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TERRORISMO E DINTORNI di Simone Colzani
"Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza" - Benjamin Franklin
Sono passate poche ore dall'attentato di Sharm El Sheik, e già si addensano minacciose all'orizzonte le nuvole dello "scontro di civiltà", sospinte non solo dallo sdegno popolare, ma anche da volti ben noti del circuito massmediatico, i quali fungono da aedi della guerra, credendosi una via di mezzo tra Goffredo di Buglione e Gabriele
D'Annunzio.
Di conseguenza, radio, TV e carta stampata sono monopolizzati dagli alfieri del potere costituito, i quali, ammantati di buoni propositi, vanno cianciando di terrorismo internazionale, Islam moderato e kamikaze che odiano il nostro modo di vita "occidentale".
Altri osservatori, forse più illuminati, ricollegano l'integralismo al nostro capitalismo (vedi Iraq ed Afghanistan), visto che l'attuale ordine economico occidentale non può prescindere dallo sfruttamento selvaggio del Terzo Mondo. Noam Chomsky, per esempio, nonostante le buone intenzioni e una non comune capacità di analisi, si attesta su
queste posizioni, non scavalcando la dicotomia capitalismo=sfruttamento vs. integralismo/terrorismo=reazione inconsulta ma legittima.
A chiudere questo parziale quadro della situazione, si muovono le già citate iene dell'agit prop, ossia i crociati dello scontro di civiltà, che blaterano di società incompatibili, tagliando e cucendo situazioni e persone per giustificare le loro traballanti tesi.
Ma alla fine, in uno sconforto che assalirebbe qualsiasi ben intenzionato, l'interrogativo si pone quasi retoricamente: la situazione è veramente questa?
Solo allora un timido barlume di luce risale dalle profondità di queste settimane di menzogna e mi dico che no, non può essere: troppe incoerenze si sommano e danno un risultato difforme, sia nella sostanza che nelle intenzioni, rispetto al refrain cantato dal monolitico blocco mediatico.
Difatti, solo ad un primo superficiale sguardo, la teoria di attentati che ha sconvolto l'Occidente negli ultimi 4 anni sembra originata da Al Qaeda ed affini; tuttavia, non appena si inizia a studiare il fenomeno terroristico, si sprofonda nel mare magnum dell'incertezza, mettendo in discussione le evangeliche versioni propinateci tre volte al dì.
Se si vogliono stabilizzare le pericolose sbandate causate dalla lettura dei ricercatori veramente indipendenti (come l'appena compianto Joe Vialls), cioè, in pieno stile Matrix, l'entrata nel Mondo Reale (pillola rossa o pillola blu?), è d'uopo lanciare una ciambella di salvataggio verso chi si avventura nelle acque ignote.
Ecco quindi una piccola rassegna delle anomalie di questo terrorismo:
1) Prima di tutto, i Barbudos di Al Qaeda & c. mostrano una certa incoerenza nella scelta dei bersagli degli attacchi: non sono attaccati i veri dioscuri del capitalismo mondialista, ben protetti nelle loro dorate magioni, bensì piovono bombe in metropolitana a Londra (e su treni a Madrid), vengono dirottati (e schiantati) aerei negli USA;
sintetizzando all'estremo, si preferisce colpire i poveri cristi che lavorano per la pagnotta piuttosto che chi spadroneggia per la gloria e il conto in Svizzera.
2) A questo punto, per alcune sinistre analogie, mi viene in mente l'attentato di Piazza Fontana a Milano (1969): in quell'occasione fu colpito un bersaglio pubblico (una banca) con grande numero di vittime civili; pure allora non vi fu rivendicazione (solo quest'anno c'è stata una sentenza): oggi come allora la cosa suona assai strana per
un'organizzazione
terroristica (Al Qaeda) che fa dello spargimento sistematico del terrore il proprio scopo di vita; al contrario, le BR, la RAF e l'ETA compilavano il solito volantino di "assunzione della responsabilità", mentre oggigiorno si fa un gran parlare di rivendicazioni telematiche, salvo poi scoprire che i siti "colpevoli" scompaiono con un frequenza
sospetta.
3) A mio parere, prescindendo dall'analisi tecnica degli attentati (11 settembre docet, e qui ce ne sarebbero di cose da dire), queste "coincidenze" fanno sì che la matrice islamica integralista sia molto dubbia: insomma, niente rivendicazione univoca, bersagli fini a sé stessi e soprattutto, il puntuale coro dei cantori della guerra (Oriana Fallaci
in cima) ad invocare presunte soluzioni esecutive.
4) Un altro argomento "pericoloso" è l'esistenza delle "scuole del terrore": le madrasse (le università teologiche islamiche) fungono da serbatoio per utili idioti (capri espiatori, candidati manciuriani, Oswald e Sirhan, chiamateli come volete) i quali poi saranno parte della copertura per questi attentati (vedi alla voce Mohammed Atta e soci); una
volta compiuto l'atto terroristico, sono dismessi, ossia eliminati (spesso come kamikaze di comodo, rivedi Mohammed Atta).
Già vedo profilarsi un ulteriore interrogativo nella mente di questi novelli Ulisse: se non sono stati gli integralisti islamici, chi sono questi attentatori?
Per identificare i possibili autori di questi crimini, discernendo il grano dal loglio, bisogna porsi la classica domanda "cui prodest?". Certo, non è un metodo sicuro per pescare dal mazzo la carta giusta, ma sicuramente aiuta, in parallelo con altri criteri, a sgranare la rosa dei colpevoli; ed ecco qui la mia ipotesi: i nostri governanti (palesi e
occulti) sanno che, presto o tardi, la nostra economia petrolio-dipendente crollerà, o comunque avrà uno scossone in stile Depressione 1929, non permettendo più lo spreco odierno (e, aggiungo io, impedendo la vera ricerca di fonti alternative di energia): le risorse più appetibili stanno, guardacaso, in Medio Oriente, e sono indispensabili a
perpetuare l'illusione capitalistica (più soldi e potere ai padroni, la solita pagnotta e il miraggio di un domani migliore alla plebe) nell'Occidente.
Tuttavia, se queste risorse vanno accaparrate dall'unica superpotenza e dai soci di minoranza (Italia, Regno Unito etc.), bisogna recarsi in loco per stabilire un governo colonialista (o collaborazionista) che garantisca l'ordine delle cose: senza un casus belli, manca la motivazione perché si ordini alla manodopera di armarsi e partire. Ecco qui
la vera funzione dell'11 Settembre, dei vari attentati di Madrid, Londra e Sharm: altro che le ridicole ampolle all'antrace di Colin Powell, buone solo per l'Iraq!
Qui, nell'ambito delle strategie del "mercato bellico", entrano in gioco i cattivi barbuti integralisti: come copertura, Al Qaeda è il meglio possibile, mentre nel frattempo i nostri servizi di intelligence (o meglio, quelli di alcuni nostri alleati) suscitano dubbi sulla loro capacità di prevenzione, instillando piuttosto il legittimo dubbio se siano capaci di
attentare alla vita dei propri connazionali: se non ci credete, ricordatevi dei bui anni '70 e di alcune stragi innominate... E capirete perché, secondo il ministro Pisanu, è necessario un giro di vite per tutelare meglio la nostra sicurezza, dimenticandosi la preziosa lezione di Benjamin Franklin.
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