paul pontallier
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archivio: PAUL PONTALLIER intrattenitore, grande enologo e simbolo Château Margaux, Paul Pontallier, anche dopo tredici anni, ha qualcosa da insegnarci. La premessa non può che essere breve. Il nome di Paul Pontallier, enologo di Château Margaux, e il contenuto di questa intervista parlano da soli. Come sempre, qualcosa andrebbe attualizzato, ma il bello sta proprio lì, in quelle riletture fatte con l'occhio e con l'esperienza di oggi. L'intervista, pubblicata sul numero di febbraio 1994 di Ex Vinis, è stata raccolta in realtà nel febbraio del 1993. Lasciatemelo quindi scrivere: con questa intervista ho anticipato un po' di cosette... Alessandro Masnaghetti: Partiamo dai rapporti tra la stampa specializzata e il mondo del vino, visti con l'occhio di un produttore di Bordeaux. Paul Pontallier. Parlare e scrivere di vino è una cosa meravigliosa, molto positiva; parlare di vino crea interesse, coinvolge un pubblico di consumatori più largo che in passato e questo è molto importante. A poco a poco si crea però come una deviazione, un effetto retroattivo dei media sul mondo del vino tanto che certi produttori iniziano a fare dei vini per i media, per i giornalisti, e questo è molto dannoso. Sono dei rapporti molto ambigui quelli tra il vino e la stampa, finché si parla di vino è un bene, ma quando alcuni produttori, come sta accadendo qui a Bordeaux, cominciano a fare vini per i giornalisti, per Robert Parker, per il gusto americano, questo è molto dannoso. Si perde il senso che il vino è fatto per essere bevuto, non un bicchiere ma una bottiglia, il vino è una bevanda che non deve essere degustata come un Cognac. Quei vini pesanti invece, strutturati, legnosi, li degustiamo e poi basta, abbiamo l'impressione di essere davanti a qualcosa di molto importante, anche se magari non troppo fine, abbiamo la bocca piena di sapori ma si fatica a finire un bicchiere. Il vino deve essere qualcosa che dona piacere senza provocare imbarazzo, il vino non è unicamente un piacere intellettuale, il vino dona anche un piacere sensuale, è un piacere più globale. AM Prima lei ha detto che ci sono Château che producono vini per il gusto americano, a chi si riferisce? PP Alle piccole proprietà, non ai grandi cru. Gli Château più famosi credo che abbiano una personalità sufficientemente forte per resistere a questa tentazione, anche se il pensiero si insinua insidiosamente nella testa... AM È innegabile comunque che il gusto dei vini di Bordeaux sia andato progressivamente cambiando negli anni. Quale può essere la spiegazione? È anch'essa legata al rapporto con i media? PP No, è una cosa molto più vecchia. La realtà dei media nel mondo del vino è piuttosto recente, è una cosa degli ultimi dieci anni, che si è poi rivelata con maggiore enfasi solo negli ultimi 6-7 anni. L'evoluzione dei vini di Bordeaux è cominciata invece circa 30 anni fa, e questo si spiega molto facilmente: una volta, per fare dei vini da invecchiamento bisognava avere un'acidità elevata perché questa era la condizione necessaria per evitare problemi microbiologici nel vino; per avere un'acidità elevata bisognava quindi vendemmiare prima, prima cioè che le uve arrivassero allo stadio di maturazione che oggi noi consideriamo ottimale. Come conseguenza si avevano dei tannini non maturi e quindi più duri, avevamo effettivamente dei vini, anche nei grandi millesimi, che nei primi 15-20 28 Grande della grandezza di ENOGEA - II SERIE - N. 6 DIECI ANNI DOPO 27 PAUL PONTALLIER ENOGEA - II SERIE - N. 6 ARCHIVIO anni di vita erano più duri, più austeri, più severi, e richiedevano molto tempo per maturare; l'unico caso in cui ciò non si verificava era nelle annate eccezionali come il 1929, il 1953 o il 1955, dove si sono raggiunti stadi di maturazione delle uve molto avanzati. Che cosa è successo dunque negli ultimi trent'anni: innanzitutto abbiamo raggiunto un migliore controllo del vino e ci siamo resi conto che, anche con un'acidità più bassa, siamo ugualmente in grado di conservare questi stessi vini correttamente; allo stesso tempo ci siamo resi conto che vendemmiando più tardi - e delle uve più mature - abbiamo molta più finezza e molta più morbidezza, senza perdere allo stesso tempo la capacità di invecchiamento. Quello che infatti dona al vino la capacità di invecchiare non è certo l'astringenza dei tannini, bensì la presenza effettiva dei tannini. Il grande progresso che abbiamo fatto è dunque quello di saper produrre vini che nelle grandi annate sono perfettamente equilibrati, senza perdere in alcun modo la loro capacità di invecchiare per 30, 40, 50 anni. AM Alcuni però affermano che questi vini non sapranno invecchiare allo stesso modo... PP Non credo, perché hanno tutto ciò che serve per invecchiare. Ad ogni modo ritengo che la qualità principale di un vino non sia quella di essere eterno, ma di essere buono. La maggior parte dei vecchi millesimi erano molto austeri e molto astringenti per 15-20 anni e poi in seguito cadevano, si asciugavano senza mai essere stati buoni in nessun momento della loro vita. Solo i migliori, dopo la fase iniziale, passavano poi per una fase di rotondità, ma erano una minoranza, mentre oggi sappiamo fare dei vini che nella maggiore parte dei casi sono accessibili. Può darsi che bisognerà berli prima che abbiano 60 anni, invece che 100, ma questo non è molto grave. Il punto importante è che siamo riusciti a produrre vini più armonici grazie ad una migliore e ad una maggiore maturità delle uve. AM È solo una questione di vigna, dunque, o ha giocato un ruolo anche la vinificazione? PP No. La vinificazione si è certamente evoluta ma in modo trascurabile, noi vinifichiamo allo stesso modo da 100-150 anni. Vinifichiamo in modo classico, con macerazioni lunghe, dell'ordine di tre settimane, con uve diraspate - come è tradizione nel Médoc - e con rimontaggi periodici. Semplicemente la vinificazione si è evoluta così come si evolve ogni anno, bisogna adattarsi alle uve che si vendemmiano. La più grande evoluzione, ripeto, ha avuto luogo nella vigna: oggi abbiamo i mezzi per vendemmiare uve sane e più mature, la grande evoluzione a Bordeaux è stata questa. AM Quali sono i mezzi tecnici per raggiungere questo risultato? PP Sono il controllo dello stato sanitario delle uve, e cioè il controllo che si effettua mediante i trattamenti fitosanitari nella vigna, mentre a livello enologico è il sapere condurre la fermentazione alcolica con un'acidità più bassa. Oggi sappiamo bene ciò che accade in queste condizioni, conosciamo bene i processi fermentativi. Bisogna comunque risalire la catena dell'evoluzione: sono infatti i progressi dell'enologia che hanno stimolato i progressi in viticoltura, perché sapendo fermentare delle uve meno acide abbiamo voluto avere di conseguenza delle uve più mature e per avere delle uve più mature era quindi necessario che ci fosse un controllo delle condizioni viticole. Se noi guardiamo a ciò che una volta