nick vujicic - Diocesi di Treviso

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nick vujicic - Diocesi di Treviso
NICK VUJICIC
Mio figlio non ha
un braccio!
Suo figlio non ha né le
braccia né le gambe!
La nascita. Primogenito di una
famiglia serba cristiana, nasce
a Melbourne in Australia nel
1982 con un rara malattia genetica, la
tetramelia: non ha gli arti ma solo piccoli piedi, uno dei quali ha due
dita. I genitori rimangono scioccati tanto che per i primi quattro mesi
non riescono neppure a tenerlo in braccio.
Una vita difficile. La sua vita si presenta subito piena di difficoltà.
Inizialmente non può frequentare la scuola tradizionale a causa del suo
handicap; con la nuova legge sull’inserimento nella scuola Nick diventa
uno dei primi studenti disabili. Scrive usando le due dita del suo "piede"
sinistro, grazie a un dispositivo speciale che si aggancia al suo grande
alluce; impara ad usare un computer ed a scrivere con il metodo "punta
tacco".
Preso di mira dai bulli della scuola, Nick diventa depresso e a otto
anni tenta il suicidio. Supplica Dio di fargli crescere braccia e
gambe e si tormenta con la domanda: Perché, Signore?
Il punto di svolta. Un giorno la madre gli mostra un articolo di giornale che parlava di un uomo che
viveva con grandi difficoltà dovute ai suoi handicap. Questo gli fa capire di non essere solo e
intuisce che le sue condizioni potevano aiutare molte persone: non chiede più a Dio ciò che non ha
ma inizia a ringraziarlo per ciò che ha.
“…perché in lui siano
manifestate le opere
di Dio”
Legge la Scrittura, medita sui testi dei profeti e sul Vangelo; è colpito
in particolare dall’episodio del cieco nato in cui trova risposta la sua
domanda: perché? A diciassette anni fonda l’organizzazione no-profit
per disabili, Life Without Limbs.
Una nuova vita. Nick esca dal college all'età di 21 anni con un diploma in Ragioneria e Promozione
Finanziaria. Comincia a viaggiare come motivational speaker, concentrandosi sull'argomento dei
giovani di oggi. Tiene discorsi in luoghi cristiani e non: viaggia di paese in paese per parlare a
congregazioni cristiane, scuole, meetings aziendali.
Finora ha incontrato più di due milioni di persone; centinaia si sono avvicinate a Dio grazie alla sua
testimonianza. Nick promuove la sua opera tramite show televisivi come The Oprah Winfrey Show,
sia scrivendo libri. Il suo primo libro, uscito nel 2010, si intitola Life Without Limits: Inspiration for a
Ridiculously Good Life.
Il suo DVD, Life's Greater Purpose, è disponibile sul sito di
Life Without Limbs. Documenta in breve parte della sua
vita quotidiana e contiene la registrazione di uno dei suoi
primi discorsi motivazionali professionali nella chiesa di
Brisbane.
1
Ho smesso di chiedere a Dio di darmi
braccia e gambe. Preferisco entrare in
paradiso senza arti ma con nuovi
fratelli.
MI PIACE O NON MI PIACE?
Un commento al video
420 ragazzi hanno commentato il video di Nick…aggiungi il tuo commento!
Ma cosa vuole insegnarmi chi ha messo
questo video? che la vita è bella lo stesso?
Bè io non lo penso affatto. e non mi sento
cattiva nel dirlo: LA VITA NON È SEMPRE
BELLA
Questa è una persona…ogni volta
sento gente dire: “ho il naso grosso” e
altre cose del genere, lui è fantastico
perché riesce a vedersi per quello che
è dentro, non per quello che è fuori
Non mi è piaciuto.
Io mi sarei suicidato!
Praticamente uno deve
essere senza braccia e
senza gambe per venire
ascoltato da qualcuno? È
facile essere forte non
avendo altre possibilità
È assurdo che nel 2011 si senta dire: “è Dio che mi ha
creato così. La causa del suo male è una rara malattia
genetica, la tetramelia. Apriamo gli occhi e
smettiamola di credere alle favole cristiane
Wow…la vita gli appartiene
davvero…ho un nodo alla
gola
Vorrei essere
tua amica
e io che a volte non ho voglia di alzarmi
per accendere la luce... che vergogna!
grazie per questo filmato, ho pianto e
non me ne vergogno affatto.
2
OLTRE LA PAURA. RITROVARE L’IDENTITÀ NELL’UNITÀ
La compagnia dell’anello. « Ora gli Elfi fabbricarono molti anelli; ma in segreto Sauron costruì un
Unico Anello con cui dominare tutti gli altri, il cui potere era legato a questo con assoluta
soggezione e destinato a durare solo quanto quello dell'anello di Sauron. » Il consiglio di Elrond
decide di distruggere l’anello e il suo potere malefico; è necessario portarlo a Mordor e farlo
fondere nella lava in cui è stato forgiato. L’impresa si mostra impossibile ma il giovane Frodo si
offre per portarla a termine. A lui si affiancano altri otto compagni:
Se con la mia vita o la mia
morte riuscirò a proteggerti,
io lo farò. Hai la mia spada
Ti aiuterò a
portare questo
fardello
E hai il
mio arco
Se questa è la volontà del
consiglio allora Gondor la
seguirà
E la mia ascia
Padron Frodo non si
muoverà senza di me
Porterò io
l’anello a
Mordor
Veniamo anche noi…ci vogliono
persone intelligenti per questo
genere di missione
Un nuovo anello da distruggere
Quali paure ci tengono prigionieri?
3
LA PROVVIDENZA DI DIO NELLE MANI
DEGLI UOMINI
I due miracoli di Sarmeola
LA PROVVIDENZA. Una casa sostenuta dalle rette
degli ospiti e dai contributi dell’USSL ma
soprattutto dalla carità degli uomini, che si rende
quotidianamente presente in donazioni, offerta di
cibo e vestiti, prestazioni gratuite da parte di
medici specializzati.
LA GIOIA DEGLI OSPITI. Sono affetti da disabilità
anche gravi ma quello che sorprende è il clima di
serenità che si respira, incontrandoli in teatro, nei
laboratori, in palestra nei vari edifici, pregando con
loro in chiesa.
UN POMERIGGIO A SARMEOLA
È una preziosa opportunità per vivere con i ragazzi
la pagina della carità cristiana.
A volte ci si può scontrare con resistenze e timori
da parte di alcuni genitori che temono che i ragazzi
possano essere traumatizzati da ciò che vedono;
in realtà quello che i ragazzi vedono è solo l’amore
di Dio.
Mi colpisce la
familiarità
Sono felici
quando li saluto
Sono più
credenti di
noi
Quando avrò sedici anni vorrei andare qualche
giorno ad aiutare suor Paola
4
L' Opera, fu voluta dal vescovo Girolamo
Bortignon nel 1955, a seguito della sua prima
visita pastorale, durante la quale rilevò la
situazione di emarginazione e bisogno in cui
vivevano tante persone portatrici di handicap
psicofisici gravi. Fede, carità, preghiera e fiducia
nella Provvidenza: di questa ricchezza godeva l'
Opera in quel lontano 19 marzo 1960 all' arrivo
dei suoi primi ospiti, nove bambini con gravi
disabilità. Ad essi e a tutti coloro che,
numerosissimi, presto si sarebbero aggiunti,
offriva non solo una grande casa attrezzata ad
accoglierli, curarli e proteggerli, ma soprattutto
una dignità e una condizione di uomini che fino
allora erano state sostanzialmente negate.
Oggi l' Opera della Provvidenza è una
grande realtà al servizio degli "ultimi" (può
accogliere più di 700 persone in situazione di
handicap grave) e permette a tutti di toccare
con mano la della Provvidenza e la forza
della Carità. Agli ospiti l' Opera offre 10 unità
residenziali alle quali vanno aggiunte una
casa per sacerdoti non autosufficienti , un
moderno complesso adibito ad infermeria
con quattro nuclei residenziali, ambulatori
all'avanguardia per la diagnostica e la cura
specifica per disabili, una capiente ed
accogliente sala per le visite dei familiari, una
grande palestra attrezzata, un teatro da quasi
800 posti a sedere per il cinema e le attività
di animazione, diversi laboratori educativooccupazionali, palestre specifiche per
fisioterapia, laboratori per psicologia e
logopedia, una modernissima piastra servizi
comprendente cucina e lavanderia e una
bellissima chiesa dove poter pregare davanti
al Santissimo esposto ogni giorno per la
preghiera eucaristica.
Pier Giorgio, sei
diventato bigotto?
PIER GIORGIO FRASSATI
Disponibili a remare contro corrente
No, sono rimasto
cristiano.
Una figura interessante da proporre ai ragazzi
che si stanno preparando alla Cresima.
Senza mai abbandonare l’affetto per la sua famiglia Pier
Giorgio non ha paura di scelte audaci, nel versante della
preghiera e della carità. Un giovane e affascinante testimone,
ancora credibile agli occhi dei ragazzi del nostro tempo.
La sua vita
Una vita normale. Pier Giorgio nasce a Torino il 6 aprile 1901, in una famiglia della ricca borghesia, segnata al suo
interno da forti incomprensioni. Il padre, Alfredo Frassati, è proprietario del quotidiano La Stampa, nonché stretto
amico del primo ministro Giovanni Giolitti. I gravosi impegni gli impediscono di seguire l'educazione di Pier Giorgio
affidata alla madre Adelaide, una donna forte che educa i figli secondo i rigidi criteri educativi del suo tempo. Da lei
Pier Giorgio apprende i precetti religiosi ma la sua sete di Dio matura personalmente. A scuola è bravo, ma non
eccezionale; gli piace lo sport e la vita all’aria aperta. ll suo sogno è lavorare in una miniera: quando parla con gli amici
dei minatori il suo volto si illumina e si vede già a lavorare con loro, a condividere le fatiche di uno dei lavori più duri
del suo tempo. Con questo desiderio si iscrive alla facoltà di ingegneria meccanica con specializzazione mineraria.
Integra lo studio sui libri con visite sul campo a miniere e pozzi.
Pier Giorgio incontra Dio. L'entrata all'Istituto Sociale dei padri Gesuiti è un momento decisivo. Padre Lombardi gli
consiglia la comunione quotidiana, con la grande disapprovazione materna, e d'ora in poi l'eucaristia sarà il centro
della sua vita. A 17 anni entra a far parte della Conferenza di San Vincenzo, assumendo così un impegno costante di
carità. Pier Giorgio s'innamora delle lettere di san Paolo, le legge e le rilegge anche per strada o sul tram e a 21 anni
entra nel Terz'ordine di San Domenico. Sollecitava spesso i suoi compagni d'Università e dell'Azione Cattolica ad
iscriversi alla San Vincenzo. Alcuni amici lo chiamavano "il facchino degli sfruttati" e certi inventarono per lui una sigla
speciale: "FIT", "Frassati Impresa Trasporti". Nelle soffitte del centro della Torino povera portava di tutto: generi
alimentari, legna, carbone, vestiti, mobili…
Tensioni in casa Frassati. In casa Pier Giorgio non viene compreso: non si capisce perché preferisca recitare il rosario
quotidianamente in una casa dove non si prega, perché non ambisca ad occupare un posto di rilievo nella società
come invece suo padre ha sempre fatto raggiungendo il successo. È il giovane che invece di studiare, come i suoi
genitori vorrebbero per raggiungere presto la laurea in ingegneria, "bighellona" con gli amici della San Vincenzo, della
Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), del Partito Popolare di don Luigi Sturzo, nel convento dei padri
domenicani, nelle sacrestie delle chiese per servire messa, "perdendo" continuamente tempo prezioso. Come se non
bastasse alla legazione italiana di Berlino, dove suo padre è ambasciatore, ruba i fiori nelle sale di rappresentanza per
portarli sulle tombe dei poveri. Dopo un duro scontro il padre chiude con Piergiorgio ogni possibilità di dialogo.
La società dei tipi loschi. Pier Giorgio era un gran compagnone; quando frequenta l’università fonda la Compagnia dei
Tipi Loschi, un gruppo di amici che amava passare le giornate all’aria aperta, scherzando e cantando.
Lo scopo reale della Compagnia è quello di aiutarsi a vicenda a vivere da Cristiani. Dinamico e pieno di vita , Pier
Giorgio ama le scalate in montagna. E’ un bravo sciatore, un esperto nuotatore . Pratica molti sport: vela, canottaggio,
ciclismo, equitazione. Pier Giorgio trova nell'alpinismo la manifestazione palpabile del suo cammino ascetico "verso
l'alto", verso la fede più pura.
Il miracolo di Pier Giorgio. La morte lo rapisce, rapidissima. Viene colpito dalla poliomielite fulminante. Sei giorni
appena per corrodere quel fisico sano e forte di 24 anni. E ancora una volta la famiglia non lo comprende: tutti sono
attenti all'agonia dell'anziana nonna Ametis, non accorgendosi della gravità del suo male. Alfredo Frassati è di fronte
alla bara del figlio "ribelle", alla quale rendono omaggio, con suo sconcerto, migliaia e migliaia di persone e di poveri
della Torino semplice e umile. Tutti presenti non per i meriti del nome Frassati, ma per Pier Giorgio, solo per ciò che lui
e lui solo ha rappresentato e qualcuno scoprirà dopo che quel giovane pronto a soccorrere tutti era il figlio del
senatore e direttore de La Stampa. Dopo un lungo travaglio spirituale, nella luce della fede, Alfredo Frassati, giunto
alla conversione, morì il 21 maggio 1961, giorno di Pentecoste, in pace con se stesso perché in pace con Dio . Questo fu
il primo miracolo del beato Pier Giorgio Frassati.
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Proposte per l’attività con i ragazzi.
PAROLE DI PIER GIORGIO E PAGINE DI VANGELO
Quale frase di Pier Giorgio ti colpisce di più? Scegline una e collegala con un’immagine del foglio
seguente.
Pier Giorgio,
sei bigotto?
Da te non farai nulla ma se Dio
avrai per centro di ogni tua azione
allora sì arriverai fino alla fine.
No, sono
rimasto cristiano!
Gesù nella santa comunione mi fa
visita ogni mattina. Io gliela rendo,
con i miei poveri mezzi, visitando i
poveri.
Finchè la Fede mi darà la
forza, sempre allegro!
Io vorrei che tu provassi a leggere S.
Paolo: è meraviglioso e l'anima si
esalta da questa lettura.
Io dovrei ringraziare Dio perché mi ha dato
amici così buoni e amiche che formano per me
una guida preziosa per tutta la vita
Noi, che per grazia di Dio siamo
cristiani, non dobbiamo sciupare i
più belli anni della nostra vita
La tristezza dev'essere bandita dagli
animi cristiani
Io sono povero come tutti i poveri. E
voglio lavorare per loro
Vivere senza una fede, senza un
patrimonio da difendere, senza
sostenere in una lotta continua la
Verità, non è vivere, ma
vivacchiare
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