreta di un’alternativa a quello che noi oggi conosciamo come
lavoro tradizionale, sia che si tratti di impiegato, professore (e quindi dipendente statale), sia che si tratti di un
manager di un’azienda o di un fabbro… il quadro attuale dell’economia non è sicuramente roseo, e non lo sarà per
molto tempo. Coloro che dovranno muoversi ad affrontare questa situazione di stallo saranno i giovani, con le proprie
idee e tanta voglia di fare e mettersi in gioco. Ormai nemmeno la laurea è sufficiente per trovare un lavoro sicuro,
stabile e duraturo. Le previsioni statistiche parlano chiaro sulla disoccupazione e
sul fatto che in futuro probabilmente, nemmeno esisterà il cosiddetto posto fisso.
Qualcosa di quest’epoca industriale, sembra proprio essersi inceppato. Se ci
guardiamo intorno quante persone si considerano DAVVERO felici? Oppure,
quante di loro hanno realizzato e vissuto i propri sogni? Siamo sempre di corsa,
usiamo sempre più spesso frasi come: “Non ho tempo”, “Non vedo l’ora che arrivi
fine mese per la busta paga!”, “Il mio capo mi sfrutta! E i soldi restano sempre
uguali”. Fermiamoci un attimo davanti a questa frenesia e domandiamoci: “Ma
dove stiamo andando così di corsa?”. Non molti hanno più una reale risposta.
Perché? Perché siamo letteralmente posseduti dal nostro lavoro. Più lavoriamo e
più guadagniamo, così ci hanno sempre insegnato. Più lavori, maggiori potranno
essere i tuoi risparmi per la pensione! Chi vedrà più la famigerata pensione?! Il
concetto di pensione, penso che debba sparire. L’essere umano in quanto
individuo LIBERO dovrebbe poter vivere ed agire secondo i propri potenziali e realizzarsi di giorno in giorno, non
lavorare in un meccanismo subdolo che, con il passare degli anni, toglie anche la forza ai sentimenti, alimentando,
invece, il simbolismo ed il consumismo eccessivo. Vorrei farvi ragionare un attimino. Provate a rispondere, così da
valutare riguardo queste cose, cosa ne pensate e cosa ne sapete:
1) come funziona ora l’economia? Chi ha più soldi a questo mondo?;
2) cosa conosci davvero riguardo alla circolazione del denaro?;
3) sei padrone della tua vita e del tuo lavoro, oppure il tuo lavoro ti possiede? E quindi vivi per lavorare,
aspettando una pensione che ti darà molto poco, SE l’avrai...
18
–
Bene, per la maggior parte delle persone troveremo risposte tipo:
1) i soldi ce li hanno le persone che hanno lavorato duro e hanno magari alle spalle una famiglia di imprenditori,
da cui rilevano un’azienda consolidata negli anni; oppure i soldi li hanno i ladri, i politici o coloro che lavorano
in proprio (se sono fortunati)!;
2) so solo che nelle mie tasche ne ho poco!;
3) lavoro per vivere. Spesso mi sento da solo.
In conseguenza a quanto detto, ora vi racconto come vanno le cose secondo il mio modo di vedere. Analizziamo i
cosiddetti quadranti del flusso dei soldi (“I quadranti cashflow” cit. Robert Kiyosaki, famoso economista, professore ed
autore di best sellers).
E = Employee, ovvero i lavoratori dipendenti. Questa fascia include
mansioni che partono dal facchino di un’impresa arrivando anche ai
presidenti. Ognuno di loro dirà sostanzialmente “Voglio un lavoro sicuro, che
mi dia un resoconto immediato e una buona pensione”. Quello che interessa
è quindi una posizione ritenuta sicura.
S = Self Employed ovvero i lavoratori autonomi, i cui principi non si
discostano molto dai precedenti, e la loro attività è basata su
un’affermazione tipo: “Se vuoi che una cosa sia fatta bene, falla tu stesso!”.
Lavorano da soli, per esempio le estetiste, parrucchiere, il macellaio o
chiunque abbia una propria attività. E se si dovessero ammalare? Chi lavora
per loro? Lo stipendio che fine farà?
B = Business Owner: nel terzo quadrante, in alto, ci sono poi i titolari
d’impresa, come Bill Gates, che hanno costruito un’impresa enorme e dalla
quale possono vivere di rendita. E per definizione una grande impresa deve
essere almeno composta da 500 dipendenti. E questo significa avere un’idea geniale da lanciare e promuovere,
determinazione per arrivare a farla conoscere, imparare a gestire documenti con le banche, commercialisti, avvocati
(senza contare i possibili debiti che si possano contrarre durante il cammino... ed innumerevoli altri fattori, gestire
documenti riguardo ogni singolo dipendente ed eventuali problemi per infortuni eccetera. Insomma, un titolare
d’impresa sicuramente sta cercando di costruirsi “un buon sistema” che funzioni, costruendo una rete, possibilmente
con persone intelligenti, sveglie e magari di fiducia. Quindi, loro vogliono che siano altre persone a dirigere il business
con loro o se ad un certo livello, per loro.
I = Investitors: gli investitori, che hanno i soldi che lavorano per loro. E qui, per un “uomo medio” o si vince una
fortuna al Superenalotto dalla quale si farà in modo di avere rendite future (es. costruirsi appartamenti o addirittura
case da affittare) oppure non è una cosa a cui tutti possono arrivare. Riassumendo le differenze agli estremi dei due
quadranti di destra e sinistra: i lavoratori dipendenti quindi, lavorano per i ricchi! Gli operai si spaccano la schiena e i
dirigenti vanno in giro con la Porsche. Inoltre, qualsiasi dipendente può essere licenziato in qualunque momento. E qui
dove finisce tutta quella sicurezza? Gli investitori hanno i soldi che lavorano per loro, hanno rendite passive.
Qualcosa non sta funzionando per la maggior parte delle persone. Ci hanno sempre tramandato questo tipo di
conoscenza: vai a scuola, studia, lavora duro per ottenere un buon lavoro, che possa darti promozioni, uno stipendio
mensile fisso. La maggior parte di noi, infatti, vive da lavoratore dipendente. E se ci facciamo caso, nel corso degli anni,
si abbandonano le proprie passioni, gli interessi, si accantonano i propri sogni... è chiaro! Ci manca il tempo, dobbiamo
lavorare! Ma quindi questi investitori cos’hanno? La bacchetta magica? No. La soluzione è più semplice del previsto:
 il valore delle persone del quadrante a sinistra è la stabilità;
 il valore delle persone del quadrante a destra, è quello che vogliono. I loro obiettivi e sogni.
È evidente che prima di diventare investitori sia necessario essere titolari d’impresa. Ci sono due possibilità,
fondamentalmente, per diventare titolari d’impresa. Il franchising come ad esempio McDonald. Se puoi investire dai
600.000,00 € ai 900.000,00 € e dirigi bene un McDonald diventerai un titolare d’impresa. Tuttavia:
 McDonald decide se puoi costruire una filiale nella tua città;
 McDonald decide le strategie di marketing;
 McDonald può spostarti dove vuole;
 McDonald sfrutta molti giovani,tra quelli più “svegli” ,dopo averli assunti e valutati, alcuni li rendono manager,
affibbiando loro il controllo di un centro Mc ad orari e ritmi assurdi, affidando mansioni importanti (anche di tipo
bancario) senza alcuna sicurezza e spesso senza riconoscere gli straordinari.
L’altra possibilità per diventare titolare d’impresa è il network marketing: non è necessario investire denaro. Non c’è
rischio d’impresa. Si ha un sistema di appoggio e un’equipe di persone aventi esperienza in campo, che potranno
seguire e sostenere. E in ultimo: tutti volontari che può essere tanto un vantaggio, quanto uno svantaggio. Vantaggio,
perché c’è gestione propria di tempo e risorse personali. Svantaggio, perché non c’è la banca che ricorda il mutuo da
19
–
pagare, non c’è il capo che ricorda la puntualità e quindi si rischia di non restare sempre focalizzati sull’attività. Da qui,
si capisce l’essenzialità dei propri obiettivi e sogni. Cari colleghi bonfantiniani, sono loro la vostra benzina. Una
persona veramente determinata a raggiungere un obiettivo non si ferma di fronte ad una tempesta!
Dunque, come si sviluppa un’attività di network
marketing? Partiamo da questo ragionamento: tutti
siamo consumatori. Tutti ci laviamo i denti, facciamo
la doccia, teniamo alla nostra salute... quindi, tutti,
abbiamo bisogno di prodotti di largo consumo. E
dietro a tutto quello che noi consumiamo c’è
sempre una fabbrica. Prendiamo in esempio
Colgate, produttore mondiale di dentifricio. Alla
fabbrica produrre il dentifricio, costa 30 unità. Prima
che il dentifricio arrivi al consumatore, passa diversi
step, nei quali c’è sempre qualcuno che vuole
guadagnare, tra essi ci sono i trasporti,
l’intermediazione oppure, la pubblicità, che, inoltre,
è uno dei più dispendiosi. Come ultima fase arriva al
supermercato e al consumatore. Quest’ultimo
metterà 100 acquistando il dentifricio. E non
guadagnerà nulla. Per questo motivo, si definisce, “passivo” il consumatore nel mercato tradizionale. Guardate
l’immagine e fate i conti. Con il passare degli anni, quanti soldi sono contenuti in quel 70%?! Con il network marketing,
invece, il consumatore è direttamente collegato alla fabbrica. Non esistono più quegli step intermedi. Quel 70% nel
network marketing viene distribuito tra i consumatori con le provvigioni. Immaginate quanti siano. Quindi, il
consumatore è direttamente collegato alla fabbrica. Non appena si collega avrà: uno sconto del 25% garantito, su tutti
i prodotti, la possibilità di commercializzare i prodotti, avendo delle provvigioni. La possibilità di creare una rete che
significa, in pratica, collegare tanti consumatori (che saranno collegati alla fabbrica) ed ogni volta che qualcuno si
laverà i denti, tu guadagnerai soldi. Basta acquistare un codice, comprare direttamente dalla fabbrica (ricordo lo
sconto del 25%) e parlare della possibilità di fare rete con altre persone. Ognuno potrà godere degli stessi benefici.
Si tratta solo di fare il passaparola. Traduciamo in numeri questa possibilità di fare rete. È utilizzata una scala che và
dal 3% al 21%. L’obiettivo ultimo è portare i membri della tua rete al 21% per avere riconosciuta per sempre un bonus
di 4% su ognuno dei fatturati. La crescita dei profitti, quindi, può essere esponenziale, per ognuno! Perché chi entrerà
in rete con te, farà a sua volta una propria rete e così via. In questo modo, in 2-5 anni puoi arrivare dove spingerai tu.
Le prospettive lavorative ad oggi rasentano lo zero... i numeri sulla disoccupazione sono concreti e spaventano.
Inoltre, chi non vorrebbe una propria attività per poter gestire la propria vita al meglio e realizzare i propri sogni? Si
tratta di costruire un proprio business, una propria rete, in cui il singolo individuo gode delle stesse possibilità di chi lo
invita. Il guadagno è proporzionale al proprio impegno. Siete voi a gestire il vostro tempo e le vostre strategie.
L’attività potrete tramandarla di generazione in generazione. Mentre nel settore tradizionale no.
Ne vale la pena? A voi la decisione.
per ulteriori informazioni
sul
Network Marketing:
numero cellulare: 347.6480384
e-mail: [email protected]
contatto Facebook: Valentina Guidetti
20
–
FREE-PARABEN
a cura della prof.ssa Elisabetta Iurilli e della redazione
C
ari lettori del giornalino scolastico, approfitto di questo spazio per condividere con voi
un’informazione appresa da poco, che mi ha davvero turbato. Qualche giorno fa, una mia
amica, sensibile ai problemi della salute, mi ha informato di una cosa di cui non sospettavo
assolutamente l’esistenza, forse per ignoranza, forse per superficialità, fatto sta che non avevo il
minimo sospetto di ciò ed è per questo che ne sono rimasta scossa. Questa mia amica quindi, mi ha
detto CHE TUTTI I PRODOTTI DI USO COMUNE PER LA CURA DEL CORPO SONO FATTI UTILIZZANDO
PRODOTTI DERIVATI DEL PETROLIO, i cosiddetti parabeni. Chiaramente dopo essere stata scossa da
questa informazione che mi ha fatto sentire ingenuamente esposta ad un pericolo per la mia salute e
per quella dei miei cari, mi sono informata. Ho scoperto che questi prodotti sono presenti
dovunque, nei dentifrici, negli shampoo, nelle creme idratanti, nei balsami per i capelli, nei
lucidalabbra, nei rossetti ed in mille altri prodotti di uso quotidiano. Queste sostanze sono utilizzate
sia come conservanti che come emollienti. TUTTE LE CASE PRODUTTRICI NE FANNO UN GRANDE USO,
SONO PRESENTI SIA NELLE CREME CHE TROVIAMO COMUNEMENTE NEI SUPERMERCATI, SIA IN QUELLE
SUPERCOSTOSE CHE SI ACQUISTANO IN PROFUMERIA. La cosa che mi ha particolarmente turbato è
sapere che tutti noi ne facciamo un grande uso senza essere informati di questo aspetto nocivo,gli
ingredienti con cui sono fatte queste creme o dentifrici o quant’altro vengono scritti in caratteri
piccolissimi difficilissimi da leggere, soprattutto per una “tardona” come me che ha bisogno ormai
degli occhiali, ma giuro che anche con questi non si riesce a leggere nulla. Insomma spalmiamo sul
nostro corpo delle sostanze derivanti del petrolio senza saperlo! Mettiamo in bocca, senza saperlo,
sostanze derivanti dal petrolio. Le sostanze incriminate sono: benzylparaben e pentylparaben,
isopropyl-, isobutyl- e phenyl-parabens, methyl-paraben e l’ethyl-paraben, butyl-paraben e il propylparaben. Va da se che ho scoperto, leggendo qualcosa su internet, che all’uso di queste sostanze è
legato l’aumento di tumori al seno e sicuramente alla pelle. Ci tengo a precisare di non avere
nessuno interesse privato nel voler divulgare queste informazioni, l’unico motivo che mi spinge a
farlo è la convinzione che le scelte quotidiane debbono essere fatte in assoluta consapevolezza dei
vantaggi e svantaggi che tali scelte possono determinare.
Sperando di essere riuscita nell’intento di informare, vi ringrazio dell’attenzione e vi invito a fare
acquisti consapevoli, in generale ed in particolare ad acquistare prodotti con il marchio FREE
PARABEN!!!
Capita sempre più frequentemente di leggere sulle etichette e sulle confezioni di cosmetici, shampoo e creme “paraben
free” oppure “senza parabeni”. Ma che cosa sono i parabeni e a cosa servono? Sono conservanti di sintesi usati
spesso in sinergia con altri composti, come gli isiotiazolinoni e l’imidazolidinil-urea, che insieme impediscono
l’inquinamento microbico di molti cosmetici, in particolare delle emulsioni e delle soluzioni acquose, ma che possono
anche indurre sensibilizzazione cutanea. Per questo motivo è preferibile usare la quantità minima necessaria per
raggiungere l’effetto preservante. I conservanti, parabeni compresi, scongiurano anche la proliferazione di
germi patogeni che possono essere causa di rischi seri per i consumatori. Sono attualmente allo studio sostanze che
abbiano le stesse proprietà battericide e funghicide, ma prive di effetti collaterali sulla pelle. Nel frattempo però, molte
aziende di provata serietà scientifica, continuano ad utilizzare i parabeni per la conservazione dei loro prodotti. Sembra
che i parabeni siano composti chimici poco tossici, sebbene in alcuni soggetti possano indurre la comparsa di
reazioni allergiche. Tuttavia, recenti studi hanno stabilito che questi conservanti possono essere anche causa di
una lieve alterazione della funzionalità del sistema endocrino sebbene, al momento, non sia possibile
caratterizzare e quantificare il rischio, in particolare di tipo cancerogeno. Luminari della medicina hanno affermato che il
legame diretto tra il cancro al seno e i parabeni e i sali d’alluminio, contenuti in deodoranti e anti-traspiranti, è
solo un’ipotesi che va confermata da studi epidemiologici a lungo termine e soprattutto condotti su un maggior
numero di campioni. Alcuni ricercatori non sono dello stesso parere insistendo nell’indicare gli antitraspiranti quali
possibili responsabili dei tumori al seno. I dubbi, quindi, restano e spronano gli scienziati a cercare alternative. La
necessità di conservare i prodotti però resta. E, ancora una volta, Madre Natura fornisce una possibile alternativa.
Attualmente, oltre ai conservanti di sintesi, se ne possono usare alcuni di origine naturale che svolgono un’attività
antimicrobica. Sono gli oli essenziali di limone, timo, lavanda e mirto australiano, l’acido usnico che si estrae dal
lichene islandico e l’estratto di caprifoglio giapponese. Ma anche una formulazione perfetta, dove il rapporto tra
le componenti oleose ed acquose, tra emulsionanti naturali, oli essenziali, estratti vegetali e tutti gli altri ingredienti è
equilibrato, favorisce la stabilità e l’asetticità del cosmetico. A voi il responso!
21
–
il peggior uso
che puoi farne
è fumarla!
(cit. beppe grillo, 1997)

canapa (Cannabis sativa, L. 1753)
è il nome generico di piante a fiore
(Angiosperma) che, unitamente al
luppolo (Humulus lupulus), è uno dei
due generi appartenenti alla famiglia
delle Cannabaceae,
dette
anche
Cannabinacee, ordine delle Urticales.
Le specie o varietà della canapa son
state utilizzate in un gran numero di
modi
diversi:
carta,
corde,
abbigliamento, vele in fibra di canapa;
le foglie, i fiori, i semi a uso edule
(ovvero commestibile). La canapa viene
considerata utilizzabile in medicina
umana e veterinaria. Molti composti
chimici da essa estratti, i cannabinoidi
sono psicotropiinebrianti.
fonte Wikipedia e
www.narconontop.org
C
onvenzionalmente il termine “cannabis” viene
usato per indicare soltanto la pianta coltivata per
ottenere prodotti psicoattivi o medicinali, e viene
esteso alle sostanza psicoattive che vengono ottenute
dalla pianta. Il più importante principio attivo della
cannabis è il tetraidrocannabinolo (THC). I principali derivati
della cannabis sono HASHISH e MARIJUANA.
La marijuana (chiamata in mille modi come “erba”, “maria”,
“canna”, “spino”, “paglia”, “brace”, etc.) è una mistura grigioverde di foglie, gambi, semi e fiori secchi triturati di Cannabis
sativa ossia la pianta della canapa. La maggior parte dei
consumatori di marijuana fuma questa droga attraverso
sigarette preparate manualmente (gli “spinelli” o “joint”) o con
pipe d’acqua (“bong”). Diffusa anche la pratica di preparazione
dei “blunt” ovvero sigari di marijuana preparati tagliando i sigari
e sostituendo il tabacco con la marijuana spesso combinata con
altre pericolose droghe quali crack o cocaina.

Il principale principio attivo contenuto è il delta-9tetraidrocannabinolo (THC) che origina effetti di ALTERAZIONE MENTALE caratteristici
dell’intossicazione da marijuana. Chi fa uso di marijuana può anche sperimentare piacevoli sensazioni
(colori e suoni intensi, tempo che scorre lentamente) MA la bocca diventa asciutta e il consumatore può
avvertire rapidamente gli stimoli della fame e della sete. Le mani potrebbero iniziare a tremare e diventare
fredde mentre l’euforia passa dopo poco e si comincia ad avvertire stanchezza e depressione. Vi sono casi
di ansia, paura, diffidenza e panico. La marijuana crea danni perché altera le capacità della persona di
memorizzare e ricordare gli eventi e di spostare l’attenzione
da una cosa ad un’altra. Il THC interrompe la coordinazione
e l’equilibrio legandosi ai ricevitori nel cervelletto e alle parti
del cervello che regolano l’equilibrio, la postura, la
coordinazione dei movimenti ed il tempo di reazione. Alcuni
studi dimostrano che approssimativamente dal 6 al 10%
delle vittime di incidenti mortali risultavano positive al THC.
In molti di questi casi è stata rilevata anche la presenza di
alcol.
Uno studio condotto da “National Highway Traffic Safety
Administration”, ha evidenziato che una singola dose, anche
moderata, di marijuana altera le prestazioni alla guida di un
automezzo. Inoltre, se una dose, anche piccola, è assunta
22
–
insieme a sostanze alcoliche, gli effetti prodotti sono notevolmente più elevati rispetto agli effetti
che derivano dall’assunzione di una soltanto di tali droghe. Gli utilizzatori di marijuana che hanno assunto
dosi elevate di droga possono manifestare psicosi tossiche acute, come allucinazioni, illusioni e
spersonalizzazione, una perdita del senso di identità personale, o auto-riconoscimento. Benché le cause
specifiche di questi sintomi siano ancora ignote, sembra che questi sintomi si verifichino più spesso quando
una dose elevate di cannabis è consumata in cibo o bevande piuttosto che fumata.
Si è constatato che chi fa
uso di marijuana incontra
maggiori
difficoltà
nel
tentativo di smettere di
fumare
tabacco,
comprovato da uno studio
bruciore e rossore di bocca e gola
tra fumatori adulti che
metteva a confronto chi
tosse pesante
fumava tabacco e marijuana
problemi respiratori
e chi fumava solo tabacco.
produzione eccessiva di catarro
Uno studio ha evidenziato
malattie respiratorie in forma acuta
che chi fuma spesso
infezioni polmonari
marijuana, ma non fuma
tendenza a soffrire di ostruzione delle vie aeree
tabacco,
ha
maggiori
problemi di salute e perde
raddoppia e triplica il rischio di cancro ai polmoni (la
più giorni di lavoro dei non
marijuana contiene dal 50 al 70% in più di idrocarburi rispetto
fumatori.
Nello
stesso
al fumo di tabacco). Il fumo di marijuana produce alti livelli di
studio molti dei giorni di
un enzima che converte determinati idrocarburi nella loro
malattia usati da chi fumava
forma cancerogena, livelli che possono accelerare i
cambiamenti che in definitiva producono le cellule maligne.
marijuana derivavano da
Chi ne fa uso, di solito, inala più a fondo e trattiene il respiro
malattie respiratorie.
più a lungo di chi fuma tabacco, il che incrementa
l’esposizione dei polmoni a fumo cancerogeno. Questo vuol
dire che, a parità di sigarette, fumare marijuana incrementa il
rischio di cancro più che fumare tabacco.
il THC altera la capacità del sistema immunitario di combattere
le malattie infettive e il cancro. Chi è esposto al THC o a
sostanze correlate, sviluppa infezioni batteriche e tumori più
facilmente rispetto a chi non è esposto a tali sostanze.
maggior rischio di attacco cardiaco nella prima ora successiva
all’assunzione (quattro volte rispendo al normale) questo
perché la marijuana fa crescere la pressione sanguigna e la
frequenza cardiaca e riduce la capacità di trasportare
ossigeno del sangue.
Cosa può provocare
l’assunzione di marijuana?
un LINK molto interessante – l’intervento del comico Beppe Grillo
“Quella cannabis fuorilegge che alcuni fumano, ma che potrebbe essere usata per produrre carta, carburanti e addirittura la
carrozzeria delle auto. Tra l’altro la carrozzeria era molto resistente e rispettava l’ambiente. *…+ Perché è scomparsa la canapa?
SEMPLICE! La canapa non fa business perché la canapa è coltivabile potenzialmente da tutti e tutti avrebbero potuto produrre
carburante a casa, la canapa potrebbe essere di tutti… invece plastica, metallo e petrolio sono delle lobby!”
UN INTERVENTO CONDIVISIBILE O MENO DEL COMICO BEPPE GRILLO DURANTE UNO SPETTACOLO DEL SUO TOUR DEL 1997,
PER PENSARE AI MILLE USI POSITIVI CHE POTREBBE AVERE LA CANNABIS… UNA CURIOSITÀ CHE HA DELL’INCREDIBILE.
http://www.youtube.com/watch?v=tUvnT4Dl0O
A
23
–
LA STORIA DELLA CANNABIS
Risale al 2300 a.C il primo riferimento all'uso farmacologico
della canapa come rimedio contro malaria, reumatismi,
emicrania, ecc.
Nel V-IV secolo a.C., in Cina i contadini la usavano per pagare le
tasse al Governo centrale.
CURIOSITÀ – UN’AUTO DI…
Sempre in Cina si scoprì che dalle fibre della canapa e dalla
corteccia del gelso, se sminuzzate e mescolate, si poteva ricavare
un supporto su cui scrivere più conveniente e leggero delle
tavolette di legno o bambù.
Un’azienda nordamericana sta costruendo un
In Israele, nel 1990, sono state ritrovate ceneri carbonizzate di
canapa in una tomba nei pressi di Gerusalemme risalenti al 1600
a.C. Era spesso impiegata in caso di parti difficili.
e raggiungerà una velocità massima di 90
Tra il 1400 e il 1000 a.C. in India la Marijuana (ganja) era usata
sia durante le cerimonie religiose, per favorire la meditazione,
sia per curare insonnia, febbre, dissenteria e malattie veneree.
Nel VIII secolo a.C., i Traci e gli Sciiti, gruppo di tribù nomadi
indoiraniche fecero conoscere anche la cannabis come tessuto e
come psicotropo, per aiutare l'anima a staccarsi dal corpo ed
accompagnare i morti alla loro nuova dimora.
Nel VI secolo a.C., Gautama Buddha disse di aver vissuto un
periodo nutrendosi esclusivamente di semi di canapa.
In una tomba di una principessa sciita, risalente a più di 2000 anni
fa, degli archeologi russi hanno trovato, insieme a tessuti ed oggetti
preziosi, anche un piccolo vaso contenente cannabis.
prototipo di macchina elettrica in fibra di
canapa indiana. Avrà un’autista, tre passeggeri
km/h. Mezzo secolo fa Henry Ford costruì una
macchina fuori di canapa e resina, ma l’idea non
ebbe successo. Ora l’azienda canadese Industrie
Motive sta costruendo il Gheppio, un prototipo di
auto elettrica realizzato in fibra di canapa indiana.
L’auto potrà percorrere tra i 40 e i 160 km prima di
dover essere ricaricata, a seconda del tipo di batteria.
Sarà
alimentata
da
un
motore
prodotto
da Boucherville, Que.-based
TM4
Electrodynamic Systems. Il corpo della vettura sarà
realizzata con un materiale resistente composito
impatto prodotto da stuoie di canapa, una pianta della
Risalgono al VI secolo d.C., i primi disegni botanici della cannabis
ritrovati a Constantinopoli.
famiglia della cannabis. Il materiale è stato fornito
Nel 600 d.C., Maometto permette l'uso della cannabis, ma
proibisce l'alcool.
società che fornisce servizi tecnici e finanziamenti per
Bhang e hashish sono nominate in molte storie della raccolta di
storie arabe Le Mille e una Notte, raccolte tra l'undicesimo e il
diciottesimo secolo d.C.
da Alberta
innova-Technology
Futures,
contribuire a commercializzare nuove tecnologie. La
canapa viene coltivata in Vegreville, Alta. (CANADA)
Il papiro Ebers ci tramanda le prime notizie sull'uso curativo della
canapa in Egitto: come antiinfiammatorio per l'utero, come
ingrediente per clisteri ed impacchi per ferite.
Una nave Cartaginese (VIII - II sec a.C.) piena di steli di canapa, è stata trovata al largo delle coste siciliane: si ipotizza
fosse fatta masticare ai rematori per alleviare la fatica. Inoltre era utilizzata per calafatare le navi e per farne fun i.
I Pigmei, gli Zulù e altre tribù africane iniziarono ad usarla sia come medicamento sia come sostanza sacra.
A Pompei, tra le rovine dell'eruzione, sono stati ritrovati semi di canapa carbonizzati, probabilmente usati come cibo.
Galeno (130-200 d.C. ca.) esalta le virtù della canapa e riporta che i Romani mangiavano dolci di cannabis durante i
banchetti per stimolare l'ilarità.
Furono gli Arabi a fondare la prima fabbrica di carta in Europa nel 1150, utilizzando la canapa coltivata nella
provincia di Alicante, in Spagna.
Con l'invenzione di Gutemberg della stampa a caratteri mobili, si iniziò a stampare la Bibbia su carta di canapa.
Nel 1494, in Inghilterra ha inizio l'industria della carta di canapa.
Nel 1533, Enrico VIII ordina ai contadini inglesi di coltivare un quarto di acro ogni sessanta a cannabis. Nel 1563, in
Inghilterra, la regina Elisabetta rinnova il decreto
Quando Napoleone invase l'Egitto nel 1798, i francesi sostituirono l'alcool, introvabile, con l'hashish, che portarono e
resero famoso in tutta Europa.
Fu la canapa la causa dell'invasione della Russia da parte di Napoleone nel 1812: un trattato vietava alla Russia di vendere
canapa all'Inghilterra, ma il patto non fu rispettato.
24
una
–
vISTO PER VOI – RECENSITI DA NOI
A.C.A.B. : peccato per la trama il titolo era interessante…
“ACAB” è, come molti ben sanno, l’acronimo di “All Cops Are Bastard”, che, tradotto letteralmente,
significa “Tutti i Poliziotti Sono Bastardi”. Un titolo sicuramente provocatorio e, per certi versi,
accattivante. Ebbene, come giustamente scrive Tommaso Della Longa, autore del libro “Quando lo Stato
uccide”, in un recente articolo pubblicato su “Il Secolo d’Italia”, se qualcuno si aspettava un film di
denuncia verso i troppi episodi di abusi di potere da parte delle Forze dell’Ordine, si sbagliava di
grosso ed è sicuramente rimasto molto deluso. Battute sarcastiche che di certo non avrebbero fatto
abbozzare neanche un minimo sorriso a qualsiasi persona che abbia avuto minimamente a che fare,
anche come semplice testimone, con situazioni relative ad azioni reali, e violente, dei reparti della
Celere. Sorvolando sulla rappresentazione, piuttosto assurda e a tratti tragicomica, degli ultras allo
stadio e degli “scontri” tra le tifoserie, questa pellicola risulta
essere la storia, spesso irreale, assurda e mal confezionata, di
quattro agenti della Celere di Roma: “Mazinga” (Marco Giannini),
il più anziano e il più alto di grado tra i protagonisti, “Cobra”
(Pierfrancesco Favino), “Negro” (Filippo Nigro) e Adriano
(Domenico Diele) detto anche “Spina”, essendo, in pratica,
“Ma voi pensate che spaccare la
l’ultimo arrivato nel gruppo.
faccia alla gente sia una cosa che
La loro vita, densa di contraddizioni ed episodi più o meno
mi piace ? Prima di decidere chi
spiacevoli, e la loro attività lavorativa si intrecciano
sono gli innocenti e i colpevoli,
inevitabilmente con eventi d’attualità del recente passato che
dovrebbe almeno chiedersi come
però, ad un occhio piuttosto attento, risultano essere inseriti,
funziona. Il lavoro della celere. Ma
all’interno della trama, con un notevole pressapochismo e
in quei momenti hai il cuore che te
altrettanta incompetenza. Nel corso del film, inoltre, la sensazione
batte forte, l'adrenalina che sale...
è che la volontà degli autori sia anche quella di tentare di
a mille, la testa che te rimbomba
che sembra che te và a scoppia’
giustificare determinate reazioni, violente e sconsiderate, degli
dentro il casco non senti niente.
uomini in divisa che verrebbero scatenate dall’odio profondo che
Hai solo i tuoi fratelli accanto...
la società, presumibilmente, prova nei loro confronti e dalle
solo su i tuoi fratelli puoi contare"
problematiche che gli stessi protagonisti sono costretti a vivere
quotidianamente. Alla fine il film risulta essere, a mio parere,
“Sono pronto a mostrare il petto e
nient’altro che un’accozzaglia abominevole di luoghi comuni e
non voglio essere bendato ma tu
stupidi stereotipi, che fanno passare in secondo piano la reale
hai il coraggio di guardarmi negli
problematica degli abusi di polizia. Concludo non con il solito invito
occhi?”
a boicottare il film, le battaglie da portare avanti sono altre, ma con
un consiglio: se volete vedere veramente cos’è la vita da stadio, il
miglior film va in scena ogni domenica nella curva della vostra città!

le frasi del film

Tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Bonini, e basato su una storia vera,
ACAB - All Cops are Bastards riprende uno slogan che, creato dagli
skinheads nell'Inghilterra degli anni Settanta, è diventato nel tempo un
richiamo universale alla guerriglia nelle città, nelle strade, negli stadi. I
protagonisti sono Cobra (Piefrancesco Favino), Negro (Filippo Nigro) e
Mazinga (Marco Giallini), tre "celerini bastardi" che hanno imparato sulla
loro pelle cosa significhi essere bersaglio della violenza; quella stessa
violenza che rispecchia una società esasperata e senza regole, governata
dall'odio e dal rancore.
25
–
VendoCercoOffro
Una bacheca pubblica per condividere annunci di studenti per altri studenti per vendere,
cercare, offrire libri, oggetti, fumetti, moto e altro ancora…
● LAVORO ●
PROPOSTO lavoro come agente di commercio, non oltre
i 30 anni, studente di Agraria o ramo economico,
spiccata attitudine alle relazioni commerciali. Non
necessarie
particolari
conoscenze
linguistiche.
Conoscenze informatiche basilari. Importo retributivo
indicativo di € 1.200 netti da Maggio 2012 presso
Regione Piemonte – Valle d’Aosta. Informazioni
www.fertil.it o [email protected]
● ● ●
● MANUALE ●
● GABBIETTA ●
VENDESI
libro
usato
“MANUALE
D’ESTIMO” – seconda edizione; Stefano
Amicabile della Hoepli. Per INFORMAZIONI
[email protected]
VENDESI gabbietta per conigli
nani o cavie peruviane (dim. 60 x
40
cm).
Per
INFORMAZIONI
[email protected]
● ● ●
● ● ●
● LIBRI USATI ●
VENDESI libri usati dal 1° al 5° anno di studi I.I.S. “G. Bonfantini”.
Per INFORMAZIONI [email protected]
● ● ●
● BORSA DI STUDIO ●
borsa di studio per personale tecnico dedicato alla S.C. Presidio Multizonale di
Profilassi e Polizia Veterinaria, della durata di un anno, con facoltà di proroga,
con un impegno orario di n° 36 ore settimanali, nell’ambito del progetto regionale
di razionalizzazione e riorganizzazione delle modalità di trasporto dei campioni
ufficiali in ambito veterinario e con disponibilità da parte del vincitore a
spostamenti sul territorio regionale e dell’Area Funzionale Sanitaria n° 2.
Trattamento economico pari a € 20.000,00 annui. Richiesta cittadinanza italiana,
idoneità fisica all’impiego, diploma di Perito Agrario o Perito Chimico, attestato
ECDL, patente di guida categoria B o superiore. Ulteriori informazioni alla S.C.
Servizio Personale della ASL NO dal lunedì al venerdì o allo 0321/374593.
● ● ●
26
–
SPORTIVANDO
CALENDARIO
CALCETTO
C
ome da tradizione bonfantiniana prosegue,
fin dai primi di dicembre 2011, il torneo di
calcetto tra le classi dell’Istituto. Cinque
colorati gironi pronti a sfidarsi a suon di
calci (… al pallone!) con prorompente entusiasmo e
la giusta dose di competitività. Ecco qualche
risultato ottenuto e le squadre che disputeranno le
semifinali in marzo. La pianificazione è a cura di
Christian Cartesan (5^ D)
Le semifinali
ARANCIO
VERDE
GIALLO
BLU
ROSSO
Ecco i 5 gironi del torneo 2011/2012:
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
STUPID SITUATIONS: Incredibili incidenti
fuori dal campo di giocatori professionisti
Charles Akonnor,che ha giocato nella
Michael Blattel del Saarbrücken si logorò
Bundesliga tedesca, si è infilato l'antenna del telefonino
dentro una narice, procurandosi un'emorragia.
un nervo della gamba mentre si trovava… a letto.
David Batty del Leeds United si scontrò con il
Canizares,portiere della nazionale spagnola, si è
triciclo del figlio, spezzandosi un tendine d'Achille.
Almeno il piccolo uscì incolume dall'incidente.
fatto sfuggire dalle mani un flacone di profumo, poi
calpestò i cocci: nervo del piede spezzato.
il brasiliano Ramalho accusò mal di denti; gli
prescrissero una supposta e lui che fece? La inghiottì!
Tre giorni fermo per indisposizione.
Robbie Keane del Tottenham si ruppe i legamenti
di un ginocchio nell'avventarsi con foga eccessiva sul
suo telecomando.
Peter Nielsen del Moenchengladbach si slogò
Darren Barnard del FC Barnsley scivolò sul
un braccio mentre, secondo lui, sedeva sulla poltroncina
davanti alla tivù.
pavimento della cucina sulla pipì del suo cane. Non
giocò per 5 mesi.
Dirk van der Ven si ruppe alcune falangi di
Vidar Riseth fu la vittima di una brandina usata
una mano nel tentativo di far partire il motore del suo
tagliaerba.
per i massaggi: la brandina, evidentemente malferma,
crollò rompendo i suoi tendini d'Achille.
27
–
la bacOca
una sorta di bacheca che raccoglie tutte le stranezze e le frasi da ricordare che
rendono più allegre le lezioni e le “avventure” scolastiche
è possibile segnalarle a [email protected]

AI EM A STIUDENT!
FERMATEVI, È SCRITTO PICCOLO MA
s vi s t e a l l u c i n a n t i d i p r o f f . e s t u d e n t i d e l B o n f a
Questa è la traccia, dopo vi detto la traccia.
Il bello di quest’ora è che è sabato!
Ragazzi! Attenti alle macchine che sta passando
la moto!
Me la torni?!
Ha visto che puzza?
Verga doveva essere impersonale come il perito
quando scrive le stime di Estimo!
Se fossi stato un perito sarei già morto.
Ti faccio uscire fuori dal muro! Ringrazia che lui è
maestro e io son professore.
Non ho caputo. Riputi!
Lettera D di Bologna.
Si ma dai! Guarda che puzza!
Mi faccio interrogare sulla fitotria. (Fitoiatria, ndr.)
È una vacca a Triplice Alleanza (triplice
attidutine, ndr.)
Prof. la faccio semplice: in pratica i Giacobini erano
gli ultras della rivoluzione francese. Va bene così?
Devo finire il programma il più possibile
presto.
Questo giallo non gialla.
Non statevene con le braccia in mano!
Prof. non si offenda ma lei ora per me è come la
cacca per le mosche! La prego mi aiuti!
FER MATEVI!
Un uomo era seduto in una stazione della metropolitana di
Washington DC e iniziò a suonare il violino, era un freddo mattino di
gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante
questo lasso di tempo, poiché era l'ora di punta, è stato calcolato
che 1.100 persone sarebbero passate per la stazione, la maggior
parte di loro con l’intento di andare a lavorare. Passarono tre minuti
e un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava.
Rallentò il passo, si fermò per alcuni secondi, e poi si affrettò per
riprendere il tempo perso. Un minuto dopo il violinista ricevette il
primo dollaro di mancia: una donna lanciò il denaro nella cassettina
e, senza neanche fermarsi, continuò a camminare. Pochi minuti
dopo qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma poi guardò
l'orologio e ricominciò a camminare. Chiaramente era in ritardo per il
lavoro. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3
anni. Sua madre lo invitava a sbrigarsi, ma il ragazzino si fermò a
guardare il violinista. Infine la madre lo trascinò via ma il bambino
continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo
comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori,
senza eccezione, li forzarono a muoversi. Nei 45 minuti che il
musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un po'.
Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare
normalmente. Tirò su $ 32. Quando finì di suonare e tornò il
silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, né ci fu alcun
riconoscimento. Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell,
uno dei musicisti più talentuosi del mondo. Aveva appena eseguito
uno dei pezzi più complessi mai scritti, su un violino del valore di $
3.5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro,
Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston, dove i post in
media costavano $ 100. Questa è una storia vera. Joshua Bell era in
incognito nella stazione della metro, il tutto organizzato dal
quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale
sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La prova era se
in un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la
bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un
contesto inaspettato? Una delle possibili conclusioni di questa
esperienza potrebbe essere: “Se non abbiamo un momento per
fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la
miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?

redazione de “Il Bonfa” – responsabile docenti (quello con cui prendersela se non andasse bene qualcosa) prof. Guido Rossi;
hanno collaborato a questo numero gli ex studenti della 5^ A a.s. 2010/2011, Laura Colombo, Lorenzo Vergani, Andrea Lucchi,
prof.ssa Anna Barbieri, Christian Cartesan, prof.ssa Annamaria Papadopoli, Ruben Pozzato, Diego Durantini, prof.ssa Elisabetta Iurilli,
A.N.G.S.A. Novara, prof.ssa Debora Infantino, Valentina Guidetti, Silvia Corrao, Giorgia e Vanessa Brognoli, Gianmaria Amato, Manuel
Bellantone, Andrea Quaglio, sig.ra Antonella Camerlengo, fonti bibliografiche e internet citate negli articoli di riferimento, sorrisi,
consigli e critiche pertinenti e costruttive. E speriamo di non aver dimenticato nessuno!
STAMPATO IN PROPRIO – Vignale (Novara),
28
cinquemarzoduemiladodici