Cover story - Flavio Briatore

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Cover story - Flavio Briatore
Nato il 12 aprile 1950 a
Verzuolo (Cn), Flavio Briatore
ha svolto vari lavori, da
assicuratore a gestore di
ristoranti fino a broker di
Borsa. Nel 1974 incontra
Luciano Benetton con cui
collabora per l’espansione
del marchio Benetton
negli Stati Uniti. Nel 1989
assume la carica di direttore
commerciale Benetton
Formula e successivamente
la direzione del team.
Nel 1998 lascia la Formula 1
per creare la Supertec
Sport, fornitore di motori.
Nel 2001 è incaricato
di dirigere la scuderia
Renault F1 Team. Lo scorso
anno ha acquisito la squadra
di calcio Queen’s Park
Rangers. Nel 2007 Forbes
gli ha dedicato la copertina
degli uomini più ricchi
al mondo e un’intervista
dal titolo La Dolce Vita
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Agosto 2008
© Gianni Giansanti, LAT Photographic and Marco Glaviano
Cover story
PIÙ IMPRENDITORI IN
POLITICA
INSEGUITO DAI PILOTI DI FORMULA 1, LUSINGATO DAI MANAGER, ADORATO DAI VIP E DALLE
DONNE. AVVERSATO DAI POLITICI, CUI PREFERIREBBE GLI IMPRENDITORI. FLAVIO BRIATORE DA VERZUOLO IN PROVINCIA DI CUNEO FINO A LONDRA
DI CHIARA GRIANTI
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Cover story
inglese che, a differenza di quanto accade nel nostro Paese, è molto
seguito sia per quanto riguarda la Premier League, corrispondente
alla nostra Serie A, sia per le serie minori, First Division (oggi chiamata Football League Championship) e Second Division, le serie
B e C. Ci sono squadre della Second Division in grado di attrarre negli stadi fino a 30/40 mila tifosi e la media nella Football League Championship è di 18 mila presenze negli stadi, allo stesso livello della Serie A.
Inseguito dai piloti di Formula 1 per i quali sembra avere un tocco
magico. Lusingato dai manager per la sua intraprendenza, che spazia dallo sport al fashion. Adorato dai vip, che fanno a gara per presenziare al suo Billionaire, e dalle modelle, almeno prima del suo incontro e successivo matrimonio con Elisabetta Gregoraci. Avversato dai politici, soprattutto quelli di sinistra con i quali spesso è entrato in conflitto. Flavio Briatore è l’uomo che si è fatto da solo, partendo da Verzuolo in provincia di Cuneo e arrivando fino a Londra,
città dalla quale dirige l’Ing Renault F1 Team e vigila sulla squadra
di calcio Queen’s Park Rangers, acquisita insieme a un gruppo di
amici, tutti rigorosamente nella classifica dei miliardari stilata da
Forbes. Ma Flavio Briatore è qualcosa di più, un vero e proprio marchio di successo e al tempo stesso una filosofia di business che ha nel
“metterci la faccia” e nell’impegnarsi sempre e comunque in prima
persona la sua massima espressione.
Geometra, maestro di sci, gestore di ristoranti, assicuratore, discografico, broker di Borsa, tutto questo prima dell’incontro con
Luciano Benetton. Che consiglio darebbe ai giovani che vogliono avere successo?
Cercare di conoscere nuovi luoghi e culture è la migliore formazione. Chi vuole avere successo, specialmente adesso con la globalizzazione, deve viaggiare. E poi magari fermarsi in un Paese dove c’è
possibilità di lavoro e meritocrazia.
E l’Italia non appartiene al novero di questi Paesi?
In Italia è molto difficile dare ai giovani delle opportunità, specialmente al Sud.
Ma cambierà il modo di concepire lo sport anche in Italia?
È necessario cambiare mentalità. In Inghilterra gli stadi sono sempre stati di proprietà dei club, inoltre i diritti televisivi sono divisi
tra le varie squadre in modo equo, solo una parte dei soldi è ripartita
anche in base ai risultati. In questo modo il calcio vive dello spettacolo che produce, se si è oculati. È possibile andare a break even, il
che mi sembra giusto. In Italia invece c’è una differenza enorme tra
le prime tre, quattro squadre e le ultime. Per cui i primi rimarranno
primi e gli ultimi resteranno ultimi.
A proposito ho letto che lei parla dell’acquisizione di Queen’s
Park Rangers come dell’iniziativa di un gruppo di amici, un sorta di club. È corretto?
Qpr è parte di un progetto e come tale ha la sua tempistica. Affinché fosse un’iniziativa piacevole e non impegnativa era necessario
che non ci disturbasse. Ecco perché siamo cinque soci. Questo significa che se dobbiamo investire una sterlina, quella sterlina è divisa per cinque. In questo modo l’impegno diminuisce e il divertimento aumenta.
In numerose interviste lei ha dichiarato che sono stati fondamentali per il suo successo l’incontro con Luciano Benetton e Bernie
Ecclestone. Che cosa gli hanno dato?
Nella vita è importante essere nel posto giusto, al momento giusto
e con le persone giuste. Luciano è un uomo che ha visione. Sono
convinto che quando tu sei vicino a una persona che ha visio-
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Dopo la Formula 1 ha investito nel calcio inglese creando una
cordata per l’acquisto del Queen’s Park Rangers. Lo sport è un
suo terreno privilegiato di investimento? O semplice passione?
Lo sport è un po’ passione e un po’ business. Ancora di più il calcio
Non è l’unica differenza tra Italia e Uk in termini di investimento sportivo.
In Gran Bretagna acquistare una squadra significa anche avere uno
stadio di proprietà, con la possibilità di sviluppo di real estate immobiliare intorno. Qui il calcio è un business, non la passione di
una persona che investe grandi fortune per avere piccoli ritorni.
NELLA VITA È IMPORTANTE ESSERE NEL POSTO GIUSTO, AL MOMENTO GIUSTO E CON
LE PERSONE GIUSTE. LUCIANO È UN UOMO
CHE HA VISIONE...BERNIE È UGUALE
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© Photo 4/LaPresse
QUALUNQUE
SOCIETÀ,
QUALUNQUE
BRAND È FATTO
DI PERSONE.
E LE PERSONE
SONO CIÒ
CHE DECRETA
IL SUCCESSO
O L’INSUCCESSO
DI UN’INIZIATIVA.
SCEGLIERE I COMPAGNI
DI CORDATA GIUSTI
QUANDO SCALI
UNA MONTAGNA
È FONDAMENTALE
ne magari non capisci, ma impari. Bernie è uguale. Un uomo che
già 15 anni fa parlava di realizzare il Gran Premio in Cina. Entrambi mi hanno insegnato in modo diverso che il punto di partenza di
un progetto è un pezzo di carta bianca. Tutti quanti hanno idee, ci
sono un sacco di persone piene di idee. Portarle a termine è un po’
diverso. Luciano e Bernie mi hanno fatto capire che si possono portare a termine.
Lei ha scoperto Michael Schumacher e Fernando Alonso. Questione di fortuna?
Di piloti ne abbiamo scoperti diversi, tra cui Jarno Trulli, Giancarlo
Fisichella, Heikki Kovalainen e Nelson Piquet, ma con Fernando
e Michael abbiamo vinto i mondiali. Dietro c’è molto lavoro, non
è che io sia il più fortunato. Ma se lavori con entusiasmo la fortuna
ti aiuta anche di più.
Come si fa a costruire un team vincente?
Qualunque società, qualunque brand è fatto di persone e le persone sono ciò che decreta il successo o l’insuccesso di un’iniziativa. Scegliere i compagni di cordata giusti, quando sali una monta-
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gna è fondamentale. C’è chi ti porta fino ai 1.000 metri, chi ti porta dai 1.000 ai 2.500 e chi sa usare le bombole d’ossigeno per scalare gli ultimi metri. Devi essere bravo a scegliere il team, a motivarlo, a viverlo ed essere con questo trasparente. Il successo ricade su tutti, per cui tutti devono essere complici e partecipi allo
stesso modo.
Qualche tempo fa ha dichiarato «In Italia è molto difficile capire chi lavora per il Paese. I politici hanno troppi clienti da servire e sono tutti clienti incazzati. Io non sono né di destra né di
sinistra, dico soltanto che in Italia non si governa». È ancora di
questa opinione?
Parlavo dei politici di estrema sinistra, ad esempio di Diliberto, e dicevo che la loro missione è quella di tenere incazzati i clienti. Abbiamo visto cosa è successo: l’estrema sinistra è sparita. Sono pochi
i politici che hanno lavorato un’ora nella loro vita. Berlusconi è un
imprenditore, è una persona che ha visione, ha avuto successo, è
stata sul mercato e ha fatto cose incredibili. Invece, normalmente
un politico non ha mai lavorato un’ora, non fa altro che mettere in
posizioni importanti i suoi amici.
Quindi chi è il politico ideale?
È colui che ha visione e concretezza. Sono convinto che Berlusconi, vista la larga maggioranza, possa fare le riforme. Non ci
sono se e ma. Abbiamo visto il buco del Comune di Roma sotto la guida di Veltroni. Per fortuna non gestisce il Paese perché
se creava un buco proporzionale a quello del Comune di Roma,
pensa dove andavamo. Quindi ben vengano i Berlusconi e i Tremonti, persone che sanno lavorare. Devono esserci più imprenditori in politica. C’è tanto da fare. Per esempio non mi sembra
normale che in Italia, nel Sud in particolare, non ci siano dei
porti. I politici ignorano il fatto che la diportistica vale circa 4
miliardi di euro. Costruire in meridione i porti oppure convertire aree di porti commerciali che esistono già e che sono completamente abbandonate rilancerebbe non solo la nautica, ma anche il turismo. Spero che il governo faccia qualcosa, perché peggio di così non si può.
Essendo impegnato attivamente nel turismo con il Billionaire in
Sardegna, il Twiga in Versilia, il resort Lion in the sun Thalaspa
Henri Chenot in Kenya, secondo lei cosa si dovrebbe fare per rilanciare il settore in Italia?
È necessario puntare sul meridione. Non è possibile percorrere la
Calabria e non trovare neppure un porto. Anche in Sicilia, a Taormina non c’è possibilità di attracco. La politica non capisce il valore del turismo. Se dobbiamo ristabilire il nostro Paese in una posizione importante il turismo è una priorità, proprio per la ricchezza dell’Italia, dai musei ai porti. Invece l’Alitalia è quello che è, le
Ferrovie sono quello che sono. Stesso discorso per le strade interne. Per cui dobbiamo essere ottimisti, ma è difficile essere ottimisti in questa situazione.
Del passato governo ha criticato l’avversione ai super ricchi (vedi
la tassa sul lusso). Ora il Pdl parla di Robin Hood Tax. L’Italia
non è un Paese per “paperoni”?
L’iniziativa di Soru è stata maldestra, un pedaggio insensato. Dovremmo agevolare le persone che lasciano le barche, non spaventarle e mandarle via. I grandi yatch cercano sempre dei posti in cui
ormeggiare in inverno. La Sardegna dovrebbe offrire un approdo
per tutte le grandi imbarcazioni e creare a Olbia e Cagliari le scuole e le strutture per l’equipaggio e le loro famiglie. Invece non è
così. Anzi, l’anno scorso ci sono barche che hanno avuto la visita della Guardia costiera, della guardia forestale e della Finanza e
dei Carabinieri. È una giungla di controlli e ci sono troppe autorità preposte. Basterebbe che tutte le verifiche fossero demandate
alla guardia costiera. In altri Paesi non appena approdi ti vengono
consegnati tutti i numeri per qualsiasi tipo di necessità, 24 ore su
24. Speriamo anche che i sardi che hanno votato Soru si accorgano che questa non è la direzione giusta.
Per quanto riguarda il marchio di abbigliamento Billionaire Italian Couture, quali sono le strategie in questo ambito?
Il progetto è partito da tre, quattro anni. Siamo presenti solo all’estero a eccezione di un negozio in Sardegna a Porto Cervo, perché la Sardegna per tre mesi è il posto più internazionale che c’è
in Italia. Siamo a Las Vegas, in Russia con tre negozi, di cui due a
Mosca e uno a San Pietroburgo. A settembre apriremo 15 negozi
tra cui un flagship a Londra, uno a Saint Moritz e uno a Marbella in Spagna. Il marchio è forte e continuiamo a puntarci in modo
diversificato, vuoi con l’abbigliamento vuoi con la discoteca. Durante il Gran Premio di Montecarlo abbiamo lanciato il terzo Billionaire (dopo Porto Cervo e Cortina D’Ampezzo, ndr) ed è stato un successo incredibile. Potenzialmente potremmo fare un villaggio turistico Billionaire. Prediligiamo la qualità che insieme al
prezzo e al servizio sono le chiavi del successo per il futuro.
La sua vita è un eterno spostamento. Qual è il suo viaggio ideale?
La cosa che mi eccita di più è quella di stare a casa. Il mio percorso
ideale è corridoio, salotto, televisione. Quando sono stato a Bora
Bora ho pensato che fosse fantastico, ma dopo aver fatto il giro del
mondo sette, otto volte la cosa che ti interessa di più è l’opposto:
non avere orari e fare le cose normali.
Ma Flavio Briatore va mai in vacanza? Dove?
Finché c’è la Formula 1 i week end sono impegnati. Quando i
Gran Premi finiscono c’è il Qpr, quindi i fine settimana liberi sono
veramente pochi. Sicuramente ad agosto trascorreremo dieci giorBP
ni in Sardegna.
LE PASSIONI DI BRIATORE
IL LIBRO
Leggo pochissimo, solo i quotidiani
IL FILM
Tutta la serie de Il Padrino di Francis Ford Coppola
LA MUSICA
Disco e pop, in particolare Gianna Nannini
IL PROGRAMMA TV
Ballarò
IL LUOGO
Kenya
IL PIATTO
Tutte le insalate, dalle più tradizionali a quelle un po’ esotiche
IL VINO
Petrus
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
A Miami stiamo realizzando un albergo in partnership con Cipriani. È un hotel di 500 suite e 80 appartamenti, cui è garantito il medesimo servizio dell’albergo. Oltre a Cipriani ci saranno altri cinque ristoranti, una spiaggia attrezzata e un lounge Billionaire. Consegneremo tutto nel 2010.
L’HOBBY
La mia barca
LA SQUADRA
Due: RenaultF1 e Qpr
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