Il nostro primo incontro, una mattina come tante, nella stanza dell

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Il nostro primo incontro, una mattina come tante, nella stanza dell
Spunti. 3
UNA BREVE STORIA
Antonietta Pia Falcone*
Il nostro primo incontro, una mattina come tante, nella stanza dell’ospedale ove eri giunta
il pomeriggio del giorno prima, perché stavi male, tanto male.
Ricordo i tuoi occhi vivaci, come vivace eri tu, il tuo terrore mascherato dalla raffica di
domande con cui ci hai accolto e uno sguardo che scrutava e studiava tutti noi. Io dall’altra parte
chiusa dentro il mio camice, seria, aria professionale, raccolgo il racconto della recente storia di
malattia con poche e scarne domande.
“Che persona insopportabile” il commento di qualcuno appena usciti.
Dopo qualche giorno di ricovero sono venuta presso il tuo letto per ottenere “il consenso
informato” alla terapia. Con precisione spiegai quello che era accaduto al tuo corpo e stranamente
le domande erano cessate, mentre tuo figlio maggiore, con aria di chi già sa, faceva domande e
richieste che avevano lo scopo di proteggerti e di ottenere ogni attenzione per te. Nulla doveva
essere trascurato, per la sua mamma, ci potevamo accontentare solo dell’ottimo e non del buono.
Impegnata a tenere testa, pazientemente, a questo figlio, non mi sono accorta che tu in
quel momento mi avevi scelto, eletta a medico di fiducia.
Nei mesi successivi mi cercavi, volevi parlare solo con me, in apparenza solo dei tuoi
sintomi e dei farmaci che eri costretta ad assumere. Mi domandavo allora cosa in realtà volevi da
me e perché mai tale predilezione visto che io non avevo smesso la mia aria da professionista che
cura la malattia del corpo, fino a quella mattina quando trattenendomi per mano mi hai
raccontato del tuo sogno avvenuto nel corso della notte e che mi aveva comunicato la tua paura
della morte.
Mi hai circondato negli incontri successivi di tanta stima, affetto e hai riservato per me un
posticino nel tuo cuore. Costringevi tuo figlio, quando stavi male o semplicemente declinavi di
stare male, ad accompagnarti in ospedale, informandoti preventivamente della mia presenza e
senza neanche prendere appuntamento. Bussavi alla porta della medicheria ed arrivava prima il
tuo sorriso e poi tu con tuo figlio visibilmente annoiato e immusonito.
Avevo sempre tempo per te, mi sedevo di fronte a te, ascoltavo, talora intervenivo, parlavi
di te, dei tuoi figli, di quella nuora da cui non ti sentivi amata, rare volte della malattia, dei suoi
sintomi, sembrava quasi non ti interessasse. Seguivi scrupolosamente la terapia prescritta.
Mi piaceva ascoltarti, ti vedevo perfino bella nonostante le tante rughe che solcavano il tuo
viso. Perché mi piacevi? Forse perché mi hai accolto e mi hai visto oltre il mio camice. Non sono
stata una figlia, non un’amica, né una confidente, semplicemente una persona a cui hai chiesto ti
porgesse il braccio per percorrere più agevolmente gli ultimi metri che ti separavano da Casa.
Emma se ne è andata una mattina di alcuni mesi fa e per uno strano gioco del destino, io
non ero là.
*Antonietta Pia Falcone: Medico specialista in Ematologia
71013 San Giovanni Rotondo
e-mail: [email protected]