Il professor Ulipispirus
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Il professor Ulipispirus
v v Tomás Spidlík Il professor Ulipispirus e altre storie Lipa COME IL PROFESSOR U LIPISPIRUS TROVÒ UNA LINGUA COMPRENSIBILE A TUTTI Gli uomini dotti non hanno sempre vita facile. Più studiano, più scoprono quanto poco sanno. Ma quel poco per gli altri è così tanto che non riescono a conversare con i dotti. Il professor Ulipispirus era insegnante di lingue all’università. Sapeva l’italiano, il tedesco, il francese, l’inglese, il russo, il ceco, l’ebraico, leggeva i testi in sanscrito e nelle altre lingue orientali arcaiche e Dio solo sa cosa ancora sapeva! Eppure quando teneva conferenze all’università si rendeva conto che molti non capivano un’acca di ciò che diceva. Quando poi spiegava la grammatica latina, un terzo degli ascoltatori non riusciva ad afferrare neanche una declinazione. Tutto questo deprimeva molto il professor Ulipispirus. Diceva agli studenti: «Imparate le lingue! Con le lingue gli uomini comunicano. Se non imparate le lingue, che vita sarà la vostra?». Ma parlava invano, il profes4 5 sor Ulipispirus. In genere gli studenti capiscono poco e sono poco diligenti. Gli studenti del professor Ulipispirus non erano diversi: studiavano poco e ancor meno capivano ciò che spiegava loro il professor Ulipispirus. Un sabato mattina alla fine delle lezioni, quando gli studenti stavano pensando solo a come sbrigarsi ad uscire e a come divertirsi la domenica, al professor Ulipispirus venne un’idea che gli sembrò splendida: «Inventerò una nuova lingua, semplice e bella, una lingua che tutti possano comprendere!». Era così esaltato da questa trovata che diede agli studenti vacanza per una settimana e li congedò con grande benevolenza. Si chiuse nel suo studio fra mille carte e vocabolari finché non ebbe elaborato il suo progetto. Poi lo sottomise al giudizio del-l’Accademia delle scienze. I dotti signori dell’Accademia delle scienze studiarono il progetto, lo discussero a lungo e infine emisero il loro verdetto: «Il professor Ulipispirus prenderà un’aspettativa di tre anni e in questo periodo s’impegnerà a inventare una lingua comprensibile per tutti, non solo per gli uomini ma anche per gli animali». Quest’ultima clausola spaventò molto il professor Ulipispirus, ma alla fine l’accettò. In fondo, se anche gli animali avessero potuto compren6 dere la nuova grammatica del professor Ulipispi-rus non ci sarebbe stato più nessun bisogno di chiamare il gatto con un «miao miao» e il cane con un fischio! Il professore si mise al lavoro dal giorno seguente. Chiuse le finestre, non apriva la porta a nessuno, non ascoltava la radio, non leggeva i giornali. Se non morì di fame fu solo per merito della sua vecchia governante Maddalena. Studiò tutte le consonanti e tutte le vocali dell’antica India, si tuffò in tutti i tipi di declinazione e di coniugazione. Riempì intere scatole di foglietti scritti fitti. Non s’accorgeva neanche del tempo che passava. Dopo due anni di questa clausura la gente credeva ormai che il professor Ulipispirus fosse morto. Invece quando il terzo anno stava per finire, il professore si lavò, si rase la barba, si vestì con la toga e comparve davanti al Senato Accademico con un involto di carte sottobraccio. Fu salutato da un applauso fragoroso. Lui sorrise con gratitudine, s’asciugò il sudore dalla fronte e cominciò a spiegare la nuova lingua comprensibile a tutti. Il pubblico si dispose ad ascoltare con entusiasmo ed attenzione. Ma alla fine del primo foglio qualcuno cominciò a sbadigliare di nascosto. Dopo il secondo nessuno si vergognava più di sbadigliare apertamente. Al terzo gli ascoltatori uscirono dalla sala uno dopo l’altro. Come se niente fosse, il professore continuò la sua lezione ai banchi deserti. Quando scese il 7