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pagine d`esempio - Libreria Universo
SERGIO ROCCO
INTRODUZIONE
È comune conoscenza, almeno per gli addetti ai lavori, che
una modesta attività fisica possa determinare sensibili benefici fisici e psichici contrastando i processi collegati all’invecchiamento.
L’attenzione ai problemi della forma fisica, superata una fase
prevalentemente estetico-narcisista, è oggi divenuta rilevante
per la sua componente sanitaria di prevenzione delle patologie
collegate allo stile di vita urbano, con particolare riferimento
alle malattie del metabolismo ed a quelle circolatorie.
Lo scenario che si apre all’operatore del Fitness oggi necessita di un continuo controllo dei risultati, dovendo soddisfare esigenze sempre più collegate alla salute personale, per cui diviene essenziale poter certificare tramite protocolli, la qualità del
servizio reso alla clientela.
Questo manuale intende suggerire un servizio di qualità e rigore scientifico, attraverso metodiche semplici e di basso costo.
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COMPOSIZIONE CORPOREA
CHE
COSA SONO IL
SOVRAPPESO
E L’OBESITÀ
Il Sovrappeso e conseguentemente l’Obesità rappresentano una condizione in cui esiste un eccesso di massa corporea
relativa alla componente grassa.
Tale eccesso è costituito mediamente da un aumento del tessuto adiposo superiore al 25% del peso corporeo nei maschi e
del 30% nelle donne, fino ad arrivare a circa il 75% di massa
grassa nei casi di Obesità grave.
L’eccesso ponderale, non riferito alla massa magra (come nel
caso di soggetti sportivi che possono raggiungere e superare i 100 kg di peso con una percentuale di massa grassa solo
del 5-6%), si associa frequentemente a compromissione
dello stato di salute. L’accumulo di grasso si attua con un
aumento del volume delle cellule adipose e/o con un aumento del loro numero.
DEFINIZIONE
DELLA COMPONENTE AMBIENTALE E GENETICA
Il Sovrappeso e l’Obesità sono riconducibili a numerosi fattori scatenanti che si identificano in 2 fondamentali categorie:
Fattori genetici: inducono un alterazione del comportamento
alimentare e/o alterazioni del dispendio energetico. Tuttavia l’iperalimentazione non sempre è in grado di spiegare il fenomeno di ingrassamento.
Fattori ambientali: spesso complessi, possono ricondurre a
determinate componenti psico-sociali ed economico-culturali
che promuovono una alterazione del bilancio energetico.
Quando questi fattori interagiscono il problema patogenico si
complica e per questo molti studiosi affermano:
“l’Obesità rappresenta una profonda alterazione radicata nei
sistemi biologici e nella vita di relazione”
CLASSIFICAZIONE
Già nel 1900 fu resa popolare la prima classificazione di
Obesità per causa esogena dovuta a iperalimentazione, distin18
SERGIO ROCCO
guendola dalla forma endogena in cui non si trova correlazione
con una assunzione smodata di cibo.
Più tardi grazie a studi condotti sulle Obesità negli animali, si è
potuto individuare l’eziologia genetica distinguendo l’Obesità
metabolica, non legata all’eccessiva introduzione di cibo,
dall’Obesità regolatoria, dovuta a un alterato comportamento
alimentare e da inattività fisica.
DEFINIZIONE
DI GRAVITÀ
A seconda del grado di eccesso ponderale (sempre riferito al quantitativo di massa grassa), si considerano 3 livelli:
Sovrappeso, definito come un livello intermedio associato ad
un rischio di mortalità lieve; l’Organismo Mondiale della Sanità
propone come indizio di Sovrappeso un valore di BMI (vedi
oltre per la definizione) tra 25 e 29.9 nei maschi e tra 23.9 e
28.6 nelle donne. Non è accertato se tale rischio dipenda
anche dalla distribuzione del tessuto adiposo a livello viscerale
o sottocutaneo, il rapporto vita/fianchi descritto più avanti
viene comunque utilizzato come riferimento.
Obesità manifesta, ove l’eccesso ponderale è associato a
rischio di mortalità sensibilmente aumentato.
Obesità Morbigena, ove il rischio di mortalità è molto elevato,
indipendentemente dal tipo di distribuzione della massa grassa.
MALATTIE
ASSOCIATE ALL’OBESITÀ E COMPLICANZE
L’Obesità può favorire l’instaurarsi di alcune patologie in
individui geneticamente predisposti, al punto di avere un’incidenza significativa sulla morbilità e sulla mortalità.
In caso di:
Diabete: l’Obesità gioca un ruolo favorente l’instaurarsi diabete
non insulinodipendente (in soggetti geneticamente predisposti).
Nei soggetti da 20 a 45 anni con BMI elevato, l’aumento di rischio
per il diabete è pari a 3.8 volte rispetto a individui senza eccesso
ponderale, tra i 45 e i 75 anni il rischio è maggiore di sole 2 volte.
19
COMPOSIZIONE CORPOREA
Ipertensione arteriosa: numerosi studi hanno dimostrato una
correlazione tra pressione arteriosa, peso corporeo e vari indici di Obesità. Per un aumento di 10 chili di peso è possibile
osservare, tramite studi trasversali, un aumento medio di pressione arteriosa di 2 mm Hg negli uomini e di 3 mm Hg nelle
donne. Studi su soggetti tra 20 e 45 anni, con eccesso ponderale e BMI elevato, hanno dimostrato un rischio relativo per l’ipertensione 5.6 volte superiore rispetto a soggetti senza
eccesso ponderale, mentre tra i 45 e i 75 anni il rischio aumenta a 2 volte. Si è inoltre osservato che la riduzione del peso è
spesso in grado di migliorare e/o normalizzare i valori pressori,
in particolare nella ipertensione lieve.
Nei casi di misurazione della pressione arteriosa in soggetti
con braccia di ampia circonferenza, è consigliabile utilizzare
manicotti di misura idonea, come quelli raccomandati dalla
British Hypertension Society con manicotto gonfiabile 12.5 x
35 cm., rispetto alla misura standard di 12.5 x 23 cm.
La forma, l’ampiezza e la lunghezza del manicotto in rapporto alla
circonferenza del braccio possono influire in modo sostanziale sui
dati misurati; è stato calcolato che quando il rapporto ampiezza
del manicotto/circonferenza del braccio è di 0.34, si ha una
sovrastima della pressione arteriosa di circa il 5% e che quando il
rapporto sale al 0.50 si ha una sottostima della stessa entità.
Iperlipemie: l’Obesità è spesso associata a riduzione del
colesterolo HDL, mentre si valuta una correlazione tra
Obesità e aumenti di VLDL e di LDL solo prima dei 40-50
anni. Queste alterazioni sono molto più frequenti nell’Obesità
di tipo viscerale piuttosto che in quella sottocutanea. I soggetti tra i 20 e i 45 anni con eccesso ponderale hanno un
rischio relativo per l’ipercolesterolemia (>250 mg%) 2.1
volte superiore rispetto ai soggetti senza eccesso di peso.
Una riduzione di peso, purché mantenuta per lungo tempo,
migliora il quadro lipoproteico.
Eventi cardiovascolari: già nel 1951 era possibile affermare
che per un uomo di 20-29 anni con un eccesso di peso del
25-34%, la mortalità era del 34% superiore a quella media
generale, e, con un eccesso di peso superiore al 35% la mor20
SERGIO ROCCO
talità saliva al 63% superiore. A partire dal 1966 sono stati
pubblicati molti studi epidemiologici in cui è stato utilizzato un
indicatore di distribuzione viscerale dell’ingrassamento e in
tutti è stata dimostrata una correlazione con la mortalità. Negli
studi in cui è stato utilizzato il rapporto tra le circonferenze di
vita e fianchi sono emerse relazioni significative tra indicatori
di distribuzione viscerale (o centrale) del tessuto adiposo e
mortalità generale e cardiovascolare. In particolare per le
patologie di tipo cardiovascolare il rischio relativo alla mortalità risulta progressivo con l’aumentare della distribuzione
viscerale del tessuto adiposo.
Patologia delle Gonadi: l’Obesità può alterare la regolazione
neuroendocrina della funzione gonadica in entrambi i sessi,
anche se i meccanismi fisiopatologici coinvolti sono differenti:
nelle donne l’aumento del tessuto adiposo tende ad associarsi
a disturbi del ciclo mestruale con tendenza anche a sviluppare
l’ovaio policistico; il minimo comune denominatore è l’iperandrogenismo; negli uomini tende a favorire una ipofunzionalità
gonadica, infatti con un aumento del peso i livelli di testosterone tendono a diminuire e quelli degli estrogeni ad aumentare.
In entrambi i casi, una correzione dell’eccesso di peso è in
grado di migliorare queste anomalie endocrine.
Patologia Osteoarticolare: tra le varie patologie che colpiscono l’apparato articolare, l’artrosi è quella che più spesso è messa in correlazione con il Sovrappeso e l’Obesità,
in particolare l’artrosi del ginocchio, più presente nella
donna rispetto all’uomo. Debole risulta invece la relazione
tra artrosi dell’articolazione coxo-femorale e del rachide
con l’Obesità. Non esiste correlazione tra questo tipo di
patologie e la distribuzione del tessuto adiposo (anche se
una distribuzione del grasso nella zona addominale potrebbe disturbare il corretto allineamento posturale, creando
tensioni nella zona lombare). Quando Sovrappeso e
Obesità si presentano in età pediatrica, spesso si manifestano piede piatto e valgismo al ginocchio, che se non corrette in tempo, predispongono a patologie osteoartrosiche
in età adulta.
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COMPOSIZIONE CORPOREA
IL SOVRAPPESO
E L’OBESITÀ SONO UNA MALATTIA SOCIALE
Si può concludere che un eccesso di peso, relativo alla
massa grassa, rappresenta un fattore di rischio di mortalità (a
lungo termine), soprattutto cardiovascolare, in particolare
quando è presente una distribuzione viscerale del tessuto adiposo. Il fatto che l’Obesità si possa considerare una malattia
sociale è da collegarsi alla svolta culturale legata al diffondersi
dei dati di sviluppo della mortalità e morbilità collegati all’incremento dei fattori rischio anche in Italia. L’importanza di questo
ed altri fattori di rischio non può essere sottovalutata
dall’Amministrazione della Salute Pubblica, tenendo conto la
responsabilità della componente ambientale e della componente genetica, con tutte le varie correlazioni.
Quindi si può definire l’Obesità una malattia sociale con tutte le
conseguenze di carattere economico/organizzativo, per il
Servizio Sanitario Nazionale, come per la vita di relazione dei
soggetti che ne sono portatori.
Il Piano Sanitario Nazionale presentato dal Ministro della
Sanità Rosy Bindi, assieme all’allora Presidente del Consiglio
Prodi, nel Maggio ’98, recepisce compiutamente questa evoluzione ponendo fra gli obbiettivi per il 2000 un aumento fino al
50% delle persone che praticano attività fisica.
Questo è un passo veramente importante per il Nostro Paese,
che mai fino ad oggi aveva affrontato il quesito del costo della
malattia più oneroso rispetto al costo della prevenzione. Si
tratta ora di renderlo pubblico!
IL FITNESS
COME SETTORE DELLA PREVENZIONE
Il nostro settore, che da anni promuove uno stile di vita più
sano, può essere il veicolo di questo importante messaggio, svolgendo un ruolo di grande aiuto nel prevenire il passaggio da una
fase di Sovrappeso ad una più grave di Obesità, cercando di adottare tutte le iniziative lecite che consentano alle persone che vogliano
perdere qualche chilo di troppo a trovare la strada più ragionevole
per ritrovare la forma, non sottolineandone solo l’aspetto estetico,
bensì quello più importante relativo alla salute e alla funzionalità.
22
SERGIO ROCCO
APPROCCIO AL CLIENTE TRAMITE
L’ANALISI DELLA COMPOSIZIONE CORPOREA
“Il primo gradino nella stesura di un valido programma di controllo del peso, è la conoscenza oggettiva della Composizione
Corporea”.
F.I. Katch – W.D. Ardle*
Quando la bilancia e lo specchio ci avvisano che è il momento
di perdere qualche chilo, è bene essere sicuri che il calo di
peso avvenga a carico della parte grassa del nostro corpo e
non della muscolatura. Viceversa se un atleta ha necessità di
aumentare di peso per passare a gareggiare nella categoria
superiore, deve nutrirsi ed allenarsi perché cresca di muscolo
e non di grasso. Due semplici esempi che ci fanno riflettere su
quanto sia importante la Composizione Corporea.
Pertanto ogni programma di allenamento dovrebbe prevedere
nel Fit-Check iniziale una analisi della Composizione Corporea,
tale da fornire informazioni dettagliate sul livello di forma fisica
e lo stato nutrizionale del Cliente che dobbiamo allenare.
Già all’inizio di questo secolo i fisiologi citavano come responsabile della maggior parte dell’attività metabolica del corpo, una
“massa protoplasmatica attiva”. Risale infatti a quel periodo l’introduzione del concetto di tessuto magro, che avviò allo sviluppo
di tecniche finalizzate alla valutazione della Composizione
Corporea. Da allora strumenti di elevata tecnologia hanno fatto la
loro comparsa, permettendo di misurare con precisione sempre
maggiore varie componenti quali: la massa magra, la massa grassa, le ossa, l’acqua nei suoi compartimenti. Nelle pagine successive verranno spiegate le metodiche più semplici per attuare una
analisi completa che permetta di ottenere parametri indispensabili
per predisporre un piano razionale e personalizzato di allenamento e di nutrizione.
BODY MASS INDEX (BMI)
Ancora oggi, pur avendo a disposizione diversi strumenti
per monitorare la Composizione Corporea, capita di misurare il
23
* F. I. Katch:
Professor
Department of
Exercise
University of
Massachusetts
W. D. McArdle:
Professor
Department of
Health and
Physical
Education Queens
College of the
City University of
New York
Autori del prestigioso volume:
Exercise
Physiology –
Energy, Nutrition
and Human
Performance
COMPOSIZIONE CORPOREA
corpo attraverso due semplici e facilmente reperibili parametri:
il peso e l’altezza. Utilizzando questi due dati è possibile ricavare informazioni sullo stato di salute dell’adulto. Si può risalire
al proprio indice di massa corporea mettendo in relazione il
proprio peso espresso in chilogrammi con l’altezza espressa in
metri elevata alla seconda; per una persona di 80 kg alta 1.80
mt avremo: 80/1.802 = 24.69
Questo indice, denominato BMI (Body Mass Index) è, come
già detto in precedenza, spesso correlato allo sviluppo di
molte malattie.
La tavola seguente rappresenta la relazione esistente tra i
valori di BMI e il conseguente stato di Sovrappeso e Obesità.
BMI
ETÀ
Valutazione
19-24
25-34
35-44
45-54
55-64
>64
Magrezza
Sottopeso
Normopeso
Sovrappeso
Obesità
<15
15-18
19-24
25-29
>29
<16
16-19
20-25
26-30
>30
<17
17-20
21-26
27-31
>31
<18
18-21
22-27
28-32
>32
<19
19-22
23-28
29-33
>33
<20
20-23
24-29
30-34
>34
Valori gentilmente concessi da formattiva®
Nel 1836 Quételet individua che il rapporto tra peso e quadrato dell’altezza (P/ht2) rappresenta un indice che nell’uomo è
risultato correlarsi meglio con il peso e con il contenuto di
grasso e meno con la statura. Per la donna la situazione risulta
essere meno netta, infatti pare che il migliore esponente della
statura sia elevarla a 1.5 e non al quadrato; per tale complicazione nell’elevazione ad una potenza con decimali, si è adottato un arrotondamento simile agli uomini. L’indice di Quételet è
scarsamente influenzato dal valore dell’altezza rispetto ad altri
rapporti in cui si utilizzino gli stessi parametri (peso e altezza),
come ad esempio l’indice di Sheldon (statura divisa per la radice cubica del peso), l’indice di Livi (peso elevato al cubo diviso
per la statura), l’indice di Rohrer (peso diviso per la statura elevata al cubo).
24
SERGIO ROCCO
Solo 150 anni dopo, nel 1972, l’indice di Quételet viene denominato Body Mass Index da Keys e da quel momento verrà
spesso utilizzato negli studi epidemiologici. Questo approccio
ha incontrato un grande favore a causa della sua semplicità e
per questo si è diffuso in tutto il mondo scientifico.
È tuttavia doveroso sottolineare che gli indici ponderali, quali il
BMI, non sono in grado di discriminare tra tessuto adiposo e
massa magra. Secondo alcuni studiosi l’errore standard è stimato tra il 3% e il 6% del peso.
Il Body Mass Index è correlato con la massa grassa e ne spiega però solo poco più del 50%, pertanto anche se rappresenta
un indicatore importante nel riscontro del grado di
Sovrappeso, non consente di definire se un eccesso di peso
sia corrispondente ad un eccesso di tessuto adiposo. Infatti se
si adotta questo indice di valutazione in campo sportivo un
atleta potrebbe essere facilmente definito “obeso” a causa del
peso eccessivo, dovuto in realtà alla massa muscolare e non
certo al grasso corporeo.
Facciamo l’esempio di un atleta con un peso corporeo di 85 kg
e alto 180 cm con una percentuale di grasso pari al 8%.
Avremo che il suo BMI sarà pari a 26.2 (85/1.80 2) perciò,
secondo i valori precedentemente esposti, risulterebbe
Sovrappeso; in realtà con una percentuale di grasso corporeo
dell’ 8% possiamo definirlo sicuramente in buona forma fisica.
Errori di questo tipo si amplificano nel Body Building dove si
riscontrano spesso pesi oltre i 100 kg in altezze poco superiori al metro e 80 cm. Attenzione perciò ad utilizzare questo tipo
di valutazione solo nella fascia di popolazione in cui il
Sovrappeso e/o l’Obesità siano con evidenza collegati a un
aumento di grasso e non di muscolo.
Inoltre il BMI non è applicabile né a soggetti in età evolutiva né
a persone anziane. Nei bambini, perché questo indice non è
indipendente dalla statura e questa varia troppo velocemente
e negli anziani, per l’inattendibilità del valore della statura a
causa dello schiacciamento dei corpi vertebrali ed intervertebrali e per la modificazione delle curve fisiologiche (cifosi e lordosi). Sapendo che statisticamente tra i 60 e i 90 anni si possono verificare variazioni importanti dell’altezza, l’indice di
massa corporea non risulta correttamente applicabile.
25
COMPOSIZIONE CORPOREA
Tutto ciò conferma una relativa inaffidabilità del BMI come indicatore di contenuto di grasso del corpo, anche se soddisfa i
requisiti funzionali come indicatore di rischio.
RAPPORTO
VITA/FIANCHI
Un interessante aspetto nello studio dell’ingrassamento
riguarda l’osservazione della distribuzione e dello sviluppo
di cellule adipose in particolari zone del corpo. Si è precedentemente osservato come il deposito di grasso nella
zona tra l’ombelico e lo sterno risulti altamente predittivo
per l’instaurarsi di malattie cardiovascolari e di altri disordini
metabolici, anche nei soggetti con un BMI nella norma o
addirittura più basso.
A = grasso totale
B = grasso viscerale
L4 - L5
B
A
400
300
200
100
0
Area del tessuto adiposo (cm2)
26
SERGIO ROCCO
Tra gli indicatori fino ad ora sottoposti a studi, in particolare
epidemiologici, il rapporto tra la circonferenza della vita (misurata a metà tra l’ultima costa e la cresta iliaca) e la circonferenza dei fianchi (nella massima sporgenza glutea) rimane quello
più frequentemente utilizzato.
La misurazione più attendibile del deposito di tessuto adiposo
viscerale è ottenuto attraverso l’utilizzo della TAC con una
scansione a livello del 4° spazio lombare.
Nel disegno riprodotto a lato è rappresentata la distribuzione
del grasso totale e del grasso viscerale, questo grafico ottenuto attraverso una Risonanza Magnetica evidenzia come il tessuto adiposo viscerale sia in rapporto favorevole con il contenuto di grasso totale nella zona corrispondente alla 4° e 5° vertebra lombare (R.Ross, L. leger, D. Morris, et al., 1992).
Le problematiche relative alla distribuzione regionale del
grasso corporeo comprendono diversi aspetti alcuni dei quali
non ancora completamente chiariti tra distribuzione e aspettativa di vita, le metodiche di valutazione, i fattori che regolano la distribuzione del tessuto adiposo e la possibilità che il
grasso corporeo si possa ridistribuire in seguito a modificazioni del peso corporeo.
Viene dalla Svezia uno studio svolto (gruppo di Larsoon) su
maschi nati nel 1913 da cui emerge che la probabilità di patologia
coronarica è maggiore nei soggetti portatori del più basso BMI e
del più elevato indice di distribuzione viscerale, avvalorando l’ipo-
Tipo di obesità
gluteo-femorale
tronco-addominale
27
Localizzazione del grasso
Livello di rischio
cardiovascolare
Alti livelli di deposito adiposo
sottocutaneo nella regione dei fianchi
e dei glutei senza aumento eccessivo
nel tronco e nell’addome
basso
Alti livelli di deposito adiposo sottocutaneo
senza accumulo di grasso viscerale
medio
Alti livelli di tessuto adiposo addominale
profondo e viscerale
alto
Alti livelli di tessuto adiposo
sottocutaneo a livello viscerale
molto alto
COMPOSIZIONE CORPOREA
tesi che il grasso viscerale sia più aterogeno, mentre quello
sottocutaneo (specie epitrocanterico), non comporterebbe
alcun rischio.
Anche uno studio condotto in Italia (O. Bosello, F. Armellini, M.
Zamboni, T. Todesco) su soggetti non obesi affetti da coronaropatia, ha messo in luce che il rapporto vita/fianchi è statisticamente correlato allo “score” coronarico e, da una analisi
multivariata, è risultato il miglior parametro statisticamente predittivo del danno coronarico, a scapito di altri indici antropometrici, metabolici e emodinamici.
In uno studio condotto in Italia (Studio EROS: Emilia Romagna
Obesity Survey) è stata effettuata una classificazione crociata
tra BMI e ingrassamento viscerale, evidenziando nei maschi la
prevalenza del Sovrappeso superiore rispetto a quella
dell’Obesità, mentre nelle donne la prevalenza dell’Obesità è
molto superiore rispetto a quella del Sovrappeso. Nei maschi
Sottopeso non è presente distribuzione viscerale, mentre è
presente nelle donne nella misura del 15.7%.
Nei maschi Normopeso la distribuzione viscerale sale al 22.5%
e nelle donne al 18.2%.
Nei maschi Sovrappeso la distribuzione viscerale si porta al
53.5% e nelle donne al 48.9%.
Nei maschi Obesi la distribuzione viscerale ha una impennata
al 81.4% e nelle donne al 68.9%
La distribuzione viscerale è perciò presente nella popolazione
testata nel 41.6% dei maschi e nel 33.1% delle donne e sia nei
maschi che nelle donne è presente il 10% di ingrassamento
viscerale in assenza di Sovrappeso.
Si deduce che sia indispensabile definire il tipo di ingrassamento: Ginoide, Intermedio e Androide.
La seguente tavola consente di definire il tipo di deposito del
tessuto adiposo:
UOMO < 0.94 ginoide 0.94 – 0.99 intermedio
DONNA < 0.78 ginoide 0.78 – 0.84 intermedio
> 0.99 androide
> 0.84 androide
Nella tavola successiva sono rappresentati i valori relativi al
rapporto vita/fianchi e la correlazione con il rischio di contrarre
malattie cardiovascolari.
28
SERGIO ROCCO
RAPPORTO VITA/FIANCHI UOMO
ETÀ
VALUTAZIONE 20-29
30-39
40-49
50-59
>60
Molto alto
Alto
Moderato
Basso
>0.96
0.96-0.92
0.91-0.84
>0.84
>1.00
1.00-0.96
0.95-0.88
<0.88
>1.02
1.02-0.97
0.96-0.90
<0.90
>1.03
1.03-0.99
0.98-0.91
<0.91
>0.94
0.94-0.89
0.88-0.83
<0.83
RAPPORTO VITA/FIANCHI DONNA
ETÀ
VALUTAZIONE 20-29
30-39
40-49
50-59
>60
Molto alto
Alto
Moderato
Basso
>0.84
0.84-0.79
0.78-0.72
<0.72
>0.87
0.87-0.80
0.79-0.73
<0.73
>0.88
0.88-0.82
0.81-0.74
<0.74
>0.90
0.90-0.84
0.83-0.76
<0.76
>0.82
0.82-0.78
0.77-0.71
>0.71
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FATTORI
DI REGOLAZIONE DELLA DISTRIBUZIONE REGIONALE
DEL TESSUTO ADIPOSO
Esistono ad oggi più ipotesi per spiegare i fattori che regolano la distribuzione regionale del grasso corporeo.
La base genetica è sicuramente il fattore di maggiore importanza, oltre al sesso e ai fattori razziali.
Esiste anche la possibilità che, vicino a questa base “costituzionale”, eventi stressanti possano determinare a livello ipotalamico risposte negative di carattere neuro-endocrino.
Si configurerebbe la possibilità di alcune alterazioni ormonali
particolarmente legate all’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, con
interessamento dell’attività androgenica e cortisolemica.
In questo contesto sembrerebbe svilupparsi una iperincrezione
di insulina, corresponsabile dello sviluppo di grasso viscerale.
Inoltre nei soggetti con ingrassamento di tipo androide si è
osservato un aumento dell’attività degli steroidi androgeni, i
quali possono stimolare l’iperplasia (aumento del numero di
adipociti) e l’ipertrofia (aumento della dimensione degli adipoci29
COMPOSIZIONE CORPOREA
ti) del grasso nella zona addominale. Vi sono anche studi a
sostegno dell’ipotesi che nei soggetti con biotipologia androide, il muscolo sia caratteristicamente rappresentato da un
aumento delle cellule muscolari a contrazione rapida, le quali
sono poco predisposte al meccanismo ossidativo e quindi al
metabolismo degli acidi grassi.
Un ulteriore aspetto è legato alla menopausa in cui avviene un
profondo sovvertimento ormonale che conduce a relativa iperattività androgenica e quindi a stimoli maggiori per l’incremento di grasso viscerale.
È ormai noto che il tessuto adiposo intra addominale è dotato
di notevole attività lipolitica che viene incrementata ulteriormente dal numero e dal volume delle sue cellule, con liberazione di elevate quantità di acidi grassi.
Questi, liberati possono prendere la via periferica o la via portale dove giungono direttamente al fegato, ove perviene anche
l’insulina direttamente dal pancreas.
Osservazioni scientifiche sperimentali denunciano una interferenza degli acidi grassi sul metabolismo epatico dell’insulina
con conseguente minore degradazione e quindi incremento dei
livelli sistemici.
Infine nei soggetti con biotipologia androide e distribuzione del
grasso nella zona addominale, si è osservato un incremento
dell’attività degli steroidi androgeni che sembrano in grado di
stimolare l’iperplasia e l’ipertrofia del tessuto adiposo addominale e perciò interferire con il meccanismo epatico dell’insulina.
Generalmente le donne presentano più tessuto adiposo, con un
numero maggiore di cellule adipose nel sottocute soprattutto nella
zona epigastrica, ipogastrica e femorale. Nella zona dei glutei gli
adipociti hanno dimensioni più grandi sia in donne Normopeso, sia
in quelle Sovrappeso. Mentre nei maschi la dimensione degli adipociti è generalmente costante in tutti i distretti, tranne nella regione addominale dove sono più numerosi.
CENNI
SUL METABOLISMO DEGLI ADIPOCITI
Gli acidi grassi per la sintesi lipidica derivando in maniera
preponderante dal meccanismo di idrolisi delle lipoproteine cir30
SERGIO ROCCO
colanti ad opera dell’enzima lipoprotein-lipasi (LPL). Questa è
elevata negli obesi con un aumento del volume degli adipociti, e
diversi studi hanno dimostrato che questa attività rimarrebbe
elevata anche dopo un dimagramento, probabilmente perché
resterebbero elevati alcuni stimolatori dell’attività della LPL.
Si riscontrano differenze del metabolismo degli adipociti a
seconda della loro localizzazione nel corpo, questo a causa
della presenza di alfa o beta recettori.
La stimolazione dei recettori β-1 aumenta la lipolisi, quella dei
recettori α-2 la riduce; la lipolisi risulta molto attiva nel tessuto
adiposo addominale e meno in quello gluteo-femorale.
Si è visto inoltre che nelle donne in età premenopausale l’attività LPL è più elevata nella regione gluteo-femorale rispetto
all’uomo, e queste differenze scompaiono dopo la menopausa.
Noi abbiamo due modi per depositare il grasso: possedere
pochi adipociti e questi quando “ingrassano” crescono di volume, oppure possedere molti adipociti che crescono poco, ma
tutti insieme. È ormai accertato che si nasca con un certo
numero di adipociti e che questi possano crescere come
numero fino all’età prepuberale e puberale, per poi aumentare
solo come volume.
Per questo motivo è importante che si curi l’attività fisica dei
bambini e soprattutto la loro alimentazione, perché il volume
degli adipociti può diminuire, mentre il loro numero resta per lo
più invariato per il resto della vita.
Chi possiede molti adipociti ingrassa con più facilità, inoltre
quando dimagrisce molto in fretta i tessuti restano molli come
sacchetti vuoti.
Con un aumento del grado di ingrassamento, l’adipocita tende
ad aumentare di volume, passando da una dimensione di 0.4
mcg ad un valore critico di 0.7 – 0.8 mcg; successivamente è
possibile che cellule “latenti” (satelliti) rispondano creando un
aumento del numero di adipociti. Si presume che si attui un
meccanismo “autoregolatorio” da parte del pool adipocitario
che, per risposta ad una resistenza insulinica, stimolerebbero
effetti replicativi, diminuendo il peso cellulare. Questo per
migliorare la sensibilità insulinica periferica, che condurrebbe a
sua volta ad una riduzione di complicazioni metaboliche.
Il tutto sembrerebbe rivolto a salvaguardare la salute dell’indivi31
COMPOSIZIONE CORPOREA
duo, purtroppo la situazione configurata di ipercellularità adiposa è irreversibile!
ANALISI
DELLA
COMPOSIZIONE CORPOREA
Come si è potuto dimostrare, il quantitativo di sovrappeso
e la distribuzione del grasso in alcune zone possono causare
seri problemi per la salute.
La precisa determinazione della quantità di tessuto adiposo nel
corpo richiede tecniche spesso molto sofisticate come la
Bilancia Idrostatica o la misura della radioattività spontanea
dell’isotopo naturale del potassio tramite un Total body
Counter, metodi applicabili solo in laboratori di ricerca e
soprattutto non su tutti i soggetti.
In sede clinica o in campo epidemiologico sono convenienti
sistemi più semplici che consentono di misurare alcuni parametri fondamentali.
Quando si parla di Composizione Corporea, è necessario fare
riferimento a modelli che permettono la stima dei vari compartimenti costituenti l’organismo.
La Composizione Corporea umana può essere rappresentata
in maniera razionale con un modello formato da 5 livelli:
Atomico, Molecolare, Cellulare, Tessutale e infine l’Uomo nella
sua totalità.
Questo tipo di visione diviene utile e comoda dal punto di vista
didattico, poiché permette di riunire in essa le conoscenze fino
ad ora prese in esame riguardo le caratteristiche che compongono l’essere umano.
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