STEFANO PAGAZZI, Sguardi metodologici sulla

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STEFANO PAGAZZI, Sguardi metodologici sulla
STEFANO PAGAZZi, Sguardi metodologici sulla storia della Chiesa. Relazione introduttiva al Corso di
aggiornamento IdRC della Diocesi di Brescia, 23-24 giugno 2012.
RELAZIONE INTRODUTTIVA
SGUARDI METODOLOGICI SULLA STORIA DELLA CHIESA
0. PREMESSE
Mi è stato proposto di offrirvi una riflessione su come insegnare la storia della Chiesa nella scuola. Nessuna
pretesa di essere esaustivo da parte mia: offrirò solo una serie di suggestioni e chiavi di lettura, accanto alle
quali se ne possono individuare tante altre. Focalizzeremo la relazione fra la storia personale e la storia
collettiva (lo scopo è produrre competenze) attraverso una serie di categorie interpretative dei fatti storici (se
ne possono scegliere ed utilizzare una o più, contemporaneamente, facendo lezione) e di approcci. Categorie
e approcci, ovviamente, si sovrappongono e intrecciano fra loro.
Per cominciare, penso che sia proficuo ricordare quanto scriveva Indro Montanelli: <<Un paese che ignora il
proprio ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un domani>>1.
Come prima premessa, prendiamo in considerazione alcune possibili reazioni a proposte didattiche, cercando
anche di individuarne il “back-stage” (dinamiche di gruppo/personali):
- Arroccamento su alcune conoscenze, ideologizzazione; risultato: chiusura, non accettazione. E’ sintomo di
insicurezza.
- Provocazione: normalmente è indice di narcisismo e desiderio di emergere
- Approccio ideologico alla disciplina: è una preclusione ”a priori”, che tende a squalificare la proposta
- Passività: può essere sintomo di mancanza di progettualità
- Pre-giudizio: dipende da un bagaglio di conoscenze frammentarie o distorte.
Saper leggere queste reazioni e decifrare il “back-stage” ci permette di tarare la proposta didattica per
renderla più efficace. Importante sarà individuare le cause delle reazioni e rispecchiare, offrendo sempre una
restituzione agli alunni.
Come seconda premessa bisogna ricordare che lo storico (ma anche ciascuno di noi) è parte della storia e ne
subisce le distorsioni. E questa storia, contrariamente alla deriva positivista, non è semplicemente una
raccolta di fatti, né la dimostrazione attraverso fatti di un’idea (spesso propria solo dello storico) perché <<lo
storico è parte della storia. L'angolo visuale da cui egli guarda il passato è determinato dalla posizione che
egli occupa nel corteo>>2. Qualunque narrazione (e lettura) della storia ha sempre un che di soggettivo.
Come ultima premessa, relativamente al modo di insegnare, lasciamoci coinvolgere dalla citazione del film
“Will Hunting - Genio ribelle” (Regia: Gus Van Sant; Anno: 1997; Durata: 122 minuti). Nella citazione del
film possiamo notare due reazioni del protagonista: una razionale e manipolatoria con la quale Will dà
ragione (è una forma di difesa e di chiusura! Dando ragione evita il vero problema e il coinvolgimento
personale) allo psicologo; una emotiva, che coinvolge tutta la persona. Nelle nostre proposte didattiche
rischiamo di accontentarci della prima reazione (razionale), che è vuota e convenzionale, non produce
ridefinizioni della persona (non produce competenze!) o del sapere. Per coinvolgere tutta la persona e far sì
che un avvenimento storico diventi “maestro di vita” abbiamo bisogno di far sentire ciò che insegniamo
nella vita concreta degli alunni, ad esempio sostituendo (in maniera non banale) i protagonisti di una vicenda
storica con gli stessi alunni, ma trasformando l’episodio storico in un’esperienza di vita attuale.
1. VIVERE LA STORIA COME TEMPO E IL TEMPO COME STORIA
Insegnare storia - imparare a vivere prendendo spunto dal passato - oggi non è senz’altro facile: l’espansione
del tempo presente nelle nuove generazioni impedisce di cogliere il valore della propria storia e della storia
degli uomini: tutto è ridotto ad un adesso senza tempo e tanto il passato quanto il futuro sembrano essere
irrilevanti. In realtà si dà circolarità fra il passato e il presente perché: <<[la storia è] un dialogo senza fine
fra il passato e il presente>>3.
Stiamo scrivendo pagine di storia, anche se i libri di storia non parleranno di noi. Siamo frutto di un passato
che ci ha preceduto e, a nostra volta, consegniamo il nostro presente, il nostro tempo, come storia a chi verrà
dopo di noi. Abbiamo una responsabilità personale. Far recuperare agli alunni la memoria storica è insegnare
loro a percepire la responsabilità verso chi verrà dopo e stimolo a costruire un mondo migliore: è una
questione di vita, non di sapere.
1
INDRO MONTANELLI, La Storia d'Italia - Dal governo Dini all'Ulivo.
EDWARD HALLET CARR, Sei lezioni sulla storia, 1961.
3
Ibidem.
2
1
STEFANO PAGAZZi, Sguardi metodologici sulla storia della Chiesa. Relazione introduttiva al Corso di
aggiornamento IdRC della Diocesi di Brescia, 23-24 giugno 2012.
Diventa, quindi, importante aiutare gli alunni a comprendere che noi siamo tempo, tempo che passa,
all’interno di un tempo più ampio: la storia, con tutti i risvolti esistenziali che cosa comporta.
- Nella scuola dell’infanzia e primaria può risultare utile far percepire che domani saremo quello che
costruiamo oggi: l’immagine del seme che germoglia e si sviluppa può essere utile.
- Nella scuola secondaria di I° grado lo studio della storia, la sottolineatura che noi siamo tempo e il
binomio responsabilità/stimolo andrebbero collegati con il tema del progetto di vita.
- Nella scuola secondaria di 2° grado, a mio modesto parere, nella proposta didattica della storia della
Chiesa:
- si dovrebbe insistere sul senso della responsabilità per se stessi (relativamente a scelte,
comportamenti e azioni) e per chi viene dopo di noi (è generare competenze!);
- la contraddittorietà di alcune letture della storia (dalle crociale all’inquisizione alla Chiesa e la
questione ebraica nella seconda guerra mondiale…) è occasione per educare alla ricerca personale
sulle fonti (imparare ad imparare), senza accontentarsi di “bere” una informazione;
- la drammaticità di alcuni episodi della storia è una grande occasione per risvegliare la domanda di
senso.
Siamo all’interno della storia, fra qualche anno (speriamo molti!) noi stessi saremo storia: insegniamo a
percepirci come tempo che passa e che questo tempo lascia, nel bene e nel male, traccia di sé.
2. LA STORIA DELLA CHIESA E LA STORIA DELL’UOMO
E’ assodato e si dà per scontato che è indispensabile conoscere i passaggi storici fondamentali il più
oggettivamente possibile (ma l’oggettività è impossibile), aggiornandoci anche con studi recenti, per evitare
distorsioni e derive ideologiche: cambiando le premesse, mutano le conclusioni. Non dobbiamo dimenticare
che anche noi siamo figli di un tempo passato e siamo punti di vista sul mondo e quindi visioni parziali: pure
per l’insegnamento della storia della Chiesa c’è il rischio di un approccio ideologico/apologetico da parte
nostra. Per questo non dobbiamo dimenticare che la storia dell’uomo e quella della Chiesa non sono due
storie parallele, ma un’unica storia nella quale il cristianesimo deve essere il sale della terra… e questo sale
(ci è stato detto da Chi è più di noi) può perdere sapore (Mt 5,13). Un grande rischio al quale siamo
sottoposti, quando insegniamo storia della Chiesa, è considerare ideologicamente che i cristiani siano bravi e
impeccabili per contratto… è un approccio ideologico che viene rifiutato a priori dagli stessi alunni e che non
ha ragion d’essere. Cristiani si diventa… con tutte le difficoltà ed errori che la cosa comporta: ad esempio, il
Francesco di Assisi diventato santo era ben altro rispetto al Francesco arrogante, viziato e presuntuoso della
“prima maniera”.
Insegnare storia della Chiesa significa insegnare la storia dell’uomo, fatta di errori, slanci, stasi, riprese,
nuovi errori, conversione, domande… è, in fondo, la storia di tutti. E non va dimenticato che, per chi crede,
in questo uomo Dio agisce e trasforma.
3. ALCUNE CATEGORIE INTERPRETATIVE
Sono molte le categorie che si potrebbero adottare per insegnare storia della Chiesa. Quelle che suggerisco
ne sono solo una parte e una scelta discutibilissima, ma che ritengo sostanzialmente utile all’attività didattica.
A) Grandezza-limite: la storia della Chiesa è, fin dalle sue origini, compresenza di santità e peccato;
dimensione già presente nell’AT, che in Israele prefigura la Chiesa. La cosa non deve scandalizzare perché la
storia non è né circolare né rettilinea, ma ha una direzione. Abramo, Davide, Pietro, i Galati che si
apprestano a tradire la fede (Gal 1,6; 3,1-3); vanità, incostanza, falsi profeti di Corinto (2Cor 12,11-13,10)
(battezzati sì, ma cristiani?); Innocenzo III è lo stesso papa che approva la regola francescana, che in nome
di una Chiesa pura accusa di corruzione una parte del clero francese: <<in tutta questa regione i prelati sono
lo zimbello dei laici, ma alla radice di tutti i mali sta il vescovo di Narbona. Quest'uomo non conosce altro
Dio che il denaro e ha una borsa al posto del cuore. Nei suoi dieci anni di ufficio non ha mai visitato la sua
diocesi… dove si possono incontrare monaci Regolari e canonici che hanno gettato il saio alle ortiche, hanno
preso moglie o un amante e vivono di usura>> e che nel 1207 chiede a Filippo II di Francia di fare la
crociata contro i Catari: non meno di 20.000 morti.
Il binomio grandezza-limite, più che della Chiesa, è proprio dell’uomo: è utile superare la banalità della
distinzione fra brave persone e persone cattive, unitamente a quella che esistano periodi d’oro giustapposti a
epoche buie; va insegnato che bene e male sono
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presenti in ciascuno (nessuno è perfetto)… il ruolo della coscienza è insostituibile… le nostre scelte hanno
conseguenze… insegnare così storia della Chiesa è renderla esistenziale!
B) Comunità-singolo: il singolo è figlio della comunità ecclesiale (e sociale) che lo genera (nel bene e nel
male) e a sua volta il singolo condiziona la comunità che lo ha generato: Paolo di Tarso, Francesco d’Assisi,
Lutero, Giovanni Paolo II sono nati e cresciuti in contesti socioculturali precisi e li hanno assorbiti. Molte
delle loro scelte e delle loro azioni (la cosa vale per ogni protagonista della storia della Chiesa e per ogni
persona di oggi) sono il frutto del punto di vista del loro tempo e della loro cultura, che hanno assorbito.
Comprenderli significa capire il perché di alcune scelte e di alcune azioni. Ma quelle persone si sono anche
“staccate” (il ruolo della coscienza!) dal sostrato che li ha generati e hanno generato nuovi modelli. E’ facile
qui comprendere la portata esistenziale ed educativa di questo binomio interpretativo della storia: non siamo
così liberi e originali come pensiamo (siamo condizionati dal nostro contesto storico e dalla cultura), ma
abbiamo la possibilità di liberarci e di liberare.
C) Passato-presente: La storia della Chiesa non è la semplice trasmissione di vicende, né la loro
interpretazione, né la semplice presentazione di modelli (Paolo, Francesco…), né occasione apologetica, ma
è rendere disponibile oggi un’esperienza di vita del passato, fatta di domande, di crisi, di errori, di slanci e di
conversione. E’ la storia di tutti e di ciascuno. Leggere il passato è un modo privilegiato per capire l’oggi e
chi siamo (pensiamo ai valori che fanno da plinto alla nostra cultura: pace, solidarietà, uguaglianza fra gli
uomini…). Sarà importante insistere sui “perché?” delle diverse vicende storiche.
D) Fatto-domanda/esistenza: Una vicenda storica del passato non è pura memoria, ma appello: coinvolge le
esperienze, la coscienza, la decisione, l’immagine di sé, la propria esperienza di fede.
- Una vicenda storica, come quella dell’inquisizione o la separazione fra i cristiani o le vicende dei vescoviconti suscita domande anche su Dio: esiste davvero Dio? E se esiste, perché ha permesso che…? Se esiste,
qual è il senso della vita? E se non esistesse…?
- Vicende come quella del rapporto fra Lutero e papa Leone X insegnano competenze: la capacità di
dialogare, non irrigidirsi sulle proprie posizioni, mettersi dal punto di vista dell’altro, evitare
strumentalizzazioni e di essere strumentalizzati, superare le derive ideologiche…
- La differenza fra interpretazioni della medesima vicenda storica (ad esempio il “caso Galileo”) può
insegnare a non diventare recettivi, creando senso critico; può insegnare a cercare la validità e credibilità
delle fonti: pensiamo all’attualità nell’epoca di internet…
E) Nel solco della storia della salvezza: Un rischio che corriamo insegnando storia della Chiesa è quello di
ridurla ad “una storia”: avvenimenti, protagonisti, date, loro interpretazione… Insegnando storia della Chiesa
non si deve dimenticarne la singolarità: la Chiesa è il Nuovo Israele: il tema della fedeltà all’Alleanza, la
salvezza di Dio offerta all’uomo, il tempo (noi siamo tempo) come teatro dell’azione di Dio... La storia non è
una serie di fatti, ma luogo in cui Dio salva: è qualcosa di dinamico. Insegnando storia della Chiesa non si
deve dimenticare che si sta parlando di storia di salvezza, presente in filigrana nello scorrere del tempo e che
deve essere letta e decifrata. Questo non è scadere in derive catechistiche, ma rispettare il proprium di una
storia religiosa.
F) Visibilità-mistero: E’ il normale sviluppo del punto precedente. La storia della Chiesa – proprio perché
storia della Chiesa – deve mantenere unite le categorie del fatto storico visibile e del mistero che lo abita e lo
supera. Come spiegare il fenomeno del martirio da un lato e l’aumento del numero dei cristiani dall’altro? E’
un caso che la Chiesa sia la più antica istituzione del mondo? Perché nonostante errori (anche grandi),
problemi, infedeltà, chiusure… c’è ancora? E’ istituzione semplicemente umana o vi è un “oltre” che può
essere colto?
G) Liberi da approcci ideologici: da quello marxista a quello hegeliano o idealista… ma anche da quello
cristiano. La storia si studia con la coscienza che interroga la conoscenza. Non dobbiamo dimenticare l’AT:
la storia della Chiesa è come la storia del popolo di Israele: fatta di grandezza e limiti, di fedeltà e
tradimento… alcune “brutte idee di Chiesa” non le ha prodotte Marx, ma le ha prodotte la Chiesa (della
quale facciamo parte anche noi): prenderne atto è il primo passo per migliorare. <<Il cedimento morale di
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tanti cristiani anzi, la crisi stessa della Chiesa hanno una causa. E questa causa è, per dirla chiara,
l'indebolimento della fede. È impossibile vivere la morale cattolica se non si è più convinti, e fino in fondo,
che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e che nel Vangelo è contenuto il progetto divino per l'uomo>>4. D’altro
canto, senza paura né timori, si difenda ciò che va difeso da ingiuste letture e strumentalizzazioni.
H) Superare le distorsioni storiche: Tendiamo a leggere il passato alla luce del presente: quando parliamo
di Galileo, ad esempio, lo leggiamo alla luce di quel che oggi sappiamo: che aveva ragione. Ma all’epoca il
suo cannocchiale era uno strumento non testato (chi poteva garantire che non deformasse la visione sulle
lunghe distanze, non verificabili con gli strumenti dell’epoca?); Galileo non aveva risolto il problema della
parallasse; Galileo all’epoca era un docente universitario come tanti che diceva il contrario di quel che
insegnavano i tanti… chi aveva ragione? La deformazione storica si supera mettendosi dal punto di vista del
personaggio dell’epoca, pensando con le categorie e con le conoscenze dell’epoca. In una lezione è
importantissimo creare una piattaforma di partenza che illustri le conoscenze, le paure, i problemi, i limiti le
situazioni, i pregiudizi, di una determinata epoca storica o di un personaggio, pena la sua deformazione.
4. APPROCCI ALLA STORIA DELLA CHIESA
4.1. Un Approccio teologico
Come già accennato, non dobbiamo dimenticare che l’oggetto – la Chiesa - non è solo un oggetto: è nel
mondo, è fatta di mondo, e al tempo stesso la trascende. Parlare di Chiesa è parlare di Dio che agisce nel
tempo con gli uomini e attraverso gli uomini. Si pensi alla riflessione sulla provvidenza presente nel ciclo di
Giuseppe in Genesi. Studiando e insegnando storia della Chiesa non va dimenticato che <<la Chiesa non è
una realtà di questo mondo che si presti a tutte le misurazioni ed a tutte le analisi>>5. <<[La Chiesa] è un
mistero di fede […]. Essa è per noi come la sede di tutti i misteri>>6.
4.2 Un approccio esistenziale
<<Ciò che l'esperienza e la storia insegnano è questo: che uomini e governi non hanno mai imparato nulla
dalla storia, né mai agito in base a principi da essa edotti>>7. A nulla serve una storia che si riduca al
racconto di fatti. Siamo eredi di una storia passata che ha creato una cultura presente che ci condiziona:
l’idea di ciò che siamo e vogliamo diventare, i valori in base ai quali valutiamo sono figli di ciò che è stato
prima di noi: conoscerli è conoscersi. Scriveva Huxley: <<Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla
storia è la lezione più importante che la storia ci insegna>>8.
- La storia della Chiesa (e la Rivelazione) deve dare un senso a ciò che siamo e a ciò che facciamo: vivere i
valori del Vangelo vuol dire essere diversi dai modelli proposti dalla TV... credere che Dio agisce nella
storia significa affrontare il futuro con la speranza, cosa ben diversa dalla previdenza.
- Gli episodi a volte contraddittori della storia della Chiesa offrono domande più che risposte: la domanda
spinge alla ricerca e cercare vuol dire crescere.
- Mostrare la presenza di letture diverse della storia della Chiesa, delle distorsioni storiche, delle omissioni di
alcuni libri di storia… è insegnare ad essere liberi perché è chiedere di non farsi condizionare (neanche
dall’IdR), stimolando la produzione di giudizi liberi, consapevoli, (veramente) informati e personali.
4.3. Un approccio operativo
Studiare storia della Chiesa senza produrre competenze e risvolti operativi (cambiare il presente per
migliorare il futuro) a nulla serve: <<Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue
speranze>>9. La storia – se interrogata, indagata e capita- spinge a cambiare il presente (è prassi) e orienta il
futuro.
4
BENEDETTO XVI, Discorso del 18 novembre 2009.
HENRI DE LUBAC: Meditazioni sulla Chiesa, Ed Jaca Book, Milano 1978, p. 7.
6
Ibidem, p.13.
7
GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL, Lezioni sulla filosofia della storia.
8
ALDOUS HUXLEY, Collected Essays.
9
MAX HORKHEIMER, THEODOR ADORNO, Dialettica dell'illuminismo.
5
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4.4. Un approccio culturale
Non vi è sempre malizia riguardo ad alcune letture incomplete o distorte della storia della Chiesa all’interno
della scuola (ciascuno insegna quello che conosce). Molti docenti insegnano quello che è stato a loro volta
insegnato all’università venti, trenta anni prima (non sempre c’è aggiornamento), con tutte le derive
ideologiche dell’epoca… Cercare scontro ed opposizione con i colleghi è tutt’altro che proficuo (gli alunni
ridono se litighiamo e ci contraddiciamo!). Quel che serve sono il dialogo (magari proponendo ai colleghi un
articolo o fornendo loro alcune fonti…) e l’integrazione.
Non cercare il contrasto, però, non significa rinunciare all’onestà intellettuale, stemperando ogni cosa in un
irenismo inutile: l’IRC fa cultura anche proponendo visioni/letture diverse della storia o chiarendo alcune
situazioni…
5. UNA VISIONE AMPIA DEL CONCETTO DI STORIA
Da ultimo e solo come accenno (questa parte verrà sviluppata nei lavori di gruppo e nella relazione
successiva), la storia non è un monoblocco, ma presenta stratificazioni correlate. Esistono:
- una storia sociale: quella di un popolo e di una cultura
- una storia individuale: fatta di decisioni e scelte personali; ogni individuo è una storia
- una storia universale: per il cristianesimo la storia è storia di salvezza e, conseguentemente, ha un senso ed
uno sviluppo ben precisi.
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