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Omelia nell’Eucarestia esequiale di don Luigi Favero
Chiesa arcipretale di Paese, 19 novembre 2014
«Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli» (Lc
12,37). La morte ha visitato il nostro don Luigi nel sonno; ma noi non abbiamo
dubbi che egli fosse spiritualmente desto, vigilante, preparato all’incontro
decisivo con il Signore. Aveva da poco superato con gagliardia giovanile, alla
bella età di 96 anni, un intervento chirurgico; e dopo un tempo di
convalescenza presso la Casa del Clero di Treviso, era previsto il suo ritorno a
casa, qui a Paese. Ma il Signore lo ha voluto nella Sua casa, quella in cui Egli è
vita senza fine, immerso nella pienezza del suo amore finalmente contemplato:
là dove, come abbiamo ascoltato dalla parola dell’apostolo Giovanni, «noi
saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1Gv 3,2).
Noi che abbiamo conosciuto e amato questo sacerdote come un fratello
anziano mite, umile e laborioso, siamo qui a implorare la misericordia e il
perdono del Padre perché la sua esistenza, risorta nel Cristo risorto, possa
godere della manifestazione definitiva e della visione dolcissima del Dio
Amore.
Siamo convinti, del resto, che in tutta la sua vita di don Luigi si sia
alimentata a una fede profonda nel Dio che dona la vita eterna. La parole di
Giobbe che abbiamo ascoltato potevano certamente risuonare anche sulle
labbra di don Luigi: «Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà
sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, (…) vedrò Dio. Io
lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro» (Gb 19,2527).
Nel suo testamento spirituale egli ha scritto: «Penso al momento del
passaggio da questo mondo, rinnovo la mia fede nella vita eterna».
E il testamento di don Luigi si apre proprio con una professione di fede
e un ringraziamento rivolti alla SS.ma Trinità, solenni e commossi, in un latino
liturgico che è eco della lunga frequentazione della Liturgia delle Ore, il
Breviario, di questo sacerdote pio e zelante: Gratias tibi ago, Sanctissima Trinitas
pro universis beneficiis tuis.
Come è bella e commovente questa volontà di riconsegnare alla Trinità,
origine e mèta di ogni vita, la propria esistenza al momento della sua
conclusione: Dio all’inizio, Dio alla fine. E in questo cerchio perfetto di
presenza e provvidenza divina don Luigi ha saputo collocare la sua lunga
vicenda terrena. Egli era ben cosciente di questo amore del Padre, che genera,
avvolge e porta a compimento la vita di ogni suo figlio, e ne era
profondamente riconoscente. Del resto, come potrebbe un cristiano, e
soprattutto un sacerdote, giungere ad una sintesi della propria vita al di fuori
di questo orizzonte di infinito e gratuito amore? Solo il riferimento al Signore,
alla Trinità santa, salva il bilancio della nostra vita e ci consegna sereni e
fiduciosi al giudizio di Dio. È questo l’atteggiamento spirituale con cui don
Luigi pensa alla propria morte, quando nel suo testamento scrive ancora:
«Accetto la morte quando egli vorrà e come a lui piacerà». E può così
affermare dal profondo del cuore: «Fiducioso mi abbandono nel Cuore
misericordioso di Gesù».
Chi ha conosciuto don Luigi comprende allora il segreto di quella sua
serenità spirituale, del suo costante sorriso, della sua incessante disponibilità a
servire, del suo desiderio di essere utile agli altri, che hanno caratterizzato i
suoi 72 anni di sacerdozio. Lo sanno bene quanti lo hanno conosciuto negli
ultimi 43 anni trascorsi qui a Paese, a servizio di questa comunità, accanto agli
arcipreti mons. Giovanni Brotto, mons. Livio Buso e don Giuseppe Tosin;
accanto ai vari vicari parrocchiali che si sono succeduti e a don Franco Zanon.
Lo sanno bene i fedeli che lo hanno visto quotidianamente assiduo al
ministero della Confessione in questa chiesa.
Qui il suo ministero lo ha reso umile dispensatore della misericordia di
Dio e anche sapiente e riservato consigliere di tante persone che cercavano
luce, conforto, indirizzi sicuri per la loro vita e le loro scelte. I confratelli
sacerdoti di questa parrocchia sono testimoni di come egli abbia continuato a
coltivare con grande diligenza il proprio aggiornamento, anche alla sua
veneranda età, così da essere in grado di dire parole non dettate solamente dal
suo buon senso, ma attinte dalla riflessione e dal magistero della Chiesa.
E proprio nella confessione, nel dialogo con le singole anime, e nei
numerosi incontri della vita quotidiana, don Luigi ha stretto quella rete di
relazioni discrete e importanti che reggono al tempo e che oggi sono
testimoniate e benedette dalla presenza di tanti dei suoi figli spirituali. E forse
anche don Luigi, come ogni prete fedele al proprio ministero, ha sentito di
essere “servo inutile”, ma, nello stesso tempo, ha sperimentato di essere
mediatore necessario della cura amorevole del Pastore buono e misericordioso
che è il Signore.
Possiamo dire allora che questo momento dell’Eucarestia esequiale, il
momento in cui una persona viene affidata alla tenerezza di Dio, è anche l’ora
sacra e solenne in cui diviene particolarmente viva la comunione dei santi, cioè
la vicinanza profonda di tutti coloro che a questa persona sono stati cari, che
gli hanno voluto bene. Noi invochiamo per don Luigi questa grazia, questa
verità dolcissima che bene esprimono le parole dell’antica antifona esequiale:
«Venite in aiuto santi di Dio, accorrete angeli del Signore, prendete in custodia
la sua anima e conducetela alla presenza dell’Altissimo».
La comunione dei santi, in cui don Luigi entra, si affolla di tutte le anime
che egli ha incontrato nei suoi diversi passaggi ministeriali: come cappellano a
Fossalta Padovana, a Riese Pio X; come parroco, dal 1959 al 1971, a Passarella
di San Donà; e, da allora, come collaboratore pastorale a Paese.
A don Luigi sono stati assegnati per tanti anni anche compiti
amministrativi, in Seminario e nella Curia diocesana. Noi chiediamo al
Signore che lo accolga – per usare le parole di Gesù – quale «amministratore
fidato e prudente» (cf. Lc 12,41), come cristiano e sacerdote che ha risposto con
dedizione e generosità alla sua vocazione; e lo tratti come quel servo fedele e
vigilante, che il Signore stesso – secondo l’immagine di Gesù nel brano
evangelico che è stato proclamato – «farà mettere a tavola e passerà a servire»
(Lc 12,37).
La nostra Chiesa ha tanti motivi di riconoscenza nei confronti di don
Luigi. Oggi diventano sincera e commossa preghiera di suffragio.
La esprimiamo anche con le parole rivolte alla Vergine Maria con le
quali don Luigi chiude il suo testamento spirituale:
Maria, Madre mia, fiducia mia;
Maria, Madre di grazia e di misericordia,
proteggimi dal nemico e accoglimi nell’ora della mia morte.