Circolo Culturale La Torre - Chiavenna

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Circolo Culturale La Torre - Chiavenna
Van Nistelrooy, Coppi e Jack London
13/6/2012 Di Massimo Fini per Libero
Nella partita
d'esordio perduta
contro i mai
deludenti danesini di
Morten Olsen (il più
grande libero di tutti i
tempi, volto scolpito
nella pietra come
quello dei marinai
scandinavi dei
racconti di Jack
London e che si
possono incontrare ancora a Fayal, la penultima delle Azzorre verso le
Americhe, da Peter, un locale pieno di fumo, di birra e di messaggi che,
attaccati alle pareti, si scambiano, un anno per l'altro, i navigatori che in solitaria attraversano l'oceano) all'Olanda
avrebbe fatto molto comodo avere Ruud Van Nistelrooy al centro dell'attacco al posto del pur classico Van Persie
che però centravanti non è. Ma Van Niestelrooy si era ormai ritirato pochi giorni prima degli Europei.
Chiunque mastichi anche solo un po' di calcio europeo sa bene chi è Van Nistelrooy. Siccome però non è mai
venuto a giocare in Italia (per fortuna, per me sarebbe stata una sofferenza intollerabile vederlo con le maglie del
Milan o dell'Inter o della Juve) e noi siamo di un provincialismo penoso, in tutto e in special modo nello sport (il
giorno della finale di Coppa fra Bayern e Chelsea La Gazzetta mise la notizia della partita in 15ª pagina, prima
venivano il calcio-mercato della Juventus, le solite stronzate di Galliani, il campionato di B, anzi di BWin), voglio
qui raccontare la storia di Ruud e del mio amore per lui.
Cominciamo dalle cifre: 360 gol, in poco più di 500 partite, una media di due gol ogni tre match. In Europa è stato
il bomber più prolifico di tutti i tempi (i campionati sudamericani non contano, da quelle parti si segna a grappoli).
Quando giocava nel Madrid i giornali spagnoli avevano calcolato che su tre tiri in porta di Van Nistelrooy uno era
gol. Perciò quando gli arrivava la palla i tifosi madrilisti (come del resto già prima quelli del Manchester)
cominciavano a battere i piedi e a ritmare "Ruud!Ruud!Ruud!" sentendo il profumo del gol. E' stato
capocannoniere in Olanda (Psv), in Inghilterra (Manchester United), 'picici' in Spagna (Real). In Coppa dei
Campioni, con 60 reti su 81 partite è secondo solo a Raul che ne ha segnate 71 ma su un numero di partite molto
superiore, 144. Media Van Nistelrooy: 0,72, media Raul: 0,44. Solo gli immensi Di Stefano, la 'saeta rubia', e
Puskas, come media, hanno fatto meglio: 49 su 58 il primo, media 0,83, 36 su 41 il secondo, media 0,87, ma su
un numero di partite molto minore, ed è ovviamente più facile, e in un calcio di altri tempi. Quella capra odiosa di
Inzaghi (cui Galliani, per confondere le acque, attribuisce, come se fossero state segnate in Coppa dei Campioni
anche le reti realizzate in Coppa Uefa e altre ridicole competizioni tipo le Coppe fra i vincitori di Coppa, cose che
possono interessare solo a Berlusconi) ha questo score: 50 su 85 partite, media del tutto rispettabile ma
lontanissima da Van Nistelrooy.
Mi innamorai di Ruud Van Nistelrooy in una partita del Manchester di Coppa Campioni. Non lo conoscevo. Lui era
ai limiti dell'area, viso alla porta. Gli arrivò un lancio da dietro di quaranta metri. Ruud si voltò un attimo, la
frazione di un attimo, si fece scavalcare dal pallone, lo agganciò col collo del piede destro e, al volo, lo scaraventò
in rete. Un gol di una bellezza e di una difficoltà impressionanti, più di quello, pur meraviglioso, di Marco Van
Basten nella finale degli Europei dell'88 contro la Russia. Anche Van Basten, in una posizione molto defilata,
colpì al volo e mandò il pallone a incrociare nell'angolo opposto. Ma Marco poteva vedere il pallone, Ruud no.
Devo dire che la mia passione per Van Nistelrooy nacque anche per motivi del tutto irrazionali. A me hanno
sempre affascinato i nomi lunghi dei calciatori o dei ciclisti olandesi e belgi. Negli anni '50 quando ero ragazzino
tutti tifavano per Coppi e Bartali o, al peggio, Magni. Io tenevo per Rik Van Steenbergen (Rick Van Steenbergen,
Ruud Van Nistelrooy, la sentite la musica con quella doppia e o quella doppia u che permettono di prolungare il
suono all'infinito?). Per la verità non c'era solo il nome. Tre volte campione del mondo, battè Coppi
all'inseguimento, al Vigorelli di Milano, Van Steenbergen è stato il più grande velocista di sempre. In volata era
imbattibile. Attizzò la mia fantasia di ragazzo il fatto che mio padre che dirigeva un giornale del pomeriggio, Il
Corriere Lombardo, quando al Giro o al Tour si profilava un arrivo in gruppo faceva preparare in tipografia già il
piombo: 1° RIK VAN STEENBERGEN, per guadagnare tempo sui concorrenti, La Notte e L'Informazione.
Ma torniamo a Ruud. Mi è sempre piaciuto come uomo, oltre che come atleta. Una persona molto dolce, fuori dal
campo. Quando passò dallo United al Madrid il caso volle che sua moglie stesse per partorire il loro primo figlio
proprio il giorno della prima di campionato. Chiese a Capello il permesso di non giocare per assisterla. Mossa
azzardata che poteva costargli cara perchè Capello è, notoriamente, un 'sergente di ferro' e poi vai a sapere: se
chi lo sostituiva faceva un paio di gol, per Ruud, anche se si chiamava Van Nistelrooy ed era costato 31 milioni di
euro, c'era il rischio della panca. Capello comunque diede l'ok. Ma la moglie partorì prima del previsto. Ruud si
precipitò, trafelato, al campo d'allenamento la mattina della partita. Capello lo guardò negli occhi e disse: "Tu oggi
giochi". Ruud lo ripagò con una tripletta e al primo gol si mise a correre come un pazzo per il campo facendo il
segno della culla, inaugurando un gesto che sarebbe poi stato imitato da parecchi giocatori fra cui Francesco
Totti. Capello, con un Real pieno di brocchi, con due soli altri fuoriclasse, il portiere Iker Casillas, ('San Iker' che
ha salvato la Spagna anche domenica nella partita contro l'Italia) e Sergio Ramos, a centrocampo a dettare i
passaggi c'era Diarrà, nemmeno Lassen, l'altro, aveva capito che doveva puntare tutto su Van Nistelrooy, che gli
fece vincere lo scudetto. Come lo avrebbe fatto vincere l'anno dopo a Shuster con una formazione immutata.
Capello pur così severo e burbero, non riusciva a nascondere la sua predilezione per Ruud, tanto che Cassano
polemizzando con l'allenatore, sia pur nel suo modo giocoso e fanciullesco, disse non senza qualche ragione:
"Tutte le volte che vinciamo è merito di Ruud, quando perdiamo è sempre colpa nostra". E Capello non gliela
perdonò.
Uomo dolce, dicevo. Solo l'odioso Cristiano Ronaldo potè fargli perdere, una volta, la pazienza. Negli ultimi anni
in cui era a Manchester Van Nistelrooy giocava insieme all'allora giovanissimo Ronaldo . Van Nistelrooy, bel
ragazzo, piantato, alto circa 1 e 85, pattina sul pallone con la facilità di un giocatore dal baricentro basso ed è uno
di quei centravanti, come Van Basten, di cui capisci che è un fuoriclasse anche quando fa un passaggio indietro
di tre metri. Vede la porta come nessuno ma vede anche gli altri. Non è solo un fromboliere assassino, narciso e
innamorato di se, è un generoso. Se vedeva Ronaldo in una posizione che riteneva più favorevole della sua gli
passava sempre la palla (mi ricordo, fra gli altri, questo. Ruud era defilato sulla destra con un terzino davanti a
due metri. Colpo sotto , morbido pallonetto a scavalcare il difensore servizio perfetto a Ronaldo, perfettamente
libero in mezzo all'area, che segnò. Sono colpi che i grandi campioni rendono facili, ma che sono in realtà rari e
difficilissimi, di cui era maestro il maestro di tutti i maestri, Franz Beckenbauer, il Kaiser). Ronaldo invece non
passava mai la palla a Van Nistelrooy. Finchè un giorno, in allenamento, Ruud si stufò, mollò un cazzotto a
Ronaldo, lo mandò per le terre e disse: "E adesso vai a piangere dal tuo babbo portoghese". E anche questa è
una tacca a suo favore.
Van Nistelrooy non è stato molto fortunato in carriera. Quando era al Psv, ancora molto giovane, ebbe un
gravissimo infortunio al ginocchio destro che lo tenne fuori un anno. Ma sir Alex Ferguson, nonostante tutte le
incognite, lo volle ugualmente al Manchester avendo intuito l'enorme talento del ragazzo. Lo stesso infortunio si
ripeterà otto anni dopo, nel novembre del 2008, all'inizio della sua terza stagione nel Real. Ma la vera sfortuna di
Van Nistelrooy è stata di aver trovato, quando era nel pieno della sua carriera, come Commissario tecnico della
nazionale olandese Marco Van Basten. Van Basten lo detestava, temeva che potesse oscurare la sua fama. Ai
Mondiali del 2006 nella terza partita, decisiva, del girone di qualificazione agli ottavi, contro il Portogallo, non lo
schierò preferendogli Kujt che è un ottimo giocatore di fascia e di movimento ma non è un centravanti. A
mezz'ora dalla fine l'Olanda perdeva 1 - 0, il che voleva dire eliminazione. Tutti si aspettavano che Van Basten
facesse entrare Van Nistelrooy. Ma i minuti passavano e non succedeva niente. Intanto Kuyt, solo davanti al
portiere, era riuscito a mangiarsi, come suol dirsi, un gol fatto. Finalmente a venti minuti dalla fine l'allenatore
decise il cambio. E chi fece entrare? Venegoor of Hesselink, un aristocratico più adatto alle partite di polo che a
quelle di calcio. Uno sfregio a Eupalla avrebbe detto Gioan Brera, una bestemmia, un delitto. E così l'Olanda, che
era fra le favorite, perse l'ennesima occasione di vincere un mondiale come era già successo alla ‘grande
Olanda', l' Olanda hippy dei Neeskens, dei Cruiyff, dei Resembrink, dei Riisbergen, dei Van Hanegem, dei Rep,
dei Krol. Ma a Monaco i tedeschi, che tra l'altro potevano contare su Beckenbauer e Breitner, ebbero il vantaggio
di giocare in casa, così come l'Argentina quattro anni dopo, ma in quest'ultimo caso fu una rapina a mano armata
perché gli argentini picchiarono dall'inizio alla fine (Neeskens fu costretto a giocare dal primo minuto col braccio
attaccato al corpo per una entrata assassina del terzino Tarantini che nel calcio di oggi gli sarebbe costata la
squalifica per un anno). Nel 2006 invece l'Olanda perse solo per la livida cocciutaggine del suo allenatore. Dopo
quello scempio Van Bommel disse a Van Basten: "Finchè tu sarai il C.T. io non giocherò più in Nazionale". E
mantenne la parola. Per gli Europei del 2008 Van Nistelrooy accettò le scuse di Van Basten e rientrò. L'Olanda
vinse facilmente il girone iniziale e il primo gol, proprio agli azzurri, lo segnò Ruud che fulmineo, di punta, col suo
piedone taglia 45, precedette e beffò i nostri difensori (finì 4-0 o 4-1 non mi ricordo perché vado a memoria e non
uso il troppo facile Internet). Nel turno successivo l'Olanda, enormemente superiore, si trovava di fronte la
modesta Russia di Gus Hiddink. Ma Hiddink (che è riuscito a portare a una semifinale mondiale anche la Corea)
è uno dei migliori allenatori del mondo e per novanta minuti uccellò i disorientati ragazzi di Van Basten, messi in
campo in modo canino. Arshavin scorrazzava per il campo come fosse il futuro Messi. Al 90° si era ancora sull' 10 per la Russia. Ma all'ultimo minuto, su un corner, l'Olanda trovò il pareggio con un guizzo del "suo grande
attaccante" come disse il telecronista. Un gol che poteva cambiare l'inerzia della partita. Ma fra Hiddink e Van
Basten, come allenatori c'è la differenza che passa fra un purosangue e un cavallo dell'ottava di San Siro. Anche
nei supplementari i russi ridicolizzarono gli olandesi. Finì 4-1 e Van Nistelrooy perse l'ultima occasione di vincere
un trofeo internazionale e quel ‘pallone d'oro' che si sarebbe meritato.
Nel 2008 era per il terzo anno al Madrid. Aveva cominciato benissimo, come sempre: 10 gol in 11 partite. Ma ci fu
il secondo infortunio. Stagione finita. E anche la prima parte di quella successiva. Intanto al Real erano arrivati
nuovi giovani campioni, fra cui Cristiano Ronaldo. Alla terza o quarta partita l'allenatore, Pellegrini, per provare le
condizioni di Ruud lo mandò in campo nei venti minuti finali. Fece segnare subito un gol al povero Benzema che
nessuno, a cominciare da Cristiano Ronaldo, si degnava di servire e poi segnò lui. Io balzai in piedi urlando
"Ruud!" ma il grido mi si strozzò in gola perché proprio in quell'azione il ragazzo si era fatto male di nuovo. Non
esultò per il gol. Zoppicava vistosamente. Un infortunio alla caviglia, questa volta, molto meno grave ma che
voleva dire un paio di altri mesi di stop. Intanto il Real di Ronaldo volava. Per Van Nistelrooy non c'era più posto.
Decise di passare all'Amburgo. La società organizzò per lui una cerimonia d'addio al Bernabeu prima della partita
col Malaga. Seguo il calcio da 64 anni e non mi ricordo di un precedente del genere. Questi giubilei si fanno
quando un giocatore molto amato chiude la carriera (o va al Cosmos, il che fa lo stesso) non quando passa a una
squadra avversaria . Contro il Malaga Cristiano Ronaldo segnò due gol. Ma la Gazzetta titolò: "Ma il Bernabeu è
tutto per Van Nistelrooy". Scriveva il cronista, Filippo Maria Ricci: "Gli ultras hanno inneggiato a lungo Van
Nistelrooy che aveva salutato il Bernabeu prima dell'inizio e che torna fuori alla fine per rispondere alla chiamata
dei tifosi. Per i nuovi eroi ci sarà tempo. Al momento si pensa ai vecchi". Fu il suo canto del cigno.
Le stagioni all'Amburgo e, soprattutto, quest'anno, al Malaga sono state una pena. Si vedeva che il ragazzo non
aveva più forza nelle gambe. I suoi tiri erano sempre precisi e intelligenti ma il portiere parava
‘miracolosamente'.Ma che miracoli. In altri tempi non ci sarebbero stati: il portiere sarebbe finito in porta col
pallone. Al Malaga l'allenatore, ancora Pellegrini (era arrivato anche lui alla corte dell'Emiro del Quatar
proprietario della società, il calcio è fatto di corsi, ricorsi, coincidenze) gli faceva giocare solo qualche spicciolo del
secondo tempo. Ed io per settanta, ottanta minuti il venerdì o il sabato, stavo a guardare alla Tv una partita di cui
non mi importava niente, una squadra di cui non mi importava niente contro la quale anzi gufavo perché
prendesse subito un gol nella speranza, piuttosto nell'illusione, che l'allenatore fosse spinto ad anticipare
l'ingresso di Van Nistelrooy. Mi accontentavo di vederlo entrare in campo e toccare qualche pallone. E a volte
nemmeno quello. La mia fidanzata non si capacitava che io perdessi in quel modo il mio tempo, che mi
tormentassi così per un uomo che non ho mai conosciuto, che non ho mai visto se non in televisione. Ma le
donne, oltre a non capire nulla di calcio (tornino a studiare ‘economia domestica' come ai tempi della mia
giovinezza) non sono in grado di concepire le passioni gratuite, astratte, totalmente a fondo perduto. Son troppo
concrete.
Quest'anno Ruud Van Nistelrooy ha segnato quattro gol, una miseria per uno che era abituato a farne, fra
Campionato, Coppa, Nazionale, una quarantina a stagione. Ma adesso il ritiro lo restituisce alla sua gloria e al
Tempo.