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n° 351 - luglio 2011 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it Paul Klee e l’infantile maturità La ricerca della sintesi in cui la spontanea creatività dei bambini e la maestria dell’artista possano raggiungere un processo creativo di astrazione Ad Aosta nella sede del Museo Regionale Archeologico, Eiapopeia. L’infanzia nell’opera di Paul Klee, è la mostra che propone un avvicinamento all’opera dell’artista svizzero attraverso il suo particolare rapporto con l’arte dei bambini. Ben lontano dall’evocare una presunta condizione di purezza e innocenza, egli considera l’infanzia come una fase primordiale in cui la rappresentazione non necessita di essere filtrata dalla componente razionale. L’immagine diventa un evento imprevedibile e non fa riferimento ad alcun modello preimpostato. In questa occasione vengono presentate una serie di testimonianze fondamentali che abbracciano il periodo dal 1883, quando Klee bambino realizza i suoi primi schizzi, sino al 1940, anno della sua scomparsa, comprese le marionette create per il figlio Felix tra il 1916 e il 1925: quel mondo immaginario dove Klee realizza, utilizzando ogni tipo di materiale trovato per caso, un’infinita serie di assemblages che ironicamente ammiccano alle avanguardie storiche, dal Dada al Bauhaus. In mostra viene presentato anche un altro tema sopra Paul Klee: Onisco dentro il recinto - Berna, Centro Paul Klee a lato Replica della marionetta del clown dalle grandi orecchie Berna, Centro Paul Klee fondamentale, quello degli angeli che per l’artista non sono né immortali, né divini. Gli angeli di Klee hanno un corpo, sono imperfetti, sono sagome informi e infantili, disegnati come fossero bambini per risultare entità intermedie. Il casuale ritrovamento dei disegni dell’infanzia nella soffitta della casa di famiglia a Berna, disegni definiti dallo stesso artista come “opere eleganti e ingenue”, accende in Klee uno straordinario interesse verso l’arte dei bambini, che lo porta fino a tentare di incorporarla nella propria produzione artistica. In una lettera alla fidanzata Lily Stumpf, praticamente lo dichiara de- finendo questi schizzi, realizzati fra i tre e i dieci anni di età, come “i più significativi” di tutti i lavori prodotti fino a quel momento, “indipendenti dagli italiani e dagli olandesi, dotati di stile, sgorgati da uno sguardo ingenuo.” Certamente la potenza e la profondità della scoperta sono amplificate, siamo nel 1902, dall’“apprendistato” a Roma fatto appena pochi mesi prima. In quella occasione Klee aveva compreso l’insuperabilità dell’arte classica, vivendola addirittura “come una sorta di umiliazione”, cui si poteva sfuggire solo con la drastica rottura nei confronti dei modelli classici sostenuti dalle scuole d’arte pag. 2 e dalle accademie. In questi disegni Klee coglie proprio quell’espressività autentica e incorrotta che stava cercando come artista. Nelle opere di quegli anni si comprende inoltre come non intendesse rievocare l’infanzia come condizione di presunta innocenza e purezza, ma come invece pensasse di sottoporre quella dimensione infantile a una sorta di ripensamento in chiave satirica; arriva a sperimentare come tecnica anche il disegno “alla cieca”, nel tentativo di rivitalizzare l’energia del bambino nel suo approccio all’arte, recuperando per questo un disegno eseguito all’età di quattro anni. Klee apprezza particolarmente la capacità di guardare il mondo in modo incontaminato, tanto da dichiarare in seguito: «I signori critici dicono spesso che i miei quadri assomigliano agli scarabocchi dei bambini. Potesse essere davvero così! I quadri che mio figlio Felix ha dipinto sono migliori dei miei». Dedicarsi ai disegni dei bambini è un modo per liberare la propria creatività dai condizionamenti culturali. Indissolubilmente legata a questa aspirazione è l’idea utopica di una sintesi tra il raffinato approccio alla creazione che contraddistingue l’artista maturo e l’elementare volontà di espressione che caratterizza il bambino: l’“armonica totalità ideale” dell’artista “che, di fatto, non travalica mai la semplicità dell’infanzia”. L’attenzione per la crea- sopra Satanella - Berna, Centro Paul Klee a lato Senza titolo - Berna, Centro Paul Klee tività artistica dei bambini si intensificò dopo l’autunno del 1911, quando entrò in contatto con Wassily Kandinsky e Gabriele Münter. Kandinsky spiegò per la prima volta la rilevanza dei disegni infantili per la “nuova arte” allora emergente nel saggio Sulla questione della forma, pubblicato sull’Almanacco “Der Blaue Reiter”. «La finalità pratica è estranea al bambino, che vede tutto con occhi non assuefatti, e possiede ancora la capacità non offuscata di assorbire la cosa in sé… Ogni disegno infantile, senza eccezione alcuna, svela il suono interiore della cosa in sé con assoluta spontaneità». Nello stesso anno Klee sostiene: «Poiché anche l’arte ha le sue origini primordiali, origini che è più probabile trovare in un museo etnografico o a casa, nella stanza dei bambini (non ridere, caro lettore), anche i bambini possono fare arte; circostanza che non nuoce affatto agli sforzi più recenti e che al con- trario apporta una positiva saggezza. Più sono inesperti questi bambini, più istruttiva è la loro arte.» Così, riformulando la mancanza di perizia tecnica e di istruzione formale sia come qualità intrinseca sia come autentica lezione da imparare, Klee attira su di sé le accuse dei critici che paragonano le opere degli artisti moderni agli scarabocchi di bambini che non hanno ancora imparato a disegnare. Giusto dopo la sua affermazione sul mercato artistico, verso la fine della prima guerra mondiale, c’è il riconoscimento, almeno da parte di alcuni commentatori, dell’“apparente imperi- pag. 3 zia” come una qualità specifica della sua arte per considerarlo un pittore che vede il mondo “come un bambino in età adulta”, con la capacità di compiere il superamento di contraddizioni apparentemente inconciliabili. In quel periodo Klee attinge spesso ai propri disegni dell’infanzia per le sue opere, per esempio nell’acquerello del 1918, Paesaggio del passato, gli elementi costitutivi, come gli alberi schematici, la sagoma semplificata del campanile appuntito della chiesa e le montagne triangolari, si possono far risalire a un acquerello dipinto quando aveva dieci anni. In difesa verso il supposto infantilismo dei suoi disegni, in un discorso programmatico alla “Associazione artistica” di Jena nel 1924, Klee prende anche le distanze dagli ex colleghi del Bauhaus e dalla loro ricerca di un mitico ritrovamento del naturale potenziale creativo del bam- bino, e lo sforzo della mostra è proprio quello di far capire l’impegno dell’artista nel tentativo di raggiungere quella speciale sintesi in cui creatività spontanea e maestria artistica non entrino in contraddizione ma, piuttosto, riescano a dare vita a un processo creativo di astrazione dove l’artista possa conservare la semplicità dell’infanzia. francesca bardi Paesaggio del passato - Collezione privata