Toponimi plurilingui in Trentino-Alto-Adige relativi alla vita

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Toponimi plurilingui in Trentino-Alto-Adige relativi alla vita
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Toponimi plurilingui in
Trentino-Alto-Adige
relativi alla vita
quotidiana
I
ESZTER RADÓ
L FENOMENO DEL BILINGUISMO E DEL PLURILINGUISMO È PRESENTE NEL MONDO, IN EUROPA E IN
ITALIA DA SECOLI, BASTI PENSARE ALL’EPOCA DI DANTE ALIGHIERI. IL PLURILINGUISMO SI PRESENTA
IN TUTTI GLI AMBITI DELLA VITA, PER ESEMPIO NEI NOMI DI LUOGO DELLE REGIONI VICINE AI CONFINI DELLO STATO.
In Trentino-Alto-Adige, nell’Italia Settentrionale, si trovano nomi di luogo bilingui o trilingui come conseguenza degli eventi storici succedutisi durante i secoli. Alla fine della prima guerra mondiale, da cui l’Italia uscì vincitrice, il Tirolo – appartenente alla Monarchia Austro-Ungarica fino a quel momento – venne diviso.
Il confine del Regno d’Italia veniva quindi a coincidere con lo spartiacque delle Alpi, anzi a superarlo nella conca di San Candido, come previsto dall’Accordo di Londra e suggellato dal Trattato di Saint-Germain. Il territorio venne formalmente annesso il 10 ottobre del 1920.
I toponimi sudtirolesi, in parte preesistenti e in parte del tutto creati o riconducibili ad antichissime e disusate radici latine, elaborati da ETTORE TOLOMEI in dieci anni di intenso lavoro dal 1906 al 1916 e raccolti nel Prontuario dei nomi locali
dell’Alto Adige1, furono ufficializzati con regio decreto nel 1923.
TOLOMEI nacque a Rovereto nel 1865, allora dominio asburgico, figlio di emigranti italiani. Nel 1906 cominciò la stesura del Prontuario, pubblicato poi dalla Reale Società Geografica Italiana nel 1916.
Al contrario di come spesso viene strumentalmente affermato, la toponomastica italiana dell’Alto Adige non è opera fascista, infatti la stesura avvenne ben prima dell’avvento di Mussolini al potere. Il Prontuario è l’unico elenco ufficiale dei
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toponimi sudtirolesi, nel senso che i decreti che vennero ad ufficializzarlo non sono mai stati aboliti.
Dopo quest’introduzione passo al mio argomento, al tema delle mie ricerche,
ai nomi di luogo del Trentino-Alto-Adige. Nel corso del mio lavoro ho usato ed uso
fonti varie per sapere di più dei toponimi e del loro numero. Ho considerato come
le opere più affidabili il Prontuario di ETTORE TOLOMEI ed il volume Die Ortsnamen
Südtirols und ihre Geschichte di EGON KÜHEBACHER2, perché le bibliografie si riferiscono più spesso a queste.
Il Prontuario di TOLOMEI contiene 16735 nomi di luogo, dei quali si sono già
occupati molti esperti sin dalla nascita dell’opera. I linguisti si sono interessati per
lo più ai metodi con cui i toponimi erano stati adattati, tradotti o cambiati da una
lingua all’altra. GIOVAN BATTISTA PELLEGRINI nel quattordicesimo capitolo dei suoi Studi storico-linguistici bellunesi e alpini cita ETTORE DE TONI – con cui per altro ETTORE TOLOMEI lavorava nella Reale Società Geografica Italiana – scrivendo che se il nome ha un significato intelligibile per la popolazione sopravvenuta, questa può tradurlo nella sua lingua e così formare il nuovo nome. Se il nome non ha significato
intelligibile per i nuovi venuti, questi potranno inventarne un significato per se stessi. Secondo DE TONI possiamo osservare casi in cui una popolazione crea il nome
dato dall’altra.3 JOHANNES KRAMER, studioso tedesco, menziona sette metodi individuati a questo riguardo: 1. lasciare immutato il nome locale nella forma ed ortografia della lingua straniera; 2. lasciarlo immutato nella forma locale con un adattamento ortografico alla grafia nazionale; 3. rendere ed adattare il toponimo locale (cioè dialettale) nella lingua e grafia della lingua straniera standard (cioè ufficiale); 4. eseguire la medesima operazione, ma adattando l’ortografia alla lingua
nazionale; 5. adattare la forma straniera alla fonetica della lingua nazionale; 6. tradurre il nome nella lingua nazionale; 7. impiegare due forme, una della lingua nazionale e l’altra nella lingua locale straniera.4
ETTORE TOLOMEI dovette prendere in considerazione il fatto che nel corso dei
secoli, quando i vari popoli erano migrati nell’Italia Settentrionale, si era sviluppata man mano una stratificazione di lingue. Per questo motivo trovò parole etrusche,
di origine retica (il retico è una lingua estinta con una parentela linguistica con l’etrusco), denominazioni celtiche, latine e tedesche medievali. Esistevano toponimi
che avevano già avuto una variante italiana sulle carte geografiche, soprattutto su
quelle militari, come disse anche TOLOMEI nella Prefazione del suo Prontuario5.
TOLOMEI mirava alla praticità e non alla perfezione accademica, traducendo i toponimi tedeschi e ladini in italiano. Possiamo classificare i toponimi presenti nel suo
elenco sotto molti aspetti. Il mio primo punto di vista è di carattere fonetico. Le altre
categorie riguardano aspetti morfologici. Ho messo nel primo gruppo i toponimi che
non sono veramente traduzioni, ma sono nomi adattati alla fonetica dell’italiano.
Per esempio: Toblach – Dobbiaco.
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Poiché i linguisti e gli esperti di toponomastica si sono occupati più raramente del
significato dei toponimi sudtirolesi, farò vedere le classificazioni seguenti con le de-
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nominazioni che contengono il nome di un mestiere o si riferiscono alla vita quotidiana del popolo. Ho trovato circa sessanta toponimi bilingui di questo tipo tra più
di 16000 nomi di luoghi. Nella seconda classificazione le forme tedesche e quelle
italiane corrispondono perfettamente l’una all’altra nel genere, nel numero e nel
significato e sono senza l’articolo.
Giesser – Fonditore
Fischer – Pescatori
Le voci tedesche ed italiane si presentano nei dizionari nel modo seguente:
r Fischer
r Giesser
fonditore m
pescatore m
Nel caso delle voci tedesche la r è la forma abbreviata dell’articolo determinativo
maschile singolare. Vale la pena ricordare che la forma singolare e quella plurale dei
nomi tedeschi Fischer e Giesser sono uguali, perché non ci sono segnate desinenze
del plurale; Giesser però è stato tradotto in italiano con la forma italiana singolare,
mentre il nome Fischer è stato tradotto con quella plurale. Nel caso delle voci italiane il genere è marcato con la m.
Questi mestieri furono senza dubbio importanti nelle varie epoche del passato dell’Alto Adige. Benché questa regione non abbia coste marine, ci sono molti
laghi e fiumi dove si andava e si va a pescare. Anche il lavoro dei fonditori è stato sicuramente importante, perché c’erano delle miniere e ci volevano fonditori di metalli preziosi, e naturalmente quelli di campane.6
Vediamo gli esempi di un terzo gruppo.
Jäger – Ai Cacciatori
Schneider – Al Sarto
In questi casi davanti alla variante italiana c’è una preposizione articolata, concordata in genere e numero. Il tedesco è una lingua che flette come l’italiano queste desinenze, però esse qui non appaiono. In Austria non è caratteristico dei toponimi avere davanti al nome una preposizione articolata. È caratteristico invece nei nomi di trattorie, locande o alberghi (per esempio: Hotel zur Post – «Albergo alla Posta»). Ma in
Alto Adige tra i toponimi tedeschi ce ne sono alcuni, come per esempio Auf den Kreuz
– «Alla Croce». Tra i toponimi italiani la preposizione caratteristica usata è la a, ho trovato solo due eccezioni: Nel Mondo Nuovo – In der Neuen Welt; Del Rio – Bachmann.
Tra i nomi di luogo italiani alcuni esprimono un rapporto di possesso, ma semanticamente in questi esempi si tratta soprattutto di un complemento appositivo o di relazione.
Hirtenhütte – Capanna dei Pastori
Halterhütte – Capanna del Mandriano
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I nomi dei mestieri sottolineati formano una parola con la parola capanna. Nel primo
caso il nome del mestiere è al plurale, nel secondo è al singolare. Questo fenomeno
non si vede nelle varianti tedesche. Nel caso dei nomi tedeschi possiamo parlare di
parole composte e nelle varianti italiane si tratta di complementi di specificazione.
Vediamo altri esempi di questo genere.
Holzwollfabrik – Fabbrica di lana di legno
Bauer – Maso del Contadino
Richter – Maso del Giudice
Nel primo esempio nella variante italiana vediamo un’apposizione doppia, mentre
in quella tedesca c’è di nuovo una parola composta. Questi esempi non contengono nomi di mestieri, bensì di un luogo che è in connessione con un mestiere. Nel
caso del secondo e del terzo esempio le varianti tedesche significano un mestiere,
le versioni italiane sono unioni di parole fatte con la parola maso. L’espressione maso è di uso dialettale e vuol dire «azienda agricola a conduzione familiare, comprensiva di casa d’abitazione, terreni circostanti e attrezzature tecniche per la lavorazione», come si legge nel Vocabolario di NICOLA ZINGARELLI7. Questo gruppo di
toponimi altoatesini è unico anche perché le varianti tedesche hanno una forma
sintetica e quelle italiane hanno una forma analitica.
La seguente coppia di toponimi è anch’essa interessante.
Schuster Spitze – Monte Scarpàro
Sia la versione tedesca sia quella italiana sono un’unione di parole, secondo le regole grammaticali delle rispettive lingue, però sono scritte in due parole in entrambi
i casi. Vale la pena menzionare la parola tedesca Spitze che vuol dire soprattutto cima mentre nella maggior parte dei casi per esprimere la parola monte si usa l’espressione Berg. In queste costruzioni si tratta di complementi appositivi. La parola scarpàro è di uso dialettale e sta per scarpaio.
Il sesto gruppo della mia classificazione ci fa vedere un fenomeno unico:
Sattler – Sella
Qui la variante tedesca è il nome di un mestiere, mentre quella italiana è il prodotto che viene dal mestiere.
L’ultimo gruppo contiene toponimi che hanno una sola versione, quella italiana.
Esempio: Passo dei Pastori
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Questo toponimo si riferisce alla via che i pastori percorrevano di solito.
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Nel futuro vorrei continuare le mie ricerche ed occuparmi dei metodi con i
quali i toponomi del Trentino-Alto-Adige vennero creati, cioè quando, come, da chi
e perché si formarono ed ebbero fortuna.
BIBLIOGRAFIA
KÜHEBACHER E., Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, Verlaganstalt Athesia, Bozen 1991,
Band 1.
PELLEGRINI G. B., Studi storico-linguistici bellunesi e alpini, Tip. Bongioanni di Belluno, Belluno 1992.
RADÓ E., Észak-olasz településnevek vizsgálata, (pubblicazione in corso) 2008.
TOLOMEI E., Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige (terza edizione), La Reale Società Geografica
Italiana, Roma 1935.
ZINGARELLI N., Vocabolario della lingua italiana (dodicesima edizione), Zanichelli, Bologna 1995.
FONTI
INTERNET
http://www.suedtirol-altoadige.it/infoturismo/toponomi/index.php
NOTE
1 E. TOLOMEI, Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige, La Reale Società Geografica Italiana, Roma
1935.
E. KÜHEBACHER, Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte, Verlaganstalt Athesia, Bozen 1991,
Band 1.
3 Cfr. G. B. PELLEGRINI, Studi storico-linguistici bellunesi e alpini, Tip. Bongioanni di Belluno, Belluno 1992.
4 Cfr. G. B. PELLEGRINI, op. cit., p. 361.
5 Cfr. E. TOLOMEI, op. cit., pp. 14–15.
6 Cfr. http://www.campanologia.org/pag/introsistemi.htm
7 N. ZINGARELLI, Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli, Bologna 1995, p. 1063.
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