Vi è un nominato prato in alto pianeggiante e ricco di
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Vi è un nominato prato in alto pianeggiante e ricco di
Vi è un nominato prato in alto pianeggiante e ricco di acque, all’intorno elevato e da ogni parte scosceso per i precipizi, sembra che stia nel mezzo di tutta l’isola, e perciò da alcuni è chiamato l’ombelico della Sicilia. (Diodoro Siculo). LE SEGUENTI ASSOCIAZIONI: LEGAMBIENTE SICILIANTICA AVIS ACCADEMIA PERGUSEA ITALIA NOSTRA F.A.I. IL CAMPANILE COMITATO PROMOTORE DEI DIRITTI DEL CITTADINO ARCIERI DEL CASTELLO ALTREMENTI COMUNICANO Che i loro rappresentanti, giorno 1 aprile ad Enna, si sono riuniti per affrontare la problematica sorta a seguito dell’intervento del Genio Civile sul costone roccioso dove sorge il Castello di Lombardia. Premesso che: • tutto l’anello roccioso è interessato da presenze archeologiche che vanno dall’età del bronzo fino al periodo medioevale • che la sommità di Enna nell’antichità era sede del Santuario di Demetra ed in quanto tale era considerata una montagna sacra • che insiste sul monumento un vincolo di tutela • che l’area interessata dalla presenza dell’antica acropoli di Henna è universalmente riconosciuta quale sito eponimo del Rocca di Cerere Geopark appartenente alle reti europea e mondiale sotto l’alta egida dell’Unesco Considerato che: - L’intervento di scavo effettuato verosimilmente dal Genio civile di Enna su committenza del Comune di Enna, ha intaccato la stabilità del costone roccioso provocando un danno irreversibile; - La addotta motivazione di “somma urgenza” appare poco consona alla situazione e, comunque poco efficace; - Alla data odierna nessuna proposta progettuale sia stata sottoposta all’unico Ente preposto alla tutela del Bene Monumentale, cioè alla Soprintendenza di Enna. Inoltre, va sottolineato come l’intervento effettuato nei giorni scorsi abbia interessato la scarpa rocciosa sulla quale sorge il Castello di Lombardia creando uno scalzamento al piede della stessa scarpa, portando alla completa verticalizzazione del primo metro di altezza della scarpa stessa, e provocando la messa in luce dello strato marnoso che, notoriamente, alla esposizione all’aria si sgretola con velocità. Tale “scorticatura”, irreversibile peraltro anche alla giustapposizione di murate, non potrà che accelerare la definizione di fagliature sulla sovrastante stratificazione di calcarenite e quindi i crolli dai quali l’intervento dovrebbe proteggerci. Come dire: il rimedio è peggiore del male. Si aggiunga poi che, a quanto ci è dato di capire, visto che l’intervento è privo di elaborati tecnici di sorta e che neanche la tabella di cantiere è stata mai esposta, l’idea sarebbe quella di chiudere con una murata in calcestruzzo tutta la parte basale della scarpa, contravvenendo già alle basilari norme e convenzioni in materia di Beni Monumentali, e di applicare alla scarpa superiore le reti in acciaio e le chiodature metalliche in genere utilizzate per il contenimento dei microcrolli sui versanti rocciosi in corrispondenza delle strade. Quelle reti, che, peraltro, abbiamo già visto tristemente utilizzate in diversi luoghi della città antica e che non farebbero che ingiuriare il castello e tutta l’acropoli con l’effetto di velocizzare i fenomeni di disgregazione sia della stratificazione marnosa che di quella apparentemente più solida di roccia calcarenitica. Il castello non è un versante di strada, ma il più grande ed importante monumento della città, pertanto esso richiede interventi di qualità, certamente diversi da quelli previsti dai lavori in atto. Alla luce di quanto sopra esposto i rappresentanti delle associazioni scriventi ritengono indispensabile un adeguato intervento tecnico-progettuale per il ripristino e il restauro dei luoghi in oggetto. Giorno 3 Aprile, una delegazione in rappresentanza del comitato delle Associazioni ha preso parte ad un sopralluogo presso il monumento, alla presenza dei tecnici del Genio Civile di Enna, della Soprintendenza di Enna, del Comune di Enna e dell’Assessore Comunale al ramo, Francesco Nasonte, in detto sopralluogo si è proposto di operare il disgaggio e la semplice pulizia della parete rocciosa di settentrione, con la asportazione di ogni presenza vegetale arborea, arbustiva ed erbacea e con l’esame della condizione di tenuta del banco roccioso. Solo in seguito a questo esame, che le associazioni chiedono sia affidato a geologo di chiara fama ed indipendenza, magari direttamente segnalato dall’Ordine Nazionale, si procederà alla formulazione di una proposta di messa in sicurezza di eventuali parti pericolanti con il minimo impatto possibile per il monumento e la decenza dell’importante area. Inoltre, per quanto riguarda la creazione del muretto di diaframma per il contenimento della parte marnosa malauguratamente scorticata dai lavori sin qui portati avanti, il Genio Civile ha proposto la creazione di una paratia in calcestruzzo “lavato”. Su tale scelta le associazioni si riservano di approfondire sia per ciò che riguarda le indicazioni delle convenzioni per il restauro che per quel che attiene alla opportunità tecnica di simile scelta. Le Associazioni annunciano che, laddove i termini suesposti non dovessero essere rispettati sarà presentato un esposto alla Procura della Repubblica per verificare eventuali inadempienze e omissioni da parte dei soggetti responsabili.