Verso l`Asia - Missionari della Consolata

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Verso l`Asia - Missionari della Consolata
Un giornale dei Missionari e Missionarie della Consolata lavorando in Asia
Autunno 2013
Uno sguardo verso l’Asia
Carissime consorelle e confratelli:
Ottobre
missionario,
e’
missionario per eccellenza.
il
mese
In tutte le parti del mondo si fanno
testimonianze missionarie sulle missioni,
campagne di aiuto a una certa missione o
paese, e si proclama l’urgenza dell’
annuncio della Parola di Dio a tutti i
popoli.
Verso l’Asia
MISSIONARI E MISSIONARIE DELLA CONSOLATA
In questo nuovo numero della nostra
newsletter vogliamo anche noi in questo
mese lanciarvi la sfida di approfondire,
riflettere sulla missione in Asia e la
necessità dell’ annuncio della Parola di
Dio in questo Continente.
Percio’, vogliamo evidenziare le sfide, le
particolarità di questa missione e le
grandi diversità culturali e religiose
all’interno dello stesso continente. Senza
dubbio, non ci sono luoghi di missione
facili, ma tenendo in conto che siamo,
prima di ogni cosa, per i non cristiani,
questa terra è, senza dubbio, terra di
primo annuncio. Ricordiamo che in
questo vasto continente che è l’Asia, i
cattolici rappresentano soltanto il 2 o 3%
della popolazione totale. La messe è
grande ma gli operai sono pochi.
In uno dei suoi articoli, la Conferenza
dei Vescovi dell’Asia ci parla del profilo
o decalogo dei nuovi evangelizzatori
dell’Asia. Come sarebbe bello che molti
si identificassero con questo nuovo
evangelizzatore dell’Asia e sentissero
vivo questo ardore di venire in Asia.
Vogliamo con questo invitare a tutti i
missionari e missionarie, non soltanto, a
pregare per questa grande sfida che è la
missione in Asia, ma a sentire vivo
l’appello che il Signore ci fa oggi a
ognuno di noi, missionario e missionaria
della Consolata.
07 OTTOBRE 2013 – 07 OTTOBRE 2014 ANNO DEL FONDATORE
Individual Highlights:
Asia – Missione di Dialogo ......................2
La nuova evagelizzazione in Asia ...........4
Per toccare il cuore dell’Asia ..................6
Corea del Sud: P. Eugenio Boatella .......8
Mongolia: Sr Esperanza .........................9
Verso l'Asia
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Asia - Missione di Dialogo
di Sr. Clemens Mendonca
La realtà asiatica
Povertà colossale
Missione in Asia è oggi
inconcepibile se non
prendiamo in
considerazione la
ricchezza della diversità
culturale e multi-religiosità
dell’Asia.
L’ Asia è ricca di risorse umane e di
potenziale
umano.
Gli
asiatici
costituiscono il 54% della popolazione
mondiale e la popolazione cristiana è
solo il 2,3%. Questo nonostante il fatto
che il cristianesimo ha avuto la sua
genesi in Asia. Considerando la vasta
popolazione, la percentuale dei
cristiani dopo più di 2000 anni è
ancora molto piccola. Il perché di
questa scarsa risposta al messaggio
del Vangelo sembra essere il
fallimento della Chiesa asiatica in
articolare e comunicare la fede
cristiana in un modo adatto alla
mentalità asiatica e rilevante per i
segni dei tempi . Cio’ è evidente nello
stile di vita occidentale, adottato dai
cristiani , le strutture ecclesiali
occidentali , l'arte e l'architettura ,
liturgie , la musica e soprattutto i
modelli
di
pensiero
teologico
occidentale , formulazioni cristologiche
ed ecclesiologiche , ecc. E 'solo dopo
Vat II che si fa un passo verso lo
sviluppo della teologia asiatica - che
tuttavia è ancora guardato con
sospetto . .
Pluralità culturale e religiosa
Le
grandi distanze dell’Asia sono
attraversate da una molteplicità di
razze, religioni e culture. Esistono forti
contrasti tra i popoli, culture, religioni e
le condizioni di vita da paese a paese.
Ecclesia in Asia (EA) mete in rilievo la
caratteristica
più
evidente
del
continente: la varietà delle sue
popolazioni che sono "eredi di antiche
culture, religioni e tradizioni" (EA 6).
L’Asia è il luogo di nascita di diverse
tradizioni religiose come l'Induismo, il
Buddismo, Ebraismo, Cristianesimo,
Islam,
Taoismo,
Confucianesimo,
Zoroastrismo, Jainismo, Sikhismo,
Scintoismo,
ecc.
Tutte
queste
tradizioni religiose incarnano valori
religiosi profondi. "La Chiesa ha il
rispetto più profondo per queste
tradizioni e cerca di intrecciare un
dialogo sincero con i loro seguaci" (EA
6).
Dal punto di vista economico, un certo
numero di paesi dell'Asia hanno fatto
notevoli progressi economici, ma esiste
ancora una povertà degradante e
inumana, disuguaglianza, distribuzione
ineguale
delle
risorse
e
delle
opportunità, ecc. “Pur prendendo atto
dei molteplici aspetti positivi della
globalizzazione, hanno rilevato anche il
fatto che essa si è risolta a svantaggio
dei poveri per l'intrinseca tendenza a
spingere le Nazioni più povere ai
margini dei rapporti internazionali di
carattere economico e politico. Molti
Paesi asiatici non sono in grado di
inserirsi in una economia globale di
mercato"(EA 39).
Sistemi sociali oppressivi
Sistemi oppressivi basati in classi,
caste, razza e disparità di genere sono
molto dominanti nei paesi asiatici e
sono fattori di divisione nelle società.
La migrazione all'interno dei paesi
asiatici e in altri paesi è anche un
grande problema in Asia. Migranti,
rifugiati e quelli che richiedono asilo
sono
molte
volte
trattati
disumanamente. In Asia, c’e’ anche
una serie di altre minacce come traffico
di esseri umani, violazioni dei diritti
umani, mancanza di rispetto per la vita
umana,
la
disuguaglianza
istituzionalizzata delle donne, ecc,. Il
terrorismo è diventato un corpo
organizzato che sta diffondendo semi
di vendetta e di odio tra le persone.
Disordini politici e la militarizzazione
Politicamente
l’Asia
è
molto
diversificata: dittatura, democrazia, e la
militarizzazione - tutti questi si possono
trovare in Asia. Sconvolgimento politico
costante e incontrollata corruzione a
tutti i livelli politici. In alcuni paesi, la
vita intera è politicizzata, colpendo ogni
settore. I governi sono costretti ad
adottare politiche e pratiche come le
Verso l'Asia
politiche di aggiustamento strutturale
dettate dal FMI, la Banca Mondiale e l’
Organizzazione
mondiale
del
commercio. Queste politiche sono
prive
di
un
volto
umano
e
preoccupazione sociale.
La militarizzazione ha lo scopo di
sicurezza nazionale. Ma nonostante
questa apparente sicurezza-molte
nazioni
vivono
nella
costante
insicurezza e sotto la minaccia di
guerre. Gli effetti della militarizzazione
si manifestano oggi più che mai nel
grande numero di rifugiati.
Missione in Asia oggi
Missione in Asia è oggi inconcepibile
se non prendiamo in considerazione la
ricchezza della diversità culturale e
multi-religiosità dell’Asia. Espressioni
come 'missione, evangelizzazione e
conversione', così vitale per la fede
cristiana, sono molto fraintese in molti
paesi asiatici. Questo dovrebbe farci
capire che il 'come' della missione è
importante quanto il suo 'perché' e
'cosa', se si deve fare comprensibile in
un dato contesto.
L'evangelizzazione
non
è
più
considerata solo come un lavoro di
arruolamento di nuovi membri, oggi il
concetto di evangelizzazione è più
ampio, come insegnano i Documenti
Conciliari, Evangelii nuntiandi e
Redemptoris
Missio.
L'evangelizzazione
comprende
lo
sviluppo umano integrale (non solo
elevazione religiosa e spirituale delle
persone, ma anche il loro sviluppo
fisico ed economico). L'enfasi è sulla
diffusione e la condivisione della
buona notizia del Regno di Dio a tutti
gli
uomini
di
buona
volontà.
L'evangelizzazione
comprende
la
promozione della pace e della giustizia
- raggiungendo tutte le persone a
prescindere dalla classe, casta, credo,
e il sesso, e lavorando per la
trasformazione della società.
Nella nuova comprensione dell’
evangelizzazione - liberazione, il
dialogo e inculturazione sono visti
come componenti essenziali. Ma la
Chiesa asiatica deve tenere in mente
la sua triplice responsabilità nel
compimento questo compito:
In primo luogo, deve prendere la sua
missione di evangelizzazione sul serio
- non può rinunciarvi. Essa è chiamata
a proclamare la Buona Novella .
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conforto , la guarigione e la
speranza per quelli che hanno il
cuore spezzato, la libertà a quelli in
schiavitù , la luce a coloro che sono
nelle tenebre dell'ignoranza, e
proclamare
la
pace
e
la
riconciliazione dove l'odio, la
vendetta e l'ingiustizia abbondano
in tutto il mondo ( cf. Lc 4,18-19 ) .
In secondo luogo, questa missione di
evangelizzazione
deve
essere
proclamata in modo tale che gli altri
(per esempio, le altre tradizioni
religiose ) lo capiscono . Ciò implica l’
"ascolto" della loro ricerca spirituale, e
delle loro espressioni di fede e da lì
imparare a esprimere in modo a loro
comprensibile le espressioni della
nostra fede . Questa è la funzione del
dialogo .
In terzo luogo, la missione di
evangelizzazione
deve
essere
rilevante nel contesto di oggi, cioè
deve essere contestualizzata e
concretizzata nel nostro impegno per
la giustizia , la pace e il benessere di
tutti, compresa la terra . Questa si
chiama diakonia o evangelizzazione
in servizio . Evangelizzazione in
servizio è un mezzo per condividere la
Buona Novella del Regno di Dio con
tutta la creazione cioè , il destinatario
di questa Buona Novella deve essere
tutta la creazione .
Questa buona notizia è : la cura per i
poveri e gli oppressi portando loro
Il 'come' della missione è
importante quanto il suo
'perché' e 'cosa', se si deve
fare comprensibile in un
dato contesto.
Verso l'Asia
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La nuova evangelizzazione in Asia
La relazione tenuta al Sinodo dal
cardinale arcivescovo di Bombay
(India)
Le Chiese in Asia hanno
individuato tre punti di
forza per la nostra opera,
legati alle tre sfide più
importanti che ci si
presentano. Dobbiamo
quindi aprire un dialogo
con le culture, un dialogo
con i poveri e un dialogo
con le religioni.
L’Asia è un continente che sta vivendo
le speranze e le gioie di una costante
rinascita nello Spirito (Ecclesia in
Asia). Sappiamo tutti che il 60% della
popolazione mondiale vive in Asia. Si
tratta di un giovane continente in cui la
maggioranza della popolazione è
giovane. Perciò, per molti aspetti,
l’Asia occupa un posto centrale nel
futuro dell’evangelizzazione. L’India e
la Cina, dove vive il 37% della
popolazione
mondiale,
stanno
emergendo quali protagonisti della
scena internazionale in molti settori.
Non c’è uniformità nello scenario
asiatico ed è quindi difficile definire
cosa
sia
il
mondo
asiatico.
Riscontriamo alti livelli di sviluppo
economico in paesi quali il Giappone,
la Corea del sud e Taiwan; in altri
paesi lo sviluppo è in crescita; e alcuni
combattono con la povertà. L’Asia è
benedetta da una ricchezza di culture,
antiche e ben sviluppate. È anche la
culla di molte delle religioni del mondo.
Forse a causa della natura spirituale
profondamente radicata nell’anima
asiatica che cerca costantemente
l’Assoluto?
Le Chiese in Asia hanno individuato
tre punti di forza per la nostra opera,
legati alle tre sfide più importanti che ci
si presentano. Dobbiamo quindi aprire
un dialogo con le culture, un dialogo
con i poveri e un dialogo con le
religioni: studiare cosa significa per noi
il mandato evangelico riguardo al
nostro rapporto con queste tre
importanti realtà.
Un impulso enorme che incombe su di
noi e che tocca tutti gli aspetti della
vita
in
Asia
è
quello
della
globalizzazione. Si tratta di un
processo
continuo,
inesorabile,
complesso e ambivalente, che tocca
ogni sfera della nostra vita e della
nostra attività. Iniziato come un
di Oswald Gracias
processo economico che ha portato
alla libera concorrenza, talvolta a
detrimento dei paesi più poveri, è
diventato
adesso
un
fenomeno
culturale. Influenza valori culturali
asiatici custoditi gelosamente, portando
con sé materialismo, individualismo,
consumismo e relativismo. Sono i
giovani in particolare i più esposti ai
suoi effetti.
Ovunque si osservi, gli effetti della
globalizzazione interessano il nostro
sistema di valori. I valori tradizionali
asiatici, le tradizioni e le culture che ci
stanno più a cuore vengono colpite e
smantellate. Mentre diamo il via al
grande
progetto
della
nuova
evangelizzazione, vorrei segnalarne
alcuni:
1. Come ho detto, uno spirito di
secolarismo
e
materialismo
sta
diventando più preponderante. I popoli
asiatici sono religiosi per natura, con
centinaia di migliaia di persone che
fanno la coda per visitare templi e
luoghi di culto per ricevere benedizioni
divine in occasione di eventi speciali.
Adesso alcuni stanno scoprendo che
Dio dal centro della vita della gente è
stato relegato alla periferia. Dalla
nostra prospettiva cristiana, vediamo
che le nostre chiese ospitano ancora
ampie congregazioni. Ma sarà sempre
così? L’Anno della Fede ci porrà di
fronte alla sfida di presentare il
messaggio della fede in modo invitante
e autorevole e come una risposta agli
interrogativi del nostro tempo.
2. I legami familiari, una volta
considerati importantissimi e ben
radicati per tutti i nuclei familiari asiatici,
si stanno lentamente sfaldando. Con
loro sono iniziati anche gli attacchi alla
santità della vita matrimoniale. Il
divorziò, una volta considerato un tabù,
adesso non è più così insolito. Si sono
levate anche flebili voci a favore dei
matrimoni omosessuali. Non è ancora
un movimento di una certa portata, ma
sta lentamente guadagnando terreno in
nome della libertà.
Verso l’Asia
Molti movimenti di famiglie sono sorti in
seno alla Chiesa in Asia. Questo
apostolato ha portato molto frutto,
perché la famiglia viene vista come
cellula fondamentale della società, il
luogo da cui una volta scaturivano
felicità, successo e missione nella vita.
La sfida che dobbiamo affrontare è
quella di trovare nuovi modi per
preservare la sacralità della famiglia e
del focolare.
3. I movimenti contro la vita - mentre
l’anima asiatica considera importanti tutti
gli aspetti della vita, stanno facendo
aumentare le minacce alla vita che
sgomentano sotto molti aspetti. I conflitti
etnici, la soppressione violenta di diversi
credo religiosi; la tragica minaccia alla
vita dei più indifesi: i bimbi non ancora
nati; la soppressione di feti femminili
viene comunemente pratica in alcune
zone in quanto una bambina viene
considerata una maledizione divina o un
fardello finanziario.
L’anima asiatica di per sé ha un grande
rispetto per la vita. In alcune tradizioni
religiose gli animali e le piante vengono
considerati sacri e trattati col massimo
rispetto.
In
questo
ambiente
il
messaggio evangelico a favore della vita
troverà facile accoglienza.
4. L’anima asiatica cerca la comunità.
Adesso anche questo aspetto è
interessato
da
un’individualismo
strisciante,
con
un’assenza
di
sollecitudine
per
gli
altri,
con
l’indifferenza alle loro necessità, con una
mancanza di ospitalità, che era
tradizionalmente importante in tutte le
società. La Chiesa in Asia ha scelto il
metodo delle comunità cristiane di base
come il nostro nuovo modo di essere
Chiesa. Ciò ha avuto un gran successo
in molti luoghi e ha portato alla
partecipazione dei laici nella Chiesa, alla
formazione dei laici e al contatto con gli
altri. Ha dato un senso di appartenenza
a molti che altrimenti sarebbero stati
trascurati.
5. Purtroppo assistiamo anche a un
numero crescente di attacchi alla
religione. In alcuni paesi la persecuzione
dei cristiani è in aumento. L’opposizione
viene dalla religione dominante o
talvolta da una spinta ideologica, che
vuole imporre autorità politica ai gruppi
religiosi. Le comunità cristiane in alcuni
luoghi si sentono deboli e indifese, ma
abbiamo
assistito
a
casi
di
testimonianze eroiche in mezzo alla
sofferenza.
Le grandi intuizioni del documento del
Vaticano II Nostra Aetate sono
importanti ancora oggi. Per noi in Asia il
dialogo è una necessità, non un lusso.
Un dialogo di vita è qualcosa in cui tutti
noi siamo coinvolti quotidianamente. In
Asia rappresentiamo soltanto il 3% della
popolazione
totale,
con
una
maggioranza di cristiani soltanto in due
paesi, le Filippine e Timor est. Anche
nel nostro continente il fondamentalismo
religioso si fa sentire. Questi incidenti,
per quanto sporadici, sono sufficienti a
destare allarme.
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Asia è benedetta da un’esplosione di
comunicazioni senza precedenti. Ciò
non va visto come una minaccia,
bensì come un gran dono di Dio, da
usare per diffondere la Buona
novella. La nostra vocazione è quella
di preparare i nostri giovani in modo
particolare all’uso dei nuovi mezzi di
comunicazione e a trarne beneficio.
Guardiamo con speranza all’Anno della
Fede affinché possiamo comprendere
più profondamente la nostra fede,
viverla in modo più autentico e
proclamarla con più fiducia.
Vorrei concludere con due ulteriori
elementi tratti dal nostro contesto
asiatico: per noi la religione è più il
discepolato di una persona che
l’adesione a una dottrina o l’obbedienza
a una serie di regole. La persona di
Gesù è profondamente affascinante: il
suo messaggio e la sua vita, la sua
passione,
morte
e
risurrezione.
L’adesione a una dottrina nasce come il
frutto dell’essere discepolo di un
maestro. In questo modo i primi cristiani
hanno proclamato la Buona novella.
Per noi la religione è più il
discepolato di una persona
Inoltre la mentalità asiatica trova
maggior significato nella preghiera
contemplativa che nella meditazione
discorsiva. Queste sono ricchezze su
cui possiamo lavorare e condividere col
mondo. Le nostre liturgie rappresentano
un punto centrale della nostra fede
cristiana, ma se la contemplazione
viene posta al centro almeno del
servizio para liturgico, ciò potrebbe
portare una profonda gioia alla nostra
gente, che sente la presenza di Dio e da
lui si sente rafforzata.Le sfide che
dobbiamo affrontare sono immense. Ma
le possibilità sono grandi. La giovane
che l’adesione a una dottrina
o l’obbedienza a una serie di
regole. La persona di Gesù è
profondamente affascinante:
il suo messaggio e la sua
vita, la sua passione, morte e
risurrezione. L’adesione a
una dottrina nasce come il
frutto dell’essere discepolo di
un maestro. In questo modo i
primi cristiani hanno
proclamato la Buona novella.
Verso l'Asia
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Per toccare il cuore dell’Asia
(dal Messaggio della 10ª Assemblea FABC)
. Per essere rinnovati
come evangelizzatori
dobbiamo rispondere allo
Spirito che è all’opera nel
mondo, nel profondo di
noi stessi, nei segni dei
tempi e in tutto ciò che è
autenticamente umano.
Abbiamo bisogno di
vivere una spiritualità
della nuova
evangelizzazione.
[...] Lo stesso Spirito che ha animato il
Vaticano II ora ci convoca per renderci
nuovi evangelizzatori per una nuova
evangelizzazione. È lo Spirito che
modella questa novità nella Chiesa e
in ciascuno di noi. È lo Spirito che ci
abilita a rispondere effettivamente e in
maniera credibile alle tendenze sociali
e alle realtà ecclesiali che la nostra
Assemblea ha esaminato. Per essere
rinnovati
come
evangelizzatori
dobbiamo rispondere allo Spirito che è
all’opera nel mondo, nel profondo di
noi stessi, nei segni dei tempi e in tutto
ciò che è autenticamente umano.
Abbiamo bisogno di vivere una
spiritualità
della
nuova
evangelizzazione. Vi prospettiamo
alcune dimensioni fondamentali di
questa spiritualità.
1. Un incontro personale con Gesù
Cristo.
I nuovi evangelizzatori hanno bisogno
anzitutto e soprattutto di una fede viva,
radicata in un profondo, personale e
rigenerante incontro con la persona
viva di Gesù Cristo, un incontro che
porti alla conversione personale e alla
sequela di Gesù, in parole e opere. In
definitiva, noi proclamiamo colui che
abbiamo visto, sentito e toccato (cf.
1Gv 1,1-3). Questo incontro personale
e questa sequela sono indispensabili.
Senza, nessuno sarà in grado di
toccare il cuore dell’Asia.
2. Passione per la missione.
Se esistiamo per la missione,
dobbiamo averne la passione. La
storia della Chiesa in Asia è intrecciata
con la storia dimissionari e martiri –
laici e laiche, consacrati e clero – che
hanno osato rischiare la loro vita per
Cristo. La loro storia ci ispira e ci
incoraggia. Essi compendiano la
passione per la missione in forme
impossibili all’uomo, ma possibili per
Dio (cf. Lc 18,27). [...]
3. Il regno di Dio al centro.
La proclamazione di Gesù attinge ogni
aspetto della vita e ogni stato della
società – l’intera vita umana. La
spiritualità del nuovo evangelizzatore
perciò non separa il nostro mondo dal
regno di Dio. Non separa ciò che è
materiale da ciò che è religioso, né
separa la vita nella fede dalla necessità
di trasformare la vita socioeconomica e
politica. E soprattutto la spiritualità del
nuovo evangelizzatore non separa
Gesù Cristo dal Regno, né disgiunge i
valori del regno dalla persona di Gesù.
Porre al centro il regno di Dio significa
dedicarsi a Gesù e alla sua visione di
una nuova umanità modellata su di lui.
4. Impegno per la comunione.
Gesù ha pregato perché noi fossimo in
comunione col Padre, con lui e tra di
noi (cf. Gv 17,20-22). Nella sua
passione, morte e risurrezione ha
ricapitolato in sé tutte le cose e ha
condotto l’umanità e l’intero creato alla
comunione con il Padre e lo Spirito.
Come Gesù, i nuovi evangelizzatori
devono essere uomini e donne che
promuovono comunione. La spiritualità
della comunione è, in verità, la
spiritualità
della
nuova
evangelizzazione. Il beato Giovanni
Paolo II ci ricorda che «comunione e
missione
sono
inseparabilmente
connesse». La comunione con il Dio
trinitario è, «insieme, sorgente e frutto
della missione: la comunione suscita la
missione
e
la
missione
trova
compimento
nella
comunione»
(Ecclesia in Asia 24, cita Christi fideles
laici 32). Questo deve essere dunque il
nostro motto: “comunione per la
missione”
e
“missione
per
la
comunione” (Ecclesia in Asia 25). Gli
evangelizzatori saranno efficaci nella
misura in cui vivranno una profonda e
contemplativa comunione con Gesù e
si impegneranno generosamente per
essere testimoni e promotori della
comunione con Dio, gli uni con gli altri,
Verso l’Asia
con il creato. Nell’aspirazione asiatica
all’armonia nel mezzo di conflitti e
tensioni crescenti i membri della chiesa
sono chiamati a essere artefici di
comunione [...]
5. Dialogo, una forma di vita e di
missione.
donne e bambini e di quanti sono
costretti a vivere in condizioni quasi di
non-persone nella società asiatica.
Denunciando l’ingiustizia, il nuovo
evangelizzatore annuncia l’amore di
Dio, “le prescrizioni più gravi della
legge”: la giustizia, la misericordia e la
fedeltà
(Mt
23,23),
e
l’amore
preferenziale di Gesù per i poveri.
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indurre al letargo o al pessimismo dalle
tendenze
sociali
che
in
Asia
minacciano l’edificazione della nostra
società, la stabilità della famiglia ela
visione di fede della stessa comunità
cristiana.
In esse possono giacere nascoste
profonde risorse dello Spirito, velate
dentro i valori asiatici; i semi di una
nuova umanità assetata della pienezza
di vita in Gesù. [...]
La nuova evangelizzazione invita a una
spirito di dialogo che animi la vita
quotidiana e privilegi relazioni che
uniscano
a
quelle
che
creano
competizione. Il dialogo deve essere il
marchio di riconoscimento di ogni forma
di ministero e di servizio in Asia. Esso è
caratterizzato da un’umile sensibilità alla
presenza nascosta di Dio nelle lotte dei
poveri, nelle ricchezze delle culture dei
popoli, nella varietà delle tradizioni
religiose e nel profondo di ogni cuore
d’uomo. Tale dialogo è la nostra forma
di vita e di missione. Esso è
fondamentale per una spiritualità della
comunione dei nuovi evangelizzatori.
Abbiamo notato in assemblea che il
numero
delle
vittime
della
globalizzazione,
dell’ingiustizia,
dei
disastri naturali e nucleari, degli attacchi
di fondamentalisti e terroristi è oggi in
crescita. Gesù ha preso la parte delle
vittima dei disastri e delle ingiustizie. Era
solidale
con
gli
esclusi
dalla
considerazione sociale. La solidarietà e
la compassione per le vittime e gli
emarginati devono costituire una
dimensione essenziale della spiritualità
per i nuovi evangelizzatori.
6. Presenza umile.
9. Sollecitudine per il creato.
Crediamo che ognuno in Asia sia un
partner e un compagno di viaggio nel
cammino verso il regno di Dio, che i
campi della missione siano terreni della
presenza e dell’azione misteriosa dello
Spirito di Dio. Nella vasta missione in
Asia la testimonianza silenziosa ma
eloquente di una vita autenticamente
cristiana richiede una testimonianza
umile, un modo di vivere in dialogo che
comprende uno stile di vita orante e
“contemplativo”. Questo è un imperativo
per i nuovi evangelizzatori nel contesto
di
culture
che
apprezzano
il
nascondimento e la preghiera. Una
presenza umile è caratterizzata dalla
semplicità di vita e dalla comunione con
i poveri.
La nostra Assemblea ha altresì notato il
persistente abuso del creato per trarne
guadagni economici egoistici e ottusi.
Cause
umane
contribuiscono
significativamente
al
riscaldamento
globale e al cambio climatico, che
colpiscono in maniera più devastante il
povero e il derelitto. La preoccupazione
per l’ecologia, la sollecitudine per
l’integrità del creato, compresa la
giustizia
e
la
compassione
intergenerazionale, è fondamentale per
una spiritualità della comunione.
soprattutto di una fede viva,
10. Coraggio della fede e del martirio.
personale e rigenerante
7. Evangelizzatori profetici.
Essere
profetici
significa
essere
consapevoli, nella luce dello Spirito
Santo, delle contraddizioni del nostro
mondo asiatico e denunciare tutto ciò
che sminuisce, degrada e spoglia i figli
di Dio nella loro dignità. I nuovi
evangelizzatori devono proteggere la
dignità umana di tutti, in particolare di
8. Solidarietà con le vittime.
I nuovi evangelizzatori
hanno bisogno anzitutto e
radicata in un profondo,
Dagli inizi della cristianità fino ad oggi il
suolo dell’Asia è segnato dal sangue dei
martiri. Se oggi noi siamo chiamati alla
testimonianza di fede fino all’estremo
sacrificio, non ci tiriamo indietro. Gesù ci
ha preconizzato che questo sacrificio è il
segno più alto della fedeltà a lui e alla
sua missione. I martiri della nostra terra,
molti dei quali venerati sugli altari, ci
ispirino con il loro esempio e ci
rafforzino con la loro intercessione. [...]
[In conclusione,] non dobbiamo lasciarci
incontro con la persona viva
di Gesù Cristo, un incontro
che porti alla conversione
personale e alla sequela di
Gesù, in parole e opere.
Verso l'Asia
Corea del Sud
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di P. Eugenio Boatella
soffocante ti faceva sudare di continuo;
strade straripanti di cartelli pubblicitari
pieni di segni allora per me indecifrabili;
persone anziane accucciate sui talloni
che riposavano lungo i marciapiedi; un
fiume in piena di persone che
correvano da una parte all’altra, di gran
fretta. Tutto totalmente nuovo per me e
molto, molto diverso.
“Farti prossimo, cioè fratello,
del lontano, del diverso da te.”
Farti prossimo, cioè fratello,
lontano, del diverso da te.
del
Proprio una bella l’immagine di
missione ci lascia la parabola del buon
samaritano, vero? Arrivare a sentirsi
fratello di chi un tempo non era se non
un lontano e un diverso da te.
Oggi, con il cuore in mano, posso dire
che lo sforzo di farmi fratello dei
coreani è valso la pena; e che se oggi
dovessi lasciare questo paese, mi
costerebbe tante lacrime quanti sono i
fratelli e le sorelle che ho qui.
13 anni fa, la Corea era proprio questo
per me: un popolo sconosciuto e
soprattutto molto, molto lontano; non
solo nello spazio, bensì nella cultura, e
quindi anche affettivamente.
Ricordo
ancora
le
mie
prime
impressioni di quel 3 agosto del 2000,
quando arrivai in questo paese, mosso
dalla speranza di realizzare il mio
sogno di missione in Asia.
Che
differenza
con
le
prime
impressioni che avevo avuto quando
arrivai per la prima volta in Colombia,
dove mi ero sentito come a casa mia
fin dal primo giorno. Qui un’afa
Sentivo che la mera curiosità - che
pure non era certo poca in me – per
qualcosa di così nuovo e diverso, non
sarebbe stata sufficiente per entrare
nel cuore di questa nuova realtà. Ci
sarebbe voluto tempo, e un grande
sforzo prolungato, non solo per
imparare una lingua che sapevo già
essere difficile, ma soprattutto per
poter un giorno aprire la porta dei cuori
di queste persone e poter creare con
esse vincoli profondi di amicizia e
fraternità. E’ stato un tragitto lungo e
difficile quello che ho percorso verso di
loro; ma allo stesso tempo anch’essi
facevano lo stesso percorso verso di
me. Sono stati loro a rendermi tutto
molto più facile e mi hanno dato la
forza di superare tutte le barriere che ci
separavano.
Conservo ancora tanti ricordi pieni di
gratitudine: quelle professoresse che
mi hanno insegnato il coreano con una
pazienza senza limiti; la signora Marta
che mi correggeva le prime omelie
quasi incomprensibili; quei fedeli che
sopportavano con estrema delicatezza
quel mio coreano indecifrabile che mi
usciva di bocca quando celebravo la
messa; quei giovani, affamati di
vicinanza umana e poter sentirsi liberi
con qualcuno che li guidasse a Dio…
Con alcuni di loro ho condiviso
esperienze indimenticabili, come il
Cammino di Santiago, o un campo di
esperienza missionaria in Kenya,
ritiri,…
E quando sono arrivato a poter
comunicare con una certa fluidità, essi
mi hanno aperto il loro cuore. “Eugenio
shinbunim (padre), sei occupato? No,
ho sempre tempo per te. Volevo
commentarti qualcosa… Sono tutto
orecchi”.
Tempo e orecchi attenti, ecco quanto
ho gioiosamente offerto ai miei fratelli
coreani. E quanto viene apprezzato
questo dono, dato che qui tutti vivono
super-occupati e non hanno tempo per
niente e per nessuno.
In cambio, essi mi hanno donato la loro
fiducia, condividendo con me le loro
preoccupazioni, gioie e sofferenze. Che
gran regalo mi hanno fatto! Fidarsi di
uno straniero, così diverso da loro. A
dir la verità, non mi sono preoccupato
troppo di “farmi coreano”, quanto di
cercare di conoscerli e capirli il meglio
possibile, per creare ponti tra di noi.
Soprattutto, ho sempre cercato di
essere me stesso, perché sono
convinto che l’autenticità ti faccia
superare tutto ciò che ci separa:
cultura, età, ruolo. Così, proprio perché
non sei come loro, hai qualcosa di
nuovo da offrire loro e qualcosa di
nuovo da ricevere.
E così si è realizzato il miracolo
dell’incontro vero, quello dove non
c’entrano maschere, ruoli, nazionalità,.
Incontro di fratelli, a cuore aperto. Per
me questa è stata la cosa più preziosa
di questi anni: migliaia di chiacchierate
a cuore aperto, che hanno permesso
un’immersione
nell’intimità
e
là,
assieme, intravvedere quel Dio che e’
più intimo e vicino a noi di noi stessi.
E’ così come ho vissuto questi anni di
missione in Corea, tessendo tutta una
rete di relazioni e meravigliandomi di
come Dio rendesse possibile questo
miracolo: arrivare a farti fratello del
lontano, del diverso. Sì, ne è valsa la
pena.
Verso l’Asia
Mongolia
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by Sr. Esperanza
SCINTILLE DI LUCE SUL NOSTRO
CAMMINO
In questa bella terra di Mongolia, terra di
orizzonti meravigliosi ed immensi, il
Seme della Parola di Dio è caduto ed ha
bisogno di cura, pazienza di sedersi ai
margini della strada e vedere e sentire a
quale ritmo e con quale movimenti
danzare
la
gioia
del
incontro,
manifestando la vita che sorge in questa
novità! Ecclessia in Asia al numero 42 ;
afferma con forza che « La prima forma
di testimonianza è la vita stessa del
missionario/a, della famiglia cristiana e
della comunità ecclesiale, che rende
visibile un modo nuovo di comportarsi
[...].
“La nostra missione anche se si
esprime nel nostro lavoro
attraverso la gioia e la fatica
quotidiana non trova il suo
compimento nella ferialità se non
testimoniamo la nostra
appartenenza a Dio nel servizio
gratuito agli altri.”
La nostra missione anche se si esprime
nel nostro lavoro attraverso la gioia e la
fatica quotidiana non trova il suo
compimento nella ferialità se non
testimoniamo la nostra appartenenza a
Dio nel servizio gratuito agli altri. Noi
come chiesa in Mongolia siamo
pienamente convinti dell’importanza de
una testimonianza autentica nella
evangelizzazione. E como lo afferma
ecclesia
in
Asia;
«
l'uomo
contemporaneo crede più ai testimoni
che ai maestri, più all'esperienza che
alla dottrina, più alla vita e ai fatti che
alle teorie ». 207
Gesú spesso suscita ammirazione e
riconoscimento per la sua autenticità,
ma vi è un salto moto grande per
arrivare a riconoscerlo Signore e
Salvatore. Ma sotto voce possiamo dire
che siamo dei privilegiati perché stiamo
vedendo, gustando questo incontro tra
la nostra gente e Gesù. Questo è un
regalo grande che viviamo nella nostra
cara amata Mongolia, con la nostra
gente, nelle piccole comunità che si
stano costituendo attorno a Gesù pane
di vita e sorgente d’amore.
Paolo nella lettera agli Efesini nel
capitolo 3 ci offre la sua testimonianza
di evangelizzatore: “Per questo, dico, io
piego le ginocchia davanti al Padre, dal
quale ogni paternità nei cieli e sulla
terra prende nome, perché vi conceda,
secondo la ricchezza della sua gloria,
di essere potentemente rafforzati dal
suo Spirito nell'uomo interiore. Che il
Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e
così, radicati e fondati nella carità,
siate in grado di comprendere con tutti i
santi quale sia l'ampiezza, la
lunghezza, l'altezza e la profondità, e
conoscere l'amore di Cristo che
sorpassa ogni conoscenza, perché
siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio”.
(Ef 3, 14-19)
... i tempi cambiano e non si ripetono –
la Parola di Dio è sempre antica e
sempre nuova- è fonte di inspirazione
e sapienza per il nostro oggi. Cercherò
di mettere a fuoco quattro movimenti,
fatti da quattro personaggi del antico
testamento che credo possono oggi
essere piccole scintille nel nostro
viaggio con Gesú nostro amato
Maestro nel nostro sevizio missionario.
Andare oltre come Giona
Giona viveva tranquillo sapeva ciò che
Dio voleva, E improvvisamente, Dio ha
fatto irruzione nella sua vita come un
turbine e le frontiere e i confini furono
rimossi: "Alzati, va 'a Ninive , la grande
città, a predicare quello che dico. " Era
un invito a scrutare le profondità di
quell’abisso appassionante del suo
amore per comunicare a tutti, il suo
desiderio di accogliere e offrire a tutti la
su misericordia accattivante. Ninive " la
grande città " era un simbolo dei
lontani, separati... Sicuramente anche
noi dovremmo rivedere le idee di Dio
che coltiviamo e che ci fanno
camminare e lavorare... però come
Giona potremmo sentire la chiamate
alla nuova avventura di Ninive, ad
accettare il rischio di una nuova
alleanza che ci spinge ad andare al dì
là del conosciuto per incontrare l’altro.
Verso l'Asia
Essere più vicini come Rut
Questa meravigliosa figura ci offre una
luce su come essere vicini al nostro
popolo Mongolo. Rut contro ogni logica
e previsione, decide di prendere una
rischiosa e sorprendente decisione:
rimanere vicino alla sua suocera e in
qualunque circostanza, accompagnarla
nel suo futuro incerto...(Rut 1, 16-18).
La presenza di Dio in questa
narrazione é discreta e silenziosa, nel
semplice quotidiano. Questo é una
sfida per qualificare il nostro stare con
questo popolo.
Vivere questo luogo come presenza di
Dio, senza essere super uomini o
super donne, riconoscendo la nostra
fragilità, i nostri limiti, le nostre povertà,
lasciando spazio perché l’altro sia
“altro” e possa esprimere la sua realtà.
Scendere nel più profondo come Elia
Nella narrazione del profeta Elia
appare insistentemente il tema dello
spostamento del profeta. Lo vediamo
nell’ alto del monte, nella discesa e
fuggendo verso il deserto.
La sua esistenza é mossa dalla
presenza di Dio ed è affascinata per la
sua trascendenza. Quel Dio che vuole
servire lo va conducendo dalla
relazione con il re, all’incontro con la
povera vedova…dal confronto con gli
adoratori dei Baal, al riconoscimento
del Dio vero.
Nel nostro cammino Missionario ci
incamminiamo con Elia verso il monte
Horeb. Si tratta di un pellegrinaggio
verso le radici della sua e della nostra
fede. Ci indica che in realtà nella
ricerca di Dio, si riparte, si continua da
ciò che siamo, dalla nostra stessa vita,
dall’esperienza che ci portiamo dentro
per incontrare il Dio che ci attende a
celebrare con tutti i popoli il Banchetto
da Lui preparato da tutti tempi sul
monte Santo.
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Intrare più
Giacobbe
in
profonditá
come
Giacobbe é l’uomo che affronta la
profondità della notte, del buio, della
prova in una lotta con lo stesso Dio.
Penso che nei momenti di buio,
difficoltá la tentanzione é di lasciare o
di rimanere in superfice, di alienarsi, di
addormentarsi come dice Simone Weil;
“se la nostra attenzione é tiepida e
addormentata, dispersa in tante
preocupazioni banali che ci prendono,
possiamo vivere i nostri giorni disratti,
vegetando nella indifferenza e ruitna.
Pero Dio puo essere il pericoloso
lottarote che senza tregua ci raggiunge
e ci afferra”.
È di grande importanza chiederci verso
dove
ci
moviamo,
con
chi
incontriamo,..., perchè la qualità della
relazione ci può mantenere lontani da
Dio e altre che ci spingono alla riva del
Yabbok, dove possiamo avere il rischio
che Dio ci trovi per combattere con noi.
Siamo pronti ad oltrepasare il fiume e
disporci alla lotta?
Il mio augurio è che possiamo essere
comunitá missionaria, che anuncia
caminando, nella consapevolezza, che
quest’annuncio si arricchisce, si
incrementa col cammino che si sta
facendo e sopratutto perché stiamo
con il maestro che ci guida, illumina ci
fa andare oltre, ci spinge ad essere
più presenti, e ci incoraggia ad entrare
più in profondità, perché tutti possiamo
gustare la Vita, in abbondanza!
“... i tempi cambiano e non si
ripetono – la Parola di Dio è
sempre antica e sempre nuova- è
fonte di inspirazione e sapienza per
1
il nostro oggi..”
Verso l'Asia
“
«Chi si dà veramente e totalmente al Signore
gode il benessere e la felicità anche quaggiù.
Più si ha fame e sete di santità, fame e sete di Dio
e più si è contenti. I santi che hanno questa fame
e sete sono i più felici.
La loro pace interiore e la gioia del loro cuore
sono così grandi, che traspaiono anche
all’esterno e si comunicano agli altri»
(Così vi voglio, 8).
Consolata Mongola
Consolata Missionaries
Siamo sul web!
www.consolatamissionmongolia.org
www.consolata.org www.consolata.or.kr “È davvero un mistero
perché mai il Salvatore
del mondo, nato in Asia,
sia rimasto fino ad ora
largamente sconosciuto
ai popoli del Continente
1
asiatico.”