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Rassegna stampa dai mass media regionali Anno II° - n. 11 Novembre 2006 Euro 1,55 L’impressione che se ne trae è che i piatti della bilancia della Giustizia si siano fortemente sbilanciati! Voci dal Sud 2 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Voci dal Sud ... ai quattro venti Periodico indipendente di Attualità, Storia e Cultura Rassegna stampa dai mass media regionali Reg. Tribunale di Palmi nr. 01/05 (fasc. 183/05) del 28/4/2005-2/05/2005 Fromo Editore - Rosarno (RC) casella postale 77 c.da Sella Badia 9 - 89025 ROSARNO tel. 333 6793434 - fax 0966 713165 Indirizzo Internet www.sosed.it e-mail: [email protected] Direttore responsabile ed editoriale Franz Rodi-Morabito Responsabile redazione, Patrizia Rodi-Morabito Compos. telematica, immissione internet, foto Mariasole Dalmonte e Michele Guardo Edizione telematica __________________ ABBONAMENTI (momentaneamente Omaggio) ordinario euro 15.50 sostenitore euro 26.00 enti/associazioni euro 26.00 Amici Voci dal Sud euro 52.00 Versamento tramite: Conto Bancoposta n.19810555 ABI 07601 CAB 16300 intestato a: Fracesco Rodi-Morabito (RC) PUBBLICITA’ - Tariffe modulo cmq 36 b/neuro 13* modulo cmq 64 b/neuro 26* modulo cmq 128 b/n euro 39* 1/2 pagina interna b/n euro 52* Pagina intera interna euro 100* * A colori + 20% (I prezzi si intendono per ciascuna uscita) Altri moduli o posizioni di rigore (1.a ed ultima pagina, ecc.): da convenire. Le inserzioni appaiono su Internet e su eventuale edizione cartacea Tutte le collaborazioni sono a titolo gratuito a meno di diverso accordo. Testi, foto ed altro, anche se non pubblicati, non vengono restituiti e divengo proprietà dell’editore che potrà utilizzarli anche su altre testate senza ulteriore consenso. I pezzi firmati sono riconducibili per la responsabilità sia civile che penale al firmatario dell’articolo. L’Editore ed il Direttore vengono così liberati da qualsiasi coinvolgimento. Foro competente: Palmi Voci dal Sud 3 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it o i r a 06 m 0 m 2 S o mbre e Nov pag. 4 - Editoriale: Libertà a senso unico pag. 5 - Le donne emancipate non solo sotto le lenzuola pag. 6 - «E’ stato uno sbaglio, questa sentenza sarà seppellita con ignominia». La Cassazione fa marcia indietro pag. 7 - Due Comuni “adottano” l’ex cartiera per ospitare gli extracomunitari pag. 8 - Si progetta lo “sbarco” dei rifiuti campani a Gioia Tauro pag 9 - Quel gigante che sbuffa veleni - Dalle canne fumarie dell’inceneritore una nuvola nera invade la Piana. Guasto o routine? pag. 10 - “Scusate, non ne sapevo nulla!” pag. 11 - Indulto, quando la legge non è uguale per tutti pag. 12 - Drogra, tamponi rubati, parlamentari coinvolti - E’ scandalo, ma perchè? pag. 14 - Lisa Caputo, una figlia oltre le nuvole pag. 16 - Il gatto? Vada nel portabagagli! (storia di ordinaria inciviltà) pag. 17 - Rosarno , treni e stazione ferroviaria - ancora successi pag. 18 - Calabria, ancora “buonasanità”! pag.19 - Buonasanità: «E’ finito nella Piana il mio lungo calvario» pag. 20 - E’ la radio, la più amata ! pag. 21 - Chiusura delle giornate micologiche pag. 22 - Anche in Calabria arriva il “satanismo”! pag. 22 - Riti blasfemi e messe nere nei cimiteri pag. 24 - Hemingway: Foschi i suoi trascorsi di guerra? pag. 25 - Programmi e prospettive per i beni culturali ed archeologici del comune di Rosarno pag. 26 - I siti archeologici di Oppido Mamertina e le loro grandi potenzialità pag. 28 - Avvistato un “ufo” nella Valle dei Templi Agricoltura pag. 29 - Il regno degli olivi piu’ grandi del mondo pag. 31 - Tratta di ulivi secolari estirpati al sud e trapiantati “ornamentali” al nord pag. 32 - Nasce in Calabria l’ Associazione Coltivatori Uliveti Storici (A.C.U.S.) pag. 33 - Gestione della “metcalfa pruinosa“ negli oliveti della Calabria Il Cafè degli amanti pag. 35 - Gaetano Grillea - Un poeta in vernacolo pag. 36 - Mimmo Cannizzaro mette nel carniere dei suoi successi anche un Premio Europeo pag. 37 - Sono morta pag. 39 - Come...quando...fuori...piove... (racconto scritto a molte mani) pag. 43 - “O NONNO “ Vignettopoli pag. 44 - Si è spenta la voce della nostra coscienza : Oriana pag. 45 - “MA ADESSO IO” COMPIE DIECI ANNI pag. 46 - Pedofilia? no grazie! pag. 47 - QUESTI NOSTRI…”FANTASMI” Voci dal Sud 4 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 Editoriale www.sosed.it Libertà a senso unico Franz Rodi-Morabito Voglio tornare sull’argomento “Libertà” che sembra essere appannaggio di alcuni e preclusa ad altri. E’ di questi giorni la virulenta polemica fra il mondo musulmano ed il Papa che in un suo discorso tenuto in Germania, ha pronucniato parole che a suo intendimento erano di pace e fratellanza fra i popoli e le religioni, mentre è stato interpretato (quanto capziosamente?) in maniera diversa da una parte del mondo islamico. Io non voglio entrare nel nocciolo della faccenda, ma solo operare alcune considerazioni di base. Purtroppo quasi tutti i giorni ci giunge notizia di una Chiesa Cristiana profanata, di un Sacerdote trucidato anche sull’altare mentre celebra Messa, di Suore violentate e/o uccise. Assistiamo così a qualche manifestazione verbale di dissenso, a qualche articolo di disappunto, a qualche flebile protesta del mondo occidentale. Succede poi che qualche sciocco disegni vignette contro Maometto, che qualche imponderato le indossi e le esibisca, che qualcuno “scopra” che fra gli affreschi di una Chiesa una figura che “potrebbe” essere allusiva in maniera negativa. Immediatamente scattano le reazioni virulente e feroci da parte di alcune frange che si scatenano procurando distruzione e morte, anche di persone incolevoli o, perlomeno, colpevoli solamente di professare la Religione Cristiana. A questo punto ci si attenderebbe che qualcuno alzasse la propria voce per far sentire il proprio dissenso (non con violenza perchè mai violenza ha portato alla pace), per difendere il proprio diritto inconfutabile di credere in qualcosa di diverso da ciò che credono gli islamici (con pieno diritto e meritandosi rispetto). La domanda che ci poniamo è perchè il mondo occidentale è appecoronato nei confronti del mondo orientale? Perchè nessuno osa far notare che mentre in occidente si fanno costruire le Moschee nei loro Paesi la Chiesa Cristiana è in condizione di semi clanestinità, o, perlomeno, in sommessa esistenza? Qualcuno sul forum di ViviCentro, nostro gemellato, ha avanzata l’idea che avendo l’occidente investito ingenti somme in quei paesi, si tema di mettere a repentaglio le somme e gli impianti colà realizzati. Ma questo sarebbe un difendere gli interessi nazionali e continentali (Europa) oppure i propri interessi? Io non sono un competente della materia, ma mi sembra che il Papa, ammesso che abbia sbagliato (forse avrebbe dovuto essere un poco più prudente e/o chiaro?) ha chiarito il significato del suo discorso, ha anche invitato i rappresentanti del mondo islamico a Castelgrandolfo per chiarire di persona, senza affidarsi ad intermediari, e per rinnovare il messaggio di unione e di pacifica convivenza dei vari Credo. Tuttavia, sembra, che la cosa non abbia calmato gli animi, non abbia pienamente soddisfatto gli interlocutori, non abbia in fin dei conti portato a casa il risultato sperato. Chiedono a gran voce che il Papa chieda pubblicamente scusa, che si genufletta, che si umili! Non mi pare di ricordare che un Capo di stato ci abbia mai chiesto scusa umiliandosi e sottomettendosi moralmente per un qualche evento avvenuto contro di noi (ultima la sortita di Puschin!). Ed allora il dubbio nasce imperioso ... non sarà lana caprina? non stiamo assistendo alla versione moderna della favola “Il lupo e l’agnello”? Ma perchè noi dovremmo assumere il ruolo di agnelli e gli altri di lupi? questo è un interrogativo che meriterebbe risposta da parte dei Capi islamici e musulmani. Voci dal Sud 5 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Il dubbio: siamo nel 2006 oppure nel 1006? Le donne emancipate non solo sotto le lenzuola La risposta di Angela Di Rienzo, Commissaria Pari Opportunità della Provincia di Vibo Valentia fromor Sarà la nostra età che purtroppo non è più verde, sarà il fatto che nella nostra vita ci siamo imbattuti, incontrati e scontrati con mille situazioni, mille teorie le più disparate ed assurde, ma non riusciamo a “scandalizzarci” più per niente, o quasi niente! Abbiamo perso, purtroppo, il sano gusto di indignarci e di scandalizzarci per discorsi strampalati e consideriamo questo nuovo nostro “status” un impoverimento del nostro spirito. Tuttavia, e con enorme nostra meraviglia (e piacere ritrovato), abbiamo letto su “Il Quotidiano”, prestigioso giornale regionale, una lettera in risposta all’avv. Calvetta, da parte di Angela Di Rienzo, che ci ha fatto sussultare e ritrovare il dolce sapore della meraviglia come una volta spesso ci capitava. Tuttavia ci è sorto l’atroce dubbio che, per un errore di datazione, noi non siamo in pieno anno 2006, bensì nel 1006 ... quando ancora “le donne avevano la coda” ! Ve la riportiamo integralmente sperando di farvi sussultare ed augurandoci che l’articolo de hoc sia stato mal espresso dallo stesore avv. Calvetta, cui la Di Rienzo allude, altrimenti avremmo ben poco per essere felici di essere uomini dal momento che per noi umini il tempo si è fermato al 1000! “Apprezzo molto l’idea della collaborazione con il Quotidiano dell’avv. Domenico Calvetta, che pure stimo molto. Ed è proprio in sintonia con questa manifestazione di stima che ritengo doveroso esprimere le sensazioni che a me sono derivate dalla lettura del suo articolo. Non potrei incontrarlo e non avergli prima manifestato tutto il mio disappunto per ciò che ho letto. Rispetto molto, infatti, la libertà di pensiero e di espressione ma rispetto in maniera altrettanto estrema il tumulto impetuoso che mi pervade allorché dissento dalle modalità di trattazione di alcuni temi a me molto vicini, nei quali credo molto e per i quali milioni di donne hanno combattuto. Scrivo, pertanto, di getto, solo per dare voce ad un cuore e ad una mente, i miei, che non condividono l’esaltazione di questo “nuovo ed impetuoso vento dell’est” che, per dirla con le stesse parole dell’estensore dell’intervento, “spazza via le scorie di una mentalità obsoleta”. L’espressione mi offende, mi umilia e nel contempo mi indigna, ritenendo che la mentalità mia e di quella della quasi totalità delle donne calabresi sia ben lungi dal potersi ritenere obsoleta, meritevole di spiacevoli e negative qualificazioni per il sol fatto (ciò è quello che dalla riflessione si evince) di non abbandonarsi indifferentemente alle più variegate relazioni sessuali, magari anche con uomini sposati. Nè ritengo che l’emancipazione femminile sia da ricongiungersi, così semplicisticamente, all’esigenza di “pensare, di comportarsi e di essere considerate come un uomo”: e ciò, soprattutto e/o esclusivamente in campo sessuale, visto l’unico argomento e le uniche allusioni trattate in articolo. Ciò che abbiamo sempre auspicato e sempre continueremo a perseguire è che, nel rispetto dell’identità femminile e della diversità dei sessi, vi siano per le donne le stesse condizioni costituzionali, giuridiche, sociali, etiche che vi sono per gli uomini e che tutti gli aspetti del vivere associato siano caratterizzati da assenza di subalternità e dipendenza in capo al genere femminile. Questo è ciò che vogliamo e non certo “poter pensare come gli uomini” e come gli uomini poter farfalleggiare, utilizzando la nostra sessualità anche a scapito di altre donne, mogli, compagne e figlie di famiglia. Non è trovare amanti a piè sospinto, sposati e non, che costituisce obiettivo della emancipazione femminile e fa di chi, come me, come noi donne calabresi che a ciò non ci abbandoniamo, donne dalla “mentalità obsoleta”, donne a Tuo dire “ancora frenate ed inibite da fattori religiosi, sociali e familiari”, donne non emancipate, al contrario di quelle dell’est. E mi offende che Tu abbia mutuato la sintesi del Tuo discorso, dalla nota comune delle risposte delle donne dell’ est: loro hanno riferito, a Tuo dire, che le donne italiane”..... fanno tutto quello che facciamo noi, ma di nascosto....”. alludendo, evidentemente, a relazioni poco sbandierabili per la sussistenza di contemporanei legami affettivi; Tu, dal canto Tuo, sintetizzi il quadro rappresentato dicendo che esiste un’emancipazione alla luce del sole (donne dell’est), ed un’emancipazione esercitata nell’ombra (donne calabresi), così confermando che per Te emancipazione significa solo spupazzamento sessuale ed indistinto, quello che noi, donne calabresi, eserciteremmo sì, ma nell’ombra, per via dei retaggi culturali che, appunto, non ci consentono di adeguatamente emanciparci, stando al passo con le donne dell’Est. Spero, avv. Calvetta., di aver travisato il Tuo articolo, di non aver attribuito ad esso - per mio limite - il significato che Tu volevi emergesse, perché, altrimenti, ove cosi non fosse, ove ciò che io ho colto dovesse corrispondere al Tuo sentire, beh... la sensazione è di estrema amarezza e di avvilimento! Tanto Ti dovevo, mi dovevo e dovevo a quelle donne che come me la pensano. Voci dal Sud 6 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Violenze alle donne e ruolo delle istituzioni «E’ stato uno sbaglio, questa sentenza sarà seppellita con ignominia» La Suprema Corte di Cassazione fa autocritica! Presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Vibo Valentia (il Quotidiano) Oggi attraversiamo una fase contraddittoria, in cui sembra manifestarsi una larga e violenta “reazione” contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile. La violenza fisica contro le donne può essere interpretata in termini di continuità, osservando il permanere di un’antica attitudine maschile che forse per la prima volta viene sottoposta a una critica sociale così alta, ma anche in termini di novità, come una “risposta” nel quotidiano alle mutate relazioni tra i sessi. La recente cronaca italiana ci ha offerto alcuni casi drammatici, eclatanti che rivelano anche modi diversi di accanirsi sul corpo e sulla mente femminile. Una ragazza incinta viene seppellita viva dall’amante, che non vuole affrontare il probabile scandalo. Un fratello insegue e uccide la sorella, rea di non aver obbedito al diktat matrimoniale della famiglia. Un immigrato pakistano uccide la figlia, aiutato da altri parenti maschi, perché non segue i costumi sessuali etnici e religiosi della comunità. In alcune città si susseguono episodi di stupro da parte di giovani immigrati ma anche di maschi italiani. Sono italiani gli stupratori di una ragazza lesbica a Torre del Lago. Italiano l’assassino che a Parma ha ucciso con otto coltellate la ex fidanzata, che perseguitava da qualche anno. Ultimo caso di una lunga scia di delitti commessi in questi ultimi anni in Italia da uomini contro le ex mogli o fidanzate, o contro compagne in procinto di lasciarli. A Roma da qualche mese, è polemica, forte, univoca, trasversale a tutti gli schieramenti politici, il mondo civile e gli esperti, contro la sentenza dei giudici della Terza Sezione penale della Cassazione per i quali lo stupro di una minorenne è meno grave se la ragazzina ha già avuto rapporti sessuali. Insomma, se non è vergine il “danno è più lieve”. Un verdetto choc, che immediatamente scatena reazioni di stupore e di condanna molto dure, finché in serata arriva anche una presa di distanza della stessa Corte di Cassazione: «E’ stato uno sbaglio, questa sentenza sarà seppellita con ignominia». Ed ora la parola ad associazioni: «La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo la parola come uomini. Assistiamo a un ritorno quotidiano della violenza esercitata da uomini sulle donne. Con dati allarmanti anche nei paesi “evoluti” dell’Occidente democratico. Violenze che vanno dalle forme più barbare dell’omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile». «Una recente ricerca del Consiglio d’Europa afferma che l’aggressività maschile è la prima causa di morte violenta e di invalidita’ permanente per le donne in tutto il mondo. E tale violenza si consuma soprattutto tra le pareti domestiche. Siamo di fronte a una recrudescenza quantitativa di queste violenze? Oppure a un aumento delle denunce da parte delle donne? Resta il fatto che esiste ormai un’opinione pubblica e un senso comune, che non tollera più queste manifestazioni estreme della sessualità e della prevaricazione maschile. La condizione della donna torna in modo frequente nelle polemiche sullo “scontro di civilta”» che sarebbe in atto nel mondo. Noi pensiamo che la logica della guerra e dello “scontro di civilta” può essere vinta solo con un “cambio di civilta” fondato in tutto il mondo su una nuova qualità del rapporto tra gli uomini e le donne. Si è parlato dell’esigenza di un maggiore ruolo delle istituzioni pubbliche, sino alla costituzione come parti civili degli enti locali e dello stato nei processi per violenze contro le donne. Si è persino messo sotto accusa un ipotetico “silenzio del femminismo” di fronte alla moltiplicazione dei casi di violenza. Chi lavora nella scuola e nei servizi sociali sul territorio denuncia poi una situazione spesso molto critica nei comportamenti degli adolescenti maschi, piu’ inclini delle loro coetanee femmine a comportamenti violenti, individuali e di gruppo. Forse il tramonto delle vecchie relazioni tra i sessi basate su una indiscussa supremazia maschile provoca una crisi e uno spaesamento negli uomini che richiedono una nuova capacità di riflessione, di autocoscienza, una ricerca approfondita sulle dinamiche della propria sessualità e sulla natura delle relazioni con le donne e con gli altri uomini. Bisogna quindi lavorare sugli adolescenti, così che la Commissione Pari Opportunità della Provincia di Vibo Valentia proporrà agli Istituti Superiori un programma di dibattiti e cineforum in cui è inserito anche questo tema, perché solo i ragazzi possono cambiare una società come la nostra che non è immune da violenze. Voci dal Sud 7 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Le Amministrazioni comunali di Rosarno e San Ferdinando affrontano il problema degli extracomunitari da sistemare nella “Piana” Due Comuni “adottano” l’ex cartiera Esiste anche un grave problema legale essendo questi extracomunitari illegali e non possono, quindi, nemmeno lavorare per sostentarsi Giuseppe Lacquaniti (Gazzetta del Sud) ROSARNO - È’ un esercito di disperati quello che si riversa ogni anno nella Piana, alla ricerca di un lavoro “qualsiasi”. Nel periodo della raccolta degli agrumi solo a Rosarno se ne contano circa 4000. Per sfuggire alla miseria dei Paesi d’origine sono costretti ad una vita d’inferno, anche nei tuguri più squallidi. Sono gli immigrati irregolari (comunitari ed extracomunitari) condannati a vivere ai margini, senza tutele legali, quasi totalmente avulsi dal contesto sociale e civile. Ci sono quelli che cercano di mimetizzarsi nelle campagne, altri invece occupano case e stabili abbandonati o in disuso, nel centro e nelle periferie. Per un verso sono considerati “corpi estranei”, presenze fastidiose da respingere, per l’altro risultano indispensabili per far sopravvivere l’asfittica economia locale. Senza questa manodopera a disposizione, l’agricoltura, già messa in ginocchio da endemici fattori di crisi, quali la contrazione dei mercati e la difficoltà a sostenere i ritmi della competitività a livello mondiale, andrebbe incontro al fallimento totale. Gli unici ad occuparsi di loro sono le associazioni del volontariato laico e cattolico. A Rosarno le Caritas parrocchiali e i Medici senza Frontiere. Proprio grazie all’incontro in Municipio con la responsabile di questi ultimi, Francesca Zuccaro, che fa presente le condizioni di estrema miseria di tanti infelici, il sindaco Carlo Martelli comprende che «è finito il tempo in cui si possono chiudere gli occhi e nascondere dietro l’ipocrisia delle parole» e si convince a riprendere una proposta lanciata dal Consiglio comunale del 23 dicembre 2004, all’indomani del brutale assassinio avvenuto in piazza Valarioti del giovane trentenne ucraino, Ihor Blyui, e cioè, «la realizzazione a Rosarno di un Centro di Aggregazione Sociale a favore degli extracomunitari e dei lavoratori provenienti dai Paesi dell’est europeo, che costituisca un punto di riferimento destinato ad attività di promozione socio-culturale e finalizzato alla realizzazione delle diverse forme di aggregazione sociale da offrire ai tantissimi immigrati stagionali, all’interno del quale possano trovare spazi da vivere all’insegna della socializzazione e della creatività, nonché del sostegno agli stessi per l’inserimento nel campo del lavoro e delle attività produttive» (Delibera di Consiglio Comunale del 23.12.2004). «Assieme al sindaco di San Ferdinando, Franco Barbieri, ho avviato un percorso – dichiara Martelli in consiglio comunale – per cercare di ottenere dal giudice delle esecuzioni un immobile pignorato, una vecchia cartiera, ubicata nelle adiacenze della seconda area industriale del Porto, ricovero da inferno di centinaia di extracomunitari, più volte mandati via dalle Forze dell’ordine». È in quella cartiera dimessa ed abbandonata che i due comuni deliberano di realizzare, se possibile, un Centro di Aggregazione Sociale. «Le problematiche emerse sono tali da far tremare le vene e i polsi – confessa Martelli -, per cui è necessario convogliare l’impegno di enti pubblici e privati per portare a definizione una iniziativa che non ha l’uguale in Calabria, attraverso la firma di un Protocollo d’Intesa, che vedrà assieme i comuni di Rosarno e San Ferdinando, il Consorzio Piana Sicura – che ci supporterà finanziariamente -, i Medici senza frontiere, l’Associazione Libera di don Ciotti e don De Masi, la Comunità Incontro di don Gelmini, le Caritas parrocchiali, l’Asl 10, supportata dal Volontariato Medici Laici e Cattolici». «Una strada piena di spine – prosegue il sindaco – perché si tratta di dare assistenza a migliaia di persone, di cui va alleviata la condizione di estremo bisogno in cui vivono». I comuni di Rosarno e San Ferdinando hanno già deliberato di impegnare la somma di 20.000 euro ciascuno per un primo intervento di bonifica all’interno ed all’esterno dell’ex cartiera. «Il passo successivo – spiega Martelli – dovrà essere quello di partecipare il 4 maggio del 2007 all’asta pubblica per tentare di acquistare l’immobile, sperando che il Consorzio Piana Sicura sia in grado di finanziare l’operazione, procedendo alla richiesta, indirizzata al Ministero dell’Interno, per la realizzazione di un progetto organico di ristrutturazione e riqualificazione dell’intera fabbrica. A ciò si aggiunga che le spese iniziali per far partire il Centro ammontano a circa 200.000 euro». Il sindaco Carlo Martelli: si tratta di dare assistenza a migliaia di persone per alleviarne i disagi Voci dal Sud 8 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Si progetta lo “sbarco” dei rifiuti campani a Gioia Tauro 35.000 tonnellate accumulate tra Napoli e provincia a Gioia Tauro sempre più probabile luogo di “distruzione” di MICHELE ALBANESE (Il quotidiano) GIOIA TAURO - Quante possibilità ci sono che una cospicua parte di quelle 35 mila tonnellate di rifiuti accumulate tra Napoli e provincia arrivino a Gioia Tauro, dopo essere stati trattati in un impianto di compostaggio? Tante. La ragione? Semplice: i rifiuti, dopo il loro trattamento, cioè dopo la fase di separazione tra la parte umida e quella secca e la conseguente trasformazione in balle di Cdr (Combustibile da rifiuto) hanno necessità di essere bruciati in un termovalorizzatore. E poiché quello di Acerra , l’unico previsto in Campania deve essere ancora completato, le possibilità che il Cdr prodotto in Campania arrivi a Gioia Tauro dove sorge l’unico termovalorizzatore del mezzogiorno d’Italia sono alte. Un’ipotesi questa che non è stata smentita da nessuno né in Calabria, né in Campania e, soprattutto, nemmeno da parte del commissario straordinario per l’Emergenza Ambientale della Campania, il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Della possibilità che una parte dei rifiuti possano essere trasferiti in Calabria se n’è discusso durante uno dei tanti incontri che si stano tenendo a Napoli. Non solo, sembra che nei giorni scorsi di questa possibilità siano stati interessati anche il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, e lo stesso assessore regionale all’Ambiente Tommasi, i quali avrebbero partecipato ad una riunione a Roma che si è svolta al Ministero dell’Ambiente e durante la quale sembra non si sia affrontata solo la nomina del successore di Alfiero, ma anche della possibilità che le regioni meridionali, compresa la Calabria, possano farsi carico dell’emergenza campana. La notizia, che comunque deve essere confermata, è filtrata ufficialmente dagli ambienti che seguono con particolare attenzione l’evolversi della vicenda del raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro. “Abbiamo appreso della missione romana di Loiero e di Tommasi - ha dichiarato il segretario comprensoriale della Cgil di Gioia Tauro Pasquale Larosa - e dei temi che sono stati affrontati, compresa quella dell’eventuale trasferimento in Calabria di migliaia di tonnellate di Cdr diretti all’inceneritore di Gioia Tauro. Una notizia che in qualche modo è stata confermata anche dallo stesso Bertolaso. Secondo noi - continua l’esponente sindacale che coordina il movimento anti-raddoppio insieme alle associazioni ambientaliste ed ai sindaci della Piana - si tratta, se tutto ciò verrà confermato, di un’ennesima umiliazione ed offesa nei confronti della Piana di Gioia Tauro e dei suoi cittadini. Inoltre, avvalora tutto quello che in questi mesi abbiamo sostenuto con insistenza e cioè che il raddoppio del termovalorizzatore non sarebbe servito solo bruciare i rifiuti prodotti in Calabria, ma anche quelli delle altre regioni meridionali. Ciò verrebbe confermato anche dalla recente presa di posizione del ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, il quale proprio nei giorni scorsi ha bloccato tutte le procedure per la realizzazione dei quattro termovalorizzatore previsti in Sicilia”. Per Larosa “è strano che il ministro blocchi la fase finale del ciclo di smaltimento dei rifiuti in Sicilia e invece, non blocchi il raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro per motivi analoghi e altrettanto gravi, come l’assenza della Valutazione di Impatto Ambientale sulla prima linea già in funzione”. L’eventuale arrivo di rifiuti a Gioia Tauro non potrà, dunque, non essere letta come un’ennesima provocazione per un territorio che è stato scelto come unico sito per lo smaltimento dei rifiuti regionale e interregionale. “Ci opporremmo con tutte le nostre forze - annuncia Larosa - per impedire uno scempio ambientale di proporzioni gigantesche che compromette non solo le risorse naturalistiche ed ambientali del territorio ma anche la salute dei cittadini ma anche lo sviluppo del porto e dell’area industriale adiacente. Avevamo già programmato per la fine di ottobre una grande manifestazione per ribadire il diritto del territorio a scegliere la sua vocazione di sviluppo e per porre concretamente all’attenzione del governo regionale e nazionale la complessa, emblematica e inquietante situazione nella quale sta per essere avvolta la Piana di Gioia Tauro. Le notizie di questi giorni renderanno ancor più tenace la mobilitazione di decine di migliaia di cittadini . Nella Piana - ricorda Larosa - oltre al raddoppio del termovalorizzatore, delle centrali a metano e del rigassificatore si stanno concentrando tutta una serie di impianti altamente inquinanti che il territorio non potrà certamente sopportare.” Voci dal Sud 9 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Quel gigante che sbuffa veleni m. a. (Il Quotidiano) GIAOIA TAURO - Rosarno (quartiere Bosco) Non appena le ombre della sera scendono e rinfrescano l’ambiente dall’afa di caldo ancora estivo, il polmone del gigante di cemento comincia ad eruttare colonne di fumo. La ciminiera del termovalorizzatore erutta quasi come un piccolo vulcano che brucia tonnellate di rifiuti. La bocca del forno alla sera è pronta ad ingurgitare quantitativi sempre più grandi degli scarti prodotti dall’uomo. I camion tutti a doppio cabinato dalle targhe incomprensibili si mettono in fila. Arrivano dopo aver percorso centinaia di chilometri. Valicano il cancello dell’impianto di contradada Cicerna ordinati come formiche e dopo aver depositato i loro carichi riprendono la strada del ritorno per poi caricare nuovi rifiuti e ripartire alla volta di Gioia Tauro. Lo smaltimento dei rifiuti della regione compie qui nella Piana il suo viaggio finale. Il termovalorizzatore di Gioia Tauro è rimasto l’unico in Calabria. Dell’altro, che doveva essere realizzato in provincia di Cosenza non se ne parla più. Mentre la Piana continua ad interrogarsi perché è stata scelta per realizzare il raddoppio dell’impianto in sostituzione di Bisignano e soprattutto perché non sia stata effettuata nessuna Valutazione di Impatto Ambientale ufficiale da parte del Ministero dell’Ambiente sulla prima linea già in funzione. I cittadini della zona continuano a chiedersi chi controlla le emissioni dell’inceneritore di rifiuti e se il filtro collocato alla ciminiera del forno sia quella che offre le maggiori garanzie sulla loro salute, non mancano coloro che avanzano dubbi sul corretto funzionamento dell’impianto. “E’ strano - dice Antonella, abitante di Contrada Bosco di Rosarno, una delle donne che nei giorni scorsi ci ha chiamati per esprimere le sue preoccupazioni sull’eventuale arrivo dei rifiuti anche dalla Campania -, che nessuno capisca i rischi che corriamo respirando le polveri, la diossina , i furani (scarti dei metalli pesanti, ndr) che emana il t e r m o v a l o r i z z a t o r e . ”Abbiamo sperato invano che l’assessore regionale all’ambiente venisse qui a sentire gli odori nauseabondi - le fa eco la signora Maria, una donna avanti negli anni con alle spalle numerose battaglie per il lavoro - per capire le nostre difficoltà e per darci assicurazioni sul corretto funzionamento di questo inceneritore di rifiuti”. Francesca è una delle giovani donne che diede vita al Comitato Civico ed è lei a lanciare un appello alle istituzioni locali ed al Prefetto di Reggio Calabria: “Avevano promesso che una volta entrato in funzione il termovalorizzatore ci avrebbero informato se i livelli di inquinamento fossero nella norma e nel rispetto limiti fossati dalla legge . Sappiamo che sono state istallate delle centraline di rivelamento ma non sappiamo cosa queste ultime rivelano. Abbiamo chiesto in Comune se hanno informazioni e ci hanno detto di non sapere nulla. A distanza di mesi dall’entrata in funzione dell’impianto noi cittadini che viviamo in queste zone vicine al termovalorizzatore non abbiamo il diritto di sapere quello che accade”. Il polmone del gigante ricomincia a fumare, come tutte le sere. Quali sostanze nasconde quel fumo nessuno lo sa. Ed è quello che questa gente vuole sapere. Dalle canne fumarie dell’inceneritore una nuvola nera invade la Piana. Guasto o routine? Voci dal Sud 10 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it “Scusate, non ne sapevo nulla!” Atremon Nel numero scorso abbiamo riportata la notizia che le OGR (Officine Grandi Riparazioni) di Saline di Reggio Calabria stavano per essere dismesse e gli impianti stavano per essere messi all’asta. Un durissimo colpo all’economia calabrese ed alla credibilità della regione. Immediata la reazione dei Sindacati e di alcune forze politiche che si sono rivolte al Ministro dei Trasporti, professore Bianchi (già Rettore dell’università di Reggio Calabria e recentemente assegnatario del Premio “Reggino distinto” che ha accettato dichiarandosi ormai “calabrese di adozione”). L’asta viene bloccata, rientra tutto, ma sconcertante è stata la risposta data dal Ministro: “Non ne sapevo nulla, non ero stato informato”.L’episodio, e soprattutto la risposta, ci ha fatto tornare in mente un altro episodio. Ricorderete che circa un annetto addietro abbiamo pubblicato una serie di articoli relativamente alla costruzione di un inceneritore nella contrada Lamia di Gioia Tauro. Una ubicazione assurda se si considera che la Lamia è un fiore all’occhiello per gli agrumeti e gli uliveti calabresi; che la Lamia è contigua alla contrada “Bosco di Rosarno” ove sono ubicati i più bell’ agrumenti di Clementine e alberi di ulivo secolari tanto da essere protetti dalla legge. Inoltre da considerare che ormai la contrada “Bosco” (parte in territorio di Rosarno e parte di Gioia Tauro) è ormai diventa una “città giardino” con belle ville, scuole, chiesa, asili. Insomma una Rosarno2 e Gioia Tauro-2. In più l’inceneritore è sorto proprio al centro della “Piana” che è zona ad altissima vocazione agricola e turistica essendo alle spalle della costa che da Palmi va fino a Nicotera. All’epoca, ma a costruzione ormai avanzatissima (fu inaugurato poco tempo dopo) molte le manifestazioni di protesta dei cittadini con nascita di virulenti “comitati spontanei”. Uno di questi Comitati di protesta contro l’inceneritore (e contro il paventato raddoppio degli impianti) ha visto come esponente di spicco l’ex Sindaco di Gioia Tauro. Per inciso, e facendo un passo indietro, va ricordato che la scelta del sito ove ubicare l’impianto era stato operato da quattro Sindaci della zona di omologa appartenenza politica, fra cui proprio l’ormai ex Sindaco di Gioia, lo stesso che oggi capeggia il Comitato contro l’inceneritore. Chiaramente la cosa ha molto meravigliato ed in una pubblica assemblea tenutesi presso l’Auditorium di Rosarno, dalla platea qualcuno ha rinfacciato all’ex Sindaco, ormai dall’altra parte delle barricate, l’avere scelto il luogo ed avere concesse le autorizzazioni necessarie per la realizzazione dell’opera. La candida risposta del Sindaco fu: “Io non ne sapevo niente, magari mi hanno fatto firmare ed io l’ho fatto senza accorgermene”.Ma ... giungiamo ai giorni nostri ed ascoltiamo la voce del nostro Presidente del Consiglio che dalla lontana Cina ci dice “Della faccenda Telecom non se so nulla, non sono stato informato”.Ma signoriiiii, andiamo! Non avete una scusa migliore che perlomento, oltre che danneggiarli, non umili l’intelligenza dei cittadini? Come potete sperare di essere creduti? Ci chiediamo se siete veramente convinti che ogni bagianata possa essere bevuta dagli italiani oppure è tale il disprezzo che ve ne infischiate se i cittadini ci crederanno o meno. Ci sarebbe un’altra ipotesi, ma la scartiamo perchè sarebbe molto lesiva dell’onorabilità del Ministro, del Sindaco, Del Presidente del Consiglio, tutte persone rispettabili nella vita privata e ben conosciute come persone serie e determinate. L’ipotesi scartata è: ma allora siete dei re travicello e tutto avviene senza che voi ne siate informati? Vi sembra possibile che la enorme struttura dell’inceneritore di Gioia Tauro sia sorta senza che le Autorità se ne accorgessero? Voci dal Sud 11 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 Legalia www.sosed.it Indulto, quando la legge non è uguale per tutti Francesco Kostner (Gazzetta del Sud) COSENZA – Un classico esempio di come la legge possa essere applicata in modo diseguale. Adottando “due pesi e due misure”. A favore di alcuni e a svantaggio di altri. Con la conseguenza di mettere in pratica scelte gravi e censurabili, tanto sul piano della tutela dei diritti soggettivi che della sostanza giuridica. Si presterebbe a questo tipo di valutazione, secondo il leader del movimento “Diritti Civili”, Franco Corbelli, e creerebbe soprattutto una vistosa contraddizione con il caso dell’ex terrorista Silvia Baraldini, la sentenza emessa nei giorni scorsi dalla Corte di Appello di Catanzaro, che ha rigettato l’istanza del detenuto Francesco V., 54 anni, in carcere in Calabria per scontare un cumulo di pena (due anni e 5 mesi), relativo ad alcuni reati commessi all’estero. I giudici di secondo grado hanno ritenuto inapplicabile, nei confronti di Francesco V. la legge sull’indulto, approvata la scorsa estate dal parlamento italiano. Ciò in quanto, viene evidenziato nella sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro, il provvedimento di clemenza, di cui hanno beneficiato molti detenuti in questi mesi, non può essere applicato per i reati commessi fuori del nostro Paese e successivamente riconosciuti, come previsto dalla Convenzione di Strasburgo del 21 marzo 1983 e dalla legge 257 del 1989. E’ proprio di fronte a questi precisi riferimenti che Corbelli sfoga tutta la sua rabbia: «E’ una sentenza ingiusta - afferma - che crea una clamorosa e inammissibile differenza tra il trattamento riservato all’ex terrorista Silvia Baraldini e questo sfortunato detenuto, il quale, tra l’altro, ha una figlia, che non riesce a vedere, gravemente ammalata e bisognosa di cure urgenti». Il leader del Movimento “Diritti Civili” ha chiesto l’intervento del Presidente della Repubblica, del Csm e del Ministro della Giustizia: «Voglio sapere perchè il “muro” della Convenzione di Strasburgo per qualcuno è invalicabile, per altri no; come sia possibile che una legge venga applicata in un modo per un personaggio “eccellente” e non valga, al contrario, per un povero cristo». Francesco V., si dice convinto Corbelli, ha diritto a lasciare il carcere: «Voglio sperare che si sia trattato di un errore - commenta il leader di “Diritti Civili” - perchè, diversamente, avremmo di fronte un caso di una gravità inaudita. Dovendo infatti scontare meno di tre anni (esattamente 2 anni e 5 mesi) avrebbe dovuto essere scarcerato un minuto dopo l’approvazione dell’indulto». Franco Corbelli Silvia Baraldini 12 Voci dal Sud Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Drogra, tamponi rubati, parlamentari coinvolti E’ scandalo, ma perchè? Franz Rodi-Morabito Un vero “sasso nel pollaio” la notizia che l’ equipe della trasmissione “Le Jene” avrebbero mandato on line una trasmissione con cui volevano indicare agli italiani che il 30% dei parlamentari italiani fanno uso di droghe. Anche io mi sono ritrovato avviluppato nel rigetto generale per cui ho scritto immediatamente un articolo (che ho poi cancellato alla luce di alcune considerzioni che faremo di seguito) nonchè molti msg sui vari forums nazionali. Indubbiamente molto discutibile il metodo seguito dai miei colleghi per reallizzare il servizio (ne è stata vietata la trasmissione dal Garante delle comunicazioni).Tuttavia diamo a “Le Jene” il merito di aver gettatto il sasso nello stagno ed aver fatto sì che le nestre impigrite menti si crogiolassero con noizie varie o di gossip. Queste le mie conserazioni che, giuste o sbagliate che siano, hanno diritto alla luce. Chi sono i mille Onorevoli? sono semplicemente mille persone +/- comuni prese “a campione” fra 70 Niente tende invece a milioni di italiani. v e rficiare l’immunità da In base a quali principi? mistero! si suppone fosse- d a l v i z i o d r o g a , a l c o o l , ro uomini di partito, uomi- gioco d’azzardo ecc. Alla fine eccoli qui questi signori che “il popolo sovrano” ha mandato a rappresentarlo pur senza conoscerlo (mi chiedo se qualcuno di voi si rivolgerebbe ad uno sconosciuto passante per consegnarli una somma e pregarlo di spedire per suo con un vaglia!). Ma torniamo all’Italia e ni fedeli, persone abili nel la Legge sulla droga. tramestare carte e Una serie di passaggi carticelle, persone con un b u o n s e g u i t o e l e t t o r a l e , (molto nebulosi agli italiagente che comunque, a chi ni che li hanno interpretato doveva sceglierle, ispirava sono come “to ut des”) ha portato ad una Legge che fiducia. Si è guardato all’epoca produce effetti contradditse fossero dei grogati? se tori ed immette/induce al fossero affetti da lebbra? reato). E’ possibile detenere se soffrissero di “piccole quantità” di droemorroidi? ... nient’affatto, questi erano risvolti asso- ghe per “uso personale”. Ma tornando a monte; lutamente inefficaci ai fini poichè in Italia sembra che elettorali. “I Mille” una volta elet- il 50% della popolazio sia ti vengono sottoposti a ve- drogata (palesamente e di rifiche, in varie forme e da nascosto) come si può creparte di vari Organi come dere che i nostri “Mille” la Commissione Elettorale sia fuori da questa percenpresso i Tribunali regiona- tuale? chiaro che ritrovereli, dalla Commissione Par- mo la percentuale rapprelamento, se ne verifica sul sentata anche fra i Parlapiano legale l’eleggibilità, mentari Altra considerazione: e ... sul piano piano Ad essere autorizzati a patrimoniale. Voci dal Sud 13 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it detenere la droga per uso personale, quindi non punibili, sono coloro che la detengono , non i venditori, gli spacciatori, i pushers che sono invece c o l p i t i d a dure leggi per quanto concerne il possesso per arne utile e la vendita al drogato tanto da essere considerti “fuorilegge”. Poichè a me non risulta che ancora la droga sia stata liberalizzata e venduta in appositi spazi assieme ai medicamenti da banco nei super market, mi chiedo colui che vuole acquistare la droga “per uso personale” a chi si rivolge? all’edicola? al salumiere? Chiaramente lo fa rivolgendosi a questi signori consideratri dalla Legge Italia “fuorilegge”. Se io incontrassi un latitante e me ne accompagnassi, o peggio, istaurassi un negozio di compravendita con lui sono immediatamente rinetuto “colpevole di reato di favoreggiamento personale, per cui sarei perseguito alla Legge che DEVE condannarmi. Tornado agli Onorevoli diciamo allora che dovendo acquistare la propria “quantità personale” essi “delinquono” una o più volte al mese? o danno incarico ad un loro “attachè” , facendolo delinque e configurandosi per l’Onorevole l’ “istigazione a delinquere” (ancora peggio!!). Ovviamente a nessuno fa piacere sapere che lo Stato cui è affidato il suo lavoro, la sua vita, la sua fa- miglia, sia gestito da persone dedite alle droghe, ma pensate, e ditemi come vi sentite, quando queste “mancanze” sono alla base di altre attività della nostra vita fisica giornalmente. Il terrore scatta, e ti gela le gambe, invece quando prendimo in osservazioni altri uomini che hanno in mano le nostre vite i maniere reale e materiale. Quando si rilascia una licenza di guida per autopulmanns di linea si richiede la dichiarazione di non essere utilizzatore di droghe ..., una licenza di guidatore di treni (oggi anche veloci e velocissimi), quando si rilascia una licenza di Taxi, un guidatore del Metrò, di trams di autobus urbano può bastare l’artocertificazione in base a cui il Medico, dopo, attesta l’idoneità del soggetto a quelle mazioni. A dire il vero non so se oggi si operano controlli diretti sui soggetti, ma può bastare? Ciacuno può iniziare a consumar droghe ed alcool dopo l’assunzione. In controlli debbono essere a scadenze ravvicinate e senza preavviso (basta un tampocino, ricordate?). A questi controlli vanno sottoposti tutti colora che hanno nelle mani migliaia di vite umane fra cui debbono esserci i politici perchè, sapete, sarà un vezzo, ma io gli uomini che guidano il destino mio, della mia famiglia, del mio lavoro ... li voglio quantomeno puliti! Ormai la droga è anche nelle scuole ove, pare, che si inzi a 13/14 anni Voci dal Sud 14 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Lisa Caputo, una figlia oltre le nuvole di pino bruno (Il Quotidiano) Lisa Caputo Nowak - più volte protagonista sulle colonne del Quotidiano della Calabria che l’ha seguita prima, durante e dopo la missione STS-121 dello Shuttle Discovery del luglio scorso, ritorna a far parlare di sé. Questa volta, ad occuparsi della astronauta italo-americana, in occasione della consegna del riconoscimento assegnatole dal GEI (Gruppo Esponenti Italiani) di New York, sono stati il Corriere della Sera, nella sua edizione online, con una breve intervista di Alessandra Farkas, e America Oggi con un articolo di Riccardo Chioni. In particolare, nell’articolo del Corsera pubblicato qualche giorno fa la Nowak racconta la sua esperienza spaziale durata 306 ore, 37 minuti e 54 secondi sulla navicella Discovery. Lisa Caputo Nowak, nell’intervista, dice a chiare lettere che si sente italiana al 100% e che ha tifato Italia nell’ultimo campionato del mondo, mentre era a bordo della Discovery. In Italia, Lisa ci vorrebbe venire al più presto, per visitare - dichiara - «i miei tanti parenti che vivono sparsi tra Aiello Calabro, Lucca, Catanzaro, Padova e Randazzo». Proprio da Aiello Calabro, un paesino collinare del basso Tirreno cosentino, discende la famiglia paterna dei Caputo. Era il 1913, quando il nonno di Lisa, Antonio Gensimone, all’età di appena di 5 anni, era partito dal piccolo paesino calabrese con i genitori Rosario e Cristina Bruni, alla volta degli States. Da allora, i Caputo si sono stabiliti nel Maryland, nella città di Rockeville, a 20 minuti di macchina da Washington, dove vivono attualmente i genitori di Lisa, la madre Jane Bonaventura, che è di origini siciliane, ed il padre Alfred. Lisa ora è diventata un ottimo ingegnere aerospaziale. Un mestiere carico di grandi responsabilità che tuttavia riesce a conciliare con quello di moglie (è sposata con Richard Nowak) e soprattutto di mamma di tre figli (Alexander, Katrina e Alyssa). D a l 1 9 9 6 l a v o r a a l l a Nasa pr e sso i l Johnson Space Center di Huston, una esperienza che l’ha portata ad essere inserita nella recente missione del Discovery Shuttle alla Stazione Orbitante Internazionale, nell’ambito della quale l’astronauta italo-americana è stata specialista di missione con il compito di guidare il braccio robotico per i lavori esterni alla navicella spaziale. Intanto, ad Aiello Calabro, luogo di origine del ramo Caputo, fervono i preparativi per organizzare una futura visita dell’astronauta alla quale sarà data la cittadinanza onoraria, probabilmente nella primavera del prossimo anno. Conosciamo i genitori di Lisa Caputo Nowak, Jane e Alfred Caputo, attraverso le email che ci scambiamo periodicamente. A loro abbiamo rivolto alcune domande. Dopo gli incidenti del Columbia e del Challenger, come avete vissuto questa esperienza di Lisa, prima e durante la missione STS-121? «I nostri timori, prima e durante la missione del Discovery (dal 4 al 17 luglio scorsi, nda), sono stati più o meno simili a quelli che, nel corso della vita di nostra figlia, abbiamo provato altre volte. Come quando da piccola provava a fare qualcosa di nuovo in cui avrebbe potuto farsi male. Naturalmente, nessuno di questi eventi si può confrontare con il lancio nello spazio, ma la risolutezza della Nasa nel correggere gli errori del passato ed evitare ogni tipo Voci dal Sud 15 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it di rischio per gli astronauti ci ha dato la giusta tranquillità». Quali sono stati i vostri pensieri e le vostre sensazioni durante la missione? «Chi ha guardato i video mandati in onda dalla Nasa, o letto le interviste, ha potuto rendersi conto del forte entusiasmo di Lisa. Si trattava della realizzazione del sogno della sua vita. I nostri sentimenti, nel condividere questo suo successo, sono stati di orgoglio e amore». Mentre a Cape Canaveral si aspettava il momento del lancio, eravate insieme ai genitori degli altri astronauti. Come avete vissuto questa esperienza? «I genitori e le famiglie di tutti gli astronauti sono uniti da un particolare legame. In quella occasione, abbiamo condiviso un’indescrivibile sentimento di comprensione e solidarietà che ci ha rasserenato». Signor Caputo, avete avuto modo di parlare con vostra figlia nel mentre era in orbita? «Siamo stati incollati agli schermi della Nasa Tv che trasmetteva le immagini dello Shuttle per tutto il tempo. A Huston, mia moglie Jane, assieme al marito di Lisa Richard ed i bambini, ha avuto la possibilità di una breve teleconferenza. Inoltre, potevamo regolarmente mandare e ricevere email. La possibilità di avere un continuo contatto con lei ci ha molto rassicurati». Verrete presto a visitare l’Italia e la Calabria e la Sicilia, regioni d’origine della vostra famiglia? «In Italia siamo stati una volta nel 1993. Ma abbiamo visitato il nord e del sud conosciamo solo Sorrento e Capri. Jane ed io saremo a Roma la prossima primavera, dal 18 al 25 marzo. Sarà l’occasione giusta per prolungare la nostra permanenza e visitare le città natali dei nostri nonni e genitori». Lisa Caputo Nowak è nata nel 1963, si è laureata nel 1981 alla High School di Rockville, nel Maryland. Ha conseguito un bachelor in scienza e ingegneria aerospaziale all’Accademia navale degli Stati Uniti nel 1985; mentre nel 1992, ha ottenuto un master in scienza nella costruzione aeronautica e di assistente tecnico aeronautico ed astronautico alla scuola postlaurea navale degli Stati Uniti. Dal 1996 lavora alla Nasa presso il Johnson Space Center, una esperienza molto importante che l’ha portata ad essere inserita nella missione del Discovery Shuttle. Voci dal Sud 16 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Il gatto? Vada nel portabagagli Ci riteniamo ancora un popolo civile? (da “Gazzetta del Sud” ) Esposto-denuncia contro autolinea La signora Beatrice Tomaino ci ha fatto pervenire un esposto-denuncia inviato alla Procura di Roma e al ministero delle Infrastrutture. «Io sottoscritta Beatrice Tomaino, nata a Rosolini (Siracusa) il 7 febbraio 1943, residente in Roma via Castel di Leva n. 254, espongo quanto segue: - il giorno 5 settembre 2006 verso le 6 del mattino dovendo rientrare a Roma dalle ferie estive trascorse presso la località calabrese di Riace Marina, mi recavo alla fermata degli autobus» di una ditta privata «sulla S.S. 106 (Jonica), in attesa dell’automezzo che svolge servizio di linea Reggio Calabria-Roma e sul quale avevo prenotato telefonicamente due posti, per me e il mio gatto appositamente custodito in una gabbietta; «- al momento di salire a bordo dell’autobus l’autista, con mia grande sorpresa e sconcerto, mi invitava a riporre la gabbietta con il gatto nel portabagagli, ovvero al chiuso, in assenza di luce e aria, nonché a una temperatura oltremodo insopportabile per qualsiasi essere vivente, tantopiù per degli animali domestici così delicati come i gatti; «- alle mie proteste l’autista e il bigliettaio rispondevano, con toni sarcastici, asserendo che loro erano “allergici ai gatti” e che comunque era prassi» della ditta «trasportare gli animali domestici nel portabagagli dell’autobus, alla stregua di qualsiasi valigia o borsa da viaggio; «- a seguito dell’atteggiamento fisico e delle espressioni verbali sempre più minacciose dell’autista e del bigliettaio, mi vedevo costretta ad abbandonare il proposito di salire sull’automezzo, con tutti i conseguenti disagi di una tale situazione così incresciosa. Per quanto sopra esposto, la sottoscritta chiede di accertare se la c.d. prassi» della ditta «di trasportare gli animali domestici dei viaggiatori nel portabagagli dei propri automezzi di linea non integri il reato di cui all’art. 544 ter c.p. e di punire l’eventuale colpevole». No, non è il nostro amato “Mirtillo” ma somiglia in maniera impressionante alla gattina che per 14 anni ha vissuto con noi facendoci cambiare le nostre abitudini di vita fromor Voci dal Sud 17 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Rosarno , treni e stazione ferroviaria Il comitato cittadino spontaneo scrive all’Amministrazione «Stazione, non c’è tempo da perdere» Giuseppe Lacquaniti (Gazzetta del Sud) Intanto giunge gradita la notizia che dal prossimo oraROSARNO – «Datevi da fare con tutte le vostre energie per rendere funzionali al massimo le infrastrutture rio invernale che andrà in vigore i primi di dicembre prosstradali di servizio alla stazione ferroviaria di Rosarno, simo, una nuova coppia di treni (Reggio Calabria-Bari via specie in vista della fine del 2007, quando entrerà in fun- Paola Cosenza e viceversa) avrà la sua fermata regolare zione la bretella di collegamento diretto con il Porto di nella stazione di Rosarno. Gioia Tauro». È questo il senso dell’appello rivolto, tramite lettera, al sindaco Carlo Martelli, al presidente del Consiglio Rositano e a tutti i capigruppo del Consiglio comunale, dal presidente del “Comitato cittadino per lo sviluppo e la valorizzazione della stazione ferroviaria di Rosarno” Gaetano Spataro, che invita i destinatari ad una comune riflessione per dibattere i più importanti problemi riguardanti lo scalo cittadino al fine di una loro spedita soluzione. Spataro sottolinea l’importanza dell’imminente apertura della nuova strada di collegamento tra il piazzale stazione e la Statale 18, per la quale ha tribolato per anni, assieme all’allora sindaco Lavorato, «per ottenere dalle ferrovie la concessione dell’attraversamento dello scalo merci», avvenuta per interessamento dell’ing. Teofilo, direttore delle Infrastrutture per il Centrosud, «che puntualmente ha mantenuto gli impegni assunti». Per tale strada di collegamento – che è stata finanziata con 400.000 euro del bilancio comunale nel 2004 dall’amministrazione Saccomanno ed appaltata nel settembre 2005 – il presidente del Comitato civico lamenta il fatto che, ancor prima di essere aperta al traffico (i lavori sono stati interrotti per consentire la costruzione di un piazzale per il posteggio delle macchine), risulta «ormai insufficiente per le esigenze cui andrà incontro, perché troppo stretta». Spataro propone pertanto all’Amministrazione comunale «se vuole essere coerente con i tempi e costruire la strada del futuro di prevedere, nel bilancio del 2007, lo stanziamento della somma per la costruzione di una nuova corsia, adiacente a quella esistente» che, posta in collegamento anche con via Industria, consentirebbe l’alleggerimento del traffico sulla statale 18. L’amministrazione comunale – conclude Spataro – “non deve distrarsi nemmeno un istante”, se vuole essere pronta per la fine del 2007, quando sarà ristrutturata la stazione e la bretella Rosarno-San Ferdinando Marittima (come da impegni assunti tra la Regione Calabria e le Ferrovie) consentirà il collegamento con il Porto di Gioia, a beneficio anche dei tanti lavoratori che potranno usufruire di una navetta, disponibile in qualsiasi momento, collegata con la stazione del porto (lo scalo di Rosarno), nella quale fermano i treni in ambo le direzioni». L’ultra moderno e funzionale interno della Stazione di Rosarno che per merito del Comitato spontaneo cittadino guidato ed animato dal prof. Spataro, passò da “disabilitata” a stazione di grande importanza 18 Voci dal Sud Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Calabria, ancora “buonasanità”! Ricostruito il bulbo oculare a un giovanissimo paziente Soddisfazione all’Unità operativa di oculistica diretta dal prof. Leone Antonio Condò (Gazzetta del Sud) LOCRI - All’Unità operativa di oculistica dell’ospedale, diretta dal primario Francesco Leone, si è brindato all’eccellente risultato ottenuto dopo un complicatissimo intervento chirurgico effettuato su un dodicenne cui è stato ricostruito il bulbo oculare seriamente compromesso dopo un incidente occorsogli durante le vacanze pasquali quando, nel raccogliere un pallone, il malcapitato si è procurato una ferita penetrante del bulbo con interessamento della cornea, del cristallino, dell’iride e della sclera. «Un eccellente risultato spiega il primario Leone - ottenuto grazie alla preziosissima collaborazione del prof. Pasquale Vadalà, di origini calabresi, direttore medico all’ospedale “Bambino Gesù” di Roma, uno dei pochissimi centri italiani di chirurgia oculistica pediatrica, ed alla sensibilità ed immediata disponibilità della Commissione straordinaria della nostra Azienda (questore Antonio De Luca, presidente, Ezio Pierotti e Massimo Nicolò, componenti, n.d.c.) cui non è mancata la collaborazione dei direttori sanitari Michela Macrì (per l’Azienda) ed Antonio Previte (per il presidio), del direttore del Dipartimento emergenza urgenza accettazione, Leandro Branca, e del direttore amministrativo Vincenzo Scuderi». Un’intesa perfetta tra le varie strutture, da quella sanitaria a quella amministrativa, una macchina ben funzionante i cui effetti non si sono fatti attendere. Il giovanissimo paziente, subito dopo l’incidente era stato efficacemente curato all’Unità operativa di oculistica di Locri; a distanza di tre mesi, considerati i risultati anatomo-funzionali ottenuti con le indagini strumentali eseguiti da un’affiatatissima equipe di cui fa parte anche Elisabetta Errigo esperta in ecografia oculare – si è proceduto alla ricostruzione del segmento anteriore dell’occhio. «Il caso presentava notevole gravità, perché l’atto chirurgico interessava molte delle strutture dell’occhio - spiega il prof. Vadalà - ma insieme al collega Leone abbiamo ritenuto possibile un certo recupero della funzionalità visiva e siamo intervenuti. Pertanto, trapanata la cornea per eliminare il leucoma (macchia) corneale, abbiamo eliminato tutto il tessuto fibrotico che si sostituiva all’iride. Abbiamo asportato la cataratta traumatica ed abbiamo impiantato un cristallino artificiale a fissazione sclerale; infine abbiamo trapiantato la cornea. Ottime le speranze sul futuro recupero della vista». Determinante la professionalità degli anestesisti (Putortì), afferenti al Dea, e «di tutti i miei collaboratori della sala operatoria e del reparto che mi seguono con passione ed esperienza nel lavoro quotidiano», dice il primario Leone per il quale certi risultati si ottengono solo se ognuno crede nel lavoro di squadra. Un particolare “grazie” rivolge al prof. Vadalà, «sempre disponibile, soprattutto quando c’è da intervenire nella sua terra». Comprensibile gratitudine verso tutti, «dal personale ausiliario a quello medico e paramedico» da parte della signora Carmela, mamma del piccolo paziente, che dice di avare «incontrato persone splendide grazie alle quali il mio bambino tornerà normale». Nella sanità della Locride avviene anche questo, per fortuna! Voci dal Sud 19 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it «E’ finito nella Piana il mio lungo calvario» La testimonianza di un uomo colpito da “Pemfigo vulgaris” e salvo grazie a un medico dell’Asl 10 Vincenzo Scionti (Il Quotidiano) CITTANOVA - Sono uno dei tanti emigrati calabresi che da oltre 15 anni si è trasferito da Cittanova a Genova per ragioni di lavoro. In questi anni, spesso ho incontrato molti concittadini che giungono a Genova in cerca di quelle cure che non riescono a trovare nelle realtà Meridionali. Il mio caso potrebbe essere l’eccezione che conferma la regola, ma ritengo che così non sia, anche perché dalla mia esperienza, ho avuto modo di vedere altre persone soddisfatte dei servizi offerti dalla sanità pubblica calabrese. Tutto ha inizio nel mese di Dicembre 2005, con un banale mal di gola che mi causava una accentuata raucedine. Dopo un mese circa, mi sono comparsi dei rigonfiamenti rotondeggianti sul cuoio capelluto con fuoriuscita di un liquido verdognolo maleodorante. Allarmatomi da queste manifestazioni, mi sono sottoposto a visita specialistica presso l’Orl e Dermatologi, sia in strutture private che Pubbliche. Puntualmente mi veniva prescritta una terapia da seguire a casa, spesso a base di antibiotici, ma tutte le volte non facevo altro che registrare soltanto un lieve miglioramento che durava due o tre giorni, per poi ritornare a soffrire terribilmente i sintomi della malattia. Per ben due volte sono stato costretto a recarmi al pronto soccorso dell’ospedale e anche in queste occasioni, mi venivano somministrati dei farmaci e venivo dimesso. Questo calvario è durato fino al mese di Luglio quando, assieme ai miei figli e mia Moglie, abbiamo deciso di ritornare al mio paese natio, Cittanova, per un periodo di ferie. Mi trovavo in una condizione veramente disastrosa, avevo perso 20 chili di peso corporeo e non riuscivo a deglutire a causa delle numerose ulcere che continuavano ad essere presenti sia sul palato che in gola la notte era un inferno e il sonno era diventato un ricordo molto lontano. Dietro consiglio del Medico di famiglia dei miei familiari, la Dr.ssa Caterina Iamundo, mi sono rivolto ad un Medico specialista in dermatologia, il Dr. Giuseppe Ribuffo, che lavora presso l’Ospedale di Polistena. Sin dal primo momento è riuscito ad inquadrare la malattia e senza alcun ombra di dubbio mi ha detto che si trattava di una patologia autoimmune denominata “Pemfigo Vulgaris”; una grave malattia che richiedeva una lunga cura (almeno sei mesi), con una terapia farmacologia associata a una forte dose di cortisone. Ho iniziato la cura con quattro flebo giornaliere per combattere lo stato di disidratazione in cui mi trovavo e, giorno dopo giorno ho ritrovato la voglia di vivere. Mi sentivo rinascere, incominciavo a deglutire e riuscivo persino a consumare qualche pasto. Trascorsi i primi trenta giorni, seguito puntigliosamente dal Dr. Ribuffo, anche telefonicamente e in orari non usuali, ho ripreso a vivere in condizioni quasi normali. Oggi, continuo la cura a Genova, presso l’Istituto Dermatologico Universitario, dove hanno confermato la terapia che sto facendo ma, personalmente non finirò mai di ringraziare il Dr. Ribuffo che, nonostante i pochi mezzi a disposizione, è riuscito a salvarmi la vita facendomi rinascere per la seconda volta. Questo caso emblematico, a mio modo di vedere, dimostra che anche in Calabria lavorano professionisti seri e adeguatamente preparati che a volte lavorano in silenzio e aspettano che qualche gestione attenta ai bisogni dei cittadini si accorga di loro e li valorizzi nella giusta misura, anche perché i viaggi della speranza dei meridionali, quasi sempre vengono gestiti ed affrontati da Medici meridionali che si sono affermati e vivono al nord Italia. Spero che il mio vissuto, possa essere utile a far capire che non è vero che solo al nord si risolvono i problemi di salute, nel mio caso, sono stato salvato in una stanzetta dell’Ospedale di Polistena da un professionista che ha dimostrato di superare tutti quegli specialisti che in una città come Genova non sono riusciti a fare una diagnosi giusta. GLI EPISODI CHE ANDIAMO PUBBLICANDO DA TEMPO DIMOSTRANO CHE “BUONASANITA” E “MALASANITA” SONO OVUNQUE IN CALABRIA ESIMI PROFESSIONISTI LAVORANO NELL’OMBRA OTTENENDO RISULTATI ECCELSI ! Voci dal Sud 20 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it E’ la radio, la più amata ! ( Ansa ) La radio e’ il media piu’ diffuso al mondo, ma anche quello a cui gli italiani sono piu’ legati e, in alcuni momenti della giornata, assume un ruolo particolare, come di notte: in media un Italiano su cinque rimane in ascolto fino a mezzanotte, ma anche a notte fonda il popolo degli ascoltatori é sintonizzato, con 5 milioni di ascoltatori che si registrano tra le 23 e le 3. Le ragioni di questo successo by night sono le emozioni e le sensazioni che la radio riesce a suscitare, soprattutto nelle ore notturne (57%). Intima (46%), in grado di trasmettere calore (41%), ma anche liberatoria e sensuale (35%): questi sono solo alcune delle emozioni che si associano alla radio notturna di cui sono e sono state protagoniste alcune delle voci piu’ amate dal pubblico ed entrate nel mito, come emerge da uno studio promosso dal Tivoli Radio Watch, osservatorio internazionale sul mondo della radio, sui suoi protagonisti e sugli ascoltatori. Lo studio, condotto in occasione del 100esimo anniversario della nascita dell’entertainment radiofonico, e’ stato realizzato in base all’analisi dei dati di ascolto della radio nelle fasce notturne e accompagnato da 60 interviste a psicologi ed esperti che hanno condotto 4 focus con uomini e donne che ascoltano abitualmente la radio. Ecco allora il panorama degli appassionati della radio by night: in primo luogo i giovani adulti (tra i 18 e i 34 anni), le diverse reti si contendono l’attenzione di 2 milioni 600 mila di loro. Al secondo posto tra gli affezionati ci sono gli adulti (dai 35 ai 64 anni) che in media sono 1 milione 400 mila. Si tratta in prevalenza di un pubblico maschile (circa 3 milioni gli ascoltatori della radio notturna), anche se sono quasi 2 milioni le donne che ascoltano la radio tra la mezzanotte e le 6 di mattina. Il successo si deve al fatto che la radio puo’ essere ascoltata in ogni luogo e mentre si sta facendo altro, (41%). In realta’ per il 57% la chiave del successo va ricercata nelle emozioni e nelle sensazioni che riesce a suscitare. E di questo l’elemento fondamentale e’ la voce dei conduttori (53%), molto piu di musica (25%) o informazione (17%). Quello che emerge e lo stretto rapporto che si crea tra l’ascoltatore e la voce della radio di notte (61%). Tra gli elementi che emergono nel rapporto tra la radio notturna e l’ascoltatore, c’é il senso di intimita’ (46%). Non solo, questo rapporto che si instaura con la voce crea un forte calore ed empatia (41%). L’assenza di immagini unito al potere evocativo della voce, poi, ne fa un vero e proprio strumento liberatorio (38%). Non a caso la radio riesce ad essere molto piu’ trasgressiva di qualsiasi altro media e sono in molti, per il 35% degli esperti, a giudicarla sensuale, ma c’e anche chi la vive c o m e consolatoria (29%). Tutti elementi che si aggiungono a quelle che sono le caratteristiche che vengono normalmente associate alla radio, come la compagnia (48%), il divertimento (43%) e il relax (39%). Voci dal Sud 21 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it ARSSA CESA N° 7 PIANA DI GIOIA TAURO ROSARNO Chiusura delle giornate micologiche Rosario Franco Giffone – La Sagra del fungo di Giffone, ha chiuso i battenti con le iniziative dedicate alla gastronomia. L’interessante due giorni dedicata alla micologia, è stata preceduta sabato 21 ottobre, nell’Oratorio San Bartolomeo, da un convegno organizzato dall’Associazione Culturale e Micologica Giffonese, i cui lavori sono stati coordinati dal giornalista Umberto di Stilo. Il convegno è stato aperto dal Sindaco di Giffone e Presidente dell’Associazione, Antonio Albanese, che ha salutato e ringraziato i presenti per la partecipazione. Per l’Università Mediterranea di Reggio Calabria sono intervenuti il Prof. Giuseppe Bombino del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroforestali e Ambientali ed il Prof. Giuliano Menguzzato docente di Selvicultura, che hanno illustrato un programma di miglioramento microambientale per aumentare la produzione micologica. Il micologo Dr. Vittorio Capocasale ed Eugenio Porcelli vicepresidente della Confederazione Micologica Calabrese, hanno parlato di tossicologia e più in dettaglio degli aspetti tossicologici ancora poco studiati, quali l’avvelenamento da accumulo. La direttrice didattica, Dr.ssa Concetta Manduci, ha posto l’attenzione su scuola e valorizzazione del territorio. Nel suo intervento il geologo Prof. Giuseppe Mandaglio ha fatto il punto sullo “stato dell’arte” della “Sagra di Giffone” a quindici anni dal suo esordio, dal tanto già intrapreso alle prospettive future. Il Dott. Antonino Tedesco responsabile del SIAN A.S. 10 di Palmi ha illustrato le tecniche che ogni buon raccoglitore di funghi deve seguire. La Dr.ssa Pia Rispoli, divulgatore agricolo dell’ARSSA, ha infine esposto i progetti avviati per la valorizzazione commerciale dei funghi di Giffone. Durante la giornata, è stata presentata la fiaba “La leggenda dei funghi colorati”, con l’intervento dell’autrice Perla Panetta e della giornalista Isabella Lo Schiavo e sono stati premiati gli alunni vincitori del concorso: “I funghi velenosi: imparare a riconoscerli per evitare di consumarli”. Il convegno, a cui hanno partecipato numerose personalità del mondo politico e culturale, si è concluso con l’intervento della Dr.ssa Marcella Palermo, dell’Ispettorato micologico A.S. 10 di Palmi e socia dell’Ass. Cult. e Mic. Giffonese, che ha trattato il tema della tossicità dei funghi spontanei ed ha auspicato una maggiore sinergia tra gli operatori pubblici e privati, per meglio individuare strategie volte allo sviluppo integrato del territorio. Molte sono state le iniziative a cornice dell’attività convegnistica. Le scuole giffonesi hanno allietato la giornata con musiche e poesie. Sono state offerte le specialità gastronomiche a base di funghi preparate dalla Scuola Alberghiera di Polistena tra musiche e coreografie offerte dal gruppo folcloristico locale. Voci dal Sud 22 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Anche in Calabria arriva il “satanismo”! Denuncia del Vescovo contro le sette sataniche Arcangelo Badolati (Gazzetta del Sud) COSENZA – Diaboliche sette. L’arcivescovo Salvatore Nunnari non riesce a celare le sue preoccupazioni. Osserva la sala affollata di giornalisti, prende la parola, ringrazia i carabinieri per quanto fatto, ma appare turbato. L’operazione che ha restituito alla chiesa calabrese i “bambinelli” rubati ad agosto gli ha ridato fiducia e speranza ma, purtroppo, all’orizzonte, si profila un ben più inquietante problema. Dietro l’apparente paciosità della provincia cosentina, cresce, infatti, strisciante e pericoloso, un altro oscuro fenomeno: il satanismo. L’alto Prelato ne accenna nel suo discorso facendo riferimento alla celebrazione di messe nere e al furto di ostie consacrate. Poi si stoppa. Volutamente. Il tema è delicato. Dopo la conferenza stampa, però, chiarisce alla Gazzetta le ragioni delle sue preoccupazioni. «Il furto dei “bambinelli – afferma mons. Salvatore Nunnari – è opera di ladri che hanno agito su commissione. Ladri ben individuati dai carabinieri. Io, in questo momento, sono seriamente preoccupato da gravi episodi ancora più inquietanti dei furti sacrileghi. Mi riferisco a vicende che si sono registrate a Cosenza e nel Paolano. Vicende che ci confermano l’esistenza di scenari fino a pochi mesi addietro solo ipotizzati». Di che si tratta? «Mi riferisco al satanismo che sembra aver preso piede in terra calabria. Il ripetuto furto di ostie è il primo segnale che abbiamo registrato. Alla sacrilega profanazione dell’Eucarestia sono purtroppo se- guiti altri fatti ancora più preoccupanti». Per esempio? «Abbiamo trovato delle strane tracce nelle cappelle di due diversi cimiteri, riferibili alla celebrazione di messe nere. Tracce accompagnate da atti vandalici compiuti contro arredi sacri. Non mi faccia dire altro». Avete raccolto testimonianze dirette di gente coinvolta in riti diabolici? «Ho avuto, non nel segreto della confessione, testimonianza diretta del fenomeno da persona affidabile, seria e credibile. È accaduto proprio nei giorni scorsi». L’Arcivescovo non aggiunge altro. Mons. Salvatore Nunnari è un uomo abituato al silenzio e alla preghiera. Il fatto che abbia deciso di svelare pubblicamente le sue preoccupazioni lascia però intuire la vastità che il fenomeno del satanismo sta assumendo. Riti blasfemi e messe nere nei cimiteri Lo spettro del maligno. Incalzato e mediaticamente esorcizzato dall’arcivescovo Salvatore Nunnari. Il presule ha pubblicamente svelato l’esistenza di riti blasfemi compiuti all’interno di cappelle cimiteriali, riferendo pure d’aver personalmente raccolto la testimonianza di un uomo che fornirebbe un inquietante quadro sull’oscuro mondo delle sette. Quando un religioso della statura di mons. Nunnari decide di rompere il silenzio su un tema così delicato, significa che il fenomeno del satanismo ha ormai assunto dimensioni preoccupanti. Furti sacrileghi, tombe profanate, tracce di messe nere, strane processioni d’incappucciati che evocano sabba notturni, scritte inneggianti al demonio sulla superstrada silana: l’ombra del Male sembra in effetti allungarsi sinistramente da un capo all’altro del Cosentino. Gli ultimi gravi episodi sono avvenuti a Paola e Crosia dove sono state rubate, nottetempo, nell’agosto scorso, le ostie consacrate custodite in due diverse chiese. Quattro mesi prima a Trenta, nella Presila, qualcuno aveva fatto un’analoga irruzione in una struttura religiosa rubando le pissidi con le ostie e bevendo, in segno di spregio, il vino usato per celebrare la Eucarestia. Una parrocchia di San Giovanni in Fiore, lo scorso anno, ha invece affisso nella bacheca un numero verde “antisetta” (800. 228.866) dopo che nella città silana s’erano verificati preoccupanti episodi. Nella nostra provincia il fenomeno del satanismo appare dunque più diffuso di quanto si possa immaginare. È tuttavia possibile tentare di ricostruire una mappa della presenza degli adoratori del principe delle tenebre solo esaminando le segnalazioni di casi “sospetti” che si sono verificati negli ultimi anni. Partiamo proprio dal capoluogo bruzio. Nell’aprile del 1999 venne compiuto un atto sacrilego in danno di una chiesa di Cosenza. Qualcuno, dopo essersi introdotto in pieno giorno nella parrocchia di San Pietro e Paolo in via XXIV maggio, pose in essere, per la terza volta in pochi mesi, un gesto blasfemo. Bruciando la tovaglia dell’altare e un libro di scritture sacre. A metà degli anni ’90, invece, tracce di messe nere vennero trovate in un vecchio edificio di Cerisano, ai piedi di Monte Cocuzzo, nelle campagne di Montalto Uffugo, a Pianette di Rovito continua pagina successiva Voci dal Sud e a Bonifati. Nella primavera del 2003 atti vandalici di indubbia interpretazione, furono invece compiuti in una necropoli di Terranova da Sibari. I diabolici vandali bruciarono corredi funerari e resti umani. Ancor più grave quanto accaduto, più o meno nello stesso periodo, a Cassano. Dove una cappella cimiteriale, risalente ai primi dell’Ottocento, fu violata, le tombe profanate e le ossa degli scheletri disseppellite e buttate alla rinfusa tra le lapidi. Con lo scempio aggiuntivo dei teschi coperti da escrementi. Il 14 aprile del ’99, sempre a Cassano, resti umani vennero rinvenuti dentro una busta di plastica, in località “Madonna delle Grazie”. Vicino, tracce evidenti di un falò. Nell’ultimo anno sono giunte segnalazioni inquietanti da tre zone della provincia: Castrovillari, Belvedere Marittimo e San Giovanni in Fiore. Partiamo dall’area del Pollino dove il ritrovamento di resti umani, nel corso d’un intervento per lo spegnimento d’un incendio boschivo, il 25 agosto 2004, in contrada “Calcinaia”, nel comune di Morano Calabro, ha spinto gli stessi inquirenti a ritenere concreta la possibilità della presenza d’una congrega di satanisti. Un’ipotesi corroborata dalla mancata identificazione del cadavere, orrendamente mutilato, e da altri episodi che nell’arco di pochissimo tempo hanno mirato la quiete delle popolazioni di quella zona. Qualche mese prima, infatti, erano stati ritrovati, all’interno d’una chiesetta sconsacrata di Saracena, tracce di sacrifici animali e di riti in onore del principe del male. La magistratura di Paola ha, invece, aperto un fascicolo dopo il furto della pisside contenente ostie consacrate, avvenuto nell’autunno 2004 all’interno della chiesetta del Rosario a Belvedere Marittimo. Un fatto che era stato anticipato da un’altra inquietante scoperta avvenuta a Cirella dove riti satanici e messe nere, sarebbero state precedute da profanazione di cimiteri e trafugamento di tombe. A San Giovanni in Fiore, il satanismo è diventato un “caso” esploso prepotentemente nell’estate di due anni addietro col furto di ostie consacrate dalla chiesa dei frati Cappuccini. Qualche tempo dopo, di notte, un gruppo d’incappucciati venne intercettato, quasi per caso, da un allevatore sve- 23 www.sosed.it gliato dai latrati del suo cane: «Sembrava una processione», raccontò il testimone, «portavano dei lumini accesi e bestemmiando si dirigevano verso la cava dei “Galli”». Nelle settimane successive, lungo la superstrada 107, comparvero croci rovesciate color porpora e simb o l i alfanumerici inneggianti al demonio. Sul satanismo è tornata a concentrarsi l’attenzione dell’opinione pubblica regionale dopo la strage di Caraffa costata la vita, nei mesi scorsi, a un infermiere, alla moglie ed ai suoi due figli. L’autore del quadruplice omicidio è stato trovato in possesso di un “contratto” stipulato col diavolo. Un “patto” con Belzebù siglato in uno zoppicante italiano e ricavato probabilmente da un sito Internet. Al di là del valore del documento, la vicenda ha riportato alla memoria collettiva il rito esercistico casareccio durante il quale, a metà degli anni ’90, venne uccisa una neonata a Polistena e l’omicidio di un ventottenne compiuto a San Pietro di Amantea da una setta pseudo religiosa nel 1988. Fati terribili definiti giudiziariamente. Anno II° nr. 11 Novembre 2006 Voci dal Sud 24 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Hemingway: Foschi i suoi trascorsi di guerra? Un libro tedesco rivela presunti crimini operati dall’uomo di cultura e getta l’ ombra del dubbio di Guido Zeiss (Gazzetta del Sud) Ernest Hemingway si sarebbe macchiato di crimini di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale, uccidendo 122 prigionieri tedeschi. La rivelazione è contenuta in un libro scritto da un giornalista del settimanale «Focus», Rainer Schmitz, di cui il quotidiano «Bild» ha pubblicato alcuni estratti. Nel libro («Che ne è stato del teschio di Schiller? Tutto ciò che non sapete sulla letteratura») il giornalista rivela il contenuto di alcune lettere scritte da Hemingway, tra cui quella inviata il 27 agosto 1947 al suo editore Charles Scribner, in cui raccontava le sue esperienze di guerra. In essa l’autore de «Il vecchio e il mare» scrive: «Una volta ho fatto fuori un crucco delle SS particolarmente insolente. Quando gli dissi che lo avrei ammazzato, il tizio rispose: “Non mi ucciderai, perché hai paura e perché appartieni ad una razza degenerata di bastardi. Inoltre ciò è contrario alla convenzione di Ginevra”. “Ti sbagli, fratello, gli risposi, e gli sparai rapidamente tre colpi al ventre, poi quando cadde sulle ginocchia gli sparai in testa. Il cervello gli è uscì dalla bocca o dal naso, credo”. «Oltre ad aver incarnato il prototipo del macho», commenta la «Bild», «Hemingway è stato anche un vile killer, che in guerra ha abbattuto dei soldati indifesi?». In un altro passaggio del libro viene citata la lettera che Hemingway scrisse il 2 giugno 1950 da Arthur Mizener, professore universitario di letteratura americana della Cornell University, nello Stato di New York, in cui affermò di aver ucciso 122 tedeschi. Lo scrittore americano, vincitore di un premio Nobel raccontò che uno di questi aveva tentato di fuggire in bicicletta ed aveva non più di 17 anni, «quasi l’età di mio figlio Patrick», nato nel 1928. Il giovanissimo tedesco fu colpito alle spalle da un proiettile calibro 30, sparato con il fucile di ordinanza M1 delle truppe americane. Anche in una lettera dal fronte alla sua futura moglie, Mary Welsh, Hemingway raccontò che «qui è tutto molto carino e divertente, molti morti, bottino tedesco, molte sparatorie e un sacco di battaglie». Il fatto che nessun testimone delle esecuzioni di cui lo scrittore si attribuì la paternità si sia mai fatto vivo, fa chiedere al giornale se «Hemingway voleva solo fare lo smargiasso o se è stato davvero un killer, come egli stesso si descrive». Durante le operazioni della Seconda Guerra Mondiale Ernest Hemingway fu al seguito di una divisione di fanteria americana con il grado di ufficiale e lavorò per il servizio segreto americano Oss, dal quale sarebbe poi nata la Cia. Lo scrittore, che tra le altre cose era un grande cacciatore e collezionista di armi, si tolse la vita il 2 luglio 1961 sparandosi con un fucile da caccia della sua casa di Ketschum, nell’Idaho. Voci dal Sud 25 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 Archeologia www.sosed.it Programmi e prospettive per i beni culturali ed archeologici del comune di Rosarno Incontro con l’assessore Cosimo Ferrarini gianluca sapio È convinto che “…solo conoscendo e rispettando il passato si può meglio programmare il futuro…”, l’assessore alla cultura del Comune di Rosarno Cosimo Ferrarini. Questa premessa induce a dedicare una particolare attenzione alla nostra storia ed alle testimonianze del nostro passato, ed è ciò che la giovane amministrazione Martelli intende fare, così come ci ha confermato l’assessore Ferrarini in una recente intervista durante la quale ha fatto il punto sui programmi della Giunta Comunale nell’ambito dei beni archeologici e culturali. L’intenzione è quella di ampliare l’offerta culturale e di continuare, valorizzare ed incrementare i progetti della precedente amministrazione in ordine, non solo alla conservazione, ma anche alla promozione del patrimonio culturale rosarnese, con specifico riferimento al parco archeologico, al museo di Medma, al percorso della memoria ed alla scuola di specializzazione. In particolare, riguardo al museo di Medma, l’assessore ha reso noto che di recente è stato fatto il punto della situazione tra il vice sindaco di Rosarno, Gaetano Rao, l’assessore provinciale alla cultura Larosa ed i rappresentanti della ditta che ha ultimato i lavori di sistemazione dei locali. Si attende a breve la comunicazione della Soprintendenza archeologica di Reggio Calabria per l’apertura del museo, che ospiterà anche gli uffici dei dipendenti locali della stessa Soprintendenza, in atto sistemati in una sede d’emergenza. Abbiamo appreso inoltre che è intenzione dell’amministrazione istituire una sezione del museo dedicata all’arte nella preistoria, l’allestimento, che prevede anche la ricostruzione di un villaggio primitivo, sarà curato dal rosarnese Lino Licari, guida del C.A.I. ed appassionato di preistoria. Sta procedendo altresì il programma di lavori per la sistemazione del parco archeologico; è stato infatti di recente approvato, su proposta del competente assessorato (LL. PP.), il preliminare di progetto per la realizzazione, con i fondi PIT, della recinzione e dell’impianto di videosorveglianza. È questo, a nostro avviso, un passo importante L’assessore alla Cultura del Comune di Rosarno, Cosimo Ferrarini che consentirà di tutelare meglio il territorio del parco e gli immobili in esso ospitati, sottraendoli agli atti vandalici che, purtroppo, anche di recente si sono verificati. Altro progetto importante che qualifica culturalmente l’intera città di Rosarno è quello, già intrapreso e portato avanti dalle due precedenti amministrazioni, che riguarda l’istituzione della Scuola di Specializzazione in archeologia. Di recente sono stati ultimati i lavori nei locali che ospiteranno la scuola e quanto prima l’Amministrazione Comunale promuoverà una conferenza di servizio, alla quale prenderanno parte, l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, l’Amministrazione Provinciale e la Soprintendenza per i Beni Archeologici, per definire le modalità ed i tempi di apertura della Scuola. La realizzazione di tutti i progetti in ordine ai Beni Culturali ha, secondo l’assessore Ferrarini, “…come obbiettivo la crescita armonica della città e presuppone rapporti di stretta e proficua collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici”. Le premesse appaiono soddisfacenti, ma certo rimane molto cammino da percorrere per “…promuovere – conclude l’Assessore – la crescita culturale di Rosarno e cercare una giusta sintesi fra conservazione e sviluppo”. Voci dal Sud 26 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it I siti archeologici di Oppido Mamertina e le loro grandi potenzialità In una conferenza recentemente tenutasi nel comune pianigiano illustrate le nuove scoperte archeologiche e la nascita della “Confederazione dei Comuni Italici”. gianluca sapio Quello che in questi ultimi anni è stato esplorato sotto gli ulivi delle contrade di Torre Cillea e di Torre Inferrata nel comune di Oppido Mamertina (RC) è un notevole patrimonio non solo archeologico, ma anche ambientale ed antropologico; questo è indubbiamente il dato più significativo emerso dalla conferenza tenutasi il 5 ottobre scorso nel palazzo Grillo di Oppido Mamertina, nella quale, alla presenza di numerose autorità, sono stati presentati i risultati delle ultime campagne di scavo effettuate sul territorio dagli archeologi della Scuola di Specializzazione dell’ Università di Matera. Hanno preso parte alla conferenza il sindaco di Oppido dott. G. Rugolo; l’archeologa della Soprintendenza per i Beni Archeologici nonché responsabile di zona R. Agostino; l’archeologa M. Sica direttore degli scavi e docente presso la Scuola di Specializzazione di Matera, alla quale è spettato il compito di illustrare le recenti scoperte e l’assessore provinciale ai Beni Culturali dott. A. Larosa. Non è invece potuto intervenire, a causa di altri impegni il soprintendente regionale P.G. Guzzo. La conferenza di Oppido è stata anche l’occasione per illustrare ai cittadini ed alla stampa una nuova iniziativa intrapresa dai comuni di Oppido Mamertina e Palmi, per la provincia di Reggio Calabria e di quelli di Tortora e di Santa Maria del Cedro per la provincia di Cosenza, ossia la costituzione di una “Confederazione dei Comuni Italici” volta alla riscoperta ed alla valorizzazione del patrimonio culturale ed archeologico, a questo proposito erano presenti in sala anche i sindaci di Palmi e di S. Maria del Cedro. “Noi riteniamo che l’archeologia possa essere il nostro futuro ed assieme ad essa si possano pianificare nuovi e significativi progetti assieme agli altri comuni della Confederazio- ne…”, queste la parole del sindaco di Oppido, che nel suo intervento ha anche reso noto che la locale Amministrazione del comune reggino sta per realizzare, mediante i fondi APQ, un primo parco archeologico in c.da Mella. Riguardo alla nascita di una Confederazione di comuni italici si è espressa favorevolmente anche l’archeologa della Soprintendenza e responsabile di zona R.Agostino: “Dalla stretta vicinanza culturale con l’area lucana gravitante attorno al bacino del fiume Lao è nata l’idea della Confederazione, per noi è un ottima prospettiva avere la possibilità di studiare assieme l’area Lucana e quella Brettia superando suddivisioni ormai vecchie... importante poi - sottolinea ancora la Agostino è che il pubblico veda qualcosa di concreto e che si senta sul territorio la presenza politica”. Protagonisti della serata sono stati comunque i siti fino ad oggi esplorati nel comune di Oppido, nelle contrade di Torre Cillea, Torre Inferrata e Castellace ; in particolare quest’ultima ha restituito nuovi dati riferibili al V sec. a.C. su un area di indigeni italici circondati dalla presenza greca (i locresi verso N ed E ed i reggini a S); è stato possibile raccogliere Voci dal Sud 27 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it in questi anni di scavi nuovi dati sulla viabilità, sull’urbanistica, sulla toponomastica e la lingua (ritrovamento di bolli Brettii) ma anche sullo studio del sostrato naturale e culturale (archeo etnologia). “Il patrimonio a disposizione è notevolissimo anche sotto l’aspetto etnologico e naturale”, questo è stato uno dei motivi principali sottolineati da R.Agostino per cui i siti di Oppido rivestono grande interesse ed a tale proposito è stata preannunciata un’imminente pubblicazione, curata dalle archeologhe M.Sica e R. Agostino, che riguarderà in specifico i nuovi ritrovamenti da loc. Castellace, c.da Mella e loc. Palazzo. I siti scavati quest’anno si trovano in un’area a ramificazione molto stretta di corsi d’acqua, nei pressi di uno dei mitici “sette fiumi” ricordati dalle fonti antiche (forse il Pecoli), si è trattato, come sottolineato dall’archeologa M. Sica, di “…una delle rare occasioni in cui è stato possibile esplorare un sito di abitato, una necropoli ed un santuario fra loro connessi” – ha ancora sottolineato la Sica che – “Castellace (con i suoi siti) è importante perché ha dimostrato una continuità di vita dal XII al III sec. a.C. e permette di colmare le lacune cronologiche degli altri siti Brettii di Taureana e di c.da Mella”. Dalle ricerche a Castellace, nelle necropoli di torre Inferrata: è stato possibile riportare in luce tra la ceramica arcaica soprattutto reperti di provenienza egea (micenea), punte di lancia bronzee provenienti dall’Epiro; è stato possibile ricostruire le tombe di IV sec. a C. che erano ipogee ed a camera costruita; ed è stato confermato che il santuario di “Eracle reggino”, nel quale in passato era stata ritrovata una lamina in bronzo iscritta di V sec. a.C., non venne edificato dai greci calcidesi di Reggio dal momento che, già da età alto arcaica, quest’area di Calabria a S del fiume Petrace non era greca. Nel sito di Torre Cillea erano invece stati ritrovati già in passato i resti di un abitato le cui strutture più antiche risalgono alla fine del VI sec. a.C., in particolare alcune porzioni di strutture e di canalizzazioni prospicienti una strada larga 6 m realizzata con un acciottolato accuratissimo battuto e legato solo con terra. Queste ultime strutture sono poi parzialmente coperte da altre strutture di un abitato del IV sec. a.C. del quale quest’anno è stato portato in luce anche un incrocio fra due arterie stradali. Tra i reperti ritrovati oltre a numerosissimi frammenti di ceramica a vernice nera e di grossi recipienti (pithoi), uno dei quali decorato sulla spalla, di anfore, di pesi da telaio, sono stati ritrovati quest’anno numerosi reperti protostorici, fra cui frammenti di lamelle in selce rossa, che sono quasi certamente indice della presenza di un abitato di molto precedente alle strutture fino ad oggi portate in luce. Numerose sono anche state le monete ritrovate nel sito, una in particolare ha suscitato l’attenzione degli studiosi dal momento che costituirebbe un vero e proprio unicum, si tratta di una moneta di V sec. a.C. recante sul rovescio le lettere ME e pertanto, secondo l’esperta numismatica dell’Università di Matera G.Gargano, proveniente dalla città greca di Medma e valida solo per un brevissimo lasso di tempo. La grande quantità di nuovi ritrovamenti provenienti dai siti di Oppido ha notevolmente colpito anche l’assessore provinciale ai Beni Culturali A. Larosa che dopo aver confermato che “Le risorse di Oppido meritano anzitutto attenzione, sostegno e vicinanza” ha indicato la direzione verso la quale il suo assessorato intende operare ricordando che “è più proficuo procedere un passo per volta, tentare di far si che questo patrimonio archeologico diventi anzitutto un patrimonio di tutti…. Il bilancio della provincia – ha concluso l’assessore Larosa – è in grado di procedere, con l’ausilio degli archeologi, con piccoli ma significativi interventi. È pertanto necessario fare squadra fra amministratori locali, Soprintendenza e Provincia, dal momento che è proprio in questa direzione che va l’idea della Confederazione dei Comuni Italici”. Voci dal Sud 28 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Avvistato un “ufo” nella Valle dei Templi ( Gazzetta del Sud ) AGRIGENTO - Un’enorme palla di luce di diversi colori, per ore ferma in mezzo al cielo, ha suscitato la curiosità di un ristoratore agrigentino che, telecamera alla mano, la scorsa notte, ha filmato le immagini dello strano oggetto avvistato nella zona della Valle dei Templi. Il video verrà trasmesso questa sera dall’emittente locale Televideo Agrigento che manderà in onda la singolare ripresa nell’edizione del notiziario delle 20. “E’ un filmato straordinario - commenta Antonio Vanadia, ambientalista appassionato di ufologia - ed a mio avviso siamo davanti a quello che gli studiosi classificano come incontro ravvicinato del I° tipo”. Tutto è cominciato intorno all’una. Il ristoratore, Gian Paolo Guarraci, era in auto con la moglie e tornava verso casa. E’ stata la donna a notare, per prima la strana luce. “Era un oggetto enorme - racconta Guarraci - e dal nucleo centrale si sprigionava un’aura circolare che cambiava colore: sembrava pulsare”. L’oggetto sarebbe rimasto fermo sempre nello stesso punto per circa due ore. Arrivato a casa il ristoratore ha cominciato a riprenderne le immagini e questa mattina ha deciso di mostrarle agli operatori di Tva. “Sono assolutamente certo dice Vanadia - che non si tratti di un fulmine globulare: il cielo era assolutamente terso. Posso escludere anche che fosse un meteorite: la luce era immobile mentre i meteoriti si muovono a fortissima velocità”. E l’immobilità dell’oggetto induce l’ambientalista anche ad escludere che si sia trattato di un elicottero o di un aereo. “Dal nucleo - commenta - si sprigionava una luce di diversi colori: azzurra, violetta, rosa il che ci impedisce di ritenere fosse una stella”. Il video, nei prossimi giorni, verrà visionato anche dagli esperti siciliani del Centro Ufologico non nuovi a simili esperienze. “Solo nel 2005 - spiega Vito Di Stefano, rappresentante del Cun - gli avvistamenti sospetti in Sicilia sono stati 30, tutti pubblicati e ben documentati sul notiziario specializzato dell’associazione”. Ed è stato proprio Di Stefano, nell’estate del 2005, a esaminare un altro strano video, girato a Canicattì, sempre nella provincia di Agrigento. Un giovane operatore di un’emittente privata, Europa Tv riprese un oggetto non identificato. “Lo abbiamo studiato per sei mesi - dice Di Stefano , matematico che collabora col Cun insieme ad astrofisici ed astronomi - e abbiamo escluso che si trattasse di un pianeta”. L’avvistamento fu seguito da un altro strano fenomeno. A Delia, centro della provincia di Caltanissetta che si trova a pochi chilometri da Canicattì, nottetempo, in un campo di grano, apparvero strani disegni circolari. “Crop circle”, li chiamano gli esperti della materia: in Sicilia finora non se ne erano mai visti. Uno simile era stato segnalato, sempre di notte, a maggio del 2005 in provincia di Lucca. Immagini delle figure circolari vennero inviate al Cun che raccomandò il proprietario del campo di non vendere il grano ricavato dalle spighe che si trovavano ai margini del cerchio. “In casi simili - dice Di Stefano - occorre essere molto attenti perché i burloni e i mitomani sono più di quel che si sospetta”. Voci dal Sud 29 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 A g r i c o l t u r a www.sosed.it Piana di Rosarno - Gioia Tauro Il regno degli olivi piu’ grandi del mondo Rosario Franco La Piana di Rosarno - Gioia Tauro che abbraccia sia il territorio degli omonimi comuni che quello di altri 32 Paesi, è fortemente caratterizzata dalla presenza della coltura dell’olivo, che in questo territorio cresce con enorme vigore soprattutto con le varietà locali, “Sinopolese” ed “Ottobratica”, e segna in maniera inconfondibile il paesaggio rurale. Il 70% del territorio pari a circa 30.000 ettari, con oltre 2.342.000 piante di olivo è interessato da questa attività produttiva e che incide profondamente sull’economia dell’intera zona. Qui l’olivicoltura rappresenta una sorta di “monumento ambientale” che molto contribuisce alla caratterizzazione e alla valorizzazione del territorio agrario circostante. Per la notevole importanza economica e sociale posseduta, la coltura dell’olivo è costantemente al centro dell’attenzione da parte degli olivicoltori, di politici, economisti e studiosi di scienze agronomiche, ambientali, sociali, antropologiche, geografiche, con la constatazione univoca che si è creato, nel corso dei secoli, in questo territorio, un sistema olivicolo che, per le caratteristiche morfologiche e ambientali non comuni, possiamo dire che è unico al mondo. Enormi pachidermi vegetali, con imponenti strutture arboree identificano il misterioso fascino dei luoghi. La maestosità degli alberi, con il verde argentato delle foglie e i grandi tronchi intrecciati che si coniugano in maniera indissolubile alla morfologia del territorio dove, nel corso dei millenni le varietà di olivo si sono differenziate ed evolute, hanno spinto numerosi studiosi ad occuparsi di questo sorprendente areale, crogiuolo di storia, cultura, arte, tradizioni che si fondono in un tutt’uno con l’ambiente in cui l’olivo si erge a protettore, diventando, geloso custode di secolari segreti. Non è possibile stabilire con buona pre- cisione l’origine del “bosco degli ulivi”, è fattibile invece determinarne l’evoluzione subita nel corso del tempo, a seguito della quale oggi si ha nella Piana la presenza di due areali: - la bassa Piana, fino all’altezza di 320 metri s.l.m.; - la parte collinare della Piana, fino ai bordi del Parco Nazionale dell’Aspromonte, a circa 600 metri di quota, dove gli olivi hanno un indubbio grande significato ambientale e storico su terreni terrazzati o in pendenza. In queste zone il paesaggio olivicolo ha un carattere per molti versi unico, che gli è conferito dalla eccezionale età delle piante e, insieme, dalla fittezza della copertura vegetale; l’associazione di questi due fattori dà luogo a veri e propri boschi di ulivi, nei quali si riscontrano alberi con altezze imponenti (15-20 metri) e sezione al tronco di notevole superficie, estesa fino a 13 m 2 . Una delle massime espressioni della maestosità delle piante è possibile trovarla nell’azienda Guerrisi, nel Comune di Cittanova qui, in questo luogo meraviglioso ed incantato, esiste una pianta che ha una ragguardevole circonferenza del tronco di ben 16 metri, e un’altezza della chioma che sfiora i 30 metri. Tutto il territorio si presenta come una grande estensione monocolturale ed è il frutto di una lenta opera di bonifica da parte dell’uomo, che nel tempo ha conquistato ad un’agricoltura produttiva un ter- Voci dal Sud 30 www.sosed.it ritorio inospitale. Olivi secolari, più o meno antichi, sono presenti in tutti i comuni della Piana, anche in quelli non spiccatamente olivicoli. Essi hanno resistito, grazie anche alla longevità della specie a molte delle calamità naturali che nel corso della storia si sono succedute in questa zona. Per alcuni di questi oliveti la funzione dovrebbe essere complementare o alternativa alla funzione produttiva. E’ necessario avviare delle iniziative necessarie per la conservazione degli “olivi ultrasecolari” e del relativo paesaggio rurale, inserendoli possibilmente in un circolo virtuoso di sviluppo, legato all’attivazione di tutte le componenti sociali, economiche e culturali che coinvolgono il sistema produttivo e culturale calabrese. Per queste piante è necessario studiare interventi tecnici tesi ad agevolare le operazioni colturali ed a incrementare la produzione, salvaguardando l’integrità delle piante. Idonei sono anche gli interventi di restauro e messa in sicurezza degli alberi monumentali. Si dovrebbero sostenere le funzioni non produttive dell’olivicoltura da tutelare sostenendo e riconoscendo il ruolo degli agricoltori che con il loro lavoro, proteggono beni e valori che possono diventare di interesse collettivo. Per gli oliveti secolari della Piana di Rosarno-Gioia Tauro, è opportuno avviare una indagine sul territorio, una valutazione della loro diversità, tipicità, integrità, rarità fino a disporre di un inventario dei paesaggi attraverso il quale sia possibile individuare quali devono essere conservati come “paesaggio museo”, testimonianze viventi della civiltà olivicola calabrese, quali invece vanno guidati nella loro evoluzione tecnica mantenendo quella multifunzionalità produttiva, ambientale e culturale che è propria della loro storia e quali debbano essere riconvertiti. Il paesaggio olivicolo della Piana di Rosarno - Gioia Tauro, come elemento originale ed unico, può rappresentare per gli olivicoltori un valore economico, basta saperlo legare ad interessi commerciali, alle tradizioni locali e alle volontà politiche, situazioni indispensabili per costruire un futuro per questo patrimonio. Anno II° nr. 11 Novembre 2006 Voci dal Sud 31 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 A g r i c o l t u r a www.sosed.it Nuovo business ai danni dell’ecosistema Tratta di ulivi secolari L’economia della Piana rischia di indebolirsi di FRANCESCO PAPASIDERO (Il Quotidiano) POLISTENA - Sembra sia ormai diventata una moda che serve ad abbellire le ville del Nord Italia. Di cosa si tratta? Certamente di un nuovo business: la tratta degli alberi di ulivo secolari che vengono sdradicati dalla terra calabrese per essere impiantati nelle ricche ville del nord Italia. Una tratta di alberi (che in alcuni casi risultano essere, addirittura, monumentali) che dalle regioni del Sud vengono rimossi per essere poi spediti a fare bella mostra di se nei centri commerciali del Nord-Est, nelle ville del Nord Italia e dell’Europa centrale. I prezzi? Si va dai tremila fino ai diecimila euro per albero. Il problema serio è però quello che riguarda la ripercussione economica sul territorio. Il crescente asporto di piante si ripercuote in maniera negativa sull’economia dato che milioni di alberi presenti sul territorio vengono quotidianamente lavorati da migliaia di aziende agricole, soprattutto per produrre olio da tavola. La legislazione vigente a tutela delle piante secolari appare comunque scarsa. Il commercio di alberi d’ulivo avviene nonostante le normative vigenti che tutelano queste piante: attualmente, l’unica legge in vigore è quella del 1961, la n. 145 che rende possibile lo spiantamento tramite una semplice autorizzazione rilasciata dall’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura. Per lunghi anni i produttori si sono attenuti a questa norma, ma ora, forse a causa dei magri guadagni e della grossissima concorrenza dei paesi del bacino del Mediterraneo produttori di olio, hanno deciso, poco a poco, di disfarsene. Il fenomeno coinvolgerebbe la Calabria e la Puglia. Anche nella Piana di Rosarno/Gioia Tauro, territorio con un suo unicum specifico delle colture olivicole sembra essere interessata a questo fenomeno. Ufficialmente nessuna reazione sembra emergere nella nostra Regione e per questo sarebbe bene che anche dalla Calabria arrivasse un segnale di attenzione e di controllo come già dallo scorso anno accade in Puglia dove sono nati numerosi Comitati ed Associazioni con lo scopo di fermare questa continua “ruberia” di preziosi alberi di ulivo. L’unico segnale arrivato dalla Calabria è da Amantea dove il Wwf ha documentato lo scorso anno un continuo traffico di Tir carichi di ulivi diretti verso il Nord. Un altro aspetto negativo di tutta questa vicenda è anche quello legato all’estinzione di alcune specie. Pare che il continuo sradicamento di questi alberi, nel giro di breve tempo, porterà alla totale cancellazione di alcune specie di ulivo (n.d.r. cultivar autoctone) che risultano essere abbastanza rari. Dulcis in fundo, il continuo abbattimento di questi alberi a lungo andare creerà delle paurose “voragini”, come dimostrano alcuni spazi vuoti che si scorgono percorrendo l’autostrada Salerno- Reggio Calabria, provocando una sorta di “impoverimento” del paesaggio e deturpandone la bellezza. n.d.r. - In effetti la normativa riportata dal collega Papasidero tenterebbe di porre un freno al fenomeno. Tuttavia è stata concepita, more solito, in fretta e con molta disattenzione dal momento che permette una potatura molto decisa delle piante (qui detta alla “barese”) che lascia libera scelta sul modus di intervenire sulla pianta in fasse di potatura. Questa può si realizza con il taglio completo del fusto a circa 1,50 / 2 metri dal piano di campagna, lasciando quindi intonsa la radice ed un solo ramo che permetta alla pianta il ciclo vitale e la fotosintesi clorofilliana. “Normalmente” questa imposizione viene rispettata, ma dopo un annetto, a bocce ferme, la pianta viene estirpata e mandata al nord Italia come pianta di ornamentale. Voci dal Sud 32 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it L’albero che “assiste” alla Storia - Ulivo, pianta pluricentenaria! Nasce in Calabria l’ Associazione Coltivatori Uliveti Storici (A.C.U.S.) di Atremon (articolo a suo tempo pubblicato da “La Città del Sole”) Per iniziativa di un gruppo di ulivicoltori è stata costituita l’ “Associazione Coltivatori Ulivi Storici”, (A.C.U.S.) con sede in Delianuova (Reggio Cal.) .A dare vita al nuovo sodalizio sono stati il dott Saverio Greco ( in nome proprio e quale Presidente della Cooperativa Delia), il marchese Pier Luigi Taccone, il conte Franz Rodi-Morabito, il professore Domenico Gioffrè docente titolare della cattedra di arborologia presso l’ Università di Reggio Calabria, il rag. Giuseppe Guadagnino, l’avv. Francesco Ciani, il dott. Pasquale Carbone. Lo scopo che l’Associazione si prefigge è sopratutto quello di salvaguardare questo enorme patrimonio storico che la Calabria, unica al Mondo, può vantare. Infatti solamente in questa fascia tirrenicaaspromontana della Calabria esistono piante di tali dimensioni da essere considerate alla stregua di vere e proprie querce e che costituiscono così un vero e proprio Museo Naturale all’aperto.Motivo di orgoglio è anche derivante dalla coscienza che queste stesse piante esistevano, producevano ed erano fonte di vita e di benessere anche quando in Francia si faceva la Rivoluzione, anche quando Napoleone scorazzava per l’Europa con le sue truppe, anche quando Garibaldi attraversava lo “stivale” per realizzare l’ Unità d’ Italia, ed alla loro ombra vi si accampò con i suoi soldati.L’ ulivo è per sua natura una pianta molto generosa, resistente alle calamità naturali ed oltremodo longeva, per cui nella loro lunghissima vita sono state testimoni mute degli eventi di parecchie generazioni. Ma in quesa zona, unica al Mondo dicevamo, la natura ha voluto fare di più! ha concesso un gigantismo inconsueto che incute rispetto e genera amore in chi da esse trae ancòra fonte di vita ed fra coloro che le ammirano estasiati dalla loro maestosità. Quelle stesse piante che hanno assistito per lunghi secoli allo svolgersi della storia, ancora oggi continuano a produrre ricchezza per le popolazioni del territorio e diffondere “salute” attraverso un prodotto sano e nutriente, che costituisce la base della dieta mediterranea: l’ olio di uliva. Era ineluttabile, quindi, che agricoltori sani ed appassionati quali sono i fondatori di questa Associazione, ne sentissero l’orgoglio e pensassero a qualcosa che le possa curare con devozione (come si curano tutti i Patriarchi!) e le difenda, per quanto possibile, dall’ insulto del tempo, e, cosa molto più difficile, da quello dell’uomo ! Ulivo plurisecolare ancora in piena produzione nella “Tenuta Badia” di Rosarno (RC) nel luogo ove sorgeva l’ultimo monatero Basiliano della Calabria Gigantismo delle piante nella stessa proprietà 33 Voci dal Sud Anno II° nr. 11 Novembre 2006 A g r i c o l t u r a www.sosed.it Gestione della “metcalfa pruinosa“ negli oliveti della Calabria Dr. Rosario Franco (Divulgatore Agricolo Specializzato in Olivicoltura ARSSA – Calabria) Dr. Rosario De Leo (Divulgatore Agricolo Polivalente ARSSA - Calabria) Dr. Luigi Scolaro (Presidente Associazione Agronomi Calabria) Dr. Santino Luppino (Responsabile QC& International Service Regione Calabria) L’ insetto Metcalfa pruinosa (say) di origine americana, giunto in Italia intorno al 1980, negli ultimi anni si è insediato e moltiplicato intensamente anche in Calabria, risultando particolarmente dannoso grazie alla sua polifagia e all’assenza di antagonisti naturali. La sua rapida diffusione nei frutteti ed oliveti calabresi a partire dal 1999, anno della sua prima massiccia segnalazione in Regione, ha allarmato molti operatori del settore. La presenza del parassita ha determinato un progressivo squilibrio degli ecosistemi locali, soprattutto in alcuni comprensori agricoli a fortissima vocazione olivicola come la piana di Rosarno-Gioia Tauro e di Lamezia Terme. Da una stima effettuata sul territorio, si è desunto che il danno complessivo provocato dall’insediamento del patogeno ammonta a oltre 2.500.000,00 di Euro all’anno, a cui bisogna aggiungere l’inestimabile manomissione dell’ ambiente dovuta all’uso indiscriminato di prodotti chimici utilizzati per la lotta al parassita. La scelta di puntare sulla lotta chimica non è stata la soluzione più conveniente, ne quella risolutiva; la copertura di cera e melata prodotta dall’insetto, rende innocua l’attività dei fitofarmaci utilizzati, inoltre la spiccata “polifagia” del parassita costringe gli operatori agricoli a trattare con una vasta gamma di prodotti chimici, provocando solo effetti negativi sulla struttura e sulla funzione degli ecosistemi. Questa particolare e negativa situazione, ha spinto alcune organizzazioni di produttori (Interpiana, Conasco, Apor, Arpo, Assoprol), ad avviare nel 2004, proseguito poi nel 2005, un progetto di lotta biologica contro il parassita. L’iniziativa, prevedeva l’abbattimento del flatide mediante l’introduzione e la diffusione del suo più efficace antagonista naturale, l’imenottero di origine nordamericana, Neodryinus typhlocybae (Ashmead) completamente assente nelle aree interessate. E’ stato messo a punto un programma di lotta biologica classica, caratterizzato da una logica territoriale ed una serie poliennale di interventi così sintetizzabili: 1. introduzione del driinide; 2. verifica dell’insediamento; 3. trasferimento delle conoscenze su scala locale; 4. valutazione delle prospettive di controllo della metcalfa; 5. progressiva diffusione del driinide su tutto il territorio. Programma delle attività. Il programma del progetto, ha riportato sotto un’unica regia le attività di introduzione e diffusione del driinide. L’azione ha interessato zone di remota colonizzazione di Metcalfa pruinosa come la piana di Rosarno-Gioia Tauro e zone dove la diffusione del flatide è più recente. Mediante sopralluoghi preliminari, sono state valutate e selezionate 30 aree di lancio avendo cura di accertare la presenza dell’ospite naturale di Metcalfa pruinosa. In questi siti, sono stati introdotti tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, popolazioni di Neodrynus typhlocybae con 200-300 individui di cui minimo 100 femmine. Ogni singolo lancio, è stato suddiviso in due sottounità, consistenti in involucri di rete rigida a prova di predatori, che sono state agganciate alla vegetazione. La divisione in due, ha evitato una eccessiva concentrazione delle femmine del drinide in un unico punto che poteva determinare una competizione intraspecifica e, in qualche modo, un calo di fecondità o comunque, di attività. Dopo i primi monitoraggi delle aree pilota, si è proseguito con altri lanci allo scopo di costruire una rete più o meno omogenea di insediamento dell’antagonista sul territorio interessato dagli attacchi di Metcalfa. Nel corso dell’estate, sono state effettuate le osservazioni in campo necessarie per accertare l’attività delle popolazioni introdotte, mentre nel mese di ottobre, è stato effettuato un lavoro di monitoraggio. Agli agricoltori che hanno aderito al programma, nelle aree di intervento è stato imposto di: 1. Non effettuare trattamenti antiparassitari. 2. Non eseguire alcuna lavorazione del terreno. 3. Non effettuare diserbi. 5. Non consentire il pascolo di animali. 6. Consentire l’accesso nei fondi interessati al rilevamento dei dati sperimentali solo ai tecnici inca- Voci dal Sud 34 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it ricati. 7. Non manomettere l’integrità delle cassette del lancio. 8. Non spostare l’originaria collocazione del lancio. Risultati ottenuti Poiché spesso per motivi diversi la presenza del bozzolo viene rilevata a distanze elevate, anche superiore ai 100 metri, è stato stabilito che il metodo per il rilevamento dei dati più significativo in questa circostanza era quello del numero di involucri ritrovati, indipendentemente dal tempo, distanza e tecnici impiegati. Pertanto il livello di parassitizzazione da parte del Neodryinus typhlocybae è stato espresso nel seguente modo: ASSENTE : NESSUN BOZZOLO TROVATO SCARSA : TROVATI 1 o 2 BOZZOLI BUONA : TROVATI DA 3 a 10 BOZZOLI OTTIMA :TROVATI OLTRE 10 BOZZOLI In tutte le aree monitorate, sono stati riscontrati i segni dell’attività del drinide attraverso il ritrovamento di forme giovanili di metcalfa parassitizzate (bubboni) o di larve del driinide (bozzoli), con un livello di parassitizzazione superiore a 20. E’ emersa una certa correlazione tra l’attività del N. typhlocybae osservata e la tipologia dell’area. Dove il tipo di vegetazione ed il microclima ha determinato una presenza abbondante e più stabile della Metcalfa (presenza elevata di forme giovanili e adulte), il driinide ha manifestato un’attività maggiore (superiore a 50, di cui il 45% di Bubboni e il 55% di Bozzoli), al contrario quando le infestazioni sono ridotte, il driinide segue la rarefazione del suo ospite e tende probabilmente a disperdere la sua azione (superiore a 20 di cui il 40% di Bubboni e il 60% di Bozzoli). Nelle aree con particolari conformazioni territoriali, dove i rilievi numerici sono risultati relativamente bassi (fino a 10), i risultati non sono da giudicare negativi, poiché lo scopo dei lanci, che è comunque l’introduzione della specie, in vari modi è stato conseguito. Dal monitoraggio condotto nei diversi siti sulla piana di RosarnoGioia Tauro, è emerso un ottimo risultato di adattamento del parassitoide di M. pruinosa alle condizioni ambientali della Calabria. L’obiettivo del progetto, che era quello di abbassare le popolazioni di M. pruinosa, attraverso la lotta biologica, evidenzia sicuramente buone premesse anche se gli effetti benefici risulteranno dilazionati nel tempo e dipenderanno soprattutto dall’intensificazione su tutto il territorio interessato al problema, del numero di lanci del parassitoide in modo tale da consentirgli di diffondersi al pari del suo ospite. Il giudizio generale è quindi da ritenersi molto positivo. In termine di sviluppo futuro occorrerà proseguire con le osservazioni nelle aree di lancio per appurare l’avvenuto insediamento del driinide. Parallelamente dove necessario, occorrerà intervenire con l’introduzione del driinide soprattutto nelle aree a maggior diffusione di Metcalfa od in quelle dove il parassita si è insediato più recentemente. Convenienza economica Relativamente ai costi da sostenere con questo sistema di lotta, va specificato che il procedimento trova rispondenza efficace su comprensori territoriali abbastanza vasti. Va anche detto che l’azione, oltre ad una salvaguardia dell’ecosistema, è anche finalizzata all’introduzione del nemico naturale della Metcalfa in territori dove questo è completamente assente, considerato anche l’origine non endemica del parassitoide. Il costo per ogni lancio, che comprende due cassette che contengono circa 300 individui di N. typhlocybae, è di circa 1500 •. Con ogni lancio, che viene fatto a circa un km di distanza uno dall’altro, si coprono mediamente superfici da 5 / 6 ha. L’ampiezza della superficie è legata alle condizioni morfologiche dell’area da trattare. Naturalmente, nella diffusione del driinide, è necessario trovare siti idonei (oliveti in cui non si fanno trattamenti, siepi, piccoli boschetti, ecc.). Non è possibile fare un confronto economico tra i trattamenti tradizionali e il metodo proposto in precedenza. Va comunque precisato che nel lungo periodo e su ampie superfici, l’introduzione del N. typholocybae permette agli agricoltori di contenere la diffusione della M. pruinosa limitando i costi e salvaguardando, contestualmente, in modo significativo tutto l’ecosistema. Conclusioni La lotta biologica con l’ausiliare N. typholocybae, potrebbe nel prossimo futuro risolvere il problema di questo patogeno, soprattutto contenendo drasticamente l’utilizzo eccessivo degli insetticidi. Nemmeno l’elevata polifagia di Metcalfa pruinosa deve spaventare più del dovuto; anzi, tra le piante ospiti ce ne sono molte che non avendo interesse agrario, non vengono trattate e costituiscono quindi un prezioso serbatoio di organismi utili o di potenziale mantenimento dell’imenottero introdotto. Il flatide è dunque un parassita con cui bisogna imparare a convivere più o meno pacificamente, combattendolo solo con tecniche biologiche, senza intraprendere lotte drastiche che non portano ad alcun vantaggio ne per l’uomo, ne per l’ambiente. 35 Voci dal Sud Anno II° nr. 11 Novembre 2006 il Cafè degli Amanti www.sosed.it Gaetano Grillea Un delicato poeta in vernacolo di cui Rosarno si gloria e ne porta vanto fromor Per volontà dei figli Antonio, Francesco ed Enzo ha visto la luce postumo, per i tipi di Jonica-Trebisacce, una raccolta di poesie in vernacolo scritte dal Poeta rosarnese, Gaetano Grillea. Una raccolta toccante di spaccati di vita quotidiana ingentilito dalla prefazione del prof. Pino Lacquaniti. Ma chi era il Poeta di cui ci onoriamo essere compaesani? Gaetano Grillea nasce a Rosarno il 26 aprile 1917, da Vincenzo e Concetta De Salvo. In tenerissima età perde il padre, morto nella prima guerra mondiale. Gli anni difficili della sua infanzia gli consentono di completare solo la scuola elementare, ma la sua grandissima voglia di sapere, lo stimola a frequentare famiglie in possesso di prestigiose biblioteche, dove arricchisce la sua cultura. Durante il secondo conflitto mondiale, richiamato alle armi, viene catturato e deportato dai Tedeschi in vari campi di prigionia nei Balcani. Impiegato comunale dal 1947, dirige l’ Ufficio Elettorale rosarnese per 26 anni. in occasione degli eventi politici locali e nazionali del 1946 pubblica i poemetti Votamu pe’ Giordanu, P’ ‘e votazzioni cumunali i Rosarni, Repubblica o Monarchia? Di seguito pubblica numerosi componimenti in vernacolo ed in lingua su diversi giornali e prestigiose riviste, tra le quali in particolare la storica e colta “Calabria Letteraria “. Partecipa a varie rassegne di poesie dialettali, ottenendo prestigiosi riconoscimenti e premi. Muore a Trebisacce (CS) il 6 agosto 1993, all’età di 76 anni. MI NSONNAI A’ MMAMA E mi parìa ca ‘a mamma i Filaricu a mmama ( nt’a putigha ) nci spiava: “Donna Cuncetta avìstiu “lìttara i vostru figghiu? E chi! Non sacciu nenti Donna Rosa, non sacciu cchiù com’àju pemm’a pigghiu: Avi tridici misi chi aspettu ncarchi cosa, jornu pe jornu spiu a Vrigoruzzu, ma idhu guarda, jiza i pinnolara e carmu mi rispundi: No, non c’è nenti ‘onna Cuncetta cara. Cu’ sa com’ora comu è chi s’a passà, cu’ sapi se moriu e comu u tempu passa, o Donna Rosa, di cchiù jeu mi picciu. ‘A testa mila sbattu mura mura, penzu ca i l’àutra guerra pàisa non tornau e mo stu figghiu pe sta guerra mpama cu’ sapi undi minau. O Donna Rosa, su malata e vecchia, mi resta pocu tempu di campari e mi pari ca moru senza m’u vìu tornari. “Vu’ chi diciti Donna Cuncettuzza? “Quali penseri strani vi frùscianu la testa? “Speramu a la Divina Providenza, “pregamu a Santantoni, “tenimu fidi, ànimu e pacenza “e vu’ viditi ca Gaitanu torna. “M’u dici u cori, sentu la prisenza! E ngià! Mi ncoraggiati Donna Rosa, ma nta stu cori i mamma chi nc’è? Disperazzioni! E mannaja li guerri e cu’ li voli! Mannaja cu’ ndi faci mu campamu affritti e scunsulati. Jeu paci cchiù no nd’àju, jeu cchiù non mi cunortu, i soru soi non pàrranu ca puru idhi pènsanu ca se no scrivi è mortu. Gesù! Fammi la grazzia: na vota sula ancora vidiri lu vorrìa e poi, se mi fai mòriri, cuntenta morarrìa. da Esseg-Delic (Ungheria), ottobre 1944 Voci dal Sud 36 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it il Cafè degli Amanti Laboratorio Teatrale ‘76 Mimmo Cannizzaro mette nel carniere dei suoi successi anche un Premio Europeo Francesco Condoluci (Il Quotidiano) ROSARNO - E’ un trentennale davvero indimenticabile quello del ‘Laboratorio Teatrale ‘76”, la compagnia di teatro amatoriale di Rosarno che nell’anno in cui ricorrono i suoi primi 30’ anni di attività, sta facendo letteralmente incetta di premi e riconoscirnenti in tutta Italia. Per gli attori provenienti dal gruppo teatrale nato nel 1976 all’interno dello storico “Centro di Promozione Culturale” di Rosarno (dove si sono formati anche i promotori dell’altra compagnia locale (La Nuova Compagnia di Teatro Popolare), questo è davvero un anno costellato di successi che non sembrano conoscere confini: da Bolzano alla Toscana, da Caltanissetta alla Calabria, l’apprezzamento per l’arte recitativa e la verve comica del Laboratorio Thatrale ‘76, non . smette infatti di mietere consensi. Mattatore di questa stagione “dorata”, passata in tournèe su e giù per lo Stivale, è senza dubbio Mimmo Cannizzaro, uno degli attori del nucleo fondatore del Laboratoriò Thatrale ‘76, uno che, come affenna il presidente della compagnia, Carlo Capria, «ha rappresentato e rappresenta degnamente la piu genuina realtà artistica rosarnese». Il suo talento naturale per la commedia brillante, la sua punica espressiva da vero istrione del palcoscenico, ne hanno fatto negli anni un caratterista di razza capace di mettere d’accordo aficionados del teatro amatoriale e giurie di ogni parte d’Italia. Nella recente rassegna europea di Montagnana, inprovincia di Arezzo (promossa dall’Unione Italiana Libero Teatro), nella quale il Laboratorio Teatrale ‘76 ha partecipato rappresentando brilllantemente la commedia “Confetti, champagne e ... becchini”, Cannizzaro, con il suo personaggio di “Razio Fuicapuzza”, si è superato, esibendo una performance comica che alla fine gli è valsa l’attribuzione del prestiposo Premio Europeo di Teatro Popolare “ Il Giogo” come miglior attore non protagonista. Per Cannizzaro un successo personale, che Impreziosisce quelli già ottenuti In passato dalla sua compagnia a Laives (Bolzano) e in numerose altre kermesse calabresi e siciliane e che è stato bissato, proprio nel mese di settembre, dalla conquista di un altro premio come migliore “attore carattenista”, questa volta a Caltanissetta, nell’ambito della rassegna teatrale “Michele Abbate”. La compagnia si infine presenata a Rosarno, dove il Laboratorio Teatrale ‘76 ha riproposto in piazza ““Confetti, champagne e;. .becchini”. Cannizzaro e la sua compagnia hanno suggellato il trentennale davanti al pubblico di casa loro, presentando anche i premi conquistati in questa irripetibile stagione. Voci dal Sud 37 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it il Cafè degli Amanti Sono morta Il giorno della mia morte mi vestiranno bene, quasi come una sposa o come uno di quelle squallide donnine altolocate che sporcano le giornate di sole con la loro inutile presenza. Qualcuno pettinerà i miei capelli, coprendoli d’un velo di pizzo nero, come odiosamente s’usa dalle mie parti, a dare al mio volto pallido e inerme le sembianze di un manichino da vetrina, di quelli orribili, mutilati dei loro arti superflui, che tanto mi spaventavano da bambina e che spesso mi apparivano in sogno a rubarmi la quiete della mia giovane età. Attorno me solo gente annoiata, quasi assente. Un funerale è sempre una bella seccatura, bisogna vestirsi sobri, portare con disinvoltura una faccia di rito, facendo attenzione a che non sembri tale, salutare quell’odioso parente che ti sta proprio lì, appeso come una zecca ad un testicolo e vorresti tanto che ci fosse lui dentro la cassa al posto mio. Grazie del pensiero! Poi c’è la Messa, altra rottura di scatole, con tanto di panegirici letti da qualche amica retorica. Lo so stai sperando che sia breve, senza tanti fronzoli, tanto si sa io ero una senza Dio, niente affatto comunista, piuttosto una sorta di anarchica perenne, che viveva il suo tempo a rincorrere sogni, a fumare senza ritegno e poi avevo quel vizietto da invertebrati di scrivere poesie e storie strampalate. Siamo seri: il momento lo impone. Certo che è comodo stare distesi, quando tutti sono in piedi; è un’altra prospettiva, si possono cogliere frammenti di espressioni che viceversa sfuggirebbero. Per esempio quella lì con il naso rosso che si sistema la gonna stropicciata è la mia vecchia zia zitella, non troppo acida per la verità, ma rompiscatole proprio fino all’inverosimile. Non ha fatto mai mistero di tenermi in gran di Carmen Cafaro conto, peccato che, durante la mia pur breve vita, non sia mai riuscita a dimostramelo appieno, specie quando, in tempi non sospetti, a me serviva solo una parola buona, ma tant’è….! Laggiù, seminascosto da una colonna della navata laterale c’è un uomo: mi stupisce vederlo qui in questo frangente. E’ Stefano, una di quelle persone per cui sia valsa la pena vivere una relazione, non fosse altro per i bei momenti che mi ha regalato, ed è l’unico che piange veramente con sentimento. Toh … c’è anche Elena, elegantissima come non mai, ma sempre tremendamente sexy, in quel fasciante tubino nero che ha indossato per l’occ a s i o n e . Mi spiace che abbia fatto tanto chilometri, per assistere a questa sceneggiata, così come mi spiace vederla affranta, dal momento che non serve assolutamente a nulla struggersi per una donna di poco conto come me. C’è un nugolo di colleghe, venute apposta con un permesso orario concesso loro da quell’imbecille di Preside che dirige la mia scuola; la più provata è Francesca, non ne avevo dubbi. Pensate che lei scoppiava in lacrime, quando, nei nostri viaggi per andare a scuola, la tediavo con i miei racconti di vita e finanche quando le concessi di leggere i miei scritti, in un freddo pomeriggio d’aprile. Che volete, la sensibilità umana, specie quella femminile, non ha confini, né giustificazioni di sorta, ... ma tant’è …! E’ che non riesco a muovermi diamine, altrimenti salterei su e me la stringerei forte forte al petto, asciugando le sue lacrime, con questo velo orribile che mi hanno poggiato sulla testa. Ho sempre odiato i foulards, i cappelli e qualsiasi forma di copricapo, come pure i perizoma, che sicuramente ti fanno tanto sexy in talune circostanze, ma che danno una noia del diavolo, quando si ficcano nell’incavatura dei glutei, impedendoti di ravanare alla meno peggio, in cerca d’un attimo di requie. Le mie figlie son lì, composte e tristi, quasi adombrate nei loro pensieri; certo non sono stata una gran madre, perlomeno nell’accezione più Voci dal Sud 38 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it classica del termine, ma credo d’aver trasmesso loro, almeno alle ultime due, la mia voglia di libertà, la mia indipendenza da tutte le dipendenze di questo schifo di mondo; ho sempre cercato di essere per loro un’ amica più che una madre rompiscatole, anche se a volte, ma non credo proprio di esserci riuscita. Vivete, figliole mie e portate avanti le mie idee, la mia voglia di cavalcare il mondo, la mia fantasia latente che mi ha sempre messo nei casini, perché vivere di sogni è il peggiore dei delitti, ma è l’unica libertà che ci è concesso avere, l’unico rifugio dove potersi nascondere al lordume della realtà. Però che bel pezzo di giovanotto ha Loredana accanto, certo non poteva smentirsi, anche in un momento, sempre impeccabile ed al centro dell’attenzione; che dolce che è! C’è anche il mio ex marito, assieme a quell’ammasso di lardo che è sua sorella: sembra davvero affranto, poverino, peccato che non sia mai riuscito a farmi capire quanto m’amasse. Ieri sera un manigoldo in camice bianco mi ha sparato delle sorte di tappi, affinché non iniziassi a perdere dei liquidi indesiderati e maleodoranti: è stato l’ultimo affronto di una vita vissuta nel tentativo di schivare le cattiverie di un’umanità disumana che vive solo per la gioia di dare dolore, di ferire, di colpire a piene mani nelle parti più basse, lasciando solchi nell’anima che mai potranno essere ricoperti e nascosti. Io volevo essere cremata, così da non marcire inutilmente, invece sono tutti qui che mi guardano curiosi, che mi scrutano fin dentro l’anima e già sento nei loro silenti pensieri, la solita stupida frase di circostanza: “Era tanto giovane, che peccato!”. Vi piace la morte? Non importa le sembianze che ha! Potrei essere io o un’altra disgraziata la cosa non cambierebbe! Quello che mi da più fastidio è quel sorrisetto da idiota che mi hanno stampato sul volto, mi sembra rassomigli ad una di quelle maschere tristi che si vedono nei negozi di Venezia, così bianche, così inutili, così disperatamente tristi. Forse volevano darmi un illusione di serenità, o forse crearsi un alibi per le loro coscienze di peccatori, fatto sta che mi hanno trasformato in un burattino da esposizione. Per fortuna è arrivato il prete, si vede che ha premura di chiudere questa pratica il più velocemente possibile, non gli sono mai andata a genio, per via delle mie scelte discutibili, ma almeno la cosa era reciproca. Non lo ascolto mentre parla, non me ne frega niente di quello che dice, delle sue farneticazioni sul Paradiso, sulla redenzione, sulla remissione dei miei peccati, non vedo l’ora che finisca e che se ne vada ad diavolo anche lui. Ecco ora due beccamorti hanno preso il pesante coperchio di legno e tra poco mi chiuderanno dentro questa prigione eterna, dove lentamente mi dissolverò nel nulla, ben nascosta dal mondo traslucido e patinato, nel quale il resto dell’umanità continuerà a vivere indisturbata la sua misera vita, nell’illusione che mai toccherà loro subire quest’ultima umiliazione terrena. Da dove sono vedo i miei monti, vedo i grandi prati soleggiati della mia infanzia, percepisco ancora gli odori di pane casereccio che il vecchio forno al centro storico sforna in quantità industriali, odo le voci amiche delle campane che suonano al mio passaggio e riempire di musica e poesia la mia mente. Un ultimo sguardo e poi tutto si fa nero e silenzioso, ora sì che sono morta davvero. Voci dal Sud 39 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 il Cafè degli Amanti www.sosed.it Come...quando... fuori...piove... di Carmen Cafaro - Lucabalducci - Ceci1959 - Cleo - Fedro - Ishtar - Mitla - Odrey - Parsifal Un racconto scritto a più mani ed in via telematica per ViviCentro, ordinato da Carmen Cafaro e Lucabalducci Camminavo sotto la pioggia, lentamente, lasciando che le gocce mi entrassero addirittura nelle orecchie, infastidendomi ovattando il suono delle auto… ”...Dov’è la saggezza oggi? La serenità?...” Le orecchie mi fischiavano come quel treno che partiva. Non passerà mai più quel treno. Era la mia vita senza quel treno che vedevo allontanarsi. Nessun passeggero. Neanche una tinta. Solo odore di ferro, di falce, di unto, che si allontanavano per sempre. Non era nostalgia che sentivo, né rimpianto. Era qualcosa di più crudele, secco. Camminavo in quella stazione come su alti trampoli e il viso bianco da clown. Guardavo beffandomi con un sorriso disperato. La testa: un’ape che ronza. La carcassa metallica si staccava con lentezza. Vedevo e riconoscevo una parte di me sui sedili. Mi guardava senza sguardo, espressione, vita. Volteggiava, toccando tutt’intorno, spingendo per uscire. Cercava di esistere, sopravvivere, tornare da me. Ho sempre amato quel ritaglio di me: è inebriante, un mio talento autentico. Ma il treno si allontanava e non sapevo correre con quei trampoli e non sapevo camminare senza. Potevo solo ridere con un ghigno da pagliaccio orrendo, sprezzando le mie lacrime che non potevano lavare il trucco sgraziato, ma lo cementavano. Lacrime che corrodono la pelle. Donna rettile, scorticata. Con la mia pelle, ho rivestito quel vagone di treno che si allontanava lentamente. Lo guardavo sparire. Esso, evaporando nella pioggia, si colorava. Ogni volta che mi trovo in una stazione, quel treno, quelle stesse sensazioni, come oggi qui, stessi pensieri di allora, stesse emozioni. E piove…odio la pioggia! Quella sensazione di umido che ti si appiccica alla pelle, d’estate dopo solo un’ora di pioggia, o il freddo che ti penetra nelle ossa, d’inverno quando fa troppo freddo per nevicare. La malinconia che ti prende, quando guardi fuori dalla finestra e vedi gocce e fumo rimbalzare sull’asfalto; solo gli idioti e i poeti traggono ispirazione da gocce d’acqua. D’acqua poi, tutta la porcheria che liberiamo nell’aria si racchiude in quelle particelle di H2O. Mi sento particolarmente cinica stamattina, seduta in questo bar, in questa piccola stazione, ad attendere che quella nuvola “fantozziana” si levi dai piedi. Devo per forza andare in quello studio legale, in una città che nemmeno conosco, lo devo a me stessa. E non accenna a smettere. Osservo la strada: tutti che corrono verso i taxi e le fermate degli autobus. “Aiutooo, la pioggia”mormoro, con ironia. E quella chi è? Che strana donna! Rimane immobile, ferma, in mezzo alla strada. Ma che è stordita? La osservo bene, almeno cerco, la mia miopia m’impedisce di focalizzare i volti. Accidenti, ma è giovanissima, avrà al massimo dodici anni. E’ tutta bagnata poverina. Che avrà da fissarmi? Non sono fatti miei, e poi piove non ho voglia di uscire da questo buco-riparo. Eppure c’è qualcosa in lei, mi pare quasi di conoscerla. Non è possibile, assomiglia tanto a mia mamma da giovane, in una di quelle fotografie in bianco e nero che ogni tanto guarda con malinconia. E’ incredibile. Se solo smettesse di fissarmi. E poi… Accidenti a me, perché sento questo bisogno di raggiungerla? Meglio andare a vedere, magari sta male, ha bisogno d’ aiuto. Uscirò, nonostante la pioggia … pago il cappuccino ed esco dal bar. La ragazza non c’è più; ecco, lo sapevo! Voci dal Sud 40 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Raggiungo il marciapiede, mi guardo intorno … maledetta pioggia! Dove sono? In ospedale? Che succede? Non ricordo nulla. O forse si … ricordo che camminavo sotto la pioggia, lentamente, lasciando che le gocce mi entrassero addirittura nelle orecchie, infastidendomi, ovattando il suono delle auto...! Capelli appiattiti sulle guance, senza più traccia della massa dei miei ricci, il trucco sciolto su tutto il viso, lo sguardo fisso davanti a me. Avanzavo a fatica, come un automa, ogni passo più pesante del precedente, sembrava che il mio impermeabile bagnato mi ancorasse al marciapiede. Avvertivo vagamente, oltre la nebbia che avvolgeva i miei pensieri, i passanti che mi sfioravano, che mi urtavano con i loro ombrelli, tutti diretti verso le loro mete, le loro case, le loro famiglie, ma non li vedevo. Un ragazzo che passava al mio fianco mi urtò con il suo zaino, distogliendomi dal mio torpore. Adesso ero lì, ferma su quel marciapiede, bagnata all’inverosimile, senza né la voglia, né la forza di muovermi. Sola, negli occhi l’immagine di un documento legale vecchio e sgualcito che l’inserviente della casa di riposo, dove mio padre era morto aveva provveduto a spedirmi, insieme alle sue poche cose. In testa una sola parola, che mi martellava dentro, tanto da farmi male: ADOTTATA! Adesso comincio a ricordare ... Poco prima ero seduta al tavolino del bar della stazione aspettando che smettesse di piovere e cercando, per un poco, di concentrare la mia attenzione su qualcosa d’altro che non fosse l’appuntamento con il notaio, che da sempre aveva curato gli affari di mio padre e, vista l’amicizia che li legava, avrebbe saputo darmi spiegazioni. Piano piano, i ricordi diventano più nitidi, mi era sembrato di vedere una ragazzina sotto la pioggia che mi fissava, sembrava avesse bisogno d’aiuto, ricordo di avere pensato che assomigliasse a mia mamma da adolescente. Mia mamma, no la donna che mi ha cresciuto, che sicuramente mi ha voluto bene come una madre ... ma adesso lo so, non era la mia vera madre. No, non assomigliava a mia madre, ma allora perché mi sembrava di conoscerla, di averla già vista? Dove l’ho vista? Che fosse un ricordo legato al periodo prima della mia adozione? Dovevo essere piccola, quando mi hanno adottato, ma quanti anni avevo? Si dice che una madre sia colei che ti cresce, principio fondamentale dell’educazione, ma dell’etica? Scoprire così tardi che mamma ha un senso piuttosto che un altro? Vedo ovunque donne incinte, mi reca quasi fastidio vederle, perché mi rendo conto che la donna che ho guardato per anni negli occhi, a cui ho affidato la mia vita non mi ha mai portato dentro di è, ma solo con sé. La differenza, a parte linguistica è certamente di concetto e pragmatica. Già … come lessi da qualche parte “ mamma di pan- cia “ e “ mamma di cuore”. L’avevo sentito una sera, quando i miei genitori adottivi stavano litigando, per l’ennesima volta, dopo ch’ero andata di là a dormire. Non avevo resistito oltre e m’ero messa ad origliare … così, scoprii la verità! Sapere d’avere un qualche parte nel mondo una “ mamma di pancia “ non serviva, a questo punto, a placare la strana sensazione d’irrequietezza che mi portavo addosso da una vita, perciò fu facile addentrarmi in un guazzabuglio di strade contorte, sudice, fors’anche scomode, in cui il mio inconscio s’avventurava ogni giorno. Fu così che la stazione diventò il punto strategico d’osservazione: donne bianche, d’ogni colore e d’ogni foggia abbigliate, donne in carriera, donne smunte, donne isteriche, donne… Un rumore forte, metallico, inaspettato si trasforma in un bagliore che poi lentamente si attenua ed appaiono i contorni di ciò che mi circonda: un giardino, il mio giardino, le piante, un tavolino in rattan, il mio cuore batte forte per lo spavento e, disorientata, capisco che stavo dormendo e sognando. Un altro colpo, come il precedente, ma ora mi è più familiare, è Lapo, il figlio dei vicini che uccide la noia, calciando la palla sulla porta del garage; accidenti a lui, però, è cosi dolce e così solo, e poi così simpatico, quando passa sotto la siepe e viene a giocare con me, facendomi dimenticare gli acciacchi delle mie stanche ossa. Una figura in controluce, seduta su una poltroncina è parzialmente nascosta da un gran foglio di carta, un giornale, ma la riconosco facilmente dalla solita gonna plissettata, mia madre, o meglio, per precisione, colei che nella mia vita si è proposta come tale. Espiro lentamente, tranquillizzando il battito del cuore, e cerco di recuperare le immagini del sogno che stanno evaporando, ma non mi è difficile, poiché il sogno è spesso quello: la stazione, il treno, la bimba, le madri, il rutilare delle sensazioni. Ma, come sempre, qualcosa stona: non è il mio linguaggio, non sono i miei colori e le figure non mi assomigliano, io mi sento diversa ed, inoltre, c’è una sorta di ricordo confuso che sfocato mi appare, come un’indecifrabile sensazione, in cui mi pare che colei che mi allattava non desiderasse separarsi da me. Bah! tanti anni in questa famiglia devono aver confuso i miei riferimenti istintivi. Mi stiro con un rumoroso sbadiglio, allungandomi sino a toccare entrambi i braccioli del divanetto in midollino su cui stavo dormendo ed il mio movimento attrae l’attenzione della figura leggente, che esordisce con un ampio sorriso ed un tono cantilenante ed acuto: “ Finalmente ti sei svegliata bambolina. Hai sete? Ti ho versato poco fa dell’acqua fresca, dai vieni dalla mamma a farti fare le coccole “. Terminato il lungo sbadiglio, torno a rannicchiarmi, e lei: “ Dai pigrona, levati da lì, che stanno arrivando alcuni amici “. So che insisterà, perciò mi muovo e, con un goffo balzo, atterro sul prato e mi avvio verso la mia piccola dependance. Voci dal Sud 41 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Lungo il percorso, tengo il naso basso, per meglio co- mondo che sembra trasudare odio e violenza da tutti i pori. gliere il fresco piacere dell’erba tagliata di fresco, ma Per dirmi che sì, un mondo nuovo è ancora possibile; con gli occhi fisso, come sempre, quegli strani segni ver- che possiamo fregare il tempo. gati sopra l’entrata della mia casetta, che non so leggere, Affondo la spada in un nemico invisibile, poi la ritragma di cui, negli anni, ho imparato il significato. go e, secondo uno schema vecchio ormai di secoli, inverPrima di entrare, risollevo la testa e le mie lunghe orec- to la presa e l’affondo alle mie spalle. chie dal pelo fulvo smettono di trascinarsi nell’erba umiMia figlia ha Dolly in braccio e mi guarda divertita e da e penso alla scritta sulla porta: Dolly, ma che cazzo di anche un po’ perplessa, come fa sempre, quando mi vede nome. praticare questi esercizi. “ Dolly, Dolly…>” Le sorrido e lei mi sorride di rimando. La voce della mia bambina è allegra e tintinnante, men“Cristo, quanto mi ricorda mia moglie” penso… tre chiama la sua fedele compagna, non più cucciola. Mi asciugo il sudore dalla fronte e interrompo l’eserciAnche lei non è più esattamente una bambina, e piano zio. piano sta uscendo dal goffo bozzolo dell’infanzia, per traAveva ragione mia moglie, eh si…più guardo mia fisformarsi in una giovane creatura che, scommetto, farà glia, più penso: “Sì, insieme possiamo fregarlo, quel babattere forte il cuore di tanti suoi coetanei. stardo di tempo! “. Cerco di non pensare al giorno, in cui mi porterà a Lapo irrompe, correndo; quasi inciampa nel tubo di casa il primo “morosino”, o addirittura il fidanzato “uf- gomma che utilizzo per innaffiare le rose bianche, così ficiale”. tanto amate da mia moglie. Dio, che rabbia! “Ciao Anna. Ti va di venire con me a pescare? Ti ho Non tanto per freudiane compensazioni, secondo le quali procurato la canna di bambù identica a quella che hai per un maschio è impossibile diventare davvero amico di visto ieri nel negozio”. uno che va a letto con tua figlia, quanto per una realtà ben Mia figlia si gira lanciandomi uno sguardo dipinto: irpiù fredda e crudele: se mia figlia sta diventando grande, resistibile fregio. io, per contro, sto invecchiando! Impossibile resisterle. Me ne accorgo quasi in ogni momento, in ogni moviCamminano vicini, ridono e chiacchierano ed io sento mento. che già mi hanno precluso il loro mondo barocco e soPraticare il Tai-Chi mi dà qualche sollievo, ma mi ren- speso. do benissimo conto del leggero sforzo che mi costa rePer loro è facile vivere con entusiasmo. stare in equilibrio su una gamba, durante certi esercizi o Trasudano gioia per un insetto insolito o un’esca dal piudel mimimo tremito della mano che regge la spada in al- mino arancio. tri. Il loro rumore si attutisce, man mano si allontanano, Solo due anni fa non lo percepivo, al contrario di ades- fin quando il colore intenso del prato si gonfia e li inso. ghiotte. Guarda il filo della lama, come trema. La mia mente torbida fino a quel momento, si fa più Impercettibilmente, dirai tu. leggera. A me pare il tremito d’un ubriaco, invece. Anna abita nella mia pelle, ogni giorno sceglie in quale Tutti sintomi tipici, di un’unica diagnosi, che già mi fece poro. il barbiere del mio paesino, quando mi trovò il primo caMi ha salvato! pello bianco, qualche anno fa. Ero diventato come una bottiglia di plastica, imprigio“Ragazzo, non sei fatto di ferro nemmeno tu”, mi ave- nata in un gorgo naturale a lato di un torrente impetuoso, va detto, con un sorriso ingenuo, ignaro di come sarebbe imbrigliato da lunghe dita scheletriche che mi tiravano cambiata la mia vita nell’arco di due anni e delle tragedie sotto, mi liberavano, poi, ancora giù. che avrei dovuto affrontare. Anna, mia figlia…la bimba che, con occhi tramortiti, La spada si muove decisa e sibila fendendo l’aria e, mi dice sorridendo “Fortuna che ho te”, mi ha mentre le mie gambe cercano di adeguarsi alla velocità resuscitato. delle mie braccia, rivedo il carabiniere che mi suona alla Dolly abbaia ... porta e che mi dà la notizia che lui non avrebbe mai voluto “Tesoro, eccomi” mi precipito “Tutto bene?”. dare e che io non avrei mai voluto sentire. “Papà, papà, abbracciami, ho fatto un sogno terri“Sono desolato, ma c’è stato un incidente sulla A21. bile” Sua moglie…”. ”Mio miele sono qui accanto a te, non avere paura”. Un ringhio mi esce dalla bocca, mentre la spada diseL’uomo con un gesto morbido spostò i capelli grigi e gna arabeschi, destinati a tenere a bada i fantasmi che già capricciosi che lasciavano trasparire la dolorosa si affollano alla mia mente. incontrollabilità del tempo, liberando la bella fronte alta, “Dolly, Dolly!”: la voce di mia figlia, spezza l‘incan- inequivocabile segno di un DNA profondo e complesso e tesimo. con voce rassicurante le parlò come solo un padre può La mia bambina, leggera e fresca, come la schiuma del fare: “Ti ho mai parlato di Dolly? Per un attimo ho cremare o le nuvole del cielo, l’unica che mi ha dato e conti- duto ... piccola, io sono accorso perché tu ... non so come nua a darmi la forza. dirtelo ... Tu stavi abbaiando”. Vorrei che ci fosse ancora mia moglie, al mio fianco, Da quando sei nata registro ogni tuo movimento, ogni per aiutarmi nel difficile compito di educarla, in questo tuo gemito, ogni tuo risolino perché tu sei la mia musica, Voci dal Sud 42 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it la mia letteratura, la mia arte...Poco fa, sentendoti abba- dotta chissà dove se la voce di un giovane uomo non si frapposta, un po’ inopportuna: iare però ho capito! Tu sei molto di più e del tuo bau bau fosse “Venga signora, da questa parte, … quando nascerà, m’illumino. Tu figlia adorata sei Dolly, la mia cagnolina morta sot- maschio o femmina?” chiese l’infermiere, facendole segno di entrare nella seconda stanza sulla sinistra. to le rotaie di un treno ad alta velocità. Non aveva voluto vederla, nemmeno quando quel picOh mia amata, persa e ritrovata. Adesso è tutto chiaro, eccetto ... sono assalito da un colo capino riccioluto era uscito dal suo ventre ..., così l’avevano portata via in tutta fretta, alla nursery, dove un’adpensiero intruso: se tu sei un cane, io chi sono? Dal corridoio arrivano i rumori di gente che corre, che detta del Tribunale dei minori, già allertata da giorni, comcoordina e che ordina. Il rumore si avvicina, una chiave pilava una serie di moduli, per l’affido. Perché quella strana sensazione di ansia, nel raggiungira, una volta, due, tre e la porta si spalanca. Tre uomini vestiti di bianco irrompono senza chiedere gere lo studio legale? Tutto sommato si trattava di sbrigare una pratica buropermesso e da lì a poco comincia un nuovo sogno. cratica, almeno così le aveva detto al telefono il notaio, il Elettroshock ... Ancora i muscoli infuriati per l’affronto, l’abuso Dottor De Magistris. Lapo De Magistris, brillante cinquantenne romano, seterapeutico: elettroshock ... Camici bianchi mi afferrano, mi legano … sghignaz- deva dietro la sua scrivania di ciliegio, immerso nella letzo, temporali nelle vene … la carne si arriccia, i pensieri tura d’un atto di compravendita, quando il cicalino dell’interfono lo interruppe: “La signorina che stava cuociono, mulinellano. Rivedo la macchina accartocciata in autostrada ... l’inu- aspettando, è in sala d’attesa, la faccio accomodare?” tilità del risveglio all’interno del mio oscuro e fetido poz- gli disse la sua segretaria. “Certo, due minuti e la faccia entrare”, rispose lui, zo ... la carrozza del treno, dentro la ragione, la passione la voglia di vivere che lievitando si allontanano... quasi seccato. Quando la ragazza entrò nello studio, lui era girato di mia madre che mi accarezza e mi abbandona regalandomi per sempre la paura di essere amato … fiumi di persone spalle, intento a rimettere a posto alcune carte nel mobile dietro la scrivania. estranee mi sorridono. Impallidì improvvisamente: stessi lineamenti, d’una inTutto gira, turbinante tornado dissonante. Mi sento ardere, non oppongo resistenza … nebbia, poi tensità sconcertante. Lei dovette accorgersene, dal momento che rimase in alba. Qualcosa si rifugia nella mia mano: ciniglia soffice, piedi sulla porta, senza osare avvicinarsi alle due morbide poltroncine in pelle scura. delicata, fresca, ma calda … limpida, dissetante. Lapo si ricompose, sebbene, quello che le si parava Spalanca la sua fronte al mio sguardo. dinanzi agli occhi sembrava il fotogramma d’una pellico“Ciao Anna” … tutto torna a scorrere. Squilla il telefono; il sussulto notturno anticipa di po- la in bianco e nero, come un film già visto. Rivedeva con la mente Anna, le sue corse al fiume, suo chi secondi la corsa affannata verso la cornetta: “Pronpadre, i versi di Dolly … quanti anni erano passati? Venti to…” Anna avanza goffamente lungo il corridoio dell’ospe- … no, forse venticinque… “Che stupido, ho la data di nascita dinanzi, sul tedale. Non è la prima volta che un’emergenza la rovescia giù stamento”, pensò, cercando di dare il giusto tono alla dal letto, ma la pancia informe si è ingrossata a dismisura voce, frammezzata d’una emozione vibrante ed inequivocabile. dall’ultima volta. Le lesse il testamento, spiegandole i passi da fare, per Un mese, manca soltanto un mese alla nascita della loro entrare in possesso dell’eredità, nonché tutti gli bambina e non era così che aveva immaginato l’attesa. A dire il vero aveva immaginato tutto diversamente o adempimenti da assolvere, in caso di accettazione. La ragazza sembrava non ascoltarlo affatto, presa coforse non aveva immaginato abbastanza, altrimenti si sam’era a guardare il suo sguardo e i suoi capelli e, in verirebbe fermata prima. tà, il notaio pareva anche averlo notato. Quanto prima? “Sa, signorina, che conoscevo la sua famiglia?” disLa risposta appena abbozzata si ferma bruscamente davanti al piccolo specchio accanto alla porta di servizio se lui, tentando di sviare il discorso, che pareva non interessarla affatto. antistante le scale di sicurezza. Non aveva bisogno d’ascoltare altro … aveva detto al I solchi scuri sotto gli occhi lasciano intravedere le tracce inequivocabili di una bellezza che non si lascerà De Magistris, che intendeva rinunciare all’eredità … che sciocca eh? Eppure quella cifra le avrebbe garantito un sopraffare facilmente. Non aveva mai preso troppo sul serio il suo aspetto futuro dignitoso per il resto della vita e, di fronte alla sequela di leggi e norme che lui le aveva sciorinato, aveva fisico. Aveva giocato di tanto in tanto godendo, divertita e sor- frettolosamente liquidato la situazione, manifestando la presa, dell’effetto che provocavano sugli uomini quelle sua volontà di devolvere l’intera somma, in beneficenza. Uscii fuori e pioveva … camminavo sotto la pioggia, fattezze imperfette ma abilmente assemblate. Nulla di più: non era mai stata disposta a puntare su lentamente, lasciando che le gocce mi entrassero addirittura nelle orecchie, infastidendomi ovattando il suono qualcosa che non poteva controllare. La mente disegna un sorriso ironico e l’avrebbe con- delle auto… 43 Voci dal Sud Anno II° nr. 11 Novembre 2006 il Cafè degli Amanti www.sosed.it white_sharck71 su Vivicentro riporta la delicata poesia di Vincenzo Giandomanico che noi ospitiamo con vivo piacere “O NONNO “ Avisse arapì ll’uocchie, oj mamma mia! Vita passata mia .... pare nu suonno! Aiere cu’’e guagliune ‘nmiez’a via, oggie nu viecchio e otto vote nonno Io quanno parlo ‘e Te mamma mia cara ritorno n’ata vota piccerillo e dint’o suonno quanno Tu m’appareveco ca Tu faie ‘a nonna all’angiulille Io quanno stongo ‘nmiez’ a sti nepu te oj mamma t”e vulesso fà vedè so accussì belle e nu’ ll’he cunusciute, comme vurrio ca stisse ‘nziem’a mmè P”a casa songhe otto palummielle! Pe n’attimo nun trovene arricietto ll’urdimo nato me fà o’ cianciusiello quann’o pàzzeo ruciulea p”o lietto Pe mmè so comm’a tante pazzielle e spisso tutte ‘nzieme pazziamme m’ha ditto aiere ‘o chiù strappuliatielle: O no’, ma pure tu tenive ‘a mamma? Io nun l’aggiu risposto, m’ha guardato e tale e quale comm’ ‘ a dduje cumpagne cu’ ‘e ddoje braccelle forte m’abbracciato e pò m’ha ditto: O no’, ma pecchè chiagne !? 44 Voci dal Sud Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it Queste pagine fanno parte del gemellaggio fra la Fromo Editore di Rosarno e le Edizioni Damiano di Villa Verucchio (Rimini). Articoli, firme e foto appartengono alla rivista Vignettopoli edita dalla Editrice Damiano http://www.edizionidamiano.net/ Si è spenta la voce della nostra coscienza : Oriana Nicoletta Damiano Firenze - Una voce critica forte, la voce della coscienza del mondo, spesso scomoda, si è spenta! Al di là del dispiacere di averla persa, come scrittrice e giornalista, non posso non riconoscerle il merito di aver messo in “ombra” gli uomini tutti, ed andare controcorrente con i suoi scritti, dimostrando una volta di più la capacità innata che è propria di tutte donne, che quando vogliono sono capaci di affrontare gli ostacoli peggiori che la vita dissemina sul loro cammino. Non poteva che essere una donna a tracciare questo significativo percorso. Nonostante non fossi d’accordo sul fatto che la volevano Senatrice a vita, perchè ho sempre sentito la cosa strumentale e non lo trovassi giusto nei confronti di una bella persona, profonda e al contempo con una mente analitica e attenta ai fatti della vita e del mondo. Devo confessare che la sua vivacità intellettuale, il sapere ogni cosa su tutto, il non aver paura di niente ... continua ad affascinarmi. La paura Lei sapeva bene cos’era, non parlava mai per sentito dire, ma raccontava e urlava di quelle paure che gli uomini avrebbero dovuto sopportare e che si sarebbero fatte avanti, un giorno dopo l’altro, senza che nessuno ne arginasse la piena del terrore. Purtroppo, mi sono resa conto che la gente, prende sempre fischi per fiaschi e non capisce mai! Leg- ge, ma pensa ad altro, guarda, ma vede ciò che gli altri ti vogliono far vedere. Tu uomo, tu che di Lei hai dato un lapidale giudizio nel riceverne la notizia del suo decesso, non hai capito un tubo ... ma non ti preoccupare, siamo in molti in tua compagnia, a nuotare in questa magnifica ignoranza. Un giorno, anche se troppo tardi, ci sveglieremo, ma come dico ... sarà troppo tardi! ... perchè quando cominceremo a ragionare con la nostra testa e finalmente a capire cosa ci voleva dire Oriana Fallaci, a leggere i suoi scritti con la mente scevra da padroni indotti, quando finalmente avremo ripulito il cervello di tutte quelle scorie che appesantiscono di stupidità la testa, ed insudiciano occhi e cuore ... non sapremo più a chi dirlo! ... ma non ci saremo più nemmeno noi a sparare parole. Oggi perdiamo una figura esemplare nel mondo del giornalismo, ma anche una grande donna, e le Donne, Noi donne, perdono molto con la sua scomparsa; gli uomini invece, dovrebbero riflettere su di L e i , in questa società che si sono impacchettati ad immagine e somiglianza, dove vince chi corre di più: da una responsabilità, da una sfida, da una scopata, da un amore. “La società degli uomini in fuga” che fino ad arrivare ai più alti vertici, giocano ancora con le vite di tutti e se ne fregano della nostra. Cara Oriana, come giornalista perdo personalmente un punto interessante di riferimento ed una voce vera, limpida, chiara. Oggi la nostra categoria dovrebbe essere a lutto stretto, perchè di giornalisti così, com’eri tu, mi spiace dirlo, ma non ne sono più. Si faranno in quattro per esprimere i loro dolore davanti alle telecamere, mentre dietro la schiena ti combattevano e disapprovavano. Ci sarà la corsa alla lacrima, a chi le spara più grosse, ed ancora una volta, dovrai da lassù assistere all’ennesima rappresentazione teatrale di ipocriti con l’abito scuro e occhiali neri. Hai fatto bene a lasciarci in silenzio, ti eri già sgolata anche troppo, ma sai “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!”. Che la tua nuova strada sia meno pesante di quella che hai dovuto sopportare in vita. Buon viaggio cittadina del mondo e grande donna da me, una piccola ignorante che sopravvive facendo la scribacchina. Voci dal Sud 45 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it dal mondo di Vignettopoli http://www.edizionidamiano.net/ Edizioni Damiano - Villa Verucchio (RN) Italy Scaduti i termini per partecipare al concorso letterario nazionale di scrittura femminile “MA ADESSO IO” COMPIE DIECI ANNI Faenza - Scaduti i termini per partecipare al concorso letterario nazionale di scrittura femminile “MA ADESSO IO” COMPIE DIECI ANNI Presidente della giuria è la scrittrice e giornalista Lisa Bellocchi. Le opere vanno presentate entro il 31 ottobre 2006 Il concorso letterario nazionale di scrittura femminile “Ma adesso io” compie dieci anni. La manifestazione è promossa dall’assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Faenza, d’intesa con gli assessorati alle Pari Opportunità dei Comuni dell’area faentina (Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Riolo Terme e Solarolo), in collaborazione con l’associazione Nuovi Materiali, la società editrice “Il Ponte Vecchio” di Cesena, il settimanale faentino Sette Sere e con il contributo dell’Ufficio provinciale della Consigliera di Parità, della Provincia di Ravenna, della Regione Emilia Romagna, di Legacoop, di Casacooptre e della Cooperativa Zerocento. La macchina organizzativa della decima edizione di “Ma adesso io” è partita proprio in questi giorni. Al concorso possono partecipare tutte le donne che hanno compiuto il sedicesimo anno d’età, ovunque residenti. Tre le sezioni previste: Poesia, Narrativa (racconti, romanzi brevi) e Memorialistica (testimonianze e diari). La partecipazione al concorso è gratuita. Le partecipanti dovranno inviare le loro opere (testi inediti, a tema libero e in lingua italiana), in quattro copie per la sezione Poesia, in sette per le sezioni Narrativa e Memorialistica, entro il 31 ottobre 2006 alla segreteria del Concorso di scrittura femminile - assessorato Pari Opportunità del Comune di Faenza (piazza del Popolo, 31). E’ consentita la partecipazione a una sola sezione. Non sono inoltre ammesse al concorso le vincitrici dell’edizione precedente. Per la sezione Poesia si possono inviare da un minimo di tre a un massimo di cinque poesie; per la sezione Narrativa i testi dovranno essere al massimo di 100 cartelle; 50 cartelle, infine, per la sezione Memorialistica. Le cartelle devono essere contenute nei limiti di trenta righe per sessanta battute l’una. Gli elaborati saranno valutati da una giuria nominata dall’Amministrazione comunale e presieduta que- st’anno dalla scrittrice e giornalista Lisa Bellocchi, di cui faranno parte esponenti qualificati del mondo della cultura. Per ciascuna sezione la giuria sceglierà un’opera vincitrice e una rosa di opere segnalate. Alle opere vincitrici andrà un premio di mille euro. E’ inoltre previsto un premio speciale per ogni sezione – il premio “Migliore Opera” – del valore di 500 euro, riservato alle scrittrici residenti nel territorio faentino (Faenza e comuni del comprensorio). Le opere vincitrici e quelle segnalate di ciascuna sezione saranno presentate pubblicamente domenica 11 marzo 2007, in occasione delle manifestazioni dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna. Per ulteriori informazioni sul concorso rivolgersi all’assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Faenza (tel. 329.1715499; fax 0546.691679; e-mail: [email protected]), dal lunedì al venerdì, dalle ore 12.00 alle 14.00; il martedì e giovedì anche il pomeriggio, dalle 14.30 alle 16.30. MARILY Voci dal Sud 46 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it dal mondo di Vignettopoli http://www.edizionidamiano.net/ Edizioni Damiano - Villa Verucchio (RN) Italy Appello al Governo italiano perché la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo venga rispettata in tutti i Paesi membri dell’Unione Pedofilia? no grazie! L’Istituto degli Innocenti manifesta la propria preoccupazione per quanto sta avvenendo in Olanda dove un gruppo filo pedofilo potrà partecipare alle prossime elezioni. In forza del proprio impegno plurisecolare a fianco dell’infanzia e dell’adolescenza l’Istituto degli Innocenti sollecita il Governo italiano a farsi promotore in sede europea di un’iniziativa di denuncia di questa vicenda, richiamando i membri dell’ Unione all’applicazione e al rispetto delle norme e dei principi della convenzione ONU del 1989. A tutte le associazioni, alle realtà e ai cittadini che si battono per promuovere una cultura favorevole all’infanzia, l’Istituto chiede di aderire per sostenere questo appello. Nonostante l’opinione pubblica olandese ed europea, almeno in alcuni suoi settori, abbia condannato fortemente le gravi posizioni filo pedofile del neo costituito partito NVD ( Carità, Libertà e Diversità), il Tribunale dell’Aja ne ha stabilito l’ammissibilità alle elezioni di novembre. Fra le proposte del NVD ci sono l’abbassamento dell’età del consenso sessuale da 16 a 12 anni, con conseguente possibilità per i minori di partecipare a film pornografici e anche prostituirsi, la depenalizzazione del possesso di pornografia infantile, la libera trasmissione di film pornografici, anche di giorno, sui canali televisivi, tranne quelli violenti, comunque proiettabili nelle ore notturne. Questi sono alcuni dei capisaldi di un programma che intende far diventare comportamenti normali e leciti una insieme di atti che, solo grazie a decenni di impegno e di mobilitazione civile, sono stati finalmente riconosciuti quali crimini contro la persona, da perseguire a livello nazionale e internazionale. Il fondatore e i sostenitori di NVD utilizzano argomentazioni tipiche di chi commette abusi sessuali su bambini e bambine per giustificare la loro scelta: “le nostre proposte vogliono ampliare i diritti dei minori all’amore e alla sessualità; vogliamo lacerare il velo dell’ipocrisia, vogliamo favorire l’educazione sessuale dei minori”. Dietro pretese democratiche e progressiste si vuole invece legittimare lo sfruttamento sessuale di bambini e bambine, negando i gravi e drammatici effetti a breve e lungo termine che gli abusi sessuali producono sui piccoli, e il fatto che tra un adulto e un bambino che ne subisce gli atti sessuali non potrà mai esserci un rapporto di parità. Il Tribunale dell’Aja ha motivato la propria decisione di ammettere alle elezioni il NVD anche per non ledere il diritto alla libertà di espressione. Ma come viene garantita quella di bambini e bambine? Sono stati ascoltati? Quale attuazione reale ha in tutta Europa il loro diritto all’ascolto e alla partecipazione? Il mondo degli adulti deve impegnarsi, oggi, a garantire la libertà e la possibilità di espressione dei bambini e delle bambine, non di chi si approfitta della loro posizione di dipendenza e di mancanza di parola per rivendicare la libertà di abusare di loro. Ciò che è avvenuto è particolarmente inquietante perché viola i principi normativi contenuti in convenzioni, protocolli e dichiarazioni sui diritti dell’infanzia e contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale di bambini e bambine, che sono stati sottoscritti e ratificati anche dall’Olanda, in primis tra tutti la Convenzione Onu dei sui diritti del fanciullo. In questo atto, promulgato a New York nel 1989, gli Stati si impegnano ad adottare misure legislative, amministrative, sociali ed educative per tutelare i soggetti minorenni contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche, compresa la violenza sessuale (art.19), e ad assumere a livello nazionale, bilaterale e multilaterale ogni iniziativa utile a impedire che i bambini siano incitati o costretti a dedicarsi a una attività sessuale illegale, sfruttati a fini di prostituzione, di altre pratiche sessuali illegali o della produzione di spettacoli o di materiale a carattere pornografico (art.34). Poiché per il diritto italiano gli atti sessuali con minorenni, la pedopornografia e la prostituzione minorile costituiscono reato le proposte del Ndv potrebbero essere considerate come “istigazione a delinquere” (art. 414 c.p.). La propaganda fatta dal nuovo partito olandese potrebbe integrare tale fattispecie di reato perché chi istiga a commettere uno o più reati viene condannato con pene detentive e/o pecuniarie a seconda dei casi e le richieste del NDV integrano comportamenti idonei a provocare la commissione di reati ai danni di bambini e bambine. da l’Istituto Degli Innoncenti girato a voi tutti dall’editore Nicoletta Damiano Per aderire inviare una mail a: [email protected] Tel. +39 055 2037331, 324, 220 www.istitutodeglinnocenti.it Voci dal Sud 47 Anno II° nr. 11 Novembre 2006 www.sosed.it dal mondo di Vignettopoli http://www.edizionidamiano.net/ Edizioni Damiano - Villa Verucchio (RN) Italy QUESTI QUESTI NOSTRI…”FANTASMI” NOSTRI…”FANTASMI” Virtuali, remoti, sociali, storici - Edizioni Damiano di Nicoletta Damiano Ci credete ai fantasmi? ...... In questa raccolta della scrittrice milanese ne potete trovare di ogni tipo e per ogni gusto. Fantasmi dell’entroterra romagnolo: ricco di storia e di castelli, ognuno con la sua “presenza”....ma i fantasmi non sono solo di tipo storico o legati a leggende popolari, infatti, Nicoletta Damiano, ne ha trovati alcuni, che vivono perennemente con noi... I fantasmi “sociali”, meccanismi in grado di convincerci che non siamo chi siamo e che riceviamo nel momento in cui si lancia il primo vagito. I fantasmi “virtuali”, i miti o gli idoli cui vorremmo assomigliare per un’ansia di piacere, che non ci appartiene ma che viene alimentata, giorno dopo giorno dai media. I fantasmi “remoti”, quelli che appartengono solo a noi e che incarnano le nostre paure più profonde e che talvolta emergono, producendo risultati, devastanti...Credeteci ai fantasmi. Ogni giorno, senza saperlo conviviamo con lo spettro di qualcuno ed in questa intrigante e variegata sequela di personaggi, da Azzurrina a Marilyn Monroe, da Cagliostro a Berlusconi... Un’investigazione tra i Misteri “dentro e fuori di noi” e che appartengono da sempre ad ogni popolo, antico e moderno. Questi nostri fantasmi e l’approfondimento dei fantasmi storici che aleggiano sulla nostra vita li potete approfondire nel volume edito dall’editrice Damiano nel volume 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 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