Comune di Anzola dell`Emilia

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Comune di Anzola dell`Emilia
COMUNE DI ANZOLA
Giovedì, 20 novembre 2014
COMUNE DI ANZOLA
Giovedì, 20 novembre 2014
Cronaca
20/11/2014 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 20
RADOGNA MATTEO
Vogliono occupare un palazzo: punkabbestia fermati
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Pubblica amministrazione
20/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 3
BEDA ROMANO
Lettera del governo alla Ue: ecco le nostre riforme
20/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 34
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Deflazione, lo spettro europeo
20/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 54
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Prevenzione, asse Anac­notai
20/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 55
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Il primario può fare il consigliere comunale
20/11/2014 Italia Oggi Pagina 28
ANDREA MASCOLINI
Pagamenti misurati da un indice
20/11/2014 Italia Oggi Pagina 31
FRANCESCO CERISANO
Compensazioni solo per il 2015
20/11/2014 Italia Oggi Pagina 31
Province, spunta la proroga per trasferire le funzioni
20/11/2014 Italia Oggi Pagina 34
Anticorruzione, notai in campo
20/11/2014 Italia Oggi Pagina 42
Quote rosa avanti ma poco omogenee
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LUIGI OLIVERI
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Il Resto del Carlino (ed.
Bologna)
Cronaca
CASTEL MAGGIORE IL GRUPPO INTERCETTATO IN VIA QUASIMODO DA CARABINIERI
E MUNICIPALE.
Vogliono occupare un palazzo: punkabbestia fermati
CASTEL MAGGIORE CON I CANI al seguito
si sono presentati in sei davanti ad un palazzo
in ristrutturazione di via Quasimodo, a Castel
Maggiore (nella foto). Un gruppo di
punkabbestia volevano occupare lo stabile e
avevano con loro tutto il necessario: indumenti,
materassi e coperte.
Per loro sfortuna il proprietario dell' edificio
che abita di fronte al palazzo, si è accorto del
tentativo di occupazione e ha informato
immediatamente i carabinieri di Castel
Maggiore e la polizia municipale dell' Unione
Reno Galliera agli ordini del comandante
Massimiliano Galloni. L' uomo aveva paura
che si trattasse di un furto più che un'
occupazione, anche perché nella provincia è
davvero singolare che si verifichino situazioni
di questo tipo. Sul posto le forze dell' ordine
hanno convinto pacificamente i punkabbestia
ad abbandonare l' idea di fare della loro
dimora l' edificio di via Quasimodo. I sei hanno
detto che il loro intento era trovare un tetto per
qualche settimana. Ci sono stati altri episodi
simili a Malalbergo, Persiceto, Bentivoglio:
stranieri e vagabondi sono stati pizzicati dentro abitazioni abbandonate.
In un alcuni casi si erano verificati allacciamenti abusivi della luce. Soltanto grazie alle segnalazioni di
Enel era stato possibile scoprire gli abusivi.
A Castel Maggiore una pattugli della polizia municipale ha controllato in questi giorni il palazzo di via
Quasimodo per evitare che i punkabbestia ci ripensino e tornino a tentare un blitz nell' edificio.
Matteo Radogna.
RADOGNA MATTEO
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
La partita con Bruxelles. Si rafforza l' ipotesi che la Commissione non chieda nuovi interventi ma
esiga un' accelerazione sulle misure per la modernizzazione del Paese.
Lettera del governo alla Ue: ecco le nostre riforme
Beda Romano BRUXELLES. Dal nostro
corrispondente Non passa giorno senza che
Farnesina e Tesoro siano in contatto con la
Commissione europea per spiegare a quest'
ultima le ragioni dell' Italia mentre Bruxelles sta
ultimando la sua valutazione del bilancio
previsionale italiano per il 2015. Si rafforza l'
ipotesi che l' esecutivo comunitario non chieda
nuove misure di risanamento dei conti
pubblici, ma in cambio della mano leggera
possa esigere una accelerazione sul fronte
delle riforme.
Secondo le ultime informazioni, il governo
italiano sta preparando una lettera da inviare a
Bruxelles e con la quale precisare le riforme
che Roma ha adottato e intende adottare nel
prossimo futuro (si veda il Sole 24 Ore di ieri).
La lettera dovrebbe essere inviata al vertice
della Commissione (presumibilmente il
presidente Jean­Claude Juncker, il vice
presidente incaricato dell' euro Valdis
Dombrovskis e il commissario agli affari
economici Piere Moscovici).
Nell' ottica italiana, la missiva deve servire a
illustrare precisamente gli sforzi che il paese
sta cercando di fare nel tentativo di
modernizzare l' economia nazionale. La Commissione sta finalizzando la sua opinione sulla Finanziaria
per il 2015. Il giudizio è previsto per lunedì 24 novembre. Il bilancio previsionale per l' anno prossimo è
agli occhi di molti qui a Bruxelles debole perché non rispetterebbe pienamente gli impegni europei di
risanamento dei conti pubblici.
In ottobre, la Commissione ha preferito non bocciare d' emblée la Finanziaria, nonostante la mancanza
di «una azione effettiva» di riduzione del deficit richiesto dal Patto d i Stabilità ai paesi con debito
elevato. Bruxelles ha però ottenuto che l' aggiustamento strutturale del deficit salisse dallo 0,1% previsto
dal governo allo 0,3% del prodotto interno lordo. Le regole europee, per un paese con un elevato debito
pubblico, prevedono un aggiustamento di almeno lo 0,5%.
A Brisbane, il presidente Juncker e il premier Matteo Renzi si sono incontrati nel fine settimana scorso
per discutere di risanamento dei conti e rallentamento dell' economia. L' Italia ne ha approfittato per
spiegare quanto possa essere difficile ridurre il debito mentre il paese termina il terzo anno consecutivo
di recessione. Bruxelles è sensibile alla posizione italiana e sarebbe pronta a non chiedere sforzi
aggiuntivi di riduzione del disavanzo, purché vi sia una accelerazione sul fronte delle riforme.
Pur di strappare il benestare comunitario alla Finanziaria per il 2015 senza troppe critiche, il governo
Renzi dovrebbe quindi inviare nelle prossime ore una lettera in cui riassume le riforme adottate e le
riforme da adottare, così come lo stadio di approvazione e di applicazione delle diverse misure. Spazio
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
dovrebbe essere riservato in particolare alla riforma del mercato del lavoro, ai decreti attuativi della
delega fiscale, alla riforma della pubblica amministrazione, oltre che della giustizia civile.
La partita italiana è particolarmente complessa. Per evitare la richiesta di ulteriori misure di riduzione
del deficit, l' Italia deve convincere l' intero collegio dei commissari, trovando una sintesi tra chi predilige
la mano leggera e chi preferirebbe invece la mano pesante. Nel contempo, la stessa Commissione
deve assumere un atteggiamento coerente nel valutare i diversi paesi della zona euro. Per esempio,
assolvere l' Italia e punire la Francia, alle prese con una deriva dei conti, appare politicamente difficile.
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BEDA ROMANO
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
CONVEGNO DI BANCA PASSADORE.
Deflazione, lo spettro europeo
Imprenditori ed economisti concordi: l' Ue sta sbagliando politica.
Raoul de Forcade L' Europa rischia la
deflazione perché ha sbagliato, e continua a
sbagliare, la sua politica: quella economica in
primis, ma anche quella che definisce i
rapporti tra gli Stati membri. È il concetto sul
quale si sono mostrati d' accordo economisti e
imprenditori al secondo appuntamento del
forum di Banca Passadore, tenutosi ieri a
Genova. All' incontro hanno preso parte il
presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, il
numero uno di Barilla Group, Guido Barilla, e
gli economisti Marco Vitale e Jean­Paul
Fitoussi.
È s stato quest' ultimo a indirizzare il confronto
sulle responsabilità delle scelte europee nella
crisi in atto. Fitoussi ha anche lanciato l' idea
che, per superare l' impasse, si debba
arrivare, al più presto, a una vera unione
federale dell a sUe e all' emissione di un titolo
unico di debito europeo.
L' Europa, ha detto Fitoussi, «sembra aver
deciso, dopo anni di stagnazione, di far
entrare l' economia in deflazione.
E lo fa perché non è davvero democratica. In
una democrazia, infatti, quando le cose vanno
male c' è modo di cambiare: si sostituisce il
governo e muta, di conseguenza, la politica. Nella sUe, invece, si può cambiare il governo ma non la
politica, che è predeterminata dai trattati che hanno tolto ogni potere agli esecutivi nazionali. I quali non
possono avere una politica valutaria e industriale». Una situazione che, secondo, l' economista,
impedisce ai singoli Stati di fare interventi strutturali, spingendoli ad «aumentare la competitività
abbassando i salari. Ma non è una buona idea abbassare i salari quando non c' è domanda. Le aziende,
non avendo mercato, devono abbassare i prezzi e questo porta alla deflazione. Il vizio capitale dell a
sUe è che il debito è sovrano ma la moneta non ha sovranità: gli Stati si indebitano con una divisa su
scui non hanno controllo. Si è fatta una moneta unica per rendere impossibile la speculazione. Ora ci
vorrebbe un unico titolo di debito pubblico. E occorre dare alla Bce le prerogative che hanno tutte le
altre banche nazionali: stampare moneta per finanziare gli Stati. Questo, però, significa che dobbiamo
avere, nella sUe, una situazione federale. Abbiamo concepito, infatti, un Paese con S stati federati ma
non c' è uno Stato federale. Siamo andati molto avanti con l' Europa.
Ora, o si fa un ulteriore passo in avanti oppure si rischia di farne uno indietro.
Anche Squinzi si è mostrato in linea con queste posizioni. «Credo ­ ha detto ­ nell a sUe e sono convinto
che si debba tendere agli S stati uniti d' Europa. Ma sono esterrefatto dalla circostanza per cui l' Unione,
che è l' area più avanzata al mondo per conoscenza, tenore di vita, welfare e molto altro, è tuttavia l'
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Il Sole 24 Ore
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Pubblica amministrazione
unica zona che non riesce a crescere. Occorre un esame di coscienza».
Secondo il leader di Confindustria si è arrivati a questa situazione perché « sl a sUe non è stata capace
di unificarsi». Occorre, ha aggiunto Squinzi, «che la Bce abbia il ruolo che le spetta e ci vuole anche un'
armonizzazione della politica fiscale, del welfare, del lavoro e delle politiche energetiche.
Con il trattato di Lisbona, ad esempio, si disse che il 3% del Pil Ue doveva andare in ricerca e
innovazione. Ma questo è stato disatteso. La Ue, invece, deve tornare a fare investimenti su cose che
danno ritorno. Ad esempio ricerca e dotazioni infrastrutturali». Su quest' ultimo punto Squinzi ha
ricordato la situazione diff i scile dell' Italia che «ha accumulato un deficit infrastrutturale incredibile.
Basta con il patto di stabilità per i Comuni. Dobbiamo diventare un Paese snello ed efficiente e investire
su infrastrutture, ricerca e internazionalizzazione delle imprese.
Le aziende che vanno bene, infatti, sono quelle che hanno un alto valore di export e sono
internazionalizzate. Se non si cambia, questo Paese è destinato a un declino , s forse lento ma
inesorabile». Riguardo, poi, alle aziende colpite dalle alluvioni in Liguria e in altre regioni italiane,
Squinzi ha sottolineato che la situazione «è molto critica e complessa» e per questo «mi impegno a
presentare una relazione precisa sulla situazione venerdì mattina (domani per chi legge, ndr) al
presidente del consiglio, Matteo Renzi».
Al premier parlerà oggi anche Barilla, in occasione della visita del capo del governo alla sua azienda.
«Parleremo ­ ha affermato l' imprenditore ­ del "protocollo di Milano", che riguarda alcuni casi della
filiera alimentare di cui occorrerà farsi carico. Dirò a Renzi che c' è urgenza di operare su alcuni temi in
modo coraggioso». Barilla ha poi ricordato che la situazione, per le imprese italiane, con il Paese sull'
orlo della deflazione, è diventata «quasi di insostenibilità». Per la prima volta, ha aggiunto, «si rileva una
decrescita dei consumi alimentari. Bisogna abbassare la testa e lavorare, sviluppando e seguendo
poche idee ma molto chiare. Il Paese, però, deve avere una direzione precisa e strategica». Ma al
governo spetta il coraggio di «fare le cose di cui l' Italia ha bisogno», anche con scelte scomode, e che
«portano necessariamente a scontrarsi con un a s diminuzione del consenso». Vitale, da parte sua, ha
affermato che l a sUe sta preseguendo «una politica economica che non funziona. Sono stato sempre
un sostenitore dell' Unione ma questa Europa va rottamata. E gli Stati devono assumersi, insieme, la
responsabilità di dire che la linee politiche di fondo vanno cambiate. Altrimenti vinceranno i Le Pen e i
Salvini».
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
Anticorruzione. Accordo per un tavolo tecnico finalizzato anche allo scambio di dati.
Prevenzione, asse Anac­notai
Via libera all' apertura di un tavolo tecnico tra l'
Autorità nazionale anticorruzione (Anac) e il
Consiglio nazionale del notariato (Cnn) in
materia di prevenzione e contrasto alla
corruzione e all' illegalità nella pubblica
amministrazione. Il protocollo d' intesa ­ siglato
ieri a Roma dal presidente dell' Anac, Raffaele
Cantone, e da quello del Cnn, Maurizio D'
Errico ­ ha tre obiettivi: instaurare un sistema
d' integrazione dei flussi e scambio dei dati
acquisiti per verificare la coerenza tra le
informazioni raccolte dall' Anac per il
monitoraggio dei contratti pubblici e quelle
acquisite dai notai in sede di stipula dei
contratti; avviare attività di formazione gratuite
per le stazioni appaltanti e fornire un supporto
metodologico nella fase di definizione dei
contratti pubblici; collaborare, anche nella
prospettiva di recepimento delle nuove
direttive Ue sugli appalti, nelle misure volte a
rafforzare i presidi di legalità nelle procedure
relative ai contratti pubblici.
L' urgenza del tavolo tecnico è figlia della
difficile situazione del Paese. Basti pensare
che nella rilevazione del 2013 di Transparency
International, l' Italia ha registrato un indice di
corruzione percepita pari a 43 (rispetto al valore di massima trasparenza di 100), il quale riflette l'
impatto che fenomeni di corruzione e di malversazioni hanno avuto sulla percezione nazionale e
internazionale del fenomeno. Su questo fronte l' Italia si colloca su posizioni analoghe a quelle di
numerosi paesi dell' Asia e dell' America Latina.
Unico elemento di parziale conforto, dal 2006 al 2011, in base ai dati dell' Anac, il fenomeno della
corruzione in Italia si rivela sostanzialmente stabile, con la sola eccezione dell' anno 2009, in cui il
numero dei reati di corruzione (nella sua accezione aggregata) passa da 975 a 1205.
Nel frattempo ­ oltre che con i notai ­ proseguono e sono destinati a intensificarsi anche i colloqui tra
Anac e Cup in materia di applicazione della legge Severino anche ai Consigli provinciali dei
professionisti (si legga il Sole 24 Ore di ieri): l' obiettivo è trovare il giusto equilibrio tra le esigenze
normative rappresentate dall' Anac e le difficoltà di applicazione delle stesse a entità di dimensioni
spesso piccolissime.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Mauro Pizzin.
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Il Sole 24 Ore
Pubblica amministrazione
Consiglio di Stato. Nessuna incompatibilità nei centri con più di 10mila abitanti.
Il primario può fare il consigliere comunale
Il primario di una azienda sanitaria locale può
essere nello stesso tempo consigliere
comunale in un centro con più di 15mila
abitanti, poiché le nuove norme
" a n t i c o r r u z i o n e " n e l l a pubblica
amministrazione prevedono l' incompatibilità
con la carica politica solo per il direttore
generale, sanitario e amministrativo. L' ha
stabilito il Consiglio di Stato con la sentenza n.
5583/2014, depositata dalla Terza sezione il
12 novembre scorso.
I giudici hanno accolto il ricorso di un medico
di una Asl con mansioni di dirigente medico di
chirurgia generale e pronto soccorso contro l'
incompatibilità contestatagli dal direttore
generale per la contemporanea carica di
componente dell' organo di indirizzo politico di
una amministrazione locale, in generale vietata
dall' articolo 12 del decreto attuativo della
legge "anticorruzione" (Dlgs 39/2013) ai
dirigenti, interni e esterni, di Pa, enti pubblici e
di diritto privato sotto il controllo pubblico.
Il collegio, annullando lo "stop" al primario, ha
spiegato che in tal caso va applicata la
disciplina speciale per il personale del
Servizio sanitario nazionale (articolo 14 della
legge) che elenca i casi di contrasto tra gli incarichi direttivi e le cariche di componenti degli organi di
indirizzo politico nelle amministrazioni statali, regionali e locali, incluso quello di consigliere (e
assessore) nei Comuni medio­grandi come nel caso in esame.
Questa norma, afferma la sentenza, «prevede esplicitamente una disciplina apposita per il personale
delle Asl e delle Aziende ospedaliere al fine di "comprendere" nel regime dell' incompatibilità i tre
incarichi di vertice (direttore generale, direttore sanitario, direttore amministrativo)» e «implicitamente
ma inequivocamente esclude da quel regime il personale ad essi subordinato, pur se rivestito di
funzioni denominate "dirigenziali"». Per i giudici, la "ratio legis" sta nelle «caratteristiche peculiari
alquanto diverse» dei dirigenti della Pa rispetto a quelle dei dirigenti medici i quali non hanno
«competenze provvedimentali e gestionali, se non forse in misura del tutto marginale e limitata al
momento organizzativo interno del reparto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Francesco Clemente.
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Italia Oggi
Pubblica amministrazione
un dpcm in g.u. destinato alla pubblica amministrazione.
Pagamenti misurati da un indice
Dal 2015 ogni amministrazione pubblica dovrà
pubblicare un indicatore di tempestività dei
pagamenti verso fornitori e prestatori di
servizi, con cadenza trimestrale e annuale. È
quanto si stabilisce nel dpcm 22 settembre
2014 pubblicato nella G.U.
n. 265 del 14 novembre 2014 che definisce gli
schemi e le modalità per la pubblicazione su
internet dei dati relativi alle entrate e alla
spesa dei bilanci preventivi e consuntivi delle
amministrazioni statali, regionali e locali, degli
enti del servizio sanitario nazionale, nonché
dell' indicatore di tempestività dei pagamenti
delle pubbliche amministrazioni.
Il provvedimento definisce l' indicatore
(annuale e trimestrale) di tempestività dei
tempi medi di pagamento delle pubbliche
amministrazioni relativi agli acquisti di beni,
servizi e forniture, calcolato «come la somma,
per ciascuna fattura emessa a titolo
corrispettivo di una transazione commerciale,
dei giorni effettivi intercorrenti tra la data di
scadenza della fattura o richiesta equivalente
di pagamento e la data di pagamento ai
fornitori moltiplicata per l' importo dovuto,
rapportata alla somma degli importi pagati nel
periodo di riferimento.» Va considerato che
questo adempimento è strettamente connesso
con l' obbligo (previsto nella legge 89/2014) di allegare ai bilanci, a partire dall' esercizio finanziario
2014, un prospetto attestante l' importo dei pagamenti relativi a transazioni commerciali effettuati dopo
la scadenza dei termini previsti dal decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, nonché il tempo medio dei
pagamenti effettuati.
Gli indicatori dovranno essere pubblicati sul sito internet istituzionale nella sezione «Amministrazione
trasparente/Pagamenti dell' amministrazione» di cui all' allegato A del decreto legislativo 14 marzo
2013, n.
33 sulla trasparenza. Per quanto riguarda gli enti locali e, in attuazione del decreto n. 33 sulla
trasparenza, si stabilisce che le amministrazioni locali in contabilità finanziaria pubblicano i dati relativi
alle entrate e alla spesa del proprio bilancio preventivo e consuntivo, entro 30 giorni dall' approvazione
dei suddetti da parte dei propri organi consiliari, secondo lo schema previsto dal decreto stesso.
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ANDREA MASCOLINI
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Italia Oggi
Pubblica amministrazione
LEGGE DI STABILITÀ/ Accolto l' emendamento M5S, ma la misura non diventa strutturale.
Compensazioni solo per il 2015
Iva sugli ebook al 4%. Oggi le modifiche pro comuni.
Compensazioni fra debiti fiscali e crediti
vantati verso la p.a. anche nel 2015. La
commissione bilancio della camera ha
approvato l' emendamento del deputato M5S
Mattia Fantinati che (si veda ItaliaOggi di ieri)
scongiura la cessazione della misura al 31
dicembre di quest' anno. Le imprese creditrici
della pubblica amministrazioni potranno quindi
compensare le somme attese dalla p.a. con le
obbligazioni tributarie, ma il beneficio sarà
limitato al 2015. Il tutto per una precisa scelta
del governo che, come ha spiegato il
viceministro all' economia Enrico Morando, ha
considerato «giusto prorogare la misura» non
ritenendola però «la soluzione ottimale in
chiave strutturale», nell' auspicio che il ritardo
nei pagamenti della p.a. possa diventare un
problema superato.
Scende al 4% l' Iva sugli e­book. Per effetto di
un emendamento presentato dal ministro per i
beni culturali, Dario Franceschini, l' aliquota
sui libri e i periodici in formato elettronico (oggi
al 22%) viene equiparata a quella agevolata
applicata sui libri cartacei.
L' applicazione di questa aliquota determinerà
una perdita di gettito su base annua di 7,2
milioni di euro (stimata su un fatturato di circa
40 milioni).
Salta, infine, l' esenzione fino a 1.033 euro per il pagamento delle spese di notifica degli atti giudiziari
(nonché dei diritti e delle indennità di trasferta) in caso di ricorso al giudice di pace per le cause e le
attività conciliative. Dalla misura il governo si attende un extragettito per l' erario, anche se non ancora
quantificato. Sono queste le principali novità emerse dal cantiere della legge di stabilità che entra oggi
nel vivo con la presentazione di un pacchetto più nutrito di emendamenti del governo, frutto dell' intesa
raggiunta ieri pomeriggio tra il premier Matteo Renzi e il ministro dell' economia Pier Carlo Padoan. Nel
fascicolo di correzioni troveranno posto anche quelle in materia di enti locali che recepiranno l' accordo
siglato giovedì scorso tra esecutivo e Anci per ammorbidire la manovra grazie a una lunga serie di
misure tecniche di alleggerimento (possibilità di rinegoziare i mutui con Cassa depositi e prestiti e Mef;
nuovi mutui per investimenti con interessi a carico dello stato; gradualizzazione del fondo di
riassorbimento dei residui attivi e del fondo sui crediti di dubbia esigibilità) Non arrivano invece buone
notizie sulle misure di maggiore impatto sociale. Il bonus Irpef di 80 euro non verrà toccato, anzi, sarà
stabilizzato, ma non vi sarà un ampliamento della platea di beneficiari.
Stando alle dichiarazioni del governo, verranno invece allargate le maglie del bonus bebé (l' assegno di
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Italia Oggi
Pubblica amministrazione
960 euro annui riconosciuto ai bambini nati o adottati dall' 1/1/2015 al 31/12/2017) che sarà modificato
per tener conto delle «esigenze dei minori in povertà assoluta».
Disco rosso, infine, a un emendamento della Lega sull' accesso alla pensione per i cosiddetti «quota
96» della scuola.
FRANCESCO CERISANO
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Italia Oggi
Pubblica amministrazione
Province, spunta la proroga per trasferire le funzioni
Prove generali per rimediare ai tagli della legge di
Stabilità che mettono a rischio l' applicazione della legge
Delrio. In commissione bilancio alla camera sono stati
dichiarati ammissibili, supportati da parlamentari di
maggioranza e opposizione, una serie di emendamenti
che tentano di rimediare in qualche modo agli errori
commessi, in particolare sui tempi e modi di attuazione
della riforma, sul personale e sulle conseguenze
finanziarie. La legge 56/2014 aveva ipotizzato che tutto il
personale provinciale addetto alle funzioni non
fondamentali, da trasferire a regioni o province,
transitasse insieme con le funzioni medesime. L'
evoluzione dell' attuazione della norma e, soprattutto, i
tagli imposti dalla legge di stabilità, rendono questa
previsione difficile da attuare, come dimostra il continuo
riferimento del governo ad «esuberi» che, invece, non
dovrebbero esservi. Allo scopo, allora, di incentivare la
mobilità volontaria dei dipendenti provinciali verso altre
amministrazioni, anche prescindendo dal processo di
riordino, un emendamento prevede in deroga all' articolo
3 del dl 90/2014, il totale blocco delle assunzioni a
tempo indeterminato per tutte le amministrazioni
pubbliche, fino al 31 dicembre 2015. L' emendamento
impone al dipartimento della funzione pubblica di mettere in opera entro 30 giorni dalla vigenza della
legge di stabilità il finora vanamente atteso portale, nel quale pubblicare le disponibilità di personale
delle amministrazioni, così da permettere ai 56 mila dipendenti provinciali di ricollocarsi. Nello stesso
tempo, l' emendamento autorizza le province a risolvere unilateralmente i rapporti di lavoro con i
dipendenti in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che li farebbero andare in pensione entro il
31 dicembre 2016, applicando i requisiti pensionistici ante riforma Fornero. Altra conseguenza nefasta
della legge di stabilità è il dazio di 1 miliardo chiesto nel 2015 alle province, che sale a 2 miliardi nel
2016 e 3 nel 2017. Nonostante le dichiarazioni tranquillizzanti del governo, ciò oltre a non consentire alle
province di finanziare nemmeno le funzioni fondamentali che resterebbero, le porta inevitabilmente al
dissesto. Perciò, un emendamento estende anche alle province l' ipotesi di bilancio stabilmente
riequilibrato in conseguenza di misure di riduzione dei servizi di oltre il 20%, oggi riservato solo ai
comuni. In modo irrealisticamente ottimista, la legge 56/2014 aveva dato tempo alle regioni entro
ottobre 2014 per riordinare le funzioni. Già in estate era apparso chiaro che la scadenza fosse
totalmente irraggiungibile. Infatti, con l' intesa stato­regioni dell' 11 settembre, la si era di fatto rinviata al
31 dicembre 2014. Ma, le regioni sono ancora molto indietro nell' attuazione della riforma, anche perchè
ben poco intenzionate ad assumersi l' onere di gestire le funzioni provinciali (si veda ItaliaOggi del
18/11/2014). Gli emendamenti proposti prendono atto di questo e spostano al 28 febbraio 2015 il
termine entro il quale le regioni dovranno, con legge (si indica finalmente con chiarezza) dovranno
definire le funzioni provinciali da trasferire. Se i tagli previsti per le province le portano al dissesto,
figurarsi se è per esse possibile rispettare il patto di stabilità. Allo scopo, allora, gli emendamenti
prevedono di escludere dai saldi le spese da destinare all' edilizia scolastica, entro un tetto di 150
milioni (oggettivamente insufficiente). Si prevede anche che laddove i comuni non utilizzino del tutto i
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Pubblica amministrazione
propri spazi di intervento in edilizia scolastica esclusi dal patto di stabilità, i residui possano essere
destinati a incrementare gli spazi di intervento delle province. © Riproduzione riservata.
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Italia Oggi
Pubblica amministrazione
Protocollo d' intesa tra Cnn e Anac.
Anticorruzione, notai in campo
I notai potranno effettuare una serie di controlli
di legalità preventivi sulla stipula degli atti
pubblici di appalti per prevenire fenomeni di
illegalità. Anac (Autorità nazionale
anticorruzione) e notariato insieme metteranno
inoltre a punto un sistema di scambio
informatizzato di dati relativo ai contratti di
appalto o altri segmenti di intervento notarile
con le stazioni appaltanti, sempre finalizzato
alla prevenzione della corruzione.
Questi gli effetti del protocollo d' intesa siglato
ieri a Roma da Raffaele Cantone, presidente
dell' Anac, e Maurizio D' Errico, presidente del
Consiglio nazionale del notariato, per avviare
un tavolo tecnico in tema di prevenzione e di
contrasto della corruzione e dell' illegalità nella
pubblica amministrazione. L' accordo, spiega
una nota del Notariato, ha come scopo quello
di prevenire possibili rischi di infiltrazioni
mafiose e fenomeni collusivi nel sistema dei
contratti pubblici.
Il tavolo tecnico di prossima costituzione tra
Anac e Cnn ha tre obiettivi previsti dall'
accordo: ­ instaurare un sistema di
integrazione dei flussi e scambio dei dati
acquisiti per verificare la coerenza tra le
informazioni raccolte dall' Anac per il
monitoraggio dei contratti pubblici e quelle
acquisite dai notai in sede di stipula dei contratti; ­ avviare attività di formazione gratuite per le stazioni
appaltanti e fornire un supporto metodologico nella fase di definizione dei contratti pubblici; ­
collaborare, anche nella prospettiva di recepimento delle nuove direttive comunitarie in materia di
appalti, nelle misure volte a rafforzare i presidi di legalità nelle procedure relative ai contratti pubblici.
Dal 2006 al 2011, secondo dati Anac, il fenomeno della corruzione in Italia si rivela sostanzialmente
stabile. Il panorama della distribuzione dei reati di concussione e corruzione nelle singole regioni si
presenta diversificato. I primi sono più frequenti in Liguria, in Lombardia e in Emilia Romagna nel Nord
del paese; nel Lazio, nelle Marche e in Toscana nel Centro; in Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria,
Molise, Puglia e Sicilia nel Mezzogiorno.
I reati di corruzione, invece, prevalgono nel Friuli Venezia Giulia, in Lombardia e in Liguria nel Nord del
paese; in Toscana e nel Lazio nel Centro; in Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Molise e Puglia
nel Mezzogiorno.
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20 novembre 2014
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Italia Oggi
Pubblica amministrazione
Fondazione Belisario/ Nei cda.
Quote rosa avanti ma poco omogenee
La rivoluzione delle quote femminili ha avuto
altre e importanti evidenze positive. Secondo i
numeri elaborati dalla Fondazione Belisario
sulla base delle rilevazioni Consob, sui bilanci
al 2012 delle società quotate, gli
amministratori donne vantano un tasso di
presenza media del 95%, anche se il loro ruolo
nei cda è solo nel 3,2% dei casi di
amministratore delegato o consigliere
delegato e meno del 3% presidente.
Più complessa, ma decisamente rosea, la
situazione sul fronte delle controllate della
pubblica amministrazione: l e s o c i e t à
controllate sono qui circa 4 mila: 2.500
partecipate dai comuni, 800 da enti, 400 dalle
province e 270 dalle regioni.
Le cariche di amministrazione e controllo sono
«donna» nel 17,2% dei casi; ma al Sud solo il
12,7% delle cariche è «femminile» contro l'
oltre 15% al Nord. Ma i miglioramenti iniziano
a farsi sentire a due anni dall' approvazione
della legge. Le società che hanno rinnovato i
loro organi dopo il 12 febbraio 2013 hanno una
percentuale femminile quasi vicina al 24%
contro il 14,3% di quelle il cui cda non era
ancora scaduto all' indomani dell' entrata in
vigore della norma.
Il 55% delle società controllate da enti non
territoriali ha un cda in regola; una cifra più bassa del 79% esibito dalle controllate regionali, del 64%
delle provinciali e del 65% dei comuni. Sono in particolare le controllate pubbliche con sede al Nord a
rispettare le nuove disposizioni (quasi il 70%) rispetto a un dato che nel Mezzogiorno si ferma al 53%. In
alcune regioni come la Calabria, su poco più del 40% di aziende che hanno rinnovato almeno un organo
dopo il febbraio 2013, il 70,3% ha eluso la legge. Le prime società che si sono adeguate alla legge sono
state le quotate e l' effetto benefico è evidente dai numeri. Nelle 130 società (53% delle quotate) che si
sono adeguate alla legge 120, la presenza femminile è del 26% contro una media che nelle altre
imprese si ferma al 15%.
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